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Regioni, città e paesi relativi alla famiglia o al ramo familiare qui trattato.

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Regione Liguria
OggiRegione LiguriaLa Liguria oggi
PreistoriaRegione LiguriaLa Liguria nella Preistoria
RomaniRegione LiguriaLa Liguria all'epoca dei Romani
MedioevoRegione LiguriaLa Liguria nell'Alto Medioevo
RepubblicaRegione LiguriaLa Repubblica di San Giorgio
SpagnaRegione LiguriaDagli Spagnoli a Napoleone
SavoiaRegione LiguriaLa Liguria sotto i Savoia
ModernaRegione LiguriaLa Liguria nell'era moderna
Ventimiglia (IM)
OggiVentimigliaVentimiglia oggi
RomanaVentimigliaEpoca romana
MedioevoVentimigliaDal Medioevo alla Repubblica di Genova
RegnoVentimigliaNapoleone e il Regno d'Italia
ModernaVentimigliaEpoca moderna

Regione Liguria

La Liguria oggi

Stemma della Regione Liguria
Stemma della Regione Liguria

Affacciata sul mar Ligure a sud e confinante con la Francia a ovest, con il Piemonte a nord-ovest, con l'Emilia-Romagna a nord-est e con la Toscana a est, la Liguria è suddivisa in quattro province: Genova, Imperia, La Spezia e Savona. Il capoluogo della regione è Genova. Il nome deriva dall'antico popolo dei liguri, la cui presenza è storicamente attestata sin dagli inizi del I millennio a.C.

Liguria
Liguria

La Liguria si estende per 5421 km² e ha una popolazione di 1.645.272 abitanti (1997). È quindi una fra le più piccole regioni d'Italia dato che solo la Valle d'Aosta e il Molise hanno una superficie minore. Tuttavia è anche una delle più densamente popolate, dato che ha una densità di 303 abitanti per km², ovvero una volta e mezza la media nazionale (191 abitanti per km²).

La Liguria ha confini fisici molto ben delineati dato che la regione è interamente chiusa tra il mare, a sud, e i rilievi delle Alpi Marittime e dell'Appennino ligure, a nord.

Regione Liguria

La Liguria nella Preistoria

Le testimonianze della presenza dell'uomo in Liguria sono da ricercarsi fin dalla preistoria. Presso il porto di Nizza, a Terra Amata, sono state ritrovate le tracce delle più antiche capanne costruite da cacciatori nomadi, circa 300.000 anni fa. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghiali, tartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionali, uri, uccelli vari. Vicino a Loano sono state trovate tracce dell'Uomo di Neandertal. Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili alla fine del Paleolitico Superiore. Nella grotta dei Balzi Rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l'Uomo di Cro-Magnon. Alle Arene Candide si trovano testimonianze del Neolitico e strati epigravettiani databili tra i 20.000 e i 18.700 anni fa, mentre nelle grotte lungo il torrente Pennavaira, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7.000 a.C.

A partire dal II millennio a.C., ovvero dal neolitico, si ha notizia della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale. Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno, spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso sud-est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici. Successivamente le migrazioni celtiche, che parlavano il leponzio o lepontico, come pure le colonizzazioni di fenici, greci e cartaginesi, hanno rimpiazzato i Liguri a partire dal IV secolo a.C.

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Regione Liguria

La Liguria all'epoca dei Romani

Con la prima guerra punica, ovvero nel II secolo a.C., i Liguri si divisero tra alleati di Cartagine e alleati di Roma. Fu quando i Romani conquistarono questo territorio, con l'aiuto dei loro federati Genuates, che prese il nome di “Liguria”, corrispondente alla IX Regio dell'Impero romano, la quale si estendeva dalle Alpi Marittime e Cozie, al Po, al Trebbia e al Magra. La descrizione della IX regio Italiae risale a Plinio (III, 5, 49): … patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passuum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est.

Questa regione era più ridotta rispetto all'originale area occupata dai Liguri in epoca preistorica. Probabilmente in questa provincia si conservava ancora l'ethnos ligure più puro, mentre in Lunigiana e nelle regioni transalpine le popolazioni si erano ormai mischiate con altre tribù. Infatti Ecateo di Mileto nel VI secolo a.C. ci tramanda che Monaco e Marsiglia erano città liguri e gli Elisici, popolo stanziato tra Rodano e Pirenei, erano un misto di Liguri e Iberi. Nel Trecento Dante, prendendo in considerazione soprattutto l'aspetto linguistico-dialettale, parlerà della Liguria come di una regione compresa tra il Trofeo di Augusto, Lerici e lo spartiacque alpino-appenninico. Nonostante ciò la consapevolezza di una unicità etnica antica più ampia sopravvive ancora a lungo.

Nel 180 a.C. i Romani, per poter disporre della Liguria nella loro conquista della Gallia, dovettero deportare 47.000 Liguri Apuani, irriducibili ribelli, confinandoli nell'area Sannitica compresa tra Avellino e Benevento.

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La Liguria nell'Alto Medioevo

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la regione venne inclusa nei regni romano-germanici d'Italia. Dopo la guerra gotica, l'intera penisola italiana venne riconquistata dall'Impero romano d'Oriente e nell'area che va dal mare all'Appennino venne istituita la provincia di Liguria, parte della Prefettura del pretorio d'Italia. Dopo la nascita del Regno longobardo, la regione perse i contatti con l'oltregiogo, restringendosi alla sua fascia costiera, quindi “obbligata” a rivolgersi verso il mare.

Nel 641 la provincia di Liguria fu conquistata dal re longobardo Rotari, autore dell'omonimo editto del 643, che istituì il Ducato di Liguria, con Genova. Successivamente, vi sorsero fondazioni monastiche provenienti dall'abbazia di Bobbio e si rianimarono i commerci con l'interno, creando le basi per lo sviluppo dell'agricoltura, con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi e dei terrazzamenti. Si aprirono nuove vie commerciali con la Pianura padana attraverso le future e varie vie commerciali e di comunicazione: olio, sale, spezie, legname, carne, ecc. Il porto di Genova divenne un porto franco, dove potevano attraccare tutte le navi.

Con i Franchi nel IX secolo la Liguria venne suddivisa in tre marche: la marca aleramica, la marca arduinica e la marca obertenga, che fecero in seguito parte della Marca marittima, nata con compiti di contenimento e vigilanza sull'alto Mar Tirreno contro i Saraceni.

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La Repubblica di San Giorgio

Il contatto, più spesso lo scontro, con i Saraceni fu per la Liguria e per Genova, le cui storie da ora in poi sono identificate, un evento ricchissimo di conseguenze. Certo, prima di tutto significò sangue e lacrime per le popolazioni, vittime di ripetute e terribili scorrerie ed abbandonate in prima linea. Tuttavia, con il confronto con gli arabi arrivò anche, e fu magistralmente acquisita dai genovesi, una nuova e straordinaria dimensione culturale, fatta di conoscenza, tecniche ed esperienze di navigazione e di commerci, contatti mercantili con il resto di un Mediterraneo che diventava improvvisamente piccolo, che proiettò in meno di un secolo la città dalla pigra e lontana periferia di un impero in crisi al centro delle vicende di una cristianità in espansione. Furono infatti le crociate che riconobbero di fatto a Genova il ruolo di protagonista marittima che l'accompagnerà nei secoli successivi.

Nasce così la Repubblica di San Giorgio. Questo evento porta i genovesi nel centro del mondo, dove sono decisivi nella conquista di Gerusalemme (Præpotens Genuensium præsidium), dove acquisiscono colonie e mercati e incassano ricchezze straordinarie. Dopo le vittorie della Meloria su Pisa e, successivamente, della Curzola su Venezia, il Mar Nero è un lago genovese, la Croce di San Giorgio domina sul Mar Mediterraneo, e il Banco di San Giorgio arriverà a gestire un patrimonio superiore a quello delle più importanti dinastie europee, che al Banco ricorreranno per avere credito ed appoggi.

Saldamente attestata sui valichi montani alle sue spalle e lungo le due Riviere ai suoi lati, tra Monaco e Portovenere, Genova dà al suo dominio di terra la forma della Regione che conosciamo oggi. Le sue colonie, i suoi contatti cosmopoliti, le sue rotte mercantili le danno quelle ricchezze e quelle competenze che rimarranno nella sua storia fino ad oggi. Le vicende storiche internazionali e la ricerca di nuovi sbocchi commerciali portano i genovesi fuori dai limiti casalinghi del Mediterraneo. Sono in Cina alla corte mongola, sono alle Canarie ed a Capo Verde, costeggiano l'Africa verso Sud: soprattutto sono in Spagna, da dove il più famoso di loro partirà per cercare una nuova rotta per le Indie e tornerà con la rotta per un Mondo Nuovo.

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Dagli Spagnoli a Napoleone

I rapporti fra Genova e la Penisola Iberica hanno una tradizione consolidata, che inizia con la liberazione di Tortosa dai Mori da parte dei genovesi, passa attraverso i rapporti con il Portogallo di Enrico, in particolare con la famiglia genovese Pessagno, e arriva a quello che viene definito “el siglo de los genoveses”; compreso il feroce conflitto che vide prevalere gli Aragonesi nel dominio del Mediterraneo Occidentale ed in Sardegna. Non è quindi un caso che Cristoforo Colombo fosse in Spagna, e non è un caso che i genovesi, più di un terzo dei quali aveva residenza in Spagna, da queste loro basi, da Siviglia in particolare, gestissero i ricchissimi traffici provenienti dai nuovi territori che gli spagnoli andavano conquistando.

Perduto il Mar Nero e le loro colonie nel Levante a causa dei Turchi, i genovesi capirono che era necessario spostare di 180° il loro asse commerciale, girare lo sguardo dall'oriente all'occidente come aveva fatto Colombo, sostituendo le ricchezze delle spezie con quelle dell'argento che, si diceva infatti, nascesse in America, splendesse a Siviglia ma venisse seppellito a Genova. Il simbolo di questo processo ha il nome di Andrea Doria, sorta di padre della patria genovese, uomo di fiducia di Carlo V, che giocando su questo ingente flusso economico, seppe dare alla Repubblica risorse economiche e strutture politiche che durarono fino a Napoleone Bonaparte. È in questo perdiodo che la famiglia Giudici/de Judicibus ha il massimo del suo splendore, ovvero fra il XII e il XV secolo. Già nel XVI secolo ormai di Giudici ne sono rimasti ben pochi e sarà alla fine di questo periodo, ovvero agli inizi del XVII secolo, che si forma il ramo portoghese dei de Judicibus, ovvero gli Júdice.

La Liguria nel XVI secolo
La Liguria nel XVI secolo

La Liguria, intanto, inadeguata a giocare una propria politica estera, vive inserita nell'orbita spagnola, gestendone di fatto le finanze per un lungo periodo: sostanzialmente finché c'è qualcosa da amministrare. Ma le ricchezze spagnole, come la sua potenza, vanno in esaurimento, e per l'impero iberico, sotto attacco l'inglese ed olandese, Genova diventa sempre più marginale. Così la tutela si allenta, la Repubblica Oligarchica si ritrova isolata, asfittica ed esclusa dai traffici importanti; tenterà una spedizione in Indonesia alla ricerca del proprio futuro, ma l'iniziativa verrà annientata dagli olandesi.

Nel Mediterraneo la presenza dei Barbareschi e l'incapacità di contrapporvisi efficacemente, la bassa redditività dei traffici rispetto a quelli oceanici, la povertà dei mercati partecipano a un quadro dove la presenza genovese è l'ombra del protagonismo di un tempo. In più, la Liguria deve fare i conti con gli appetiti dei francesi, ai quali è costretta a cedere la Corsica, e dei piemontesi, per i quali la Regione diventa sempre di più un irrinunciabile sbocco al mare.

La Repubblica di San Giorgio, incapace di rinnovarsi, trascorre malinconicamente gli ultimi tempi della propria storia a difendere la propria indipendenza dai Savoia, combattendo per brandelli della propria terra dai nomi altisonanti di marchesati e principati ma poveri e piccoli come fazzoletti. Poco significano gli scatti d'orgoglio che si consumano in episodi come quello di Balilla. Finché Napoleone ne formalizza la cancellazione, trasformandola prima in Repubblica Ligure, di fatto satellite francese, per poi annetterla tout court. Ironia della storia, a cancellare l'ultima delle Repubbliche Marinare italiane fu un suo figlio mancato; infatti la Corsica fu presa ai genovesi dai francesi un anno prima che il Napoleone vi nascesse francese anziché genovese.

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La Liguria sotto i Savoia

Quella che uscì dalle grandi bufere napoleoniche era un'Europa diversa, con nuovi protagonisti e senza spazi per Stati piccoli, deboli e non finalizzati agli interessi dei Grandi. Nonostante gli impegni presi e i disperati tentativi operati a Vienna dai pochi genovesi ammessi, la Repubblica inerme viene regalata ai Savoia, che la trasformano in Ducato aggregandola al Regno di Sardegna. Notiamo che la Liguria, a differenza di tutte le altre regioni italiane, non hai mai approvato l'annessione allo Stato sabaudo prima e al Regno d'Italia poi con plebisciti o altre forme di democrazia.

Chi volesse visitare i forti costruiti dai Savoia a “difesa” di Genova, potrà notare le cannoniere rivolte non verso l'esterno delle mura ma verso l'interno, verso la città. Comunque, dopo un primo periodo di profonde incomprensioni fra gli ex-nemici, culminato con gravi scontri urbani e la calata dei bersaglieri a Genova, le complementarità territoriali, sociali ed economiche danno i loro frutti, e le reciproche convenienze emergono evidenti a fondere liguri e piemontesi nella nascente prospettiva risorgimentale e in seguito nella visione unitaria. Notevole ed articolato il contributo della Liguria alla causa unitaria: solo i nomi più noti sono Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio. In seguito il Partito Socialista Italiano nascerà proprio a Genova.

Notevoli sono i vantaggi che la Liguria acquisisce nel processo, e solo il sogno della singola Genova città-stato sotto l'egida inglese, vagheggiato nella Superba a Vienna, li può mettere in discussione rispetto al pigro e decadente periodo di indipendenza repubblicana precedente. La realtà regala alla città il ruolo di “Manchester Italiana”, la sua Borsa è una delle più importanti d'Europa e il suo porto rinasce, specialmente dopo l'apertura del Canale di Suez. In questo periodo ormai la famiglia Giudici/de Judicibus si è praticamente estinta in Liguria, mentre è ancora forte e ben consolidato il ramo campano dei Del Giudice.

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Regione Liguria

La Liguria nell'era moderna

Il passaggio da Regno di Sardegna a Regno d'Italia si rivela un percorso molto difficile e complesso, al quale molte strutture neo-nazionali si rivelano inadeguate. Nelle mille problematiche amministrative e istituzionali qualcuno trova il tempo per sottrarre gli ultimi lembi di terreno alla Liguria per assegnarli al Piemonte, come se si fosse ancora nel settecento. Comunque la regione, Genova, in particolare, gode di una consistente presenza di imprenditori e di capitali esteri, inglesi prima, che fonderanno nel 1893 il Genoa, prima squadra di calcio italiana, e tedeschi poi che, combinata con le notevoli risorse proprie che la città si era costruita nel tempo, in qualche misura le danno una marcia in più rispetto ad altre zone del Paese.

Questo non la salva tuttavia dal pagare un alto tributo ai problemi del Paese con l'emigrazione, rivolta principalmente verso l'Argentina. La prima guerra mondiale porta alla Liguria, a Genova e La Spezia dove hanno sede le grandi industrie belliche pesanti, una opportunità economica molto consistente. Il dopoguerra e la profonda crisi che porta alla gestazione del fascismo non risparmia il capoluogo, che vede il suo patrimonio industriale cooptato dall'IRI, che sbarca pesantemente in città con il più grande progetto siderurgico nazionale, realizzato poi dopo la guerra. La struttura territoriale ed amministrativa della città è ormai inadeguata al peso della sua dimensione economica, e Genova si allarga inglobando nei propri confini amministrativi alcuni paesi limitrofi: il litorale urbano è ora lungo 35 km e la città cresce all'ombra delle Partecipazioni Statali.

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Ventimiglia

Ventimiglia oggi

Stemma del Comune di Ventimiglia
Stemma del Comune di Ventimiglia

La città di Ventimiglia si trova in Liguria, in provincia di Imperia, praticamente ai confini con la Francia. È un centro turistico e commerciale con poco più di 26.000 abitanti, divisa in due alla foce del fiume Roja. L'antica Ventimiglia è oggi chiamata «Ventimiglia Alta», in contrasto con la parte bassa della città, più moderna.

Panorama di Ventimiglia
Panorama di Ventimiglia

Comune più occidentale della regione, terzo della provincia e ottavo della regione per numero di abitanti, similmente ad altre località della Liguria, durante il periodo estivo la popolazione della città aumenta considerevolmente, a causa del massiccio flusso turistico proveniente, per lo più, dal Piemonte e dalla Lombardia. Il turismo e il commercio rendono Ventimiglia la città più movimentata della provincia dal punto di vista degli afflussi ferroviari, stradali e autostradali. La città di Ventimiglia, alla quale spesso ci si riferisce come “la Porta Occidentale d'Italia”, “la Città di Confine” o “la Porta Fiorita d'Italia”, così come tutta la conurbazione Ventimigliese, intrattiene forti rapporti economico-sociali con la vicina Costa Azzurra, come testimoniato dai dati relativi al pendolarismo, tanto da esserne di fatto parte dal punto di vista prettamente geografico.

Il toponimo Ventimiglia deriva probabilmente dalla parola ligure Albom “città capoluogo” e dal genitivo plurale del nome etnico Intemeliom, quindi “città capoluogo dei Liguri Intemeli”. Le due parole, attraverso la forma latinizzata Album Intimilium, attestata per esempio in Plinio il Vecchio, si fusero poi in Albintimilium, con una crasi analoga a quella verificatasi per Albingaunum, l'odierna città di Albenga. In seguito alla deglutinazione di al- iniziale e al conseguente passaggio b>v si giunse a una forma Vintimilium, interpretata poi per etimologia popolare come Vigintimilium, che nel medioevo divenne infine Vintimilia. In epoca recente, a causa della toponomastica poco accurata di certi cartelli stradali, che ne abbreviavano arbitrariamente il nome in “XXmiglia”, si è diffusa l'erronea credenza che il nome della città derivasse da una distanza stradale, anche perché effettivamente, per una curiosa coincidenza, l'abitato di Ventimiglia dista circa 20 miglia nautiche dalla vicina città francese di Nizza, alla cui contea Ventimiglia è stata storicamente legata. Tuttavia tale teoria popolare sull'origine del nome non ha alcun fondamento storico.

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Ventimiglia

Epoca romana

Secondo alcune fonti storiche il primitivo insediamento fu fondato dalla tribù dei Liguri Intemeli in età preistorica sull'altura di Colla Sgarba nella valle del torrente Nervia. Nel II secolo a.C. il villaggio fu conquistato dall'esercito dell'Impero romano, che rinominerà l'insediamento in Albium Intimilium, in seguito Albintimilium, riedificando una nuova città cinta da mura presso la foce del Nervia.

Nel 49 a.C., durante la dominazione romana, la città ospitò Cesare, diretto in Spagna; qui risiedette da un certo Domizio, suo sostenitore. Ciò suscitò l'indignazione dei Pompeiani: Domizio venne poco dopo fatto uccidere per mano di un certo Bellieno, servo di Demetrio, quest'ultimo comandante del presidio militare romano dell'odierna Ventimiglia. La popolazione, per la maggior parte fedele a Cesare, secondo quanto scrive Celio, il corrispondente di Cicerone, insorse allora contro il presidio, prendendo il sopravvento sulle poche guardie romane, e lo stesso Celio racconta di come dovette intervenire con un piccolo esercito per sedare la rivolta tra soldati e popolo. Il fatto storico è testimoniato dal motto che tutt'oggi è inscritto nello stemma comunale: Civitas ad arma iit: “la popolazione corse alle armi”.

Ventimiglia restò sempre fedele a Roma, e tale riconoscenza fu premiata dallo stesso Cesare quando la riconobbe municipium dell'impero, favorendo così prosperità ed espansione. Nel 68 subì un saccheggio causato dallo scompiglio dei pretendenti al trono che si creò dopo la morte dell'imperatore Nerone. Negli scontri in un podere di Ventimiglia fu assassinata la nobile Giulia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, che partecipò ai funerali e riparò ai danni subiti dai saccheggi stanziando appositi contributi verso la città intemelia.

I confini cittadini nel frattempo si espansero notevolmente, arrivando fino a Villa Matutiæ (l'odierna Sanremo) ad est e a Mentone verso ovest, sfruttando il percorso della via Julia Augusta realizzata da Ottaviano Augusto. La città intemelia subì diversi e notevoli cambiamenti urbanistici, grazie a una completa rivisitazione degli architetti e ingegneri di Roma che crearono nuove piazze, ville e case, acquedotti, fontane, bagni termali, un foro pubblico e un teatro.

La nuova urbanizzazione richiamava il classico stile di progettazione romano, usando una tecnica rettilinea ed ortogonale: il nuovo centro urbano, molto diverso dalla preesistente città vecchia dei Liguri sulle alture di Colla Sgarba, si estendeva lungo due vie principali — il Cardo e il Decumano — che si intersecavano ad angolo retto con altre vie minori dette vici o subvici.

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Ventimiglia

Dal Medioevo alla Repubblica di Genova

Dopo l'invasione dal re longobardo Rotari nel 644, gli abitanti nel periodo medievale abbandonarono l'antica città romana e si rifugiarono alla destra del fiume Roia, dove edificarono la nuova città col nome di Vintimilia. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la città entrerà a far parte dei domìni di Carlo Magno dal 744 e, successivamente, diventerà una contea dipendente dalla Marca di Torino, di cui si hanno le prime notizie nel 962.

In età feudale si dichiarò libero Comune, divenendo dominio dei Conti locali — detti appunto di Lascaris di Ventimiglia —; essi dominarono diversi borghi e villaggi della Riviera di ponente, scontrandosi più volte con le altre signorie locali ma soprattutto con la Repubblica di Genova. Quest'ultima, dopo aver conquistato l'intera riviera di levante e parte del ponente ligure, si spinse sempre più verso Ventimiglia, dando il via, nel XIII secolo, ad un vero e proprio assedio.

Da notare come i de Judicibus di Ventimiglia ebbero diversi legami con i Conti di Ventimiglia così come Dujam de Judicibus, a Spalato, era figlio di una Lucaris del luogo. Indizi di una tradizione orale della famiglia che ci vede legati all'Impero Bizantino, legame che coinvolge anche i de Judicibus della Valtellina, originari dell'eclave bizantina dell'Isola Comacina.

Nel 1221 Genova affidò il compito al comandante genovese Lotaringo di Martinengo di far cadere la città degli Intemeli e quindi sottometterla al volere della Repubblica. Dopo una lunga e aspra lotta, nella quale la città subì continui bombardamenti dalle alture di San Giacomo, Maure e Siestro e l'impaludamento del porto-canale alla foce del Roia, Ventimiglia fu conquistata, diventando per la Repubblica un'importante base strategica fortificata di frontiera.

La città nei secoli a seguire fu però sempre contesa da altre signorie locali, nonostante fosse oramai compresa nei territori genovesi, e diversi furono i pretendenti, quali i Grimaldi, gli Angioini, i Visconti, i Savoia, gli Sforza e anche dalla Francia; dal 1505 diverrà definitivamente dominio genovese, subendone le sorti e le glorie.

Nel 1514 la Repubblica cedette la sovranità su Ventimiglia alla Casa di San Giorgio. Poiché, tuttavia, l'amministrazione dei possedimenti territoriali si era rivelata antieconomica, la Casa di San Giorgio restituì alla Repubblica tutti i territori che le rimanevano in sovranità, fra cui Ventimiglia, nel 1562.

Riquadro di una mappa della Liguria Occidentale del XVII secolo
Riquadro di una mappa della Liguria Occidentale del XVII secolo

Giovanni Antonio Magini
«Il primo atlante esclusivamente dedicato all’Italia»
Bologna, a spese dell’autore, 1620

La Repubblica in seguito la nominò a sede del locale e omonimo capitaneato, alla quale furono sottoposti villaggi, borghi e comuni vicini. Nel XVII secolo ottenne da Genova una propria autonomia economica e fiscale soprattutto per le continue lamentele della popolazione che, secondo fonti dell'epoca, manifestò più il proprio disaccordo agli stessi nobili locali.

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Ventimiglia

Napoleone e il Regno d'Italia

Ventimiglia seguì successivamente le sorti di Genova, patendo anch'essa la dominazione austriaca del 1747 e l'invasione francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Fu proprio durante la nuova dominazione d'oltralpe che la comunità di Ventimiglia si costituì in municipalità della neo costituita Repubblica Ligure, nel Dipartimento delle Palme con capoluogo Sanremo.

Mappa di Ventimiglia, regione dei Balzi Rossi, 1923
Mappa di Ventimiglia, regione dei Balzi Rossi, 1923

Amministrativamente fece quindi parte del IX cantone di Ventimiglia nella Giurisdizione delle Palme e dal 1803 centro principale del X cantone delle Palme nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento delle Alpi Marittime. Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814 dopo la caduta di Napoleone, sottoposta al Contado di Nizza, mentre al 12 agosto 1820 risale la ratificazione dei nuovi confini comunali tra i due municipi di Airole e Ventimiglia. Dal 1861 fu annesso al Regno d'Italia. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel VIII mandamento di Ventimiglia del circondario di Sanremo facente parte della provincia di Nizza, poi diventata provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, di Imperia.

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Ventimiglia

Epoca moderna

Nel 1945, sul finire della seconda guerra mondiale, fu occupata dalla Francia, poi passò nuovamente sotto controllo dell'Italia.

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