Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1218-1260

Data della morte

𝒸𝒶.1260
  DVP 2

          

Cosa si sa

Ottone Iudex nasce a Ventimiglia all'inizio del XIII secolo da Oberto. Non conosciamo il nome della madre. Uno di almeno quattro figli: Gherardo, Ottone, Raimondo e Obertino. Sposa Margherita. Non conosciamo il cognome della moglie. La coppia ha avuto i seguenti figli:

  • Raimondo (𝒸𝒶.1257-64),
  • Ardizzone (𝒸𝒶.1238-64),
  • Guglielmo (𝒸𝒶.1256-64),
  • Obertino (𝒸𝒶.1258-64).

È fra i cittadini notabili di Ventimiglia che giurano di rispettare le leggi della città di Genova e fra i membri della famiglia Giudice ai quali Genova mostra gratitudine per aver tenuto fede, durante la ribellione di Ventimiglia, agli impegni che la legge feudale impone al buon vassallo.

«Albero Genealogico dei Giudici», in
«Alberi genealogici di Famiglie ventimigliesi e liguri,
raccolti per cura del cav. prof. Girolamo Rossi»,
Ventimiglia, 1869.
Biblioteca Bicknell di Bordighera.

Non conosciamo il luogo e la data della morte, ma è molto probabile sia avvenuta nel 1260.

1 Secondo il Rossi, nella prima metà del XIII secolo ci sono due “Ottone”, zio e nipote. Il primo è figlio di Oberto (1180), mentre il secondo è figlio di Obertino, fratello del primo, e quindi nipote di quello stesso Oberto. C'è un'ulteriore complicazione: entrambe le mogli di questi due Ottone si chiamano Margherita. La prima si sposa nel 1220, la seconda nel 1260. È quindi abbastanza complesso capire dagli atti quale sia l'uno e quale l'altro. Inoltre lo zio ha probabilmente avuto anche un figlio di nome Obertino. Il che complica ulteriormente le cose. Senza la genealogia che il Rossi ha riportato in suo manoscritto inedito sarebbe impossibile districarsi fra questi nomi. Oltretutto il suffisso “-ino” non è davvero parte del nome, ma è usato solo per distinguere due parenti che hanno lo stesso nome e dei quali uno è più giovane e uno più anziano, per cui quando muore quello più vecchio, il suffisso non viene più usato.

VII Crociata

Ottone è capitano al servizio di Luigi IX re di Francia. Nella sua tenda alzata davanti alle mura di Damietta, Ottone stila il testamento in presenza di testimoni Pietro di Anselmo Melagino di Ventimiglia e Ottone Mainardi di Diano Marina.

Damietta è un'importante emporio portuale posto sul ramo principale del delta del Nilo, molto frequentato dalle marinerie italiane e già  conteso ai saraceni nella crociata precedente, fallita. L'anno, il luogo e le circostanze ci dicono che Ottone è uno dei partecipanti alla VII Crociata, che si svolse fra il 1248 e il 1254, voluta e condotta da Luigi e intrapresa con la benedizione del papa Innocenzo IV.

… actum in flumine Damiatae super tendam dicti Ottonis Iudicis in exercitu domini regis Franciae. Testes Petrus filius Anselmi Melagini de Ventimilio, Otto Mainardus de Diano.

Girolamo Rossi,
«Città  di Ventimiglia»",
pag. 77, nota 2
riferito come presente negli
«Atti del notaio G. di Amandolesio»

Questo documento riuscirà ad arrivare a Genova per finire poi nei cartolari del notaio Giovanni di Amandolesio, il quale, ai sensi del trattato di pace del 1222 tra Genova e Ventimiglia, doveva curare tutti gli atti dei ventimigliesi. Se ne riparlerà  circa 10 anni dopo, secondo quanto dispone la “lex romana”, per una dichiarazione di morte presunta che doveva risolvere i problemi della successione.

In un atto rogato a Ventimiglia (α115) risulta infatti come Ottone abbia partecipato alla battaglia per la presa di Damiata (N.d.A. Damietta) durante la crociata guidata da Luigi, Re di Francia, in qualità di Capitano del Re. Dagli atti successivi sembra che Ottone sia stato catturato e tenuto prigioniero per vari mesi finché Raimondo, da lui nominato procuratore dei suoi beni — dimostrando prudenza e lungimiranza — riuscì a riscattarlo e a farlo tornare a Genova dove lo troviamo già nel settembre dello stesso anno (cfr. atto α229).

Francesco Andrea Bono,
«La Nobiltà Ventimigliese»,
Forni Editore Bologna,
pag. 24.

Lista degli Atti dell'Amandolesio

Ottone Iudex viene nominato nei seguenti atti rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio, raccolti e custoditi a Genova, secondo quanto stabilito nelle clausole di pace dopo l'assedio del 1220.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum I: serie α (cart. 56)
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum II: serie β (cart. 56)
Atti dal 1259 al 1264: serie γ (cart. 57)
Repertorio delle notizie inserite nei Cartolari I & II (cart. 56): serie κ
Repertorio delle notizie inserite nel cartolario 57: serie ν

Nell'Archivio di Stato di Genova si conservano due cartolai notarili nei quali si contengono quasi un migliaio di atti per la massima parte rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio fra il 1256 ed il 1264. Si tratta del cartolare 56, che comprende rogiti fra il I° dicembre 1256 e il 23 dicembre 1258, e del cartolare 57, che contiene rogiti fra il 28 dicembre 1258 e il 7 dicembre 1264.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1255 al 1258”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1985.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1993.

MILLESIMO CCLVIIII INDICTIONE PRIMA

In nomine Domini, amen. Cartularius instrumentorum factorum per me Iohannem de Mandolexio notarium in Vintimilio et Rappali, ut infra continetur. Et sunt in isto cartulario instrumenta sex annorum, videlicet de millesimo cclviiii, millesimo cclx, millesimo cclxi, millesimo cclxii, millesimo cclxiii et millesimo cclxiiii, ut inferius per ordinem annotantur, et est signum meum quod appono in instrumentis tale: (S.T.) Iohannes de Mandolexio, notarius Sacri Imperii, rogatus scripsi.

Una menzione particolare merita la professoressa e ricercatrice Laura Balletto, come riportato nei ringraziamenti.

Atto n.25 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 febbraio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice cede a Raimondo Giudice una pezza di terra, in parte incolta e in parte tenuta a viti, fichi e altre colture arboree, sita ubi dicitur Rivoira, in cambio di una pezza di terra incolta, sita in Felegueto.

[Ɑ Gui]llelmi Calde et [Guillel]mi Iudicis.
Die xxii februarii, ante terciam. Cambium et permutationem fecerunt ad invicem inter se Guillelmus Iudex, ex una parte, et Raimundus Iudex, ex altera, videlicet quod dictus Guillelmus dedit et cessit dicto Raimundo peciam unam terre, partim vacue et partim arborate ficuum, vitium et aliarum arborum, quam visus est habere ubi didtur Rivoira, cui coheret superius sumitas sive cacumen montis, inferius terra Guillelmi Dulbechi, ab uno latere terra heredum Raimundi Mauri et ab alio latere terra Nicole de Tabia. Cambio cuius dictus Raimundus dedit et cessit di[ct]o Guillelmo quamdam peciam terre vacue quam visus est habere in Felegueto, cui coheret superius et ab uno latere via, inferius et ab alio latere terra ipsius Guillelmi. Quas terras, ut supra dictum est, unus alteri ad invicem, nomine cambii sive permutationis, cum omnibus suis rationibus, actionibus et iure atque possessione ipsarum, tradiderunt, promittentes ad invicem inter se dictam permutationem in perpetuum et omni tempore ratam et firmam habere et tenere et nullo modo revocare et ipsas terras unus alteri ab omni persona legittime defendere, auctoricare et disbrigare, quisque suis expensis, promiserunt. Alioquin, si contrafìeret et ut supra per singula a quoque ipsorum non foret observatum, penam dupli de quanto ipse terre nunc valent vel pro tempore valuerint unus alteri dare et solvere spoponderunt, rata semper manente permutatione. Et inde pro predictis et singulis attendendis et observandis omnia bona sua habita et habenda inter se ad invicem pigneri obligaverunt, volentes et iubentes de predictis fore duo instrumenta unius tenoris, videlicet utrique parti unum. Actum in portario ecclesie Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus convocatis Guillelmo Calcia, presbitero Ugone Melagino et Obertino filio Ottonis Iudicis. Anno et indictione ut supra.
Ɑ Factum est pro dicto Guillelmo.

Atto n. 25
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Caldo e Guglielmo Giudice.
Il 22 febbraio, prima della terza. Hanno fatto uno scambio e una permuta tra loro Guglielmo Giudice, da una parte, e Raimondo Giudice, dall'altra, ovvero che il suddetto Guglielmo ha dato e ceduto al suddetto Raimondo un pezzo di terra, in parte vuota e in parte piantata di alberi di fico, vite e altre piante, che sembra di avere dove si chiama Rivoira, che confina superiormente con la cima o la vetta della montagna, inferiormente con la terra di Guglielmo Dulbecco, da un lato con la terra degli eredi di Raimondo Mauri e dall'altro con la terra di Nicola de Tabia. In cambio, il suddetto Raimondo ha dato e ceduto al suddetto Guglielmo un pezzo di terra vuota che sembra di avere a Felegueto, che confina superiormente e da un lato con una strada, inferiormente e dall'altro lato con la terra del suddetto Guglielmo. Questi terreni, come sopra detto, si sono scambiati uno con l'altro, per nome di scambio o permuta, con tutte le loro ragioni, azioni e diritti e possesso degli stessi, promettendo reciprocamente di avere e mantenere tale permuta in perpetuo e in ogni tempo e in nessun modo revocarla e difendere questi terreni l'uno per l'altro da ogni persona legalmente autorizzata, ciascuno a proprie spese: così hanno promesso. In caso contrario, se venisse violato e quanto sopra da ciascuno di loro non fosse osservato, hanno promesso di pagare una sanzione pari al doppio di quanto valgono o varranno in futuro questi terreni uno all'altro, mantenendo sempre valida la permuta. E per tali e singoli aspetti, si sono impegnati a impegnare tutti i loro beni tra loro in pegno, volendo e ordinando che riguardo a quanto sopra ci fossero due documenti di uno stesso tenore, uno per ciascuna parte. Redatto nella porta della chiesa di Santa Maria di Vintimiglia, con i testimoni convocati Guglielmo Calcia, il presbitero Ugone Melagino e Obertino, figlio di Ottone Giudice. Nell'anno e nell'indizione come sopra.
È stato fatto per il suddetto Guglielmo.

Atto n.31 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, vendono a Guglielmo Enrico, per una metà, e ad Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, pro indiviso, con due ruote, situato in Pascherio, cum omnibus suis aquaticiis sive aqueductibus, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza. Dichiarano di procedere alla vendita per pagare i debiti di Ottone Giudice.

[Ɑ Guillelmi Henrici], Ardi[çoni et Guillelmi Iu]dicum.
Die eodem, post nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, frattes et fìlii quondam Raimundi Iudicis, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Guillelmo Henrico, ementi pro medietate, et Ardiçono Iudici et Guillelmo Iudici, pro alia medietate, molendinum unum, pro indiviso, cum duabus rotis, quod visi sumus habere in Pascherio, cum omnibus suis aquariciis sive aqueductibus, cui coheret ante via publica, ab uno latere molendinum vestrum Ardiçoni et Guillelmi Iudicis et ab alio molendinum Guillelmi Dulbeci, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueritis iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis et superposìtis suis, nichil ex his in nobis retento, finito predo librarum quadraginta denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si dictum molendinum cum suis pertinenciis ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem vobis inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium dicti molendini cum suis pertinenciis vobis tradidisse confitemur, constituentes nos ipsum vestro nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseritis corporalem, promittentes de dicto molendino cum suis pertinenciis nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam neque requisitionem facere, set potius ipsum vobis et heredibus vestris et cui dederitis vel habere statueritis per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non impedire. Et speciali ter promittimus et convenimus vobis sumptus litis agnoscere et vobis restituere, si quos faceretis pro dicto molendino rationabiliter defendendo, sive obtinueritis in lite sive succubueritis, remissa vobis necessitate denunciandi. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dictum molendinum nunc valet vel melioratum valebit vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, et quilibet nostrum de omnibus et singulis supradictis vobis in solidum teneatur, renuntians quisque nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi1 ac iuri de principali primo conveniendo. Et speciali ter nos dicti Iohannes et Marinetus abrenuntiamus beneficio minoris etatis, iurantes verbotenus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, in omnibus et per omnia attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contraiacere vel venire; et facimus hec omnia et singula supradicta consilio Guillelmi Calcie et Raimundi Iudicis, propinquorum et vicinorum nostrorum. Predictam quoque venditionem facimus pro solvendis debitis Ottonis Iudicis. Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Raimundi Iudicis, presentibus testibus convocatis et rogatis Guidone Priore, Oberto filio Ottonis Iudicis et Guillelmo Malleo canonico Vintimiliensi. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 31
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Enrico, Ardizzone e Guglielmo Giudici.
Lo stesso giorno, dopo la nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Guillermo Enrico, come acquirente per metà, e ad Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, indiviso, con due ruote, che ║ vediamo possedere a Pascherio, con tutti i suoi canali o acquedotti, che confina con la strada pubblica da un lato e con il vostro mulino, ovvero di Ardizzone e Guglielmo Giudice, dall'altro, se ci sono altri confini, per avere, tenere, possedere e fare in seguito tutto ciò che vorrete come proprietari di diritto e per titolo d'acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti e tutte le altre pertinenze e sovrapposizioni, senza nulla trattenere da noi, con un prezzo di vendita di quaranta lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e sollevati, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o non ricevuto, al dolo e alla condizione senza causa. Se il suddetto mulino con le sue pertinenze vale più del prezzo sopra menzionato, conoscendo la sua vera stima, quanto valga in più, lo doniamo e ne poniamo fine a voi con una pura e semplice donazione tra vivi e rinunciamo alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. Confessiamo inoltre di avervi consegnato la proprietà e il possesso del detto mulino con le sue pertinenze, costituendoci come vostri titolari e possessori precari finché lo possederemo o avrete preso possesso fisico dello stesso, promettendo di non muovere alcuna lite, azione o controversia per il detto mulino con le sue pertinenze in futuro, ma piuttosto di difendere, autorizzare, liberare e non impedire a voi e ai vostri eredi, coloro a cui lo avete dato o che avete deciso di avere, da noi o dai nostri eredi, da qualsiasi persona legittimamente. Inoltre, promettiamo e concordiamo specificamente di riconoscere e restituire a voi le spese di giudizio che potreste sostenere per difendere ragionevolmente il detto mulino, se sostenute, sia che vinciate in giudizio sia che ne siate sconfitti, senza la necessità di una richiesta formale. Se non adempiamo a tutto quanto sopra indicato o non osserviamo singolarmente ogni punto di quanto sopra, promettiamo di dare e pagare una sanzione di doppio del valore attuale del detto mulino o del suo valore migliorato, stipulando con voi e confermando la vendita. In pegno e a garanzia dell'osservanza di tutto quanto sopra stabilito e di ogni singola parte, obblighiamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, e ciascuno di noi è tenuto in solido per quanto concerne tutto quanto sopra stabilito, rinunciando ciascuno di noi al diritto di divisione in solido, al beneficio delle costituzioni recenti sui due debitori e al diritto di escussione del creditore principale in primo luogo. E in particolare noi, Giovanni e Marineto, rinunciamo al beneficio dell'età minore, giurando di essere maggiorenni di diciotto anni e, come sopra detto, di attenere, eseguire e rispettare tutto in ogni dettaglio, senza violare o contraddire alcuna delle disposizioni suddette. Tutto ciò lo facciamo con il consiglio di Guglielmo di Calce e Raimondo Giudice, nostri parenti e vicini. Inoltre, effettuiamo la suddetta vendita per saldare i debiti di Ottone Giudice. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo Giudice, in presenza di testimoni convocati e richiesti, Guidone Priore, Oberto figlio di Ottone Giudice e Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.

Atto n.68 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, da una parte, e Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice le questioni fra loro vertenti in occasione della successione del fu Oberto Giudice, padre di Ottone e nonno di Oberto, Giovanni e Marineto, in occasione della successione del fu Obertino Giudice, fratello di Ottone e zio dei predetti Oberto, Giovanni e Marineto e in occasione della dote della defunta madre di Ottone, nonna di Oberto, Giovanni e Marineto.

Oberti Iudicis et fratrum, ex una parte, et Ottonis Iudicis, ex altera.
Die xiiii iunii, ante terciam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ex altera, compromittimus in vobis, Raimundum Iudicem et Guillelmum Iudicem, presentes, de omni lite et controversia que inter nos vertitur vel verti posset occasione successionis Oberti Iudicis quondam, patris mei dicti Ottonis et avi nostrorum dicti Oberti et fratrum, et occasione successionis Obertini quondam Iudicis, fratris met dicti Ottonis et patrui nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et occasione dotium matris quondam mei Ottonis et avie nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et generale compromissum facimus in vobis tamquam in arbitros, arbitratores et amicabiles compositores et largas potestates a nobis super predictis sponte electos, dantes vobis, quilibet nostrum, liberam facultatem et bailiam ut super predictis possitis dicere, iure vel acordio, amicabili compositione, semel et pluries, die feriata vel non feriata, dato pignore bandi vel non dato, presentibus partibus vel absentibus, vel una presente et altera absente, dum tamen citata de iure vel amicabiliter, servato iuris ordine vel non servato, libello porrecto vel non porrecto, ita tamen quod super predictis debeatis pronuntiasse et sentenciasse, de iure vel acordio, usque ad proximas lialendas augusti, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis dixeritis, statueritis, sentenciaveritis seu pronunciaveritis, in scriptis vel sine scriptis. Alioquin, si per aliquem nostrum in predictis seu in aliquo predictorum fuerit contrafactum, libras centum denariorum ianuinorum, nomine pene, una pars alteri ad invicem dare et solvere promittimus, et quicquid dixeritis seu statueritis vel pronunciaveritis nichilominus in suo robore perseveret. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda ad invicem unus alteri pigneri obligamus, iurantes insuper [n]os dicti Iohannes et Marinetus, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere [et] observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, facientes hec omnia consilio Mau[ri] de Mauris et Conradi Mauri, quos nostros propinquos et consiliatores in hoc casu eligimus et appellamus, [co]nfitentes nos esse maiores. Insuper ego dictus Obertus promitto me facturum et curaturum quod dictus Iohannes firma et rata habebit omnia et singula supradicta et quicquid vos dicti arbitri super predictis pronunciaveritis et in aliquo predictorum non contraveniet aliqua occasione, sub dicta pena librarum centum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Guillelmo fornario, Guillelmo Rafa, Iohanne Fornario, Oberto Sagonensi, Raimundo Audeberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 68
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e fratelli, da una parte, e Ottone Giudice, dall'altra.
Il giorno 14 giugno, prima della terza, noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, dall'altra, ci affidiamo a voi, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice, presenti, per qualsiasi controversia o disputa che sorge o potrebbe sorgere in relazione alla successione del defunto Oberto Giudice, padre di mio padre detto Otto e nonno dei nostri detti Oberto e fratelli, e in relazione alla successione di Obertino Giudice, fratello di mio padre detto Otto e zio dei nostri predetti Oberto e fratelli, e in relazione alla dote della madre del mio defunto padre Otto e nonna dei nostri predetti Oberto e fratelli, e facciamo un compromesso generale con voi come arbitri, conciliatori e pacificatori scelti spontaneamente da noi con ampi poteri sui suddetti, concedendovi, ciascuno di noi, la libertà e l'autorità di giudicare su tali questioni, secondo il diritto o l'accordo, la composizione amichevole, una o più volte, in un giorno festivo o non festivo, con la promessa di osservare reciprocamente la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente, fino alla fine del mese di agosto prossimo venturo, rispettando l'ordine giuridico o non rispettandolo, mediante la presentazione di un ricorso o non, a condizione che siate tenuti a pronunciare e a sentenziare su tali questioni. In caso contrario, se qualcuno di noi viola quanto concordato, promettiamo di pagare una multa di cento lire genovine, una parte all'altra, come penale, e ci impegniamo a far rispettare e a mantenere in vigore la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente. Inoltre, come garanzia per l'osservanza di tutte le suddette clausole, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno reciproco, e giuriamo, toccando corporalmente le Sacre Scritture, di rispettare, osservare e non violare in alcun modo quanto concordato, avvalendoci del consiglio di Mauri de Mauris e di Conrado Mauri, nostri parenti e consiglieri in questo caso, riconoscendoci come adulti. Inoltre, io, il suddetto Oberto, prometto di fare in modo che il suddetto Giovanni abbia conferma e ratifica di tutto quanto sopra menzionato e di qualsiasi cosa gli arbitri sopra menzionati pronuncino riguardo alle questioni in oggetto e di non contravvenire in alcun modo a ciò, sotto la pena di cento lire. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Guillelmo Fornario, Guillelmo Rafa, Giovanni Fornario, Oberto Sagonese, Raimondo Audeberto e Guillelmo Curlo maggiore. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.73 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice di Ventimiglia, nominano Guglielmo Enrico loro procuratore perché li difenda nella causa che Margherita, moglie di Ottone Giudice di Ventimiglia, intende muovere contro di loro in Genova.

Die xxvii iunii, ante nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis de Vintimilio, facimus, constituimus et ordinamus Guillelmum Enricum, absentem, nostrum certum nuncium et procuratorem ad agendum, defendendum pro nobis et nostro nomine in causam vel causas quam vel quas contra nos movet seu movere intendit Margarita, uxor Ottonis Iudicis de Vintimilio, in Ianua, si de iure ibidem ei debemus respondere, et ad alegandum privilegia et conventiones nostras et ad omnia in predictis et circa predicta facienda que fuerint oportuna et que merita causarum postulant et requirunt, promittentes quilibet nostrum ratum et firmum [hab]iturum, sub ypotbeca et obligatione bonorum nostrorum, quicquid per dictum procuratorem fuerit factum seu procuratum in predictis et circa predicta et occasione predictorum. Relevantes ipsum ab omni satisdatione, promittimus tibi notario subscripto, recipienti nomine cuius vel quorum interest vel intererit, iudicatum solvi de omni eo quod in dicta causa seu causis nomine nostro fuerit condemnatus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus domino Guillelmo Rubeo, iudice comunis eiusdem, Guillelmo Rafa et Guillelmo Maroso. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 73
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 27 giugno, prima della nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, facciamo, costituiamo e ordiniamo Guglielmo Enrico, assente, nostro fidato messaggero e procuratore per agire, difenderci per noi e in nostro nome nella causa o nelle cause che Margherita, moglie di Ottone Giudice di Ventimiglia, intende o intenderà fare contro di noi a Genova, se dobbiamo rispondere legalmente lì, e per sostenere i nostri privilegi e le nostre convenzioni e per fare tutto ciò che è necessario e richiesto dalle circostanze e dalle richieste delle cause, ciascuno di noi promettendo di ratificare e confermare saldamente, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, tutto ciò che sarà fatto o procurato dal suddetto procuratore nei suddetti casi e in relazione ai suddetti casi. Liberandolo da qualsiasi richiesta di risarcimento, promettiamo di pagare al notaio sottoscritto, in nome di chiunque possa essere interessato, il giudizio per qualsiasi condanna sia stabilita nel nostro nome nella suddetta causa o cause. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, presenti come testimoni il signor Guglielmo Rosso, giudice comune della stessa, Guglielmo Rafa e Guglielmo Maroso. Anno e indizione come sopra.

Atto n.156 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 dicembre 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice diffida Ottone Giudice dal procedere, a nome della moglie Margherita, alla stima delle terre del fu Oberto Giudice. Ottone risponde che dette terre erano di proprietà di detto Oberto Giudice, che gli eredi del medesimo ne furono in possesso e che egli ricevette l'ordine di procedere alla stima da parte del capitano del popolo in Genova.

Die xxviiii decembris, circa vesperas. In presentia testium subscriptorum, Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, dixit et prot[estatus] fuit Ottoni Iudici quod ipse, nomine uxoris sue Margarite, non debeat se extimare in [...] terrarum venditanim, que fuerunt quondam Oberti Iudicis, sicut pronunciatum est per arbi[t]ros Guillelmum [...] Ottonem Bonebellam et dominum Iacobum de Burgaro cum eis. Qui Otto [I]udex pr dixit et respondit quod dicte terre, in qui[bu]s erat extimatus nomine dicte Margarite, sunt et fuerunt quondam dicti Oberti Iudicis et ipsas heredes ipsius tenuerunt et possiderunt, et quod in ipsis se dicto nomine extimaret habuit in mandatis a domino capitaneo populi in Ianua. Actum ante vineam Pinete que fuit Raimundi quondam Iudicis, presentibus testibus Guillelmo Francisco, Fulcone Gançerra et Pascale Clerico. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 156
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 29 dicembre, verso il vespro. In presenza dei testimoni sottoscritti, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, ha detto e contestato a Otto Giudice che egli, a nome della moglie Margarita, non doveva rappresentare …[omissis]… alla vendita di terre che un tempo appartenevano al defunto Oberto Giudice, come stabilito dagli arbitri Guglielmo …[omissis]… Otto Bonabella e il signore Iacopo de Burgaro con loro. Otto Giudice ha risposto che le terre in questione, per le quali era stato coinvolto a nome della suddetta Margarita, appartenevano ed erano appartenute al defunto Oberto Giudice e i suoi eredi le avevano tenute e possedute, e che egli era stato incaricato di rappresentare tale nome dal signore capitano del popolo a Genova. Redatto davanti alla vigna di Pineta che apparteneva al defunto Raimondo Giudice, in presenza dei testimoni Guglielmo Francisco, Fulco Ganzerra e Pascale Clerico. Anno e indizione come sopra.

Atto n.188 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 febbraio 1260, Ventimiglia.
Poiché Ottone Giudice di Ventimiglia intende agire contro Fulcone Raimondo di Seborga per una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Crispus, Fulcone, non volendo litigare con Ottone, gli rimette la terra predetta, rinunciando a tutti i diritti che ha su di essa.

[Ɑ Ottonis Iudicis]
Die xiiii februarii, ante nonam. Cum Otto Iudex de Vintimilio vellet agere contra Fulconem Raimundum de Seburcaro de quadam pecia terre, posita in territorio Vintimilii, ubi dicitur Crispus, cui coheret superius terra dicti Ottonis, quam tenet Iacobus Serra, inferius terra dicti Ottonis, quam tenet Raimundus Milia, ab uno latere terra Albini de Seburcaro et ab alio latere terra propria dicti Iacobi Serre, dictus Fulco Raimundus, nolens litigare cum dicto Ott[one, re]futavit et remisit eidem terram predictam et omni iuri quod in dicta terra haberet ipsi Ottoni renun[ciavit] et remisit, cessit, dedit tradiditque vel quasi, promittens de cetero nullam adversus dictum Ottonem, occasione [predicte] terre, questionem movere vel actionem. Et si contrafecerit, penam dupli de contrafacto et quotiens contrafece[ rit] eidem Ottoni stipulanti promisit, rato manente pacto. Et proinde omnia bona sua habita et habenda [eidem] pigneri obligavit. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Guillelmo Bonavia notario [de Por]tu, Ottone Sicardo, presbitero Ottone et Oddone Agacia. Anno et indictione ut supra.
Millesimo ccix, indictione secunda, cassum est voluntate parcium per aliud [instrumentum].

Atto n. 188
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ottone Giudice.
Il 14 febbraio, prima della nona. Otto Giudice di Ventimiglia ha deciso di agire contro Fulcone Raimondo di Seborga per una certa porzione di terra situata nel territorio di Ventimiglia, chiamata Crispus, confinante superiormente con la terra di detto Otto, attualmente in possesso di Giacomo Serra, inferiormente con la terra di detto Otto, attualmente in possesso di Raimondo Milia, da un lato la terra di Albino di Seborga e dall'altro lato la terra propria di detto Giacomo Serra. Detto Fulco Raimondo, non volendo litigare con detto Ottone, ha rifiutato e rinunciato alla suddetta terra e a tutti i diritti che avesse nella suddetta terra a favore di Ottone, ha ceduto, dato e consegnato la terra o quasi, promettendo di non sollevare alcuna questione o azione legale contro detto Ottone riguardo alla suddetta terra in futuro. E se contravvenisse, ha promesso una penale pari al doppio dell'offesa a Ottone che ha stipulato, ratificando l'accordo. E ha impegnato tutti i suoi beni presenti e futuri a garanzia di Ottone. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, presenti come testimoni Guglielmo Bonavia notaio di Porto, Ottone Sicardo, il prete Ottone e Oddone Agacia. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.
Nell'anno del Signore 1209, seconda indizione, la volontà delle parti è stata annullata da un altro strumento.

Atto n.189 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 febbraio 1260, Ventimiglia.
Poiché Ottone Giudice di Ventimiglia intende agire contro Raimondo Milia per una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Crispus, Raimondo, non volendo litigare con Ottone, gli rimette la terra predetta, rinunciando a tutti i diritti che ha su di essa.

Die eodem, hora, loco et testibus. Cum Otto Iudex de Vintimilio vellet agere contra Raimundum Miliam de quadam pecia terre, posita in terr[itorio] Vintimilii, ubi dicitur Crispus, cui coheret superius terra dicti Ottonis, quam tenebat Fulco Raimundus, inferius [terra] Albini de Seburcaro, ab uno latere vallonus et ab alio latere terra dicti Albini, dictus Rai[m]undus, nolens litiga[re] cum dicto Ottone, refutavit et remisit eidem terram predictam et omni iuri quod in dict[a] terra haberet ipsi Ottoni renunciavit, remisit, dedit, cessit [tra]diditque vel quasi, [pro]mittens de cetero nullam adversus dictum Ottonem, occasione diete terre, questionem movere [ve]l actionem. Et si contr[af]ecerita, penam dupli de contrafacto et quotiens contrafecerit eidem Ottoni stipulanti promisit, [ra ]to manente pact[o]. Et proinde omnia bona sua habita et habenda dicto Ottoni pigneri obligavit. Actum u[t su]pra.

Atto n. 189
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Lo stesso giorno, all'ora, nel luogo e con i testimoni suddetti, poiché Otto Giudice di Ventimiglia intendeva agire contro Raimondo Milia per una certa porzione di terra situata nel territorio di Ventimiglia, che viene chiamata Crispus, confinante superiormente con la terra del suddetto Otto, che era tenuta da Fulco Raimondo, inferiormente con la terra di Albino di Seburcaro, da un lato con una valle e dall'altro con la terra del suddetto Albino, il detto Raimondo, non volendo litigare con il suddetto Otto, ha rifiutato e rinunciato a tale terra e a qualsiasi diritto che avesse su di essa, ║ ha rinunciato, ceduto, consegnato o quasi a Ottone tale terra, promettendo di non sollevare in futuro alcuna questione o azione contro il detto Otto riguardo ad essa. E se dovesse violare tale accordo, ha promesso di pagare al detto Otto, stipulante, una pena pari al doppio dell'offesa e ogni volta che tale violazione venisse commessa, mantenendo l'accordo. Pertanto, ha impegnato in pegno al detto Otto tutti i suoi beni presenti e futuri. Fatto nel luogo sopra indicato, in presenza dei testimoni Guglielmo Bonavia notaio di Porto, Otto Sicardo, prete Otto e Oddone Agacia. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.193 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 febbraio 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice, Raimondo del fu Pietro Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice rilasciano procura a Raimondo Giudice del fu Ottone Giudice di Rocchetta perché difenda i loro diritti sul castello di Rocchetta.

[R]aimundi [Iu]dicis de Rocheta.
Die xxiii februarii, post nonam. Nos Otto Iudex, Raimundus, filius quondam Petri Iudicis, Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex, Obertus Iudex et Marinetus Iudex facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Raimundum Iudicem, filium quondam Ottonis Iudicis de Rocheta, ad agendum, petendum, causandum, defendendum, insudicio et extra, a qualibet persona et contra quamlibet personam, omnia iura et rationes que et quas habemus et visi sumus habere in castro Rochete et in iurisdictione hominum dicti loci et in territorio ipsius, dantes, quilibet nostrum in solidum, tibi liberam et plenam potestatem et bailiam quod predicta possis defendere, agere, petere, in iudicio et extra, et omnia demum in predictis et circa predicta facere que fuerint facienda, sicut merita causarum postulant et requirunt, et que nosmet ipsi facere possemus, si essemus presentes, promittentes quicquid per te dictum procuratorem fuerit [factum] in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habituros, sub ypotheca et obligatione bonorum nost[rorum], relevantes te pro predictis a qualibet satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo E[nrico], Roberto Papono et Iohanne Bastono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 193
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Giudice di Rocchetta.
Il 23 febbraio, dopo la nona. Noi Otto Giudice, Raimondo figlio del defunto Pietro Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice, facciamo, costituiamo e ordiniamo il nostro fidato messaggero e procuratore presente, Raimondo Giudice figlio del defunto Otto Giudice di Rocchetta, ad agire, richiedere, causare, difendere, sia in giudizio che fuori, contro chiunque persona e contro chiunque persona, tutti i diritti e le ragioni che abbiamo e che abbiamo visto avere nel castello di Rocchetta e nella giurisdizione degli uomini del luogo e nel territorio stesso, dando a te, ogniuno di noi per intero, libero e pieno potere e commissione che tu possa difendere, agire, richiedere, in giudizio e fuori, e fare tutto ciò che deve essere fatto nei predetti e circa i predetti, come i meriti delle cause esigono e necessitano, e che noi stessi potremmo fare se fossimo presenti, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che il suddetto procuratore dirà o farà nei predetti e circa i predetti e in occasione dei predetti, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, sollevandoti per i predetti da qualsiasi soddisfazione. Redatto nel capitolo a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Roberto Papone e Giovanni Bastono. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.272 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 luglio 1260, Ventimiglia.
I coniugi Ottone Giudice del fu Oberto Giudice e Margherita, confermando a Fulcone Raimondo di Seborga la vendita di una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, in podio Oculi, ubi dicitur Crispus, fattagli da Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, rimettono al medesimo Fulcone ogni diritto a loro competente sulla terra suddetta per la somma di 10 lire di genovini, annullando lo strumento di cessione della terra, fatta da Fulcone a Ottone il precedente 24 febbraio.

Die xxiii iulii, post terciam. Nos Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, et Margarita iugales, confirmantes et approbantes v[endi]tionem quam tibi Fulconi Raimundo de Seburc[a]ro fecit Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, scriptam [ma]nu quondam Dogue notarii, cuiusdam pecie terre, çerbe et culte, posite, in territorio Vintmilii, in podio Oculi, ubi [dicitur] Crispus, cui coheret superius terra Iacobi Serre et mei dicti Ottonis, inferius terra Raimundi Milie [et mei] dicti Ottonis, ab uno latere, versus montaneas, terra dicti Iacobi Serre et mei dicti Ottonis, [ab] alio latere terra Albini gastaldi, sive alie sint coherencie, finimus et remittimus tibi dicto Fulco [ni Ra]imundo quicquid iuris habemus vel babere possemus in dicta terra occasione aliqua et inde finem et refuta[tionem], datum et cessionem omnimodamque remissionem et pactum de non petendo tibi facimus. Cedimus insuper tibi [omne] ius, utile et directum quodeumque habemus vel habere possemus in dicta terra aliqua de causa ut ipso iure [uti] possis, in iudicio et extra, utiliter et directe, tamquam dominus illius iuris, et procuratorem ut in rem tuam te consti[tu]imus, promittentes per nos nostrosque heredes tibi tuisque heredibus et cui et quibus dederis dictam venditionem seu terram predictam et cartam inde factam et omnia que in ipsa venditione continentur firma et rata h[abere] et tenere et nullam de cetero adversus te vel bona tua seu heredes tuos vel a te dictam causam [habentem] de predicta terra, seu eius occasione, requisitionem vel actionem movere. Quod, si contrafecerimus seu in aliquo de predictis per nos vel nostros heredes fuerit contrafactum, duplum de quanto et quotiens contrafieret, nomine pene, tibi stipulanti dare promittimus, rato manente pacto. Pro pena vero et ad sic observandum omnia et singula supradicta universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus. Hec autem tibi facimus pro libris decem ianuinorum, quas a te post hanc finem et remissionem confitemur habuisse et recepisse, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et quantitatis non recepte, insuper cassantes et irritantes instrumentum cessionis diete terre, quod mihi dicto Ottoni feristi, scriptum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscript, die xxiiii februarii proxime preteriti, nulliusque valloris ipsum fore iubentes, faciens hec omnia et singula supradicta ego dicta Margarita consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Oberti Iudicis et Guillelmi Enrici, vicinorum et propinquorum meorum, abrenuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri. Actum in civitate Vintimilii, in domo quondam Ugonis Marnelli, presentibus testibus rogatis Guilielmo Calcia, Albino de Seburc(a)ro et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supta.

Atto n. 272
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 23 luglio, dopo la terza, Noi Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, e Margherita, convalidando e approvando la vendita scritta a mano dal defunto notaio Dogo, fatta da Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, a te Fulcone Raimondo di Seburcaro, di un certo pezzo di terra, seminato e coltivato, situato nel territorio di Ventimiglia, nel podere dell'Occhio, che si dice Crispo, confinante da un lato con la terra di Giacomo Serre e dal me detto Ottone, in basso con la terra di Raimondo Milie e dal me detto Ottone, da un lato verso le montagne, la terra del detto Giacomo Serre e dal me detto Ottone, e dall'altro lato la terra del gastaldo Albino, o altre siano le confinanze, finiamo e ti rimettiamo, a te detto Fulcone Raimondo, tutto il diritto che abbiamo o potremmo avere in detta terra per qualsiasi ragione, e di ciò dichiariamo conclusione e rinuncia, e ti concediamo e cediamo ogni tipo di remissione e concordiamo di non richiederti nulla. Inoltre, cediamo a te ogni diritto di proprietà, di utilizzo e di godimento che abbiamo o potremmo avere in detta terra per qualsiasi ragione, affinché tu possa usarlo come diritto tuo, in tribunale e fuori, in modo utile e diretto, come padrone di tale diritto, e ti costituiamo come tuo procuratore, promettendo a te, ai tuoi eredi e a chi e a quelli ai quali avrai dato la suddetta vendita o la terra predetta e la carta fatta per essa, di avere e mantenere ferme e valide tutte le cose contenute nella suddetta vendita, e di non muovere alcuna richiesta o azione contro di te o i tuoi beni o i tuoi eredi o chiunque abbia motivo ║ in merito alla suddetta terra o alla sua occasione. Se violassimo o se i nostri eredi violassero quanto sopra, promettiamo di pagare il doppio di qualsiasi importo per quante volte venga violato, come pena, a te che stipuli, mantenendo fermo l'accordo. Come garanzia per l'osservanza di tutto quanto sopra, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, a te. Tutto ciò lo facciamo in cambio di dieci lire genovesi che ammettiamo di aver ricevuto da te dopo la conclusione e la rinuncia, rinunciando all'eccezione del denaro non conteggiato e della quantità non ricevuta, inoltre annulliamo e dichiariamo nullo lo strumento di cessione di tale terra che ci hai consegnato, scritto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio, il 24 febbraio scorso, dichiarando che non ha alcun valore, faccio tutte queste cose e ciascuna di esse, io, la sopracitata Margarita con il consenso e la volontà di mio marito e con il consiglio di Oberto Giudice e Guglielmo Enrico, miei vicini e parenti, rinunciando al diritto di pegno, al senatoconsulto Velleiano e a qualsiasi altro diritto. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del defunto Ugo Marnelli, con testimoni rogati Guglielmo Calcia, Albino de Seburcaro e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.

Atto n.397 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 luglio 1261, Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice di Ventimiglia nomina Oberto Giudice suo procuratore per la riscossione della somma di 40 soldi di genovini, dovuta ad entrambi dal comune di Genova nomine feudi.

Oberti Iudicis.
Die xvi iulii, in vesperis. Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis de Vintimilio, facio, constituo et ordino te Obertum Iudicem, presentem, meum certum nuncium et procuratorem ad petendum et recipiendum soldos quadraginta ianuinorum quos simul recipere debemus a comuni Ianue nomine feudi, et ad vendendum seu alienandum ipsos, et ad omnia in predictis faciendum que fuerint oportuna et que egomet facere possem, si essem presens, promittens quicquid feceris in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum babere et tenere, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, ante palacium episcopate, presentibus testibus Iohanne Columberio et magistro Iohanne calegario.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 397
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il 16 luglio, al vespro. Io Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice di Ventimiglia, faccio, costituisco e ordino te Oberto Giudice, presente, mio fidato messaggero e procuratore per richiedere e ricevere i salari di quaranta soldi genovesi che dobbiamo ricevere insieme dal comune di Genova in nome del feudo, e per venderli o alienarli, e per fare tutto ciò che sia necessario nei suddetti affari e che potrei fare io stesso se fossi presente, promettendo che tutto ciò che farai nei suddetti affari e riguardo agli stessi, e in occasione degli stessi, sarà valido e vincolante, sotto pegno e obbligo dei miei beni. Redatto nella città di Ventimiglia, di fronte al palazzo dell'episcopato, in presenza dei testimoni Giovanni Columberio e maestro Giovanni Calegario.
Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.504 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1262, Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice si dichiara soddisfatto di tutto quanto finora dovutogli da Fulcone Panicia e dal padre e dal nonno del medesimo, in particolare della somma di 4 lire, 25 soldi e 6 denari di genovini dovutagli da Ottone Panicia, nonno di Fulcone, e di quanto il padre ed il nonno del medesimo Fulcone avevano occasione societatis.

Fulconis Panicie.
Die xxviiii octubris, circa nonam. Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, confìteor mihi fore satisfactum de omni e[o] et toto quod deberem recipere, usque in hanc diem, a te Fulcone Panicia nec(non) ab avo tuo vel patre tuo, et specialiter [de lib]ris quatuor et soldis quindecim et denariis sex quos mihi tenebatur dictus quondam Otto Panicia, avus tuus, et de omni e[o] et toto quod ipse vel pater tuus seu ambo simul babuissent occasione societatis, renuntians exceptioni non habite s[eu] recepte satisfactionis, promittens nullam deinceps ob hoc movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem [fa]cere, sub pena dupli de eo quod contrafieret et quotiens contrafìeret et obligatione bonorum meorum, rato man[ent]e pacto. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Petro Lamberto, Anseimo Ventura, Ugone Maca[r]io et Ugone eius filio. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.
Nota hic duo instrumenta que sunt antea, in alia pagina, ubi est tale signum.

Segno di richiamo

Atto n. 504
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Fulcone Panicia.
Il 29 ottobre, verso la nona. Io, Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, dichiaro di essere soddisfatto di tutto ciò che avrei dovuto ricevere, fino a questo giorno, da te Fulcone Panicia, così come da tuo nonno o tuo padre, e in particolare dei quattro libri, dei quindici soldi e dei sei denari che il defunto Otto Panicia, tuo nonno, mi doveva, e di tutto ciò che egli o tuo padre avrebbero dovuto avere in ragione di una società. Rinuncio a qualsiasi eccezione che possa essere sollevata per la mancanza di soddisfazione, promettendo di non intentare alcuna azione o controversia su questo punto, sotto la pena del doppio di ciò che io avrei contestato, ogni volta che lo dovessi fare, con l'obbligo dei miei beni, rimanendo valido l'accordo fatto. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Pietro Lamberto, Anseimo Ventura, Ugo Macario e suo figlio Ugo.
Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di sei denari.
Nota che ci sono due atti che si trovano nella pagina precedente, dove c'è una firma.

Atto n.515 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 novembre 1262, (Ventimiglia).
Iacopa, moglie di Guglielmo Maroso, vende ad Ingone furon o una pezza di terra, coltivata a -fichi e mandorle, situata nel territorio dì Ventimiglia, a Portiola, per il prezzo di 3 lire e 18 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die xxv novembris, post nonam. Ego Iacoba, uxor Guillelmi Marosi, vendo, cedo et trado tibi Ingoni Burono peciam unam terre, agregate ficuum et amindolarum, positam in territorio Vintimilii, ad Portiloriam, cui coheret superius et ab uno latere terra Mauri de Mauris, inferius et ab alio latere via, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid ex ipsa deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, finito precio librarum trium et soldorum decem et octo ianuinorum, de quibus me bene solutam et quietarti voc[o], renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni iuri. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et requisitionem atque pactum de non petendo, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tr[a]didisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis per me meosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti promitto, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, faciens bec omnia et singula supradicta consilio Nicolai Barle et Oberti filii Ottonis Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos eligo consiliatores et propinquos. Insuper ego Raimundus Iudex, iussu et voluntate atque mandato diete Iacobe, de omnibus et singulis supradictis pro ipsa Iacoba versus te predictum Ingonem me constituo principalem defensorem et observatorem, renuntians iuri de principali et omni alii iuri. Et pro predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi dicto Ingoni pigneri obligo. Actum in domo dicti Raimundi, presentibus testibus Raímundino clerico et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 515
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingone Burione.
Il 25 novembre, dopo la nona, io Jacoba, moglie di Guglielmo Marosi, vendo, cedo e trasferisco a te Ingoni Buroni un pezzo di terra, con annessi alberi di fico e mandorlo, situato nel territorio di Ventimiglia, presso Portigliola, confinante da un lato con la terra di Mauro de Mauris e dall'altro con la strada, con tutti i diritti, le azioni reali e personali, le utilità e le pertinenze, rinunciando a qualsiasi diritto su di essa, per il prezzo di tre lire e diciotto soldi genovesi, che dichiaro di aver ricevuto, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto e a qualsiasi altro diritto. Se la terra vale più del prezzo pagato, conoscendo il suo vero valore, ti concedo in donazione pura e semplice ciò che eccede, rinunciando a qualsiasi pretesa o richiesta legale. Inoltre, riconosco di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta terra, e mi obbligo a non sollevare alcuna questione o controversia al riguardo e a difenderla contro chiunque, autorizzandoti ad agire a mio nome. Altrimenti, prometto una sanzione pari al doppio del valore della terra al momento della stipula del contratto, mantenendo la vendita come valida. Come garanzia per l'osservanza di tutto ciò, ho impegnato tutti i miei beni presenti e futuri. Tutto ciò è stato fatto con il consiglio di Nicolò Barle e Oberto, figlio di Ottone Giudice, miei vicini, che ho scelto come miei consiglieri in questo caso. Inoltre, io Raimondo Giudice, su richiesta e volontà di Jacoba, mi costituisco suo principale difensore e osservatore in tutto ciò che sopra descritto è rivolto a Ingoni, rinunciando a ogni altro diritto di priorità. Come garanzia per l'osservanza di tutto ciò, ho impegnato tutti i miei beni presenti e futuri a favore di Ingoni. Fatto nella casa di detto Raimondo, con la presenza dei testimoni Raimondino, chierico, e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.

Atto n.597 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 marzo 1264, Ventimiglia.
Percivalle Calvo, cittadino genovese, cede ad Ardizzono Giudice tutti i diritti che gli competono sui beni di Margherita, vedova di Ottone Giudice, per la somma di 10 lire e 40 soldi di genovini, in seguito a sentenza giudiziale contro Margherita per l'importo di 5 lire, da lui pagate a Giacomo di Ottone Usodimare, a nome del fu Ottone Giudice, e che Margherita s’era impegnata a versargli.

Ardiçonis Iudicis.
Di[e] x marcii, ante vesperas. Ego Precivalis Calvus, civis Ianue, ante solution[em] mihi factam, do, cedo et trado tibi Ardiçono Iudici omnia iura, rationes et actiones que et quas habeo et mihi competunt seu competere possent in bonis Margarite, uxoris quondam Ottonis Iudicis, et contra ipsam Marg[ar]itam, occasione librarum decem ianuinorum nomine pene et pro expensis soldorum quadraginta, de quibus fui consecutus laudem contra ipsam Margaritam, scriptam in capitulo Vintimilii, manu Iacobi de Camarana notarii, die vi ianua[rii] proxime preteriti, quam laudem fui consecutus pro libris quinque ianuinorum, quas solvi, [ve]l alter pro me, Iacobo Ottonis Ususmaris pro dicto quondam Ottone Iudice, quas libras quinque dicta Marga[r]ita mihi promiserat ad dictum terminum dare et solvere, ut patet [per] instrumentum inde factum manu Iohannis Fornarii notarii, mcclxiii, indictione quinta, die xiiii iulii, promittens de predictis nullam deinceps facere requisitionem, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret et obligatione bonorum meorum. Predictam quidem cessio[nem] tibi facio quia de predictis libris decem et soldis quadraginta vel occasione ipsarum post hanc cessionem mihi a te integre fore confiteor satisfactum, renuntians exceptioni non habite seu recepte satisfatiónis et omni alii iuri, ita et tali pacto quod dictis iuribus uti non possis usque ad proximum festum sancii Iohannis de iunio, si dicta Margarita usque ad dictum terminum solverit tibi libras quinque et soldos tresdecim, nec etiam ab inde in antea, si eas tunc tibi solverit. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu heredum Guillelmi Sagonensis, presentibus testibus rogatis Ansaldo Mallono, Barosino de Orto et Iliono Conrado. Anno et indictione ut supra.
S. s. ii.

Atto n. 597
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Il decimo giorno di marzo, prima del vespro, io Percivalli Calvo, cittadino di Genova, prima del pagamento che mi spetta, do, cedo e trasferisco a te, Ardizzone Giudice, tutti i diritti, le ragioni e le azioni che ho e che mi competono o potrebbero competere sui beni di Margarita, moglie defunta di Ottone Giudice, e nei confronti della stessa Margarita, a causa di dieci lire genovesi e quaranta soldi spesi, dei quali ho ottenuto una sentenza favorevole contro la stessa Margarita, trascritta nel capitolo di Ventimiglia, dalla mano del notaio Giacomo di Camarana, il sesto giorno di gennaio scorso. La sentenza favorevole è stata ottenuta per le cinque lire genovesi che ho pagato, o che ha pagato per me Giacomo Ottone Usomare per conto del defunto Ottone Giudice, e che la stessa Margarita mi aveva promesso di restituirmi e pagarmi alla scadenza, come risulta dal documento redatto dalla mano del notaio Giovanni Fornari, nell'anno 1263, in quinta indizione, il 14 luglio. Prometto di non fare più richieste su quanto sopra, con la pena del doppio di qualsiasi violazione e con l'obbligo dei miei beni. Faccio questa cessione perché riconosco di aver ottenuto soddisfazione da te per le suddette dieci lire e quaranta soldi, o per le questioni ad esse collegate, rinunciando a qualsiasi eccezione e diritto, a condizione che tu non possa esercitare tali diritti fino alla prossima festa di San Giovanni Battista del mese di giugno, se Margarita ti avrà restituito le cinque lire e tredici soldi entro tale termine, e neppure in seguito, se ti verranno restituiti allora. Fatto in città di Ventimiglia, sotto il portico degli eredi di Guglielmo di Sagone, con la presenza dei testimoni Ansaldo Mallono, Barosino de Orto e Iliono Conrado. Nell'anno e nella indizione sopra indicati.
Versata una somma di due soldi.

Atto n.115 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

Questo è l'atto dove risulta che Ottone abbia partecipato alla battaglia di Damietta, dove è stato catturato e tenuto prigioniero fino al pagamento di un riscatto. Per poter pagare il riscatto, i familiari dovettero prima farlo dichiarare morto, pur sapendo fosse ancora vivo, altrimenti non avrebbero potuto ereditare e mettere in vendita i beni; quindi vendere i beni, raccogliere la somma richiesta e infine pagare i saraceni per far liberare Ottone. Al suo ritorno, lui confermò che essi avevano agito per il suo bene e non per interessi personali.

15 gennaio 1258, Ventimiglia.
Raimondo Giudice, a nome di Ottone del fu Oberto Giudice, del quale è procuratore, dà licenza a Rainaldo Bulferio maiori, dietro pagamento della somma di 40 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza, di costruire dove vorrà, tra la città di Ventimiglia, la terra di San Michele e la rocca in Pascherio, un edificio della grandezza da lui voluta per farvi mulini e paratoria.

Ɑ Rainaldi Bulferii maioris.
Ego Raimundus I[udex, nuncius et procurator Ottonis Iudicis, filii quondam] Oberti Iudicis, ut …[omissis]… tenor talis est: [Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, con]stituo te Raimundum Iudicem, consanguineum meum, presentem et recipientem, meum certum nuncium et procuratorem et loco mei generalem, specialem et singularem super omnibus tam mobilibus quam immobilibus, tam divisis quam Ąndivisis rebus, que michi perveniunt vel pervenire possent de hereditate quondam patris mei, Oberti Iudicis, et quod tu de predictis rebus possis agere et a quolibet postulare, vendere, dividere, alienare et omnia demum tacere que egomet tacere possem, promittens me ratum et firmum habere et tenere quicquid de dictis rebus et circa predicta feceris vel per me actum fuerit et ordinatum, sub ypotheca et obligatione omnium bonorum meorum. Actum in flumine Damiate, super tenda dicti Ottonis, in exercitu domina regis Francie. Testes Petrus, filius Anselmi Melagini de Vintimilio, Otto Mainardus de Diano.
Anno dominice Nativitatis millesimo ccxlviiii, indictione vi, xxii septembris, pro soldis quadraginta ianuinorum, quos a te dicto Rainaldo, nomine dicti Ottonis, confiteor habuisse et recepisse, renuntians exceptioni non numerate pecunie, nomine ipsius Ottonis, do licenciam et auctoritatem …[omissis]…
Pro predictis namque et singulis attendendis et observandis universa bona dicti Ottonis, habita et habenda, tibi pigneri obligo.
Actum in civitate [Vintimilii, in do]mo Raimundi Bonisegnorii notarii, presentibus testibus Petro de Podio Rainaldo iudice, Ful[cone Curlo], Guillelmo Dulbeco, Rainaldino Bulferio et dicto Raimundo Bonosegnorio notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xv ianuarii, inter nonam et vesperas.

Atto n. 115
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio maggiore.
Io, Raimondo Giudice, ora messaggero e procuratore di Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, come segue …[omissis]… il tenore è il seguente: Io, Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, costituisco te, Raimondo Giudice, mio parente, presente e ricevente, come mio fidato messaggero e procuratore e mio rappresentante generale, speciale e unico su tutti i beni mobili e immobili, divisi o indivisi, che mi pervengono o potrebbero pervenire dall'eredità del mio defunto padre Oberto Giudice, e che tu possa agire e richiedere sui predetti beni da chiunque, vendere, dividere, alienare e in fine fare tutto ciò che potrei fare io stesso, promettendo di ritenere valido e fermo tutto ciò che avrai fatto riguardo ai suddetti beni e alle predette questioni o che sarà stato fatto o ordinato per me, sotto pegno e obbligo di tutti i miei beni. Redatto presso il fiume di Damietta, nella tenda del suddetto Ottone, nell'esercito di Sua Maestà il re di Francia. Testimoni Pietro, figlio di Anselmo Melagini di Ventimiglia, Ottone Mainardo di Diano.
Nell'anno della natività del Signore 1248, nell'indizione sesta, il 22 settembre, per quaranta soldi in gennaio che ammetto di avere ricevuto da te, detto Rinaldo, in nome del suddetto Ottone, rinunciando all'eccezione di denaro non contato, autorizzo e concedo …[omissis]… Per quanto riguarda ciò che precede e per ogni singola cosa che deve essere osservata e rispettata, riguardo tutti i beni del suddetto Ottone, già posseduti e da possedere, passo in pegno a te. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonsignore, con la presenza dei testimoni Pietro di Podio, Rinaldo Giudice, Fulcone Curlo, Guglielmo Dulbecco, Rinaldino Bulferio e del suddetto notaio Raimondo Bonsignore.
Nell'anno della natività del Signore 1258, nell'indizione quindicesima, il 15 gennaio, tra la nona e il vespro.

Atto n.229 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 settembre 1258, Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice ratifica la vendita di tutti i suoi beni, mobili ed immobili, e di tutti i diritti, che gli competevano sui beni paterni e materni in Ventimiglia, a Genova e nei rispettivi distretti, che Raimondo Giudice del fu Pietro Giudice ha effettuato, a suo nome, ad Oberto Giudice per la somma di 200 lire di genovini, di cui rilascia quietanza a Raimondo medesimo.

Oberti Iudici[s].
Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ratifico et approbo venditionem quam tu Raimundus Iudex, filius quondam Petri Iudicis, nomine meo, fecisti Oberto Iudici, filio quondam Raimundi Iudicis, de omnibus bonis meis mobilibus et immobilibus et de omnibus iuribus, rationibus et actionibus, utilibus et directis, realibus et personalibus, mixtis et rei persecutoriis, …[omissis]…
per instrumentum inde factum manu Oberti, confitendo de dictis libris ducentis integram rationem et solutionem habuisse et recepisse a te dicto Raimundo, renuntians exceptioni non numerate pecunie scu recepte rationis, doli mali et condizioni sine causa, promittens tibi dicto Raimundo de dicta venditione et mandatione et de dietis libris ducentis seu occasione ipsarum …[omissis]…
Actum in civitate Vintimilii, in domo disti Raimundi, presentibus testibus convocatis Iacobo de Volta, presbitero Ugone Melagino, Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, Guillelmo Iudice et Nivelono de Diano iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die decima septembris, post nonam.

Atto n. 229
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Io Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, ratifico e approvo la vendita che tu Raimondo Giudice, figlio del defunto Pietro Giudice, hai fatto in mio nome a Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, di tutti i miei beni mobili e immobili e di tutti i diritti, ragioni e azioni, utili e diretti, reali e personali, misti e perseguibili, …[omissis]… mediante un atto fatto dalla mano di Oberto, dichiarando di aver avuto e ricevuto piena ragione e soluzione delle suddette duecento lire da te, suddetto Raimondo, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato o di ragione ricevuta, frode e condizioni senza causa, promettendoti, suddetto Raimondo, per la detta vendita e mandato e per le suddette duecento lire o in occasione di esse …[omissis]…
Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo, in presenza dei testimoni convocati Giacomo di Volta, il sacerdote Ugone Melagino, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, Guglielmo Giudice e Nivelono, giudice di Diano.
Nell'anno della Natività del Signore 1258, nell'indizione quindicesima, il 17 settembre, dopo la nona.

Atto n.230 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 settembre 1258, Ventimiglia.
Convenzione fra Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, da una parte, ed Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, dall'altra, per cui Oberto promette che tutti i diritti sui beni paterni e materni che competono ad Ottone in Ventimiglia, a Genova e nei rispettivi distretti siano salvi per il medesimo Ottone ed i suoi eredi.

Ɑ Ottonis Iudici[s].
Die eodem, hora, loco et testibus. In presente testium subscriptorum talis conventio et pactum celebratum fuit inter Ottonem Iudicem, filium quondam Oberti Iudicis, ex una parte, et Obertum Iudicem, filium quondam Raimundi Iudicis, ex altera, videlicet quod dictus Obertus vult et promittit per stipulationem …[omissis]…
sint salva et illesa dicto Ottoni et suis heredibus, sine contradictione dicti Oberti et suorum heredum, nec ea iura seu actiones, quas dictus Otto habet in dietis bonis, diminuet neque ledet dictus Obertus aliqua occasione, sub obligatione et ipotheca omnium bonorum suorum, habitorum et habendorum.

Atto n. 230
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ottone Giudice.
Lo stesso giorno, ora, luogo e testimoni. In presenza dei testimoni sottoscritti è stato stipulato il seguente accordo tra Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, da una parte, e Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, dall'altra, ovvero che il suddetto Oberto vuole e promette per mezzo di una stipula …[omissis]… siano salvaguardati e mantenuti intatti per il suddetto Ottone e i suoi eredi, senza riserve da parte di Oberto e dei suoi eredi, né che i diritti o le azioni che il suddetto Ottone ha su tali beni siano ridotti o lesi in alcun modo da Oberto, sotto obbligo e ipoteca di tutti i suoi beni, posseduti e da possedere.

Atto n.234 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 settembre - 21 ottobre 1258), Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice di Ventimiglia nomina suo procuratore Ardizzone Giudice di Ventimiglia in causa vertente con Raimondo Curlo e per i suoi negozi nella curia di Ventimiglia.

[Ɑ] Ardiçonis Iudicis.
Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis de Vintimilio, facio, constit[uo et ordino te Ardiçonem Iudicem, abse]ntem, meum certum nuncium, procuratorem et loco mei in causa vel causis …[omissis]…
[Actum] in civitate Vintimilii, in domo …[omissis]…
Anno dominice Nativitatis mil[lesimo] …[omissis]…

Atto n. 234
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Io, Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice di Ventimiglia, faccio, costituisco e ordino te, Ardizzone Giudice, assente, mio fidato messaggero, procuratore e rappresentante in causa o cause …[omissis]… Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa …[omissis]… Nell'anno del Natale del Signore mille …[omissis]…

Notizia n.40 della serie κ

Notaio Giovanni de Amandolesio

XL

s. d. (ante 10 settembre 1258).
Raimondo Giudice del fu Pietro Giudice, a nome di Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, vende ad Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice tutti i beni mobili ed immobili ed i diritti sui beni paterni e materni, che competono ad Ottone in Ventimiglia, Genova e nei rispettivi distretti, per il prezzo di 200 lire di genovini.
Notaio Oberto.

Notizia nell'atto n. 229.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.53 della serie κ

Notaio Giovanni de Amandolesio

IIII

22 settembre 1249, Damiata.
Ottone del fu Oberto Giudice nomina Raimondo Giudice suo procuratore per i beni mobili ed immobili che gli perverranno in eredità dal padre.

Inserto nell'atto n. 115.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.186 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CLXXXVI

24 febbraio 1260.
Fulcone Raimondo di Seborga cede ad Ottone Giudice una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, in Podio Oculi, ubi dicitur Crispus.

Notaio Giovanni de Mandolexio.
Notizia nell'atto n. 272.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.192 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CXCII

27 agosto 1260.
Ottone Giudice di Ventimiglia e Astraldo di Seborga compromettono all'arbitrato di Ottone Atamano la controversia fra loro vertente a causa di alcune terre poste nel territorio di Ventimiglia.

Notaio Giovanni Gavugii.
Notizia nell'atto n. 332.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.225 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXXV

14 luglio 1263.
Margherita, vedova di Ottone Giudice, promette di pagare a Percivalle Calvo, cittadino genovese, la somma di 5 lire di genovini, versata da Percivalle a Iacopo di Ottone Usodimare, ricevente a nome di Ottone Giudice.

Notaio Giovanni Pomario.
Notizia nell'atto n. 597.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.230 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXXX

6 gennaio 1264.
Sentenza pronunciata nel capitolo di Ventimiglia a favore di Percivalle Calvo, cittadino genovese, contro Margherita, vedova di Ottone Giudice, in causa vertente per la somma di 5 lire di genovini pagate da Percivalle a Iacopo di Ottone Usodimare, ricevente a nome di Ottone Giudice.

Notaio Iacopo de Camarana.
Notizia nell'atto n. 597.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Ottone Iudex.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
1218 ASul giuramento di fedeltà a Genova dei consoli di Ventimiglia14 maggio 1218
1218 BSulla riconferma del giuramento di fedeltà a Genova22 maggio 1218
1218 DSul giuramento di fedeltà a Genova dei notabili di Ventimiglia22-23 maggio 1218
1218 ESugli impegni presi in un precedente giuramento di fedeltà 9 luglio 1218
1218 FSulle condizioni imposte a Ventimiglia da parte di Genova12 luglio 1218
1218 HSul giuramento di fedeltà a Genova14 maggio 1218
1222 ESulla giurisdizione di Genova su Ventimiglia8 settembre 1222
1223 ASulla famiglia de' Giudici ventimigliese6 aprile 1223

Sul giuramento di fedeltà a Genova dei consoli di Ventimiglia

14 maggio 1218

Gherardo Iudex e Ottone, figlio di Oberto (Alberto), sono ambasciatori di Ventimiglia assieme a Fulco Belaverio, Alberto Brundo, Beltramo Curlo, Guglielmo Intraversato e Raimondo Genzana. Come d'uso, con la mano sui santi Vangeli e in nome dei conti di Ventimiglia e del popolo della città, giurano tutti fedeltà a Genova.

423✓

1218, maggio 14, Genova

Gli ambasciatori del comune di Ventimiglia sì impegnano ad osservare le disposizioni impartite dal comune di Genova.

Iuramentum legatorum Vintimilii.

Nos Fulco Belaverius, Obertus Brundus, Girardus Iudex, Bertramus Curlus, Willelmus Intraversatus, Otto Oberti Iudicis et Raimundus Gensana, tam nomine nostro quam comunis Vintimilii cuius legati sumus, iuramus ad sancta Dei evangelia observare, attendere et compiere universa precepta, mandata et ordinationes domini Rambertini Guidonis de Bovarello, Ian(uensium) potestatis, pro comuni Ianue, sic quod nullum pactum nec conventionem aliquam inde fecimus cum aliquob per nos nec per interpositam personam nec intentionem inde ab aliquo habuimus nec aliquis pro eo sed hoc pure, libere et sine tenore iuramus observare ut est supra determinatum. § Acta sunt hec Ianue, in ecclesia Sancti Laurentii, pleno colloquio. Testes Oglerius Panis, Bonusvassallus Caligepallii, Ugo de Castelleto, Iacobus de Curia, W(illelmus) de Roderico, Paganus11 Simia, Oliverius de Bisanne, Nicol(aus) Bonon(iensis), iudice domini Rambertini, Petrus de Sala et Rubaldinus de Panigali, milites dicte potestatis. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo octavo decimo, quarto decimo die madii, circa terciam, indictione v.

(S.T.) Ego Nicolaus Panis notarius his interfui et iussu dicte potestatis in publieam formam redegi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 420-421.

Sulla riconferma del giuramento di fedeltà a Genova

22 maggio 1218

Il 22 maggio 1218, a Ventimiglia, Oberto e Pietro Iudex rinnovano il giuramento di fedeltà a Genova sottoscritto, fra gli altri, da Gherardo Iudex e Ottone Giudice, figlio di Oberto.

424✓

1218, maggio 22, Ventimiglia

I consoli ed i consiglieri del comune di Ventimiglia ratificano gli impegni di cui al n. 423.

Iuramentum quod consules et consiliatores Vintimilii fecerunt ad confirmandum predictum sacramentum supra proxime scriptum.

Nos Willelmus Gensana, Obertus Intraversatus, Willelmus de Stellanello, Raimundus Balbus et Rainaldus Bolferius, consules comunis Vintimilii, et nos dicti comunis consiliatores, videlicet Obertus Iudex, Raimundus Saxus, Raimundus Saonensis, Raimundus Canosus, Iacobus Milotus, Ugo Travaca, Beleeme, Ugo Drubech, Rainaldus Caputmallei, Fulco Trigintamodia, Obertus Speronus, Willelmus Mor, Raimundus Curlus, Raimundus Mor, Willelmus de Castello, Petrus Iudex, Golabus, Willelmus Curlus, Petrus Valloria, Guido Rebufatus, Obertus Brundus, Ugo Curlus, Saxus Capellus, Fulco Bellaverius, Rainaldus Oldeber, Petrus Prior, Ansermus Galiana, Otto Curlus iuramus ad sancta Dei evangelia observare, attendere et complere ex parte nostra iuramentum quod fecerunt apud Ianuam potestati Fulco Belaverius, Obertus Brundus, Girardus Iudex, Iacobus Milotus, Bertramis Curlus, Willelmus Intraversatus, Otto Oberti Iudicis et Raimundus Gensana pro comuni Vintimilii. Acta sunt hec apud Vintimilium, pleno consilio, in capitulo comunis Vintimilii, presentibus Symone Bufferio et Oglerio Fallamonica, legatis comunis Ianue, qui ad ipsa iuramenta recipienda fuerunt specialiter constituti et illuc a potestate pro comuni Ianue destinati et testibus ad hoc convocatis Bertrami Curlo, Willelmo Valloria, Oberto Brundo, Girardo Iudice, Iacobo Miloto, Guido Papa guardatore et Iohanne Melatro, anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo octavo decimo, vigesimo secundo die madii, indictione v, inter nonam et vesperas.

(S.T.) Ego Nicolaus Panis notarius his interfui et iussu predictorum legatorum scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 420-421.

Sul giuramento di fedeltà a Genova dei notabili di Ventimiglia

22-23 maggio 1218

Gherardo Iudex e Ottone Giudice sono menzionati nel giuramento di fedeltà a Genova di alcuni cittadini ventimigliesi.

425✓

1218, maggio <22>-23, Ventimiglia

Alcuni cittadini di Ventimiglia, esplicitamente indicati, in ottemperanza agli accordi di cui ai nn. 423 e 424, prestano il prescritto giuramento al comune dì Genova.

Infrascripti sunt homines Vintimilii qui fecerunt prescriptum iuramentum1.

Nos Ugo Curlus, Ugo Maleta, Willelmus Calcia, Castellanus, Raimundus Galiana, Otto Speronus, Enricus mercerius, Petrus de Bevera, Raimundus de Porro, Ansermus molinarius, Bonussegnor Strictus, Ugo Calcia, Guiliem Berrutus, Raimundus Amedeiusb, Willelmus balistarius, Ugo de Airoliis, Willelmus Garragai, Willelmus de Dulciaqua, Otto Baçaca, Philiponus, Willelmus Guertius, Willelmus Oliverius, Petrus Alvergnatius, Ugo Ansermus, Obertus Calfana, Otto Corsus, Ugo Cota, Quartus, Enricus Piantavigna, Raimundus Arbonellus, Willelmus Fulco, Ansermus testor, Petrus Martinus, Iauserame, Robertonus, Enricus mercerius, Fulco Terrinus, Andreas Raficoita, Obertus de Roccabruna, Barbaçellata, Iacobus de Ponte, Arditio, Ottobonus de Sancto Romulo, Raimundus Galfia, Petrus Albertus, Rainaldus Cimosa, Guido Cotta, Pontius Mor, Willelmus Ugo, Galcofus, Iohannes Burgarus, Conradus Benenatus, // Boiamundus Polumus, Obertus Vacherius, Bonifatius Intraversatus, Talavaça Milotus, Conradus Intraversatus, Fulco Ivemus, Fulco Albapor, Raimundus Caffana, Otto Speronus, Conradus Strictus, Obertus Sardena, magister Willelmus, Willelmus Mergotus, Fillibertus, Albertus de Paramese, Anfossetus Blacere, Willelmus Gensana, Milotus, Ans(aldus) Navarrus, Raimundus de Foina, Willelmus de Podio, Iohannes Imar, Raimundus Travaca, Petrus Antichia, Otto Porcellus, Iacobus Porcellus, Fulco Murrellus, Anfossus de Marca, Iohannes Willelmus, Fulco Albertus, Silvester, Willelmus faber, Coradus faber, Willelmus Rollandus, Otto Aragnellus, Petrus barrilarius, Ansermus Martinus, Butinus, Iohannes Prior, Obertus Britius, Iohannes Petitus, Rainaldus Barreta, Rainaldus Strictus, Iohannes Martinus, Ansaldus Parrifola, Otto Ugo, Iohannes Antiqus, Willelmus de Marcha, Martinus Albertus, Fulco Tres, // Petrus Maria, Willelmus de Vintimilio, Obertus Folliarellus, Willelmus de Arelate, Willelmus Martinus, Willelmus Barbellus, Petrus Capra, Saxus Dirocatus, Carius Arlotus, Willelmus, Rodulfus de Penna, Iohannes Guitia, Petrus de Rocha, Littardus de Castelliono, Rainaldus Fulco, Iohannes de Allexandria, Willelmus Iohannes, Homodeus, Raimundus Antiochiad, Iacobus medicus, Raimundus Manesse, Iohannes de8 Rosana, Willelmus Cuniculus, Oglerius Laugerius, Fulco Arçhimbaldus, Willelmus Cavaria, Willelmus Pellatus, Brixianus, Bonsegnor Caforninus, Enricus de Tabia, Ottobonus Segnor, Willelmus de Vintimilio, Littardus, Ricorfus, Obertus Menatus, Petrus Ciconia, Girardus, Rocheta de Vignono, Peire Airardus, Carlo Pegabote, Raimundus Spina, Ugo Recordus, Bonusiohannes magister, // Obertus presbiter, Baldo, Martinus murator, Petrus Blancaolla, Iohannes Pii, Antiocus, Raimbaldus, Andriotus, Ongaronus, Sardus, Rainaldus Amedeus, Iohannes Salome, Petrus Carbonellus, Willelmus Tortella, Raimundus Littardus, Ugo Fulco, Leonus, Willelmus, A. Littardus, Iohannes Galob, Raimundus Calvus, Fulco Derrocatus, Obertus Caravellus, Ugo Cuniculus, Ugo Capurrus, Ginanus Vassallus, Rubaldus de Portu, Willelmus Caputmallei, Ansermus Navarrus, Solandus Willelmus, Peire Pegaironus, Balditio Arnellus, Willelmus de Clapa, Willelmus de Brada, Enricus Guarnarius, Rainaldus Ciconia, Peire Cabrerius, Raimundus Bernardus, Peire Willelmus, Willelmus Armannus, Porrus calegarius, Willelmus Martinus, Willelmus Pignonus, cives // Vintimilienses, iuramus ad sancta Dei evangelia observare, attendere et complere ex parte nostra iuramentum quod fecerunt tam nomine suo quam comunis Vintimilii, cuius legati extiterunt, Obertus Brundus, Girardus Iudex, Iaco Iacobus Milotus, Bertramis Curlus, Willelmus Intraversatus, Otto Iudex et Raimundus Gensana. Acta sunt hec apud Vintimilium, in presentia Oglerii Fallamonice et Symonis Bufferii, legatorum comunis Ianue, recipientium pro dicto comuni, testibus convocatis Willelmo Gensana, Raimundo Balbo, consulibus Vintimilii et Bertram(i) Curlo, in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo decimo octavo, indictione <v>iii, xxiii° die madii, ab hora tercia usque ad vesperas.

(S.T.) Ego Nicolaus Panis notarius his interfui et iussu predictorum legatorum scripsi.


1 I nomi che seguono sono disposti in colonna; due trattini (//) indicano la fine dì ogni colonna.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 422-424.

Sugli impegni presi in un precedente giuramento di fedeltà

9 luglio 1218

Gherardo Iudex e altri giurano di mantenere gli impegni di fedeltà nei confronti di Genova presi da Ottone Giudice e altri in un precedente atto.

428✓

1218, luglio 9, Genova

Guglielmo Valloria, console, e gli ambasciatori del comune di Ventimiglia giurano l’osservanza degli impegni di cui al n. 423.

Iuramentum quod quidam homines Vintimilii fecerunt comuni Ianue.

Nos Willelmus Valloria, Vintimil(ii) consul, et Ugo Curlus, Geraudus Iudex, Willelmus Saonensis, legati dicti comunis, Ianuam accedentes pro dicto comuni ad exaudienda precepta que pro comuni Ianue dominus Rambertinus Guidonis de Bovarello duxerit facienda pro nostro comuni et nobis, iuramus observare, attendere et compiere tam pro nobis quamd comuni nostro iuramentum quod ex parte sua tam pro se quam comuni Vintimil(iensi) fecerunt Obertus Brundus, Iacobus Milotus, Bertramis Curlus, Willelmus Intraversatus, Otto Iudex et Raimundus Gensana et quod inde cum aliquo nullum pactum fecimus nec intentionem aliquam inde habemus nec aliquid inde scimus, sed libere et sine tenore hec iuramus attendere, observare et complere. Acta sunt hec Ianue, in palatio veteri Ianuensis archiepiscopi. Testes Oglerius Panis, Marchisius scriba, Bonusvassallus Calligepallii, Ugo de Castelieto et Adam Carexedi. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo octavo decimo, indictione v, nono die iulii, inter nonam et vesperas.

(S.T.) Ego Nicolaus Panis notarius his interfui et iussu predicte potestatis scripsi.
(S.T.) Ego Lantelmus, notarius sacri palatii, hec exempla sex predicta in quodam bergameno manu Nicolai Panis notarii scripta ut in eis vidi et legi transcripsi et per omnia exemplavi, nichil in eis addito vel diminuto in litterarum oratione, preter forte litteram vel sillabanti, titulum seu punctum et hoc absque ulla mutatione vel corruptione seu diminutione dictionum vel sensus, ad que omnia corroboranda, iussu domini Pegoloti predicti, Ian(ue) potestatis, propria manu subscripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 427-429.

Sulle condizioni imposte a Ventimiglia da parte di Genova

12 luglio 1218

Sono tre i Giudice nominati in un atto che enuncia le condizioni imposte al comune di Ventimiglia da quello di Genova. Due sono gli ambasciatori che ebbero un ruolo primario nella stesura degli atti in questione: Ottone e Gherardo Giudice. Quest'ultimo viene riportato come Giroudo/Geroudo ma è chiaramente lo stesso personaggio che troviamo citato in diversi atti precedenti, sempre relativi alla sottomissione di Ventimiglia a Genova. Il terzo è un certo Imberto Giudice, mai nominato in precedenza. Potrebbe essere Oberto Giudice, ma non è chiaro se sia il padre di Ottone o piuttosto un altro membro della famiglia.

429✓

1218, luglio 12, Genova

Rambertìno ‘Guidonis de Bovarello’, podestà di Genova, riepilogati gli atti intercorsi tra Genova e Ventimiglia dal 3 maggio, enuncia le condizioni imposte al comune di Ventimiglia, disponendo, tra l'altro, oltre alla totale sottomissione, l’osservanza di ordini e divieti del comune dì Genova, in particolare di quello relativo alla navigazione ‘in pelagus’ senza previo ingresso nel porto di Genova e relativa licenza di uscita, la rottura dei trattati conclusi con gli avversari dì Genova e la pacificazione con i comuni limitrofi.

Iuramentum quod fecerunt homines Vintimilii comuni Ianue in publica contione.

In nomine Domini amen. Cum quidam cives Vintimilienses Ianuam accessissent, videlicet Willelmus Valloria, Willelmus Saonensis, Balduinus Marosus et Imbertus Iudex, nomine comunis Vintimilii cuius legati erant, sicut per litteras apparebat sigillo comunis Vintimilii sigillatas, ante conspectum domini Rambertini Guidonis de Bovarello, Ianuensium potestatis, se presentarunt asserentes se nomine suo et totius comunis Vintimilii velle precepta dicte potestatis pro comuni Ianue iurare, attendere, observare et complere, quapropter iam dicta potestas inde consilium celebravit et de voluntate ipsius consilii, in publica contione ipsorum, iuramenta suscepit. In qua contione ipsi, nomine suo et totius comunis Vintimilii, iuraverunt observare, attendere et complere universa precepta et mandata predicte potestatis, nomine comunis Ianue, et quod nullum pactum seu conventionem cum dicto potestated nec cum aliquo inde fecerunt per se vel interpositam personam nec inde intentionem aliquam habuerunt, immo sine tenore et libere iuraverunt. Acta sunt hec in ecclesia Sancti Laurentii Ianuensis, in pleno colloquio. Testes Oglerius Panis, Bonusvassallus Caligepallii, Paganus Simia, Willelmus de Roderico et multi alii. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo octavo decimo, indictione quinta, tercio die madii, circa horam terciam.

Preceptum quod dictus potestas fecit legatis prescriptis Vintimilii.

Post hec autem predicta potestas iam dictis legatis Vintimil(ii), sub debiti prestiti iuramenti, precepit quod usque in octo viros de melioribus civitatis Vintimilii pro ipso comuni pro mandatis et preceptis suis, nomine comunis Ianue iurandis et observandis Ianuam destinarent. Quapropter Fulco Bellaverius, Obertus Brundus, Giroudus Iudex, Iacobus Milotus, Bertramis Curlus, Willelmus Entraversatus, Otto Oberti Iudicis, Raimundus Gensana, legati comunis Vintimilii, propterea Ianuam accedentes, in publica contione, nomine suo et comunis Vintimilii, universa precepta et mandata domini Rambertini, potestatis prenominate, pro comuni Ianue, iuraverunt observare, attendere et complere eo modo et forma quo et qua iuraverunt predicti legati et supra determinati, in loco predicto et presentibus isdem, xiiiiª die madii mensis predicti.

De legatis missis apud Vintimilium.

His itaque peractis, dominus Rambertinus, Ianuensium potestas prenominatus, viros nobiles et discretos Symonem Bufferium et Oglerium Falamonicam legatos suos pro comuni Ianue apud Vintimilium direxit pro iuramentis ab ipso comuni Vintimilii tam consulibus quam civibus universis qui nondum iuraverant recipiendis, in quorum legatorum presentia Willelmus Gençana, Obertus Intraversatus, Willelmus de Stallanello, Raimundus Balbus et Rainaldus Bufferius, consules Vintimilii, cum consiliatoribus civitatis ipsius, viginti et octo numero ultra eos qui iuraverant in pleno consilio, iuraverunt et subsequenter cives civitatis eiusdem usque in centum nonaginta observare, attendere et complere sicut predicti in omnibus et per omnia Ianue iuraverunt. Qui consiliatores et cives nominative continentur in istrumento facto per manum Nicolai Panis. Acta fuerunt hec in civitate Vintimilii, in pleno consilio, in capitulo ipsius civitatis, presentibus legatis dictis pro comuni Ianue Bertrame Curlo, Willelmo Valloria, Conrado notario et multis aliis, ineodem anno et mense quo dictum est supra, xxiiª die madii.

Preceptum factum consulibus Vintimilii.

Receptis itaque iuramentis predictis, prefati legati comunis Ianue, nomine ipsius comunis, commonuerunt Obertum Entraversatum et Willelmum Gençanam, Vintimilii consules, nomine ipsius comunis, ut quam cito consules ad regimen civitatis Vintimilii fuerint procreati, ante ipsorum introitum, ipsos constringant ut de consulibus cum quibusdam de nobilibus ipsius civitatis Ianuam usque octo dies accedere non postponant pro mandatis et preceptis pro comuni Vintimilii recipiendis, que predicta potestas pro comuni Ianue ipsis duxerit iniungenda. Acta fuerunt hec in ecclesia sancte Marie de Vintimilio, presentibus Rainaldo Curlo et Geroudo et pluribus aliis, xxiii° die madii mensis predicti, circa vesperas.

Preceptum factum consulibus Vintimilii.

Quibus ita peractism, Willelmus Valloria, Vintimilii consul, cum legatis Raimundo Gensana, Ugone Curlo, Geroudo Iudice et Willelmo Saonensi, nomine comunis Vintimilii, ante presentiam domini Rambertini, potestatis predicte, Ianuam accesserunt et in pleno consilio dictus Willelmus, nomine comunis Vintimilii, iuravit attendere, observare et complere universa precepta domini Rambertini predicti pro comuni Ianue eo modo et forma quo et qua iuraveruntp predicti, presentibus ipsis legatis Vintimilii Ogerio Pane, Bonovassallo Caligepalii, Marchisio scriba et multis aliis. Acta sunt <hec> Ianue, in palatio veteri Ianuensis archiepiscopi, in eodem anno et eadem inditione, nono die mensis iulii, inter nonam et vesperas.

Preceptus quod dominus Rambertinus, potestas Ianue, fecit consuli et legatis Vintimilii.

His itaque itas completis, dominus Rambertinus, potestas prenominatus, predictis consuli et legatis, nomine comunis Ianue, iniunxit et precepit hec omnia infrascripta per se et comune et totum populum Vintimilii perpetuo firmiter observanda. Acta sunt hec precepta et tradita infra determinata et presentibus infrascriptis et eodem loco, die et hora.
(S.T.) Ego Nicolaus Panis, iussu predicte potestatis et dictorum legatorum, scripsi et his omnibus interfui.

De preceptis factis comuni Vintimilii per comune Ianue.

In nomine Domini amen. Nos dominus Rambertinus Guidonis de Bovarello, Ianuensium potestas, nomine comunis Ianue, vobis Willelmo Vallone, Vintimilii consuli et legato, et vobis legatis dicti comunis Geroudo ludici, Ugoni Curlo, Willelmo Saonensi et Raimundo Genane, nomine ipsius comunis, hec omnia infrascripta a vobis et a comuni vestro in perpetuum precipimus et iniungimus observanda. In primis vobis precipimus et ordinamus ut vos et socii vestri consules et ceteri consules vel potestates seu rectores comunis Vintimilii pro tempore existentes et totus populus Vintimilii de cetero in ordinatione et beneplacito nostro et consulum seu potestatum vel rectorum Ianue pro tempore existentium ostem, exercitum et cavalcatam per mare, terram faciatis et collectas pro posse vestro et specialiter pro guardia castri portus Bonifacii in ordinatione et beneplacito nostro et potestatis vel consulum comunis Ianue pro tempore existentium in regimine civitatis Ianue. Item precipimus vobis et ordinamus quatenus deveta omnia que nos seu potestas vel consules seu rectores Ianue pro tempore existentes facie mus et fecerint ea per omnia observetis firma et inconcussa vos et consules seu rectores qui in Vintimilio pro tempore fuerint sicut nos seu potestas aut consules Ianue qui pro tempore fuerint vobis litteris seu nuncio intimabimus et mittemus. Si vero aliquem de districtu vestro in ipsum devetum cognoveritis incidisse, vos seu potestas, consules seu rectores Vintimilii pro tempore existentes ipsius pecuniam capiatis et in virtute nostra et potestatis seu consulum comunis Ianue pro tempore existentium tantum ex ea pecunia mittatis quantum fuerit ipsum devetum et pena ipsius deveti et insuper inde vindictam faciatis, vos seubb consules, potestas vel rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint, sicut nos seubb potestas velcc consules comunis Ianuedd qui pro tempore fuerint faciemus in cives nostros. Item precipimus vobis quatinus lignum aliquod de Vintimilio in pelagus ultra Sardineam aut ultra Barchinoniam a kalendis aprilis usque kalendas octubris ire minime permittatis nisi prius in portum Ianue veniat et ex eo portu non exeat quin primo nauclerii, participes, marinarii et ceteri qui in lignum illud ire debebunt in ordinatione nostra seu potestatis vel consulum Ianue pro tempore existentium remanserit. Si forte aliquis Vintimiliensis lignum ipsum aliter quam supra dictum est, quod absit, duxerit, vos vel potestas vel consules Vintimilii pro tempore existentes stetis et stabitis in ordinatione et beneplacito nostro et potestatis seu consulum Ianue qui pro tempore fuerint. Item precipimus vobis, nomine comunis86 Vintimilii, ut in legationibus quas nos vel potestas seu consules Ianue pro tempore existentes pro comuni utilitate fecerimus et faciemus vos seu potestas, consules seu rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint et totus populus Vintimilii expendatis et expendetis de libris vestris sicut Ianuenses in predictis legationibus expendent. Item precipimus vobis, nomine vestro et comunis Vintimilii totius, ut pactum cum aliqua persona, civitate vel loco vos seu potestas, consules aut rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint et totus populus Vintimilii minime faciatis in quo hec omnia predicta et infrascripta non salventur et exceptentur, et si contrafeceritis vel factum est vel fuerit, vos de pacto illo bona fide quam cito poteritis exeatis et specialiter pactum si quod fecistis cum comite Sanctio et filio suo frangatis et ipsis de cetero non teneamini et dacitam aliquam eis aliquo modo quod dici vel excogitari possit non detis de cetero ullo modo neque aliquod consilium vel» iuvamen. Item precipimus vobis, nomine vestro et comunis Vintimilii, ut universis Ianuensibus et hominibus Ian(uensis) districtus de vestris hominibus conquerentibus vos seu potestas, consules aut rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint iusticiam faciatis secundum leges et bonos usus infra dies quadraginta continuos post factam reclamationem nisi quantum licentia conquerentis aut testium seu legitima dilatione remanserit. Item precipimus vobis, nomine vestro et comunis Vintimilii, quod si bona alicuius Vintimiliensis vel aliquorum laudata fuerint et in solutum data per vos seu potestatem aut rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint alicui Ianuensi vel aliquibus demm districtu Ianue, vos seu consules vel potestas aut rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint et populus Victimilii per bonam fidem adiuvetis ipsum Ianuensem vel ipsos seu de districtu Ianue bona ipsa tenere et manutenere et inde facere prout de suo proprio quicquid voluerit contra ipsos vel ipsum quorum predicta bona extiterunt. Si de contractibus et conventionibus factis extra Ianuam inter Ianuensem et Vintimiliensem discordia emerserit et specialiter dictum fuerit quod Ianue debeat inde cognosci et iudicari, Ianue cognoscatur et iudicetur, alioquin actor rei forum sequatur, excepto de eo quod acciderit postquam de terra mota fuerit navis que si Ianuam venerit, Ianue et si Victimilium venerit, Vintimilii cognoscatur. Item precipimus vobis, nomine vestro et comunis Vintimilii, ut litteras, nuncios et precepta nostra et potestatis seu consulum Ianue pro tempore existentium bona fide suscipiatis, audiatis et exaudiatis et executioni mandetis nec litteras ipsas, nuncios et precepta sub aliqua fraude suscipere et videre differatis vel vitetis vos vel potestas, consules aut rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint. Item precipimus vobis ut universos euntes et redeuntes per partes vestras terra et mari qui Ianuam venerint vel de Ianua redierint et specialiter illos qui cartam securitatis vel fidutiam nostram seu potestatis vel consulum Ian(ue) pro tempore existentium habebunt, vos seu potestas vel consules Vintimilii qui pro tempore fuerint et totus populus Vintimilii salvetis, custodiatis et defendatis, rebus et in personis, et non offendatis ullo modo nisi in ordinatione, mandato et beneplacito nostro et potestatis seu consulum Ian(ue) pro tempore existentium. Item precipimus vobis ut galeam vel lignum aliquod cursale armari infra fines vestros vel de partibus vestris et districtu exire minime permittatis, vos seu potestas vel consules Vintimilii pro tempore existentes quin primo comitus vel comiti, nauclerii et ceteri qui in ipsis lignis potestatem habebunt iurent et securitatem prestent de nulla offensione facienda in Ianuensempp aliquem vel de districtu Ianue vel homines de districtu Ianue aut in aliquem de amiciciis Ianue qui nobis de observanda pace teneanturqq per conventionem vel pacem cum Ianuensibus factam aut in aliquem vel aliquos qui Ianuam vadant vel inde exeant, excepto in armis, vianda et sartia prout moris est cursalium et tunc moderate et sine fraude eis necessaria. Item precipimus vobis ut lignum aliquod cursale non recipiatis, vos velss potestas vel consules Vintimilii nec rectores qui pro tempore fuerint nec populus Vintimiliensis, nisi mandato nostro seu potestatis vel consulum comunis Ianue qui pro tempore fuerint. Item precipimus vobis ut rassam vel iuram cum aliqua persona de Riveria, civitate seu loco factam vel factas cassetis et inde absolvatis eos qui vobis exinde tenentur et ab eis adinvicem absolutionem accipiatis nec postea vos seu potestas vel consules Vintimilii nec rectores qui pro tempore fuerint nec populus Vintimilii in ipsa intretis nec consimili. Item precipimus vobis quod nullum forestatum vel bande9atum per nos seu potestates vel consules comunis Ianue qui pro tempore fuerint in tota terra vestra seu iurisdictione recipiatis pro stallo facto, id est ad habitandum, immo si contingerit aliquem eorum apud vos seu districtum vestrum morari et venire, si per nos seu potestatem vel consules comunis Ianue inde commoniti eritis litteris vel nuncio, infra triduum ipsum vel ipsos de districtu vestro bona fide expellatis nec postea vos seu rectores aut consules Vintimilii qui pro tempore fuerint recipiatis ipsum vel ipsos. Item precipimus vobis ut guerram vivam contra omnes personas, civitates et loca faciatis vos consules, potestas seu rectores Vintimilii qui pro tempore fuerint Vintimil(ii) in ordinatione et beneplacito nostro et potestatis vel consulum quivv pro tempore fuerint. Item precipimus vobis ut si aliquis Vintimiliensis contra pactum istud venerit vel fecerit, vos consules et rectores aut potestas Vintimilii <qui> pro tempore fuerint inde vindictam in ordinatione et mandato et beneplacito nostro et potestatis seu consulum Ianue qui pro tempore fuerint. Item precipimus vobis ut hec omnia vos et potestas, consules seu rectores qui pro tempore in Vintimilio fuerint et omnes consiliatores annuatimyy iuretis et iurent et insuper cintracus iuret similiter omni anno super animam totius populi attendere et observare et complere sicut sunt supra scripta et in nullo contravenire, set per vos et comune vestrum sine diminutione aliqua observentur perpetuo firma et inconcussa et totus populus similiter iuret hec omnia observare, attendere et complere de quinque in quinque annis. Item precipimus vobis ut in brevi comunis vestri faciatis poni et collocari ut potestas seu consules vel rectores Vintimilii pro tempore existentes de his omnibus observandis, attendendis et complendis teneantur et ipsis ante ipsorum introitum perteneamini relinquatis et ipsos iuramento cogatis de his omnibus observandis et ipsi aliis et sic per temporis successionem usque in perpetuum. Hec autem omnia vobis, nomine vestro et totius comunis Vintimilii, iniungimus perpetuo obser vanda, salvis semper aliis preceptis que nos seu potestas vel consules comunis Ianue pro tempore existentes litterisac vel nuncio seu viva voce duxerimus et duxerint et iniunxerimus facienda. Item precipimus vobis ut vos et socii vestri consules hec omnia faciatis vestri sigilli munimine roborari et in scriptura ista et preceptis istis apponi. Data sunt hec omnia precepta et tradita per dominum Rambertinum, Ianuen(sium) potestatem predictum, Willelmo Vallorie, consuli Vintimilii nominato, et legatis dictis Raimundo Gemmane, Geroudo Iudici et Willelmo Saonensi, pro comuni Vintimilii, Ianue, in palatio veteri Ianuensis archiepiscopi. Testes Paganus Symia, Willelmus de Roderico, Oglerius Panis, Obertus Spinola, Oglerius Fallamonica, Lanfrancus Rubeus de Volta, Willelmus de Nigro et Willelmus Padanus et multi alii. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo octavo decimo, indictione , duodecima die iulii, inter nonam et vesperas.

(S.T.) Ego Nicolaus Panis notarius his omnibus interfui et iussu et mandato dicte potestatis scripsi.
(S.T.) Ego Lantelmus, notarius sacri palacii, hoc exemplum ab autentico et originali instrumento manu Nicolai Panis notarii scripto et sigilli cerei comunis Ianue munimine sigillato, in quo erat quedam forma grifi tenentis inter pedes vulpem unam et, cuius circumscriptio multum bene legi non poterat propter nimiam vetustatem, sicut in eo vidi et legi transcripsi et per omnia exemplavi, nichil addito vel diminuto in litterarum oratione, preter litteram vel sillabam, titulum seu punctum et hoc absque ulla mutatione, corruptione seu diminutione dictionum vel sensus, ad quod corroborandum, iussu domini Pegoloti, dicti Ian(ue) potestatis, propria manu subscripsi. Erat quoque in ipso exemplo medium alphabetum per quod videbatur ab alio instrumento divisum, licet in eo de alio instrumento mentio non fiat, cuius medii alphabeti forma talis est.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 429-437.

Sul giuramento di fedeltà a Genova

14 maggio 1218

Fra i cittadini che prestano giuramento a Genova il 14 maggio 1218, ci sono Ottone, figlio di Oberto Giudice e Gherardo Giudice.

436✓

<1218>, maggio 14, Genova

Alcuni cittadini di Ventimiglia, esplicitamente indicati, prestano il prescritto giuramento al comune di Genova.

Iuramentum factum comuni Ianue per quosdam homines Vintimilii.

Ianue, in ecclesia Sancti Laurentii, in publico parlamento, presentibus Oglerio Pane, Bonovassallo Calligepalii, Ugone de Castelleto, Iacobo de Curia, Oliverio de Bisanne, Willelmo de Roderico et Pagano Simia, Nicolao, iudice domini Rambertini Petrus de Sala et Rubaldinus de Panigali hii iuraverunt pro comuni Vintimilii et pro se attendere, observare et compiere universa precepta et mandata et ordinationes domini Rambertini Guidonis de Bovarello, Ianuen(sium) potestatis, pro comuni Ianue, et quod nullum pactum neque conventionem aliquam inde fecerunt per se vel interpositam personam nec intentionem aliquam habuerunt per se nec per aliquam interpositam personam sed hoc libere et sine tenore iuraverunt Fulco Belaverius, Obertus Brundus, Girardus Iudex, Iacobus Milotus, Bertramis Curlus, Willelmus Entraversatus, Otto Oberti Iudicis, Raimundus Gensana. xiiii° die madii, circa terciam.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pag. 453.

Sulla giurisdizione di Genova su Ventimiglia

8 settembre 1222

Il conte Guglielmo, le famiglie nobili e tutto il popolo ventimigliese pongono il contado e tutto il distretto di Ventimiglia sotto la giurisdizione di Genova, giurando di osservare le leggi di quella città. Il giuramento è firmato l'8 settembre 1222 da 59 notabili della città e, tra questi, Guglielmo, Oberto, Gerardo ed Ottone de' Giudici.

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1222, settembre 8, Ventimiglia

Guglielmo, conte e podestà, ed i consiglieri di Ventimiglia consegnano a Spino di Soresina, podestà di Genova, la città di Ventimiglia con le sue fortificazioni, concedendo la facoltà di costruirne altre, anche attraverso la demolizione di edifici preesistenti, e impegnandosi a sostenere gli stessi impegni finanziari dei Genovesi e ad attenersi alle disposizioni impartite dal comune dì Genova.

De civitate Vintimilii tradita et concessa in potestate et bailia domini Spini de Surexina, potestatis Ian(ue), recipienti<s> pro comuni Ianue.

In nomine Domini amen. Nos Willelmus, comes Vintimilii et potestas eiusdem civitatis, pro comuni Vintimilii et nomine ipsius comunis et voluntate et consensu et in presentia consilii eiusdem civitatis ad hoc specialiter coadunati et celebrati, et consiliatores eiusdem civitatis vobis domino Spino de Surexina, potestati Ian(ue), pro comuni Ianue et nomine ipsius comunis, damus, cedimus et concedimus, tradimus et remittimus et in potestatem et virtutem vestram ponimus civitatem Vintimilii et districtum eiusdem et dominium et omnem iurisdictionemb et merum imperium civitatis Vintimilii et districtus et introitus et proventus pertinentes ad comune Vintimilii et castrum Penne et ipsam Pennam cum omni suo iure et districtu et Appium et damus et concedimus vobis facultatem et potestatem construendi et habendi et tenendi castrum vel castra infra civitatem Vintimilii et extra tam facta quam facienda. Et si infra civitatem castrum vel castra feceritis, habeatis facultatem destruendi vel habendi seu accipiendi de domibus quas volueritis pro constructione ipsorum, ipsis emptis a vobis sub arbitrio bonorum virorum et facultatem et potestatem destruendi Apium et muros factos extra civitatem, promittentes vobis ipsos muros vel Appium de cetero non reedificare vel aliquid ibi construere sine licentia et voluntate comunis Ianue. Item promittimus vobis dare et solvere in collectis maris et terre et expensis civitatis Ianue tanquam alii cives de ipsa civitate secundum facultates et possessiones mobiles et immobiles cuiuslibet civis Vintimilii et facere in omnibus sicut cives Ianue deintus civitatem Ianue. Item promittimus et iuramus pro comuni Vintimilii et nomine ipsius comunis de cetero attendere et observare mandata et ordinationes comunis Ianued sine fraude. Preterea vero omnia et singula fecerunt, iuraverunt et promiserunt iam dicta potestas Vintimilii et infrascripti consiliatores eiusdem civitatis per se et suos successores in perpetuum et quod ita ab ipso comuni Vintimilii de cetero per omnia complebitur et observabitur. Iam dictus vero Willelmus, potestas Vintimilii, in contione publica hominum Vintimilii ad hoc specialiter convocatorum, consensu totius populi convocati et coadunati et eius presentia, lecta publice conventione prescripta, eam firmavit et comprobavit et ipse populus presens promisit et confirmavit predicta et approbavit, iurante Saxo, cintraco Vintimilii, in anima ipsius populi quod ita observabitur ut supra, licet ipse populus manu propria iam iurasset per nobiles viros Willelmum Lercarium et Nicolaum de Nigro qui apud Vintimilium fuerant propterea a comuni Ianue destinati. Nomina vero consiliatorum qui iurarunt hec sunt, videlicet Willelmus Rusticus, Fulco Belaver, Ugo Enricus, Willelmus Valloria, Milotus, Fulco Bulferius, Beleem, Raimundus Valoria, Rainaldus quondam Capitis Malei, Vivianus Balbengus, Rainaldus Aldebertus, Iohannes Prior, Ugo lessus, Petrus Ugo, Ugo Curlus, Raimundus Macarius, Ugo Dulbeccus, Otto de Ponte, Raimundus Cunradus, Fulco Turcatus, Leo Mantega, Obertus Taconus, Bonifacius Curlus, Obertus Gener, Otto Gensana, Raimundus Curlus, Fulco Curlus, Iofredus Prior, Raimundus Saxus, Raimundus Dancigia, Ottobonus de Sancto Romulo, Isembardus, Otto Dancigia, Petrus Prior, Willelmus Gençana, Willelmus Iudex, Willelmus Intraversatus, Obertus Balbus, Otto Bonebella, Raimundus Prior, Willelmus de Castronovo, Maurus, Petrus Curlus, Panis Calidus, Ugo Cafana, Petrus Alvernatius, Otto Speronus, Obertus Bonifacius, Otto Ruspaldus, Fulco Martellus, Otto Saonensis, Bertramis Curlus, Willelmus Curlus, Willelmus Ultra, Petrus Valloria, Petrus Brancaolla, Fulco Capellus et Balduinus Marosus. Insuper ego prefatus Willelmus, comes Vintimilii, facio finem et omnimodam remissionem et pactum de non petendo vobis domino Spino de Sorexina, Ian(uensium) potestati, pro comuni Ianue et nomine comunis Ianue recipienti, de toto eo quod habeo in civitate Vintimilii et eius pertinentiis vel districtu, dans vobis et cedens et tradens pro ipso comuni omnia iura, rationes et actiones reales et personales, utiles et directas que et quas habeo vel habere possem vel que michi competunt seu competere possunt modo aliquo in predictis ut ex ipsis comune Ianue uti possit et experiri utiliter et directe, realiter et personaliter sicut et ego possem, salvo eo quod mihi datum est et concessum a comuni Ianue in redditibus Vintimilii et quibusdam possessionibus et in castro Cogoli et Lamelonis, sicut continetur in instrumento inde facto per manum Marchisii scribe, pro quibus hec fecisse confiteor. Actum in civitate Vintimilii, in ecclesia Sancte Marie. Testes Conradus de Castro, Lanfrancus Rubeus, Otto de Insulis, Manuel Aurie, Willelmus Lercarius, Obertus Ususmaris, Bonusvassallus Sardena, Lanfrancus de Turcha, Iacobus de Guisulfo, Obertus Iudex, Girardus frater eius, Otto Iudex, Iacobus de Tenda, Ugo Marchisius, Otto Marchisius, Willelmus de Tenda et Obertus Sardena. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo vigesimo secundo, indictione nona, octavo die septembris, circa terciam.

(S.T.) Ego Marchisius quondam Oberti de Domo, notarius sacri Imperii et iudex ordinarius, rogatus scripsi.
(S.T.) Ego Lantelmus, notarius sacri palatii, hoc exemplum ab autentico et originali instrumento manu Marchisii quondam Oberti de Domo notarii scripto, duobus cereis sigillis sigillato, unum quorum videbatur esse sigillum comunis Ianue, cuius circumscriptiones multum bene discerni non poterant, in altero vero videbatur esse forma cuiusdam leonis, cuius similiter legi non poterant littere5 multum bene, sicut in eo vidi et legi transcripsi et per omnia exemplavi, nichil addito vel diminuto preter litteram vel sillabam, titulum seu punctum et hoc absque ulla mutatione, corruptione seu diminutione dictionum vel sensus, ad quod corroborandum, iussu domini Pegoloti Ugueçonis de Girardo, propria manu subscripsi. Erat quoque in eo medium alfabetum per quod videbatur ab alio instrumento divisum, licet in eo nulla mentio fiat de alio instrumento, forma cuius alfabeti talis est.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 460-453.

Sulla famiglia de' Giudici ventimigliese

6 aprile 1223

I genovesi, manifestano gratitudine alla famiglia de' Giudici ventimigliese per aver tenuto fede, durante la ribellione di Ventimiglia, agli impegni che la legge feudale impone al buon vassallo. Infatti il podestà  di Genova … in perpetuum feudi jure concedit a Oberto Iudex e ad alcuni dei suoi familiari annuas libras quindecim ianuenses (15 lire genovesi l'anno). I familiari sono Gherardo, suo fratello, Raimondo e Ottone, figli di Oberto, e Rinaldo e Ottone, suoi nipoti.

[N.d.A.] Da notare come in questo documento il fratello di Oberto Giudice venga prima riportato come Giroudus e poi come Giroldi, per cui dobbiamo ritenere che entrambi i nomi siamo varianti di Gherardo.

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1223, aprile 6, Genova

Spino di Soresina, podestà di Genova, assegna alla casata dei Giudici una rendita annua perpetua di 15 lire in riconoscimento della fedeltà dimostrata da Oberto Giudici e dai suoi familiari al comune di Genova, in particolare durante la ribellione di Ventimiglia.

Feudum datum per comune Ianue Oberto Iudici de Vintimilio et eius heredibus de libris xv solvendis annuatim in perpetuum.

Ianue, in domo Fornariorum. Dominus Spinus de Surixina, Ianuensis civitatis potestas, laudavit quod Obertus Iudex de Vintimilio et Giroudus fratres et Raimundus, filius eiusdem Oberti, pro se et aliis de domo eorum, videlicet Ottone, filio eiusdem Oberti, et Rainaldo atque Ottoni, nepotibus Oberti et Giroldi dicti, de cetero habeant et percipiant et habere et percipere debeant a comune Ianue nomine feudi in perpetuum et eorum heredes annuatim libras quindecim ianuinorum et quod comune Ianue dictas libras quindecim annuatim ad kalendas aprilis eis ut supra dare et solvere teneatur. Quod ideo factum est quoniam cum predicti Iudices comuni Ianue fideliores pre ceteris Vintimiliensibus extitissent et multa gra<ta> servitia impendissent et maxime tempore quo Vintimilienses rebelles extiterunt Ianuensi comunitati, quo tempore dicti Iudices comuni Ianue obedientes extiterunt et possessiones proprias relinquentes pro servitio dicti comunis Vintimiliensibus guerram fecerunt usquequo extiterunt rebelles, placuit dicte potestati et consilio civitatis Ianue et insuper ultra hominibus quatuor per compagnam, pro remuneratione predictorum servitiorum, prefatis Iudicibus ut supra concedere ex parte comunis Ianue et laudare et de predictis libris quindecim annuatim eis dandis ut supra eosque ex parte comunis Ianue investivit. Testes Oliverius scriba, Iohannes Portonarius et Martinus Tornellus. Anno dominice nativitatis millesimo ducentesimo vigesimo tercio, indictione decima, sexto die intrantis aprilis.

(S.T.) Ego Bonusvassallus Caligepallii notarius, iussu supradicte potestatis, scripsi.

Ego Opiço Willelmi Guertii subscripsi.

Honorato Bolleto subscripsi.

(S.T.) Ego Lantelmus, notarius sacri palatii, hoc exemplum, de mandato domini Pegoloti Ugutionis de Girardinis, civitatis Ianue potestatis, extraxi et exemplavi ab autentico et originali instrumento seu laude scripto vel scripta manu Bonivassallie Caligepalii sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto, absque ulla mutatione, corruptione seu diminutione ditionum vel sensus, ad quod corroborandum, iussu dicte potestatis, propria manu subscripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/2, a cura di Dino Puncuh,
Genova 1996,
pagg. 471-473.