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Data di nascita ? |
Periodo di riferimento 1239-1268 |
Data della morte ? |
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Cosa si sa
Guarnerio Giudice nasce presumibilmente a Genova all'inizio del XIII secolo da Nicolò. Non si conosce il nome della madre. Uno di quattro figli: Gregorio, Stefano, Giovanni e Guarnerio. Si sposa. Non conosciamo il nome della moglie. La coppia ha avuto i seguenti figli:
- Floria (❀𝒶.1227-𝓅.1263✟),
- Francesco (𝒸𝒶.1273),
- Nicolò (𝒸𝒶.1273).
Antonio Maria Buonarroti,
«Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti
con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti,
sacerdote professo del Sagr’Ordine Gerosolimitano in Genova,
distribuita in tre tomi»,
manoscritto cartaceo del 1750,
I-V, segnatura m.r. VIII. 2. 28-30,
Sezione di Conservazione, Biblioteca Civica Berio, Genova.
pagg. 74-75.
Fra il 1239 e il 1268 ricopre diversi ruoli a Genova, sia come consigliere che tesoriere. Inoltre partecipa a importanti ambasciate, inclusa quella che ha portato al famoso trattato di Ninfeo fra Bisanzio e Genova.
Non conosciamo il luogo e la data della morte.
Sebbene nei vari atti qui riportati, questo personaggio sia citato come Guarnerius iudex
, sappiamo da altre fonti che non era solo un giudice ma anche un appartenente alla famiglia Giudice. In effetti questo personaggio è importante perché testimonia la presenza della famiglia Giudici nel Levante, presente ancora nel XX secolo come una delle famiglie italo-levantine.
Fonti
Atti, documenti e riferimenti relativi a Guarnerius Iudex.
Varie | Informazioni genealogiche da fonti varie | 1211-1268 |
1239 A | Sugli accordi presi tra Genova e il Papato | 11 ottobre 1239 |
1241 A | Sull'ambasciata a Milano e Piacenza | 1241 |
1241 B | Sugli eventi del 1241 | Anno 1241 |
1245 A | Sulla nomina a clavigero del comune di Genova | 1245 |
1245 B | Sugli eventi del 1245 | Anno 1245 |
1246 A | Sulla conferma degli accordi fra Cervo e Genova | 29 gennaio 1246 |
1247 A | Su un'amnistia per gli uomini di Zolasco | 16 novembre 1247 |
1248 A | Sulla nomina a consigliere del comune di Genova | 1248 |
1248 B | Sugli eventi del 1248 | Anno 1248 |
1248 C | Su una condanna a pagare un debito | 16 giugno 1248 |
1250 A | Sul rinnovo della convenzione con Grasse | 4 marzo 1250 |
1252 D | Sulla cessione di diritti sul castello di Andora | 15 giugno 1252 |
1252 E | Sulla cessione di diritti dei Doria sul castello di Andora | 15 giugno 1252 |
1252 F | Sulla cessione di diritti dei Grimaldi sul castello di Andora | 15 giugno 1252 |
1252 G | Sulla riconsegna a Genova del castello di Piena | 25 marzo 1252 |
1261 A | Sulla Convenzione di Ninfeo | 28 aprile 1261 |
1261 B | Sugli eventi del 1261 | Anno 1261 |
1261 C | Sull'ambasciata presso l'imperatore di Bisanzio | 13 marzo 1261 |
1261 D | Sulla ratifica del trattato con l'imperatore Michele VIII | 10 luglio 1261 |
1262 A | Sulla convenzione fra Genova e i conti di Provenza | 21 luglio 1262 |
1268 A | Sugli eventi del 1268 | Anno 1268 |
Informazioni genealogiche da fonti varie
1211-1268
BOTTARIO
1211.
SINIBALDO
Floria Giudice q. Guarniero.
vedova 1263.
Mto Rdo Prete Natale Battilana,
«Genealogie delle Famiglie Nobili di Genova»,
Genova, Tipografia Fratelli Pagano, 1825,
Famiglia Doria, tav. 1.
𝒟ॱ 1242. Guarnero Giudice fu de Amb.ri mandati dalla Sud.a Rep:ca all Communità di Milano
𝒟ॱ 1245. Guarnero Sud.o fu de otto Nob: del Podestà di Genova
𝒟ॱ 1248. Guarnero Sud.o fu Console di Genova
𝒟ॱ 1249. Guarnero Sud.o fu Console di Genova
𝒟ॱ 1262. Guarnerio Sud.o fu de Amb.ri mandati da d.a Rep: al Imp.re Greco
𝒟ॱ 1268. Guarnerio Sud.o fu de otto Nob: del Podestà di Genova
Archivio di Stato di Genova,
Fondo Manoscritti,
MS 521, pag. 1517.
Sugli accordi presi tra Genova e il Papato
11 ottobre 1239
Guarnerio Iudex fa parte del Consiglio di Genova e sottoscrive l'11 ottobre 1239 l'impegno a osservare gli accordi presi in precedenza con il Papato.
676.
1239, ottobre 11, Genova
Filippo Vicedominus, podestà, e il Consiglio di Genova giurano in presenza di Iacopo, vescovo di Palestrina e legato pontificio, di osservare gli impegni di cui al n. 6751.
Confirmatio suprascripte conventionis facte magistro Berardo.
Ianue, in palacio novo domini archiepiscopi Ianuensis. Dominus Phylipus Vicedominus, Ianuensium potestas, et consiliarii civitatis Ianue, quorum nomina inferius scripta sunt, congregati per cornu et campanam et vocem preconis more solito, decreto et auctoritate consilii Ian(uensis) more solito congregati et hominum sex per quamlibet compagnam electorum ad brevia iuxta formam capituli Ian(uensis), nomine et vice ipsius comunis et pro ipso comuni, videlicet Lanfrancus Cigala, Otto de Cruce, Fredericus de Gavio, Albertus Castagna, Murrinus Malocellus, Balduinus Advocatus, Matheus Pignolus, Petrus Straleria, Martinus bancherius, Otto Adalardus, Ingo Aurie, Lanfrancus Malonus, Petrus Manens, Symon Tornellus, Ottobonus de Camilla, Ugo de Marino, Lanfrancus Çerbinus, Sorleonus Piper, Lanfrancus de Mari, Nicola de Guisulfo, Guarnerius iudex, Willelmus Ventus, Iacobus Gatiluxius, Ingonus de Volta, Iohannes Leccavelum, Lanfrancus, Nicol(aus) de Mari, Ansaldus Ceba, Pascalinus de Nigro, Rubaldus Anivinus, Willelmus Niger Embriacus, Petrus Cairatus, Willelmus Lomelinus, Willelmus Picamilium, Ogerius Falconus, Iacobus Albericus, Mussus Cigala, Enricus de Nigro, Baldicio fornarius, Petrus Contardus, Albertus Lercarius, Symon Frexonus, Vencigens Facius Turçhius, Grimaldus de Grimaldo, Guaracius de Sancto Laurentio, Iacobus Ususmaris, Rogerius de Insulis, Iohannes Maçanellus, Andreas de Carmadino, Petrus Ventus, Thomas Malocellus, Bonvassallus Sardena, Iohannes Çacharias, Lucas Grimaldi, Willelmus Gabernia, Porchetus Streiaporcus, Symon Streiaporcus, Nicoleta Calvus, Bonifacius Embriacus, Ido de Murta, Nicolaus Herodis, Fulco Guercius, Willelmus Ebriacus Malocellus, Amicus Streiaporcus, Iohannes Ususmaris, Iohannes Navarrus, Piper Pilavicinus, in presentia domini Iacobi, Dei gratia Prenestensis episcopi cardinalis et Apostolice Sedis legati, recipientis nomine et vice domini pape et Romane Ecclesie, iuraverunt, tactis sacrosanctis evangeliis, attendere et observare pacta et promissiones et obligationem factam et factas per dictum dominum Philipum, Ianuensium potestatem, nomine et vice comunis Ianue, magistro Berardo, subdiacono et notario domini pape et Apostolice Sedis nuncio, recipienti nomine et vice summi pontificis et Romane Ecclesie, de quibus est instrumentum compositum per Ursonem, notarium sacri palacii, millesimo CC°XXXVIIII°, indictione XI, die XXVI iulii, circa vesperas et quod dictum comune non erit in dicto facto, consilio vel consensu ut ille cui regnum Sicilie a Romana Ecclesia committetur et successores ipsius perdant vitam vel menbrum, terram, honorem, dignitates et alia bona sua que in regno habebunt eodem et eorum capiantur mala captione persone et subponit se dictum comune sententie excomunicationis domini pape et pene marcharum sex milium argenti si predicta non observarent, presentibus testibus Iacobo de Englesco et Iohanne de Bona Menna, iudicibus dicte potestatis, Antolino Molinario et Iacobo Vicecomite, sociis et militibus dicte potestatis, Ricobono et Oberto de Langasco, scribis comunis Ianue. Et plura instrumenta inde rogaverunt partes fieri. Hoc factum est pro comuni Ianue. Anno dominice nativitatis millesimo CC°XXXVIIII°, indictione XIIª, die ultimo octubris, inter nonam et vesperas.
(S.T.) Ego Urso, sacri palacii notarius, iussu dicte potestatis, scripsi.
(S.T.) Ego Anselmus de Castro notarius hoc exemplum extrasi et exemplavi ab autentico publico et originali instrumento scripto per manum Ursonis, sacri palacii notarii, de mandato et precepto domini Filipi Vicedomini, Ianuensium potestatis, nichil addito vel diminuto, anno dominice nativitatis millesimo CC° quadragesimo quarto, indictione prima, mense augusti.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 51-55.
1 n. 675, 1239, luglio 26, Genova — Filippo Vicedominus, podestà di Genova, promette al maestro Berardo, legato pontificio, di fornire, insieme ai Veneziani ed alle condizioni specificate, galee ed uomini armati per l’occupazione del regno di Sicilia. Il detto Berardo, a nome del pontefice, si impegna a concedere feudi ed immunità in Sicilia in ragione dell’aiuto prestato da Genovesi e Veneziani. Tali accordi saranno validi soltanto previa adesione del comune di Venezia.
Sull'ambasciata a Milano e Piacenza
1241
Nel 1241 Guarnerius Iudex è ambasciatore, assieme a Nicola Mallono, presso i comuni di Milano e Piacenza per ottenere aiuti militari.
Berardo Candida Gonzaga,
«Memorie Storiche delle Famiglie Nobili dell'Italia Meridionale»,
Vol. IV, pag. 98
Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. III, 1225-1250,
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo,
Tip. dei Lincei, Roma 1923
pagg. 66-115-157-178-183.
Sugli eventi del 1241
Anno 1241
1241. — L'anno di mille ducento quarantuno il podestà fu Guglielmo Sordo piacentino con i cinque dottori all'usato; e gli otto nobili per il reddito del comune, Giovanni Embriaco, Guglielmo Busca, Blasio Castagna, Lanfranco de Mari, Guglielmo Lercaro, Enrico della Demecotta, Matteo Pignolo e Lanfranco Cibo. Perseverando i Savonesi nella ribellion loro, il consiglio col podestà mandarono del mese di febbrajo cento uomini d'arme forestieri guidati dal capitano Gioanni Ursino genero di Guglielmo Oltramarino con gli uomini d'arme della città, e coi balestrieri delle tre podestarie, Voltri, Polcevera e Bisagno, ed i balestrieri ancora della città; e diedero il guasto al paese del Savonesi da levante, da tramontana e da ponente: e ritornò questa gente a casa il primo giorno della quaresima. Il Papa Gregorio, al quale l'imperatore Federigo secondo era grandemente contrario, aveva inditto il Concilio a Roma; ed era venuto in Genova il suo legato a procurare che Genovesi con l'armata passassino i prelati e gli ambassatori ponentini da Nizza in Roma; e furono armate per questo effetto trenta fra galere e galeazze, le quali galeazze in quel tempo si domandavano taride. E l'imperatore con ogni arte cercava d'impedire questo passaggio di prelati. E, sendo morto Nicolino Spinola ch'era almirante di S. M. nel regno di Sicilia, sostituì in luogo suo Ansaldo de' Mari, il quale, quanto secretamente puotè, si partì da Genova, e andò al servizio dell'imperatore. Ad instanza del quale vennero a Genova gli ambassatori pisani, ch'avevano pace con la città, cercando che Genovesi mancassino di portare con l'armata loro i prelati a Roma; allegando che l'imperatore, come lor signore, gli aveva constretti ad impedire questo passaggio, quanto fussi possibile, e che sarebbeno sforzati fare armata. Fu risposto a Pisani, che Genovesi erano sempre stati ubbidientissimi alla Chiesa romana, e difensori della libertà di quella, come capo della fede e della religione cristiana, e che in modo alcuno non erano per mancar di passare i prelati a Roma, ed osservare i comandamenti del Papa, al quale in tutto e per tutto volevano sempre essere ubbidienti. E partiti gli ambassatori pisani, fu designato almirante della sopraddetta armata Giacobo Malocello. E del mese di marzo insieme col legato sopraddetto giunsero a Nizza, e condussero a Genova quella parte dei prelati e degli ambassatori, che volsero navigare con l'armata, e furono reverentemente ricevuti dalla Repubblica e benignamente alloggiati. E assai presto si aggiunsero ai prelati molti ambassatori ed altre persone ecclesiastiche della Lombardia per andare in compagnia al Concilio. Ed in questo tempo fu detto che l'armata dell'imperatore era arrivata a Civitavecchia, e che Pisani si affrettavano d'armare quanto potevano, per ovviare al passaggio dei prelati. Ed oltra di questo marittimo impedimento per opera dell'imperatore, Oberto marchese Pallavicino e Marino di Ebulis, amendue vicarii dell'imperatore, assaltarono le terre dei Genovesi, uno di là dal giogo, e l'altro in Lunegiana. Nè per ciò lassarono Genovesi di fare l'armata, e furono messe ad ordine ventisette tra galere e taride: ma diedero più impedimento a questo fatto le lettere dell'imperatore dirizzate a Federico Grillo ed a Gioanni Streggiaporco, che favoreggiavano con alcuni altri le parti dell'imperio, le quali furono intercette e trovate in un pane di cera. E le lettere contenevano che la maestà sua voleva impedire questo passaggio quanto fussi possibile, e che aveva ordinati gli assalti sopraddetti in le terre del Genovesi, e che l'animo suo era di punire e di castigare quella parte dei cittadini, che gli erano contrarii. E per causa di queste trovate lettere e per qualche altri indizii si venne in suspizione, che molti di quelli cittadini i quali erano favorevoli al Papa fussino in pericolo della vita. E la città stava molto sospesa; perchè non si puotè in tutto tener segreto il tenore delle predette lettere. E cominciarono coloro, che favoreggiavano l'imperatore, a fornire le sue case e le sue torri d'arme e di gente: che dispiacque molto al podestà, alla famiglia del quale Rosso della Volta presunse di levare un certo fiorentino che congregava gente in favore di questo imperatore: ed era menato alla prigione per essere punito. E fece peggio il detto della Volta, perchè comandato dal podestà, sprezzò il comandamento e non volse ubbidire: che fu cosa molto molesta non solamente al podestà, ma ancora alla comunità. E convocato il consiglio in la chiesa di S. Lorenzo parlò il podestà in questa sentenza: « Figliuoli della grazia e della benedizione di Dio, che con tutto l'ingegno e con tutte le forze vi operate per la difensione della libertà ecclesiastica, come fedelissimi cristiani, voi avete causa insieme con me di dolervi grandemente e di contristarvi. È vero, la mente mia era di non parlar di questo fatto insino a tanto che i prelati non fussino partiti; ma il gran pericolo nel qual vedo che siete constituti mi ha fatto parlar più presto. Ecco che coloro i quali son nati in un medesimo cerchio di muraglie con voi, cercano la perdizione e la distruzione vostra, e s'io dicessi la morte, non direi la bugia. A me voleno1 levare l'antorità e l'ubbidienza, e ruinar voi con tutta la Repubblica. Io ho citato Rosso della Volta, Gioanni Streggiaporco, Ingone Grillo; ed hanno ricusato di comparire. E, peggio che loro; e quelli della casa d'Oria, e Tommaso Spinola ed Oberto Advocato con i loro seguaci hanno empiute le case e le torri di gente armata contra di me e contra lo stato di questa comunità. Ed io sono qui per consigliar con voi quel che si debbe fare in questo fatto tanto importante ». E subito ad una voce gridò tutto il consiglio « morano, morano questi perfidi traditori, e non siano da ora innanzi lassati vivere sopra della terra ». Ed il podestà, udita la volontà del consiglio, chiamati i due capitani della città, Fulcone Guercio e Rosso della Turca, chiamati ancora i banderaj2 delle otto compagne, andarono incontinente e distrussero la casa di Giovanni Streggiaporco. E, sendo per andare a ruinare le case dei D'Oria, s'interposero i frati predicatori ed i frati minori, e placarono il podestà, dicendo che quelli di casa D'Oria erano pronti ubbidire ai suoi comandamenti. Ed il podestà si mosse a compassione, e lassò l'impresa di ruinare le case di quelli D'Oria e fece comandamento a quelli della Volta, ai Venti, ai Peveri, ed a Tommaso Spinola, ad Oberto Advocato e ad Ingone Grillo, che dovessino comparire, e non volsero ubbidire. Ed il podestà mandò i due capitani della città e Giacobo Malocello almirante insieme coi comiti delle galere a combattere la casa e la torre di Tommaso Spinola; e furono pigliate quella medesima sera; e Tommaso Spinola fu ferito in la testa: della qual ferita morì assai presto. E, poichè i prenominati ribelli della comunità ebbero inteso della ferita di Tommaso Spinola e della presa della casa, ebbero paura, e si nascosero. Ed il dì seguente Percivalle e Manuello D'Oria con gli altri ribelli soprannominati vennero al l'ubbidienza del podestà, eccetto Gioanni Streggiaporco che non volse comparire. Ed il podestà il bandeggiò, e fece ruinare e dare il guasto alle case ed alle possessioni sue, così dentro la città come di fuora: e così fu ridotta tutta la città in ubbidienza del podestà universalmente. E furono bandeggiati Federigo Grillo, Oberto Advocato, Sorleone Pevere e Pasqualino di Negro in Lombardia. Percivalle, Manuello ed Ingo D'Oria, Guglielmo Rosso, Lanfranco della Volta, Guglielmo ed Albertino Vento con molti altri, temendo di essere bandeggiati, uscirono della città, e si ridussero con Guglielmo Spinola in la villa di Buzalla e di Ronco: ed in quelli luoghi dimoravano come ribelli e come bandeggiati. E poi di aver dato ordine e pacificata la città, si espedì l'armata: e si partirono i prelati e gli ambassatori dei principi con ventisette galere, delle quali era almirante Giacobo Mallocello sopraddetto. E furono mandati due ambassatori al Concilio per la comunità, Ottobone Mallone e Trincherio Ismaello. E, partita l'armata, il podestà attendeva con diligenza alla difensione delle terre del comune: e mandò a venticinque uomini d'arme dei migliori della città e ducento pedoni alla difensione di Voltaggio, che era assaltato da Marino di Ebulis soprannominato, con favore ancora dei ribelli e dei bandeggiati genovesi. E gli inimici furono costretti abbandonare con vergogna l'impresa di Voltaggio, ed andarono a campo a Gaviglione, il qual castello ebbero per accordo, e lo distrussero incontinente. Ed il marchese Pallavicino ancora per accordo ebbe il castello di Zolasco; e poi tentò il borgo di Levanto, il quale fu ottimamente difeso dagli abitanti. Ed inteso in la città che a Pisa erano giunte venti sette galere dell'imperatore, e che Pisani armavano galere ed altri legni per impedimento del passaggio dei prelati, si armarono con gran prestezza otto galere, una per compagna, per guardia del mare, e per soccorrere, se fussi stato bisogno, all'armata ch'era partita. La qual armata in Portovenere ebbe qualche notizia dei preparamenti che si facevano in Pisa, e senza aspettare altro supplemento di soccorso, fuora di tempo, e con cattivo consiglio si partì. E sopra l'isola del Giglio sin contrò con le ventisette galere dell'imperatore, delle quali era capitano Andriolo figliuolo di Ansaldo di Mare; ed aveva in sua compagnia le galere e gli altri iegni pisani e le cetee savonesi. E combattero l'armate insieme: e la genovese restò perdente; e furono prese ventidue galere e due cardinali ed il legato del Papa e la maggior parte degli altri prelati con una quantità di tesoro. E della città furono presi, Guglielmo Embriaco il Negro, Pietro Vento, Giacomino suo figliuolo, Ottobone Mallone, Andrea suo figliuolo, Enrico della Demecotta, Andrea Bolgaro e molti altri. Si salvarono cinque galere con l'almirante Giacobo Mallocello: e furono dati da Pisani alquanti dei prigioni in possanza dell'imperatore. Si salvò ancora il baiulo3 del conte di Provenza con la sua galera, il quale ritornandosene pigliò una grossa nave de Pisani ben carica e ben ricca. Questa presa dell'armata, come era conveniente, ſu cagione di gran dolore e tristezza in la città: e nondimeno il popolo genovese si dispose di vendicare e di risarcire il danno. E, conciossiachè si aspettassi la caravana di Levante, ciascheduno si dispose all'arme: lassati i negozii e lassate le vesti condecenti alla mercanzia, si vestirono le vesti convenienti alla guerra. E furono imposte cinquantadue fra galere e galeazze, le quali, perchè vi si lavorava giorno e notte al lume della candela, furono assai presto compite. E fu mandato un galeone ad avvisare la caravana dell'armata degli inimici: e si fecero tutte le provvisioni necessarie, non solamente per mare, ma ancora per terra, per difensione della caravana; perchè era grossa, ed importava assai. E, mentre che si facevano queste preparazioni, Oberto marchese Pallavicino per tradimento degli uomini di Varagine occupò le terre nominate, Pondezolo, Bozola, la Crovara, Carpena e Ripalta.
E si mandarono due ambassatori, Guarnerio Giudice e Nicola Mallone alla comunità di Milano e di Piacenza, con le quali Genovesi erano confederati: e s'ottenne da loro onorevole soccorso così di cavalli, come di pedoni. E gli uomini di Portovenere sagaci e fedeli con alquante cetee armate pigliarono su la foce della Macra una galera pisana: e tutti li menarono per fil di spada, eccetto trenta, che incarcerarono. E del mese di luglio, sendo giunta la caravana in Sardegna, ed avuto nuova dell'armata dell'imperatore, si mise in arme, e si apparecchiò alla difensione: e prese in quelli mari una nave de Pisani con molti altri legni: e furono incarcerati molti pisani in Genova per questa presa. E circa la fine del mese di luglio la caravana arrivò in Genova a salvamento: della qual cosa si fece gran festa; conciossiachè venissero in quella molti uomini di gran valore, e gran quantità di mercanzie e di tesoro. E, sendo la città assai occupata in discaricarla caravana, sia in mettere ad ordine le galere fatte di nuovo, ecco che il terzo giorno di agosto sul fare del giorno apparveno per mezzo il mare sopra il porto a mezzo miglio quaranta galere dell'imperatore, delle quali era almirante Ansaldo di Mare: e non fecero alcuna dimora, anzi navigarono verso Savona: ed il dì seguente, poi che furono avvisati da' Savonesi, Finaresi ed Albenganesi, per mare e per terra se ne andarono alla volta di Noli. E due galere de' Genovesi, che vi erano alla guardia furono salvate dagli uomini di Noli, i quali per poter meglio difendere la città loro, bruciarono le case ch'erano fuor della terra. E poi la vista dell'armata dell'imperatore, lassato star da canto ogni altra cosa, quel giorno e la notte seguente, al lume della candela, furono armate e messe ad ordine cinquant'una galera, delle quali furono fatti almiranti e capitani Ansaldo Soldano e Giacobo di Levanto: e con grande ardore, quasi a stormo, volontariamente, montarono Genovesi in galera: ed il secondo giorno, poi di aver veduta l'armata degli inimici, alzato lo stendardo di S. Giorgio, diedero a perseguirli; ed astutamente navigarono tutta la notte con speranza di ritrovare gli inimici nel porto di Noli. Ma, sendo il vento poco, non puotero arrivare di notte; e l'armata dell'imperatore, vedendo che l'armata de Genovesi si approssimava a loro, tagliarono gli ormeggi, e, lassate le ancore, le scale e le gondole, si misero in fuga, gettando in mare tutte le cose che avevano in coperta. E le Genovesi non puotero giungere l'imperiali, le quali parevano essere apparecchiate più presto per fuggire che per combattere. E ritornò l'armata del Genovesi a Noli, e lassarono la città di ogni cosa ben ad ordine, e fecero capitano di quella Fulcone Guercio. E non avendo nuova alcuna dell'armata imperiale, la quale aveva navigato verso il pelago di mare, se ne tornò nel porto di Genova.
Ed Ansaldo, poi ch'ebbe inteso il ritorno dell'armata in Genova, assaltò insieme coi ribelli albenganesi l'isola di Albenga. Ed il castellano della fortezza, Lanfranco Bocca, ritrovandosi con poca gente, si arrese all'almirante Ansaldo, il quale fece destruere la fortezza insino a fondamenti. E poi tentò di pigliare la terra del Cervo: ma gli uomini del Cervo con quelli di Diano e con alquanti soldati del Genovesi, non solamente si difesero, ma ributtarono e misero in fuga gli inimici, e gli affondarono una galera: e così l'almirante Ansaldo, non senza danno, se ne ritornò in Savona. Il che come fu saputo in Genova, subito furono ad ordine cinquant'una fra galere e galeazze, su le quali montarono con gran fretta e con grande allegrezza i più potenti e valenti della città, e navigarono a cercare le galere imperiali: le quali fuggirono tutto il giorno e tutta la notte. E le Genovesi si ridussero nel porto di Noli, non avendo potuto giungere l'imperiali, le quali la notte sequente, poco innanzi giorno, entrarono nel porto di Genova, volendo dannificare le navi e gli altri legni ch'erano nel porto. Alla qual cosa fu fatta valente resistenza da Genovesi ch'erano restati nella città, e furono scacciate l'imperiali del porto, non senza vergogna. E Genovesi fecero segno all'armata ch'era in Noli, e se ne ritornò in Genova. E l'imperiali, che avevano navigato in alto mare, andarono in Savona.
E, vedendo l'imperatore, che l'armata sua sola non faceva troppo profitto contra Genovesi, comandò che fussino assaltate con quanta maggior forza fussi possibile le terre de Genovesi, e da levante e da ponente. E si mosse Marino di Ebulis vicario dell'imperatore in Lombardia, e con favore dei Mascarati ribelli genovesi, (che così erano nominati coloro che aderivano all'imperatore) e con Pavesi, Alessandrini, Tortonesi, Vercellesi, Novaresi, Albesi, Acquesi, Cassinesi, e col marchese di Monferrato, e col marchese del Bosco, e con molti altri lor seguaci; e vennero insino ad Ovada; avvantandosi, che discenderia in la valle di Polcevera, e che faria una bastita nel monte di capo di Faro. E similmente si mosse Oberto Pallavicino vicario dell'imperatore in Lunegiana, e con gran numero di Toscani, e con i marchesi di Malaspina, e con gli uomini di Lumegiana, e con i seguaci venne a Monterosso ed a Vernazza, avvantandosi che venerìa insino in Besagno. Ansaldo ancora, sentendo la movitiva degli eserciti so praddetti, venne con l'armata a Voltri, aspettando ivi che venisse il Messia. E parve ben fatto al podestà ed al consiglio di lassare l'armata, ed attendere a debellare i due eserciti ch'erano venuti per terra. E si mandarono alquanti uomini d'arme con gli uomini di Recco, di Rapallo, di Chiavari, di Sestri e di Levanto contra il Pallavicino, il quale alquanto si ritirò. E diedero nei monti sopra Vernazza. Ed il podestà con tutti i soldati forestieri e con tutto il comune uscì incontro a Marino, e, lassati alquanti soldati alla guardia di Voltri, camminò verso Ovada: e furono alle mani con quelli di Marino, i quali vi lassarono due bandiere, e si partirono la notte sequente con vituperio. Ansaldo ancora si ritirò in Arenzano, e, volendo discendere in terra, furono morti assai dei suoi, e prese alquante bandiere. Ed i Masearati lassarono Buzalla, e si ritornarono in Savona. Ed il podestà, poi di avere scacciato l'esercito di Marino, si mosse contra il Pallavicino; e non passò Sestri: perchè il Pallavicino lassò l'impresa di Vernazza, e si partì con vergogna.
E del mese di agosto passò di questa vita all'eterna gloria il Papa Gregorio nono, del quale avemo fatto menzione di sopra, e successe Papa Celestino quarto milanese, e visse solamente diciotto giorni, e vacò la Sede apostolica un anno ed otto mesi. E Genovesi liberati dalle cose di terra, subito diedero opera a debellar l'armata di Ansaldo, e misero ad ordine le galere, delle quali fu almirante Guglielmo Gabernia. Navigò l'armata verso Savona, e non puotè offendere l'armata inimica, perchè quella si era ridotta dentro una gagliarda palata e grosso riparo fatto di antenne e d'altri grossi legnami. Ed in la riva eziandio di Savona avevano innalzato gli inimici briccole ed altri instrumenti lignei per difension loro. E Genovesi tentarono di abbruciare l'armata inimica con mandarle addosso alquanti vascelli pieni di catrame4 e d'altra materia combustiva: e non li riuscì il disegno per la fortuna del mare, che li constrinse a lassare l'assedio ed a ritirarsi nel porto di Noli. Ed Ansaldo liberato dall'assedio, ancorchè il tempo fussi tempestoso, mandò venti galere in Sicilia sotto la guida di Oberto Ponzeta, le quali sbarcarono5 in Pisa Sorleone Pevere, Ingo della Volta genovesi fuorusciti, ch'andavano ambassatori per li Mascarati all'imperatore, qual era all'assedio di Faenza. Ed Ansaldo si ritenne nove galere, le quali fece tirare in terra in la ripa di Savona, aspettando l'altre che dovevano ritornare di Provenza. E vedendo l'armata genovese di non potere offendere l'armata inimica, perchè una parte era fuggita, e l'altra avea tirato in terra, ritornò a Genova a salvamento. Ed Ansaldo similmente con le galere che gli restavano non troppo bene ad ordine navigò verso Sardegna, e quindi6 in Sicilia. E poi la partita di Ansaldo, Marino a persuasione dei ribelli Mascarati e del Savonesi, del mese di ottobre andò con grande esercito ad oppugnare il castello di Signo. E, sendo stato molti giorni, non puotè far cosa alcuna, chè il castello era ben difeso dagli uomini di Noli. E si aggiunse a Marino, Giacobo del Carretto con gli uomini di Finaro, e fu inforzata l'ossidione e guerra contra il castello, il quale era fortemente offeso da un gran trabocco, di modo che furono costretti gli uomini di Noli a domandare soccorso: ed il consiglio deliberò di congregare l'esercito generale per mare e per terra: e andò il podestà insino a Varagine, ove si doveva far la massa dell'esercito. E per il tempo contrario così in mare come in terra, l'esercito non puotè convenire insieme: e nondimeno furono mandati cento uomini d'arme e molti pedoni al soccorso. E non fecero profitto alcuno, perchè alquanti uomini di Signo furono corrotti dagli inimici, ed a tradimento diedero il castello in le man loro, il quale fornì Giacobo del Carretto. Fu questa cosa non manco molesta alla Repubblica che agli uomini di Noli; e fu mandato Fulcone Guercio con una banda d'uomini d'arme e di pedoni per offendere Giacobo del Carretto e le terre sue. Ed accaddette il contrario, perchè la gente di Fulcone fu rotta e fracassata, e fu preso Fulcone con uno suo nepote da Giacobo sopraddetto. Ed il comune per guardia della città di Noli, e per consolazione degli abitanti mandò in Noli Lanfranco e Morvello Mallocelli, Enrico di Negro, Lanfranco Uso di Mare e Piccamiglio. E Giacobo del Carretto fu a parlamento con Lanfranco Mallocello che era suo cognato; e simulava essere malcontento di quanto era accaduto, e diceva di voler fare molte cose in utilità della Repubblica di Genova: e nondimeno fece il contrario; e non cessò con gli uomini suoi di Finaro d'offendere gli uomini del distretto di Genova. E così il podestà Guglielmo Sordo ebbe l'anno del suo ufficio molto travagliato, e lo rese onorevolmente.
1 Cioè vogliono; come più avanti disponeno invece di dispongono.
2 Nel testo banderaggi, alfieri.
3 Dal v. l. baiulus: grado di dignità.
4 Nel testo catrano.
5 Nel testo desimbarcorono.
6 Nel testo deindi dal deinde de latini.
Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 365-377.
Sulla nomina a clavigero del comune di Genova
1245
Nel 1245 Guarnerius Iudex, nobile vir ianuensis, è clavigero (tesoriere) del comune di Genova e consigliere assieme a Conradus de Castro, Martinus Bancherius, Baldoinus Scotus, Iohannes Guercius, Iacobus Frixonus, Matheus Pignolus et Picamilius, sotto il podestà Philippus Guiringuellus milanese.
Berardo Candida Gonzaga,
«Memorie Storiche delle Famiglie Nobili dell'Italia Meridionale»,
Vol. IV, pag. 98
Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. III, 1225-1250,
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo,
Tip. dei Lincei, Roma 1923
pagg. 66-115-157-178-183.
Sugli eventi del 1245
Anno 1245
1245. — E l'anno di mille ducento quaranta cinque fu podestà Filippo Guiringliello milanese con i cinque dottori all'usato; e gli otto nobili massari del comune, Conrado di Castello, Martino Banchero, Balduino Scotto, Gioanni Guercio, Guarnero Giudice, Giacobo Frisono, Matteo Pignolo, Picamiglio. E furono mandati Ugo di Flisco e Simone di Marino ambassatori al Concilio1 generale in la città di Lione in Francia.
E di ordinazione del consiglio il podestà coi soldati e col popolo della città, e con gli uomini delle tre podesterie di Bisagno, e di Polcevera e di Voltri diedero il guasto alle terre del Savonesi per tre giorni continui, ruinando e bruciando ogni cosa. Ed il Papa nel Concilio giuridicamente, e, servati i debiti termini, privò l'imperatore Federico secondo della dignità imperiale e del regno di Sicilia, e scomunicò lui e qualunque altro gli desse consiglio, aiuto e favore: e l'imperatore si ridusse in Alessandria. Ed i marchesi di Monferrato, di Ceva e del Carretto, facendosi poco conto delle convenzioni, che avevano col comune di Genova firmate con giuramento, si fecero imperiali. E del mese d'ottobre l'imperatore andò con un grosso esercito contra Milanesi, ai quali furono mandati in aiuto da Genovesi cinquecento balestrieri; e, perchè furono giudicati i migliori del campo, ebbero il luogo alle frontiere molto pericoloso. E fu assaltato una mattina per tempo il campo del Milanesi dal re Enzio ſigliuolo bastardo dell'imperatore, ed in questo assalto furono presi molti dei soldati de' Milanesi, e molti dei balestrieri genovesi. E per contra restò prigione de' Milanesi il re Enzio sopraddetto: della persona del quale poi fu fatto cambio con i soldati milanesi, perchè erano uomini di conto. E a ciascheduno dei balestrieri genovesi fu tagliata una mano, e cavato un occhio; e poi in spazio di tempo furono liberati: e ritornati a Genova gli fu statuito dalla Repubblica una ordinaria provvisione in lor vita sugli ufficii del comune.
E questo anno Guglielmo Adalardo e Gioanni di Negro con una lor nave nominata il Pavone pigliarono una nave de Pisani carica di mercanzie. E Pisani armarono due navi grosse e quattro galere per pigliare la caravana de' Genovesi: ed il consiglio incontinente armò due potentissime navi, la Coronata ed il Paradiso e quattro galere. E di quest'armata furono fatti capitani Leonardo e Matteo gentiluomini e compagni del podestà, ai quali furono dati quattro consiglieri, Nicola Mallone, Bulgarino di Bulgaro, Dietisalve dei Dietisalvi e Lanfranco di Antiochia; ed andarono a perseguitare l'armata dei Pisani. Non la trovarono; ma nel porto di Trapena abbruciarono cinque altre navi de' Pisani con molti altri legni loro, e pigliarono la nave domandata la Florina, ch'era di gran valuta. E, navigando verso Palermo, si incontrarono con la caravana, qual ritornava di Soria, e l'accompagnarono insino a Bonifacio: nel qual luogo fecero partimento del bottino della nave Florina; e risalvarono per il comune dodici mila lire: ed il restante partirono fra loro; ed i capitani e consiglieri n'ebbero (come si dice) la miglior parte. E poi in le parti di Bugea pigliarono una nave pur pisana domandata la Sposella, la qual condussero in Genova.
Ed in questo anno Guglielmo di Mare, che aveva armato una nave contra degli inimici, pigliò una nave di Mori alessandrini molto ricca. La nave ancora dei Cigala nel porto di Ancona abbruciò quattro navi, e nelle parti di Provenza pigliò una nave del Savonesi, la qua condusse nel porto di Marsiglia: e fu constretta dagli uomini di Marsiglia a liberar detti savonesi che avea pigliato sulla nave: e fu da lor ritenuta la Cigala. E questo anno del mese di dicembre a mezza notte fu una terribile fortuna nel porto, e fece grandissimo danno, e più ai vascelli ch'erano in terra che a quelli ch'erano in mare: e si ruppe il molo. E per la presenza delle reliquie del beatissimo santo Giovanni Battista, e della vera croce cessò la fortuna.
1 Nel testo consiglio. Benchè questo vocabolo si pigli non rade volte per adunanza di persone, vi si sostituì Concilio, come più usato ed acconcio a spiegare quel convenire de' prelati in un dato luogo, allora che vogliono trattare di qualche cosa importante concernente i dogmi della chiesa etc. Più sotto si legge Concilio.
Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 398-400.
Sulla conferma degli accordi fra Cervo e Genova
29 gennaio 1246
Iacobo Iudex è testimone in un atto del 29 gennaio 1246 con il quale si confermano gli accordi presi fra Cervo e Genova. Fra i consiglieri che sottoscrivono l'accordo c'è anche Guarnerio Iudex.
827.
1246, gennaio 29, Genova
Il podestà Filippo Guiringuello conferma agli uomini di Cervo gli inserti impegni assunti dal comune di Genova il 21 giugno 1239.
Ianue, in palatio heredum Ansaldi de Nigro. Dominus Philipus Guiringuellus, potestas Ianue, de beneplacito, licencia et auctoritate consilii Ianue per cornu, campanam et vocem preconis more solito congregati et insuper hominum sex de qualibet compagna electorum ad brevia secundum formam capituli, approbavit, confirmavit et ratificavit, nomine et vice comunis Ianue, Guillelmo notario et Anselmo de Prato, syndicis universitatis et hominum Cervi, nomine dicte universitatis et hominum ipsius, conventionem et promissiones quas Fulcho Guercius, pro comuni Ianue, fecit rectoribus et hominibus dicti castri secundum quod continetur in instrumento facto manu dicti Guillelmi notarii in M°CC°XXXVIIII, indictione undecima, XXI° die mensis iunii.
In plano castri Cervi, in loco ubi dicitur Hospitalis, dominus Fulcho Guercius, ex octo nobilibus Ianue, pro comuni Ianue, et admiragius super negociis riperie et ad promissiones infrascriptas comuni de Cervo et habitatoribus castri Cervi faciendas sollempniter constitutus, nomine et vice comunis Ianue, promisit et convenit rectoribus castri Cervi, scilicet Rubaldo Ordano et Ugoni notario et eorum sociis, recipientibus nomine et vice comunis castri Cervi, ipsos et comunitatem castri Cervi dicto nomine salvare et custodire et manutenere homines castri Cervi ubique comuniter et singulariter et castrum Cervi et iura eorum et eorum iurisdictiones omnes et consulatum. Insuper promisit dictis rectoribus, nomine et vice comunis Ianue, quod homines castri Cervi et eius districtus non compellentur nec compelli possint Ianuam venire ad rationem faciendam alicui de aliqua re seu de aliquo contractu seu de aliquo facto nec ibi constringi de iure alicui respondere nisi de contratu facto in Ianua et de contractu in Ianua venire debeant Ianuam rationes ipsis cum quibus contraxerint faciendam a. Preterea liberat homines castri Cervi et comune castri Cervi ab omni dacita quam homines castri Cervi seu comune castri Cervi dabat seu dare tenebantur in Ianua et ex hiis libertatem eis prestat ex parte comunis Ianue. Insuper promisit et convenit predictis rectoribus, nomine comunis Ianue recipientibus, ipsis, nomine et vice comunis castri Cervi et hominum castri Cervi, emendare comuni castri Cervi et hominibus castri Cervi guastum sive damnum datum vel incendium hominibus castri Cervi in animalibus, possessionibus, domesticis et domibus, si quod erit eis datum vel factum ab hominibus iure seu ab hominibus contrariis sancte Ecclesie et Ianue, infra tres menses postquam damnum sive guastum hominibus castri Cervi factum erit et a comuni Ianue seu potestate Ianue pro ipso comuni fuerit requisitum et predicta omnia promisit et convenit et iuravit dictus dominus Fulcho attendere et observare et curare ita et facere quod per comune Ianue bona fide comuni castri Cervi et hominibus castri Cervi complebuntur et observabuntur. Versa vice predicti rectores et homines castri Cervi promisserunt et convenerunt dicto domino Fulchoni Guercio, recipienti nomine et vice comunis Ianue, quod per totam guerram istam erunt et permanebunt fideles comunis Ianue et quod guerram facient igneam et sanguineam omnibus hominibus contra Ecclesiam seu contra comune Ianue resistentibus et damnum eis dabunt suo posse bona fide donec guerra ista durabit et Ianuenses et comune Ianue ubique salvabunt et custodient et manutenebunt suo posse bona fide. Qui rectores et quamplures homines castri Cervi, tam eorum nomine quam nomine aliorum hominum castri Cervi ibi existentium, iuraverunt omnia predicta attendere et observare et facere et curare ita quod homines castri Cervi omnia predicta observabunt et facient. Interfuerunt testes Iacobus iudex, Bonifacius de Sibono, Manfredus iudex et presbiter Bertholotus. Ego Guillelmus, notarius sacri palatii, rogatus interfui et hanc cartam scripsi.
Hoc acto et retento comuni Ianue quod homines castri Cervi salvare debeant amicos comunis Ianue et quod comune Ianue possit compellere homines Cervi ad faciendam rationem de raubariis factis in amicis comunis Ianue. Nomina autem consiliariorum et hominum sex per compagnam qui fuerunt dicto consilio sunt hec: Lanfranchus Cigala, Amicus Streiaporcus, Ugo Lercarius, Raimundus de Vintimilio, Guillelmus Recha, Obertus Pulpus, Guaracus de Sancto Laurentio, Ugo Fornarius, Ingo Tornellus, Rubeus de Turcha, Montanarius Guercius, Andreas de Bulgaro, Murruel Malocellus, Guillelmus Mignardus, Baldizonus Canis, Petrus de Nigro, Petrus Advocatus, Nic(olaus) de Mari, Lanfrancus de Insulis, Iacobinus Pignolus, Iacobus de Murta, Manfredus Verrus, Ansaldinus Pollicinus, Iacobus Anioinus, Iacobus de Septem, Petrus Stralleria, Iohannes Symia, Valens Caparagia, Guillelmus Barbavaria, Piper Pilavicinus, Contardus Guaracus, Opizo Fallamonica, Beccusrubeus Vicecomes, Azo de Vignali, Guillelmus de Braxili, Martinus bambaxarius, Detesalve de Platealonga, Guillelmus Lercarius, Guillelmus de Bulgaro, Guillelmus Vicecomes, Symon Streiaporcus, Iacobus Alpanus, Lanfranchus Ialnus, Iacobus de Levanto, Ogerius Scotus, Lanfranchus Bachemus, Guillelmus Mallonus Soldanus, Obertus de Cruce, Andreas Domusculte, Nic(olaus) Herodis de Mari, Nic(olaus) de Vultabio, Obertus Caffarraina, Opizinus Adalardus, Guillelmus Busca, Philippus de Sauro, Andriolus de Nigro, Thomas Aibonum, Iacobus Mussus Capelletus, Enricus Lecavela, Iohannes de Guisulfo, Symon de Prementorio, Guillelmus de Valencia, Bonifacius cintracus, Obertus Bucucius, Marchixinus Calvus, Symon de Galiana, Lanfrancus Zerbinus, Lanfrancus de Carmadino, Petrus de Marino, Andreas Lomellinus, Guillelmus Domusculte, Nic(olaus) Malerba, Thomas de Pinasca, Pascalis Vicecomes, Pascalis de Mari, Guillelmus Arnaldus, Iacobus Ususmaris, Obertus de Ranfredo, Rubaldus Macia, Mazonus Manens, David de Castro, Ansaldus de Asturis, Bonifacius Embriacus, Trencherius Ysmael, Ans(aldus) de Ast iudex, Nic(olaus) Albericus, Conradinus de Castro, Nic(olaus) Aurie, Baalardus de Pallo, Isembardus de Roderico, Petrus de Nigro iudex, Symon Sardena, Iohannes Noxencia, Ogerius Ricius, Pignolus Pignolus, Lanfrancus de Guisulfo, Opezinus de Petra, Murrinus Malocellus, Petrus de Furno, Iacobinus Detesalve, Guillelminus Calvus, Ansaldus de Baldizono, Guillelminus de Baldizone, Iacobus de Nigro, Petrus Dentutus, Guarnerius iudex, Iacobus Frexonus, Matheus Pignolus, Piccamilius. Anno dominice nativitatis M°CC°XLVI°, indictione tercia, die XXVIIII ianuarii. Testes Frexonus Guaracus de Sancto Laurentio et Vivaldus de Suxilia notarius.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/5, a cura di Elisabetta Madia,
Genova 1999,
pagg. 22-26.
Su un'amnistia per gli uomini di Zolasco
16 novembre 1247
Omobono Iudex e Guarnerio Iudex sono fra i consiglieri che sottoscrivono un atto del 16 novembre 1247 con il quale si proclama un'amnistia per gli uomini di Zolasco.
829.
<1247>, novembre 16, Genova
Bernardo de Castronovo, podestà di Genova, rimette agli uomini di Zolasco tutte le offese e condona i danni arrecati al comune di Genova o ai suoi cittadini, riconoscendo contestualmente ad essi le stesse immunità già concesse agli abitanti di Corvara e Portovenere.
Ianue, in palatio Fornariorum. Nos Bernardus de Castronovo, Ianue civitatis potestas, decreto, licentia, auctoritate et beneplacito consiliariorum Ianue congregatorum more solito per campanam et cornu et vocem preconis, nec non et ipsi consiliarii, quorum nomina inferius scripta sunt, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, recipimus vos Conradinum Celonum et Benadu de Celasco, sindicos et procuratores hominum Zolaschi ad hec recipienda, sicut constat publico instrumento scripto manu Guidonis de Bracellis notarii, recipientes nomine vestro et universorum hominum de Zolasco, ad gratiam et bonam voluntatem comunis Ianue et remittimus vobis et cuilibet homini de Zolasco omnes offensiones et dampna quas et que hinc retro vos seu homines de Zolasco intuleritis comuni Ianue vel aliquibus seu alicui homini Ianue vel districtus in personis vel rebus et concedimus vobis, recipientibus vestro nomine et universorum hominum et cuiuslibet de Zolasco, illam immunitatem omnem et quamcumque comune Ianue concessit hominibus Corvarie et Portusveneris ita quod vos et omnes ac singuli homines et habitatores Zolaschi, tam presentes quam futuri, illa immunitate et eo privilegio gaudeatis qua et quo gaudent homines Portusveneris et Corvarie. Hec omnia supradicta et singula, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, promittimus vobis et hominibus Zolaschi de cetero et im perpetuum attendere et observare et in contrarium de cetero non venire, salvis capitulis et conventionibus comunis Ianue et salvo iure domini Zolaschi. Ab hac tamen conventione et ab hoc privilegio excipimus mascaratos et proditores et forestatos comunis Ianue. Versa vice nos supradicti Conradinus Celonus et Benadu, sindici et procuratores hominum Zolaschi, nomine et universorum et cuiuslibet de Zolasco, promittimus et convenimus vobis supradicto domino B(ernardo) de Castronovo, potestati Ianue, stipulanti nomine comunis Ianue, quod nos et homines de Zolasco de cetero erimus fideles et obedientes vobis et comuni Ianue et potestatibus seu rectoribus comunis Ianue et mandata et ordinamenta potestatum et rectorum comunis Ianue qui pro tempore fuerint observabimus. Nomina consiliariorum: Grimaldus de Grimaldo, Conradus de Castro, Lanfranchus Ususmaris, Petrus Ventus, Castellanus de Savignono, Petrus de Mari, Homobonus iudex, Petrus Advocatus, Pancracius de Guisulfo, Guillelmus Vicecomes, Guarnerius iudex, Marinus de Marino, Nicolaus Albericus, Bonvassallus Ebriacus, Guillelmus Mignardus, Delomede Maiavacha, Obertus Lomellinus, Rollandus Lercarius, Vivaldus de Lavania, Lanfranchus Cigala, Obertus Balbus, Raimundus de Nicia, Guillelmus Barbavaria, Guillelmus de Insulis, Guillelmus Merlonis, Ottobonus Bachimus, Enricus de Nigro, Lanfranchus de Orto, Philipus de Sauro, Iacobus Ususmaris, Symon de Quarto, Pascalis de Albario, Ferrarius de Castro, Iacobus Anioinus, Iacobus Mussus Capelletus, Thomas Aybonum, Nicolaus Malerba, Symon Cigala, Murrinus Malocellus, Manfredus Verrus, Paganus Piccamilius, Lanfranchus Ceba, Ianuinus Ferrarius, Symon Frixonus, Nicola Rubeus, Bonus de Cruce, Obertus Caffarainus, Iacobus Contardus, Guillelmus Crispinus, Guillelmus de Braxili, Iohannes Pignatarius, Ingo Tornellus, Paganus Cavaruncus, Petrus Mazanellus, Azo de Vignali, Pascalis de Balneo, Guillelmus Bucunigra, Napoleonus de Vultabio, Bonusvassallus Sardena, Andreas de Nigro, Lanfranchus Albericus, Iohannes de Turcha, testibus presentibus et vocatis Nicolao de Porta, Vivaldo de Suxilia notariis et Iohanne cintraco, die sabbati XVI novembris. Et ad maiorem firmitatem potestas iussit hanc conventionem sigillo plumbeo comunis Ianue sigillari.
(S.T.) Ego Ricobonus Paiarinus, sacri palatii notarius, predictum instrumentum extraxi et exemplificavi de cartulario instrumentorum compositorum per manum Guillelmi de Varagine, nichil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba seu puncto propter quod mutetur sententia et hoc abreviationis causa nisi ut in ipso vidi et legi, ad quod corroborandum scripsi de mandato domini Guidoti de Rodobio, potestatis Ianue, presentibus testibus.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/5, a cura di Elisabetta Madia,
Genova 1999,
pagg. 29-26.
Sulla nomina a consigliere del comune di Genova
1248
Nel 1248 Guarnerius Iudex è eletto consigliere del comune di Genova.
Berardo Candida Gonzaga,
«Memorie Storiche delle Famiglie Nobili dell'Italia Meridionale»,
Vol. IV, pag. 98
Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. III, 1225-1250,
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo,
Tip. dei Lincei, Roma 1923
pagg. 66-115-157-178-183.
Sugli eventi del 1248
Anno 1248
1248. — E l'anno di mille ducento quaranta otto il podestà fu Rambertino di Bovarello bolognese; e gli otto nobili per la massaria del comune, Enrico Mallone, Guglielmo Bulgaro, Ginata Cavaronco, Marino di Marino, Lanfranco Uso di mare, Lanfranco Gattilusio, Lanfranchino Pignolo e Giacobo Angiovino; ed i consoli delle cause forensi, nel palazzo della città, Ansaldo di Aste e Balduino Scotto; nel palazzo di mezzo, Nicolao di Voltaggio e Castellano di Savignone; nel palazzo per gli uomini di fuora, Bartolomeo Fornaro e Guarnero Giudice; nel palazzo del borgo, Lanfranco Cigala e Nicolao Lucchese. E in la città si attendeva all'espedizione delle navi, che s'erano promesse a Ludovico re di Francia per il passaggio di Jerusalem. E Federigo perseverava in l'assedio di Parma, e temeva grandemente di tanto apparecchio, qual si doveva far in Genova, dubitando che nel navigare in Levante, Genovesi gli occupassero la Sicilia. E diede opera di molestarli da ogni lato; e vennero dal reame venticinque galere a Savona. Pisani ancora, Oberto Pallavicino, Lunesani e Graffagnini tutti si mossero contra Genovesi; ed il somigliante fece Giacobo marchese del Carretto. I mascarati ancora forusciti sollecitavano Lombardi a fare sercito contra Genovesi. E presentendo il podestà questi tanti movimenti convocò il gran consiglio, ed esortò ciascheduno alla defensione della propria patria, ed alla conservazione della libertà. E mandarono Amico Streggiaporco e Gioanni della Turca a Piacenza per assoldare quattrocento soldati. E in la città fu fatto imposizione di trecento cavalli, e di là dal giogo di cento cavalli; e furono ben fornite e ben provviste tutte le terre del distretto, in la riviera, da levante, e da ponente, e di là dal giogo; ed incontinente furono armate trentadue galere, quattro per ciascheduna compagna. E si mandò a far notizia al re di Francia, che ogni cosa a lui promessa era ad ordine, non ostante gli apparati di Federigo; il qual Federigo aveva fortificato ed accresciuto assai la città da lui edificata vicino a Parma nominata Vittoria. In la qual cosa fu aiutato assai dalla parte ghibellina, la qual per odio della parte guelfa contribuì grandissima somma di denari a questa impresa. Edificò in Vittoria la chiesa cattedrale in onore di s. Vittore martire; ed i denari che fece battere in quella domandò Vittorini. E per spazio di due anni, che durò questa crudelissima guerra, la città nuova fu riempiuta di gran diversità di gente e di cose inusitate; perchè quasi ogni giorno di Mauritania, di Affrica di Barbaria, di Affrica, di Egitto, entravano in la città nuovi uomini con nuove vesti e con nuovi costumi: esempi ancora di animali, che non s'erano veduti dopo il tempo di Roma trionfante; elefanti, dromedari, pantere, leoni, pardi e cervi, orsi bianchi e cani grandissimi e piccolissimi, uccelli rapaci e domestici di ogni specie ed inusitati. E concluse Federigo in questa città un gran numero di bellissime donne, le quali faceva guardare da uomini castrati in giardini, in le vigne e negli orti, che per dilettazione loro aveva fatto edificare, ed erano riposti in questa città una gran parte dei suoi tesori con la sua amplissima supellettile. E Parmigiani, quasi disperati per il lungo assedio, diedero fuora, e con grandissimo ardire assaltarono Federigo con la gente sua ch'era all'assedio: e, come piacque a Dio, Parmigiani furono vittoriosi. E Federigo col re Enzio suo figliuolo fuggì, e si salvò in Cremona: e coloro ch' erano usciti della città di Parma entrarono nella città Vittoria, dove fecero grande bottino di ogni specie di cose di gran valuta. E seicento balestrieri genovesi, che furono dei primi alla presa della città, non solamente si fecero ricchi, ma diedero materia di inricchire a più persone: perchè i balestrieri e gli altri, non conoscendo bene le perle, le gioie e l'altre cose, le vendevano per molto minor prezzo di quanto valevano. Ed Innocenzo Papa intendendo che i mascarati cittadini genovesi fuorusciti non cessavano di macchinare contra la città in favore di Federigo, ordinò che si dovessino confiscare ed applicare alla comunità tutti i beni dei prefati cittadini che macchinavano contra la Repubblica e contra la Chiesa, e statuì che, nè essi, nè i figliuoli, nè i nepoti si dovessero assumere ad ufficio, nè a dignità alcuna della città.
Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 405-407.
Su una condanna a pagare un debito
16 giugno 1248
Guarnerio Iudex condanna il 16 giugno 1248 la vedova del marchese di Clavesana al pagamento di un debito pregresso.
1017.
1248, giugno 16, Genova
Il giudice Guarnerio condanna Mabilia, vedova di Oddone, marchese di Clavesana, e tutrice dei figli, a restituire a Folco e a Davide, figli del fu Merlo de Castro, la somma di 78 lire e 15 soldi.
Ianue, in palacio archiepiscopi quod fuit quondam Iohannis Porci. Guarnerius iudex, consul Ianue de iustitia civium et foritanorum, gerens vices suas et consocii sui domini Bartholomei Ferrarii iudicis, condemnavit dominam Mabiliam, uxorem quondam Odonis, marchionis de Cravexana, tutrix Manuelis, Petrini et Mabeline et Iohanete, filiorum quondam dicti Odonis prout dicit, tam suo proprio nomine quam nomine filiorum suorum, Fulconi et David, filiis quondam Merlonis de Castro, eorum nomine et fratrum suorum, in libris septuaginta octo et soldis quindecim ianuinorum et laudavit quod eas habeant et percipiant in bonis et ex bonis predicte Mabilie et predictorum filiorum suorum sine omni contradictione et omnium pro eis personarum. Quod autem ideo factum est quoniam cum predicti Fulco et David, nomine eorum et fratrum suorum, peterent in iure a dicta Mabilia predictam pecunie quantitatem, fuit confessa et noluit contradicere, quare iam dictus consul, admissa supplicatione dictorum Fulconis et David et habita confessione dicte Mabilie, viso quoque instrumento debiti, dictam Mabiliam, eius proprio nomine et filiorum suorum quos substulit ex predicto viro suo Oddone, marchione Cravexane, predictis Fulconi et David, eorum nomine et fratrum suorum, in dicta quantitate condennavit ut supra laudans, presentibus et testibus convocatis Astexano de Sancto Matheo et Paschale Iugulatore, anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo quadragesimo octavo, indictione V, die XVI iunii.
(S.T.) Ego Gandulfus de Sesto notarius, iussu predicti consulis, scripsi.
(S.T.) Ego Iacobus Bonacursus, notarius sacri Imperii, hoc exemplum extraxi et exemplificavi ex autentico instrumento scripto manu Gandulfi de Sexto notarii ut in eo vidi et legi, nichil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto abreviacionis causa, et hoc sentencia non mutata, et in publicam formam redegi mandato domini Iacobi de Seriaco, iudicis et assessoris domini Enrici Confaronnerii, potestatis Ianue, anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo quinquagesimo tercio, indictione undecima, die sexto decimo octubris, presentibus testibus Marino Ususmaris, Guillelmo de Varagine, scriba comunis, et Nicolao de Porta notario.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pagg. 131-132.
Sul rinnovo della convenzione con Grasse
4 marzo 1250
Guarnerio Iudex è nel consiglio che sottoscrive un atto del 4 marzo 1250 in cui viene rinnovata per altri 29 anni la convenzione con Grasse.
745.
1250, marzo 4, Genova
Girardo de Corrigia, podestà di Genova, da una parte, Raimondo Berengario e Ugo Mercaderio, ambasciatori della comunità degli uomini di Grasse, dall’altra, rinnovano per 29 anni l’antica convenzione stipulata nel 1171.
De Grassa.
Nos Girardus de Corrigia, Ianuensis civitatis potestas, de beneplacito et auctoritate consilii Ianue per cornu, campanam et vocem preconis more solito congregati, ad quod consilium vocati fuerunt sex de qualibet compagna electi ad brevia secundum formam capituli, nomina quorum consiliariorum et illorum de compagnis inferius scripta sunt, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, confirmamus et approbamus atque renovamus vobis Raymundo Berengario et Ugoni Mercaderio, nunciis et ambassiatoribus senescalchi domini Karuli, Dei gratia illustris comitis Provincie, et universitatis hominum Grasse, usque ad annos viginti novem proxime venientes convencionem veterem que olim facta fuit inter comune Ianue et comune de Grassa inferius descriptam, promittentes, nomine et vice comunis Ianue, vobis, recipientibus predicto nomine, ipsam conventionem attendere et observare dicte universitati et hominibus Grasse usque ad dictum tempus annorum viginti novem et non contravenire in aliquo, salvo quod homines Grasse isto anno, silicet tempore nostri regiminis, solvant drictum sicut venditum est in calegis. Versa vice, nos dicti Raymundus Berengarius et Ugo Mercaderius, sindici, nuncii et ambassiatores universitatis et hominum Grasse, nomine ipsius universitatis, promittimus vobis dicto domino Girardo de Corrigia, potestati Ianue, recipienti nomine comunis Ianue, dictam conventionem attendere et observare comuni Ianue usque ad dictum tempus annorum viginti novem et non contravenire in aliquo et eam, nomine dicte universitatis hominum de Grassa, vobis, nomine comunis Ianue, confirmamus et approbamus et renovamus usque ad terminum supradictum annorum viginti novem. Tenor autem conventionis veteris talis est:
Nomina consiliariorum et ceterorum de compagnis sunt hec: Obertus Aurie, Ferrarius de Castro, Iacobus Maloucellus, Symon Melchus, Guillelmus de Bulgaro, Ansaldus Bachemus, Martinus de Maraboto, Symon Guercius, Symon de Claritea, Rubeus de Turcha, Guarnerius iudex, Nicola de Guisulfo, Montanarius Guercius, Iacobus de Nigro, Marinus Ususmaris, Nicola Cigala, Enricus Ceba, Napulionus de Vultabio, Nicola Squarçaficus, Murrinus Malocellus, Symon Tornellus, Otto Guaracus, Iohannes Calvus, Amicus Streiaporcus, Ottobonus de Camilla, Iohannes cancellarius, Nic(olaus) Comes, Albertus de Albizola, Nicolosus Malerba, Castellanus de Savignono, Murruel Maloucellus, Nic(olaus) Albericus, Lanfrancus de Carmadino, Iacobinus de Vivaldo, Lanfrancus Pignolus, Enricus Calvus, Iohannes Bisacia, Andriolus de Turcha, Miroaldus de Turcha, Lanfrancus Antiochia, Enricus Arcantus, Matheus Pignolus, Ansaldus Fallamonaca, Willelmus Guercius, Opicinus Lardus, Bartholomeus Bachemus, Vivaldinus de Vivaldo, Belmustinus Lercarius, Otto de Nigro, Symon Lomellinus, Petrus Mazanellus, Pascalis de Balneo, Symon de Baldizono, Ansaldus de Baldizono, Rollandus Barlaria, Beltramis Vicecomes, Petrus Cairatus, Anfussus Arcantus, Iacobus Barrachinus, Guillelmus Picamilius, Martinus bancherius, Guillelmus de Insulis, Guaschus Sardena, Lanfrancus Albericus, Willelmus Mignardus, Iacobus de Levanto, Iacobus Contardus, Vivaldus de Lavania, Willelmus Alfachinus, Obertus Bucucius, Guillelmus Merlonis, Embriacus de Castro, Castellinus de Castro, Ansaldus de Asture, Iacobinus de Nigro, Marinus Embronus, Manfredus Verrus, Iacobus Beaqua, Willelmus Barcha, Fulco de Castro, Antonius Advocatus, Ingo Galleta, Symon de Tiba, Nicola Lecanuptias, Symon Embronus, Iohannes de Stabili, Willelmus de Camilla, Manuel Castanea, Willelmus Bassus, Petrus de Zaritea, Willelmus de Volta, Iohannes Vicecomes, Iohannes Albericus, Bulgarinus de Bulgaro, Petrus Iavaldanus, Ginatha Cavarruncus, Martinus Tornellus, Otto de Insulis, Otto de Cruce, Petrus Dentutus, Symon de Prementorio, Iacobus de Murta, Albertus Cassicius, Conradus Guaracus, Petrus de Mari, Iacobus Curlus, Enricus bancherius, Iacobus Streiaporcus, Ansaldus Mallonus, Isembardus de Roderico, Ogerius Lardus, Enricus Lecavelum, Nic(olaus) de Mari, Iohannes de Turcha, Symon Tartaro, Willelmus Boletus. Plura instrumenta voluntate partium unius tenoris debent inde fieri. Actum Ianue, in astrico Fornariorum, anno dominice nativitatis M°CC° quinquagesimo, indictione VIIª, die IIII marcii. Testes Lanfrancus Cigala, Iacobus Maloucellus et Ogerius Lardus.
(S.T.) Ego Iacobus Bonacursus, notarius sacri Imperii, ut supra exemplavi de cartulario Enrici de Bisanne scribe ut in eo vidi et legi, nichil addito vel diminuto quod mutet sensum vel variet intellectum, et in publicam formam redegi, mandato et auctoritate domini Willelmi Bucanigre, capitanei populi Ianuen(sis), anno dominice nativitatis M°CC°LX°, indictione secunda, die XVII iunii, presentibus testibus Festa de Rivarolia, Opicino de Musso et Iacobo Isembardi, notariis, Symone de Sancto Syro, Enrico Drogo et Petro Dentuto.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 249-252.
Sulla cessione di diritti sul castello di Andora
15 giugno 1252
Guarnerio Iudex presenzia come testimone in un atto del 15 giugno 1252 in cui si cedono a Genova alcuni diritti sul castello di Andora.
709.
1252, giugno 15, Genova
Guiscardo de Petrasancta, podestà di Genova, a richiesta dell’interessato, nomina Manuele Doria curatore di Lanfranchino Doria, figlio del fu Ingone ed erede di Lanfranco Doria, per la cessione al comune di Genova dei diritti che gli spettano sulla metà del castello di Andora e sulle relative dipendenze. Guglielmo Soldano Mallono presta fideiussione.
De facto Andore.
Lafranchinus, filius quondam et heres Ingonis Aurie et heres pro dimidia Lafranci Aurie, patrui sui, peciit et elegit dari sibi curatorem Manuelem Aurie, patruum suum, ad faciendum cessionem et traditionem comuni Ianue de parte ei contingente ex iuribus et rationibus illi competentibus ex successione dicti Lafranci in medietate pro indiviso castri, ville, iurisdictionis et districtus Andore et omni contili, segnoria et districtu eiusdem loci ipsi medietati pertinenti, de qua medietate Bonifacius Taiaferrus marchio fecit venditionem ipsi Manueli et dicto Lafranco quondam, ut continetur in instrumento facto manu Ambrosii notarii, millesimo CC°XXXVII°, mense iulio, et ad ipsum precium recipiendum et demum ad omnia et singula que in predictis et circa predicta necessaria fuerint. Qui curator promisit dicto minori et iuravit utilia gerere et inutilia pretermittere sub ypotheca bonorum suorum et pro eo fideiussit Guillelmus Soldanus Mallonus sub ypotheca bonorum suorum. Et dominus Guiscardus de Petrasancta, potestas Ianue, dictum Manuelem dedit et constituit curatorem ipsi Lafranchino ad predicta omnia. Actum Ianue, in astrico Fornariorum, anno dominice nativitatis M°CC°LII°, indictione VIIIIª, die XV iunii. Testes Guarnerius iudex, Symon Tartaro, Obertus Passius et Obertus de Guarnerio.
(S.T.) Ego magister Nicolaus de Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, extraxi et exemplavi hec ut supra de cartulario Enrici de Bisanne notarii sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel dempto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve seu causa abreviationis litterarum, sententia in aliquo non mutata, de precepto tamen domini Guiscardi de Petrasancta, potestatis Ianue, millesimo CC°LII°, indictione X, die XXXª iulii, presentibus Porcheto Streiaporco, Iacobo Papia, scriba comunis, et Willelmo Arfachino.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 114-115.
Sulla cessione di diritti dei Doria sul castello di Andora
15 giugno 1252
Guarnerio Iudex presenzia come testimone in un atto del 15 giugno 1252 in cui i Doria cedono a Genova alcuni diritti sul castello di Andora.
710.
1252, giugno 15, Genova
Manuele Doria, per tre parti, e Lanfranchino Doria, figlio del fu Ingone, per la quarta parte, cedono a Guiscardo de Petrasancta, podestà di Genova, tutti i diritti loro spettanti sulla metà del castello di Andora e sulle relative dipendenze al prezzo di 1100 lire di genovini. Dichiarano, inoltre, che la somma ricevuta è parte delle 8000 lire convenute per la vendita di Andora di cui al n. 706.
De facto Andore.
Nos Manuel Aurie, pro tribus partibus, et Lafranchinus, filius quondam Ingonis Aurie, auctoritate dicti Manuelis curatoris ad hoc constituti, pro quarta, cedimus, damus et tradimus vobis domino Guiscardo de Petrasancta, potestati Ianue, recipienti nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, omnia iura, rationes et actiones reales et personales, utiles et directas atque mixtas quecumque et quascumque habemus et habet uterque nostrum in medietate pro indiviso castri, ville, iurisdictionis, segnorie et districtus atque contilis Andore et demum in omnibus iuribus et rationibus realibus et personalibus, utilibus et directis competentibus in ipsa medietate castri, ville et districtus Andore et eorum occasione, tam in fidelitatibus hominum, angariis et parangariis, bannis, fodris et albergariis, conditionibus, venationibus, piscationibus, pedagiis, toloneis et ceteris omnibus et singulis dicte medietati pertinentibus, de quibus omnibus Bonifacius Taiaferrus marchio fecit venditionem mihi dicto Manueli et quondam Lafranco Aurie, fratri meo, ut continetur in instrumento facto per manum Ambrosii notarii, millesimo CC°XXXVII°, mense iulio, cuius Lafranci ego Manuel et dictus Ingo quondam heredes fuimus, ut continetur in testamento facto manu Petri de Clavica notarii, millesimo CC°XLVIIII°, die XXV° decembris, quod instrumentum vobis dicte potestati pro ipso comuni integrum tradidisse confitemur et tradimus, ita quod ipsis iuribus, rationibus et actionibus uti possit dictum comune, agendo, excipiendo, retinendo, defendendo et advocando et omnibus modis secundum quod nos et uterque nostrum unquam potuimus et possemus, constituendo te pro ipso comuni et ipsum comune procuratorem ut in rem ipsius comunis. Et promittimus tibi, nomine et vice dicti comunis, dicta iura quantum pro facto nostro et ex nobis descendenti et non ex alia causa legittime defendere et auctoriçare contra quamlibet personam, remissa necessitate denunciandi, acto expressim quod pro alieno facto nisi pro nostro et dicti quondam Lafranci nullatenus teneamur de predictis, nec etiam iura ipsa efficatia facere, sed ea sic cedimus secundum quod illa habemus et talia qualia sunt penes nos, acto etiam quod ad precii restitutionem teneri non debeamus si ex aliqua causa inutilia apparerent. Predicta facimus pro libris mille centum ianuinorum, quas accepisse confitemur ex pretio librarum octo milium ianuinorum pro quibus Manuel et Franciscus, marchiones Cravexane, fecerunt venditionem Porcheto Streiaporco de castro et villa et iurisdictione Andore et ceteris omnibus que continentur in instrumento facto manu Enrici de Bisanne notarii 1, abrenuntiantes exceptioni non numerate pecunie et omni alii exceptioni. Predicta omnia et singula promittimus attendere et observare et non contravenire sub pena mille marcharum argenti solenniter promissa et stipulata et ypotheca rerum nostrarum. Et ego Lafrancus iuro, tactis Dei evangeliis, predicta omnia attendere et observare nec in aliquo contravenire, faciens hec auctoritate dicti curatoris mei. Actum Ianue, in palacio Fornariorum, anno dominice nativitatis millesimo CC°LII°, indictione nona, die XV iunii. Testes Obertus Passius, Symon Tartaro, Willelmus Soldanus Mallonus et Guarnerius iudex.
(S.T.) Ego magister Nicolaus de Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, extraxi et exemplavi hec ut supra de cartulario Enrici de Bisanne notarii sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel dempto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve, sententia in aliquo non mutata, de precepto tamen domini Guiscardi de Petrasancta, potestatis Ianue, millesimo CC°LII°, indictione X, die XXXª iulii, presentibus Porcheto Streiaporco, Iacobo Papia, scriba comunis, et Guillelmo Arfachino.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 116-118.
Sulla cessione di diritti dei Grimaldi sul castello di Andora
15 giugno 1252
Guarnerio Iudex presenzia come testimone in un atto del 15 giugno 1252 in cui i Grimaldi cedono a Genova alcuni diritti sul castello di Andora.
711.
1252, giugno 15, Genova
Grimaldo, Luca e Bovarello Grimaldi cedono a Guiscardo de Petrasancta, podestà di Genova, tutti i diritti e i crediti vantati nei confronti degli eredi di Bonifacio Tagliaferro, marchese di Clavesana, e specialmente di Bonifacio e Manuele. Dichiarano, inoltre, che la somma ricevuta è parte delle 8000 lire convenute per la vendita di Andora di cui al n. 706.
De facto Andorie.
Nos Grimaldus de Grimaldo, Luchus et Bovarellus de Grimaldo confitemur vobis domino Guiscardo de Petrasancta, potestati Ianue, recipienti nomine dicti comunis, quod in promissione quam nobis fecitis a pro comuni Ianue de solvendo, nomine comunis Ianue, libras *** ex debitis que recipere debebamus ab heredibus Bonifatii Taiaferri, marchionis Cravexane, actum fuit ut deberemus cedere vobis pro comuni dicto iura que contra dictum Bonifatium et eius heredes atque bona sua habebamus et habemus, unde ex pacto adhibito in dicta promissione damus, cedimus et tradimus vobis, recipienti nomine comunis Ianue, omnia iura, rationes et actiones reales et personales et mixtas, utiles et directas quecumque et quascumque habemus et nobis competunt et competere possent contra heredes et bona dicti Bon<i>facii Taiaferri et specialiter contra Bonifacium et Manuelem, eius heredes, occasione librarum ducentarum sexaginta sex de quibus nobis se obligaverunt predicti Bonifacius et Manuel, ut continetur in carta facta manu Enrici quondam Willelmi iudicis, millesimo CC°LI°, die XIIII marcii, et occasione aliarum librarum quinquaginta duarum et soldorum decem quas mihi Grimaldo solvere promisit annuatim dictus Bonifacius Taiaferrus, ut continetur in carta facta manu Guillelmi Taiatroie, millesimo CC°XXXV°, die II° aprilis, taliter ut ipsis iuribus, rationibus et actionibus uti possit dictum comune, agendo, excipiendo, retinendo et defendendo et advocando et modis omnibus secundum quod nos et quisque nostrum unquam potuimus et possit vel posset, constituendo te pro ipso comuni procuratorem ut in rem ipsius comunis. Et promittimus tibi, nomine et vice dicti comunis, dicta iura quantum pro facto nostro et ex nobis descendenti et non ex alia causa defendere legittime et auctoriçare quamlibet personam, remissa necessitate denunciandi, acto expressim quod pro alieno facto nisi pro nostro nullatenus teneamur de predictis, nec etiam iura ipsa efficatia facere, sed illa sic cedimus secundum quod ea habemus et talia qualia sunt penes nos, acto etiam quod ad precii restitutionem teneri non debeamus si aliqua ex causa inutilia apparerent. Predicta facimus pro libris ***, quas accepisse confitemur ex pretio librarum octo milium ianuinorum pro quibus Manuel et Franciscus, marchiones Cravexane, fecerunt venditionem Porcheto Streiaporco de castro et villa et iurisdictione Andore et ceteris que continentur in instrumento facto manu Enrici de Bisanne notarii, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et omni alii exceptioni. Predicta omnia et singula promittimus attendere et observare et non contravenire sub pena librarum quingentarum ianuinorum solenniter promissa et stipulata et sub ypotheca rerum nostrarum. Actum Ianue, in astrico Fornariorum, anno dominice nativitatis millesimo CC°LII°, indictione VIIIIª, die XV iunii. Testes Montanarius, Bonifacius Embriacus, Guarnerius iudex et Iohannes Bisacia.
(S.T.) Ego magister Nicolaus de Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, extraxi et exemplavi hec ut supra de cartulario Enrici de Bisanne notarii sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel dempto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve seu causa abreviationis litterarum, sententia in aliquo non mutata, de precepto tamen domini Guiscardi de Petrasancta, potestatis Ianue, millesimo CC°LII°, indictione X, die XXX iulii, presentibus Porcheto Streiaporco, Iacobo Papia et Willelmo Arfachino.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 118-120.
Sulla riconsegna a Genova del castello di Piena
25 marzo 1252
Guarnerio Iudex è testimone e nel consiglio che sottoscrive un atto del 25 marzo 1252 con cui viene riconsegnato a Genova castello di Piena.
729.
1252, marzo 25, Genova
Guiscardo de Petrasancta, podestà di Genova, con il beneplacito del Consiglio del Comune, accoglie le richieste formulate da Raimondo Restagno e Giovanni Clerico, procuratori della comunità di Breil. I detti procuratori si impegnano a riconsegnare il castello di Piena nelle mani dei Genovesi a richiesta del podestà.
In nomine Domini amen. Dominus Guiscardus de Petrasancta, Ianuensis civitatis potestas, de beneplacito et auctoritate consilii per cornu, campanam et vocem preconis more solito congregati et hominum sex de qualibet compagna vocatorum et electorum ad brevia iuxta formam capituli, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso, convenit et promisit Raimundo Restagno et Iohanni Clerico, sindicis, actoribus et procuratoribus universitatis hominum Brelii, recipientibus nomine ipsius universitatis, de quo sindicatu seu procuratione apparebat instrumentum factum manu Willelmi Rostagni notarii, M°CC°LII°, indic(tione) X, die X marcii, quod comune Ianue attendet et observabit dictis hominibus Brelii in omnibus et per omnia secundum tenorem peticionum infrascriptarum quas dicti sindici faciebant pro universitate dictorum hominum Brelii a potestate et comuni Ianue, salvis tamen capitulis comunis Ianue et conventionibus. Tenor peticionum talis est: «Iohannes Clericus et Raimundus Restagnus, sindici et procuratores et actores constituti ab universitate hominum de Brelio, predicto nomine, petunt dicte universitati sive dictis hominibus Brelii omnino remitti a comuni Ianue et a comuni Vigintimilii omnes redditus et introitus et quicquid dicti homines Brelii habuerunt a tempore quo homines Victimilii electi fuerunt de Vigintimilio, de Penna et territorio Penne et de Padulo et territorio Victimilii singulariter vel particulariter usque ad recollettionem futurarum messium presentis annis. Item petunt quod homines Brelii possint et debeant omnes terras quas excoluerunt seu laboraverunt vel boscaverunt in territorio Penne tenere usque ad duos annos proximos excepto anno presenti, ita quod non reddant de ipsis terris alicui persone ullum drictum seu redditum. Item petunt quod homines Brelii qui habent terras sive campos in dicto territorio Penne, quando ipsi laborabunt ibi dictas terras suas, boves sui domiti cum quibus laboraverint tunc non debeant dare bannum, imo pascant sine banno. Item quod avere dictorum hominum Brelii non possit in territorio Penne pascendo tangi pro uno banno ultra soldos decem ianuinorum. Item quod non possint hinc usque ad annos quatuor proximos impediri ab aliquo dicti comunis Ianue et Vintimilii occasione debitorum dominorum suorum comitum Vintimilii et a dicto tempore ultra non possint similiter impediri nisi circa festum sancte Marie Candelarie predicta occasione et hoc in tantum quantum ipsi tenerentur in certa quantitate dictis comitibus et tunc quicumque prius debent recipere primo recipiat pro debitis dictorum comitum. Item quod aliquis de dicto comuni Victimilii non debeat nec possit ab aliquo de Brelio petere ultra suam sortem pro debitis preteritis usque in hodiernum diem. Item quod omnis captio seu offensa facta hactenus remittatur omnino et homines capti reddantur ab utraque parte. Item quod hominibus castri Penne remittatur ut supra et quod soldi XL quos comune ipsius castri debebat annuatim dare castellanis eiusdem loci usque modo sibi remittantur et quod dictum comune debeat teneri et tractari sicut consuevit tempore quo Victimilienses exiverunt de Victimilio et volunt reddere in forciam comunis Ianue castrum Penne et habere proinde a comuni libras quinquaginta ianuinorum». Predicta omnia et singula promisit dicta potestas, nomine comunis Ianue, dictis sindicis, recipientibus nomine universitatis hominum Brelii, attendere et observare, salvis conventionibus et capitulis, sub ypotheca bonorum comunis Ianue. Et dicti sindici, nomine ipsius universitatis, confessi fuerunt se habuisse a dicta potestate, nomine comunis Ianue, libras quinquaginta ianuinorum predictas, renunciantes exceptioni non numerate pecunie et non accepte et omni alii exceptioni. Et promiserunt eidem potestati, dictis nominibus, reddere castrum Penne in fortiam et virtutem comunis Ianue ad voluntatem dicte potestatis. Nomina consiliariorum et illorum de compagnis qui fuerunt ad dictum consilium in quo dictum negocium positum fuit sunt hec: Obertus Pulpus, Ferrarius de Castro, Bonvassallus Sardena, Symon Tartaro, Rubeus de Volta, Grimaldus de Grimaldis, Andreas Domusculte, [Iacharias] de Castro, Enricus Picamilius, Symon Embronus, Obertus Aurie, Conradus de Castro, Nicolaus de Mari, Marinus Ususmaris, Amb(rosius) Grillus, Obertus Advocatus, Nicola Ebriacus, Rubeus de Turcha, Enricus de Nigro, Petrus Grillus, Percivallis Aurie, Ugo Fornarius maior, Ottobonus de Camilla, Lanfrancus Cigala, Lanfrancus Ususmaris, Iacobus Zurlus, Lanfrancus Albericus, Willelmus de Castro, Nicolosus Comes, Iohannes Spinula, Ansaldus Policinus, Matheus Pignolus, Iacobus de Valentia, Manuel Aurie, Obertus de Grimaldo, Iohannes de Tiba, Symon Picamilius, Willelmus de Bulgaro, Andreas Gatuluxius, Thomas de Vivaldo, Ginatha Cavarruncus, Enricus Contardus, Nic(olaus) Mignardus, Enricus Guercius, Albertus de Albiçola, Enricus Lecavela, Willelmus Boletus, Willelminus de Camilla, Iohannes Iacharias, Nic(olaus) de Vultabio, Castellanus de Savignono, Enricus Traverius, Obertus Ceba, Becorubeus Vicecomes, Ansaldus Bachemus, Martinus bancherius, Enricus Barcha, Faciolus de Volta, Opiço de Castro, Iohannes Albericus, Anselmus Bufferius, Oliverius Taxus, Iacobus Ventus Thome, Enricus Artimonus, Symon Streiaporcus, Willelmus Buferius, Ottobonus Bachemus, Willelmus Cerriolus, Rubeus de Orto, Gigans Calvus, Iohannes Guaracus, Bonifatius Richerius, Stephanus Lecavela, Willelmus de Mari, Ansaldus de Ast, Lanfrancus de Murta, Poncius Ricius, Nicolosus Aurie, Willelmus Bucucius, Pançaninus Panzanus, Iohannes de Guisulfo, Andreas de Orto, Iacobus de Murta, Willelmus Embronus, Grimaldus Piper, Iacobus de Volta, Ligaporcus, Enricus bancherius, Lanfrancus Ialnus, Iacobus de Nigro quondam Ottonis, Ianuinus de Prementorio, Iacobus Capelletus, Ansaldus de Asture, Paganus Cavaruncus, Enricus de Gavio, Otto de Cruce, Ogerius de Pallo, Martinus Bachemus, Guarnerius Caparragia, Iacobus de Facio, Anfussus Arcantus, Petrus Cairatus, Thomas de Castelleto, Napulionus de Vultabio, Bonusvassallus de Domo, Pasturellus de Donato, Iacobinus Advocatus, Ido de Murta, Iacobus Blancus, Lanfrancus Pignolus, Enricus Belmustus, Willelminus Lercarius, Francischinus de Guarnerio, Lanfrancus de Sancto Ginesio, Fulco de Castro, Philipus Ebriacus, Balduinus Detesalve, Willelmus Maloucellus, Guido Policinus, Ansaldus Cigala, Ido de Savignono, Iacobus Bestagnus, Guido Spinula et Guarnerius iudex. Actum Ianue, in palacio Fornariorum, anno dominice nativitatis M°CC°LII°, indic(tione) nona, die vigesimo quinto marcii. Testes Porchetus Streiaporcus, Guarnerius iudex, Willelmus de Varagine et Guaracus de Sancto Laurentio. Plura instrumenta unius tenoris sunt inde rogata fieri.
(S.T.) Ego Iacobus Bonacursus, notarius sacri Imperii, ut supra exemplavi de cartulario Enrici de Bisanne notarii ut in eo vidi et legi, nil addito vel minuto quod mutet sensum vel variet intellectum et in publicam formam redegi, mandato et auctoritate domini Guillelmi Bucanigre, capitanei populi Ian(uensis), anno dominice nativitatis millesimo CC°LX°, indictione tercia, die XVII iunii, presentibus testibus Opicino de Musso, Festa de Rivarolia et Iacobo Isembardi, scribis, Enrico Drogo, Symone de Sancto Syro et Petro Dentuto.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 211-214.
Sulla Convenzione di Ninfeo
28 aprile 1261
Estratto dalla pagina dedicata alla Storia della Città di Genova dalle Sue Origini alla Fine della Repubblica Marinara
reperibile sul sito di Enrico Giustiniani:
…[omissis]…
Scoppia la guerra tra Genova e Venezia. Lorenzo Tiepolo per i veneziani “accende le polveri” attaccando e devastando la colonia genovese di Acri. Tra le perdite vengono registrate molte navi e anche la chiesa. Pisa già in conflitto con Genova si allea con Venezia. Rosso della Torre partito per Acri con 29 navi, il 23/6/1258 viene sconfitto da 80 galee veneziane. Il quartiere genovese viene selvaggiamente saccheggiato dai veneziani. Lucca fedele alleata di Genova, dona alla Repubblica una notevole somma di denaro. Genova ringrazia per il generoso gesto ma restituisce la somma.
Mentre la situazione sembra diventare critica per Genova, il legittimo pretendente al trono di Costantinopoli Michele Paleologo chiede aiuto alla Repubblica per poter liberare il proprio impero dagli occupanti "latini". Genova vede nell'alleanza la possibilità di limitare notevolmente l'influenza veneziana nell'area orientale e quindi danneggiare considerevolmente gli interessi economici vitali per Venezia. Guglielmo Visconte e Guarnieri Giudice ambasciatori per la Repubblica, vengono celermente inviati a Ninfeo per prendere accordi. Il 31/3/1261 viene firmata la Convenzione di Ninfeo ratificata a Genova il 28/4. Genova contribuisce all'alleanza con denaro ed una flotta composta da 6 navi e 10 galee guidata da Martino Boccanegra. In cambio vengono riconosciuti diritti su vari territori e privilegi economici. Particolare molto importante è che ai notevoli guadagni genovesi corrispondono ingenti perdite veneziane.
La notte del 25/7/1261 Alessio Strategopulo occupa con un colpo di mano Costantinopoli per conto dell'Alleanza, costringendo l'imperatore illegittimo Baldovino II a fuggire scortato dalla flotta veneta.
…[omissis]…
«Storia della Città di Genova dalle Sue Origini alla Fine della Repubblica Marinara»
http://www.giustiniani.info/genova.html
Sugli eventi del 1261
Anno 1261
1261. — E l'anno di mille ducentosessantuno fu sotto il Boccanigra, Giordano di Raalvengo cittadino astigiano —. E la città mandò due ambassatori, Guglielmo Viceconte e Guarnero Giudice a Michel Paleologo imperatore di Costantinopoli, nel qual era pervenuto l'imperio, poi ch'era stato ultimamente in mano d'imperatori latini cinquecento anni. E gli ambassatori furono ben veduti, e fecero convenzione e lega con sua maestà ch' era inimica de' Veneziani, e donò alla Repubblica la città di Lesmirre; e, secondo alcuni altri scrittori, ancora le donò l'isola di Scio. Ed in Genova si armarono sei navi e dieci galere, delle quali fu capitano Martino Boccanigra fratello del capitano Guglielmo; e andarono in aiuto dell'imperatore contra Veneziani. E già era morto Papa Alessandro; e successe Papa Urbano di nazione francese della città di Troes in Campagna, il quale scomunicò Genovesi per causa della lega, che avevano fatto con l'imperator greco contra Veneziani, ed interdisse la città delle cose sacre. E quest'anno la Repubblica comprò le terre di Triora, d'Odi, Alma e la metà di Buzana da Ianella Advocato, e dai fratelli per due mila trecento lire.
Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 427-428.
Sull'ambasciata presso l'imperatore di Bisanzio
13 marzo 1261
Assieme a Guglielmo Visconti, Guarnerio Giudice è ambasciatore di Genova presso l'imperatore Paleologo di Bisanzio.
Génial renversement de la politique coloniale de Gênes, le traité de Nymphée est dû à l'initiative personnelle de Guglielmo Boccanegra, qui n'a pas craint l'excommunication pontificale pour redonner à sa ville la maîtrise de la mer. A la fin de l'année 1260, deux ambassadeurs, Guglielmo Visconti et Guarnerio Giudice, partent dans le plus grand secret auprès de Michel VIII Paléologue. Les négociations ne trainent pas; le 13 mars 1261, le texte est approuvé et le 27 avril, le basileus donne pleins pouvoirs à trois légats envoyés à Gênes, où le traité est ratifié le 10 juillet.
Michel Balard
«L'evolution de la politique Génoise»,
pag. 43
in «La Romanie Génoise (XIIe - Début du XVe Siècle)», Vol. I
Atti della Società Ligure di Storia Patria
Nuova Serie - Vol. XVIII (XCII) - Fasc. I
Genova - MCMLXXVIII
Sulla ratifica del trattato con l'imperatore Michele VIII
10 luglio 1261
Guarnerio Iudex sottoscrive, come ambasciatore del comune di Genova, un atto del 10 luglio 1261 che ratifica il trattato di alleanza con l’imperatore Michele VIII Paleologo. Fra i testimoni, anche Iacobo Iudex.
749.
1261, luglio 10, Genova
Il comune di Genova ratifica l’inserto trattato di alleanza stipulato dai suoi ambasciatori il 13 marzo precedente con l’imperatore Michele VIII Paleologo.
[Conventio imper]atoris Grecorum.
In nomine domini nostri Iesu Christi feliciter amen. Cum viri nobiles Guillelmus Vicecomes et Guarnerius iudex, nuncii et ambaxatores comunis Ianue, iverint ad excellentissimum imperatorem Grecorum, serenissimum dominum Michaelem, Ducam, Angelum, Comnenon, Palealogum, et fecerint convencionem cum ipso serenissimo imperatore, nomine et vice comunis Ianue, cuius tenor talis est:
In nomine domini nostri Iesu Christi et gloriose matris Marie amen. Michael, in Christo Deo fidelis imperator, moderator Grecorum, Duc, Angelus, Comnenus, Palealogus. Ex quo Guillelmus Vicecomes et Guarnerius iudex delegati fuerunt, mandato dominorum suorum, videlicet domini Martini de Fano, potestatis Ianue, domini Guillelmi Buccanigre, capitanei Ianue, consensu et comuni consilio octo nobilium et ancianorum et consiliariorum populi et comunis Ianue, ad nostrum imperium syndici, nuncii et procuratores, ad loquendum, petendum, tractandum, confirmandum, affirmandum et complendum cum imperio nostro omnia que ipsis commissa fuerunt a predictis eorum dominis potestate et capitaneo et toto comuni Ianue, venerunt ad imperium nostrum, imperium nostrum recepit eosdem illariter, honorifice et benigne et locuti fuerunt cum imperio nostro omnia capitula que ipsis commissa fuerunt petenda et petierunt ab ipso imperio nostro effectum eorumdem. Descendimus et nostrum imperium condescendit ad predicta capitula complenda et iuravit et promisit dictis nunciis, procuratoribus atque sindicis, recipientibus nomine et vice comunis Ianue, ipsa capitula per presens privilegium de aurea bulla imperii nostri munitum ad sancta evangelia et honorabilem et vivificatricem crucem et omnes sanctos. Im primis quod a presenti die in antea habebit imperium nostrum et successores eius amorem et pacem perpetuam cum comuni Ianue et districtualibus eius et quod habebit guerram de cetero cum comuni Veneciarum et cum Veneticis omnibus, inimicis nostris, et quod non faciet pacem cum ipso comuni, treugam neque concordium sine consciencia et voluntate comunis Ianue et dictum comune Ianue non faciet pacem, treugam neque concordium cum ipso comuni Veneciarum sine consciencia et voluntate nostri imperii. Item quod salvabit per se et homines dicti imperii quod habet et Dei misericordia acquisiverit in mari et terra, in portibus et insulis quos et quas habet et de cetero divina pietate acquisiverit universos Ianuenses et de districtu Ianue et eos omnes qui Ianuenses appellabuntur, in personis et rebus, sanos et naufragos, dum tamen testificetur per litteras potestatis Ianue seu capitanei vel consulum Ianuensium qui tunc fuerint in partibus Romanie eos esse Ianuenses vel de districtu Ianue vel dictos Ianuenses. Item dedit et concessit dictis nunciis et sindicis, recipientibus nomine et vice comunis Ianue et singulorum Ianuensium, liberalitatem, franchiciam et immunitatem de cetero in perpetuum in mari et terra, in portubus et insulis nostris quos et quas nunc habet et de cetero Dei misericordia acquisiverit, ita tamen quod omnes Ianuenses et de districtu Ianue et dicti Ianuenses sint franchi, liberi et immunes in toto predicto imperio nostro ab omni comergio, dacita et exactione, intrando imperium nostrum et exeundo, stando et eundo de terra in terram per mare et per terram, cum mercibus vel sine mercibus illuc delatis vel illic emptis et alio deferendis personaliter vel realiter. Item dedit et concessit in terris infrascriptis et qualibet earum ad liberum, iure proprietatis et dominii, in Anea, Smirris, in Landrimitri et, Dei misericordia, in Constantinopoli et in partibus Salonichi aput Cassandriam et in infrascriptis insulis et qualibet earum, silicet in Metelin, in Syo et, Dei misericordia, in Creti et in Negrampo, logiam, palacium, ecclesiam, balneum, furnum et iardinum et domos sufficientes ad stallum mercatorum qui ibidem utentur causa negociandi, ita tamen quod ex ipsis aliqua pensio peti non debet nec exigi et in predictis terris et insulis habere debent et possint Ianuenses et in qualibet earum ad eorum velle consules, curiam et iurisdictionem meram et mixtam in civilibus et criminalibus omnibus super omnibus Ianuensibus et de districtu Ianue qui dicuntur Ianuenses, et si questio erit utrum aliquis esset Ianuensis vel de districtu vel appellatus, credatur et stetur assercioni consulum Ianuensium qui tunc temporis fuerint. Promisit autem et convenit quod non recipiet aliquem Ianuensem nec de districtu in vassallum hominem seu fidelem quin semper sit sub curia et iurisdictione consulum Ianuensium et sub ipsis respondere teneatur tamquam civis et habitator Ianue. Item promisit et convenit quod non impediet vel impediri faciet nec permittet in toto nostro imperio quod habet et Dei misericordia acquisierit aliquem Ianuensem vel de districtu Ianue vel dictum Ianuensem pro facto seu delicto alterius occasione aliqua in persona vel rebus, sed pena suos teneat actores, ita quod ceteri nullum dampnum vel lesionem paciantur pro debito alterius, delicto vel rapina, et si quis esset inculpatus vel acusatus vel requisitus de aliquo debito, rapina seu delicto aliquo, cognoscatur de hiis sub curia et iurisdictione consulum Ianuensium et si aliquis de terra nostri imperii vel aliquis qui non sit de nostro imperio nec sit Ianuensis offenderet aliquem predictorum Ianuensium vel esset debitor de aliqua quantitate, imperium nostrum procedet et faciet iusticiam summariam et expeditam. Item quod non permittet de cetero in tota terra et insulis nostri imperii quas habet et Dei misericordia acquisierit aliquam armatam fieri, que armata sit et esse debeat contra comune Ianue vel Ianuenses et districtus, non receptabit nec receptari permittet armatam aliquam contra Ianuenses factam in toto dicto nostro imperio neque concedet inimicis comunis Ianue mercatum aliquod, exceptis Pisanis qui sunt fideles nostri imperii, et omnes piratas contra comune Ianue de toto nostro predicto imperio expellet et persequetur eosque atque puniet secundum iusticiam offensores. Item promisit, convenit et confirmavit iura, rationes et privilegium iurium et edificiorum, divina misericordia faciente, que comune Ianue seu aliquis pro comuni consuevit habere in urbe magna Constantinopolis et si Dominus omnipotens concesserit imperio nostro recuperare et capere dictam civitatem, tunc dabit in civitate predicta palacium comuni Ianue, stallum, possessiones et introitus et gratiam faciet dicto comuni, videlicet quod dabit dicto comuni ecclesiam Sancte Marie quam modo tenent Venetici cum logiis que sunt circa ipsam ecclesiam et cimiterio ipsius atque solum castri Veneticorum quod est in ipsa civitate, si dictum comune instanter et efficaciter ad dictam civitatem capiendam succursum miserit galearum. Item dedit et concessit, iure proprietatis et dominii, cum plena iurisdictione mera et mixta civitatem sive locum Smirrarum et eius portum cum suprapositis possessionibus et districtu et habitatoribus, introitu exituque maris et terre, liberam et expeditam perpetuo possidendam, videlicet totum illud quod pertinet imperatorie maiestati, salvis iuribus episcopatus et ecclesiarum ipsius civitatis et eorum militum qui sunt privilegiati in ipsa civitate in hereditate ab imperio nostro in ordine milicie, que civitas est utilis ad usum mercationum et habet bonum portum et est affluens bonis omnibus. Promisit iterum et convenit dare annuatim comuni Ianue pro sollempniis perparos quingentos et duo palia deaurata et archiepiscopatui Ianue annuatim perparos sexaginta et palium unum deauratum, ut memoratur in privilegio felicis memorie domini Emmanuelis, imperatoris quondam Grecorum. Item promisit et convenit quod non faciet de cetero comuni Ianue devetum aliquod in toto dicto imperio quod habet et Dei misericordia acquisierit de aliquibus mercationibus, victualibus atque grano, sed ipsas mercationes, victualia et granum permittet extrahere de toto iam dicto imperio omnibus et singulis Ianuensibus et deferre libere et expedite, sine aliquo impedimento dacite, commergii seu exactionis. Item promisit et convenit quod non detinebit nec detineri faciet nec permittet aliquam navim neque lignum alicuius Ianuensis aliqua occasione, nec aliquem Ianuensem in persona vel rebus, sed ipsos et ipsas semper exire permittet de toto imperio personaliter et realiter nisi inculpatus foret de aliquo debito, furto vel rapina de quibus sub curia Ian(uensium) debeat iudicari. Item promisit et convenit quod non imponet nec exiget nec exigi faciet ab aliqua persona aliquod novum commergium, dacitam seu exactionem in toto imperio predicto quod habet et acquisierit Dei misericordia de illis mercationibus quas emerit a Ianuensibus nec ipsis vendiderit nec qui dicantur Ianuenses nisi ut hinc retro tempore felicis memorie domini imperatoris Kaloiani, agnati nostri, de similibus mercationibus solitum fuit exigi et haberi. Promisit iterum et convenit quod non permittet ire de cetero negociatum intra maius mare aliquem Latinum nisi Ianuenses et Pisanos et eos qui deferrent peccuniam seu res nostri vestiarii, quibus Ianuensibus devetum non faciet eundi intra maius mare et redeundi cum mercibus vel sine mercibus, sed libere possint ire et expediri ab omni comergio et redire. Promisit insuper et convenit, firmatis et ratificatis per sacramentum hiis que continentur in presenti privilegio per potestatem Ianue, capitaneum Ianue et octo nobiles et ancianos et totum comune atque consiliarios Ianue versus imperium nostrum, quod liberabit et absolvet a carceribus et vinculis omnes Ianuenses et de districtu Ianue et qui dicuntur Ianuenses qui sunt in carceribus nostri imperii et ipsos ire et recedere permittet. Predicta vero omnia et singula, ut continentur superius, promisit et convenit imperium nostrum et iuramento confirmavit per se et successores predictis sindicis, nunciis et procuratoribus, recipientibus nomine et vice comunis Ianue et singulorum Ianuensium, ex quo ergo predictas peticiones dictorum nunciorum recepit et adimplevit imperium nostrum et per iuramentum confirmavit. Iuraverunt namque et predicti nuncii videlicet Guillelmus Vicecomes et Guarnerius iudex ad sancta Dei evangelia et ad honorabilem et veram crucem et omnes sanctos et receperunt super animas suas et dominorum suorum potestatis et capitanei et octo nobilium et ancianorum, consiliariorum et tocius comunis ut adimpleant et isti videlicet potestas, capitaneus et comune omnes peticiones imperii nostri subscriptas et iurare debeant multociens dicti videlicet potestas, capitaneus, anciani, octo nobiles et comune Ianue ut adimpleant isti et per iuramentum confirment et ratificent infrascripta. Im primis quod comune Ianue habebit de cetero pacem et amorem perpetuum cum imperio nostro et successoribus eius et non faciet pacem, treugam nec concordium cum comunibus inimicis nostris Venet(icis) sine conscientia et voluntate imperii nostri et sicut imperium nostrum tenetur non facere treugam, pacem nec concordium cum ipsis Venet(icis) sine voluntate et conscientia dicti comunis Ianue. Item quod salvabunt, custodient et defendent et honorabunt in Ianua et districtu Ianue quem habet et de cetero acquisierit omnes nuncios et homines et fideles nostri imperii. Item quod omnes mercatores et singuli qui sunt de terra nostri imperii possint ire Ianuam et facere mercanciam et totum districtum eius quem habet et de cetero acquisierit et extrahere de Ianua et districtu eius de omnibus mercimoniis et armis et equis libere, sine aliqua dacita vel comergio, et quod sint liberi et franchi in Ianua et districtu eius quem habet et acquisierit eundo et redeundo et quod custodiri debeant sani et naufragi. Item quod non permittent aliquam armatam fieri in Ianua vel districtu eius habito et habendo per aliquos inimicos imperii nostri vel per aliquos alios contra dictum imperium vel gentes seu insulas imperii nostri. Item quod omnes Ianuenses et de districtu Ianue qui voluerint venire in servicium nostri Imperii possint venire cum galeis, armis, navibus et equis et quod dictum comune, potestas et capitaneus non possint ipsos detinere. Item quod omnes Ianuenses et de districtu Ianue et qui pro Ianuensibus se appellant qui fuerint in imperio nostro adiuvabunt ad deffendendum et deffendent terram nostri imperii et homines bona fide, non tamen propterea possint detineri personaliter vel realiter quin semper ad eorum voluntatem de nostro imperio exire possint et recedere personaliter et realiter. Item si aliqua navis mercatorum Ianue fuerit in imperio nostro et tunc acciderit quod stolus Pisanorum seu Veneticorum vel aliorum qui habent guerram cum imperio nostro et capitaneus seu duccas vel castellanus loci ubi iam dicta navis esset requireret de hominibus navis predicte pro muniendo castrum et pepigerit cum ipsis Ianuensibus per tantum tempus quantum pactum fecerit cum ipsis dando ipsis solidos videlicet decem dierum vel viginti vel unius mensis vel plus vel minus, quod dicti Ianuenses qui pepigerint teneantur debito castrum illud defendere et salvare sicut castrum proprium Ianuensium et non facere aliquam maliciam dicti castri seu tradictionem, quod castrum reddere debeant illi homini qui ibi fuerit pro parte imperii nostri, et si inveniretur quod dicti Ianuenses facerent maliciam seu traditionem dicti castri, teneantur comune Ianue, capitaneus et potestas contra ipsos correctionem et vindictam facere sicut essent in simili casu traitores comunis Ianue. Item quod nuncii imperii nostri semper ad eorum voluntatem possint extrahere de civitate Ianue et districtu habito et habendo libere, sine aliquo comergio, arma et equos. Item quod si necesse habuerit galearum imperium nostrum et eas petere voluerit pro serviendo imperio nostro, comune Ianue, capitaneus et potestas armabunt ab una galea usque in quinquaginta cum expensis imperii nostri, sicuti apparet et scriptum est de expensis in isto privilegio sacramentato, videlicet quod homines uniuscuiusque galee quolibet mense habeant pro victualibus cantaria nonaginta panis biscocti, que sunt ad pondus librarum Romanarum libre quatuordecim milia quadringente; item fabas modia decem ad modium Constantinopolis, item carnes sallitas cantaria sex Ianue, que sunt libre noningente sexaginta Romane. Item caseum libre mille Romane; item vinum ad mitram ruffi ducentos bm quadraginta. Item quod homines predictarum galearum debent habere solidos imperii nostri pro quolibet mense et quolibet homine sicut hic continetur, videlicet comitus uniuscuiusque galee perperos sex et dimidium, quatuor nauclerii uniuscuiusque galee perparos tredecim, videlicet quilibet nauclerius perparos tres et karatos sex, supersalientes uniuscuiusque galee quadraginta perparos centum, videlicet pro quolibet perperos duos et dimidium, petentarius uniuscuiusque galee perparum unum et karatos decem et octo, vogerii centum octo uniuscuiusque galee perparos centum octuaginta novem, videlicet pro quolibet perparum unum et karatos decem et octo. Predictos namque solidos et victualia dabit et solvet imperium nostrum populo dictarum galearum ab ea die qua recesserint de portu Ianue dicte galee in antea et comune Ianue teneatur debito dictas galeas apparare bene et integre de totis sarciis earum et apparatu. Que galee et homines ipsarum servire debent imperium nostrum contra homines omnes inimicos imperii nostri, excepto contra Ecclesiam Romanam et contra illas comunitates et barones cum quibus comune Ianue pacem seu convencionem habet, qui debent nominari et cognosci et dari in scriptis ea die qua iurabunt versus imperium nostrum potestas, capitaneus, octo nobiles, anciani, consiliarii et comune Ianue. Et imperium nostrum galeas sibi missas licentiabit de imperio nostro, facto servicio imperii nostri, et si acciderit quod ipsas licenciaret infra diem primam intrantis mensis octubris, quod homines ipsarum galearum habuerint dictos solidos et dispendium quadraginta dierum tunc proxime futurorum ex quo licenciate fuerint, si vero ante dictum terminum dierum quadraginta dicte galee accesserint portum Ianue, teneatur dictum comune restituere imperio nostro solidos et dispendium qui superessent illorum dierum qui superessent, de quibus faciat imperium nostrum voluntatem suam, et si acciderit quod imperium nostrum licenciaret dictas galeas transacta dicta prima die octubris, quod dabit imperium nostrum solidos et dispendium hominibus ipsarum galearum per tantum tempus quantum moram fecerint ad accedendum portum Ianue. Teneantur tamen admiratus, comiti et nauclerii dictarum galearum iuramento quod licet imperium nostrum ante dictum terminum ipsas licenciet vel post ire cum dictis galeis efficacius omnibus modis nullo tardatu apud Ianuam comode ad eorum posse. Item quod aliquis mercator Ian(uensis) af vel de districtu vel qui dicatur Ianuensis non portabit res alicuius extranei intrando terram imperii nostri nec exeundo de ea in fraudem comergii nostri imperii et hoc cognoscatur litteris vel testimo <nio> consulum Ianuensium qui tunc fuerint Romanie. Item quod omnes mercatores Ian(uenses) et districtus habeant licenciam faciendi et exercendi et extrahendi de toto imperio nostro omnes merces, excepto auro et argento nisi foret de voluntate imperii nostri, perparos autem et turchefaros liceat eos extrahere ad eorum voluntatem et deferre. Ex quo autem dicti nuncii, sindici et procuratores requisiverunt ab imperio nostro logiam apud Landimitri, in Syo, Annea, Metelin, Cassandria et Smirris et, Deo volente, in Constantinopoli et in Negroponti et in Creti et dedit et concessit ista ipsis, promiserunt et promittunt ipsi nuncii quod negociationes quas Ianuenses et qui nominati sunt Ianuenses offerent ad domus suas, quas negociationes apportabunt de partibus exteris et eas negociationes in scripto et per sacramentum dabunt et manifestabunt et denunciabunt certissime comergeariis imperii nostri, ut comergearii ius suum accipiant et ab aliis extraneis, preter a Ianuensibus. Alie autem mercationes quas offerent alii mercatores Greci et alie generationes extra Ianu(ense)s poni debent ad domus imperiales et ibi ipsas comperare debeant Ianuenses, ita ut isti quidem liberi sint, alii autem solvant ius comergii. Predicta omnia et singula promittit imperium nostrum per presens privilegium sacramentatum salvare et attendere si potestas, capitaneus Ianue, octo nobiles et anciani et consiliarii et totum comune iurabunt conventiones predictas iuratas a predictis nunciis, sindicis et procuratoribus delegatis, videlicet Guillelmo Vicecomite et Guarnerio iudice, et salvabunt et confirmabunt ipsas omnes iuratas et firmatas per predictos sindicos, nuncios et procuratores secundum quod continetur in privilegio inde facto. Acta fuerunt predicta in Rom(ano) imperio, in aula imperiali que est apud Nifum, M°CC°LX° primo a nativitate domini nostri Iesu Christi, indic(tione) quarta, die XIII marcii.
Ad requisicionem et instanciam nobilium virorum dilectissimi avunculi ipsius excellentissimi imperatoris parachimemoni, magni anuli Imperii sui, Isachii Ducis et pansebastis sebastis, familiaris eiusdem serenissimi imperatoris, domini Theodori Crivicioti et venerabilis archidiaconi beneducti cleri imperii sui domini Leonis, habencium plenum mandatum ab ipso felicissimo imperatore, ut constitit per instrumentum factum manu Iacobi Maçuki notarii, M°CC°LXI°, die XXVIII aprilis, indic(tione) quarta, bulla aurea sui imperii roboratum, illustres et potentes viri dominus Iordanus de Rahalvengo, potestas, et dominus Guillelmus Buccanigra, comunis et populi Ian(ue) capitaneus, die decima mensis iulii, feliciter di amen, congregato universo consilio more solito cornu, campana et voce preconis, in quo fuerunt octo nobiles, anciani populi, consiliarii magni consilii, omnes consules misteriorum et quatuordecim viri de nobilioribus, melioribus et dicioribus comunis Ianue per compagnam ad hoc specialiter ad brevia vocati, exposita et lecta forma ipsius convencionis per Lanfrancum de Sancto Georgio, comunis Ianue notarium et cancellarium, coram eis, ipsorum auctoritate, consensu, decreto, voluntate, ordinacione et consilio, presentibus ipsis ambaxatoribus eiusdem imperatoris in ipso consilio existentibus, tactis corporaliter evangeliis, iuraverunt ad sancta Dei evangelia et ad vivificatricem crucem et ad omnes sanctos Dei ipsam convencionem promissam, factam, firmatam et iuratam cum excellentissimo imperatore Grecorum, magnifico et serenissimo domino, per iam dictos nuncios et ambaxatores comunis Ianue, nomine et vice ipsius comunis, sicut distincte et aperte in ipsa per omnia continentur de cetero attendere et observare et observari facere bona fide et sine fraude, salvis semper hiis omnibus exceptuatis que inferius denotantur, que ipsis nunciis et ambaxatoribus eiusdem domini imperatoris in ipso consilio legi fecerunt et exhiberi in scriptis sicut per ipsam convencionem extiterat ordinatum. Postmodum vero octo nobiles, anciani populi, consiliarii, consules misteriorum et quatuordecim viri iam dicti, quorum nomina inferius denotantur, similiter ipsis evangeliis corporaliter tactis, sicut ipsi domini potestas et capitaneus iurarunt ut superius continetur ita iurarunt attendere et observare bona fide et sine fraude. Qua iurata, ipsam convencionem cum additionibus infrascriptis approbarunt, ratificarunt et per omnia confirmarunt, eodem serenissimo imperatore Grecorum ipsam convencionem, sicut nunc scripta est et in presenti pagina omnia continentur, inviolabiliter cum ipsis additionibus observante et observari faciente bona fide et sine fraude. Que omnia et singula supradicta cum hiis que subscribuntur inferius et specialiter quod dominus imperator predictus cum omnibus illis qui voluerint habere pacem cum comuni Ianue faciet pacem cum eis, si ipse voluerit habere pacem et concordium cum eis, iam dicti ambaxatores eiusdem serenissimi imperatoris, tactis corporaliter evangeliis, in presencia supradictorum omnium in ipso generali consilio iurarunt ad sancta Dei evangelia et ad vivificatricem crucem et ad omnes sanctos et in anima ipsius domini imperatoris attendere et observare hec omnia et quod ipse serenissimus imperator ipsa per omnia observabit inviolabiliter et faciet a suis subditis et fidelibus observari cum addicionibus sepedictis. Nomina autem illorum que exceptuata sunt de presenti convencione, qui habent convencionem cum comune Ianue sunt hec: im primis sacrosancta Romana Ecclesia, imperator Romanorum, civitas Rom(e), rex Fran(cie), rex Castelle, rex Anglie, rex Sicilie, rex Aragonum, rex Armenie, reges et regna Cipri et Ierusalem, comes Tholosanus, comes Provincie, dominus Philipus de Montfort, dominus Tyri et heredes eius, omnes barones regnorum Ierusalem, Cipri et Syrie christiani, hospitale Sancti Iohannis Ierosolimitani et omnes alie mansiones religiose, civitas Acon, rex Tunesim, soldanus Babillonie, Damasci et Alapii, soldanus Turchorum, marchio Montisferrati et omnes Lombardi, civitas Pisarum, Guillelmus de Villaard(uino), princeps Archaye et successores eius. Item ipsi dominus potestas, dominus capitaneus et comune Ianue promiserunt eisdem ambaxatoribus, recipientibus nomine et vice ipsius domini imperatoris, quod si aliquis ex infidelibus vel proditoribus ipsius in civitate Ian(ue) vel suo districtu inventus fuerit, comune Ianue ipsum puniet tamquam proditorem et offensorem comunis Ianue et quod persequentur piratas omnes anelantes ad offensionem sui imperii in toto posse et districtu Ianue quemadmodum idem serenissimus imperator comuni Ianue facere promisit et superius continetur. Nomina supradictorum qui pacem et convencionem presentem iurarunt sunt hec. Im primis octo nobiles: Iacobus Mallonus, Iacobus de Galiana, Martinus Tornellus, Pascalis Vicecomes, Guillelmus Reflatus, Nic(olaus) de Serrino, Matheus Pignolus et Lanfrancus de Guisulfo. Anciani: Andriolus Embriacus, Marinus Adalardus, Iacobus Manens, Iohannes Bosus, Bonvassallus Garafia, Nic(olaus) de Bulgaro, Iacobus Guaraccus, Willelmus de Romano, Pascalis de Oliva, Ido de Murta, Symon de Zuffa, Raymundus Buccucius, Fredericus Frondus, Bernardus de Begali, Willelmus Lercarius quondam Ugonis, Iohannes Ugonis, Willelmus de Porta, Guillelmus de Alpis speciarius, Guillelmus de Prementorio, Lanfrancus pelliparius, Nic(olaus) Nigrinus, Iacobus Bestagnus, Willelmus Bocatus, Guillelmus Calvus, Pascalinus de Arcu, Benevenutus Pinellus. Consiliarii, consules misteriorum et alii viri quatuordecim per compagnam: Iacobus Ususmaris, Martinus de Guisulfo, Nic(olaus) Luccensis, Gabriel de Grimaldo, Thomas de Nigro, Iohannes de Moniardino, Iacobus Auricula, Pascalis de Oliva, Symon Frumentum, Belmustus de Carmadino, Bonaventura Contardus, Castellinus de Savignono, Leonardus calegarius, Iohannes Curlaspeu, Henricus faber, Iohannes calegarius, Bartholomeus Brillo, Symonetus de Claritate, Nic(olaus) de Volta, Guillelmus de Volta, Conradus Ventus, Pascalis Resta, Nicola de Volta, Nic(olaus) de Madio, Symon Quatuordecim, Willelmus Arcantus, Obertus Advocatus, Marinus de Vultabio, Petrus Gabernia, Raymundinus Cigala, Iacobus Pinellus, Henricus Aurie, Bonifacius Piccamilius, Lanfrancus Cibo, Lanfrancus Gabernia, Guido Spinula, Luchetus de Grimaldo, Ansaldinus Aurie, Luchas de Grimaldo, Nic(olaus) de Savignono, Ugettus Alpanus, Symon Tartaro, Nic(olaus) Aurie, Gilietus de Nigro, Guidetus Baionus Spinula, Nic(olaus) Aurie Oberti, Symon de Camilla, Willelmus Lercarius, Andr(eas/iolus) de Nigro, Ranaldus Ceba, Guillelmus de Castro, Ramundinus Turdus, Iacobus Beginus, Iacobus Piccamilius, Ugettus fornarius, Fulco Iacharias, Nic(olaus) Squarçaficus, Petrus fornarius, Lanfrancus de Sancto Romulo, Lambertus fornarius, Petrus fornarius, Symon Malocellus, Paganus pelliparius, Ugo calegarius, Armanus tinctor, Marchus tinctor, Ramundus macellarius, Symon Grillus, Obertus Bassus, Thomas corrigiarius, Ansaldus ferrarius, Symon de Levanto, Ilionus draperius, Andreas Gattilusius, Bonvassallus de Cassino, Symon Garrius, Nic(olaus) de Vedereco, Bonifacius Piper, Andriolus Pignolus, Grimaldus Piper, Guirardus capsiarius, Iacobus Anioinus, Obertinus Buccanigra, Manuel de Loco, Symon Bonoaldi, iudex domini capitanei, notarius Ogerius Buccanigra, Rainaldus Buccanigra, Iohannes Albericus, Armanus Pinellus, Enricus Piccamilius, Symon Bonaventura, Pascalis Traverius, Willelmus de Sancto Syro, Symon de Bruxeto, Iacobus iudex, Vivaldus Fantolinus, Willelmus Tartaro, Enricus Passius, Obertinus Mignardus, Cigala ferrarius, Valens capsiarius, Dominicus barberius, Conradus tornator, Obertus de Levanto, Iohannes Ugo, Conradus Marçoccus, Marchus portonarius, Enricus Belemane, Andreas Nigrinus, Arlandus de Pomario, Ansaldus Mallonus, Lanfrancus Cebo, Conradus Malfiliaster, Iohannes de Furno, Lanfrancus de Roccataliata, Vivaldus speciarius, Bernardus de Begario, Guido açimator, Lanfrancus pelliparius, Symon pelliparius, Ardoinus remularius, Secundus barrilarius, Petrus de Fossatello, Rubaldus caligarius, Rollandus talliator, Guigonus de Mercato, Guillelmus Gabernia, Symon Specia, Fresonus Malocellus, Nic(olaus) Buccanigra, Ottolinus Vicecomes, Guarnerius iudex, Alex(ander) de Carlo, Lanfrancus Ususmaris, Enricus Calvus, Iohannes de Monterubeo, Andriolus Pignolus, Grimaldus Piper, Andreas Gattilusius, Obertus Stanconus, Enricus Drogus, Iacobus Malocellus, Willelmus Pitella, Baldoinus de Salvo, Iacobus de Bonoguidone, Enricus de Porta, Festa de Riparolio, Lanfrancus de Sancto Georgio, Symon Rosus, Rollandus magister, Iohannes Marosa, Iacobus de Iardino, Rollandus scutarius, Martinus çocolarius, Iacobus bambaxarius, Petrus guanterius, Willelmus Gintilis, Willelmus Bocia, Rollandus tornator, Nic(olaus) de Damiata, Obertus de Cogoleto, Iacobus Dalmatius, Rubeus tabernarius, Iacobus Donatus, Andreas speciarius, Obertus de Roço, Rainaldus Carnigia, Albertus Spaerius, Obertus ferrarius, Matheus draperius, Iohannes de Lavania, Obertus zocolarius, Guillelmus magister, Guirardus Archerius, Iohannes tinctor, Ambrosius Basterius, Petrus Mazarasa, Lanfrancus sellarius, Guillelmus clavonerius, Stephanus battifolium, Guillelmus Desderius, Ruffinus barberius, Ruffinus albergator, Bonaiunta Pexatus, Alegrinus cultillerius, Amicus Spaerius, Iohannes Gaffa, Martinus ferrarius, Amicetus ferrarius, Iohannes Capelletus, Scottus Capelletus, Lanfrancus de Mezano, Otto sartorius, Lombardus macellarius, Henricus macellarius, Symon Streiaporcus, Enricus Nepitella, Marinus Ususmaris, Marinus de Serrino, Marinus strallarius, Bonaiuncta faber, Armanus faber, Ventura tinctor, Iacobus balisterius, Lanfrancus de Recho, Paganus barberius, Petrus Embronus. Actum Ianue, in palacio illorum Aurie, millesimo ducentesimo sexagesimo primo, indic(tione) tercia, die decima iulii, feliciter amen, presentibus testibus Lanfrancho de Sancto Georgio, Festa de Riparolio et Iohanne Arescha.
(S.T.) Ego Ogerius Buccanigra, sacri Imperii et comunis Ianue notarius et ipsius comunis cancellarius, supradicta omnia scripsi et meo signo signavi.
(S.T.) Ego Iacobus Bonacursus, notarius sacri Imperii, ut supra exemplavi de instrumento autentico scripto manu Ogerii Bucanigre, sacri Imperii et comunis Ianue notarii, ut in eo vidi et legi, nil addito vel diminuto quod mutet sensum vel variet intellectum, et in publicam formam redegi, mandato et auctoritate domini Symonis de Bonoaldo, iudicis et assessoris domini Guillelmi Bucanigre, capitanei comunis et populi Ian(uensium), millesimo CC°LXI°, die XVIII augusti, presentibus testibus Ricobono Millomini et Petro de Musso, filio Petracii, notariis.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 271-285.
Sulla convenzione fra Genova e i conti di Provenza
21 luglio 1262
Guarnerio Iudex è nominato in qualità di consigliere in un atto del 21 luglio 1262 con il quale i conti di Provenza stipulano una convenzione con Genova.
819.
1262, luglio 21, Aix en Provence
Carlo d’Angiò e la moglie Beatrice, conti di Provenza, da una parte, Tedisio Fieschi, Bovarello Grimaldi e Marchisino de Cassino, ambasciatori genovesi, come da inserta procura del 9 luglio, dall’altra, stipulano una convenzione.
Conventio domini Karoli, Andegavie, Provincie et Furchalquerii comitis et marchionis Provincie.
Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo LXII°, die XXI° iulii, inditione IIII°. Illustris vir dominus Karolus, regis Francie filius, Andagavie, Provincie et Fulcalk
de voluntate et beneplacito consiliariorum comunis Ianue vocatorum et congregatorum per cornu, vocem cintraci et campanam more solito, nec non et ipsi consiliarii, quorum nomina sunt infra scripta, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, constitu<i>mus, creamus et ordinamusTedixium de Flisco, comitem Lavanie, Bovarellum de Grimaldo et Marchixinum de Cassino ambaxatores nostros et comunis Ianue, sindicos, actores et procuratores civitatis et comunis Ianue ad presentandum se pro dicto comuni domino Karolo, comiti Provincie, et ad tractandum cum illo et cum illis quibus eidem comiti placuerit, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, super factis et negociis que comune Ianue habet facere cum ipso comite et cum comitissa, uxore predicti comitis, et cum quolibet ex ipsis et utroque ipsorum, qualiacumque sint ipsa facta seu negocia et esse possint, tam super terris, possessionibus quam etiam iurisdicionibus, castris et locis et hominibus et demum super omnibus et singulis quibus dictis sindicis et ambaxatoribus videbitur et predictis dominis comiti et comitisse, et ad conponendum, nomine et vice comunis Ianue, et ad firmandum atque conventiones et pacta faciendum cum ipsis comite et comitissa et cum omnibus personis quibus eis placuerit et cum quolibet eorum super omni eo et om
Providere volentes bono statui, pacifico et tranquillo dictorum dominorum comitis et comitisse et heredum et successorum eorum et hominum et districtualium eorumdem et comunis et universitatis hominum Ianue et districtualium dicti comunis et pro augmentando amore inter dictas partes qui inter eas actenus vigere consuevit et evitare volentes discordias que inter ipsas partes in posterum orriri possent et ne occasio aliqua detur dictis partibus seu alicui ipsarum inter ipsas adinvicem de cetero occasione aliqua cuntendendi, conventiones, pacta et promissiones fecerunt inter se adinvicem ut inferius continetur. In primis namque actum est inter predictas partes in presenti conventione quod predicti domini comes et comitissa et successores eorum habeant et teneant loca et terras que et quas ipsi vel aliquis eorum habent in comitatu Vintimilii et specialiter Castilionum et Brigam, licet forsam ea modo non teneant predicti domini comes et comitissa, et aliam terram sicut nunc habent et tenent. Et Ianuenses seu comune Ianue habeant et teneant Vintimilium, Monacum, Rochabrunam et aliam terram quam nunc habent et tenent et Podium Pinum et Mentonum, que sunt Guillelmi Venti, et que Guillelmus Ventus tenet et possidet teneat et possideat ipse Guillelmus et successores sui. Item actum est inter dictas partes quod predicti domini comes et comitissa seu alter eorum vel successores eorum seu alicuius eorum ultra terram quam nunc tenent nichil acquirant, preter Castilionum et Brigam que forsitam modo non tenent, versus Ianuam in riperia ab iugo usque mare et usque Corvum nec de terra quam nunc tenent Ianuenses seu comune Ianue alicubi nec in terris nec in insulis maris quas nunc tenent, et quod non acquirent predicti domini comes et comitissa seu alter eorum vel successores eorum seu alicuius eorum aliquid aliquo titulo vel aliquo modo quod sit in iurisdicione seu districtu Ianue seu infra iurisdicionem seu districtum Ianue seu infra loca que tenent Ianuenses seu comune Ianue alicubi seu que tenet aliquis Ianuensis infra districtum Ianue seu infra dictos confines eorum, sive id sit Ianuensium sive nun et sive teneatur ab eis sive nun. Et actum est eodem modo inter dictas partes in conventione presenti quod comune Ianue nichil acquiret aliquo titulo vel modo de terra quam nunc tenet dominus comes in comitatu Vintimilii vel tenetur seu tenebitur ab ipso domino comite vel comitissa vel ab heredibus eorum nec a Monaco et territorio Turbie usque Rodanum nec in insulis maris nec in terris alicubi nec in hiis que tenentur pro ipso domino comite vel domina comitissa infra confines predictos nec alibi nec in iurisdicione seu infra iurisdicionem vel in districtu ipsius comitis vel domine comitisse seu infra loca que tenet dominus comes alicubi a Monaco usque Rodanum seu que tenet aliquis homo domini comitis infra districtum et de districtu domini comitis seu infra predictos confines ipsius silicet a Monaco usque Rodanum, sive teneatur ab ipso domino comite vel a domina comitissa seu ab eorum successoribus sive nun. Et ex nunc dicti sindici et legati, nomine et vice dicti comunis, faciunt dictis dominis comiti et comitisse, recipientibus eorum nomine et hominum eorum, finem, refutationem, pactum de non petendo et omnimodam remissionem de omni iure quod ipsi comuni competit seu Ianuensibus vel competere posset in terris vel locis quas tenet dominus comes de comitatu Vintimilii et specialiter de Briga et Castiliono, licet forsam ipsa modo non teneat dominus comes, et in aliis terris et insulis quas nunc tenet dominus comes alicubi. Et versa vice domini comes et comitissa, pro se et heredibus et successoribus eorum et cuiuslibet eorum, faciunt finem, refutacionem, pactum de nun petendo et omnimodam remissionem dictis legatis et sindicis, recipientibus nomine comunis Ianue et hominum Ian(uensium), de omni iure quod ipsis dominis comiti et comitisse seu alicui eorum competit vel competere posset seu successoribus eorum in Monaco, Vintimilio et in alia terra et insulis quas nunc tenent Ianuenses sive comune Ianue alicubi, excepto in castro Dulcisaque. Item actum est inter predictas partes in conventione presenti quod per comune Ianue vel facto ipsius non diminuetur aliquid de terra quam dominus comes vel domina comitissa nunc habent et tenent in Provincia, Lonbardia et in comitatu Vintimilii et alibi, nec que tenetur et tenebitur ab eis seu pro eis vel ab aliquo vel pro aliquo eorum vel eorum successoribus seu aliquo vel pro aliquo Provinciali de terra domini comitis nec in ipsis fiet offensio per comune Ianue et quod nun erit comune Ianue in auxilio vel consilio quod dominus comes vel domina comitissa vel heredes eorum aliquid amittant de honore et terra quam ipsi vel aliquis eorum nunc tenent alicubi vel tenetur aut tenebitur pro ipsis aut aliquo ipsorum et eorum successoribus vel alicuius eorum et specialiter de Castilliono et de Briga, licet forsam ea modo non teneant, nec alicui persone vel universitati dabit comune Ianue consilium seu auxilium contra dominos comitem et comitissam seu eorum successores vel terram quam nunc tenent et specialiter Massilie, Brige et Castiliono, licet forsitam ea modo non teneant, nec gravamen pro aliquo cum quo habeant guerram faciet domino comiti seu domine comitisse vel successoribus eorum nec permittet suo posse, bona fide, quod aliquis Ianuensis contra predicta faciat. Et versa vice actum est inter dictas partes in conventione presenti quod per ipsos dominos comitem et comitissam vel aliquem eorum seu successores eorum vel alicuius eorum vel facto ipsorum seu alicuius eorum seu eorum successorum nun diminuetur aliquid de terra quam comune Ianue seu aliquis Ianuensis habet seu tenet seu pro comuni Ianue seu aliquo Ianuense vel de districtu Ianue seu a comuni Ianue vel aliquo Ianuense tenetur vel tenebitur nec in ipsis fiet offensio per dominos comitem vel comitissam seu successores eorum seu alicuius eorum et quod non erunt domini comes seu comitissa vel successores eorum seu alicuius eorum in auxilio vel consilio quod comune Ianue seu Ianuenses aliquid amittat seu amittant de honore et terra quam nunc tenet comune Ianue seu Ianuenses alicubi vel tenetur aut tenebitur pro ipso comuni seu Ianuensibus, et quod non dabunt alicui persone vel universitati domini comes vel comitissa seu eorum successores cunsilium vel auxilium contra comune Ianue seu Ianuenses seu terram quam nunc tenet comune Ianue seu Ianuenses et quod domini comes vel comitissa seu eorum successores vel alicuius eorum non facient gravamen comuni Ianue seu aliquo Ianuensi pro aliquo cum quo dictum comune seu Ianuenses guerram habeant nec permittent ipsi vel aliquis eorum seu successores eorum suo posse, bona fide, quod aliquis homo seu districtualis eorum seu successorum ipsorum contra predicta faciat. Item actum est inter dictas partes in conventione presenti quod Ianuenses non receptabunt per mare vel per terram com preda vel robaria aliquem qui dampnum vel robariam fecisset in terra vel in mari domini comitis vel comitisse in homines dominorum comitis vel comitisse vel res eorum, imo toto posse, bona fide, ablata delata in Ianuam seu districtum per ipsos predatores seu robatores recuperare studebunt et restituere spoliatis nec aliquem cum robaria facta hominibus domini comitis seu comitisse seu successorum eorumdem receptabunt aliquo ingenio in toto eorum districtu. Et versa vice actum est inter dictas partes quod domini comes et comitissa vel eorum successores non receptabunt per mare vel per terram cum preda vel robaria aliquem qui dapnum vel robariam fecisset in terra vel in mari comunis Ianue in homines comunis Ianue seu districtuales uu eiusdem comunis vel res eorum, imo toto posse eorum et ipsorum successorum, bona fide, ablata delata in districtum dominorum comitis et comitisse seu alicuius eorum vel successorum suorum per ipsos robatores vel predatores recuperare studebunt et restituere spoliatis nec aliquem cum robaria facta hominibus comunis Ianue seu districtualibus eiusdem receptabunt aliquo ingenio ipsi vel eorum successores in toto eorum districtu vel alicuius eorum. Item inter dictas partes actum est in presenti conventione quod Ianuenses custodire debeant et salvare personas dominorum comitis et comitisse et honorem et dignitatem et terram eorum et homines eorum in Ianua et in eius districtu et in mari sanos et naufragos cum personis et rebus, dummodo non vadant cum armis in offensione regis Manfredi Sicilie. Et si offensa vel rapina fieret per aliquem Ianuensem vel de districtu Ianue vel dapnum daretur alicui homini de iurisdicione dominorum comitis seu comitisse, curabit comune Ianue inde facere fieri emendam infra dies quadraginta continuos postquam lamentatio facta fuerit vel inde satisfieri in ordinatione ipsius cui facta esset offensio, si tantum de rebus offensoris inveniretur, et si malefactor haberi non posset per personam, forestabitur in perpetuum per comune Ianue nec amplius concedetur habitare in Ianua seu in districtu Ianue donec satisfecisset dapnum passo vel eius heredi, et si postquam malefactor esset forestatus inventus fuerit palam habitare in Ianua vel in iurisdicione seu districtu Ianue per mensem unum postquam denunciatum esset comuni Ianue, emendabitur dapnum per comune Ianue et quod non impediatur aliquis de districtu seu iurisdicione dominorum comitis vel comitisse vel successorum ipsorum in predictis terris nec res eius pro debito vel delito alterius vel offensa nisi tantum persona principaliter obligata seu delinquens. Et versa vice inter dictas partes actum est quod domini comes et comitissa et eorum successores salvare debeant et custodire comune et homines Ianue et honorem et dignitatem ipsius comunis et dictorum hominum et terram comunis et hominum Ianue et homines et districtuales eiusdem in Provincia et in comitatu seu districtu dominorum comitis et comitisse et cuiuslibet eorum et in mari sanos et naufragos cum personis et rebus, dummodo non vadant cum armis in offensione regis Francie seu regis Aragonum. Et si offensa vel rapina fieret per aliquem de districtu seu comitatu dominorum comitis vel comitisse vel dapnum daretur alicui homini de iurisdicione Ianue, curabunt domini comes et comitissa, pro se et successoribus eorum, facere fieri emendam dapnum passo infra dies quadraginta continuos postquam lamentatio inde facta esset vel inde satisfieri in ordinationem illius cui facta esset offensio, si tantum de rebus offensoris inveniretur, et si malefactor haberi non posset per personam, forestabitur in perpetuum per dominos comitem vel comitissam seu successores eorum vel officiales eorum nec amplius concedetur habitare in districtu seu iurisditione eorumdem vel alicuius eorum seu eorum successorum donec satisfecerit dapnum passo vel eius heredi, et si postquam malefactor esset forestatus inventus fuerit palam habitare in dicto districtu seu iurisdicione dominorum comitis et comitisse seu alicuius eorum seu successorum ipsorum per mensem unum postquam denunciatum esset dominis comiti vel comitisse seu successori alicuius ipsorum seu alicui officiali ipsorum vel alicuius eorum vel eorum successorum qui iurisdicionem habeat in offensorem seu debitorem, quod emendabitur dapnum per eosdem dominos comitem et comitissam seu successores eorum illi persone qui dapnum passum fuerit et quod non impediatur aliquis Ianuensis nec res eius pro de[lito et debi]to vel offensa alterius, nisi delinquens seu tantum persona principaliter obligata. Item actum est inter dictas partes in conventione presenti quod Ianuenses transeuntes per mare vel per terram dominorum comitis seu comitisse seu successorum ipsorum in predictis terris sive res eorum prestabunt pedagia antiqua et consueta et que antiqua et consueta fuerunt soluta seu colecta a decem annis citra nec aliud pedagium seu aliquid aliud occasione seu nomine alicuius exactionis vel dacite solvent Ianuenses vel de districtu Ian(uensi) in tota terra vel in mari dominorum comitis vel comitisse seu eorum successorum et quam nunc habent domini comes vel comitissa vel de cetero habuerint vel acquisierint ipsi vel aliquis eorum seu successores eorum vel alicuius eorum nisi ipsa exactio seu dacita sit consueta et antiqua et que antiqua et consueta collecta seu soluta fuerit a dicto tempore decem annorum citra. Et versa vice actum est in presenti conventione inter dictas partes quod homines dominorum comitis seu comitisse seu successorum ipsorum in dictis terris transeuntes per mare vel per terram comunis Ianue sive res eorum prestabunt pedagia antiqua et consueta et que antiqua et consueta collecta seu soluta fuerunt a decem annis citra nec aliud pedagium seu aliquid aliud solvent occasione seu nomine alicuius exationis vel dacite in tota terra vel mari quam comune Ianue habet vel de cetero habuerit vel acquisierit nisi ipsa exactio seu dacita sit consueta et antiqua et que antiqua et consueta collecta seu soluta fuerit a dicto tempore decem annorum citra. Antiqua vero et consueta pedagia et exactiones antique et consuete sunt illa seu ille que a viginti annis citra primo inposita vel inposite non fuerunt. Item actum est inter partes predictas quod comune Ianue iurare faciet homines de districtu Ianue ligna habentes sive ducentes et navigantes a Muntepesulano usque Ianuam et a Nicia usque ad Montempesulanum quod in lignis eorum vel que ducent non deferent seu deferri facient aliquas merces aliquorum forensium qui nun habeant domicilium in Ianua, de quibus pedagium non solvatur domino comiti vel eius pedageriis in Nicia vel in Massilia aut ubi dominus comes ordinabit colligi dicta pedagia et quod aliquo modo vel ingenio fraudem non facient in predictis vel fieri permittent et si contra predicta vel in fraudem predictorum aliquid factum fore doceretur, in quad<r>uplum per comune Ianue delinquens puniatur postquam de hoc comuni Ianue constaret vel potestati qui pro tempore fuerit in Ianua, quod quad<r>uplum Niciam transmittatur tenenti locum domini comitis ad expensas fraudem facientis. Et versa vice domini comes et comitissa iurare facient homines de districtu eorum vel alicuius eorum ligna habentes seu ducentes et navigantes Ianuam seu in districtu Ianue seu transeuntes per mare comunis Ianue quod in lignis eorum vel que ducent non deferent seu deferri facient aliquas merces aliquorum forensium qui non sint de districtu dominorum comitis seu comitisse vel qui non habeant domicilium in eorum districtu, de quibus pedagium non solvatur comuni Ianue vel eius pedageriis in Ianua et quod aliquo modo vel ingenio fraudem non facient in predictis vel fieri permittent et si contra predicta vel in fraudem predictorum aliquid factum esse doceretur, in quad<r>uplum per predictos dominos comitem vel comitissam seu officiales eorum puniatur delinquens postquam de hoc constaret domino comiti vel eius successori seu alicui officiali eiusdem qui iurisdicionem haberet in fraudem commitentem, eo etiam acto inter dictas partes quod si presens capitulum in totum vel in partem per dominos comitem vel comitissam seu successores eorum vel alicuius eorum seu per comune Ianue non observaretur, quod presens conventio duret et teneat nichilhominus et quod propterea infrascripta pena in presenti conventione promissa non intelligatur commissa ex parte dominorum comitis vel comitisse seu comunis Ianue nec propterea committatur. Predicta autem omnia et singula supradicta domini comes et comitissa, pro se et successoribus et heredibus eorumdem, ex una parte, et predicti legati et sindici, nomine et vice comunis Ianue et universitatis hominum civitatis et districtus Ianue, ex altera, inter se adinvicem promiserunt et iuraverunt attendere et observare et observari facere et se facturos et curaturos ita quod omnia et singula supradicta attendentur et observabuntur. Promiserunt etiam dicti legati et sindici, dicto nomine, dictis dominis comiti et comitisse quod potestas Ianue et consilium civitatis Ianue et preco comunis Ianue in publico parlamento, in anima omnium iurabunt et incartabunt predictas pactiones et predicta omnia attendere et observare, alioquin penam marcharum duarum milium argenti dicte partes inter se stipulantes adinvicem dare et solvere promiserunt si in aliquo de predictis contrafieret, in qua pena incidat pars non observans parti observanti et contra nun observantem committatur et per observantem a nun observante exigi possit cum effectu, firmis nichilhominus manentibus predictis pactionibus seu conventionibus et promissionibus, et pro pena predicta et omnibus supradictis observandis dicte partes eorum bona sibi adinvicem pignori obligarunt. Et ad maiorem firmitatem predictorum iurarunt domini comes et comitissa et dicti legati et sindici in anima hominum Ianue quod omnia predicta per eosdem promissa et firmata attendentur et observabuntur bona fide et contra ipsa nun fiet et de predictis omnibus et singulis domini comes et comitissa versus dictos legatos et sindicos, dicto nomine stipulantes et recipientes, se in solidum obligarunt, renunciantes epistule divi Adriani, cunstitutioni de duobus reis et iuri de principali et omni iuri et specialiter dicta domina comitissa, ex certa scientia excertiorata a me tabellione, renuntiavit senatui consulto velleiano et iuri quo cavetur quod mulier in eodem contractu seu instrumento pro viro se vel substanciam suam nun faciet obnoxiam. Item convenerunt inter se quod heredes et successores domini comitis et domine comitisse teneantur quando incipient regere terram dictas conventiones observare et in nullo contravenire et senescarchi domini comitis quando mutabuntur. Eodem modo potestas Ianue quolibet anno in principio sui regiminis iuret dictas conventiones observare et in nullo contravenire. Item voluerunt predicte partes quod de predictis conventionibus plura possint fieri instrumenta eiusdem tenoris. Actum Aquis, in palacio predicti domini comitis, in aula superiori, supradicto die, inter terciam et nonam, presentibus et vocatis testibus infrascriptis, videlicet venerabilibus patribus Egidio, Tyrensi archiepiscopo, Vicedomino, Aquensi archiepiscopo, B(eltrame), episcopo Foroiuliensi, Buchardo, comite Vendocinensi, magistro Iohanne, decano Meldensi, et Galterio de Alneto, Sourdello de Godio, Guillelmo Estendardi de Bayne, Iohanne de Braesilva, Roberto de Lavenno, Simone de Foresta, militibus, Iohanne Maiore, iudice Provincie et Forcharcherii, Guillelmo Olivarii, Iacobo Cassii, admiralii Nicie, Martino de Magdalena Parisiensi, canonico Santi Laudi Andegavensis, publico notario dicti domini comitis. In quorum omnium testimonium et firmitatem dicti legati et sindici voluerunt et preceperunt, nomine et vice dicti comunis Ianue, sigilli ipsius comunis proprii munimine roborari presentem cartam.
(S.T.) Ego Nicolaus Banbaxarius notarius omnibus hiis interfui et rogatus scripsi.
Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 481-492.
Sugli eventi del 1268
Anno 1268
1268. — E l'anno di mille ducento sessant'otto il podestà fu Guido di Corrigia parmigiano; e gli otto nobili, Simone Zaccaria, Lanfranco Streggiaporco, Guglielmo Porco, Stefano Malocello, Guarnero Giudice, Anselmo Grillo, Vivaldo di Carlo e Bonifacio Piccamiglio. E, perchè già si è fatta qualche menzione negli anni precedenti delle dissensioni fra nobili e popolari, non è fuor di proposito in questo luogo ammonir il lettore, che molte casate che a questi nostri tempi di mille cinquecento trentacinque sono riputate popolari, cioè prima che fussi fatta l'unione in gli anni precedenti, erano connumerate coi nobili: delle quali famiglie, ossia parentati io ne ricorderò una parte; Fornari, Bisaccia, Mecotta, Borborini, Morta, Morteo, Bolgari, Casici, Rapalli, della Croce, Savignoni, Rodoani, Bolletti, Contardi, Polpi, Della Torre, Pasii, Bestagni, Nepitelli, Giudici: tutti costoro, e molti altri, dei quali non è più memoria in gli anni precedenti erano con numerati coi nobili.
Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 440-441.
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