Data di nascita

1849

Periodo di riferimento

1849-1926

Data della morte

1926
  GSF 7

Cosa si sa

Orazio Giliberti nasce a Solofra nel 1849 da Gabriele e Maria Giuseppa Scarano. Ultimo di cinque figli: Antonietta, Filippo, Michele, Rosa Annina e Orazio. Quando muore il padre, eredita il titolo di barone. Nel 1880 Orazio sposa Teresa Papa, nata il 26 ottobre 1857. La coppia ha avuto i seguenti figli:

  • Alfonsina (❀1883-1973✟),
  • Ottavia (❀1885-1975✟),
  • Tecla (❀1887-1948✟),
  • Evelina (❀1889-1972✟),
  • Giuseppina (❀1891-1977✟),
  • Maria (❀1893-1926✟),
  • Gabriele (❀1894-1977✟),
  • Antonio (❀1896-1930✟),
  • Filippo (❀1902-1995✟).

Muore nel 1926, ben prima della moglie, Teresa, che morirà nel marzo 1942.

La vita

Si racconta in famiglia di presunte persecuzioni liberali verso la famiglia Giliberti, che sarebbe stata accusata di essere stata tanto fedele ai Borboni di Napoli al punto di partecipare a trame eversive contro il nuovo regno sabaudo. Per questo motivo, Orazio e il fratello Soccorso, sembra abbiano incontrato serie difficoltà a continuare gli studi superiori nelle scuole del Regno sabaudo. Fosse realmente così, o per una ripicca politico dinastica della famiglia, i due giovanotti continuano gli studi in casa, in forma privata, sotto la guida dello zio teologo Filippo. Orazio deve poi contentarsi di un impiego presso le ferrovie come capostazione di Santa Maria Capua Vetere.


Di famiglie aristocratiche rimaste a lungo fedeli ai Borboni, a Napoli ed in Campania ve ne furono moltissime, ma una vera e propria persecuzione politica da parte dei Savoia, sembra non vi sia stata; si ebbe invece una dura repressione delle numerose congiure pro-Borboni che si svilupparono in concomitanza con la vera e propria guerra partigiana che esplose dopo l'Unità e che durò oltre cinque anni. Molti nobili, grandi proprietari terrieri, volenti o nolenti perché costretti da circostanze locali, appoggiarono finanziariamente e strumentalmente il cosiddetto brigantaggio meridionale; quando colti in flagrante o denunciati, subirono la crudele repressione delle truppe del generale Cialdini. Una delle punizioni più frequenti per le famiglie nobili sospettate di fronda verso il nuovo sovrano, era la perdita dei diritti nobiliari ed il sequestro delle proprietà feudali, anche se di antica o antichissima acquisizione.

Probabilmente non è un caso che proprio in questo periodo i borghesi Garzilli di Solofra entrino in possesso del grande palazzo della famiglia Giliberti (tuttora esistente) e di altre loro proprietà; poiché in famiglia non si accenna a sequestri, probabilmente il tutto è stato più o meno regolarmente, venduto. L'atteggiamento tenuto dalla famiglia Garzilli durante gli eventi risorgimentali (un Pietro Garzilli era stato fucilato dalle truppe borboniche per aver capeggiato in Sicilia una delle tante rivolte preunitarie), produce il suo infeudamento baronale da parte dei Savoia. Stranamente, dai documenti risulta che la loro insegna, nel periodo sabaudo, è la stessa dei baroni Giliberti di Solofra, signori di Sanseverino e della Saponara; apparentemente, è come se i Garzilli siano stati in tutto e per tutto sostituiti ai precedenti baroni di Solofra, insegne comprese!

Danilo de Judicibus,
«Memorie Storico Genealogiche dell'Antichissima e Nobile Famiglia Giliberti»,
Stese, ordinate ed integrate da Danilo de Judicibus su notizie prevalentemente raccolte da Filippo Giliberti,
Roma, Inverno 1995, rev. Autunno ’97