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Alpi Marittime

Alpi Marittime oggi

Stemma del dipartimento delle Alpi Marittime
Stemma del dipartimento delle Alpi Marittime di Nizza

Le Alpi Marittime (in francese Alpes-Maritimes, in occitano provenzale Aups Maritims, in nizzardo Alps Maritims, in ligure Alpi do mâ o Arpi d'u Mâ) sono un dipartimento francese della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Provence-Alpes-Côte d'Azur) creato nel 1860 a seguito della annessione alla Francia, dal Regno di Sardegna, della Contea di Nizza e delle città di Mentone e di Roccabruna (prima del Principato di Monaco) ai quali si aggiunse il distretto di Grasse staccato dal dipartimento del Varo (Département du Var).

Panorama delle Alpi Marittime
Panorama delle Alpi Marittime

Il territorio del dipartimento è caratterizzato dall'incontro tra l'arco alpino e il Mediterraneo. Il tasso di urbanizzazione è superiore alla media nazionale e oltre il 94% della popolazione risiede in tre agglomerazioni urbane importanti: quella di Nizza (che comprende 24 comuni, con oltre mezzo milione di abitanti), quella di Cannes, Grasse e Antibes (23 comuni, con oltre 350 000 abitanti) e quella di Mentone e Monaco (9 comuni in territorio francese, con oltre 65 000 abitanti). Nelle città crescono soprattutto le periferie, a causa della saturazione dello spazio delle strette fasce costiere, con alto costo dei terreni.

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Nizza

Nizza oggi

Stemma del comune di Nizza
Stemma del comune di Nizza

Nizza (Nice in francese) è una città di 344.400 abitanti della Repubblica Francese, affacciata sulla Costa Azzurra di cui è il maggior centro, vicino alla frontiera con l'Italia, nel dipartimento delle Alpi Marittime. È il quinto comune della Francia per popolazione dopo Parigi, Marsiglia, Lione e Tolosa. La sua area metropolitana (Unité Urbaine de Nice) tuttavia, raggiunge 943.695 abitanti (2012) ed è la settima di Francia dopo Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Bordeaux e Lilla. Il suo aeroporto intercontinentale Nice Côte d'Azur, posto alla periferia occidentale della città, con i suoi 12.016.730 passeggeri (2015), è il terzo della Francia dopo i due aeroporti parigini. Si tratta di una città a vocazione turistica. È la seconda città francese per capacità alberghiera.

Panorama di Nizza
Panorama di Nizza

Il toponimo originale della città è, in italiano, Nizza, mentre in occitano è conosciuta come Nissa. Il toponimo francese della città è Nice e i suoi abitanti vengono chiamati niçois o niçards, nizzardi in italiano. Nella parlata locale il termine più comune è nissart. L'aggettivazione “Nizza Marittima”, per differenziarla da Nizza Monferrato, è d'epoca sabauda. Secondo alcune fonti, l'etimologia del nome trarrebbe origine dal greco antico Νίκαια, che a sua volta deriva da Nike, cioè “vittoria”. Un'altra ipotesi fa tuttavia risalire il nome della città al toponimo etrusco-italico Nikaïa.

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Nizza

Storia di Nizza

Fondata attorno al 350 a.C. dai coloni greci della città di Focea con il nome di Nikaia (Νίκαια), la città si trasformò velocemente in un importante porto commerciale della costa ligure. Nicaea in età romana rimase sempre nella regione romana di Liguria. Nel 641 la provincia bizantina della Liguria fu conquistata dal re longobardo Rotari che creò il ducato della Liguria con Genova come capitale. In questo periodo venne fondato il monastero di Cimiez e in seguito l'abbazia di Saint-Pons. Nizza con tutta la Liguria farà parte quindi del Regno longobardo che diventerà poi con Carlo Magno il Regnum Italiae. Fra il IX e X secolo la città lottò contro i Saraceni che mantenevano il controllo sull'entroterra.

Durante il Medioevo Nizza partecipò alle numerose guerre italiane mantenendo le sue libertà comunali. Come alleata di Pisa fu nemica di Genova, mentre tanto i re di Francia quanto gli imperatori del Sacro Romano Impero cercarono di portarla sotto il proprio controllo. Nel XIII e XIV secolo la città cadde più volte sotto il dominio dei conti di Provenza, ma riguadagnò presto l'autonomia, pur se a prezzo di accordi con Genova. Nel 1388 il comune di Nizza si mise sotto la protezione della famiglia comitale di Savoia, guidata da Amedeo VII, in funzione antiprovenzale, come “contea di Nizza” o “dedizione di Nizza alla Savoia”.

La città, ormai importante base marittima, soffrì durante la guerra del 1535 tra Francia e Spagna, anche a causa dell'epidemia di peste; il conflitto ebbe termine con il Trattato di Nizza. Dieci anni dopo la città respinse l'assedio franco-ottomano del 1543 ma fu costretta ad arrendersi al pirata turco Khayr al-Din Barbarossa, che la saccheggiò. La peste ricomparve nel 1550 e nel 1580. La lingua italiana fu lingua ufficiale di governo a Nizza sin dal 1561, mentre un periodo di prosperità ebbe avvio nel 1600, con l'apertura dei porti da parte del duca di Guisa. Nizza tornò ai Savoia nel 1699, per essere solo pochi anni dopo nuovamente assediata dai francesi nel 1705. Le libertà comunali furono abolite definitivamente dai sabaudi nel 1775, mentre con la Rivoluzione francese Nizza restò parte della Francia metropolitana dal 1792 al 1814, nonostante le rivolte locali (barbetismo), represse dal generale franco-nizzardo Andrea Massena.

Nel 1860, un anno prima dell'unità d'Italia, Nizza fu annessa alla Francia con un plebiscito confermativo, nonostante l'opposizione del nizzardo Giuseppe Garibaldi. Il centralismo francese portò alla chiusura dei giornali in lingua italiana, come il famoso “La Voce di Nizza”, e alla francesizzazione dei cognomi dei residenti, mentre Nizza passò a dipendere istituzionalmente da Marsiglia. Più di un quarto della popolazione abbandonò la città per mantenere la cittadinanza sabauda, mentre tra i rimasti serpeggiava il malcontento.

Nel 1871, dopo la sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, le liste filo-italiane ottennero la quasi totalità dei voti alle elezioni generali (26.534 voti su 29.428 voti espressi), e i filo-italiani scesero in strada al grido di Viva Nizza, Viva Garibaldi. Il governo francese inviò a Nizza 10.000 soldati, chiuse il giornale “Il Diritto” e incarcerò molteplici irredentisti. La popolazione di Nizza si sollevò dall'8 al 10 febbraio ma la rivolta fu repressa dalle truppe francesi. Il 13 febbraio Garibaldi, cui era stato negato di prendere la parola davanti al parlamento francese riunito a Bordeaux per rivendicare la riunificazione del Nizzardo alla madrepatria italiana, si dimise da deputato. Il fallimento dei Vespri portò all'espulsione degli ultimi intellettuali irredentisti da Nizza.

La Belle Époque fece di Nizza una delle mete del turismo di alto bordo in Europa, anche grazie all'arrivo dell'elettrificazione. Vi affluirono nobili tedeschi, austriaci e russi per godere del mite inverno della riviera. Con la rivoluzione russa furono poi in molti a trasferirvisi in pianta stabile. L'arrivo di immigrati provenienti da ogni parte della Francia e dall'estero sommerse l'antico nucleo etnico nizzardo. Il rapporto con l'Italia si allentò sempre più fin quasi a scomparire negli anni Trenta e Quaranta del Novecento, complice anche la seconda guerra mondiale e l'aggressione nazifascista alla Francia.

Nel settembre 1939 Nizza divenne rifugio di molti stranieri sfollati, in particolare ebrei in cerca di un passaggio verso le colonie francesi in Nord Africa e verso le Americhe. Dopo il luglio del 1940 e l'instaurazione del regime di Vichy, le aggressioni antisemite accelerarono l'esodo, iniziando nel luglio 1941 e continuando fino al novembre 1942, quando Nizza fu occupata dalle truppe italiane. La popolazione nizzarda, molti dei quali erano recenti immigrati di discendenza italiana, mostrò una certa ambivalenza verso le forze di occupazione. All'indomani dell'8 settembre 1943 Nizza fu occupata dalle forze tedesche, con un intensificarsi della resistenza nizzarda. Nizza fu anche pesantemente bombardata il 26 maggio 1944 da aerei americani (1.000 morti o feriti e più di 5600 persone senza fissa dimora) e subì la carestia dell'estate del 1944. La città fu liberata dai paracadutisti americani il 30 agosto 1944 (Operazione Dragoon).

Nella seconda metà del XX secolo, Nizza ha goduto di un boom economico principalmente guidato dal turismo e dalle costruzioni, segnato dall'amministrazione di Jean Médecin, sindaco per 33 anni dal 1928 al 1943 e dal 1947 al 1965, e del figlio Jacques Médecin, sindaco per 24 anni dal 1966 al 1990, in seguito condannato per corruzione. Negli anni sessanta Nizza è stata una delle destinazioni dei Pieds-noirs, gli ex coloni francesi espulsi dall'Algeria, tra cui anche molti italo-algerini, il cui arrivo modificò la composizione sociale e demografica della città. Il 16 ottobre 1979 due tsunami colpirono la costa occidentale di Nizza, facendo tra le 8 e le 23 vittime.

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Castelnuovo Magra

Castelnuovo Magra oggi

Stemma del comune di Castelnuovo Magra
Stemma del comune di Castelnuovo Magra

Castelnuovo Magra è un comune della provincia della Spezia, in Liguria. L'antico borgo situato sul monte Bastione, un colle che digrada verso la piana del fiume Magra. La posizione consente al centro abitato una panoramica a 360° sulla vallata, tale da consentire una splendida visuale che va dalla costa tirrenica alla val di Vara. Nelle giornate particolarmente limpide si possono scorgere le isole della Gorgona e della Capraia, fino alla sagoma della Corsica.

Panorama di Castelnuovo Magra
Panorama di Castelnuovo Magra

L'altitudine massima del territorio è di 698 m s.l.m. presso la zona a nord, ai confini con Fosdinovo e quindi con la Toscana, dove è ubicata la frazione di Vallecchia. Il centro storico e le frazioni-località di Marciano e Colombiera si trovano nella zona più centrale, in posizione collinare e pianeggiante. A sud, sul confine con la frazione sarzanese di San Lazzaro, c'è Molicciara, la cui area è attraversata dal torrente Bettigna e dall'ottocentesco canale Lunense.

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Castelnuovo Magra

La Storia di Castelnuovo Magra

Il territorio di Castelnuovo Magra è stato sempre legato storicamente e culturalmente alla zona della bassa Lunigiana, area a cavallo delle odierne province della Spezia e di Massa-Carrara.

Nell'epoca imperiale romana era parte della giurisdizione di Luni (II secolo a.C.), importante città commerciale dell'impero. Tracce di insediamenti in epoca romana vi sono testimoniate, oltre a diverse sepolture in terra castelnovese — appartenenti all'area occidentale della necropoli di Luni — anche da alcuni rinvenimenti edilizi di una domus agricola imperiale nella zona delle Colline del Sole.

Alla caduta dell'impero di Roma tutto il territorio venne assoggettato al forte controllo dei conti-vescovi di Luni che fecero del borgo una delle loro sedi vescovili. In questo periodo medievale sorsero nell'odierno territorio castelnovese i primi villaggi e borghi fortificati; tra questi il castrum de monte Leonis, ubicato tra le frazioni di Marciano e Vallecchia, citato in un documento del 4 marzo 1096 (Codice Pelavicino).

La nascita del primitivo borgo di Castelnuovo è presumibilmente collocata in un periodo compreso tra il 1187 e il 1203, anno in cui in un atto ufficiale compare per la prima volta il nome del borgo. Fu infatti la guerra tra il vescovo di Luni Gualtiero II e i marchesi Malaspina, grandi feudatari della Lunigiana, sul finire del XII secolo, che portò lo stesso vescovo alla decisione di edificare, tra Fosdinovo e Carrara, un presidio per la difesa ed il controllo delle principali vie di comunicazione del feudo, tra cui la celebre via Francigena percorsa dai pellegrini.

Con la costruzione del castello di Santa Maria, oggi non più esistente e il cui nome era derivato dall'omonima cattedrale di Luni, nacque il primo nucleo abitato di Castelnuovo, probabilmente quello che viene storicamente menzionato come “Borghetto”, caratterizzato dalla tipica predisposizione circolare delle case con una tecnica costruttiva similare a quella di altri “borghi fortificati” dello spezzino e della Lunigiana.

Nel XIII secolo aumentarono le lotte tra i Malaspina e il potere vescovile lunense. Nel 1219, Castelnuovo paese prestò giuramento di fedeltà al vescovo Marzucco e, con il suo successore Guglielmo, il borgo sorto intorno al castello di Santa Maria venne cintato da nuove mura (1229) e venne costruito il palazzo vescovile, poi trasformato in fortilizio. È datato al 1253 la firma di un apposito patto tra le comunità di Castelnuovo e Sarzana dove, in sostanza, si sanciva un ufficiale e reciproco rispetto delle due comunità e dei loro abitanti.

Nel corso del XIV secolo il nome di Castelnuovo fu legato per sempre alla figura del poeta Dante Alighieri, che fu ospitato nel locale castello-palazzo Vescovile, e che il 6 ottobre del 1306, nella veste di procuratore del marchese Franceschino Malaspina di Mulazzo, giunse alla pace di Castelnuovo con il conte-vescovo di Luni Antonio Nuvolone da Camilla; con questo atto, di fatto, fu sancita la fine del potere temporale della curia lunense.

Nel 1316 anche il territorio di Castelnuovo passò sotto il potere del condottiero Castruccio Castracani di Lucca, chiamato nei territori della diocesi lunense dal vescovo Gherardino Malaspina, in lotta con l'imperatore Arrigo VII del Sacro Romano Impero, con la nomina di visconte di un territorio che andrà, con il tempo, ad estendersi dalla Cisa alla foce del fiume Magra e tra Liguria e Toscana.

Alla morte del Castracani, il 3 settembre 1328, il panorama politico mutò d'improvviso con l'accrescere e il rafforzamento di Pisa, che riuscì ad impadronirsi della vicina cittadella di Sarzana nel 1343, e della signoria viscontea dominante. Castelnuovo entrò invece nell'orbita del neonato Marchesato di Fosdinovo (1355), che nel 1359, alla morte di Gabriele Malaspina, venne spartito tra i fratelli di questi, Guglielmo e Galeotto Malaspina. In particolare, Castelnuovo spettò a Guglielmo, la cui discendenza si estinse ben presto, nel 1374. Così i suoi possedimenti, tra cui Castelnuovo, tornarono nelle mani dei discendenti di Galeotto, Spinetta e Leonardo Malaspina. In particolare a Spinetta, che, col nome di Spinetta II Malaspina, diventò nel 1393 Marchese di Fosdinovo.

Fu proprio il figlio illegittimo di Gian Galeazzo Visconti, Gabriele Maria, signore di Pisa dopo la morte del padre nel 1402, a trattare la resa dell'area sarzanese, e quindi anche di Castelnuovo, al nuovo governatore francese della Repubblica di Genova Jean II Le Meingre.

Dopo la rivolta genovese nel 1411 contro la “dedizione francese”, Castelnuovo venne assoggettato alla repubblica genovese che, tra il 1411 e il 1418, rimise mano alle fortificazioni e alle mura difensive del borgo. Nel 1421 passò sotto la signoria sarzanese del già doge Tomaso Fregoso e quindi ai Fiorentini con la vendita delle terre effettuato dal nipote Lodovico Fregoso; saranno i toscani a ristrutturare il mastio del palazzo vescovile.

Ritornata dal 1494 nelle mani genovesi del Banco di San Giorgio la comunità di Castelnuovo dovette affrontare per più di 60 anni una forte pressione economica e giudiziaria tanto che, nel 1560, per far fronte alle spese di gestione e di ristrutturazione delle mura medievali si dovettero chiedere addebiti e diminuzioni di salario del locale podestà. Nel 1562 il territorio, nuovamente gestito direttamente dalla Repubblica di Genova, venne inserito nel neo istituito Capitaneato di Sarzana seguendone le sorti fino alla dominazione napoleonica di fine XVIII secolo.

Con la caduta della Repubblica di Genova (1797), sull'onda della rivoluzione francese e a seguito della prima campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, Castelnuovo rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Golfo di Venere, con capoluogo La Spezia, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798 il territorio castelnovese rientrò nel I cantone, capoluogo Sarzana, della Giurisdizione di Lunigiana e dal 1803 centro principale del I cantone della Lunigiana nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini.

Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Levante del Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel V mandamento di Sarzana del circondario di Levante facente parte della provincia di Genova prima e, con l'istituzione nel 1923, della provincia della Spezia poi.

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Regione Liguria

La Liguria oggi

Stemma della Regione Liguria
Stemma della Regione Liguria

Affacciata sul mar Ligure a sud e confinante con la Francia a ovest, con il Piemonte a nord-ovest, con l'Emilia-Romagna a nord-est e con la Toscana a est, la Liguria è suddivisa in quattro province: Genova, Imperia, La Spezia e Savona. Il capoluogo della regione è Genova. Il nome deriva dall'antico popolo dei liguri, la cui presenza è storicamente attestata sin dagli inizi del I millennio a.C.

Liguria
Liguria

La Liguria si estende per 5421 km² e ha una popolazione di 1.645.272 abitanti (1997). È quindi una fra le più piccole regioni d'Italia dato che solo la Valle d'Aosta e il Molise hanno una superficie minore. Tuttavia è anche una delle più densamente popolate, dato che ha una densità di 303 abitanti per km², ovvero una volta e mezza la media nazionale (191 abitanti per km²).

La Liguria ha confini fisici molto ben delineati dato che la regione è interamente chiusa tra il mare, a sud, e i rilievi delle Alpi Marittime e dell'Appennino ligure, a nord.

Regione Liguria

La Liguria nella Preistoria

Le testimonianze della presenza dell'uomo in Liguria sono da ricercarsi fin dalla preistoria. Presso il porto di Nizza, a Terra Amata, sono state ritrovate le tracce delle più antiche capanne costruite da cacciatori nomadi, circa 300.000 anni fa. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghiali, tartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionali, uri, uccelli vari. Vicino a Loano sono state trovate tracce dell'Uomo di Neandertal. Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili alla fine del Paleolitico Superiore. Nella grotta dei Balzi Rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l'Uomo di Cro-Magnon. Alle Arene Candide si trovano testimonianze del Neolitico e strati epigravettiani databili tra i 20.000 e i 18.700 anni fa, mentre nelle grotte lungo il torrente Pennavaira, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7.000 a.C.

A partire dal II millennio a.C., ovvero dal neolitico, si ha notizia della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale. Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno, spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso sud-est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici. Successivamente le migrazioni celtiche, che parlavano il leponzio o lepontico, come pure le colonizzazioni di fenici, greci e cartaginesi, hanno rimpiazzato i Liguri a partire dal IV secolo a.C.

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Regione Liguria

La Liguria all'epoca dei Romani

Con la prima guerra punica, ovvero nel II secolo a.C., i Liguri si divisero tra alleati di Cartagine e alleati di Roma. Fu quando i Romani conquistarono questo territorio, con l'aiuto dei loro federati Genuates, che prese il nome di “Liguria”, corrispondente alla IX Regio dell'Impero romano, la quale si estendeva dalle Alpi Marittime e Cozie, al Po, al Trebbia e al Magra. La descrizione della IX regio Italiae risale a Plinio (III, 5, 49): … patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passuum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est.

Questa regione era più ridotta rispetto all'originale area occupata dai Liguri in epoca preistorica. Probabilmente in questa provincia si conservava ancora l'ethnos ligure più puro, mentre in Lunigiana e nelle regioni transalpine le popolazioni si erano ormai mischiate con altre tribù. Infatti Ecateo di Mileto nel VI secolo a.C. ci tramanda che Monaco e Marsiglia erano città liguri e gli Elisici, popolo stanziato tra Rodano e Pirenei, erano un misto di Liguri e Iberi. Nel Trecento Dante, prendendo in considerazione soprattutto l'aspetto linguistico-dialettale, parlerà della Liguria come di una regione compresa tra il Trofeo di Augusto, Lerici e lo spartiacque alpino-appenninico. Nonostante ciò la consapevolezza di una unicità etnica antica più ampia sopravvive ancora a lungo.

Nel 180 a.C. i Romani, per poter disporre della Liguria nella loro conquista della Gallia, dovettero deportare 47.000 Liguri Apuani, irriducibili ribelli, confinandoli nell'area Sannitica compresa tra Avellino e Benevento.

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Regione Liguria

La Liguria nell'Alto Medioevo

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la regione venne inclusa nei regni romano-germanici d'Italia. Dopo la guerra gotica, l'intera penisola italiana venne riconquistata dall'Impero romano d'Oriente e nell'area che va dal mare all'Appennino venne istituita la provincia di Liguria, parte della Prefettura del pretorio d'Italia. Dopo la nascita del Regno longobardo, la regione perse i contatti con l'oltregiogo, restringendosi alla sua fascia costiera, quindi “obbligata” a rivolgersi verso il mare.

Nel 641 la provincia di Liguria fu conquistata dal re longobardo Rotari, autore dell'omonimo editto del 643, che istituì il Ducato di Liguria, con Genova. Successivamente, vi sorsero fondazioni monastiche provenienti dall'abbazia di Bobbio e si rianimarono i commerci con l'interno, creando le basi per lo sviluppo dell'agricoltura, con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi e dei terrazzamenti. Si aprirono nuove vie commerciali con la Pianura padana attraverso le future e varie vie commerciali e di comunicazione: olio, sale, spezie, legname, carne, ecc. Il porto di Genova divenne un porto franco, dove potevano attraccare tutte le navi.

Con i Franchi nel IX secolo la Liguria venne suddivisa in tre marche: la marca aleramica, la marca arduinica e la marca obertenga, che fecero in seguito parte della Marca marittima, nata con compiti di contenimento e vigilanza sull'alto Mar Tirreno contro i Saraceni.

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La Repubblica di San Giorgio

Il contatto, più spesso lo scontro, con i Saraceni fu per la Liguria e per Genova, le cui storie da ora in poi sono identificate, un evento ricchissimo di conseguenze. Certo, prima di tutto significò sangue e lacrime per le popolazioni, vittime di ripetute e terribili scorrerie ed abbandonate in prima linea. Tuttavia, con il confronto con gli arabi arrivò anche, e fu magistralmente acquisita dai genovesi, una nuova e straordinaria dimensione culturale, fatta di conoscenza, tecniche ed esperienze di navigazione e di commerci, contatti mercantili con il resto di un Mediterraneo che diventava improvvisamente piccolo, che proiettò in meno di un secolo la città dalla pigra e lontana periferia di un impero in crisi al centro delle vicende di una cristianità in espansione. Furono infatti le crociate che riconobbero di fatto a Genova il ruolo di protagonista marittima che l'accompagnerà nei secoli successivi.

Nasce così la Repubblica di San Giorgio. Questo evento porta i genovesi nel centro del mondo, dove sono decisivi nella conquista di Gerusalemme (Præpotens Genuensium præsidium), dove acquisiscono colonie e mercati e incassano ricchezze straordinarie. Dopo le vittorie della Meloria su Pisa e, successivamente, della Curzola su Venezia, il Mar Nero è un lago genovese, la Croce di San Giorgio domina sul Mar Mediterraneo, e il Banco di San Giorgio arriverà a gestire un patrimonio superiore a quello delle più importanti dinastie europee, che al Banco ricorreranno per avere credito ed appoggi.

Saldamente attestata sui valichi montani alle sue spalle e lungo le due Riviere ai suoi lati, tra Monaco e Portovenere, Genova dà al suo dominio di terra la forma della Regione che conosciamo oggi. Le sue colonie, i suoi contatti cosmopoliti, le sue rotte mercantili le danno quelle ricchezze e quelle competenze che rimarranno nella sua storia fino ad oggi. Le vicende storiche internazionali e la ricerca di nuovi sbocchi commerciali portano i genovesi fuori dai limiti casalinghi del Mediterraneo. Sono in Cina alla corte mongola, sono alle Canarie ed a Capo Verde, costeggiano l'Africa verso Sud: soprattutto sono in Spagna, da dove il più famoso di loro partirà per cercare una nuova rotta per le Indie e tornerà con la rotta per un Mondo Nuovo.

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Regione Liguria

Dagli Spagnoli a Napoleone

I rapporti fra Genova e la Penisola Iberica hanno una tradizione consolidata, che inizia con la liberazione di Tortosa dai Mori da parte dei genovesi, passa attraverso i rapporti con il Portogallo di Enrico, in particolare con la famiglia genovese Pessagno, e arriva a quello che viene definito “el siglo de los genoveses”; compreso il feroce conflitto che vide prevalere gli Aragonesi nel dominio del Mediterraneo Occidentale ed in Sardegna. Non è quindi un caso che Cristoforo Colombo fosse in Spagna, e non è un caso che i genovesi, più di un terzo dei quali aveva residenza in Spagna, da queste loro basi, da Siviglia in particolare, gestissero i ricchissimi traffici provenienti dai nuovi territori che gli spagnoli andavano conquistando.

Perduto il Mar Nero e le loro colonie nel Levante a causa dei Turchi, i genovesi capirono che era necessario spostare di 180° il loro asse commerciale, girare lo sguardo dall'oriente all'occidente come aveva fatto Colombo, sostituendo le ricchezze delle spezie con quelle dell'argento che, si diceva infatti, nascesse in America, splendesse a Siviglia ma venisse seppellito a Genova. Il simbolo di questo processo ha il nome di Andrea Doria, sorta di padre della patria genovese, uomo di fiducia di Carlo V, che giocando su questo ingente flusso economico, seppe dare alla Repubblica risorse economiche e strutture politiche che durarono fino a Napoleone Bonaparte. È in questo perdiodo che la famiglia Giudici/de Judicibus ha il massimo del suo splendore, ovvero fra il XII e il XV secolo. Già nel XVI secolo ormai di Giudici ne sono rimasti ben pochi e sarà alla fine di questo periodo, ovvero agli inizi del XVII secolo, che si forma il ramo portoghese dei de Judicibus, ovvero gli Júdice.

La Liguria nel XVI secolo
La Liguria nel XVI secolo

La Liguria, intanto, inadeguata a giocare una propria politica estera, vive inserita nell'orbita spagnola, gestendone di fatto le finanze per un lungo periodo: sostanzialmente finché c'è qualcosa da amministrare. Ma le ricchezze spagnole, come la sua potenza, vanno in esaurimento, e per l'impero iberico, sotto attacco l'inglese ed olandese, Genova diventa sempre più marginale. Così la tutela si allenta, la Repubblica Oligarchica si ritrova isolata, asfittica ed esclusa dai traffici importanti; tenterà una spedizione in Indonesia alla ricerca del proprio futuro, ma l'iniziativa verrà annientata dagli olandesi.

Nel Mediterraneo la presenza dei Barbareschi e l'incapacità di contrapporvisi efficacemente, la bassa redditività dei traffici rispetto a quelli oceanici, la povertà dei mercati partecipano a un quadro dove la presenza genovese è l'ombra del protagonismo di un tempo. In più, la Liguria deve fare i conti con gli appetiti dei francesi, ai quali è costretta a cedere la Corsica, e dei piemontesi, per i quali la Regione diventa sempre di più un irrinunciabile sbocco al mare.

La Repubblica di San Giorgio, incapace di rinnovarsi, trascorre malinconicamente gli ultimi tempi della propria storia a difendere la propria indipendenza dai Savoia, combattendo per brandelli della propria terra dai nomi altisonanti di marchesati e principati ma poveri e piccoli come fazzoletti. Poco significano gli scatti d'orgoglio che si consumano in episodi come quello di Balilla. Finché Napoleone ne formalizza la cancellazione, trasformandola prima in Repubblica Ligure, di fatto satellite francese, per poi annetterla tout court. Ironia della storia, a cancellare l'ultima delle Repubbliche Marinare italiane fu un suo figlio mancato; infatti la Corsica fu presa ai genovesi dai francesi un anno prima che il Napoleone vi nascesse francese anziché genovese.

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Regione Liguria

La Liguria sotto i Savoia

Quella che uscì dalle grandi bufere napoleoniche era un'Europa diversa, con nuovi protagonisti e senza spazi per Stati piccoli, deboli e non finalizzati agli interessi dei Grandi. Nonostante gli impegni presi e i disperati tentativi operati a Vienna dai pochi genovesi ammessi, la Repubblica inerme viene regalata ai Savoia, che la trasformano in Ducato aggregandola al Regno di Sardegna. Notiamo che la Liguria, a differenza di tutte le altre regioni italiane, non hai mai approvato l'annessione allo Stato sabaudo prima e al Regno d'Italia poi con plebisciti o altre forme di democrazia.

Chi volesse visitare i forti costruiti dai Savoia a “difesa” di Genova, potrà notare le cannoniere rivolte non verso l'esterno delle mura ma verso l'interno, verso la città. Comunque, dopo un primo periodo di profonde incomprensioni fra gli ex-nemici, culminato con gravi scontri urbani e la calata dei bersaglieri a Genova, le complementarità territoriali, sociali ed economiche danno i loro frutti, e le reciproche convenienze emergono evidenti a fondere liguri e piemontesi nella nascente prospettiva risorgimentale e in seguito nella visione unitaria. Notevole ed articolato il contributo della Liguria alla causa unitaria: solo i nomi più noti sono Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio. In seguito il Partito Socialista Italiano nascerà proprio a Genova.

Notevoli sono i vantaggi che la Liguria acquisisce nel processo, e solo il sogno della singola Genova città-stato sotto l'egida inglese, vagheggiato nella Superba a Vienna, li può mettere in discussione rispetto al pigro e decadente periodo di indipendenza repubblicana precedente. La realtà regala alla città il ruolo di “Manchester Italiana”, la sua Borsa è una delle più importanti d'Europa e il suo porto rinasce, specialmente dopo l'apertura del Canale di Suez. In questo periodo ormai la famiglia Giudici/de Judicibus si è praticamente estinta in Liguria, mentre è ancora forte e ben consolidato il ramo campano dei Del Giudice.

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Regione Liguria

La Liguria nell'era moderna

Il passaggio da Regno di Sardegna a Regno d'Italia si rivela un percorso molto difficile e complesso, al quale molte strutture neo-nazionali si rivelano inadeguate. Nelle mille problematiche amministrative e istituzionali qualcuno trova il tempo per sottrarre gli ultimi lembi di terreno alla Liguria per assegnarli al Piemonte, come se si fosse ancora nel settecento. Comunque la regione, Genova, in particolare, gode di una consistente presenza di imprenditori e di capitali esteri, inglesi prima, che fonderanno nel 1893 il Genoa, prima squadra di calcio italiana, e tedeschi poi che, combinata con le notevoli risorse proprie che la città si era costruita nel tempo, in qualche misura le danno una marcia in più rispetto ad altre zone del Paese.

Questo non la salva tuttavia dal pagare un alto tributo ai problemi del Paese con l'emigrazione, rivolta principalmente verso l'Argentina. La prima guerra mondiale porta alla Liguria, a Genova e La Spezia dove hanno sede le grandi industrie belliche pesanti, una opportunità economica molto consistente. Il dopoguerra e la profonda crisi che porta alla gestazione del fascismo non risparmia il capoluogo, che vede il suo patrimonio industriale cooptato dall'IRI, che sbarca pesantemente in città con il più grande progetto siderurgico nazionale, realizzato poi dopo la guerra. La struttura territoriale ed amministrativa della città è ormai inadeguata al peso della sua dimensione economica, e Genova si allarga inglobando nei propri confini amministrativi alcuni paesi limitrofi: il litorale urbano è ora lungo 35 km e la città cresce all'ombra delle Partecipazioni Statali.

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