Data di nascita

1430

Periodo di riferimento

1430-1475

Data della morte

1473/5
  Troia (FG)

          

Cosa si sa

Nata a Troia nel 1430, Colia de Judicibus era figlia putativa del Nobile Giovanni de’Giudici, notabile di Troia, e di Ippolita N. In realtà Colia era figlia naturale di re Alfonso V d'Aragona, del quale Ippolita era l'amante. Sposa a Troia nel 1445 il conte Emanuele Appiani (❀Pisa 1380 ca., Piombino 15 febbraio 1457✟), Signore di Piombino. La coppia ha avuto i seguenti figli:

  • Jacopo1 (❀1439-1474✟),
  • Polissena (❀14??-14??✟).

Muore, forse a Piombino (LI), fra il 1473 e il 1475, ma la data non è sicura.


1 Jacopo III Appiano (❀ Piombino, 1439 – Piombino, 10 marzo 1474✟), Conte Palatino, fu il sesto Signore di Piombino, Scarlino, Populonia, Suvereto, Buriano, Badia al Fango e delle isole d'Elba, Montecristo e Pianosa.

Colia de Judicibus ha un'importanza particolare perché dimostra l'esistenza dei de Judicibus a Troia nella prima metà del XV secolo e quindi potrebbe rappresentare l'anello di congiunzione fra i de Judicibus pugliesi, che si dice vengano appunto da Troia, e quelli di Benevento, che altro non sono che i de Judicibus di Ventimiglia, scesi nel sud dell'Italia, probabilmente al seguito di Giovanni Battista de Judicibus, quando fu nominato Arcivescovo di quella città, oppure quelli di Napoli, originatisi da Marc”Antonio de Judicibus di Genova.

Secondo alcuni Colia sarebbe nata a Napoli e non a Troia, e non nel 1430 ma fra il 1423 e il 1424. Non abbiamo tuttavia documenti originali che attestino tale fatto. Nel caso fosse nata a Napoli è interessante il fatto che il cognome italianizzato sia de’Giudici, come quello dei de Judicibus liguri. Tuttavia noi sappiamo che i Del Giudice di Napoli di origine ligure arrivarono solo un secolo dopo con Marc’Antonio e con Nicola de Judicibus. Quindi chi era Giovanni, il padre di Colia? Un de Judicibus ligure, campano o pugliese? Forse un anello di congiunzione fra i vari rami, ma è tutto da vedere. Per ora le ricerche continuano.

La vita

Colia de Judicibus, filia Nobilis Johannis et Ippolitae, fosrtasse filia notha Regis Alphonsi.

Nel 1445 Colia sposò a Troia il Conte Emanuele Appiani (❀Pisa 1380 ca., Piombino 15 febbraio 1457✟), Signore di Piombino, Conte Palatino del Sacro Romano Impero, il quale si era rifugiato in Capitanata dopo che la cognata Paola Colonna si era impadronita di Piombino. Emanuele si era lì rifugiato con i figli naturali Jacopo1, che gli successe negli stati, e Vittorio, poi Vescovo di Gravina, i quali furono legati al Regno di Napoli il primo per ragioni militari, il secondo ecclesiastiche.

Pompeo Litta, "Famiglie celebri italiane", Milano 1819/1883, Napoli 1902/1907
Jacob Wilhelm Imhoff, "Genealogiae viginti illustrium in Italia familiarum", Amsterdam 1710
Antonio Chiusole, "La genealogia delle case più illustri di tutto il mondo", Venezia 1743
"Dizionario Biografico degli Italiani", Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani

1 Il sepolcro di Iacopo d'Appiano si trova nell'Abbazia Concattedrale di S. Antimio Martire, nella controfacciata, sulla destra avendo le spalle all'altare.

Jacopo era figlio di Colia, che ebbe anche una figlia, Polissena, mentre Vittorio era un figlio bastardo avuto da Emanuele da un'altra donna.

Giuseppe Cappelletti,
«Storia della città»
p.92, nota 3


Agostino Cesaretti, nella sua «Storia di Piombino», riporta quanto segue riguardo Emanuele Appiani e Colia de’Giudici:

CAPITOLO II.

Stato di Manuello di Appiano prima del suo inalzamento nelIa Signoria. Ricupera le fortezze dalle mani degli Orsini. Il Vescovo di Massa piglia possesso di Valle, e Montione. Sistema pacifico di Mannello. Arrivo della famiglia di Manuello. Armata Napoletana nel Piombinese. Fortificazioni di Piombino. Il Re di Tunis rompe la pace. Morte di Manuello.

§. I.
MAnuello di Appiano, che dopo aver militato presso dei Sanesi, e Fiorentini (1), si era ritirato nel Regno di Napoli, seguitando gli stipendi dello Sforza, che favoriva con Ie sue armi la Regina Giovanna (2), per quanto fosse in mediocre fortuna, ciò non ostante, essendo cadetto di una famiglia Principesca regnante, con speranza molto ragionevole di salire un giorno, o l'altro sul Trono, veniva assai considerato nel Regno di Napoli dall’istesso Re Alfonso, che anzi secretamente gli diede per per moglie una sua figlia naturale chiamata Colia, dalla quale Manuello ebbe due figli Vittorio, e Iacopo, quali insieme con la madre dimoravano privatamente in Troja Città di Puglia, quando Manuello loro padre fa eletto signore di Piombino (3).

§. 2.
Fatta come si disse, pacificamente l’elezione di Manuello, gli Orsini che ritenevano le fortezze dello stato, si fortificarono specialmente nella fortezza di Piombino detta la Rocchetta, e in quella di Buriano. Fu resa la fortezza di Buriano il di 22. di Febbraio, cioè due giorni dopo l’elezione di Manuello con aver pagati mille fiorini a Padovano, Tommeo, e Andre di Vigano, che la ritenevano per gli Orsini, qual consegna fu fatta ad Antonio di Rossino da Scarlino in nome del Signore Manuello (4) per recuperare la fortezza di Piombino detta la Rocchetta „ si fece scelta di offiziali, soldati, bombardieri balestieri, si provveddvro legnami, ed altri materiali per alzare trincere, e parapetti alla piazzarella, e per più sicuro riparo si guastò lo Spedale di S. Maria, che per essere assai vicino alIa Rocchetta serviva per propugnacolo. So a combatterla con più vigore, e siccome era naturalmente forte non fu così facile ad espugnarla, essendosi speso il tempo di due mesi avanti che ritornasse in potere dei Piombinesi, o sia del Signore Manuello, quale in quel tempo fece fare i merli alle mura della Città, acciò i difensori stessero più guardati in scansare le pietre, e freccie lanciate di fuora (5) „. I Fiorentini contribuirono e con le forze, e con i danari a soccorrere Manuello acciò restasse pacifico Signore del suo stato, obbligati in vigore della stipulata raccomandigia (6).
…[omissis]…

(1) Ammirato Miscell. MS.
(2) Leonardo Dati Istor.
(3) Pio secondo suppone questi due figli non legittimi, ma naturali, così ancora il Malevolci, e altri scrittori di quei tempi. Vittorio, che al battesimo fu chiamato ancora esso Iacopo, è assai probabile che lo fosse, non sapendosi intendere che œsendo primogenito, cadesse la successione al fratello minore Iacopo. Ma perciò che spetta a Iacopo, oltre l'universale approvazione, ecco quanto di esso dice I’istorico Piombinese. = Il signore Giuliano Dreciaruti così scrisse ad un suo amico = Li mando un'informazione, che l’ho cavata da Genova con denari dal processo di D. Isabella e da questa ella vederà come potesse essere bastardo lacopo III. figlio di Colia Aragona figliola del Re di Napoli, dove hanno come ella vede, preso il cognome, e l'Imperatore Io chiama legittimo; ed in altri MS, visti confrontare, e sì uniformi si legge = il signore Manuello si accasò con D. Colia di Aragona, dalla quale ebbe un figliolo chiamato lacopo III., come appare in un’istrumento di procura fatto da D. Colia Aragona Appiani Genetrix Illmi. Domini Iacobi III, de Aragona Appiano, dai quale istrumento si vede come si Aragonò in quel tempo la casa Appiana, e però per quella signora, Iacopo III. fu il primo che si chiamò Aragona Appiano, e fu legittimo, e non bastardo, come molti anno detto. Ebbe ancora il medesimo Manuello un’altro figlio chiamato pure lacopo quale fu Vescovo di Gravina, come si vede nel testamento di Iacopo III, dove fa menzione del prefato Vescovo suo fratello, e di quì si può credere che derivasse lo sbaglio di Pio II, e degli altri scrittori, che notarono di spurio Iacopo III, quando tal nota poteva solamente asserirsi al suo fratello, quale si congettura che fosse tale, perché non si trova che Manuello avesse presa altra moglie, che D. Colia Aragona, e che questa si fosse chiamata madre di altro figlio, che di lacopo III. il nome di ambedue di Iacopo suppone che Manuello avendo avuto indirettamente il primo figlio, e che poi accasato con D. Colia, secondasse col di lei parto legittimo la refezione del Padre, essendo costume perpetuamente praticato, che non si ponga a due fratelli Carnali assolutamente l’istesso nome; oltre dì che non era così facile che un primogenito volesse cedere le ragioni del dominio di uno stato al secondogenito, mentre non si fosse riconosciuta una grande inabilità del poter governare nel primo, potendosi in tal caso sostituire il secondo; ma non possiamo supporre tal sufficienza nel primo, poiché virtuoso, e di ottime qualità lo reputò Niccolò V, allorchè lo mandò ad investire per commendatario apposta in Piombino col titolo di Protonotario della S. Sede, e di più l’esaltò alla dignità di Vescovo di Gravina; sicchè si può credere che Iacopo III. fosse legittimo, e per questa ragione fosse anteposto al fratello nella successione. Anco D. Celia si congettura che fosse naturale del Re Alfonso, primo perchè se fosse stata legittima, come figlia di un gran Re sarebbe stata collocata per moglie ad una testa coronata sua pari, e non al Signore Manuello Appiani, allora privato Cavaliere, e solo possessore de beni stabili in Puglia, che forse gli furono consegnati in dote, non sapendosi in che maniera potesse avere Manuello possessioni in Puglia, quando in Pisa da Iacopo suo Padre riconobbe, e non prima la casa Appiana le fortune, e le grandezze; secondo se fosse nata legittima non l’averebbe esclusa il padre dall’eredità del Regno per lasciarvi succedere un figlio naturale, come fu Ferdinando suo fratello.
(4) Lib. de Consigl.
(5) …[omissis]…
(6) …[omissis]…

Agostino Cesaretti,
«Istoria del Principato di Piombino…»,
Tomo I, Della Rosa, Firenze, 1787,
pagg. 27-31

Documenti

Varie procure di Colia de’Giudici ad Andrea Rossi per la gestione dei suoi affari nel Regno di Napoli.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
#553553 - Procure di Colia ad Andrea Rossi1473
#576/2576/2 - Procure di Colia ad Andrea Rossi31 dicembre 1473
#576/6576/6 - Procure di Colia ad Andrea Rossi31 dicembre 1473

553 - Procure di Colia ad Andrea Rossi

1473

Copie di procura di Colia de’ Giudici, vedova di Emanuele Appiani d’Aragona, in Andrea Rossi per la gestione dei suoi affari nel Regno di Napoli (1473), cc.167-175 [sec. XVII].1

PROSSIMAMENTE…

Archivio di Stato di Firenze,
«Miscellanea Medicea III (451-730)»,
MIBACT, 2014,
«Memorie della Casa d’Appiano dal 962 al 1530»


1 Scheda 553. La scheda comprende una filza cartacea legata in pergamena di cc. 310. V. segn. 922, Classe VII n. 27.

576/2 - Procure di Colia ad Andrea Rossi

31 dicembre 1473

Mandato di procura di Colia de’ Giudici, vedova del signore di Piombino Emanuele Appiani d’Aragona, in Andrea Rossi, cc.16-17 31 dic. 1473.1

PROSSIMAMENTE…

Archivio di Stato di Firenze,
«Miscellanea Medicea III (451-730)»,
MIBACT, 2014,
«Piombino. Interessi della casa d’Appiano»


1 Scheda 576, fascicolo 2. La scheda comprende due scatole contenenti complessivamente undici fascicoli. Antico indice preposto ai fascicoli con indicazione sommaria del loro contenuto. V. segn. 945, Classe VII n. 49.

576/6 - Procure di Colia ad Andrea Rossi

31 dicembre 1473

Mandato di procura del 31 dicembre 1473 di Colia de’ Giudici, vedova di Emanuele Appiani d’Aragona, per Andrea Rossi. Copia, cc.2-3 nov. 1575.1

PROSSIMAMENTE…

Archivio di Stato di Firenze,
«Miscellanea Medicea III (451-730)»,
MIBACT, 2014,
«Piombino. Interessi della casa d’Appiano»


1 Scheda 576, fascicolo 6. La scheda comprende due scatole contenenti complessivamente undici fascicoli. Antico indice preposto ai fascicoli con indicazione sommaria del loro contenuto. V. segn. 945, Classe VII n. 49.

Luoghi

Di seguito è riportata una lista di luoghi relativi alla vita di Colia e di suo marito.

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ChiesaChiesa Abbaziale di San Antimo MartirePiombino (LI)
SepolcroSepolcro di Iacopo d'AppianoPiombino (LI)

Chiesa Abbaziale di San Antimo Martire

Piombino (LI)

S. Antimio Martire è una chiesa trecentesca (1377) costruita sul preesistente Romitorio dei Frati Agostiniani. Fu ampliata nel Quattrocento ed arricchita da Jacopo III d'Appiano, signore della citta di Piombino, con l'aggiunta di un raffinatissimo Chiostro rinascimentale, creato da Andrea Guardi.

Chiesa di S. Antimio Martire
Chiesa di S. Antimio Martire - Fronte

Sepolcro di Iacopo d'Appiano

Piombino (LI)

Sepolcro di Jacopo d’Appiano
Sepolcro di Jacopo d’Appiano
Foto di Dario de Judicibus

Emanuele Appiani

Emanuele Appiani, nato a Pisa nel 1380 circa e morto a Piombino il 15 febbraio 1457, è figlio di Giacomo I Appiani, Conte Palatino del Sacro Impero Romano dal 27 dicembre 1441, signore di Piombino, Scarlino, Populonia, Suvereto, Buriano, Abbadia al Fango, Vignale e delle isole d'Elba, Montecristo, Pianosa, Cerboli e Palmaiola dal 19 febbraio 1451.

Capitano di cavalleria a Firenze nel 1453, sposa nel 1445 Colia de Judicibus, presunta figlia di Giovanni de Judicibus, nobile di Troia, ma in realtà figlia naturale del re Alfonso V della Catalogna-Aragona, che morì verso il 1473.

Patrizia Meli e Sergio Tognetti
«Il Principe e Il Mercante nella Toscana del Quattrocento»
Archivi di Santa Maria del Fiore, Leo S. Olschki Editore, 2006, ISBN 8822255909

Dal matrimonio tra Emanuele Appiani e Colia de’ Giudici erano nati due figli, il futuro Jacopo III e Polissena, una figlia. Quasi tutti gli storici hanno erroneamente ritenuto che Jacopo fosse il figlio illegittimo dell’Appiani, ma già il Cappelletti aveva pubblicato nella sua monumentale storia dedicata a Piombino un documento da cui si ricava senza ombra di dubbio la nascita legittima di Jacopo III.

Giuseppe Cappelletti,
«Storia della città»
p.92, nota 3

L’equivoco sarebbe in parte sorto dalla presenza di un figlio bastardo quasi omonimo, Jacopo Vittorio. Quest’ultimo era chiaramente il primogenito e, se anche il secondo Jacopo fosse stato illegittimo, sarebbe stato più naturale che fosse questi ad ereditare il Principato e non il secondogenito. Inoltre in una lettera di Colia de’ Giudici al duca di Milano si fa esplicitamente riferimento a Jacopo III come al suo «dilecto figliuolo».

Archivio di Stato di Milano,
Archivio Ducale Sforzesco, Potenze Estere,
Piombino 313, originale (13 marzo 1458)

Emanuele cita Polissena esplicitamente come figlia, insieme al fratello Jacopo, in una lettera del 1457, nella quale chiedeva per i due un salvacondotto per recarsi nel Senese se la peste fosse scoppiata anchea Buriano, dove i giovani si erano rifugiati. Nell’istruzione ricevuta pochi mesi dopo da Ludovico Petroni si fa esplicito riferimento a lei come figlia di Colia de’ Giudici, confermando così anche la sua nascita legittima.

Archivio di Stato di Siena,
Balia, 398, cc. 21r-22r
istruzione del 22 febbraio 1458

Si dice che Colia spinse Jacopo III, che era un uomo crudele e tirannico, a proteggere per quanto poco poteva, in una signoria così piccola come quello di Piombino, gli artisti locali.