Data di nascita

𝓅.1220

Periodo di riferimento

1238-1264

Data della morte

?
  DVP 3

Cosa si sa

Ardizzone Iudex nasce a Ventimiglia dopo il 1220 da Ottone e Margherita. Non conosciamo il cognome della madre. Uno di almeno quattro figli: Raimondo, Ardizzone, Guglielmo e Obertino. Sposa Raimonda. Non conosciamo il cognome della moglie. Non sappiamo se abbiano avuto figli.

Ardizzone è console di Ventimiglia nel momento in cui le città liguri della riviera di ponente si accordano nuovamente per ribellarsi a Genova1. Diversi anni dopo, Ardizzone firmerà e ratificherà un trattato di pace fra Genova e Ventimiglia, con quest'ultima che si sottometterà alla Repubblica genovese. Ardizzone fa inoltre da testimone per atti rogati a Genova in numerose occasioni.

Sancisce la convenzione fra Ventimiglia e Genova nel 1251.

«Albero Genealogico dei Giudici», in
«Alberi genealogici di Famiglie ventimigliesi e liguri,
raccolti per cura del cav. prof. Girolamo Rossi»,
Ventimiglia, 1869.
Biblioteca Bicknell di Bordighera.

Non conosciamo il luogo e la data della morte.


1 Savona insorge per prima: la popolazione, dopo aver cacciato la guarnigione genovese, distrugge la fortezza, detta la Briglia, costruita dai genovesi sull'alto promontorio del Priamàr che sovrasta la darsena, opprimendo la circostante città. Poi tocca ad Albenga e a Porto Maurizio, ma a Ventimiglia gli insorti non riescono a far prigioniero il podestà, che si rifugia in uno dei forti e manda ad avvisare i reggitori di Genova. Guida quella che è una vera e propria rivoluzione borghese e popolare, Guilielmus Saonese, più volte console, di antica famiglia ventimigliese, quando davanti alla città  si presentano ben 14 galee cariche di truppa scelta comandate da Fulcone Guercio e Rosso della Turca. Il primo sbarco viene anticipato dai ventimigliesi che furiosamente lo respingono. Tra i molti, viene ucciso in un'imboscata il valoroso cavaliere genovese Giovanni Usodimare.

Fonti

Tanto misera fine dovea avere questo sforzo del comune degli uomini liberi di Ventimiglia, sforzo che dovea essere l’ultimo; imperocché occorsa dopo alcuni anni (1250) la morte dell’imperatore Federico II, protettore delle città e terre liguri, il Comune Genovese cogliendo quella favorevole circostanza sorpresele tutte, le costrinse ad accettare patti e convenzioni indecorose, gravosissime; e Ventimiglia, già lacerata da due fazioni, mandava ad approvarle due capiparte, Fulco Curlo ghibellino ed il guelfo Ardizzone Giudici.

Costoro, il giorno otto di giugno dell’anno 1251, firmarono in Genova col podestà di quel Comune Menabò Torricella la pace, che fu del tenore seguente1:

Gli uomini della città e del distretto di Ventimiglia sono soggetti a Genova. I suoi castelli e le sue fortezze e tutte le abitazioni costruite dal tempo dell’ultima guerra passano in dominio dei Genovesi.

Resta pure a loro profitto la gabella del sale, senza che vi possa essere altra gabella in Ventimiglia e nel suo distretto.

I Ventimigliesi sono obbligati a far guerra o pace, secondo che ordinerà il Comune Genovese.

Nelle loro navigazioni i Ventimigliesi sono tenuti ad andar prima a Genova e pagarvi i diritti che ivi si prescrivono.

I cittadini genovesi in Ventimiglia e nel suo distretto non siano gravati con dazi o imposte di nuovo genere.

I Ventimigliesi sono tenuti ad andare a render ragione ai Genovesi nella loro città, se così è espresso nelle convenzioni passate tra le due parti.


1 «In Nomine Domini amen. Hoc sunt pacta et convenciones pacis et concordie firmata et tractata inter Comune Janue ex una parte, et Sindycos seu ambaxatores comunis et civitatis Vintimilii ex altera. — In primis nos Fuico Curlus et Ardicio Iudex, etc.» {Libro delle convenzioni e dei privilegi della città di Ventimiglia, pag. 189). È mio debito di porgere qui vive grazie al gentilissimo signor Gio. Ballista Amalberti, sindaco della città.


Eleggeranno ogni anno un podestà, un giudice e due scrivani, nativi di Genova o del suo distretto; saranno pagati a spese del Comune; e costoro giureranno al principio del loro governo fedeltà ed obbedienza a Genova ed al presente statuto.

Il Comune di Ventimiglia approvi e rattilichi tutte le carte, le obbligazioni, gli instrumenti e le sentenze conchiuse tra le due città prima della guerra.

I Ventìmigliesi trovandosi in qualunque città o terra obbediscano ai consoli genovesi che vi risiedono, e paghino le imposte ivi solite a pagarsi.

Non si ricetti in Ventimiglia chi sia nemico di Genova, non gli si dia aiuto o consiglio, ma si scacci o s’imprigioni, secondo verrà ordinato.

…[omissis]…

Queste furono le tanto famigerate convenzioni su cui vennero modellate tutte le franchigie possedute da Ventimiglia fino ai tempi della rivoluzione francese. Da quel momento Genova diè principio a trar le sue vendette su quelli che in modo speciale eranle stati nemici. E nel modo istesso con cui nel 1223 non esitò a rimunerare con un feudo1 la famiglia Giudici, che cosi


1 Liber Jurium, tom. I, Docum. 579.


bassamente l'aveva servita, adesso vedendosi padrona assoluta di pressoché tutta la Riviera, non esitò a rabbiosamente molestare il Conte Guglielmo ed i suoi fìgli; che anzi il podestà Martino di Sommariva con decreto del 29 ottobre 12541 ne li privava de’feudi, tacciandoli di traditori.


1 , Annal., lib. 3.

Girolamo Rossi,
«Storia della Città di Ventimiglia
dalle sue origini sino ai nostri tempi»,
Torino, 1839, Tip. Cerutti, Derossi e Dusso,
pagg. 80-82.

Lista degli Atti dell'Amandolesio

Ardizzone Iudex viene nominato nei seguenti atti rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio, raccolti e custoditi a Genova, secondo quanto stabilito nelle clausole di pace dopo l'assedio del 1220.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum I: serie α (cart. 56)
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum II: serie β (cart. 56)
Atti dal 1259 al 1264: serie γ (cart. 57)
Repertorio delle notizie inserite nei Cartolari I & II (cart. 56): serie κ
Repertorio delle notizie inserite nel cartolario 57: serie ν

Nell'Archivio di Stato di Genova si conservano due cartolai notarili nei quali si contengono quasi un migliaio di atti per la massima parte rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio fra il 1256 ed il 1264. Si tratta del cartolare 56, che comprende rogiti fra il I° dicembre 1256 e il 23 dicembre 1258, e del cartolare 57, che contiene rogiti fra il 28 dicembre 1258 e il 7 dicembre 1264.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1255 al 1258”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1985.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1993.

MILLESIMO CCLVIIII INDICTIONE PRIMA

In nomine Domini, amen. Cartularius instrumentorum factorum per me Iohannem de Mandolexio notarium in Vintimilio et Rappali, ut infra continetur. Et sunt in isto cartulario instrumenta sex annorum, videlicet de millesimo cclviiii, millesimo cclx, millesimo cclxi, millesimo cclxii, millesimo cclxiii et millesimo cclxiiii, ut inferius per ordinem annotantur, et est signum meum quod appono in instrumentis tale: (S.T.) Iohannes de Mandolexio, notarius Sacri Imperii, rogatus scripsi.

Una menzione particolare merita la professoressa e ricercatrice Laura Balletto, come riportato nei ringraziamenti.

Atto n.17 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 maggio 1257, Ventimiglia.
Estimo sui beni di Guglielmo Maroso nel territorio di Ventimiglia a favore di Tommaso Burbalie.

[Ɑ Gui]llelrmi Marosi [et T]home Burbalie.
Im presencia infrascriptorum testium, Guill[elmus] …[omissis]…
Volens igitur suis rogaminibus intendere quemadmodum quilibet notarius publicus hoc facere tenetur, ut supra scripsi et im publicam formam posui, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio, Guillelmo Iudice et Ottone Navarro.
Actum in Vintimiilio, ante domum predictam dicti Marosi. Millesimo et indictione ut supra, die ultima madii. Et duo instrumenta unius tenoris ambe partes rogaverunt fieri, cuilibet partium unum.
Ɑ Ambo sunt facta.

Atto n. 17
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Marosi e Tome Burbalio.
In presenza dei sottoscritti testimoni, Guglielmo …[omissis]… Volendo quindi adempiere alle loro richieste, come ogni notaio pubblico è tenuto a fare, come ho scritto sopra e ho formalizzato pubblicamente, avendo convocato i testimoni Ardizzone Giudice, Rinaldino Bulferio, Guglielmo Giudice e Ottone Navarro. Redatto a Ventimiglia, davanti alla casa del suddetto Marosi, il trentuno maggio, nell'anno e nell'indizione suddetti. E le due parti hanno chiesto che venissero fatte due copie dello stesso tenore, una per ciascuna parte.
A entrambe sono state fatte.

Atto n.43 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 agosto 1257, Ventimiglia.
Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, ed alcuni consiglieri, esplicitamente elencati, a nome del Comune, nominano Guglielmo Enrico ed Ottone Bonebella loro procuratori per la cura degli interessi del Comune stesso.

Ɑ Carta comunis Vintimili, sindacatus.
Nos Lafranchinus Pignolus, potestas civitatis Vintimilii, auctoritate et voluntate et beneplacito consiliariorum infrascriptorum, vel maioris partis, ad consilium comunis Vintimilii in capitulo ciusdem comunis per campanam et vocem preconis more solito congregatorum, nomine nostro, dictorum consiliariorum et comunis Vintimilii ac universitatis ipsius, et nos dicti et infrascripti consiliarii, nomine et vice nostro et dicti comunis atque universitatis ipsius, facimus, constituimus, ordinamus et creamus vos Guillelmum Henricum et Ottonem Bonebellam, ambos simul presentes et recipientes, nomine disti comunis et universitatis, generales sindicos, …[omissis]…
Nomina predictorum consiliariorum, qui interfuerunt predicto consilio, sunt hec: Obertus Iudex, Guillelmus Calcia, Ardiçonus Iudex, Rainaldus Bulfelius, Imbertus Capa, Guillelmus Bonebella, Obertus Gengana, Obertus Sagonensis, Ilionus Conradus, Maurus de Mauris, Otto Robertus, Fulco Curlus, Guillelminus Curlus, Manuel Stallanellus, Obertus Magullus, Otto Bulferius, Fulco de Castel, Raimundus Gengana, Guillelmus Dulbecus, Iacobinus Valloria, Iacobus Prior, Obertinus Peregrin[us, Rai]mundus Gangerra, Guillelmus Franciscus, Raimundus Audebertus, Raimundus Rebufatus, Raimundus Iud[ex], …[omissis]…
Sardena, Guillelmus Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanatus, Guillelmus Rustigus, Cunradus …[omissis]…
[N]icola Dulbecus, Guillelmus …[omissis]…
fius et predicti sindici.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus t[estibus A]braino et Raviolo, [executoribu]s, et Bartoloto de Sancto Donato, notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione [xi]iii, [die] xxv, augusti, ante terciam.

Atto n. 43
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Documento ufficiale del comune di Ventimiglia riguardante la nomina dei sindaci.
Noi Lafranchino Pignolo, potestà della città di Vintimiglia, per autorità, volontà e gradimento dei consiglieri sottoscritti o della maggioranza di essi, convocati per l'assemblea del comune di Ventimiglia mediante la campana e la voce del proclamatore, a nome nostro, dei suddetti consiglieri, del comune di Ventimiglia e della sua università, e noi, i suddetti consiglieri sottoscritti, a nome e in vece nostra e del suddetto comune e della sua università, vi facciamo, costituiamo, ordiniamo e nominiamo Guglielmo Enrico Enrico e Ottone Bonebella, entrambi presenti e accettanti, a nome del suddetto comune e dell'università, sindaci generali …[omissis]… I nomi dei suddetti consiglieri, che hanno partecipato al suddetto consiglio, sono i seguenti: Oberto Giudice, Guglielmo Calcia, Ardizzone Giudice, Rinaldo Bulfelio, Umberto Capa, Guglielmo Bonebella, Oberto Gengana, Oberto Sagonense, Iliono Conrado, Mauro de Mauris, Otto Roberto, Fulco Curlo, Guglielmino Curlo, Manuel Stallanello, Oberto Magullo, Otto Bulferio, Fulco de Castel, Raimondo Gengana, Guglielmo Dulbecco, Iacobino Valloria, Iacopo Priore, Obertino Peregrino, Raimondo Gangerra, Guglielmo Francisco, Raimondo Audaberto, Raimondo Rebufato, Raimondo Giudice, …[omissis]… Sardena, Guglielmo Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanato, Guglielmo Rustigo, Corrado …[omissis]… Nicola Dulbecco, Guglielmo …[omissis]…. Figli e i suddetti sindaci. Redatto nell'assemblea di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Abraino e Raviolo, esecutori, e di Bartoloto di Santo Donato, notaio. Nell'anno del Natale del Signore duemilacinquecentosettantasette, indizione tredici, il giorno venticinque di agosto, prima della terza ora.

Atto n.67 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 ottobre 1257, Ventimiglia.
Folco Curlo nomina Guglielmo Guercio suo procuratore per la riscossione da Giovanni Vairorio e dai fratelli Nicola e Ottobuono, tutti di Arenzano, della somma di 14 lire di genovini.

[Ego Fulco Curlus facio, constituo et ordino Gui]llelmum Calciam, presentem, [meum certum nuncium et procuratorem ad petendum et recipien]dum …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Imberto Curlo, Ardiçono Iudice et Aldebrando executore.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione quinta decima, die sexta octubris, inter vesperas et completorium.

Atto n. 67
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Io, Fulco Curlus, faccio, istituisco e ordino Guglielmo Calcia, presente, mio fidato messaggero e procuratore per richiedere e ricevere …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Umberto Curlo, Ardizzone Giudice e Aldebrando esecutore. Nell'anno del Natale del Signore milleduecentocinquantasette, indizione quindicesima, il sesto giorno di ottobre, tra le vespri e il compianto.

Atto n.69 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 ottobre 1257, Ventimiglia.
Marino Alvernia, vicegerente di Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, presenta ad Azzone, vescovo di Ventimiglia, il templare Raimondo Galiana e Guglielmo di Voltri, ferito, a quanto si dice, dallo stesso Raimondo, affinché faccia detenere Raimondo, che dovrà essere punito ad arbitrio del podestà di Genova o dalla giustizia di Ventimiglia in caso di morte di Guglielmo e di prove circa la colpevolezza di Raimondo. Il vescovo non accetta Raimondo in custodia, ma si dichiara pronto a rendere giustizia.

Ɑ Comunis.
In presente subscriptorum testium, dominus Marinus Alvemia, gerens vicem domini Bartholomei Ferrarii, iudicis comunis Ventimilii, representat coram domino Agone, episcopo Vintimilii, Raimundum Galianam templerium et Guillelmum de Vulture, vulneratum, quem Raimundus dicitur vulnerasse, …[omissis]…
Actum in palacio predicti episcopi, presentibus Rainaldo Bul[ferio], Ardiçono Iudice et Vivaldo Murro. Anno, die et ho[ra ut]supra.

Atto n. 69
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Al Comune.
In presenza dei sottoscritti testimoni, il signor Marino Alvemia, rappresentante del signor Bartolomeo Ferrari, giudice del Comune di Ventimiglia, dichiara davanti al signor Agone, vescovo di Ventimiglia, insieme a Raimondo Galiana, templare, e Guglielmo di Vulture, ferito, che Raimondo è accusato di aver ferito …[omissis]… Redatto nel palazzo del suddetto vescovo, alla presenza di Rinaldo Bulferio, Ardizzone Giudice e Vivaldo Murro. Anno, giorno e ora come sopra.

Atto n.79 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1257, Ventimiglia.
Nuvelono giudice di Diano dichiara di avere ricevuto da Guglielmo Grana di Apricale il pagamento di tutti i suoi crediti fino a quella data, ed in particolare il pagamento di 50 soldi di genovini.

Ɑ Guillelmi Grane de Abrigali.
Ego Nuvelonus iudex de Diano confiteor michi fore satisfactum de omni debito quod usque in hodierdum deberem recipere, cum scriptis vel sine scriptis, a te Guillelmo Gra[na] de Abrigali, et specialiter …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Ardiçono Iudice et presbitero Ugone Melagino.
Anno ut supra, die xxviiii octubris, inter terciam et nonam.

Atto n. 79
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Atto di Guglielmo Grana di Abrigali.
Io, Nuvelono, giudice di Diano, dichiaro di essere stato soddisfatto per ogni debito che fino ad oggi avrei dovuto ricevere, con documenti o senza documenti, da parte tua, Guglielmo Grana di Abrigali, e in particolare …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza di Ardizzone Giudice e del sacerdote Ugone Melagino. Anno come sopra, il ventinovesimo di ottobre, tra la terza e la nona.

Atto n.88 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 novembre 1257, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice, procuratore di Guglielmo Spinola, dichiara di avere ricevuto da Folco Bellensegna, che agisce a nome del padre, Guglielmo Bellensegna, il pagamento della somma di 3 lire di genovini, parte delle 5 lire che Guglielmo Bellensegna doveva a Guglielmo Spinola.

Ego Ardiçonus Iudex, procurator Guillelmi Spinule, confiteor tibi Fulconi Bellensegne habuisse et recepisse a te, solvente nomine et vice Willelmi Bellensegne, patris tui, solutionem integram et satisdactionem librarum trium ianuinorum, que sunt de libris quinque ianuinorum quas dictus pater tuus dicto Willelmo Spinule dare tenebatur, ut patet per quamdam podisiam inde factam manu Petri de Musso notarii in millesimo cclvi, die xi septembris; …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Bartoloto scriba, Iohanne Bellaver et Guillelmo Turtella. Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quinta decima, die xiii novembris, ante terciam.

Atto n. 88
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Io, Ardizzone Giudice, procuratore di Guillelmo Spinule, attesto di avere ricevuto da te, Fulco Bellensegne, in nome e per conto di Guglielmo Bellensegne, tuo padre, il pagamento integrale e la soddisfazione per tre lire genovesi, con riferimento alle cinque lire genovesi che il suddetto padre tuo era tenuto a dare a Guglielmo Spinola, come risulta da una certa ricevuta fatta a tal proposito dalla mano del notaio Pietro de Musso nell'anno mille duecentocinquantasei, il giorno undici settembre; …[omissis]… Redatto nel capitolo a Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Bartoloto scriba, Giovanni Bellaver e Guglielmo Turtella. Anno del Natale del Signore mille duecentocinquantasette, quindicesima indizione, il tredici novembre, prima della terza.

Atto n.116 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15-23 gennaio 1258, Ventimiglia.)
Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico nominano loro procuratori Iacopo de Volta e Ianella Avvocato.

Oberti Iudicis de Vintimilio.
[Nos Ober]tus Iudex, Raimundus [Iu]d[ex], Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex et Guillelmus Henricus, quilibet …[omissis]…
vel plures se in solidum obligaverint quod quisque …[omissis]…
te Iacobum de Volta, presentem, et Ianellam Advocatum …[omissis]…
Actum in …[omissis]…
et [O]berto Lupo de Sancto …[omissis]…

Atto n. 116
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice di Ventimiglia.
Noi Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico, ciascuno …[omissis]… siamo obbligati solidalmente affinché ciascuno …[omissis]… tu Giacomo di Volta, presente, e l'Avvocato Janella …[omissis]… Redatto in …[omissis]… e Oberto Lupo di Santo …[omissis]…

Atto n.118 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

(15 - 23 gennaio) 1258, (Ventimiglia).
Il notaio Giovanni di Amandolesio, su mandato di Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, trascrive nel proprio cartulario il rogito del 4 giugno 1178, redatto dal notaio Celonio, in base al quale i consoli di Ventimiglia, con il consenso del Consiglio, concedono agli uomini del castello di Penna di lavorare in contile Matogne, in contile Campi ed in contile Libri, corrispondendo al castellano di Penna una determinata percentuale sui raccolti.

(S.T.) Anno dominice Incarnations millesimo centesimo septuagesimo viii, indictione xi, x idus iunii. Constat nos consules Fulco Treantamoa, Raimundus Balbus, Fulco Stallaner, Anselmus Oricus, Bonifacius Montapoc, autoritate et voluntate consiliatorum, damus et concedimus …[omissis]… Signa manuum testium Ardiçonus Iudex, Raimundus Curlus, Raimundus Gengana, Fulco Arfarda, Otto Robertus, Guillelmus Speronus. Actum in ecclesia [Sancte Mar]ie de Vintimilio. Omnes viventes lege romana. (S.T.) Ego Celonius [hanc] cartam iussu consulum complevi et dedi. …[omissis]…

Atto n. 118
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
(inizio di sezione) Anno dell'Incarnazione del Signore milleduecentosettantotto, undicesima indizione, decimo giorno delle idi di giugno. Noi, i consoli Fulco Treantamoa, Raimondo Balbo, Fulco Stallaner, Anselmo Orico, Bonifacio Montapoc, agendo con l'autorità e la volontà dei consiglieri, concediamo e garantiamo …[omissis]… Firme dei testimoni Ardizzone Giudice, Raimundo Curlo, Raimondo Gengana, Fulco Arfarda, Otto Roberto, Guglielmo Sperono. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia. Tutti gli uomini viventi secondo la legge romana. (inizio di sezione) Io, Celonio, ho completato e consegnato questo documento su ordine dei consoli. …[omissis]…

Atto n.132 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

1 febbraio 1258, Ventimiglia.
Impegni assunti da Lanfranco Burbonino verso Oberto Saonese per una terra braida.

Ɑ Oberti Sagonensis.
[Ego Lan]francus Bur[bo]ninus [promit]to et convenio tibi Oberto Sagonensi, ex paeto habito inter te et me, reddere …[omissis]…
Actum ante portam Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus convocatis Guiranno Tenda, Ardiçono Iudice et Nivevono de Diano iudice. Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die prima februarii, ante terciam.

Atto n. 132
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Sagonense.
Io, Lanfranco di Borbone, prometto e mi impegno verso di te, Oberto Sagonense, in base all'accordo stabilito tra di noi, a restituire …[omissis]… Redatto davanti alla porta di Santa Maria di Vintimiglia, alla presenza dei testimoni convocati Guiranno Tenda, Ardizzone Giudice e il giudice Nivevono di Diano. Anno del Signore 1258, indizione 15, primo febbraio, prima della terza.

Atto n.135 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 febbraio 1258, Ventimiglia.
Imberto Boamonte e Ardizzono Giudice di Ventimiglia dichiarano di avere ricevuto da Lanfranco Bulbonino de Turca un quantitativo di beni, per cui promettono di consegnargli in Ventimiglia, rispettivamente entro il 1° agosto ed il 1° settembre, ventisei quartini di frumento e trenta quartini di avena.

Ɑ Lanfranci Burbonini.
Nos Imbertus Boamons et Ardiçonus Iudex de Vintimilio, quisque nostrum in solidum renuntians iuri solidi de principali primo fore conveniendum, confitemur habuisse et recepisse a te Lanfranco Bulbonino de Turca tantum de tuis rebus, renuntiantes exceptioni non habitarum vel non receptarum rerum, …[omissis]…
Actum in portario [Sancte Marie de Vintimilio, presenti]bus testibus rogatis Isnardo Travacha, Guillelmo Henrico …[omissis]…
[Anno dorninice] Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xiiii [februarii], …[omissis]…

Atto n. 135
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Lanfranco Burbonini.
Noi, Umberto Boamons e Ardizzone Giudice di Ventimiglia, ciascuno rinunciando al proprio diritto sul totale del debito principale, riconosciamo di aver ricevuto da te Lanfranco Bulbonino di Turca solo una parte dei tuoi beni, rinunciando all'eccezione di beni non posseduti o non ricevuti, …[omissis]… Redatto presso la porta di Santa Maria di Ventimiglia, con i testimoni richiesti Isnardo Travacha, Guglielmo Enrico …[omissis]… Anno del Signore 1258, indizione 15, tredici di febbraio, …[omissis]…

Atto n.136 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 febbraio 1258, Ventimiglia.
Imberto Boamonte, dichiarando che Ardizzono Giudice si è obbligato nei confronti di Lanfranco Burbonino de Turca per ventisei quartini di frumento e trenta quartini di spelta dietro sua richiesta, lo libera da ogni eventuale conseguenza.

Ɑ Ardiçoni Iudicis.
[Die] eodem, hora et loco. [Ego Imbertus Boamons confiteor tibi Ardiçono] Iudici quod tu ad preces meas et mea [voluntate te et bona tua hodie obligasti] de quartinis viginti sex furmenti [boni et receptibilis et de quartinis triginta avene versus] Lanfrancum Burboninum de Turca, …[omissis]…
Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea, habita et habenda, tibi pigneri obligo. Testes rogati Guillelmus Henricus et Guillelmus Iudex.

Atto n. 136
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Nello stesso giorno, ora e luogo. Io Umberto Boamons riconosco dinanzi a te, Ardizzone Giudice, che tu per mia richiesta e mia volontà ti sei impegnato oggi con i tuoi beni per ventisei quarti di frumento buono e di qualità e per trenta quarti di avena da consegnare a Lanfranco Bulbonino di Turca, …[omissis]… Come penalità per l'osservanza di tutto quanto sopra, obbligo in pegno a te tutti i miei beni, presenti e futuri. Testimoni convocati Guglielmo Enrico e Guglielmo Giudice.

Atto n.137 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice ed i suoi fratelli, Giovanni e Marineto, i quali agiscono alla presenza e con il consenso del loro curatore Guglielmo Calcia, addivengono ad una divisione dei beni di loro pertinenza, compresi quelli a loro pervenuti per eredità materna e paterna.

Oberti Iudicis et suoruin fratrum.
Nos Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, et Iohannes et Marinetus, fratres dicti Oberti, auctoritate Guillelmi Calcie, curatoris nostri, presentis et consentientis, confitemur ad invicem inter nos celebrasse divisionem omnium bonorum nostrorum paternorum et maternorum, tam mobilium quam immobilium, et omnium aliorum bonorum nobis aliqua occasione pertinentium. In qua divisione michi Oberto obvenit in parte libre decem ianuinorum, quas recipere debemus et recipimus annuatim pro feudo a comuni Ianue sive in ipso comuni. Item obvenit michi in parte tercia ars1 unius vinee posite ad Pinetam, cui coheret superius via, inferius litus maris, ab uno latere terra Guillelmi Marosi et ab alio latere terra tui Marineti, fratris mei, sicut terminata est. …[omissis]…
Item tercia pars molendini siti in Pascherio, cum 'eius pertinenciis et cum tercia parte unius orti positi in Pascherio, cui orto coheret superius terra Guillelmi barberii, inferius terra Guillelmi Marosi et ab uno latere terra tui Iohannis, fratris mei, sicut terminata est. …[omissis]…
Confitemur insuper nos predicti Obertus, Iohannes et Marinetus habere comune simul extimationem cuiusdam domus site subtus castrum Roche Vintimilii, dirupte per comune Ianue et extimate per ipsum comune in libris trescentis denariorum ianuinorum, et casale unum situm ad Sanctum Nicolaum, cum alio casali sito subtus castrum Roche Vintimilii. …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Ardiçone Iudice, Capa Bonifacio et Iacobo Valloria. Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xv februarii, inter vesperas et completorium.
Factum est pro dicto Oberto.

Atto n. 137
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.


1 Non è chiaro cosa significhi qui “ars”. Si sta investigando.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e i suoi fratelli.
Noi, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, e i fratelli di detto Oberto, Giovanni e Marineto, per autorizzazione di Guglielmo Calcie, nostro tutore, presente e consenziente, confessiamo reciprocamente di aver celebrato la divisione di tutti i nostri beni paterni e materni, sia mobili che immobili, e di tutti gli altri beni che ci appartengono per qualche motivo. In questa divisione, a me Oberto è toccata in parte la decima delle rendite libere, che annualmente dobbiamo e riceviamo come feudo dal Comune di Genova o nella stessa città. Inoltre, mi è toccata in parte un terzo di un'ara (?) di una vigna situata a Pineta, confinante da un lato con la terra di Guglielmo Marosi e dall'altro lato con la tua terra, Marineto, fratello moo, come stabilito dai confini …[omissis]… Inoltre, mi è toccata in parte un terzo di un mulino situato a Pascherio, con i relativi accessori, e un terzo di un orto situato a Pascherio, confinante da un lato con la terra di Guglielmo Barberii, dall'altro lato con la terra di Guglielmo Marosi e da un lato con la terra di tuo fratello Giovanni, come stabilito dai confini…[omissis]… Dichiariamo inoltre che noi, i suddetti Oberto, Giovanni e Marineto, abbiamo in comune la stima di una casa situata sotto il castello di Roche a Ventimiglia, demolita dal Comune di Genova e valutata da esso in 300 denari genovesi, e una casa colonica situata a San Nicola, insieme ad un'altra casa colonica situata sotto il castello di Roche a Ventimiglia…[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Ardizzone Giudice, Capo Bonifacio e Jacopo Valloria. Nell'anno del Signore Natività 1258, nell'indizione quindicesima, il quindicesimo giorno di febbraio, tra le ore del vespro e della compieta.
Redatto per il suddetto Oberto.

Atto n.141 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 febbraio 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Arzeleto maior e Ardizzono Giudice di Ventimiglia ricevono in mutuo da Lanfranco Burbonino de Turca la somma di 12 lire di genovini, che promettono di restituire entro il termine di un anno.

Nos Guillelmus Arçeletus maior et Ardiçonus Iudex de Vintimilio, quisque nostrum in solidum renuntians iuri solidi et iuri de principali primo fore conveniendum, confitemur habuisse et recepisse a te Lanfranco Burbonino de Turca mutuo gratis et amore libras duodecim denariorum ianuinorum, …[omissis]…
Actum in domo heredum [quondain Gui]llelmi Sagonensis, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Guillelmo Calcia et Guillelmo Paemo.
[Anno domini]ce Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xvii februalii, post campanas.

Atto n. 141
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Noi, Guglielmo Arzeleto maggiore e Ardizzone Giudice di Ventimiglia, rinunciando ciascuno di noi al diritto di solidarietà e al diritto di primo principio da seguire, riconosciamo di aver ricevuto in prestito gratuito e per amore da te Lanfranco Burbonino di Turco, dodici lire di denari genovesi, …[omissis]… Redatto nella casa degli eredi del defunto Guglielmo Sagona, in presenza dei testimoni Oberto Giudice, Guglielmo Calcia e Guglielmo Paemo. Nell'anno del Signore 1258, nell'indizione 15, il 17 febbraio, dopo le campane.

Atto n.142 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 febbraio 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Arzeleto maior e Ardizzono Giudice di Ventimiglia dichiarano di avere ricevuto da Lanfranco Bulbonino de Turca un quantitativo di beni, per cui promettono di consegnargli in Genova, entro il 1° settembre, ventotto quartini di avena.

D[ie eodem, ho]ra, loco [et presenti]bus. [Ego Guillelmus Arçeletus maior et Ardiçonus Iude]x de Vintimilio, quisque nostrum in solidum renuntians iuri solidi et [iuri de principali primo fore conveniendum, confite]mur habuisse et recepisse a te Lanfranco Burbonino [de Turca tantum de tuis rebus, renuntiantes exceptioni non habitarum vel] non receptarum rerum, …[omissis]…
Actum et cetera ut supra.

Atto n. 142
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il giorno stesso, alla stessa ora, nel medesimo luogo e alla nostra stessa presenza. Io, Guglielmo Arzeleto maggiore, e Ardizzone Giudice di Ventimiglia, rinunciando ciascuno di noi al diritto solido e al diritto di primaria obbligazione, confessiamo di avere ricevuto da te Lanfranco Burbonino di Turca soltanto alcune delle tue cose, rinunciando all'eccezione delle cose non abitate o non ricevute, …[omissis]… Redatto e così via come sopra.

Atto n.144 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 febbraio 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Arzeleto maior, riconoscendo che Ardizzono Giudice si è obbligato per la somma di 12 lire di genovini e per ventotto quartini di avena nei confronti di Lanfranco Burbonino de Turca dietro sua richiesta, lo libera da ogni eventuale conseguenza. Obertino Arzeleto si rende garante per Guglielmo Arzeleto.

Ɑ Ardiçoni Iudicis.
Ego Guillelmus Arçeletus maior confiteor tibi Ardiçono Iudici quod tu ad preces meas et meo mandato atque voluntate heri versus Lanfrancum Burboninum de Turca te et bona tua una mecum de libris duodecim denariorum ianuinorum et quartinis viginti octo avene obligasti, secundum quod continetur in instrumentis inde factis manu tui Iohannis de Mandolexio, notarii infrascripti; …[omissis]…
[Et insupe]r ego Obertinus Arçeletus promitto tibi predicto Ardiçono me facturum et curatu[rum quod dictus] Guillelmus observabit omnia et singula supradicta, et inde [proprium et principalem o]bservat[orem et curat]orem de pena, si contrafaceret, me constituo, renuntians …[omissis]…
et Guillelmo Rebufato.
Anno [dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xviii] februarii, ante terciam.

Atto n. 144
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Io, Guglielmo Arzeleto maggiore, riconosco che tu su mia richiesta e su mio mandato e volontà ieri ti sei impegnato con Lanfranco Burbonino di Turca, te e i tuoi beni insieme a me, per la somma di dodici lire di denari genovesi e ventotto quarti di avena, come contenuto negli strumenti redatti dalla mano del notaio Giovanni de Amandolesio; …[omissis]… E inoltre io, Obertino Arzeleto, prometto a te, Ardizzone, di fare in modo che il suddetto Guglielmo rispetti tutte le cose sopracitate e mi costituisco suo garante e responsabile della loro osservanza, rinunciando …[omissis]… e Guglielmo Rebufato. Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, indizione quindici, il diciotto febbraio, prima della terza.

Atto n.174 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

(post 13 marzo) 1258 Ventimiglia.
Su mandato di Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo di Genova, e su espressa richiesta di Azzone, vescovo di Ventimiglia, Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, assolve Iacopo Gandolfo, canonico di Ventimiglia, dalla pena del bando1.

Ɑ Iacobi clerici de Gandulfis.
In presencia testium subscriptorum, Guillelmus Malleus, canonicus Vintimilii, rapresentavit, in presencia domini Agonis, Dei gratia episcopi Vintimilii, domino Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, …[omissis]…
Quarum litterarum tenor talis est: «Guillelmus Bucanigra, capitaneus populi Ianue, discreto viro potestati Vintimilii vel eius provido iudici, gaudium et salutem. …[omissis]…
Datum die xiii marcii». Unde dictus dominus episcopus dixit et precepit dicto domino Bartholomeo iudici, cum processerit de facto, dictam forestacionem debeat relaxare et dictum clericum restituere, …[omissis]…
timens contra mandata predicti domini episcopi et eclesie libertatem …[omissis]…
[Actum] in palacio supradicti domini episcopi, presentibus testibus Oberto Iudice, Guillelmo Henrico, …[omissis]…
[Ardi]çono Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, in[dictione] post vesperas.

Atto n. 174
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.


1 Non è chiaro dal testo latino di quale bando si tratti. L'atto sembra riguardare la restituzione al sacersdote di un terreno boschivo confiscato in precedenza.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Iacopo Gandolfo, sacerdote.
Di fronte ai testimoni sottoscritti, Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia, ha rappresentato, di fronte al signore Azzone, per grazia di Dio vescovo di Ventimiglia, al signor Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia …[omissis]… Il tenore di questa lettera è il seguente: «Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo di Genova, all'onorevole rappresentante della potestà di Ventimiglia o al suo saggio giudice, gioia e salute …[omissis]… Data il tredicesimo marzo. Pertanto il detto vescovo ha detto e ordinato al detto giudice Bartolomeo, quando avrà esaminato il fatto, di annullare la confisca del bosco e restituirlo al detto chierico …[omissis]… temendo di contravvenire agli ordini del predetto signore vescovo e della libertà della chiesa …[omissis]… Redatto nel palazzo del predetto signore vescovo, presenti i testimoni Oberto Giudice, Guglielmo Enrico …[omissis]… Ardizzone Giudice. Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, nell'indizione dopo il vespro.

Atto n.197 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 aprile 1258, (Ventimiglia).
Lanfranco Pignolo, podestà di Ventimiglia, dichiara ad Ottone Bonebella di essere pronto a consegnargli tutti gli atti relativi alle condanne dello stesso Ottone e di coloro che si sono appellati al capitano del popolo di Genova in occasione della rissa scoppiata sulla piazza di Ventimiglia la trascorsa domenica delle Palme.

Domini Lanfranci Pignoli.
In presente testium subscriptorum, dominus Lanfrancus Pignolus, potestas Vintimilii, dixit et denunciavit Ottoni Bonebelle se esse paratum facere ei dari omnes scripturas et aetitata1 …[omissis]…
Actum in domo heredum quondam Guillelmi Sagonensis, presentibus Ardiçono Iudice et Nicolao Amadeo.
Anno ut supra, die xxiiii aprilis, post sonum campanarum. Cassum per errorem subscripti instrumenti.

Atto n. 197
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.


1 Non è chiaro il significato della parola aetitata. Potrebbe esere un errore di tarscrizione.br/

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Signor Lanfranco Pignoli.
In presenza dei testimoni sottoscritti, il signor Lanfranco Pignoli, podestà di Ventimiglia, ha dichiarato e denunciato a Ottone Bonebella di essere pronto a ricevere da lui tutti i documenti e le (?) …[omissis]… Redatto nella casa degli eredi del defunto Guglielmo Sagona, in presenza di Ardizzone Giudice e di Nicola Amadeo. Nell'anno sopra menzionato, il ventiquattro aprile, dopo il suono delle campane. Annullato per un errore nella stesura del presente strumento.

Atto n.207 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 maggio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, nominato curatore dei fratelli Giovannino e Marineto da Guglielmo di Voltaggio, vicegerente di Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, cede ad laborandum per un periodo di sei anni a Guglielmo Lorenzo tutte le terre che i minori posseggono in Vallecrosia, fatta eccezione per quelle già cedute ad plantandum, dietro la corresponsione annuale della quarta parte delle biade e della metà dei fichi, che Guglielmo dovrà consegnare, a sue spese, nella casa di Ventimiglia dei minori.

Ɑ Oberti Iudicis et Willelmi Laurencii.
+ Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, curator datus Iohannino et Marineto, fratribus meis, per dominum Guillelmum de Vultabio, gerentem vicem domini Lanfranchini Pignoli, potestatis tunc Vintimilii, ut patet per quandam publicam scripturam scriptam in cartulario comunis Vintimilii per manum tui Iohannis, notarii subscripti, die xxvi februarii proxime preferiti, nomine ipsorum minorum, do, cedo et trado tibi Guillelmo Laurencio …[omissis]…
Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Richermo Laurencio et Oddone Macario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xviiii madii, inter terciam et nonam.
Factum est pro dicto Oberto.

Atto n. 207
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e Guglielmo Laurencio.
Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, nominato tutore di Giovanni e Marineto, miei fratelli, da Guglielmo de Vultabio, che agisce in nome del signor Lanfranchino Pignoli, potestà di Ventimiglia al tempo, come risulta da una scrittura pubblica scritta nel registro del comune di Ventimiglia per mano tua Giovanni, notaio sottoscritto, il ventisei febbraio scorso, a nome dei minori, do, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Laurencio …[omissis]… Redatto in piazza a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Ardizzone Giudice, Richermo Laurencio e Oddone Macario. Nell'anno del Signore Natività duemilacinquantotto, quindicesima indizione, il diciannovesimo giorno di maggio, tra la terza e la nona. REdatto per il suddetto Oberto.

Atto n.234 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 settembre - 21 ottobre 1258), Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice di Ventimiglia nomina suo procuratore Ardizzone Giudice di Ventimiglia in causa vertente con Raimondo Curlo e per i suoi negozi nella curia di Ventimiglia.

[Ɑ] Ardiçonis Iudicis.
Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis de Vintimilio, facio, constit[uo et ordino te Ardiçonem Iudicem, abse]ntem, meum certum nuncium, procuratorem et loco mei in causa vel causis …[omissis]…
[Actum] in civitate Vintimilii, in domo …[omissis]…
Anno dominice Nativitatis mil[lesimo] …[omissis]…

Atto n. 234
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Io, Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice di Ventimiglia, faccio, costituisco e ordino te, Ardizzone Giudice, assente, mio fidato messaggero, procuratore e rappresentante in causa o cause …[omissis]… Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa …[omissis]… Nell'anno del Natale del Signore mille …[omissis]…

Atto n.237 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 ottobre 1258, Ventimiglia.
I fratelli Guglielmo Giudice ed Ardizzono Giudice nominano loro procuratore Guglielmo del fu Oberto de Poçeto per la riscossione di quanto loro dovuto dagli eredi del conte Manuele e del conte Guglielmo.

Ɑ Guillelmi [de] Pogeto.
Nos Guillelmus Iudex et Ardiçonus Iudex, fratres, quisque nostrum in solidum, facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Guillelmum, filium quondam Oberti de Poçeto, ad petendum et recipiendum, …[omissis]…
Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Mauro Bonifacio, Iohanne de Rocabruna clerico et Simone Podisio.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione prima, die xxiiii octubris, ante nonam.

Atto n. 237
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo di Pogeto.
Noi, Guglielmo Giudice e Ardizzone Giudice, fratelli, ciascuno di noi in solido, facciamo, costituiamo e ordiniamo presente il nostro fidato messaggero e procuratore Guglielmo, figlio del defunto Oberto di Pogeto, per richiedere e ricevere …[omissis]… Redatto nella piazza di Ventimiglia, presenti come testimoni Mauro Bonifacio, Giovanni di Rocabruna chierico e Simone Podisio. Nell'anno del Natale del Signore mille …[omissis]… cinquecentocinquantotto, indizione prima, il giorno ventiquattro ottobre, prima della nona.

Atto n.243 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 novembre 1258, Ventimiglia.
Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo Bulferio acquista da Buonmigliore Boga e Nicola Blanco di Arenzano un quantitativo di orzo, per il quale promette di pagare la somma di 25 lire di genovini entro quindici giorni dal loro arrivo a Genova.

Ɑ Bonimelioris Boge et Nicol[ai] Blanci de Arençano.
Ego Rainaldus Bulfedus, filius quondam Rainaldi Bulfeiid, confiteor me habuisse et recepisse a vobis Bonomeliori Boga et Nicolao Blanco de Arençano ex empto tantum ordeum, renuntians exceptioni non habiti seu non recepti ordei; …[omissis]…
Actum in civitate Vintimilii, in carrubio Mergarie, presentibus testibus Ardiçono Iudice, Egidio Capelleto et Iacobo macellario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione prima, die undecima novembris, post vesperas.

Atto n. 243
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Bonimeliore Boge e Nicola Blanci di Arenzano.
Io, Rinaldo Bulfedo, figlio del defunto Rinaldo Bulfedo, dichiaro di aver acquistato da voi, Bonimeliore Boga e Nicola Blanco di Arenzano, solamente orzo e rifiuto ogni eccezione per mancato o non ricevuto orzo; …[omissis]… Redatto nella città di Ventimiglia, nel quartiere di Mergarie, presenti come testimoni Ardizzone Giudice, Egidio Capelleto e Giacomo macellaio. Nell'anno del Natale del Signore millecinquecentocinquantotto, indizione prima, il giorno undici novembre, dopo il vespro.

Atto n.244 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

8 novembre 1258, Ventimiglia.
Buonadonnina del fu Buonaggiunta de Valleçuncata nomina suo procuratore il cognato Oberto di Centocroci per la cura dei suoi interessi e, in particolare, per la riscossione di quanto lasciatole in eredità dal fratello Simoneto.

Ɑ Oberti de Centumerucibus procu[rationis]
Ego Bonadomnina, filia quondam Bonagunte de Valleçuncata, facio, constituo et ordino, presentem, meum certum nuntium et procuratorem Obertum de Centumcrucibus, cognatum meum, ad omnia mea negotia …[omissis]…
faciens hec omnia in presente et consilio Iacobi taliatoris, viri mei, et consilio Ardiçoni Iudicis et Iohannis de Sancto Thoma, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello.
Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitant dicti iugales, presentibus testibus rogatis Iohanne de Rapallo et dietis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione prima, die viii novembris, ante terciam.

Atto n. 244
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto de Centumerucibus, per procura.
Io, Bonadomnina, figlia del defunto Bonagunte di Vallezuncata, faccio, costituisco e ordino il mio fidato messo e procuratore Oberto di Centumcrucibus, mio parente, per tutti i miei affari …[omissis]… Faccio tutto ciò in presenza e con il consiglio di Giacomo il sarto, mio marito, e con il consiglio di Ardizzone Giudice e Giovanni di San Tommaso, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto in città di Ventimiglia, nella casa in cui vivono i suddetti sposi, presenti i testimoni convocati Giovanni di Rapallo e i suddetti consiglieri. Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, indizione prima, giorno otto novembre, prima della terza.

Atto n.245 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 novembre 1258, Ventimiglia).
I consiglieri del comune di Ventimiglia ed alcuni altri nominano loro procuratori Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo Bulferio e Oberto Genzana per richiedere al capitano del popolo di Genova di provvedere alla nomina degli ufficiali e consiglieri del comune di Ventimiglia ed a tutto ciò che attiene ad honorem dicti comunis.

Ɑ Hominum Vintimilii.
In nomine Domini, amen. Ad honorem domini capitani populi Ianue et eiusdem comunis, nos infrascripti consiliarii comunis Vintimilii et nos alii subscripti, qui non sumus de Consilio, …[omissis]…
Ɑ Nomina dictorum consiliariorum sunt hec: …[omissis]…
Maurus de Mauris, Obertus Bonifacius, Isnardus Travacha, Willelmus Henricus, Raimun[dus] …[omissis]…
Willelmus Iudex, Willelmus Dulbecus, Otto Maurus, Fulco Gançerra, Fulco Caste Rainaldinus Bulferius filius quondam Raimundi et …[omissis]…
Raimundus Bonussegnorius notarius. Nomina illo[rum] …[omissis]…. Valloria, Ardiçonus Iudex, Guillelmus baraterius, Richermus Laurencius, Balduinus Bursa, filius quondam Iacob¡, Petrus Calcia, Nicolaus Barla, Nicola de Tabia, …[omissis]…
Gandulfus de Gandulfis et Rainaldus Bulferius filius quondam Bonifacii. Actum …[omissis]…
Guillelmino scriba, filio quondam Rainaldi scribe, et Rainaldo …[omissis]…
[Anno dorninice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo], indictione prima, die xvii novembris, inter nonam [et vesperas].

Atto n. 245
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Agli uomini di Ventimiglia.
In nome del Signore, amen. In onore del signore capitano del popolo di Genova e della stessa comunità, noi sottofirmati consiglieri della comunità di Ventimiglia e altri sottoscritti, che non siamo del Consiglio, …[omissis]… I nomi dei suddetti consiglieri sono i seguenti: …[omissis]… Maurizio di Mauris, Oberto Bonifacio, Isnardo Travacha, Guglielmo Enrico, Raimondo …[omissis]… Guglielmo Giudice, Guglielmo Dulbecco, Oddone Maurizio, Fulco Ganzerra, Fulco Caste, Raimondo Bulferio figlio del defunto Raimondo e …[omissis]… Raimondo Bonussegnorius notaio. I nomi di costoro …[omissis]… Valloria, Ardizzone Giudice, Guglielmo barattiere, Richerio Lorenzo, Baldovino Borsa figlio del defunto Giacomo, Pietro Calcia, Nicola Barla, Nicola di Tabia, …[omissis]… Gandolfo di Gandolfi e Raimondo Bulferio figlio del defunto Bonifacio. Redatto …[omissis]… Con Guglielmino scriba, figlio del defunto Rinaldo scriba, e Raimondo …[omissis]… Nell'anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, indizione prima, il diciassette novembre, tra nona e il vespro.

Atto n.247 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 novembre 1258, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice di Ventimiglia nomina suoi procuratori Riculfino Brigasco e Giovanni Gandolfo per la riscossione di quanto dovutogli da Giraudo Caminerio.

[Ɑ] Riculfini Brigaschi procurationis.
Ego Ardiçonus Iudex de Vintimilio facio, constituo et ordino te Riculfinum Brigascum, presentem, et Iohannem Gandulfum, absentem, quemlibet in solidum, …[omissis]…
Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus rogatis Matheo Stricto, Abraino executore et Willelmo Iordano.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione prima, die xxviii novembris, ante terciam.

Atto n. 247
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Riculfini Brigaschi, per procura.
Io Ardizzone Giudice di Vintimiglia faccio, costituisco e ordino te Riculfini Brigaschi, presente, e Giovanni Gandolfo, assente, ciascuno in solido, …[omissis]… Redatto nella piazza di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Matheo Stricto, Abraino esecutore e Guglielmo Giordano. Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, prima indizione, il giorno ventotto di novembre, prima della terza.

Atto n.3 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 agosto - 3 novembre 1257, Ventimiglia.
Oberto Saonese, tutore assegnato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, al nipote Guglielmino, figlio del suo defunto fratello Raimondo Saonese, fa redigere l'inventario dei beni del defunto.

Ego Obertus Sagonensis, tutor hodie per dominum Barth[olomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii Guillelmino] Sagonensi, filio quondam Raimundi Sagonensis, fratris mei, [volens apprehendere tutelam ipsius cum beneficio inventari, ante]quam aliquid de ipsis bonis attingam vel me [intromittam], …[omissis]… Item, in eodem loco, terciam partem unius gerbi, pro indiviso mecum et fratre meo, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere, versus montaneam, terra Oberti Iudicis et fratrum suorum. Item, loco ubi dicitur in Banchis, terciam partem unius figareti, pro indiviso mecum et fratre meo, cui coheret) superius via, ab uno latere gerbum unum dicti minoris, cui çerbo coheret superius via. …[omissis]…

Actum in capitulo Vintimilii, anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quarta decima, die xiiii augusti, ante terciam. Inceptum est presentibus testibus Ugone Bonanato, Cunrado Mauro, Oberto Iudice et Ardiçono Iudice. Expletum est eodem millesimo, indictione xv, die iii novembris, ante terciam, presentibus Iohanne Fomario notario, Guillelmo Rafa et Raimundo Bono segegnorio notario.

Atto n. 3
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Io Oberto di Sagona, tutore oggi per il signor Bartolomeo Ferro, giudice del comune di Ventimiglia, di Guglielmo di Sagona, figlio del defunto Raimondo di Sagona, mio fratello, volendo prendere in custodia il di lui interesse con il beneficio dell'inventario, prima che io tocchi qualsiasi bene o mi immischi, …[omissis]… Allo stesso modo, nello stesso luogo, un terzo di un appezzamento di terra, in comunione con me e mio fratello, che confina con una strada sopra e sotto, verso la montagna, terra di Oberto Giudice e dei suoi fratelli. Inoltre, nel luogo chiamato in Banchis, un terzo di un campo di fichi, in comunione con me e mio fratello, che confina sopra con un altro campo detto Minore, cui corrisponde alla strada sopra. …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, nell'anno del Natale del Signore milleduecentocinquantasette, indizione quattordicesima, il quattordici di agosto, prima della terza. Cominciato alla presenza dei testimoni Ugone Bonanato, Conrado Mauro, Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Completato nello stesso anno, indizione quindicesima, il tre di novembre, prima della terza, alla presenza del notaio Giovanni Fomario, Guglielmo Rafa e Raimondo Bono notaio segnorio.

Atto n.18 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

17-29) novembre 1257, Ventimiglia.
Oberto Saonese, a nome proprio e del nipote Guglielmino, di cui è tutore, e Iacopo Saonese fanno redigere l'inventario dei beni della loro defunta madre, Raimonda.

Ɑ Oberti Sagonensis et Iacobi, eius fratris.
Nos Obertus Sagonensis, nomine meo et Guillelmini, nepotis mei, cuius tutor sum, et Iacobus Sagonensis, ut nobis prevideamus et sacre constitutionis Iustiniani tenorem observemus, …[omissis]…
[Spacium superius relictum est ut, si quid memorie occurreri]t in hoc inventario pariter [conscribatur. Inceptum est in capitulo Vintimilii, presentibus testib]us convocatis Ardiçono Iu[dice] …[omissis]…
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo [septimo, indictione quinta decima, die] …[omissis]…
[novembris], post vesperas.

Atto n. 18
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Sagonense e Giacomo, suo fratello.
Io, Oberto Sagonense, e mio fratello Giacomo, facciamo ciò che segue affinché possiamo provvedere e osservare la sacra costituzione di Giustiniano. Inoltre, agiamo in nome di mio nipote Guglielmino, di cui sono tutore. …[omissis]… Si lascia uno spazio vuoto per eventuali ricordi da aggiungere a questo inventario. Iniziato nel capitolo di Ventimiglia, con la presenza dei testimoni convocati Ardizzone Giudice …[omissis]… Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantasette, quindicesima indizione, giorno …[omissis]… novembre, dopo le vespri.

Atto n.6 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 gennaio 1259, Ventimiglia.
Rainaldo, preposito di Ventimiglia, con il consenso dei canonici della chiesa di Ventimiglia, su mandato papale conferisce al concanonico Iacopo Vache di Oneglia la prebenda vacante nella detta chiesa Ventimigliese, già del canonico Raimondo Restagno.

Ɑ Iaco[bi] Vache.
Die xiiii ianuarii, circa terdam. In presencia testium subscriptorum, dominus Rainaldus, prepositus Vintimiliensis, voluntate et consensu domini Nicolai arcidiaconi, presbiteris Ottonis sacriste, Guillelmi Mallei, Iacobi Gandulfi et Guillelmi de Gravarona, canonicorum Vintimiliensis ecclesie, presentium et volentium, dedit et consignavit Iacobo Vache de Unelia, suo concanonico et confratri, prebendam vacantem in dicta Vintimiliensi ecclesia, que fuit quondam Raimundi Restagni, canonici predicte ecclesie, et ipsum Iacobum de predicta prebenda manualiter investivit, recepto prius et habito reverenter rescripto apostolico, cuius tenor talis est: « Alexander episcopus, servus servorum Dei, dilectis filiis preposito et capitulo ecclesie Vigintimiliensis, salutem et apostolicam benedictionem. Peticio vestra nobis exibita continebat quod in ecclesia vestra statutum est, iuramento fìrmatum et per Sedem Apostolicam confirmatum quod nulli assignetur prebendam in dicta ecclesia nisi prius numerus ipsius ecclesie ad octonarium reducatur, propter quod in predicta ecclesia prebendam per mortem Raimundi Restagni, eiusdem ecclesie canonici, Iacobino, nato Ottonis Vache de Unelia, canonice in ecclesia ipsa recepto, per quem ipsi ecclesie, prout asseritis, magna potest utilitas pervenire, conferre statuto obstante huiusmodi non potestis, cum nondum ipsius ecclesie numerus ad octonarium sit redactus. Quare nobis humiliter supplicastis ut providere utilitati ipsius ecclesie in hac parte, solita dementia, curaremus. Vestris, igitur, supplicationibus inclinati, ut dicto Iacobino, premissis non obstantibus, predictam possitis conferre prebendam, dummodo alii minime debeatur, vobis, auctoritate presentium, liberam concedimus facultatem, statuto et confirmatione predictis postmodum in suo robore nichilominus duraturis. Data Anagnie, xv halendas decembris, pontificatus nostri anno quarto ». Actum in predicta ecclesia, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio filio quondam Raimundi, presbitero Oberto capellano eiusdem ecclesie et presbitero Ottone de Abrigali. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 6
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giacomo Vache.
Il 14 gennaio, verso la terza. In presenza dei testimoni sottoscritti, il signor Rainaldo, prevosto di Ventimiglia, con la volontà e il consenso del signor Nicola arcidiacono, dei preti Ottone sagrestano, Guglielmo Mallei, Giacomo Gandulfi e Guglielmo de Gravarona, canonici della chiesa di Ventimiglia, presenti e volenti, ha dato e consegnato a Giacomo Vache di Unelia, suo canonico e confratello, una prebenda vacante nella suddetta chiesa di Ventimiglia, che un tempo apparteneva a Raimondo Restagni, canonico della stessa chiesa, e lo ha investito manualmente della suddetta prebenda, previa ricezione e riverente acquisizione della risposta apostolica, il cui tenore è il seguente: «Alessandro vescovo, servo dei servi di Dio, ai diletti figli del prevosto e del capitolo della chiesa di Ventimiglia, saluto e benedizione apostolica. La vostra richiesta presentata a noi contiene che nella vostra chiesa è stabilito, giurato e confermato dalla Sede Apostolica che nessuno venga assegnato a una prebenda nella suddetta chiesa finché il numero della stessa chiesa non sia ridotto a otto, per cui non potete conferire la suddetta prebenda nella suddetta chiesa a Giacobino, nato da Ottone Vache di Unelia, canonico nella stessa chiesa, per mezzo del quale, come avete affermato, potrebbe arrivare una grande utilità alla stessa chiesa, nonostante questo sia contro lo statuto. Poiché avete umilmente supplicato di provvedere alla utilità di quella stessa chiesa in questa parte, con la solita prudenza, inclinati alle vostre suppliche, concediamo liberamente, con la presente autorità, che possiate conferire la suddetta prebenda a Giacobino, nonostante quanto sopra affermato, a condizione che non debba essere conferita ad altri, e che lo statuto e la conferma sopra menzionati siano ugualmente validi in futuro. Dato ad Anagni, il 15 dicembre, nell'anno quarto del nostro pontificato». Redatto nella suddetta chiesa, in presenza dei testimoni convocati Ardizzone Giudice, Rainaldino Bulferio figlio del defunto Raimondo, il prete Oberto cappellano della stessa chiesa e il prete Ottone di Abrigali. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.7 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 gennaio 1259, Camporosso.
Prete Guglielmo Boverio, canonico della chiesa di Ventimiglia, su mandato papale, ratifica Vassegnazione a Iacopo Vache di Onesta della prebenda della medesima chiesa (cfr. atto n.6).

Die xiiii ianuarii, circa nonam. Ego presbiter Guillelmus Boverius, canonicus ecclesie Vintimiliensis, recepto mandato et obedientia Sedis Apostolice, ratifico et approbo atque firmo tibi Iacobo Vache de Unelia confirmationem et assignationem prebende diete ecclesie Vintimiliensis quam tibi hodie fecerunt dominus Rainaldus, prepositus Vintimiliensis, cum domino Nicolao archidiacono et suis canonicis, secundum quod in instrumento inde hodie facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur. Actum in districtu Vintimilii, ubi dicitur Campus Rubeus, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Iacobo Gandulfo et Anfusso Rainerio, in domo Fulconis Amaberti. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 7
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 14 gennaio, verso la nona. Io, prete Guglielmo Boverio, canonico della chiesa di Ventimiglia, in seguito alla ricezione dell'ordine e dell'ubbidienza della Santa Sede, ratifico, approvo e confermo a te, Iacopo Vache di Unelia, la conferma e l'assegnazione della prebenda della diocesi di Ventimiglia che ti è stata fatta oggi dal signor Rinaldo, prevosto di Ventimiglia, insieme al signor Nicola arcidiacono e ai suoi canonici, come indicato nell'atto sottoscritto oggi dalla mano del notaio Giovanni de Amandolesio. Redatto nel distretto di Ventimiglia che prende il nome di Campo Rosso, in presenza dei testimoni convocati Ardizzone Giudice, Iacopo Gandolfo e Anfusso Rainerio, nella casa di Fulcone Amaberti. Anno e indizione come sopra.

Atto n.9 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 gennaio 1259, Ventimiglia.
Verde, vedova di Iacopo Golabi, e Aldisia, vedova di Golabi, ciascuna per una metà, vendono a Rainaldo del fu Rainaldo Bulferio una pezza di terra incolta, situata nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, per il prezzo di 4 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
Die vi ianuarii, ante nonam. Nos Viridis, uxor quondam Iacobi Golabi, et Aldisia, uxor quondam Golabi, quisque nostrum pro medietate, vendimus, cedimus et tradimus tibi Rainaldo, filio quondam Rainaldi Bulferii, peciam unam terre vacue, iacentis in territorio Vintimilii, ubi dicitur Pineta, cui toti coheret superius terra Ottonis Bellaver, inferius via, ab uno latere terra tui emptoris et ab alio terra Alasie Bulferie, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris faciendum iure proprietario et titulo emptionis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex bis in nobis retento, sine omni nostra et heredum nostrorum omniumque pro nobis personarum contradictione, finito precio librarum quatuor denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietas et solutas vocamus, renuntiantes exceptioni non habitorum seu receptorum denariorum, doli mali et condictioni sine causa. Quod si ultra dictum precium valet, scientes eius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, abrenuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium iam diete terre tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus et ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes, quisque nostrum pro parte sua, de terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam, set potius ipsam tibi et beredibus tuis et cui dederis vel babere statueris per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non impedire promittimus. Quod, si contrafecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto et quotiens fuerit contrafactum tibi stipulanti dare et solvere spondemus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, abrenuntiantes iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et. omni iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur, nisi manifeste probetur pecuniam fore versam in utilitatein ipsius mulieris ”1. Iuramus insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, facientes omnia et singula supradicta consilio Ardiçoni Iudicis [et] Rainaldi Bulferii, filii quondam Bonifacii, propinquorum et vieinorum nostrorum. Actum sub capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Richermo Laurentio, Ottone Mauro et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 9
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Questa è una clausola giuridica che si riferisce alle donne che si trovano in una situazione di debito o credito. In sostanza, la clausola stabilisce che se una donna acconsente a un documento di credito con il proprio marito, scrive la propria sostanza o si impegna in un'obbligazione, non è tenuta a pagare, a meno che non sia chiaramente provato che il denaro è stato speso per il suo beneficio personale. In altre parole, la donna non è responsabile per il debito a meno che non sia dimostrato che ne ha tratto beneficio personale.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rainaldi Bulferio.
Il giorno 6 gennaio, prima della nona. Noi, Viridis, ex moglie di Giacomo Golabi, e Aldisia, ex moglie di Golabi, ognuna per metà, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te, Rainaldo, figlio del defunto Rainaldi Bulferio, un pezzo di terra vuota, situato nel territorio di Ventimiglia, dove si chiama Pineta, che confina interamente con la terra superiore di Ottone Bellaver, inferiore alla strada, da un lato la terra del tuo acquirente e dall'altro la terra di Alasia Bulferio o di qualsiasi altra contigua, da tenere, possedere e fare tutto il resto che desideri come proprietario e per diritto di acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utilità e vantaggi e con tutte le sue pertinenze, nulla trattenuto da noi, senza alcuna obiezione da parte nostra o dei nostri eredi o di chiunque per noi, al prezzo di quattro lire genovesi, che noi consideriamo quiete e saldate, rinunciando a qualsiasi eccezione riguardante denaro non ricevuto o non dovuto, frode e condizione senza causa. Se il prezzo supera la suddetta quantità, conosciamo il suo vero valore, e quello che eccede la somma te lo doniamo liberamente e ti concediamo, insieme a un accordo di non richiesta, rinunciando alla legge del doppio e oltre. Riconosciamo anche di averti consegnato il possesso e la proprietà della terra suddetta, impegnandoci a tenere e possedere la stessa per tuo nome fino a quando non l'avrai presa in possesso fisicamente. Ognuno di noi si impegna, per la sua parte, a non sollevare ulteriori contenziosi, azioni o dispute riguardanti la suddetta terra, ma piuttosto a difenderla legalmente per te, i tuoi eredi, chiunque tu dia o desideri dare la stessa per mano nostra e dei nostri eredi, rinunciando a qualsiasi diritto di ipoteca, legge del Senato Velleiano e ogni altro diritto, in particolare alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Giuriamo, inoltre, sulla Sacra Scrittura, di rispettare, eseguire e osservare tutto quanto sopra detto e di non andare contro o violare alcuna delle cose sopra menzionate, facendo tutto ciò in accordo con l'opinione di Ardizzone Giudice e di Rainaldo Bulferio, figlio del defunto Bonifacio, nostri parenti e vicini. Redatto sotto il capitolo di Ventimiglia, con i testimoni Richermo Laurentio, Ottone Mauro e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.

Atto n.31 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, vendono a Guglielmo Enrico, per una metà, e ad Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, pro indiviso, con due ruote, situato in Pascherio, cum omnibus suis aquaticiis sive aqueductibus, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza. Dichiarano di procedere alla vendita per pagare i debiti di Ottone Giudice.

[Ɑ Guillelmi Henrici], Ardi[çoni et Guillelmi Iu]dicum.
Die eodem, post nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, frattes et fìlii quondam Raimundi Iudicis, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Guillelmo Henrico, ementi pro medietate, et Ardiçono Iudici et Guillelmo Iudici, pro alia medietate, molendinum unum, pro indiviso, cum duabus rotis, quod visi sumus habere in Pascherio, cum omnibus suis aquariciis sive aqueductibus, cui coheret ante via publica, ab uno latere molendinum vestrum Ardiçoni et Guillelmi Iudicis et ab alio molendinum Guillelmi Dulbeci, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueritis iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis et superposìtis suis, nichil ex his in nobis retento, finito predo librarum quadraginta denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si dictum molendinum cum suis pertinenciis ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem vobis inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium dicti molendini cum suis pertinenciis vobis tradidisse confitemur, constituentes nos ipsum vestro nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseritis corporalem, promittentes de dicto molendino cum suis pertinenciis nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam neque requisitionem facere, set potius ipsum vobis et heredibus vestris et cui dederitis vel habere statueritis per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non impedire. Et speciali ter promittimus et convenimus vobis sumptus litis agnoscere et vobis restituere, si quos faceretis pro dicto molendino rationabiliter defendendo, sive obtinueritis in lite sive succubueritis, remissa vobis necessitate denunciandi. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dictum molendinum nunc valet vel melioratum valebit vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, et quilibet nostrum de omnibus et singulis supradictis vobis in solidum teneatur, renuntians quisque nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi1 ac iuri de principali primo conveniendo. Et speciali ter nos dicti Iohannes et Marinetus abrenuntiamus beneficio minoris etatis, iurantes verbotenus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, in omnibus et per omnia attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contraiacere vel venire; et facimus hec omnia et singula supradicta consilio Guillelmi Calcie et Raimundi Iudicis, propinquorum et vicinorum nostrorum. Predictam quoque venditionem facimus pro solvendis debitis Ottonis Iudicis. Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Raimundi Iudicis, presentibus testibus convocatis et rogatis Guidone Priore, Oberto filio Ottonis Iudicis et Guillelmo Malleo canonico Vintimiliensi. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 31
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Enrico, Ardizzone e Guglielmo Giudici.
Lo stesso giorno, dopo la nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Guillermo Enrico, come acquirente per metà, e ad Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, indiviso, con due ruote, che ║ vediamo possedere a Pascherio, con tutti i suoi canali o acquedotti, che confina con la strada pubblica da un lato e con il vostro mulino, ovvero di Ardizzone e Guglielmo Giudice, dall'altro, se ci sono altri confini, per avere, tenere, possedere e fare in seguito tutto ciò che vorrete come proprietari di diritto e per titolo d'acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti e tutte le altre pertinenze e sovrapposizioni, senza nulla trattenere da noi, con un prezzo di vendita di quaranta lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e sollevati, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o non ricevuto, al dolo e alla condizione senza causa. Se il suddetto mulino con le sue pertinenze vale più del prezzo sopra menzionato, conoscendo la sua vera stima, quanto valga in più, lo doniamo e ne poniamo fine a voi con una pura e semplice donazione tra vivi e rinunciamo alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. Confessiamo inoltre di avervi consegnato la proprietà e il possesso del detto mulino con le sue pertinenze, costituendoci come vostri titolari e possessori precari finché lo possederemo o avrete preso possesso fisico dello stesso, promettendo di non muovere alcuna lite, azione o controversia per il detto mulino con le sue pertinenze in futuro, ma piuttosto di difendere, autorizzare, liberare e non impedire a voi e ai vostri eredi, coloro a cui lo avete dato o che avete deciso di avere, da noi o dai nostri eredi, da qualsiasi persona legittimamente. Inoltre, promettiamo e concordiamo specificamente di riconoscere e restituire a voi le spese di giudizio che potreste sostenere per difendere ragionevolmente il detto mulino, se sostenute, sia che vinciate in giudizio sia che ne siate sconfitti, senza la necessità di una richiesta formale. Se non adempiamo a tutto quanto sopra indicato o non osserviamo singolarmente ogni punto di quanto sopra, promettiamo di dare e pagare una sanzione di doppio del valore attuale del detto mulino o del suo valore migliorato, stipulando con voi e confermando la vendita. In pegno e a garanzia dell'osservanza di tutto quanto sopra stabilito e di ogni singola parte, obblighiamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, e ciascuno di noi è tenuto in solido per quanto concerne tutto quanto sopra stabilito, rinunciando ciascuno di noi al diritto di divisione in solido, al beneficio delle costituzioni recenti sui due debitori e al diritto di escussione del creditore principale in primo luogo. E in particolare noi, Giovanni e Marineto, rinunciamo al beneficio dell'età minore, giurando di essere maggiorenni di diciotto anni e, come sopra detto, di attenere, eseguire e rispettare tutto in ogni dettaglio, senza violare o contraddire alcuna delle disposizioni suddette. Tutto ciò lo facciamo con il consiglio di Guglielmo di Calce e Raimondo Giudice, nostri parenti e vicini. Inoltre, effettuiamo la suddetta vendita per saldare i debiti di Ottone Giudice. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo Giudice, in presenza di testimoni convocati e richiesti, Guidone Priore, Oberto figlio di Ottone Giudice e Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.

Atto n.58 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

20 maggio 1259> Ventimiglia.
Iacopo di Diano promette ai suoi creditori che pagherà i suoi debiti entro il termine di quattro anni.

[Iacobi] de Di[ano] [credit]orum.
Die xx madii, ante terciam. In presentia testium subscriptorum, Maurus de Mauris, Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi, Biatrixia, uxor Willelmi Rubaldi, Ardiçonus Iudex, Manfredus de Cruceferrea, Fulco Curlus, Ugo Calcia, Guillelmus Calcia et Obertus molinarius, creditores Iacobi de Diano, ex una parte, nec non et ipse Iacobus, ex altera, pactum ad invicem inter se fecerunt ut infra, videlicet quod dictus Iacobus promisit et convenit predictis creditoribus suis, eorum nomine proprio et aliorum creditorum absentium, dare et solvere per se vel suum missum ipsis suis creditoribus vel eorum misso et cuilibet eorum id quod eis debet et in quo eis et cuilibet eorum teneretur et cuilibet aliorum creditorum suorum absentium usque ad proximos quatuor annos per hos términos, silicet usque ad proximum annum unum quartam partem et ab inde usque ad alium annum sequentem aliam quartam partem, et sic de anno in anno, usque ad integram tocius debiti solutionem. Alioquin, si contrafieret, penam dupli diete pecunie quantitatis ipsis creditoribus suis stipulantibus et cuilibet eomm, proprio nomine et nomine aliorum suorum creditorum absentium, dare promisit, rato manente pacto. Et sic ut supra dictum est iuravit dictus Iacobus attendere et observare et non contravenire, renuntians privilegio fori et omni iuri quod ubique se et sua convenire possint vel alter eorum. Et pro predìctis attendendis universa bona sua habita et habenda eisdem suis credìtoribus, eorum proprio nomine et nomine aliorum absentium, pigneri obligavit. Versa vice predicti creditores promiserunt et convenerunt ipsi Iacobo de dictis debitis vel occasione eorum, nisi elapso quolibet termino solutionis faciende, ipsum non molestare neque inpedire occasione predicta, sub pena dupli dicti debiti et quanto contrafacerent vel alter eorum et obligatione bonorum suorum, rato manente pacto. De predictis quidem ambe partes plura instrumenta unius tenoris fieri voluerunt. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Iudice, Fulcone Gançerra et Nicolao Barla. Anno et indictione ut supra.
[Factum pro] dicto … .

Atto n. 58
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A tutti i creditori di Jacopo di Diano.
Il giorno 20 maggio, prima della terza, alla presenza dei testimoni sottoscritti, Maurizio di Mauris, Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, Beatrice, moglie di Guglielmo Rubaldo, Ardizzone Giudice, Manfredo di Croceferrea, Fulco Curlus, Ugo Calcia, Guglielmo Calcia e Oberto mugnaio, creditori di Jacopo di Diano da una parte, e lo stesso Jacopo dall'altra, hanno fatto un patto reciproco come segue: il suddetto Jacopo promette e concorda con i suoi creditori, in loro nome e in nome degli altri creditori assenti, di dare e pagare per sé o per suo messo a ciascuno di loro ciò che deve loro e a ciascuno degli altri creditori assenti, entro i prossimi quattro anni, in questi termini: entro l'anno successivo, una quarta parte e da lì fino all'anno successivo un'altra quarta parte, e così di anno in anno, fino alla completa soluzione di tutto il debito. In caso contrario, se dovesse violare questo patto, promette di pagare una penale del doppio della quantità dovuta ai suoi creditori e a ciascuno di loro, in proprio nome e in nome degli altri loro creditori assenti, mantenendo il patto. E così come sopra detto ║ giura il suddetto Jacopo di attenersi e di non violare il patto, rinunciando ai privilegi di giurisdizione e a qualsiasi diritto che potrebbe convenire a lui o agli altri. E per garantire il rispetto di questi impegni, impegna a garanzia tutti i suoi beni, presenti e futuri, in favore dei suoi creditori, in loro nome e in nome degli altri creditori assenti. A loro volta, i creditori suddetti promettono e concordano con Jacopo, che per i debiti suddetti o per occasioni ad essi riferibili, a meno che non sia trascorso ciascun termine di pagamento, non lo molesteranno o impediranno, a pena del doppio dell'importo dovuto e del loro impegno dei propri beni, mantenendo il patto. Le due parti desiderano che si redigano più copie di questo patto. Redatto nel capitolo di Vintimiglia, alla presenza dei testimoni richiesti Guglielmo Giudice, Fulco Gançerra e Nicolò Barla. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Redatto per il suddetto…

Atto n.66 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 giugno 1259, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituire ai coniugi Oberto Giudice e Alasina, a Giovanni, e ai coniugi Marineto e Franceschina, la terra da essi venduta loro, di cui a un documento precedente del 13 giugno 1259, se essi venderanno loro, entro la metà del prossimo ottobre, il mulino de Pascherio, tenuto da Guglielmo Enrico, Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, o se, entro lo stesso periodo, verseranno loro 45 lire di genovini, a titolo di pagamento della terra medesima. In caso di vendita del mulino, Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituirlo ai venditori qualora i venditori medesimi versino loro la somma di 45 lire.

[Ɑ Oberti Iudi]cis.
Die xiii iunii, inter nonam et vesperas. Nos Iacobus de Volta et Aldina, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes imi solidi de principali primo conveniendo et omni alii iuri, promittimus et convenimus vobis Oberto Iudici et Alasine, iugalibus, Iohanni et Marineto atque Francischine, uxori dicti Marineti, stipulantibus, reddere et restituere vobis pedam unam terre, arborate ficuum et vitium, posite ad Pinetam, quam nobis hodie vendidistis, ut de ipsa venditione apparet per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio notarii, si nobis vel alteri nostrum, usque ad medium octubrem proxime venturum, vendideritis et venditionem feceritis in laude nostri sapientis molendini de Pascherio, quem habent et tenent atque possident Guillelmus Enricus, Ardiçonus Iudex et Guillelmus Iudex, vel si predo ipsius terre, usque ad dictum terminum, nobis solveritis libras quadraginta quinque ianuinorum, volentes dictam terram inemptam manere. Si nobis solveritis aut vendideritis, ut supra, promittimus ipsam terram vobis reddere et restituere et cartam restitutionis vobis in laude vestri sapientis facere quantum pro facto et vice nostra. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret vobis stipulantibus dare et solvere promitto, rato manente pacto. Hoc acto ínter nos et vos quod, si dictum molendinum nobis pro dicta terra rehabenda vendideritis, promittimus vobis dictum molendinum, semper et quandocumque nobis solveritis, pro precio ipsius, libras quadraginta quinqué ianuinorum, reddere et restituere atque venditionem ipsius tunc in laude vestri sapientis facere. Quod si non fecerimus, penam dupli de quanto contrafieret, rato manente pacto, vobis stipulantibus dare et solvere promitto. Pro pena et predictís omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et babenda vobis pigneri obligamus, faciens ego Aldina hec omnia consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ingeti Buroni et Guillelmi Enrici, quos in hoc casu meos propinquos et vicinos atque consiliatores eligo et appello, renuntians in predictis legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumenta consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam fore versam in utilitate ipsius mulieris ”, confitens ipsam pecuniam esse versam in sua utilitate et esse maiorem. Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus rogatis Johanne clerico de Rochabruna et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 66
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il tredici giugno, tra la nona e il vespro, noi, Giacomo di Volta e mia moglie Aldina, ciascuno di noi per intero, rinunciando al nostro primo solido del capitale e ad ogni altro diritto, promettiamo e concordiamo con voi, Oberto Giudici e Alasina, congiunti, e con Giovanni e Marineto e la moglie di quest'ultimo, Franceschina, che si stanno impegnando come stipulanti, a restituire e riconsegnare a voi un pezzo di terra, con alberi di fichi e viti, situato presso Pineta, che ci avete venduto oggi, come ║ risulta dall'atto redatto dal notaio Giovanni di Amandolesio, se non l'avrete venduto a noi o ad uno di noi entro la metà di ottobre prossimo venturo, e intendiamo mantenerci irrevocabilmente nell'acquisto della stessa terra. Se la venderete o la venderemo come sopra, ci impegniamo a restituirla e a redigere per voi un atto di restituzione in lode del nostro sapiente mulino di Pascherio, che detengono e possiedono Guglielmo Enrico, Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, oppure, se non la venderete entro il termine indicato, a pagare a noi quarantacinque libbre di gennaio come prezzo della suddetta terra, e intendiamo mantenere l'acquisto della terra non venduta. Se non la pagheremo o la venderete come sopra, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Con questo atto, noi e voi concordiamo che se ci venderete il suddetto mulino per permetterci di recuperare la terra sopra citata, ci impegniamo a restituirvi il mulino, ogni volta che ci pagherete il prezzo di quarantacinque libbre di gennaio, e intendiamo redigere per voi un atto di vendita in lode della vostra saggezza. Se non lo faremo, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Come garanzia per le suddette pene e per ogni altra cosa stabilita, impegniamo tutti i nostri beni passati e futuri a voi, facendo questo con il consenso e la volontà di mio marito e del consiglio di Ingeti Buroni e Guglielmo Enrico, che in questo caso scelgo e convoco come miei parenti, vicini e consiglieri, rinunciando alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», dichiarando che il denaro è stato speso a beneficio della donna stessa ed è maggiore. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa in cui vive il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni richiesti Giovanni chierico di Rocca Bruna e dei consiglieri sopra menzionati. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.79 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 luglio 1259, Ventimiglia.
I coniugi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra vendono a Marino Giudice una casa, situata nella città di Ventimiglia, in Curritorio, il prezzo di 14 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Mari]ni, [Iudici]s.
Die viiii iulii, inter nonam et vesperas. Nos Iohannes Bellinus et Raimunda Navarra, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo fore conveniendo et omni alii iuri, vendimus, cedimus et tradimus tibi Marino Iudici domum unam, positam in civitate Vintimilii, in Curritorio, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere domus [R]aimundi Iudicis et ab alio domus Iohannis Passarmi, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero [qui]cquid volueris faciendum, sine omni nostra omniumque pro nobis contraditione, iure proprietario et titulo [em]ptionis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum superpositis, interpositis atque suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum quatuordecim denariorum ianuinorum, quas a te habuisse et recepisse confitemur et de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et precii non soluti, doli mali et conditioni sine causa. Quod, si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos1 donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi corporaliter confitemur tradidisse, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem, sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis promittimus. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valuerit tibi dare et restituere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, abrenuntiantes in predictis beneficio nove constitutionis de duobus reis2, epistule divi Adriani et omni iuri. Et maxime ego dicta Raimunda abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano3, legi iulie de fondo dotali et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substanciam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur quod pecunia illa sit versa in utilitate ipsius mulieris ”, faciens hec omnia in presentia, consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ardiçoni Iudicis et Ottonis Mauri, quos in hoc casu meo(s) propinquos et vicinos appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo Manfredi de Langasco, presentibus testibus rogatis Raimundo Nata et Oberto Gaia de Burdigueta. Anno et indictìone ut supra.

Millesimo eodem, die nona decembris, cassata est de voluntate partium, presentibus testibus Oberto Iudice, Iacobo Laurencio et Oberto Intraversato.

Atto n. 79
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 La donazione inter vivos è una donazione fatta da una persona vivente ad un'altra persona vivente. È quindi una donazione tra “vivi”, che si contrappone alla donazione mortis causa, ovvero la donazione fatta in previsione della morte del donatore. Nella donazione inter vivos, il donatore trasferisce il possesso di un bene o di una somma di denaro al donatario senza attendere la propria morte. Si tratta di una forma di trasferimento di proprietà che non prevede il passaggio del bene o del denaro attraverso l'eredità, ma avviene immediatamente.
2Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

3 Il Senatus Consultum Velleianum era una legge romana emessa dal Senato Romano durante il regno dell'imperatore Augusto, intorno al 9 d.C. Questa legge stabiliva che le donne non potessero stipulare contratti di fideiussione, vale a dire che non potessero garantire il debito di un'altra persona. Questa legge fu poi abolita dall'imperatore Giustiniano I nel VI secolo d.C., quando venne emanato il Corpus Iuris Civilis, che riformò l'intero sistema giuridico romano.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Marino dei Giudici.
Il 9 luglio, tra la nona e il vespro, noi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra, marito e moglie, ciascuno per intero, rinunciando al diritto di proprietà e ad ogni altro diritto di cui ci si potrebbe avvalere, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Marino Giudici una casa situata nella città di Ventimiglia, nel Curritorio, adiacente da un lato alla casa di Raimondo Giudici e dall'altro alla casa di Giovanni Passarmi, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vorrai senza alcuna opposizione da parte nostra o di chiunque per nostro conto, con il diritto di proprietà e il titolo di acquisto, insieme a tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, vantaggi e benefici e ogni altra cosa ad essa pertinente, senza che noi conserviamo alcun diritto, al prezzo di 14 lire genovesi che riconosciamo di aver ricevuto da te e di cui ci dichiariamo pienamente soddisfatti e liberi da ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando al diritto di eccezione per mancata consegna della somma pattuita, a eventuali accordi fraudolenti e a condizioni senza alcun fondamento. Se la suddetta casa vale più del prezzo pattuito, conoscendo il suo vero valore, doniamo la differenza a te con pura donazione inter vivos e rinunciamo a ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando anche alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. ║ Inoltre, ti riconosciamo la piena proprietà e consegna fisica della suddetta casa, e ci obblighiamo a possederla e utilizzarla in regime di comodato, promettendo di non promuovere alcuna disputa, azione legale o controversia in merito alla casa, ma anzi di difenderla e garantirla legittimamente a te, ai tuoi eredi e a chiunque tu avessi deciso di trasferirla, assumendoci anche le spese necessarie per farlo. Nel caso in cui non dovessimo rispettare gli accordi pattuiti, ci impegniamo a rimborsarti la pena pari al doppio del valore della casa al momento della sua vendita. Inoltre, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come garanzia per l'osservanza di questi accordi, rinunciando a qualsiasi beneficio derivante da nuove leggi o norme giuridiche. In particolare, io Raimonda rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum, alla legge di Giulio sul fondo dotale e alla legge che afferma: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Tutto ciò viene fatto alla presenza, col consenso e la volontà del mio detto marito e del consiglio di Ardizzone Giudice e Ottone Maura, che in questo caso chiamo vicini e parenti. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa di Manfredi de Langasco, con i testimoni richiesti Raimondo Nata e Oberto Gaia di Burdigueta. Nell'anno e nella data sopracitata.
Nello stesso anno, il nove di dicembre, (N.d.T.: questo atto) viene revocato su richiesta delle parti, con i testimoni presenti Oberto Giudice, Giacomo Laurencio e Oberto Intraversato.

Atto n.84 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

30 luglio 1259, Ventimiglia.
Maria Aimeline, vedova di Anseimo Parrizola, da una parte, e Dalfino Parrizola, figlio ed erede per metà del fu Pietro Parrizola, dall'altra, compromettono all'arbitrato dì Guido Bonebella, Ardizzone Giudice e Giovanni Pomario notaio la questione fra loro vertente per la somma complessiva di 4 lire di genovini, reclamata da Maria.

Ɑ Compromissum Marie Aimeline et Dalfini Parriçole.
Die xxx iulii, inter nonam et vesperas. De lite et controversia vertenti inter Mariam, uxorem quondam Anselmi Parriçole, ex una parte, et Dalfinum Parriçolam, ex altera, que talis est: « Maria, uxor quondam Anselmi Parriçole, agit contra Dalfinum, filium et heredem pro dimidia quondam Petri Parriçole, et petit ab eo in una parte libras duas ianuinorum pro medietate alimentorum suorum, eidem Marie decretorum per dominum Iohannem de Peçagno, tune iudicem comunis Vintimilii, in bonis dicti quondam viri sui Anselmi; item in alia parte libras duas ianuinorum, quas dicta Maria expendit et solvit in exequiis funeris dicti Anselmi. Hoc ideo petit quia dictus quondam Petrus Parriçola, pater quondam dictorum Anselmi et Otte sive Raimunde, fuit confessus eidem Anselmo se habuisse et recepisse a Beatrice, quondam uxore sua et matre dictorum Anselmi et Otte sive Raimunde, libras decem et novem ianuinorum, quas voluit quod dictus Anselmus et Otta sive Raimunda haberent salvas in omnibus bonis suis; et proinde obligavit eidem pignori omnia bona sua. Quare et quia dictus Petrus mortuus est. et dictus Dalfinus est eius iilius et heres pro dimidia, et bona dicti quondam Petti obligata fuerunt pro medietate dicto Anselmo, et decretum fuit per dictum iudicem dictam M[ariam] debere habere de bonis dicti quondam Anselmi libras quatuor pro alimentis, et dicta Maria expendit in [ex]equiis funeris dicti Anselmi libras duas, ideo agit et petit ut supra et omni iure et pon[it] pro pignore bandi in libris quatuor ianuinorum, salvo iure quo melius uti potest, et generaliter de om[nibus] questionibus, causis et querellis que inter ipsas partes verti possent vel altera alteri movere p[ossit], occasione aliqua, usque in bodiernum diem », ambe partes, de comuni voluntate, compromiserunt in G[uidonem] Bonebellam, Ardiçonem Iudicem et Iohannem Fornarium notarium, presentes et recipientes, tamquam in ar[bitros], arbitratores, amicabiles compositores, largas potestates et comunes amicos ita quod de ipsa questione et eius incidentibus et accessoriis dicere, statuere, arbitrari et pronunciare possint inter dictas partes usque ad medium mensem augusti proximi, de iure vel amicabiliter vel quoc[umque] modo voluerint, sine iudici strepitu, iuris ordine servato vel non, die feriato [vel] non, presentibus partibus vel una absente, dum tarnen citata, una pronunciatione vel pluribus, ita quod, si omnes in unam pronunciationem vel sententiam non concordarent, sentencia vel arbitrium duorum obtineat qui in eadem sententia et pronunciatione fuerint concordes, promittentes ad invicem diete partes sentenciam sive pronuntiationem dictorum arbitrorum vel duorum eorum ut supra observare, sub pena librarum viginti quinque ianuinorum a parte parti solempniter stipulata et promissa, que pena tociens comittatur et possit exigi cum effectu quotiens in aliquo predictorum fuerit contrafactum; qua pena commissa vel etiam exacta, nichilominus eorum arbitrium et sententia in sua permaneat firmitate, et proinde omnia bona sua inter se vicissim pigneri obligarunt. Pro dicta Maria principaliter intercessit de predictis omnibus observandis et attendendis Otto Bonebella, renuntians iuri de principali primo conveniendo et omni alii iuri; et pro dicto Dalfino principaliter intercessit Fulco Curlus de predictis omnibus observandis, abrenuntians iuri de principali primo conveniendo et omni alii iuri. Predicta omnia et singula fecit dicta Maria consilio Guidonis Bonebelle et Raimundi Rebufati, vicinorum suorum; et sic ut supra attendere, compiere et contra non venire, tactis Sacris Scripturis, iuravit, Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis presbitero Ugone Melagino, Guillelmo Sardena et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

S. M(aria) s. n. S. s. i., d……. Factum est pro dicta [Maria].

Atto n. 84
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


Traduzione (di Dario de Judicibus):
Accordo tra Maria Aimeline e Dalfino Parrizola.
Il trenta luglio, tra la nona e il vespro. In merito alla lite e alla controversia tra Maria, ex moglie di Anselmo Parrizola, da un lato, e Dalfino Parrizola, dall'altra, che è la seguente: «Maria, ex moglie di Anselmo Parrizola, agisce contro Dalfino, figlio ed erede per metà di Pietro Parrizola, e chiede da lui due lire genovesi per la metà del suo sostentamento, che le era stato assegnato dal signor Giovanni de Pezagno, allora giudice della città di Ventimiglia, nei beni del suo defunto marito Anselmo; e inoltre altre due lire genovesi, che la stessa Maria aveva speso e pagato per le esequie funebri del suddetto Anselmo. Questo lo chiede perché il defunto Pietro Parrizola, padre dei suddetti Anselmo e Otta o Raimonda, aveva confessato ad Anselmo di aver ricevuto dalle mani di Beatrice, sua ex moglie e madre dei suddetti Anselmo e Otta o Raimonda, diciannove lire genovesi, che voleva fossero riservate ai suddetti Anselmo e Otta o Raimonda in tutti i suoi beni; e pertanto aveva dato tutti i suoi beni in pegno. E poiché il suddetto Pietro è morto e il suddetto Dalfino è il suo figlio ed erede per metà, e i beni del suddetto Pietro sono stati impegnati per la metà del suddetto Anselmo, e il giudice aveva stabilito che la suddetta Maria dovesse ricevere quattro lire genovesi dai beni del defunto Anselmo per il suo sostentamento, e la stessa Maria aveva speso due lire per le esequie funebri del suddetto Anselmo, per questo agisce e chiede come sopra, e in ogni modo di diritto, ponendo in pegno quattro lire genovesi, riservandosi il diritto di utilizzarle al meglio, e in generale su tutte le questioni, le cause e le lamentele che potrebbero sorgere tra le parti o che una parte potrebbe muovere contro l'altra, per qualsiasi motivo, fino al giorno di oggi», entrambe le parti, di comune accordo, hanno concordato di affidare a Guidone Bonebella, Ardizzone Giudice e Giovanni Fornario, notaio, presenti e accettanti, come arbitri, ampie facoltà e comuni amici, in modo che possano decidere, stabilire, arbitrare e pronunciare sulla stessa questione e sui suoi incidenti e accessori tra le parti fino alla metà del mese di agosto prossimo, legalmente o amichevolmente o in qualsiasi modo vogliano, senza il trambusto del giudice, rispettando o meno l'ordine legale, in un giorno festivo o meno, con entrambe le parti presenti o una assente, purché siano citate, con una o più pronunce, ║ in modo che, se non concordano tutti in una sola pronuncia o sentenza, la sentenza o l'arbitrato di due di loro che concordano nella stessa sentenza e pronuncia avrà valore, promettendo le parti di osservare e rispettare la sentenza o la pronuncia dei suddetti arbitri o di due di loro come sopra indicato, sotto la pena di 25 lire di Genova, solennemente stipulata e promessa dalla parte contraente, che tale pena sarà applicata e esigibile ogni volta che venga violato qualcosa di quanto sopra, e che, commessa o eseguita la pena, tuttavia l'arbitrato e la sentenza rimarranno validi, e pertanto si sono impegnati a impegnare reciprocamente tutti i loro beni. Maria si è impegnata principalmente per quanto riguarda tutto ciò che sopra detto è stato osservato e preso in considerazione, rinunciando al diritto di convenire in primo luogo e ad ogni altro diritto; e per il detto Delfino ha interceduto principalmente Fulco Curlo per quanto riguarda l'osservanza di tutto ciò, rinunciando al diritto di convenire in primo luogo e ad ogni altro diritto. Tutto ciò è stato fatto dalla suddetta Maria con il consiglio di Guidone Bonebella e Raimondo Rebufati, i suoi vicini; e così, giurando sulla Sacra Scrittura di rispettare, compiere e non andare contro quanto sopra indicato, è stato fatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, con i testimoni invitati, il sacerdote Ugo Melagino, Guglielmo Sardena e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.
Pagata da Maria una somma in contanti di tre soldi e … denari. Redatto per la suddetta Maria.

Atto n.85 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 agosto 1259, Ventimiglia.
Bertramo Curlo del fu Pietro Curlo dichiara di aver ricevuto da Guglielmo Arnaldo il pagamento dei debiti che il medesimo Guglielmo ed il figlio Gandolfo hanno contratto finora con lui.

Die secunda augusti, circa terciam. Ego Bertramus Curlus, filius quondam Petri Curli, confiteor tibi Guillelmo Arnaldo me babuisse et recepisse a te integram solutionem de omni eo quod mihi tu vel filius tuus Gandulfus usque in hanc diem, aliqua occasione, dare teneretis, et maxime de questione cuiusdam bovis, renuntians exceptioni non numerate pecunie seu non recepte satisfationis et omni exceptioni, promittens de aliquo debito vel acto inter me et te vel dictum Gandulfum, filium tuum, usque in hanc diem nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret atque dampni, expensarum et interesse, rato manente pacto et obligatione bonorum suorum. Actum in capitalo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Curlo maiore, Ardiçone Iudice et Ottone Bonebella. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 85
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il secondo giorno di agosto, intorno alla terza. Io Bertrame Curlo, figlio del defunto Pietro Curlo, confesso a te Guglielmo Arnaldo che ho ricevuto da te integrale pagamento di tutto ciò che tu o tuo figlio Gandolfo, per qualche ragione, mi avreste tenuto fino ad oggi, in particolare per la questione di una certa mucca, rinunciando ad ogni eccezione di denaro non contato o di mancata soddisfazione e ad ogni altra eccezione, promettendo di non sollevare alcuna controversia, azione o richiesta riguardo a qualsiasi debito o atto tra me e te o il suddetto Gandolfo fino ad oggi, pena il doppio di qualsiasi contravvenzione e di danni, spese e interessi, convalidando l'accordo e l'obbligo dei suoi beni. Fatto a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Curlo maggiore, Ardizzone Giudice e Ottone Bonebella. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.89 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

20 agosto 1259, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice nomina Oddone Laurencio suo procuratore per la riscossione da Giraudorio Caminerio di Cuneo della somma di 40 soldi di genovini, che deve ancora ricevere in pagamento di asino.

Ɑ Oddonis Laurencii.
Dei xx augusti, ante nonam. Ego Ardiçonus Iudex facio, constituo et ordino, absentem, meum certum nuncium et procuratorem Oddonem Laurencium ad petendum et redpiendum, in iudicio et extra, a Giraudorio Caminerio de Cunio soldos quadraginta ianuinorum, qui restant mihi ad habendum de predo cuiusdam asini, promittens tibi notario subscripto, nomine quorum intererit, quicquid per dictum procuratorem fuerit factum in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et fìrmum habiturum, sub obligatione bonorum meorum. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Rainaldino Bulferio et Oberto Prevosto. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 89
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oddone Laurencio.
Il 20 agosto, prima della nona. Io, Ardizzone Giudice, faccio, stabilisco e ordino che il mio fidato messaggero e procuratore Oddone Laurencio, assente, richieda e riceva, in tribunale e fuori, da Giraudorio Caminerio di Cunio, quaranta soldi genovesi, che mi rimangono da ottenere per la preda di un asino, promettendo al notaio sottoscritto, a nome di coloro che saranno presenti, di considerare come valido e fermo tutto ciò che sarà stato fatto dal suddetto procuratore in relazione alle suddette questioni e in relazione ad esse, sotto l'obbligo dei miei beni. Redatto in piazza a Ventimiglia, con la presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio e Oberto Prevosto. Anno e indizione come sopra.

Atto n.91 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 agosto 1259, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca nomina Artusio di Voltaggio, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Manfredo di Cosseria suoi procuratori per la riscossione dei suoi crediti e per la cura dei suoi interessi.

Ɑ Artusii, Rainaldini Bulferii et [Man]fredi de [C]rusferrea.
Die xxv augusti, in mane, ante terciam. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca facio, constituo et ordino vos Artusìum de Vultabio, Rainaldinum Bulferium, filium quondam Raimundi, et Manfredum de Crusferrea, presentes, meos certos nuncios et procuratores, omnes simul, et quemlibet vestrum in solidum, ita quod non sit melior occupantis conditio, ad petendum et recipiendum a qualibet persona et sub quolibet magistratu omnia et singula debita que recipere debeo et ad omnia mea negocia generaliter et specialiter facienda et tractanda, sicut egomet facere possem, si essem presens, promittens quicquid feceritis, seu aliquis vestrum fecerit, in predictis et circa predicta ratum et firmum habiturum, sub obligatione bonorum meorum. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Ardiçono Iudice et Willelmo Calcia. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 91
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Artusio, Rinaldino Bulferio e Manfredi di Croceferrea.
Il 25 agosto, al mattino, prima della terza. Io Lanfranco Bulbonino di Turca vi costituisco, istituisco e ordino, presenti, Artusio di Vultabio, Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, e Manfredo di Croceferrea, i miei fidati messaggeri e procuratori, tutti insieme e ciascuno di voi solidalmente, in modo che non vi sia miglior condizione per chi ha l'occupazione, per richiedere e ricevere da qualsiasi persona e sotto qualsiasi autorità tutti e ciascuno dei debiti che devo ricevere e per fare e trattare generalmente e specificamente tutti i miei affari, come potrei fare io stesso se fossi presente, promettendo che qualsiasi cosa farete, o uno qualsiasi di voi farà, in merito a quanto sopra, sarà considerato valido e vincolante, sotto l'obbligo dei miei beni. Redatto nella piazza di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Ardizzone Giudice e Guglielmo Calcia. Anno e indizione come sopra.

Atto n.94 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 settembre 1259, (Ventimiglia).
Imberto Baamonte concede alla moglie Verdaina piena facoltà, di riscuotere dai suoi beni, anche in sua assenza, la somma di 69 lire di genovini, corrispondente all’importo della di lei dote, e di procedere all'alienazione, a propria volontà, dei loro beni mobili ed immobili.

Ɑ Verdane, uxoris Imber[ti] Baamuntis.
Die secunda septembris, ante vesperas. Ego Imbertus Baamons do et concedo tibi Verdaine, uxori mee, presenti et recipienti, liberam et generalem potestatem et bailiam atque facultatem in omnibus et per omnia quod semper et quandocumque volueris in bonis meis, ubicumque inventis, possis accipere et tibi facere extimari, sine mea presentía, pro dotibus tuís, tantum quod bene valeat libras sexaginta novem ianuinorum, dans etiam et concedens tibi similiter plenam potestatem et bailiam quod omnia bona mea et tua, tam inmobilia quam mobilia, semper et quandocumque volueris, possis ven[dere, a]lienare et ad tuam voluntatem facere, sicut egomet de meis possem, si essem presens, promittens dicta[m ven]ditionem seu venditiones, quam vel quas de predictis feceris, et quicquid super predictis et occasione predictorum feceris, [ratum] et firmum habiturum, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum habitorum et habendorum. Actum in domo Ardi[çoni] Iudicis, presentibus testibus dicto Ardiçono, Rainaldo Bulferio filio quondam Raimundi et Rubeo Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 94
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Verdane, moglie di Umberto Baiamonte.
Il secondo giorno di settembre, prima del vespro. Io, Umberto Baiamonte, do e concedo a te, Verdane, mia moglie presente e accettante, il potere libero e generale e la facoltà in ogni cosa e in ogni momento di prendere e di farti valere, senza la mia presenza, tutti i miei beni, ovunque si trovino, per la tua dote, fino a un valore di sessantanove soldi di Ivrea, dando anche e concedendo a te allo stesso modo il pieno potere e la facoltà di vendere, alienare e fare a tuo piacimento tutti i miei beni e i tuoi, sia immobili che mobili, come potrei fare io stesso con i miei, se fossi presente, promettendo di fare valere tutte le vendite o le vendite che farai sui beni sopra menzionati e tutto ciò che farai in relazione ai suddetti, sotto pegno e obbligo dei miei beni posseduti e da possedere. Redatto nella casa di Ardizzone Giudice, presenti come testimoni il suddetto Ardizzone, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Raimondo e Rubèo... Nell'anno e nell'indizione come sopra.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.112 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice vende a Lanfranco Bulbonino de Turca una pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata ad Sanctum Vincencium, per il prezzo di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die ii novembris, post vesperas. Ego Guillelmus Iudex vendo, cedo et trado tibi Lanfranco Bulbonino de Turca peciam unam terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra domini episcopi et ab [alio] latere terra Ardiçonis Iudicis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, omnibus demum pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito predo librarum sexdecim et soldorum sexdecim ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie, precii non soluti et doli et conditioni sine causa. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, id quod ultra est tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi tibi predicte terre confiteor tradidisse, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem, set potius ipsam tibi et heredibus tuis per me meosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare et disbrigare meis expensis promitto, remissa tibi necessitate denunciandi. Quod si non fecero vel contrafecero seu ut supra dictum est per singula non observavero, penam dupli de eo quod dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare et solvere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in domo qua habitat Manfredus de Crusferrea, in civitate Vintimilii, presentibus testibus Rainaldino Bulferio filio quondam Raimundi, Guiranno Tenda et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

mcclx, indictione tercia, die xxi decembris, cassum voluntate parcium, presentibus Oberto Iudice et Willelmo Barbaxora.

Atto n. 112
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 2 novembre, dopo i vespri. Io, il Guglielmo Giudice, vendo, cedo e consegno a te Lanfranco Bulbonino di Turca un pezzo di terra, composto di fichi e vite, situato presso San Vincenzo, coperto da una strada sia superiormente che inferiormente, da un lato la terra del signore vescovo e dall'altro la terra di Ardizzone Giudice, per avere, possedere e tenere con ogni diritto di proprietà e titolo di acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, benefici e diretti, e tutte le sue pertinenze, senza alcuna riserva da parte mia, al prezzo di sedici lire e sedici soldi genovesi, di cui mi dichiaro ben liberato e pagato, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato, prezzo non pagato, frode e condizione senza causa. Se la suddetta terra vale più del suddetto prezzo, ciò che è in eccesso ti dono liberamente e senza alcuna condizione come donazione inter vivos, e ne faccio fine e rinuncia e accordo di non richiesta, rinunciando alla legge del doppio e oltre per la frode. Inoltre, ti confermo di aver dato il possesso e il dominio o simili della suddetta terra e di stabilire che la tengo io stesso in nome tuo e in possesso precario finché la possiederò o finché ne avrai preso il possesso fisico, promettendoti di non sollevare alcuna disputa, azione o controversia sulla suddetta terra in futuro, ma piuttosto di difenderla e liberarla legalmente a te e ai tuoi eredi a spese mie e dei miei eredi, rinunciando alla necessità di notifica. Se non rispetterò o violerò quanto sopra, prometto di pagare una sanzione pari al doppio del valore attuale o temporaneo della suddetta terra a te stipulante, mantenendo fermo l'accordo. Come garanzia per la sanzione e quanto sopra, impegniamo tutti i miei beni presenti e futuri. Fatto nella casa dove abita Manfredo di Crusferrea, nella città di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, Guiranno Tenda e Ardizzone Giudice. Anno e indizione come sopra.
Il 21 dicembre, anno 1260, terza indizione, a seguito della volontà delle parti, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice e Guglielmo Barbassora.

Atto n.123 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia, Iacopo Valloria, Raimondo Giudice e Guglielmo Arzeleto maior dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Lanfranco Bulbonino de Turcha la somma di 10 lire di genovini, che s'impegnano a restituire entro il prossimo Natale.

[Die] v novembris, post vesperas. [Nos] Guillelmus Calcia, Iacobus Valloria, Raimundus Iudex et Guillelmus Argeletus maior, quisque [nostrum] pro rata, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Lanfranco Bulbonino [de T]urcha libras decem denariorum ianuinorum, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie, doli mali et con [diti]oni sine causa, quas libras decem vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per nos [vel] nostros missos, quisque nostrum pro rata, usque ad Nativitatem Domini proxime venturam dare et solvere promitti[m]us. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare [et] restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de expensis et dampnis tuo solo [verbo], sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus; iurans insuper ego dictus Guillelmus Calcia, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire et facere et curare ita quod predictì attendent, complebunt et observabunt omnia et singula supradicta, sub dicta pena, nisi iusto Dei impedimento aut licencia tui forsitan remaneret. Actum [in] ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio et Iacobo de Recho. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 123
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il cinque di novembre, dopo il vespro. Noi Guglielmo Calcia, Iacopo Valloria, Raimondo Giudice e Guiglielmo Arzeleto maggiore, ognuno di noi proporzionalmente, dichiariamo di aver avuto e ricevuto in prestito, gratuitamente e per amore da te Lanfranco Bulbonino di Turca dieci lire di denari genovesi, rinunciando all'eccezione di denaro non contato, frode e condizioni senza motivo, e promettiamo di restituire tali dieci lire o lo stesso importo a te o al tuo fidato rappresentente, per mezzo nostro o dei nostri delegati, ognuno proporzionalmente, entro la prossima Natività del Signore. Altrimenti ci impegniamo a pagare una penale del doppio, con tutti i danni e le spese sostenute a tal riguardo, a te che stipulante, promettiamo di dare e restituire, fermo restando l'accordo, che si fa fede delle tue sole dichiarazioni per le spese e i danni subiti, senza testimoni, giuramento o altre prove finali. Come garanzia di questa pena e di tutti i suddetti impegni, impegniamo tutti i nostri beni attuali e futuri a te. Inoltre, giuro io, il suddetto Guglielmo Calcia, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di osservare, compiere e rispettare tutto ciò che è stato detto sopra, senza violarlo e fare in modo che tutti gli impegni sopra menzionati vengano rispettati, compiuti e osservati singolarmente, sotto la pena sopra menzionata, a meno che non vi sia un impedimento divino o una tua autorizzazione. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Ardizzone Giudice, Rinaldino Bulferio e Iacopo de Recho. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.137 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 novembre 1259, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo Anfosso e Bronda vendono ad Ardizzono Giudice e al di lui fratello Guglielmo tutti i diritti che loro competono in occasione dell'eredità della defunta Giovanneta, figlia della fu Alasia Berra, per il prezzo di 15 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ardiçonis et Willelmi Iudicis.
Die xi novembris, post nonam, Nos Iacobus Anfussus et Bronda iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Ardiçono Iudici et Guillelmo, fratribus, omnia iura et actiones reales vel personales, utiles vel directas seu mixtas vel quasi, que et quas habemus, vel alter nostrum, sive nobis vel alteri nostrum competunt occasione hereditatis et bonorum que fuerunt quondam Iohannete, filie quondam Alasie Berre, precio librarum quindecim denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exception! non numerate pecunie, in factum et conditioni sine causa et doli mali exceptionis; que vero iura et actiones vobis3 vendimus, ut predictum est, precio supradicto. Et si plus valent, scientes et confitentes iusto precio et ve[ra] extimatione esse venditas, id vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem [vobis] inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli, [promi]ttentes per nos nostrosque heredes ipsa vobis et vestris beredibus defendere, auctorigare et expedire ab [omni] persona cum ratione, sub pena dupli et refectione sumptuum, vestro solo verbo credito de sump[tib]us, sine iuramento et aliqua probatione, remissa vobis necessitate denunciandi. Possessio[nem] quoque et dominium vel quasi dictorum iurium et actionum sive rerum hereditariarum vobis tradidisse confite[mu]r et ea pro parte et vestro nomine precario possidere si ipsarum possessio vel quasi penes nos reper[ta] fuerit, faciens ego Bronda hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate dicti [vir]i mei et consilio Guillelmi Calcie et Iohannis Felegarii, vicinorum meorum, quos in hoc casu [me]os consiliatores eligo et appello, abrenuntians uterque nostrum iugalium iuri solidi, ìuri de principali [pri]mo conveniendo, nos ad invicem alter pro altero constituendo, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi, et maxime ego dicta Bronda iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri, certoriata de omnibus iuribus supradictis. Et pro his observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus. Actum in domo predicti Ardiçoni, presentibus testibus Guillelmo Casanova et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 137
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone e Guglielmo Giudice.
L'11 novembre, dopo la nona, noi, Giacomo Anfusso e Bronda, marito e moglie, ognuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Ardizzone Giudice e Guglielmo, fratelli, tutti i diritti e le azioni reali o personali, utili o dirette o miste o quasi, che abbiamo o che spettano a uno di noi, o a noi o a uno di noi per eredità e beni che un tempo appartenevano a Giovannetta, figlia del defunto Alasia Berre, per il prezzo di quindici lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e saldati, rinunciando all'eccezione di non aver ricevuto denaro, in ragione e in condizioni senza motivo e senza eccezione di frode; ma quei diritti e quelle azioni che vi vendiamo, come sopra detto, al prezzo suddetto, se valgono di più, sapendo e dichiarando che sono state vendute per un prezzo giusto e reale, ve le doniamo con pura e semplice donazione tra vivi e poniamo fine ad esse e all'accordo di non far valere alcuna pretesa su di esse, rinunciando alla legge sulla duplicazione della frode, promettendo per noi e per i nostri eredi di difendervi, autorizzarvi ed eseguirvi contro chiunque, con ragione, a pena della duplicazione e del rimborso delle spese, avendo la vostra parola sulla spesa, senza giuramento o prova, sgravandovi dall'obbligo di denuncia. Confessiamo anche di avervi consegnato il possesso e la proprietà o quasi di quei diritti e azioni o cose ereditarie e di possederli precariamente per voi, se il possesso o quasi di essi dovesse trovarsi in nostro possesso, facendo io, Bronda, tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e il consiglio di Guglielmo Calcie e Giovanni Felegari, miei vicini, che in questo caso ho scelto come miei consiglieri, rinunciando entrambi al diritto di solidarietà tra marito e moglie, convenendo nel primo principio del diritto principale, costituendoci reciprocamente l'uno per l'altro, con la lettera del divino Adriano e il beneficio della nuova costituzione sulla duplice obbligazione debitoria, e in particolare io, Bronda, al diritto delle ipoteche, al senatus consulto velleiano e a ogni diritto, informati su tutti i diritti sopra menzionati. E per far rispettare tutto ciò, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno per voi. Redatto nella casa del sopracitato Ardizzone, alla presenza dei testimoni Guglielmo Casanova e dei suddetti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.140 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 novembre 1259, Ventimiglia.
I fratelli Guglielmo Giudice e Ardizzono promettono ai coniugi Iacopo Anfosso e Bronda di non convenirli in giudizio per i beni della fu Giovanneta, figlia della fu Alasia Berra, venduti dai detti coniugi ai suddetti fratelli.

Ɑ Iacobi Anfussi et eius uxoris.
Die xxvi novembris, post nonam. Nos Guillelmus Iudex et Ardiçonus, fratres, ex pacto habito inter nos, ex una parte, et vos, Iacobum Anfussum et Brondam iugales, ex altera, promittimus et convenimus vobis quod, si rationes seu iura hereditatis et bonorum que fuerunt quondam Iohannete, filie quondam Alasie Berre, que nobis vendidistis, uterque vestrum in solidum, ut patet de ipsa venditione per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio notarii, die xi huius mensis, essent vobis ab aliqua persona evicta vel impedita, pro defensione vel evictione dictarum rationum, nec occasione expensarum factarum vel faciendarum pro dictis rationibus, vos nec aliquem vestrum nec etiam aliam personam nomine vestro non conveniemus nec molestabimus, set vos a dicta promissione pro dicta defensione et heredes vestros per nos et heredes nostros absolvimus. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis vobis stipulantibus dare et reficere spondemus, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis supradictis attendendis et observandis universa bona nostra habita et babenda vobis pigneri obligamus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Iacobo Laurencio, Matheo scriba, Iacobo Marchexano et Willelmo Calcia. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 140
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giacomo Anfusso e a sua moglie.
Il 26 novembre, dopo la nona. Noi, Guglielmo Giudice e Ardizzone, fratelli, in virtù dell'accordo preso tra noi da una parte e voi, Giacomo Anfusso e Bronda, coniugi, dall'altra, promettiamo e conveniamo con voi che, nel caso in cui i diritti o le azioni dell'eredità e dei beni che erano di un tempo di Giovannetta, figlia del defunto Alasia Berre, venduti a noi da entrambi voi, come risulta dalla vendita stessa per il documento fatto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio, il giorno 11 di questo mese, fossero impugnati o impediti da chiunque, per la difesa o l'evizione dei suddetti diritti, né vi molesteremo, né alcuno di voi o qualsiasi altra persona a vostro nome, ma vi assolviamo da tale promessa di difesa e i vostri eredi per noi e i nostri eredi. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una sanzione del doppio di qualsiasi volta si contravvenisse, con tutti i danni e le spese sostenute e sostenibili da voi. In cambio della sanzione e di tutto ciò sopra indicato, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri a garanzia per voi. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Giacomo Laurencio, Matteo scrivano, Giacomo Marchesano e Guglielmo Calcia. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.192 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 febbraio 1260, (Ventimiglia).
I coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Ingeto Burono la somma di 20 lire di genovini, che s’impegnano a restituire entro un anno. N.d.A.: In seguito l'atto viene revocato.

[Die] xxi februarii, post nonam. [Ego] Ardiçonus Iudex et Raimunda iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo [conveni]endo et omni iuri, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Ingeto Burono libras [viginti] denariorum ianuinorum, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, quas libras viginti [vel tot]idem in earum vice tibi vel tuo certo nuncio per me vel meum nuncium usque ad annum unum proxime venturum [dare et] solvere pro[m]itto. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis [et] habitis tibi dare [et] restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habend[a] tibi pigneri obligam[us], abrenuntiantes epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1, [pri]vilegio fori et conv[en]tioni habite inter comune Ianue et comune Vintimilii, quod ubique terrarum et sub quolibet iudice pro dicto debito exigend[o]2 possis convenire. Et specialiter ego dicta Raimunda abrenuntio iuri ypothecarum, senatus [c]onsulto ve[l]leiano et [legi] dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro au[t] scribat propri[am] substantiam aut se ípsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur p[ec]uniam illam fo[r]e versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia consensu et volúntate dicti viri mei et consilio presbiteri Ugonis Melagini et Iacobi Vallorie, propinquorum et vicinorum meorum. Actum in domo dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Mauro Bonifacio et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
Millesimo cclxi, indictione tercia, die v aprilis, cassata voluntate parcium, presentibus testibus Raimundo Iudice et Matbeo scriba.

Atto n. 192
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 21 febbraio, dopo la nona. Io, Ardizzone Giudice e mia moglie Raimonda, entrambi in solido, rinunciando al diritto solido, al diritto principale primo, convenendo e a ogni diritto, dichiariamo di aver avuto e ricevuto reciprocamente, gratuitamente e per amore da te Ingeto Burono, venti lire di denari genovesi, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto e a qualsiasi altra eccezione. Promettiamo di darti e pagare venti lire o lo stesso importo in loro vece a te o al tuo fidato messaggero per me o per il mio messaggero entro l'anno prossimo futuro. Altrimenti ci impegniamo a darti e rimborsarti una penale doppia dell'importo contrattuale, con tutti i danni e le spese sostenute. Mantenendo l'accordo, ci fidiamo di te per i danni e le spese, con la tua sola parola, senza testimoni, giuramento o altre prove. Per la penale e per quanto sopra indicato, impegniamo tutti i nostri beni a garanzia per te, rinunciando alla lettera di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio, al privilegio del foro e alla convenzione tra il Comune di Genova e il Comune di Ventimiglia, in modo che ovunque nel mondo e davanti a qualsiasi giudice tu possa esigere il debito indicato. In particolare, io, la suddetta Raimonda, rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum e alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e con il consiglio del prete Ugoni Melagini e Jacopo Vallorio, miei parenti e vicini. Redatto nella casa degli sposi sopra citati, alla presenza dei testimoni richiesti Mauro Bonifacio e dei consiglieri sopra citati. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Milleduecntosessantuno, terza indizione, il quinto giorno di aprile, revocata con la volontà delle parti, alla presenza dei testimoni Raimondo Giudice e Matteo scrivano.

Atto n.193 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 febbraio 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice, Raimondo del fu Pietro Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice rilasciano procura a Raimondo Giudice del fu Ottone Giudice di Rocchetta perché difenda i loro diritti sul castello di Rocchetta.

[R]aimundi [Iu]dicis de Rocheta.
Die xxiii februarii, post nonam. Nos Otto Iudex, Raimundus, filius quondam Petri Iudicis, Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex, Obertus Iudex et Marinetus Iudex facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Raimundum Iudicem, filium quondam Ottonis Iudicis de Rocheta, ad agendum, petendum, causandum, defendendum, insudicio et extra, a qualibet persona et contra quamlibet personam, omnia iura et rationes que et quas habemus et visi sumus habere in castro Rochete et in iurisdictione hominum dicti loci et in territorio ipsius, dantes, quilibet nostrum in solidum, tibi liberam et plenam potestatem et bailiam quod predicta possis defendere, agere, petere, in iudicio et extra, et omnia demum in predictis et circa predicta facere que fuerint facienda, sicut merita causarum postulant et requirunt, et que nosmet ipsi facere possemus, si essemus presentes, promittentes quicquid per te dictum procuratorem fuerit [factum] in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habituros, sub ypotheca et obligatione bonorum nost[rorum], relevantes te pro predictis a qualibet satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo E[nrico], Roberto Papono et Iohanne Bastono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 193
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Giudice di Rocchetta.
Il 23 febbraio, dopo la nona. Noi Otto Giudice, Raimondo figlio del defunto Pietro Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice, facciamo, costituiamo e ordiniamo il nostro fidato messaggero e procuratore presente, Raimondo Giudice figlio del defunto Otto Giudice di Rocchetta, ad agire, richiedere, causare, difendere, sia in giudizio che fuori, contro chiunque persona e contro chiunque persona, tutti i diritti e le ragioni che abbiamo e che abbiamo visto avere nel castello di Rocchetta e nella giurisdizione degli uomini del luogo e nel territorio stesso, dando a te, ogniuno di noi per intero, libero e pieno potere e commissione che tu possa difendere, agire, richiedere, in giudizio e fuori, e fare tutto ciò che deve essere fatto nei predetti e circa i predetti, come i meriti delle cause esigono e necessitano, e che noi stessi potremmo fare se fossimo presenti, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che il suddetto procuratore dirà o farà nei predetti e circa i predetti e in occasione dei predetti, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, sollevandoti per i predetti da qualsiasi soddisfazione. Redatto nel capitolo a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Roberto Papone e Giovanni Bastono. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.199 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 febbraio 1260, Ventimiglia.
Lanfranco Burbonino de Turca dichiara di aver ricevuto dai fratelli Mauro Bonifacio e Capa il pagamento dei debiti da loro finora contratti con lui, ed, in particolar modo, della somma di 30 lire di genovini, di cui allo strumento in data 12 luglio 1259.

Die eodem et hora. Ego Lanfrancus Burboninus de Turca confiteor me babuisse et recepisse a vobis Mauro Bonifacio et [Capa] fra[tribus], integram solutionem et satisdationem de omni eo quod usque in hanc diem a vobis recipere deberem aliqua occasione, et specia[liter] de libro triginta, de quibus est instrumentum factum manu Enrici de Braia notarti, die xii iulii proxime preteriti, indietione [prima], quod instrumentum casso et evacuo nulliusque valoris esse volo, promittens vobis de predictis nullam deinceps movere litem, [actionem] seu controversial» nec requisitionem facere, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret, ra[to] manente pacto et obligatione bonorum meorum. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Willelmo Enrico, Guillelmo Dulbeco, Oberto [Iudice et] Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 199
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
In questo stesso giorno e ora, io Lanfranco Burbonino di Turca, confesso di aver ricevuto da voi Mauro e Capa Bonifacio, fratelli, il completo pagamento e la soddisfazione di tutto ciò che fino ad oggi avrei dovuto ricevere da voi per qualsiasi ragione, e in particolare trenta lire (N.d.T.: genovesi), per il quale fu redatto uno strumento scritto dall'atto del notaio Enrico di Braia il giorno dodici luglio del passato anno, in prima indizione, lo strumento che io annullerò e dichiaro privo di valore alcuno, promettendovi che in merito a ciò non solleverò alcuna disputa, azione o controversia né farò alcuna richiesta, sotto pena del doppio di qualsiasi cosa che infrangerò, e mantenendo l'accordo e l'obbligo dei miei beni. Redatto in piazza a Ventimiglia, presenti come testimoni Guglielmo Enrico, Guglielmo Dulbecco, Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Nello stesso anno e indizione.

Atto n.211 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 marzo 1260, Ventimiglia.
Pietro della Chiavica notaio rilascia procura a Buonvassallo de Maiote notaio per la riscossione dì quanto a lui dovuto dal comune di Genova occasione mutui scribanie portus.

Die eodem et hora. Ego Petrus de Clavica notarius facio, constituo et ordino Bonumvassallum de Maiore notarium, licet absentem, meum certum nuncium et procuratorem et loco mei ad petendum et recipiendum, pro me et nomine meo, ab octo nòbilibus comunis lanue totam illam pecuniam quam ab ipso comuni recipere debeo et habere occasione mutui scribanie portus, dans et mandans ipsi procuratori meam licenciam et potestatem petendi et recipiendi ipsam pecuniam, sicut egomet possem, si presens [essem], promittens tibi notario infrascripto, nomine cuius intererit, me ratum et firmum perpetuo habiturum quicquid fe[cer]it et solutionem sibi factam ratam habere, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum. Actum in capitulo Vintimilii, presen[ti]bus testibus Oberto Iudice et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 211
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Lo stesso giorno e ora. Io, Pietro di Clavica notaio, faccio, costituisco e ordino Bonavassallo di Maiore notaio, sebbene assente, il mio fidato messo e procuratore e il mio rappresentante per chiedere e ricevere, per me e in mio nome, da otto nobili del comune di Lavagna, tutta quella somma di denaro che devo ricevere dal comune e che ho occasione di prendere in prestito presso lo scrivano del porto, dandogli al procuratore la mia licenza e il potere di chiedere e ricevere quel denaro, come se fossi presente, promettendo al notaio sottoscritto, a nome di chi è presente, che ratificherò e confermerò per sempre tutto ciò che farà e che accetterò il pagamento che gli sarà fatto, sotto pegno e obbligo dei miei beni. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Anno e indizione come sopra.

Atto n.230 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 maggio 1260, (Ventimiglia).
Rainaldo Bulferio maior vende a Richermo Marchisio ed a Pietro Boso di Briga 350 capi di bestiame per il prezzo di 105 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die secunda madii, ante terciam. Ego Rainaldus Bulferius maior vendo, cedo et trado vobis Richermo Marchisio et Petro Boso de Briga p[astores septem] fetarum et caprarum precio librarum centum quinque denariorum ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians ex[ceptioni] non numerate seu recepte pecunie. Quod si ultra va[let], sciens ipsarum veram extimationem, id quod ultra valet vobis mera et pura donatione inter vivos dono et finem vobis facio et refutationem atque pactum [de non] petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi predictarum fetarum et ca[prarum vobis] tradidisse confiteor, promittens de ipsis nullam deinceps movere litem nec actionem nec etiam requisitionem, set ipsas ab omni persona legittime defendere et auctorigare, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligat[ione bonorum] meorum. Actum in domo dicti Rainaldi, presentibus testibus Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio et Iacobo Marchisio.

Atto n. 230
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 2 maggio, prima delle tre. Io Rainaldo Bulferio, maggiore, vendo, cedo e trasferisco a voi Riccardo Marchisio e Pietro Bosone di Briga, pastori, sette pecore e capre al prezzo di centocinque lire genovesi, delle quali dichiaro di essere ben quieto e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di non aver ricevuto il denaro. Se la loro valutazione superasse il prezzo pattuito, essendo consapevole della loro reale valutazione, dono a voi ciò che supera il valore pattuito, con una pura e semplice donazione tra vivi, e pongo fine alle vostre richieste, rinunciando alla legge del doppio inganno e oltre. Inoltre, riconosco di aver consegnato a voi il possesso e il dominio o quasi delle pecore e capre predette, promettendo di non sollevare alcuna controversia, azione o richiesta in merito ad esse, ma di difenderle e autorizzarle da qualsiasi persona legittima, sotto pena del doppio di qualsiasi frode e con l'obbligo dei miei beni. Redatto in casa del suddetto Rainaldo, alla presenza dei testimoni Ardizzone Giudice, Rainaldino Bulferio e Jacopo Marchisio.

Atto n.270 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 luglio 1260, Ventimiglia.
Nicola Visconte, procuratore di Desiderato Visconte, a nome dello stesso Desiderato, vende a Vulcone Curlo una pezza di terra campiva, situata ad Sanctum Petrum, per il prezzo dì 50 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Fulconis Curli.
Die xvii iulii, ante terciam. Ego Nicolaus Vicecomes, procurator Desiderati Vicecomitis, nomine ipsius Desiderati, vendo, cedo et trado tibi Ful[co]ni Curlo peciam unam terre campive dicti Desiderati, positam ad Sanctum Petrum, cui coheret superius via, versus montaneas terra Ardiçoni Iudicis, inferius aqu[a] Nervie, ab uno latere, versus mare, terra Oberti Intraversati, sive alie sint coherencie, cum omni suo iure, ra[tione, a]ctione reali et personali, utili et directo omnibusque demum suis pertinenciis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito precio soldorum quinquaginta ianuinorum, de quibus nie bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod si ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet, nomine dicti Desiderati, mera et pura donatione inter vivos dono et fìnem inde tibi facio et refutacionem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confìteor, nomine prefati Desiderati, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possessionem sumpseris corporalem, promittens, nomine predicto, de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam, set potius ipsam ab omni persona legittime defendere et disbrigare, sub pena dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit et obligatione bonorum predicti Desiderati, rata manente venditione. Actum in civitate Vintimilii, in platea ante ecclesiam Sancte Marie, presentibus testibus Guidone Bonebella, Daniele de Riparolio et Bertramo quondam Imberti Curli. Anno ut supra.

Atto n. 270
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Fulcone Curlo.
Il diciassette luglio, prima della terza. Io Nicola Visconte, procuratore di Desiderato Visconte, in nome di quest'ultimo, vendo, cedo e trasferisco a te, Fulcone Curlo, un pezzo di terreno pianeggiante di detto Desiderato, situato presso San Pietro, confinante da un lato con la via superiore, verso le terre montuose di Ardizzone Giudice, dal lato inferiore con l'acqua di Nervia, verso il mare con la terra di Oberto Intraversato, o con altre eventuali adiacenze, con tutti i suoi diritti, azioni reali e personali, utilità e diritti accessori, per avere, tenere, possedere e disporre di esso secondo il diritto di proprietà e il titolo di acquisto, per il prezzo finale di cinquanta soldi genovesi, dei quali mi dichiaro ben quieto e soddisfatto, rinunciando all'eccezione del denaro non contante o non ricevuto. Qualora detto prezzo valesse di più, conoscendo la sua vera stima, in nome di detto Desiderato, lo concedo a te come mera e pura donazione tra vivi, e ne faccio fine, rinuncia e patto di non richiederne più nulla, rinunciando alla legge del doppio e oltre. Inoltre, riconosco di averti consegnato il possesso e la proprietà del suddetto terreno, in nome di detto Desiderato, e mi impegno a tenerlo e possederlo per tuo conto finché avrai acquisito il possesso materiale, promettendo, in nome di detto Desiderato, di non sollevare alcuna lite, azione o controversia sul suddetto terreno, ma piuttosto di difenderlo e liberarlo da ogni persona legittima, sotto la pena del doppio del valore attuale o futuro del terreno, e sotto obbligo dei beni di detto Desiderato, a prescindere dalla vendita. Redatto in città a Ventimiglia, in piazza davanti alla chiesa di Santa Maria, alla presenza dei testimoni Guidone Bonebella, Daniele de Riparolio e Bertramo, figlio del defunto Umberto Curlo. Nell'anno suddetto.

Atto n.325 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 dicembre 1260, Ventimilia.
Lanfranco Bulbonino de Turca cede a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono su una pezza di terra, coltivata a fichi e a viti, situata ad Sanctum Vincencium, per la somma di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza. Ordina inoltre che sia cassato l'atto di vendita della terra medesima in data 2 novembre 1259.

Willelmi Iudicis.
Die eodem, post vesperas. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfero omnia iura, rationes et actiones reales et personales, utiles et directas, que et quas habeo et mini competunt seu competere possent in quadam pecia terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra episcopalis et ab alio latere terra Ardiçoni Iudicis; quam donationem et cessionem promitto ratam et fìrmam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Predictam cessionem tibi facio pro libris sexdecim et soldis sexdecim, quas a te post hanc cessionem confiteor habuisse et recepisse, renuntians exceptioni. Insuper volo et iubeo cassari instrumentum venditionis dicte terre, quam mihi fecisti, scriptum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, mcclviiii, indictione secunda, die secunda novembris, post vesperas, et ipsum instrumentum post dictam cessione nullis valoris esse iubeo. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Ingeto Burono et Guillelmo Barbaxora. Anno et indicdone ut supra.

Atto n. 325
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Oggi, dopo il vespro. Io Lanfranco Bulbonino di Torca, cedo e trasferisco a te Guglielmo Giudice, tutti i miei diritti, ragioni e azioni reali e personali, utili e dirette, che ho o potrei avere in futuro, su una particella di terra con alberi di fichi e vite situata presso San Vincenzo, coperta da una strada sopra e sotto, da un lato della terra dell'episcopato e dall'altro lato della terra di Ardizzone Giudice. Prometto di rendere valida e irrevocabile questa donazione e cessione, sotto pena del doppio e sotto la responsabilità dei miei beni, a condizione che il patto sia mantenuto. Faccio questa cessione a te per sedici libbre e sedici soldi, che riconosco di aver ricevuto da te dopo questa cessione, rinunciando a qualsiasi eccezione. Inoltre, ordino la cancellazione dello strumento di vendita di questa terra che mi hai fatto, scritto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio nell'anno 1259, il secondo novembre, dopo il vespro, e ordino che tale strumento non abbia alcun valore dopo la cessione. Redatto nella piazza di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice, Ingeto Burono e Guglielmo Barbasora. Nell'anno e nell'indicazione sopra citati.

Atto n.327 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 dicembre 1260, (Ventimiglia).
Oberto Saonese vende a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo una pezza di terra, sita nel distretto di Ventimiglia, ubi dicitur in Braidis, vicino alla chiesa di San Michele, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
Die vi decembris, post vesperas. Ego Obertus Sagonensis vendo, cedo et trado tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, peciam unam terre, cum omnibus arboribus superpositis, positam in districtu Vintimilii, ubi dicitur in Braidis, prope ecclesiam Sancti Michaelis, cui coheret superius et ab uno latere via, inferius terra dicti emptoris et terra Vivaldi Murri et terra ecclesie Sancti Michaelis, qui Vivaldus habet ab uno latere et dicta ecclesia, et ab alio latere terra heredum Raimundi quondam Sagonensis, finito precio librarum quadraginta ianuinorum, de quibus a te proinde me bene quietum et solutum voco et dictam pecuniam mihi numeratam esse et ipsam habui et recepì, renuntians exceptioni non numerate pecunie, conditioni, doli et actioni et omni alii exceptioni mihi competenti et competiture. Quam igitur terram per me et heredes meos tibi et heredibus tuis pro supradicto precio vendo, cedo et trado, cum omni suo (iure), rationibus, ingressibus et exitibus suis et cum omni comodo et utilitate et aliis rebus diete terre pertinentibus et debentibus et uti optima maximaque est, ad faciendum de cetero quicquid volueris et cui alienaveris. Dominium quoque et possessionem de dicta terra et omnibus supradictis tibi confiteor corporaliter tradidisse et te in possessionem vacuarci et expeditam ab omni dacita, fictu atque censu(s) confiteor induxisse et ipsam liberam tibi vendo ab omni genere servitutis, Insuper cedo et trado tibi dicto Rainaldo omnia iura, rationes et actiones que et quas habeo in predicta terra et mihi competunt in ipsa. Quam etiam terram cum omnibus supradictis promitto tibi per me et heredes meos tibi et heredibus tuis de cetero defendere, in iudicio et extra, et ab omni persona, colegio, corpore et universitate disbrigare meis expensis, remissa tibi necessitate denunciandi, coram quolibet iudice ecclesiastico et civili et ubique et in qualibet curia. Et si ultra valet, id quod ultra valet tibi dono et remitto, sciens veram extimationem ipsius, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur; et si quas expensas feceris pro dicta terra defendenda, ipsas promitto tibi restituere, credendo de expensis, dampno et interesse in tuo simpli[ci] verbo, sine testibus et iuramento. Predicta omnia promitto tibi de cetero attendere per me et heredes meos tibi et heredi[bus] tuis attendere, compiere et observare et contra non venire, sub pena dupli de quanto contrafa[ctum] fuerit et quotiens, ita quod pena in solidum committatur pro quolibet articulo non observato; et quod possit exigi dicta pena commissa cum effectu, aliqua exceptione tibi non obstante. Pro predictis pena et sorte et evict[ione] dupli et expensis omnia bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, ratis semper manentibus omni[bus] et singulis supradictis, dando tibi licenciam dictam terram ingrediendi quandocumque volueris, sine mei licen[cia] et sine decreto alicuius magistratus, renuntians omni exceptioni et omni alii legum et capitulorum auxilio quibus co[ntra] predicta venire possem seu presentem contractum in totum vel in parte modo aliquo irritarer. Insu[per] ego Barbarina, uxor predicti Oberti, auctoritate et voluntate dicti viri mei, ratifico et approbo venditione[m] presentem et omni iuri et actioni mihi in ipsa competenti abrenuntio pro precio supradicto, promittens tibi dicto Rainaldo de[ce]tero nullam in ipsa actionem movere nec aliquam questionem, in iudicio vel extra, sub pena dupli de quanto nunc d[icta] terra valet vel pro tempore fuerit meliorata et sub obligatione omnium bonorum meorum, rata semper manente venditione, renuntians iuri ypothecarum, legi iulie de fondo dotali et omni alii iuri, certiorata diligenter de omnibus beneficiis [supra] dictis, faciens hec omnia consilio Oberti Gençane et Ardiçoni Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos eligo et appello. Actum in domo dicti Oberti, presentibus testibus Manfredo de Cruceferrea, Ugo[ne] Calcia et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 327
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio.
Il sesto giorno di dicembre, dopo il vespro. Io, Oberto di Sagona, vendo, cedo e trasferisco a te, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, un pezzo di terra con tutti gli alberi sopra di essa, situata nel distretto di Ventimiglia, dove è chiamata in Braidis, vicino alla chiesa di San Michele, confinante da un lato con la strada, sopra con la terra del venditore, sotto con la terra di Vivaldo Murri e la terra della chiesa di San Michele, che Vivaldo ha da un lato e la suddetta chiesa e dall'altro lato la terra degli eredi di Raimondo di Sagona, al prezzo di quaranta lire genovesi, delle quali ti dichiaro perciò liberato e pagato, e che ho ricevuto e ricevuto da te, rinunciando all'eccezione di denaro non pagato, condizione, frode e azione e ogni altra eccezione a me competente e che mi potrebbe competere. Quindi vendo, cedo e trasferisco a te e ai tuoi eredi, per il predetto prezzo, questa terra con tutti i suoi diritti, ragioni, entrate e uscite e con tutti i comfort e vantaggi e altre cose che appartengono e devono appartenere a questa terra e come è migliore e più grande, per fare in futuro qualsiasi cosa desideri e a chi la venderai. Inoltre, dichiaro di averti effettivamente consegnato la proprietà e il possesso di questa terra e di tutto ciò che è stato sopra menzionato e di averti messo in possesso libero e sgombro da ogni debito, fittizio e censi, e di venderla liberamente a te da ogni tipo di servitù. Inoltre, ti cedo e trasferisco tutti i diritti, ragioni e azioni che ho in questa terra e che mi competono in essa. Prometto anche di difendere questa terra con tutti i suoi diritti sopra menzionati, io e i miei eredi, e di difendere te e i tuoi eredi in giudizio e al di fuori, e di svincolarti da ogni persona, collegio, corpo e università a mie spese, rinunciando alla necessità di denuncia, dinanzi a qualsiasi giudice ecclesiastico e civile e ovunque e in qualsiasi tribunale. E se vale di più, ciò che vale di più ti dono e concedo, conoscendo il vero valore di esso, rinunciando alla legge per cui si assiste a chi è ingannato a meno della metà del giusto prezzo; e se hai fatto spese per difendere la suddetta terra, prometto di rimborsarti, credendo nelle tue parole semplici riguardo alle spese, ai danni e agli interessi, senza testimoni e giuramento. Prometto di rispettare tutte le suddette cose in futuro io e i miei eredi per te e i tuoi eredi, di compierle e di rispettarle e di non andare contro di esse, sotto pena del doppio di quanto sia stato contravvenuto e quante volte, in modo che la pena sia comminata in solido per ogni articolo non rispettato; e che la suddetta pena possa essere esigibile con effetto, senza eccezione per te. Per le suddette pene, sorte e sfratto e spese, ho impegnato tutti i miei beni posseduti e da possedere a te, rimanendo sempre valide tutte le suddette cose e dando a te il permesso di entrare nella suddetta terra quando vuoi, senza il mio permesso e senza il decreto di alcun magistrato, rinunciando a ogni eccezione e ad ogni altro aiuto di leggi e capitoli con cui potrei andare contro le suddette cose o in cui il presente contratto in tutto o in parte potrebbe essere invalidato in qualche modo. Inoltre, io Barbarina, moglie del suddetto Oberto, con l'autorità e la volontà del mio marito, ratifico e approvo la presente vendita e rinuncio a ogni diritto e azione a me competente nella stessa per il prezzo suddetto, promettendo di non sollevare alcuna questione sulla stessa azione o in alcun altro luogo, in giudizio o fuori di esso, sotto pena del doppio di quanto ora vale la suddetta terra o sarà migliorata nel tempo e sotto l'obbligo di tutti i miei beni, rimanendo sempre valida la vendita, rinunciando alla legge sul fondo patrimoniale e a qualsiasi altro diritto, informato diligentemente di tutti i benefici sopra menzionati, facendo tutto ciò con il consiglio di Oberto Genzane e Ardizzone Giudice, dei miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo miei parenti. Redatto in casa del suddetto Oberto, con i testimoni Manfredo di Croceferrata, Ugone Calcia e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.332 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 dicembre 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice di Ventimiglia cede, per la somma di 25 lire di genovini, a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono contro Astraldo di Seborga sulle terre, poste nel territorio di Ventimiglia, oggetto della vertenza per cui, il precedente 27 agosto, i medesimi Ottone e Astraldo si erano rimessi all'arbitrato di Ottone Alamano.

Willelmi Iudicis.
[Di]e xiiii decembris, ante [tercia]m. Ego Otto Iudex de Vintimilio do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfers omnia iura, rationes et actiones reales et personages, que et quas habeo vel habere possem et mihi competunt seu competere possent contra Astraldum de Seburcaro in terris et occasione terrarum quarundam positarum in territorio Vintimilii, pro quarum discordia ego et dictus Astraldus compromisimus unanimiter in Ottonem Alamanum, ut in compromisso inde facto manu Iohannis Gavugii notarii, millesimo cclx, indictione secunda, die xxvii augusti, continetur, dans et concedens tibi quod dictis iuribus uti possis et experiri et omnia demum facere que egomet facere possem in omnibus supradictis, constituens te ut in rem tuam in predictis procuratorem, promittens tibi dictam cessionem firmam et ratam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Hanc autem cessionem tibi facio pro libris viginti quinque ianuinorum, quas post hanc cessionem a te confiteor habuisse et recepisse et de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Oberto Iudice, Simone Podisio, Iacobo clerico de Unelia et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 332
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Il 14 dicembre, prima della terza. Io, Otto Giudice di Ventimiglia, do, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Giudice, tutti i diritti, le ragioni e le azioni reali e personali che ho o potrei avere e che mi competono o potrebbero competere contro Astraldo di Seborcaro per le terre e le questioni di terre situate nel territorio di Ventimiglia, per le quali io e il suddetto Astraldo abbiamo unanimemente compromesso in Ottone Alamanno, come è contenuto nel compromesso fatto dalla mano del notaio Giovanni Gavugio, nel 1260, seconda indizione, il 27 agosto, dando e concedendoti il diritto di utilizzare tali diritti e di sperimentare e fare tutto ciò che potrei fare in tutte le questioni di cui sopra, nominandoti il mio procuratore in queste cose. Prometto di mantenere ferma e valida in perpetuo questa cessione a tuo favore e di non revocarla, sotto pena del doppio di quanto fosse contravvenuto e l'obbligo dei miei beni, restando fermo l'accordo. Questa cessione ti viene fatta per venticinque lire genovesi, che riconosco di avere ricevuto da te dopo questa cessione, e di cui ti dichiaro liberato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di mancato pagamento o di pagamento effettuato e a ogni altra eccezione. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, presenti come testimoni Oberto Giudice, Simone Podisio, il chierico di Unelia Giacomo e Ardizzone Giudice. Nell'anno e nell'indizione suddetti.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.362 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna vendono a Ingeto Burono una casa, situata nella città di Ventimiglia, ubi dicitur in Castro, per il prezzo di 13 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ingeti Buroni].
Die iiii aprilis, ante terciam. Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingeto Burono domum unam quam visi sumus habere in civitate Vintimilii, ubi dicitur in Castro, cui coheret a tribus partibus via et ab alio latere domus Ardiçoni Iudicis, cum onim suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito predo librarum tresdecim ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis vel cui habere statueri[s] per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbriga[r]e promittimus. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et restituere spondemus, rata manente semper venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1 et omni iuri. Et maxime ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni alii iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Guillelmi Calcie et Ardiçoni Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in dicta domo, presentibus testibus rogatis Rainaldino Bulferio, filio quondam Raimundi, et dictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis et indictione ut supra.
mcclxiii, die xxx decembris, presentibus Guillelmo Bellaver et Ardiçono Iudice, cassata voluntate et iussu dicti Ingonis, quia restituit eam, ut tenebatur.

Atto n. 362
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingeto Buroni.
Il quattro aprile, prima delle tre. Noi, Guglielmo Giudice e Giovanna coniugi, ciascuno per intero, ti vendiamo, cediamo e consegniamo la casa che abbiamo in città di Ventimiglia, dove si dice in Castro, che confina da tre parti con una strada e dall'altra con la casa di Ardizzone Giudice, con tutti i suoi diritti, azioni reali e personali, vantaggi e benefici, ingressi ed uscite e, in definitiva, tutte le relative pertinenze, senza che nulla rimanga in nostro possesso, affinché tu la possieda, la tieni, la goda e ne faccia ciò che vuoi come proprietario e con un titolo di acquisto, al prezzo di tredici soldi di Genova, che dichiariamo di avere ricevuto bene e pagato, rinunciando a qualsiasi eccezione per mancato pagamento o ricevimento del denaro e ad ogni altra eccezione. Se la casa vale più del prezzo indicato, conoscendone il vero valore, doniamo a te, per mera e pura donazione tra vivi, quanto in eccesso, e poniamo fine ad ogni tuo reclamo o accordo di non farne più. Inoltre, riconosciamo di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta casa, impegnandoci a tenere la stessa a tuo nome e a possederla precariamente fino a che non l'avrai presa in possesso materialmente. Promettiamo di non intraprendere alcuna causa, azione o controversia riguardante la suddetta casa in futuro, ma, piuttosto, di difenderti, autorizzarti e liberare legalmente da ogni persona, te e i tuoi eredi, che potrebbero cercare di porre in questione i tuoi diritti sulla proprietà della casa. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una sanzione doppia rispetto al valore attuale o migliorato della casa, che confermiamo di aver venduto. Per assicurare il rispetto di tutte le clausole indicate, impegniamo tutti i nostri beni e quelli futuri, e ciascuno di noi risponde per intero di tutto quanto indicato, rinunciando a qualsiasi eccezione di non solidarietà, privilegio, epistola di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e a ogni altra norma giuridica. In particolare, io, Iohanna, rinuncio al diritto di ipoteca, al Senatus consultum Velleianum, alla legge di Giulio sul fondo dotalizio e a ogni altra legge, in particolare a quella che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutto ciò con il consenso e la volontà del mio detto marito e con il consiglio di Guglielmo Calcie e Ardizzone Giudice, miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, in detta casa, in presenza dei testimoni richiesti Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, e dei detti consiglieri.
Nell'anno della natività del Signore e nell'indizione sopra menzionata.
Anno 1263, il 30 di dicembre, in presenza di Guglielmo Bellaver e di Ardizzone Giudice, revocato il consenso e per ordine del detto Ingoni, poiché restituita (N.d.t.: la casa), come previsto.

Atto n.364 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
I coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda vendono a Ingone Barono una pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, per il prezzo di 26 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ingonis Bur]oni.
Die eodem et hora. Nos Ardiçonus Iudex et Raimunda iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono peciam unam terre, arborate vitium et ficuum, quam visi sumus habere in territorio Vintimilii, ubi dicitur Pineta, cui coheret superius et ab uno latere terra heredum Ugonis Sagonensis, inferius via et ab alio latere fossatus Vallis Bone, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et director introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito precio librarum viginti sex ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra, Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed pocius ipsam tibi et heredibus tuis et cui babere statueris per nos et beredes nostros ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare promitimus. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et resti tu ere spondemus, rata semper manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1 et omni iuri. Et specialiter ego dicta Raimunda abrenuntio [i]uri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam ipsam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et utilitate dicti viri mei et consilio Guillelmi Calcie et Guillelmi Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in domo dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Rainaldino Bulferio, filio quondam Raimundi, et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
Millesimo cclxiii, indictione quinta, die xvii ianuarii, cassata fuit voluntate parcium, presentibus testibus Simone Podisio, Ianuino Candalupi et Petrobono de Sancta Agnete, quia dictus Ingo reddidit, ut tenebatur.

Atto n. 364
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ingoni Burono.
Nello stesso giorno e ora. Io, Ardizzone Giudice, e mia moglie Raimonda, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Ingoni Burono un pezzo di terra con alberi di vite e di fichi, che possediamo nel territorio di Ventimiglia, dove è chiamato la Pineta, confinante da un lato con la terra degli eredi di Ugone di Saona, dall'altro con la strada e in basso con la fossa della Valle Bone, con tutti i suoi diritti, azioni reali e personali, i vantaggi e le direzioni di accesso e uscita e tutte le sue appartenenze, senza alcuna riserva da parte nostra, affinché tu possa possederla, tenere e godere in pieno diritto di proprietà e di acquisto, a un prezzo di ventisei lire genovesi, che dichiariamo di aver ricevuto e di esserne soddisfatti. Rinunciamo a qualsiasi eccezione di denaro non pagato o ricevuto e a qualsiasi eccezione. Se la terra vale più di quanto abbiamo stabilito, riconosciamo la sua vera valutazione e la doniamo a te come donazione inter vivos, facendo quindi accordo di non rivendicarla, rinunciando alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e altro ancora. Riconosciamo di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta terra e ci impegniamo a tenere e possedere per te la stessa terra in modo precario finché non la possiederai fisicamente, promettendo di non sollevare alcuna disputa, azione o controversia sulla suddetta terra, ma piuttosto di difenderla, autorizzarla e liberarla legalmente a te, ai tuoi eredi o a chiunque tu voglia per mezzo nostro e dei nostri eredi. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una penale pari al doppio del valore attuale della terra o del suo valore futuro migliorato, mantenendo sempre la vendita valida. Obblighiamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno per la pena e per l'osservanza di tutto quanto sopra, ciascuno di noi è responsabile nei confronti di te per tutto ciò che è stato stabilito, rinunciando al diritto di solidarietà, al diritto principale, all'epistola di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e a ogni altro diritto. In particolare, io, Raimonda, rinuncio al diritto di ipoteca, al senato consulto velleiano, alla legge di Giulio sulla proprietà matrimoniale e a qualsiasi altro diritto che stabilisca che: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Facciamo tutto ciò che sopra in accordo e in consulto con il mio marito e i consiglieri Guillelmo Calcie e Guglielmo Giudice, miei parenti e consiglieri in questa questione. Redatto nella casa dei detti coniugi, alla presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, e dei detti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione come sopra.
Nell'anno 1263, quinta indizione, il 17 gennaio, essendo stata annullata la volontà delle parti, erano presenti i testimoni Simone Podisio, Ianuino Candalupi e Petrobono di Santa Agnete, poiché il suddetto Ingo ha adempiuto come era tenuto a fare.

Atto n.365 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
Ingone Burono promette di restituire ai coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda la terra da essi vendutagli e il relativo atto, di cui al documento precedente, in qualsiasi momento essi, entro il prossimo l° aprile, gli verseranno la somma di 26 lire di genovini, prezzo della terra medesima.

Ardiçoni Iudicis.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ingo Buronus promitto et convenio vobis Ardiçono Iudici et Raimunde iugalibus stipulantibus reddere et restituere peciam unam terre arborate vitium et ficuum, que posita est in territorio Vintimilii, ad Pinetam, cum possessione ipsius, quam mibi, uterque vestrum in solidum, hodie vendidistis, et cartam similiter ipsius venditionis, scriptam manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, quandocumque mihi vel alteri meo certo nuncio, pro precio ipsius, usque ad halendas aprilis proximas, solveritis libras viginti sex ianuinorum, volens dictam terram tunc inemptam manere si mibi solveritis ut supra. Quod si non fecero et ut supra non observavero, pena(m) dupli de quanto contrafieret vobis stipulantibus dare et solvere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligo. Actum anno et indictione ut supra.
S. d. vi.

Atto n. 365
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Nello stesso giorno, ora, luogo e con i testimoni sopracitati. Io, Ingo Burono, prometto e convenisco con voi iugali stipulanti, Ardizzone Giudice e Raimondo, di restituire un pezzo di terra alberata di vitigni e fichi, che si trova nel territorio di Ventimiglia, a Pigna, con il suo possesso, che mi avete venduto oggi in modo congiunto, e con la carta di vendita scritta dalla mano di Giovanni di Amandolesio, notaio sottoscritto, non appena pagherete a me o a un mio fidato rappresentante il prezzo di ventisei lire genovesi entro l'undicesimo di aprile prossimo. Desidero che la suddetta terra rimanga invenduta se mi pagate come sopra. Prometto di pagare una sanzione pari al doppio di ciò che mi dovesse essere dovuto, se non farò come sopra e non adempirò l'accordo. Confermo questo patto. Per la sanzione e tutti gli obblighi sopracitati, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno a voi. Redatto nell'anno e nell'indizione sopracitate.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.425 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 ottobre 1261, Ventimiglia.
I fratelli Guidoto e maestro Federico, figli del fu Pietro Clerici di Pavia, annullano lo strumento notarile del 23 giugno 1261 relativo alla loro convivenza famigliare e procedono d ia divisione dei beni, con la clausola che Federico darà in più a Guidoto sui propri beni denaro o grano per un valore di 8 lire di genovini.

[Guidoti] Clerici et magistri Frederici.
Cum Guidotus et magister Fredericus, fratres et filii quondam Petri Clerici de Papia, per solempnem stipulationem fctare simul tenerentut in perpetuum cum eorum familia et nullam divisionem facere, iuxta formam cuiusdam instrumenti, facti manu Raimundi Bonisegnorii notarii, die xxiii iunii proxime preteriti, post vesperas, per presens instrumentum simul taliter pepigerunt: videlicet, nollentes ulterius simul stare, sed facere divisionem omnium bonorum suorum, volunt dictum instrumentum fore cassum et nullius valoris et omnia instrumenta similiter, que unus contra alterum haberet, facta et habita inter eos usque in hodiernum diem, ita et tali pacto habito inter eos quod dictus magister Fredericus teneatur dare dicto Guidoto, ante partem sive ultra suam partem, de bonis propriis ipsius magistri Frederici, in denariis vel in grano, quod habent comune, tantum quod valeat libras octo ianuinorum infra diem quartam, facta divisione predicta. Et sic ut supra promiserunt attendere, compiere et observare et firmum habere, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret, rato manente pacto, et obligatione bonorum suorum. Et duo instrumenta huius tenoris fieri voluerunt, utrique parti unum. Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Bonisegnoris notarii, quam habitant dicti fratres, presentibus testibus Guillelmo de Vultabio, Ardiçono Iudice et Conrado Nata. Anno et indictione ut supra, die xxii octubris, ante nonam.
[S. dr.] vi pro quoque.

Atto n. 425
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Guidoti Clerici e maestro Federico.
Poiché Guido e il maestro Federico, fratelli e figli del defunto Pietro Clerici di Pavia, avevano stipulato solennemente di non dividere mai la loro famiglia, secondo la forma di un certo strumento fatto dalla mano del notaio Raimondo Bonisegnori il 23 giugno scorso dopo il vespro, con il presente strumento hanno concordato di non voler più rimanere uniti ma di fare la divisione di tutti i loro beni. Vogliono che il suddetto strumento sia considerato nullo e privo di valore, così come tutti gli altri strumenti che uno di loro avesse contro l'altro fino ad oggi, a condizione che il maestro Federico si impegni a dare a Guido, oltre alla sua parte di beni, dai suoi stessi beni, in denaro o in grano, solo la somma di otto lire di Genova entro il quarto giorno dalla predetta divisione. Hanno promesso di attenersi, adempiere e osservare tutto ciò e di considerarlo vincolante, sotto pena del doppio di quanto contravvenissero, confermando l'accordo e impegnandosi con i loro beni. Hanno voluto che si facessero due copie dello stesso tenore, una per ciascuna parte. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonisegnori dove abitano i suddetti fratelli, in presenza dei testimoni Guglielmo di Vultabio, Ardizzone Giudice e Corrado Nata. Anno e indizione come sopra, il 22 ottobre, prima della nona.
Ciò che è detto sopra è vero per ciascuno.

Atto n.467 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 maggio 1262, Ventimiglia.
Ingone Burono, secondo quanto già stabilito, promette di restituire ad Ardizzone Giudice la pezza di terra, coltivata a fichi ed a viti, situata nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, già vendutagli dallo stesso Ardizzone e dalla di luì moglie Raimonda per il prezzo di 26 lire di genovini (cfr. atti nn. 364 e 365), se Ardizzone gli verserà, entro il prossimo 1° aprile, la somma di 8 lire e 5 soldi di genovini.

Ardiçonis Iudi[ci]s.
Die vini madii, ante vesperas. Ego Ingo Buronus, per pactum habitum inter me et te Ardiçonem Iudicem, promitto tibi reddere et restituere peciam unam terre, arborate ficuum et vitium, positam in territorio Vintimilii, ubi dicitur Pineta, cui coheret superius et ab uno latere terra heredum Ugonis Sagonensis, inferius via et ab alio latere fossatus Vallis Bone, quam mihi, una cum Raimun[da], uxore tua, precio librarum viginti sex vendidistis, si mihi vel meo certo misso, usque ad halendas aprilis proximas, solveris, [pro] precio [ip]sius, libras octo et soldos quinque ianuinorum, volens, si solveris ut supra, dictam terram tunc esse tui iuris sicut ante [dic]tam venditionem fuerat. Quod si contrafacerem et ut supra non observavero, penam [d]upli de quanto contrafieret [tibi] stipulanti promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum ante castrum Collis Vintimilii, presentibus testibus G[u]illelmo de Vultabio, Amico Buferio et Iohanne de Savignono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 467
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ardizzone Giudice.
Il giorno di venerdì 12 maggio, prima della sera. Io, Ingo Buronus, in base all'accordo stipulato tra me e te, Ardizzone Giudice, prometto di restituirti un pezzo di terra con alberi di fichi e una vite, situato nel territorio di Ventimiglia, nella zona chiamata Pineta, confinante da un lato con la terra degli eredi di Ugone Sagona, dal di sopra, sotto la strada e dall'altro lato con il fossato di Vallebona, che voi mi avete venduto insieme a Raimonda, tua moglie, per il prezzo di 26 lire, a condizione che venga pagato a me o aun mio fidato rappresentante il prezzo di 8 lire e 5 soldi di Genova entro la festività delle calende dell'aprile prossimo, se pagherai come sopra detto, dichiaro che la suddetta terra sarà di tua proprietà come prima della suddetta vendita. Se non rispetterò l'accordo e non osserverò come sopra, prometto di pagare la pena del doppio dell'importo dell'infrazione che stai stipulando, mantenendo il patto valido. In garanzia della pena e dell'osservanza di quanto sopra, impegnò come pegno tutti i miei beni attuali e futuri a te. Fatto davanti al castello di Colla di Ventimiglia, presenti come testimoni Guglielmo di Vultabio, Amico Buferio e Giovanni di Savignone. Anno e indizione come sopra.

Atto n.473 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 luglio 1262, (Ventimiglia).
Ingone Burono promette nuovamente ai coniugi Guglielmo Cauderubee e Benvenuta di vendere loro, entro un anno a partire dal prossimo 1° agosto, una pezza di terra, tenuta a viti ed altre colture arboree, sita nel territorio di Ventimiglia, in Vallebona, se essi gli verseranno la somma di 13 lire di genovini (cfr. atti nn. 284, 285, 394).

[Guillelmi Cau]derubee.
Die xiii iulii, post terciam. Ego Ingo Buronus promitto et convenio iterum vobis Guillelmo Cauderubee et Benevenute iugalibus vendere peciam unam terre, aggregate vitium et aliarum arborum, posite in territorio Vintimilii, in Valle Bona, cui coheret superius via, inferius fossatus, ab uno latere terra Rainaldi Baaluchi, sive alie sint coherencie, a halendis proxime venturis augusti usque ad annum unum, si mihi vel meo nuncio solveritis, precio ipsius, libras tresdecim ianuinorum, ita tamen quod vobis non tenear de evictione nisi quantum pro me vel facto meo. Alioquin, si contrafacerem, penam du pii de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valebit vobis stipulantibus promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea babita et habenda vobis pigneri obligo. Actum in domo Bertrami quondam Petri Curli, quam habitat Guillelmus Bonavia notarius, presentibus testibus Ardiçono Iudice et Guillelmo Sardena. Anno et indictione ut supra.
[S. d]r. vi.

Atto n. 473
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Guglielmo Cauderubee.
Il giorno 13 luglio, dopo la terza. Io, Ingo Buronus, prometto e convengo nuovamente con voi Guglielmo Cauderubee e Benvenuta, coniugi, di vendervi una porzione di terra, insieme a vite e ad altre piante, situata nel territorio di Ventimiglia, nella Valle Bona, confinante con la strada sopra, il fossato sotto e il terreno di Rinaldo Bahaluchi, o di qualsiasi altra coerenza, dal prossimo 1° agosto fino all'anno successivo, se pagherete a me o a persona da me delegata, il prezzo di tredici lire genovesi, con la condizione che non sia tenuto a risarcirvi in caso di sfratto se non per ciò che mi riguarda o per le mie azioni. In caso contrario, se non adempirò a quanto sopra, prometto una pena del doppio del valore attuale o futuro della suddetta terra a voi che stipulate, con l'accordo rimasto valido. Come garanzia per la pena e tutte le suddette osservanze, impego tutti i miei beni presenti e futuri a voi. Redatto nella casa di Bertrame, figlio di Pietro Curlo, dove risiede il notaio Guglielmo Bonavia, in presenza dei testimoni Ardizzone Giudice e Guglielmo Sardena. Anno e indizione come sopra.
Quanto sopra scritto è vero.

Atto n.492 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 agosto 1262, Dolceacqua.
Lanfranco Bulbonìno, cittadino genovese, ratifica, per la parte di sua competenza nel castello e nel territorio di Dolceacqua, il patto intervenuto fra Manuele, già conte di Ventimiglia, da una parte, e i consoli di Dolceacqua, dall’altra, in data 28 marzo 1232.

Ɑ Comunis Dulcís Aque.
Die xxviiii augusti, circa terciam. Dominus L[an]francus Bulboninus, civis Ianue, pro ea parte quam tenet in castro Dulcís Aque et [ter]ritorio eiusdem, ratificavit [et] approbavit pactum et concordium olim factum inter dominum Manuelem, olim comitem [V]intimilii, ex una p[a]rte, et Raim[un]dum molinarium, Obertum Bonanatum, Enricum ferrarium et Bonipar de Villa, tunc consules Dulcis Aque, ex altera, scriptum m[a]nu Guillelmi de Stanarne notarti, in millesimo ccxxxii, indictione quarta, die xxviii marcii, et quod inci[p]it: « In nomine Domi[ni], a[men. T]ale pactum et concordium fecerunt inter se dominus comes Manuel, ex una parte, et Raim[u]ndus molina[rius] et cet. », promittens dictus dominus Lanfrancus Enrico Conrado, Guillelmo de Codulo et Ort[ig]uerio Galusio, consulibus [eius] loci, stipulantibus et recipientibus nomine et vice hominum universitatis dicti loci, [pac]tum predictum quant[um] pro ea parte quam tenet in dicto loco, ut dictum est, firmum et ratum babere et tenere, si bomines d[icti] loci ei observav[e]rint ea que in dicto pacto per dictos homines dicto quondam domino Manueli fuit promissum. Actum [i]n Dulci Aqua, in ter[ritor]io heredum Guillelmi Bonanati, presentibus testibus Ardiçone Iudice, Raimundo Iudice, Ugo[ne] Curlo filio quon[dam] R[aimun]di Curli Viridis, Guillelmo Bonavia notario, qui ditavit, et Ottone Plantanascha, executore [Vi]ntimilii. Anno et indictione ut supra.
S. s. iii.

Atto n. 492
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Al Comune di Dolceacqua.
Il giorno 29 agosto, intorno alla terza. Il signor Lanfranco Bulbonino, cittadino di Genova, per quella parte che possiede nel castello di Dolceacqua e nel territorio dello stesso, ha ratificato e approvato l'accordo e la convenzione fatta in precedenza tra il signore Manuele, ex conte di Ventimiglia, da una parte, e Raimondo il mugnaio, Oberto Bonanato, Enrico il fabbro e Boniparo di Villa, allora consoli di Dolceacqua, dall'altra, scritto a mano dal notaio Guglielmo di Stanaro nel 1232, quarta indizione, 28 marzo, e che inizia con «In nome del Signore, amen. Tale accordo e concordia sono stati fatti tra il signore conte Manuele, da una parte, e Raimondo il mugnaio e gli altri», promettendo il detto signor Lanfranco, ai consoli Enrico, Corrado, Guglielmo di Codulo e Ortiguerio Galusio, stipulanti e riceventi a nome e per conto degli uomini del comune di detto luogo, di mantenere e tenere ferma l'accordo predetto, per quella parte che possiede in detto luogo, come è stato detto, se gli uomini del detto luogo osserveranno ciò che è stato promesso al detto signor Manuele dai detti uomini. Redatto a Dolceacqua, nel territorio degli eredi di Guglielmo Bonanato, presenti i testimoni Ardizzone Giudice, Raimondo Giudice, Ugone Curlo, figlio del defunto Raimondo Curlo Viridis, Guglielmo Bonavia notaio, che lo ha trascritto, e Ottone Plantanasca, esecutore di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di tre soldi.

Atto n.586 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 ottobre 1263, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna vendono ad Ingone Burono una casa, situata nella città dì Ventimiglia, ubi dicitur in Castro, per il prezzo di 13 lire dì genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Ɑ Die xv octubris, ante terdam, Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono domum unam, quam visi sumus habere in civitate Vintimilii, ubi dicitur in Castro, cui coheret a tribus partibus via et ab alia domus Ardiçoni Iudicis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito precio librarum tresdecim ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus, renuntiantes legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium dicte domus tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine precario tenere et possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius eam tibi et beredìbus tuis vel cui habere statueris per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare spondemus, rata manente semper venditione. [Pro] pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi et ornai iuri. Et maxime ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo [do]tali et omni iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio vi[ro a]ut sc[ri]bat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Iohannis Guercii et [G]uillelmi Plauçanegui, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in rivitate [V]intimilii, in dicta domo, presentibus testibus Raimundino Enrico et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 586
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Igone Burone.
Il quindici ottobre, prima della terza, noi Guglielmo Giudice e Giovanna coniugi, ciascuno per la propria parte, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Ingoni Buroni una casa che possediamo nella città di Ventimiglia, dove si trova il castello, con tre lati adiacenti a una strada e l'altro lato alla casa del giudice Ardizzone, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti, entrate e uscite e tutti i suoi accessori, senza nulla trattenere per noi stessi, affinché tu possa possederla, mantenerla e possederla in futuro a tuo piacimento come proprietario e titolare dell'acquisto, al prezzo concordato di 13 lire genovesi, di cui dichiariamo di essere ben soddisfatti e saldati, rinunciando a qualsiasi eccezione di denaro non conteggiato o ricevuto e a qualsiasi altra eccezione. Se la casa vale più del prezzo concordato, conoscendo il suo vero valore, ti doniamo ciò che vale di più a titolo gratuito, rinunciando alla legge che prevede una compensazione per l'acquisto di proprietà a un prezzo inferiore alla metà del valore reale. Inoltre, riconosciamo di averti consegnato la proprietà e il possesso della suddetta casa a titolo precario, promettendo di non intentare azioni legali, controversie o richieste relative alla casa, ma piuttosto di difendere, autorizzare e liberare tu o i tuoi eredi o chiunque tu abbia scelto di possedere la casa, legalmente, da qualsiasi persona. In caso contrario, promettiamo di pagare una penale pari al doppio del valore attuale o migliorato della casa che stipuliamo con te, fermo restando l'accordo di vendita. Inoltre, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno per l'adempimento della pena e di tutti i suddetti obblighi, ║ e ciascuno di noi è tenuto per l'intero, rinunciando alla regola del debito solidale, alla regola del principale, alla lettera di San Adriano e al beneficio della nuova costituzione sulla duplice obbligazione debitoria e il diritto di ornamento. In particolare, io, la suddetta Giovanna, rinuncio al diritto dell'ipoteca, al decreto senatorio velleiano, alla legge giuliana sulla proprietà e a qualsiasi legge che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», faccio tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e con il consiglio di Giovanni Guercio e Guglielmo Plauzanegui, miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, in questa casa, in presenza dei testimoni Raimondino Enrico e dei suddetti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione suddetti.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.589 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1263, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Ingone Burono la somma di 25 lire di genovini, che s’impegnano a restituire entro un anno.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die ii novembris, post nonam. Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Ingone Burono libras viginti quinqué, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, quas libras viginti quinqué vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum missum usque ad annum unum proximum dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi. Et specialiter ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate dicti viri mei et consilio Ardiçonis Iudicis et Guillelmi Enrici, vicinorum meorum, quos in boc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo dictorum iugalium, [presen]tibus testibus rogatis Guillelmo Ruspaldo et dictis consiliatoribus. Anno, die et in[dictione] ut supra.
S. d. vi.

Atto n. 589
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingone Burone.
Il 2 novembre, dopo la nona. Noi, Guglielmo Giudice e Giovanna, marito e moglie, ciascuno di noi interamente, riconosciamo di avere ricevuto in prestito, gratuitamente e per amore da te, Ingone Burone, la somma di venticinque lire, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto. Promettiamo di darti e di pagare le suddette venticinque lire o altrettante al tuo sicuro invio per nostro mezzo o tramite il nostro inviato entro l'anno prossimo. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una penale pari al doppio, con tutti i danni e le spese sostenuti a tale scopo, mantenendo valido l'accordo, con la tua parola di credito sui danni e le spese sostenute, senza testimoni, giuramenti e altre prove. A garanzia della penale e di tutti i suddetti obblighi, impegniamo tutti i nostri beni attuali e futuri a te, e ciascuno di noi è tenuto a tutti i suddetti obblighi, rinunciando al diritto di solidarietà, al diritto di principale, alla lettera di San Adriano e al beneficio della nuova costituzione sui debiti di due persone. In particolare, io, Giovanna, rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum e a ogni diritto e, in particolare, alla legge che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutte queste cose e le singole sopracitate con il consenso e la volontà del mio detto marito e il consiglio di Ardizzone Giudice e di Guglielmo Enrico, i miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa dei suddetti coniugi, in presenza dei testimoni Guglielmo Ruspaldo e dei detti consiglieri. Nell'anno, giorno e indizione sopra indicati.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.597 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 marzo 1264, Ventimiglia.
Percivalle Calvo, cittadino genovese, cede ad Ardizzono Giudice tutti i diritti che gli competono sui beni di Margherita, vedova di Ottone Giudice, per la somma di 10 lire e 40 soldi di genovini, in seguito a sentenza giudiziale contro Margherita per l'importo di 5 lire, da lui pagate a Giacomo di Ottone Usodimare, a nome del fu Ottone Giudice, e che Margherita s’era impegnata a versargli.

Ardiçonis Iudicis.
Di[e] x marcii, ante vesperas. Ego Precivalis Calvus, civis Ianue, ante solution[em] mihi factam, do, cedo et trado tibi Ardiçono Iudici omnia iura, rationes et actiones que et quas habeo et mihi competunt seu competere possent in bonis Margarite, uxoris quondam Ottonis Iudicis, et contra ipsam Marg[ar]itam, occasione librarum decem ianuinorum nomine pene et pro expensis soldorum quadraginta, de quibus fui consecutus laudem contra ipsam Margaritam, scriptam in capitulo Vintimilii, manu Iacobi de Camarana notarii, die vi ianua[rii] proxime preteriti, quam laudem fui consecutus pro libris quinque ianuinorum, quas solvi, [ve]l alter pro me, Iacobo Ottonis Ususmaris pro dicto quondam Ottone Iudice, quas libras quinque dicta Marga[r]ita mihi promiserat ad dictum terminum dare et solvere, ut patet [per] instrumentum inde factum manu Iohannis Fornarii notarii, mcclxiii, indictione quinta, die xiiii iulii, promittens de predictis nullam deinceps facere requisitionem, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret et obligatione bonorum meorum. Predictam quidem cessio[nem] tibi facio quia de predictis libris decem et soldis quadraginta vel occasione ipsarum post hanc cessionem mihi a te integre fore confiteor satisfactum, renuntians exceptioni non habite seu recepte satisfatiónis et omni alii iuri, ita et tali pacto quod dictis iuribus uti non possis usque ad proximum festum sancii Iohannis de iunio, si dicta Margarita usque ad dictum terminum solverit tibi libras quinque et soldos tresdecim, nec etiam ab inde in antea, si eas tunc tibi solverit. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu heredum Guillelmi Sagonensis, presentibus testibus rogatis Ansaldo Mallono, Barosino de Orto et Iliono Conrado. Anno et indictione ut supra.
S. s. ii.

Atto n. 597
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Il decimo giorno di marzo, prima del vespro, io Percivalli Calvo, cittadino di Genova, prima del pagamento che mi spetta, do, cedo e trasferisco a te, Ardizzone Giudice, tutti i diritti, le ragioni e le azioni che ho e che mi competono o potrebbero competere sui beni di Margarita, moglie defunta di Ottone Giudice, e nei confronti della stessa Margarita, a causa di dieci lire genovesi e quaranta soldi spesi, dei quali ho ottenuto una sentenza favorevole contro la stessa Margarita, trascritta nel capitolo di Ventimiglia, dalla mano del notaio Giacomo di Camarana, il sesto giorno di gennaio scorso. La sentenza favorevole è stata ottenuta per le cinque lire genovesi che ho pagato, o che ha pagato per me Giacomo Ottone Usomare per conto del defunto Ottone Giudice, e che la stessa Margarita mi aveva promesso di restituirmi e pagarmi alla scadenza, come risulta dal documento redatto dalla mano del notaio Giovanni Fornari, nell'anno 1263, in quinta indizione, il 14 luglio. Prometto di non fare più richieste su quanto sopra, con la pena del doppio di qualsiasi violazione e con l'obbligo dei miei beni. Faccio questa cessione perché riconosco di aver ottenuto soddisfazione da te per le suddette dieci lire e quaranta soldi, o per le questioni ad esse collegate, rinunciando a qualsiasi eccezione e diritto, a condizione che tu non possa esercitare tali diritti fino alla prossima festa di San Giovanni Battista del mese di giugno, se Margarita ti avrà restituito le cinque lire e tredici soldi entro tale termine, e neppure in seguito, se ti verranno restituiti allora. Fatto in città di Ventimiglia, sotto il portico degli eredi di Guglielmo di Sagone, con la presenza dei testimoni Ansaldo Mallono, Barosino de Orto e Iliono Conrado. Nell'anno e nella indizione sopra indicati.
Versata una somma di due soldi.

Atto n.598 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 marzo 1264, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice di Ventimiglia dichiara di aver ricevuto in mutuo da Percivalle Calvo, cittadino genovese, la somma di 5 lire e 13 soldi di genovini, che s’impegna a restituire entro la prossima festa di San Giovanni di giugno.

Ɑ Precivalis Calvi.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ardiçonus Iudex de Vintimilio confiteor me habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Precivaie Calvo, civi Ianue, libras quinque et soldos tresdecim ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate seu recente pecunie, quas libras quinque et soldos tresdecim vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per me vel meum missum usque ad proximum festum sancti Iohannis de iunio dare et solvere promitto. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere promitto, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et babenda tibi pigneri obligo, renuntians privilegio fori et conventioni habite inter comune Ianue et comune Vintimilii quod ubique me et mea possis citare et convenire ad faciendum solutionem predictam, secundum formam capitulorum Ianue. Actum anno et indictione ut supra.

Atto n. 598
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Percivalli Calvo.
Nella stessa data, ora, luogo e con gli stessi testimoni. Io Ardizzone Giudice di Ventimiglia dichiaro di avere ricevuto da te Percivalli Calvo, cittadino di Genova, in prestito, gratuitamente e in segno di amicizia, cinque lire e tredici soldi genovesi, rinunciando all'eccezione di non averle ricevute o di recente conio. Prometto di restituirti cinque lire e tredici soldi, o lo stesso importo in caso di invio, a te o al tuo fidato delegato entro il prossimo 24 giugno, festa di San Giovanni, pena la duplicazione dell'importo per ogni ritardo, oltre a tutti i danni e le spese causate. Confermo inoltre che, se necessario, mi fido della tua parola riguardo ai danni e alle spese, senza necessità di testimoni, giuramenti o altre prove. In garanzia della pena e di tutto ciò che è stato concordato, ho impegnato tutti i miei beni mobili e immobili, rinunciando a qualsiasi privilegio giurisdizionale e convenzione tra il Comune di Genova e il Comune di Ventimiglia, accettando di essere citato ovunque per la restituzione dei suddetti fondi, in conformità alle disposizioni dei capitoli di Genova. Redatto nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.646 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 ottobre 1264, Ventimiglia.
Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo vende ad Ardizzono Giudice un mulino con due ruote, situato in Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, per il prezzo dì 150 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ardiçonis Iudicis.
Die vi octubris, ante vesperas. Ego Rainaldus Bulferius, filius quondam Rainaldi, vendo, cedo et trado tibi Ardiçono Iudici molendinum meum, quod visus sum habere in Pascherio, ante civitatem Vintimilii, cum duabus rotis, cui coheret ante et ab uno latere via et ab alio latere ortus mei dicti Rainaldi, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, cum omni suo iure quod in ipso habeo, nichil in me retento, finito predo librarum centum quinquaginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie. Quod si ultra valet, id quod ultra est tibi pura donatione inter vivos dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem et dominium dicti molendini tibi confiteor tradidisse, promittens de ipso nullam deinceps movere litem, sed ipsum ab omni persona tibi defendere et disbrigare, sub pena dupli de eo quod valet vel pro tempore valuerit et obligatione bonorum meorum, rata manente semper venditione. Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Bonisegnoris notarii, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Iohanne Curto et Bernardo de Gavio Vintimiliensi. Anno dominice Nativitatis millesimo ducentesimo sexagesimo quarto, indictione septima.

Atto n. 646
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Il giorno sei di ottobre, prima del vespro, io Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, vendo, cedo e consegno a te Ardizzone Giudice il mio mulino, che risulto possedere a Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, con due ruote, adiacente da un lato alla strada e dall'altro lato all'orto del suddetto Rinaldo, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vuoi legalmente come proprietario e titolare di acquisto, con tutti i diritti ad esso connessi, non trattenendo nulla per me, per il prezzo di centocinquanta lire genovesi, delle quali mi dichiaro ben quieto e saldato, rinunciando all'eccezione di denaro non contante. Se va oltre il valore di quanto pattuito, ciò che eccede lo dono liberale inter vivi a te, rinunciando alla legge per la quale si viene in aiuto degli ingannati al di sotto della metà del giusto prezzo. Confesso di averti consegnato il possesso e il dominio del suddetto mulino, promettendo di non sollevare mai questioni in merito, ma di difenderlo e liberarlo da ogni persona, sotto pena del doppio di quanto vale o varrà in futuro e con l'impegno dei miei beni, con la vendita sempre valida. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonisegnori, alla presenza dei testimoni Guglielmo Giudice, Giovanni Curto e Bernardo di Gavio di Ventimiglia. L'anno del Natale del Signore milleduecentosessantaquattro, indizione settima.

Atto n.647 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 ottobre 1264, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice vende a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo un mulino con due ruote, situato in Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, per il prezzo di 150 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii maioris.
Die vii octubris, post vesperas. Ego Ardiçonus Iudex vendo, cedo et trado tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, molendinum, cum duabus rotis, quod visus sum habere in Pascherio, ante civitatem Vintimilii, cui coheret ante et ab uno latere via et ab alio ortus tui emptoris, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps ex ipso iure proprietario et titulo emptionis volüeris faciendum, cum omni suo iure, aquariciis sive aqueductu et omnibus pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito precio librarum centum quinquaginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie. Quod si ultra valet, id quod ultra est tibi pura donatione inter vivos dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. [Possessionem et] dominium tibi tradidisse confiteor, promittens de ipso nullam deinceps movere litem, sed ipsum ab omni persona tibi legittime de]fendere, auctorigare et disbrigare, sub pena dupli de eo quod valet vel deinceps valebit et obligatione bonorum m[eorum, rata] [semper] manente venditione. Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Bonisegnoris notarii, presentibus testibus Willelmo Iudice, [Iohanne Curto] et Bernardo de Gavio. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 647
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio maggiore.
Il settimo giorno di ottobre, dopo il vespro, io, Ardizzone Giudice, vendo, cedo e trasferisco a te, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, il mio mulino con due ruote che possiedo a Pascherio, di fronte alla città di Ventimiglia, con una strada da un lato e dal tuo lato del campo dell'acquedotto e di tutti i suoi accessori, senza riserva alcuna, per essere tenuto, posseduto e utilizzato con tutti i diritti di proprietà e titolo di acquisto che desideri esercitare in futuro, insieme a tutti i diritti che ho su di esso, senza alcuna riserva, al prezzo di centocinquanta lire genovesi, di cui dichiaro di essere stato pagato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di denaro non contato. Se il valore del mulino supera il prezzo pattuito, la differenza è da considerarsi una donazione pura e semplice a tuo favore, rinunciando alla legge secondo cui si può aiutare chi è stato ingannato pagando oltre la metà del prezzo giusto. Dichiaro di averti consegnato la proprietà e il dominio del mulino, promettendo di non avanzare alcuna pretesa su di esso in futuro, ma di difenderlo, garantirlo e liberarlo da ogni persona legittimamente, sotto pena del doppio del suo valore attuale o futuro e sotto l'obbligo dei miei beni, sempre ferma la vendita. Redatto in città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonisegnori, alla presenza dei testimoni Guglielmo Giudice, Giovanni Curto e Bernardo di Gavio. L'anno e l'indizione sono quelli sopra indicati.

Notizia n.219 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXIX

17 gennaio 1263.
Per volontà delle parti viene cassato l'atto rogato il 4 aprile 1261, in quanto Ingone Burono restituisce ai coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda la pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, da essi vendutagli.

Notizia nell'atto n. 364.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Ardizzone Iudex.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
1251 ASul trattato di pace fra Ventimiglia e Genova8 giugno 1251
1251 BSul trattato di pace fra Ventimiglia e Genova20 ottobre 1251
1252 ASulla vendita di una casa in Ventimiglia20 agosto 1252
1252 BSulla vendita di una casa in Ventimiglia20 agosto 1252
1252 CSulla vendita di una casa in Ventimiglia20 agosto 1252
1252 DSulla vendita di una casa in Ventimiglia20 agosto 1252

Sul trattato di pace fra Ventimiglia e Genova

8 giugno 1251

Savona e Ventimiglia debbono sottostare al trattato di pace perpetua e di sottomissione feudale imposto da Genova. Il 8 giugno 1251 Ardizzone Judex e Fulco Curlo, consoli di Ventimiglia, firmano e giurano solennemente a Genova. Benché nei secoli che seguono, la città passi spesso nelle mani di altri Signori, alla fine essa tornerà sempre territorio della Repubblica genovese, e queste convenzioni rimarranno in vigore sino alla rivoluzione francese. Da notare come dalla parte genovese, come testimoni, ci siano altri due Giudice, o almeno presunti tali a fronte anche di altri atti dell'epoca: Bertolino Iudex e Barosino Iudex.

760.

1251, giugno 8, Genova

I comuni di Genova e di Ventimiglia stipulano una convenzione.

In nomine Domini amen. Hec sunt pacta et conventiones pacis et concordie firmata et tractata inter comune Ianue, ex una parte, et sindicos seu ambassiatores comunis et civitatis Vintimilii, ex altera. Im primis nos Fulcho Curlus et Ardicio iudex, nuncii et procuratores et sindici civitatis et comunis Vintimilii, nomine et vice dicti comunis et civitatis Vintimilii et pro ipso comuni, convenimus et promittimus vobis domino Menabovi de Turricella, civitatis Ianue potestati, stipulanti nomine civitatis et comunis Ianue, attendere et observare et attendi et observari facere a comuni et hominibus Vintimilii et districtus conventiones et pacta infrascripta, videlicet quod civitas et homines Vintimilii et districtus erunt de cetero ad mandata comunis Ianue, salvis his que inferius conceduntur per comune Ianue civitati et hominibus Vintimilii. Item quod castra et forcias Victimilii debet habere comune Ianue et tenere et ≶de> eis facere ≶ad> suam voluntatem et sua debent esse. Item quod habitationes et forcie quas fecerunt homines Victimilii a guerra citra dare debeant Victimilienses in forciam comunis Ianue et comune Ianue de eis faciat ad suam voluntatem, videlicet quod eas possit guarnire et disguarnire vel diruere. Item cabella salis de Victimilio cum toto proventu eiusdem cabelle debet esse comunis Ianue, ita quod in aliqua parte Victimilii vel districtus Victimilii non possit nec debeat esse cabella salis sine voluntate comunis Ianue et in ea cabella ponat comune Ianue officiales ad suam voluntatem. Item quod in aliqua parte civitatis Victimilii vel districtus sal non possit nec debeat exonerari nisi per comune Ianue et ad eius voluntatem et si contrafieret, comune Ianue possit punire contrafacientes. Item quod homines Victimilii et districtus teneantur facere pacem et guerram ad voluntatem comunis Ianue et ire in exercitibus et cavalcatis et armamentis lignorum comunis Ianue ad voluntatem ipsius comunis. Item quod homines Victimilii et districtus deveta facta et que fient per comune Ianue observabunt et observare teneantur secundum quod cives Ianue tenentur et tenebuntur. Item quod homines Victimilii et districtus teneantur navigare de Ianua in pelagus causa negociandi et Ianuam venire ad se expediendum et inde movendum in ligno quo debebunt navigare et solvere pro expedicamento teneantur sicut alii cives Ianue facient et solvent. Item quod cives Ianue et districtus tractabuntur et esse debeant in Victimilio et districtu sine aliquo gravamine novi usus vel prestationis aut dacite imposite vel imponende secundum quod erant et tractabantur ante guerram inceptam. Item quod homines Victimilii et districtus teneantur venire Ianuam ad faciendum rationem civibus Ianue et districtus de contractibus et conventionibus in Ianua celebratis inter Ianuenses et de districtu Ianue et Victimilienses et districtus vel si dictum sit vel deductum in conventione vel contractu quod Ian(uam) debeant conveniri aut eciam si in Ianua reperirentur, Victimilienses teneantur in Ianua respondere et pro rapina vel cursaria facta in homines Ianue vel districtus vel de amicicia Ianue teneantur homines Victimilii in Ianua respondere. Item quod homines Victimilii teneantur et debeant omni anno de cetero eligere et habere potestatem ad regimen civitatis Victimilii et iudicem et scribam seu scribas qui sint cives Ianue et habitatores Ianue et oriundi in Ianua vel a Cogoleto usque Devam ad expensas comunis Victimilii, ita quod ille qui fuerit potestas vel iudex seu scriba in Victimilio in uno anno non possit esse potestas vel iudex seu scriba ibi in sequenti anno. Item omni anno potestas et iudex Vintimilii cum duobus bonis hominibus civitatis Victimilii iurent, nomine comunis Victimilii, attendere precepta comunis Ianue, salvis supra et infra scriptis, quod comune Victimilii habebit et tenebit ratas et firmas cartas et obligationes, sententias et laudes celebratas et factas ante guerram inter homines Ianue et districtus et homines Victimilii et districtus. Item quod homines Victimilii et districtus, quando erunt in diversis mundi partibus, respondebunt et obedient consulibus Ianue qui erunt ibi et solvent mutua et collectas et exactiones que imponentur per consules Ianue in diversis mundi partibus constitutos sicut facient Ianuenses qui erunt in ipsis partibus. Item quod homines Victimilii vel districtus non receptabunt in civitate Victimilii vel districtu nec recipient aliquem forestatum vel forestatam seu forestatos sive forestatas pro comuni Ianue nec eis dabunt consilium vel auxilium, sed illos forestatos vel forestatas ad mandatum comunis Ianue expellent de civitate Victimilii et districtu vel eos capient et in forciam comunis Ianue conducent. Item quod universitas hominum Victimilii constituet sindicum legitime constitutum cum instrumento publici notarii seu sindicos qui omnia que in his pactis et conventione continentur confirmabit et ratificabit seu confirmabunt solempniter comuni Ianue. Versa vice, nos dominus Menabos de Turricella, civitatis Ianue potestas, decreto, auctoritate et beneplacito consiliariorum Ianue qui fuerunt ad ipsum consilium congregatum more solito per campanam et cornu et vocem preconis et hominum sex de qualibet compagna electorum ad brevia, quorum nomina infra scripta sunt, nomine et vice comunis Ianue et pro ipso comuni, convenimus et promittimus vobis supradictis procuratoribus et sindicis, stipulantibus nomine et vice comunis Victimilii, attendere et observare et attendi et observari facere a comuni Ianue conventiones et pacta infrascripta, videlicet quod comune Ianue salvabit et defendet et manutenebit pro posse suo homines Victimilii et districtus in personis et rebus. Item quod comune Ianue sustinebit et concedet quod comune Victimilii faciant capitula et ordinamenta sua et observet et iurisdict(ionem) eius non minuat, salvis que supra et infra scripta sunt. Item quod comune Ianue libere et pacifice dimittit et dimittet comuni Victimilii omnes introitus et redditus et proventus atque cabellas comunis Victimilii percipere et habere ad suam voluntatem, videlicet introitus et proventus et redditus et cabellas que erant ante ceptam guerram, ita quod novos usus vel novas exactiones non imponent, sed cabella salis comunis Ianue esse debeat, ut dictum est, salvo tamen et expressim dicto quod ex ipsis introitibus isto anno tempore regiminis nostri nichil habere debeatis, sed in futurum habere eos debeatis, transacto tempore regiminis nostri ex ipsis vero introitibus solvere teneamini precium sagittearum duarum quod fuit promissum per quosdam nobiles Ianue pro comuni secundum quod in duobus instrumentis inde factis continetur. Et promittimus, nomine dicti comunis Ianue, vobis, dicto nomine recipientibus, [quod fa]ciemus cassari hoc anno per emendatores electos et constitutos pro comuni capitulum quo continetur quod introitus dicti expendi debeant in operibus Victimilii. Item quod per comune Ianue collecta, mutuum seu aliqua dacita non imponetur hominibus Victimilii vel districtus aliqua occasione. Item quod comune Ianue non compellet homines Victimilii vel districtus venire Ianuam ad faciendum rationem alicui Ianuensi vel districtus Ianue vel etiam extraneo, nisi in contractu sit dictum quod in Ian(ua) debeat conveniri aut nisi contractus sit in Ianua celebratus vel nisi pro cursaria et raubaria, ut superius dictum est, vel nisi Victimilienses reperiantur in Ianua. Item concedimus vobis quod possitis habitare a domo que fuit Willelmi Saonensis inferius usque ad flumen, ita quod superiorem partem terre que est supra ipsam domum nullo modo habitare possitis, imo murus fieri debeat inter vicos et superiorem partem terre, ita quod superius ascendere non possitis. Predicta omnia et singula promiserunt dicti dominus potestas Ianue et sindici seu ambassiatores comunis Victimilii, dictis nominibus, adinvicem de cetero attendere et observare et attendi et observari facere a predictis comunibus sub pena decem milium marcharum argenti adinvicem stipulata et promissa et obligatione bonorum dictorum comunium, ratis manentibus supradictis. Nomina consiliariorum et illorum de compagnis qui fuerunt dicto consilio inferius continentur et sunt talia: Bonusvassallus Sardena, Grimaldus de Grimaldo, Fulcho Iacharias, Cigalinus Cigala, Iacobus Manens, Willelminus de Volta, Ogerius Pignolus, Obertinus Sardena, Bertholinus iudex, Taliaferrus Advocatus, Iohannes Calvus, Antonius Advocatus, Obertus Aurie, Rubeus de Turcha, Willelmus Ventus, Bonvassallus Finamor, Nicolaus de Vultabio, Petrus Advocatus, Symon Tornellus, Albertus Ventus, Andriolus de Turcha, Matheus Ceba, Guietus Spinula Baionus, Ansaldus Fallamonica, Matheus Pignolus, Enricus Cibo, Iacobus Ususmaris, Bonvassallus Ususmaris, Willelmus Pictavinus, Iacobus Berrominus, Lanfrancus Cigala, Bonifatius Piccamilium, Willelmus Ebriacus, Nic(olaus) Spinula, Castellanus de Savignono, Conradus Porcus, Willelmus Barcha, Bergognonus Ebriacus, Willelmus Sardena, Iohannes Iacharias, Willelmus Lecavela, Fulco Marçonus, Lanfrancus Bachemus, Iohannes Albericus, Iacobus Ventus, Bonifatius Albericus, Ottobonus Benzerrus, Ido de Murta, Embriacus de Castro, Enricus Artimonus, Paschalis Vicecomes, Andreas Domusculte, Lanfrancus Buca, Amicus Archantus, Ogerius Falconus, Willelmus Benzerrus, Nic(olosus) Vicecomes, Rubaldus Belmustus, Willelmus de Mari, Enricus Lecavela, Ido Stanconus, Willelmus de Aldone, Baiamons Barlaria, Iacobus Contardus, Willelmus Bucanigra, Iacobus de Murta, Amigetus Grillus, Buxola Maçalis, Nicolosus Silvagnus, Iacobus Ligaporcus, Iohannes de Turcha, Ansaldus de Ast, Iacobus de Gavio, Iohannes Speçapetra, Petrus Iavaldanus, Scalia de Antiochia, Lafrancus Ricius, Iohannes de Furno, Lanfrancus Dentutus, Iacobus Caenardus, Rogerius de Savignono, Guillelmus de Sancto Sylo, Iohannes de Maço, Opiço de Castro, Iacobus Richerius, Symon Picamilius, Iacobus Cibo, Willelmus Ricius, Ansaldus de Nigro, Nic(olaus) Comes, Willelmus Merlonis, Symon de Baldizono. Plura instrumenta unius tenoris debent inde fieri. Actum Ianue, in palacio Fornariorum, anno dominice nativitatis M°CC°LI°, indic(tione) VIII, die octavo iunii. Testes Bertholinus iudex, Barosinus iudex, Willelmus de Varagine et Nicol(aus) Spaerius.

(S.T.) Ego Iacobus Bonacursus, notarius sacri Imperii, ut supra exemplavi de cartulario scripto manu Enrici de Bisanne notarii ut in eo vidi et legi, nichil addito vel minuto quod mutet sensum vel variet intellectum, et in publicam formam redegi, mandato et auctoritate domini Guillelmi Bucanigre, capitanei populi Ianuen(sis), anno dominice nativitatis millesimo CC°LX°, indictione tercia, die XVII iunii, presentibus testibus Iacobo Isembardi, Opicino de Musso et Festa de Rivarolia, scribis, Enrico Drogo, Symone de Sancto Syro et Petro Dentuto.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/4, a cura di Sabina Dellacasa,
Genova 1998,
pagg. 344-349.

Sul trattato di pace fra Ventimiglia e Genova

20 ottobre 1251

Il 20 ottobre 1251 Ardizzone Iudex firma un altro documento, analogo al precedente. Per tutto il XII secolo i de' Giudici di Ventimiglia ed i de' Giudici di Genova sono investiti di cariche istituzionali e firmano accordi, giuramenti e documenti pubblici assieme ai Grimaldi, ai Lercario, ai Castro, ai Malocello, agli Embriaco, agli Spinola e agli onnipresenti D'Oria, il fior fiore della nobiltà genovese.

... ardizzone judex.

"Liber Jurium Januenses", Doc. DCCCXXIV

Sulla vendita di una casa in Ventimiglia

20 agosto 1252

Ardizzone Iudex compare fra i testimoni di un atto del 20 agosto 1252 per la vendita di una casa in Ventimiglia di proprietà di tal Imberto Curlo. Da notare che l'atto è rogato a Genova perché questo imponeva il trattato di pace e di sottomissione dopo la sconfitta del 1238. L'altro testimone è un certo Oberto Barbaxora anch'esso di Ventimiglia.

1039.

1252, agosto 20, Ventimiglia

Imbertus Curlo rilascia quietanza al comune di Genova, rappresentato da Bartolomeo Ferrario, di 10 lire, parte del prezzo di una casa posta in Ventimiglia, destinata alla canonica della città.

In nomine Domini amen. Confitetur Imbertus Curlus se habuisse et reccepisse a Bartholomeo Ferrario iudice, operario canonice Vinctimilii pro comuni Ianue, libras decem ianuinorum de precio domus sue posite in Vinctimilio et extimate per comune Ianue in qua debet fieri canonica Vinctimilii, abrenuncians exceptioni non numerate pecunie et omni exceptioni, promittens quod nullam requisicionem faciet contra comune Ianue occasione dictarum librarum decem sibi solutarum sub pena dupli stipulata et promissa et su<b> obligatione bonorum suorum. Actum in Vinctimilio, in domo Ottonis Bonembelle et fratrum, in qua habitat dictus Bartholomeus iudex, anno dominice nativitatis M°CC°LII, indictione VIIII, die XX augusti, inter nonam et vesperas. Testes Arditio Iudex et Obertus Barbaxora de Vinctimilio.

(S.T.) Ego Iohannes Fornarius, notarius sacri palacii, rogatus scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pag. 185.

Sulla vendita di una casa in Ventimiglia

20 agosto 1252

Ardizzone Iudex compare fra i testimoni di un atto del 20 agosto 1252 per la vendita di una casa in Ventimiglia di proprietà di tal Oberto Barbaxora. Da notare che l'atto è rogato a Genova perché questo imponeva il trattato di pace e di sottomissione dopo la sconfitta del 1238. L'altro testimone è un certo Oberto Barbaxora anch'esso di Ventimiglia.

1040.

1252, agosto 20, Ventimiglia

Oberto Barbaxora rilascia quietanza al comune di Genova, rappresentato da Bartolomeo Ferrario, di 5 lire, parte del prezzo di una casa posta in Ventimiglia, destinata alla canonica della città.

In nomine Domini amem. Confitetur Obertus Barbaxora se habuisse et recepisse a Bartholomeo Ferrario iudice, operario canonice Vinctimilii pro comuni Ianue, libras quinque ianuinorum de precio domus sue posite in Vinctimilio, extimate per comune Ianue, in qua debet fieri canonica Vinctimilii, abrenuncians exceptioni non numerate pecunie et omni exceptioni, promittens quod nullam requisitionem faciet contra comune Ianue occasione dictarum librarum quinque sibi solutarum sub pena dupli stipulata et promissa et sub obligatione bonorum suorum. Actum in Vinctimilio, in domo Ottonis Bonembelle et fratrum, in qua habitat dictus Bartholomeus iudex, anno dominice nativitatis M°CC°LII°, indictione VIIII, die XX augusti, inter nonam et vesperas. Testes Ardicio Iudex et Imbertus Curlus de Vinctimilio.

(S.T.) Ego Iohannes Fornarius, notarius sacri palacii, rogatus scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pag. 186.

Sulla vendita di una casa in Ventimiglia

20 agosto 1252

Ardizzone Iudex compare fra i testimoni di un atto del 20 agosto 1252 per la vendita di una casa in Ventimiglia di proprietà di tal Giovanni de Episcopo. Da notare che l'atto è rogato a Genova perché questo imponeva il trattato di pace e di sottomissione dopo la sconfitta del 1238. L'altro testimone è un certo Oberto Barbaxora anch'esso di Ventimiglia.

1041.

1252, agosto 20, Ventimiglia

Giovanni de Episcopo rilascia quietanza al comune di Genova, rappresentato da Bartolomeo Ferrario, di 10 lire, parte del prezzo di una casa posta in Ventimiglia, destinata alla canonica della città.

In nomine Domini amen. Confitetur Iohannes de Episcopo se habuisse et recepisse a Bartholomeo Ferrario iudice, operario canonice Vinctimilii pro comuni Ianue, libras decem ianuinorum de precio domus sue posite in Vinctimilio et extimate per comune Ianue in qua debet fieri canonica Victimilii, abrenuncians exceptioni non numerate pecunie et omni exceptioni, promittens quod nullam requisitionem faciet contra comune Ianue occasione librarum decem sibi solutarum sub pena dupli stipulata et promissa et sub obligatione bonorum suorum. Actum in Victimilio, in domo Ottonis Bonembelle et fratrum, in qua habitat dictus Bartholomeus iudex, anno dominice nativitatis M°CC°LII°, indictione VIIII, die XX augusti, inter nonam et vesperas. Testes Ardicio Iudex et Imbertus Curlus et Imbertus Barbaxora de Victimilio.

(S.T.) Ego Iohannes Fornarius, notarius sacri palacii, rogatus scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pag. 187.

Sulla vendita di una casa in Ventimiglia

20 agosto 1252

Ardizzone Iudex compare fra i testimoni di un atto del 20 agosto 1252 per la vendita di una casa in Ventimiglia di proprietà di tal Richelmo di Tenda. Da notare che l'atto è rogato a Genova perché questo imponeva il trattato di pace e di sottomissione dopo la sconfitta del 1238. L'altro testimone è un certo Oberto Barbaxora anch'esso di Ventimiglia.

1043.

1252, agosto 20, Ventimiglia

Richelmo di Tenda e Verdana, moglie di Giranni di Tenda, rilasciano quietanza al comune di Genova, rappresentato da Bartolomeo Ferrario, di 6 lire, 13 soldi e 8 denari, corrispondenti a due terzi del prezzo di una casa, posta in Ventimiglia, che essi possiedono in comune con Adalasia Calcia, destinata alla canonica della città.

In nomine Domini amen. Confitetur Richelmus de Tenda et Verdana, uxor Giranni de Tenda, se habuisse et recepisse a Bartholomeo Ferrario iudice, operario canonice Victimilii pro comuni Ianue, libras sex et soldos tredecim et denarios octo ianuinorum pro duabus partibus de precio unius domus posite in Victimilio et extimate per comune Ianue, in qua debet fieri canonica Victimilii, et quam predicti habebant pro indiviso cum Adalaxia Calcia, abrenuncians exceptioni non numerate pecunie et omni exceptioni, promittens quod nullam requisitionem facient contra comune Ianue occasione dictarum librarum sex et soldorum tredecim et denariorum octo sibi solutarum sub pena dupli stipulata et promissa et sub obligatione bonorum suorum. Actum in Vinctimilio, in domo Ottonis Bonembelle et fratrum, in qua habitat dictus Bartholomeus iudex, anno dominice nativitatis M°CC°LII°, indictione VIIII, die XX augusti, inter nonam et vesperas. Testes Ardicio Iudex, Obertus Barbaxora et Imbertus Curlus de Victimilio.

(S.T.) Ego Iohannes Fornarius, notarius sacri palacii, rogatus scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pag. 189.