Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1456-1473

Data della morte

?
  Fregelle

          

Cosa si sa

Tommaso de Iudicibus da Pontecorvo è vicario generale dell'Abbazia di Montecassino come risulta da alcuni atti del 1456 rogati dal notaio Nicola Perrono.

1456, febbraio 6, ind. IV.,
a. I, Callisto III, S. Germano.
Ad istanza del nobile uomo Luigi d'Ossona da Milano, procuratore del perpetuo commendatario di Montecassino, Ludovico patriarca di aquileia, don Tommaso dei Giudici (de Iudicibus) da Pontecorvo, dottore in legge e vicario generale cassinese per la parte spirituale e temporale, sedente « pro tribunali », fa trarre copia autentica dell'atto con cui Goffredo duca di Gaeta e conte di Pontecorvo, nel 1076, febbraio, donava a Montecassino, retto dall'abate Desiderio, le chiese di Sant'Erasmo di Mola e di S. Pietro della Foresta, con i loro beni (aula III, caps. XII, n.9; cf. Regesti, II, p.88).
Giudice: Nicola Benedetto da S. Germano.
Notaio: Nicola Perrono da S. Germano. (ST)

Ministero dell'Interno
Pubblicazioni degli Archivi di Stato
LXXIX
Abbazia di Montecassino
«I Regesti dell'Archivio»
Volume Ottavo
a cura di Tommaso Leccisotti
Roma, 1973
pag. 186

1456, settembre 9, ind. V.,
a. II, Callisto III, S. Germano.
A richiesta del diacono Giovanni Bertolotti da Torremaggiore, beneficiato di S. Eustachio in Pantasia, viene estratta copia autentica dei due documenti redatti dal regio archivista Bernardo de Raymo (supra, a. 1456).
Vicario generale: Tommaso de Iudicibus da Pontecorvo.
Giudice: notar Marco Perrono.
Notaio: Nicola Perrono. (ST)

Ibidem, pagg. 87-88


Tommaso de Judicibus di Fregelle, vicario nelle cose spirituali di Rodrigo Borgia — che in seguito diventerà papa Alessandro VI — accompagna nel mese di ottobre del 1473 il suddetto alla Badia di Montecassino, dove Rodrigo consacrerà diacono Giovanni d'Aragona, il figlio di Ferdinando I, re di Napoli.

…[omissis]… Al destro lato de' due personaggi incedeva, grave della persona, indossando toga, un Barnaba nobile uomo, prefetto di giustizia in tutta la Badia, e, come quegli che si teneva punitore di delitti, nuda spada teneva nella destra; al manco lato poi era Tommaso de Judicibus Fregellano, vicario nelle cose spirituali. …[omissis]…

D. Luigi Tosti,
benedettino cassinese,
«Storia della Badia di Montecassino»,
Volume III,
Roma, L. Pasqualucci, Editore, 1889,
pag. 157

La cronaca della visita (1473)

Questa è la cronaca della visita alla Badia di Montecassino che Rodrigo Borgia fece nel mese di ottobre del 1473 e dove, dopo aver cantato messa, consacrò diacono Giovanni d'Aragona, il figlio di Ferdinando I, re di Napoli.

[1473] Era il mese di febbraio e toccò ai vassalli un'altra visita dell'abate, ma questa volta non fu solo, venne seco il padre Ferrante ed i donativi si raddoppiarono. Lautissimo banchetto aspettava il re ed il figlio abate in San Germano, durante il quale, l'università del paese presentò Ferdinando di un bel vasellame di argento a maraviglia lavorato, e furono anche legati per parte di tutte le terre che recarono in dono agli augusti venuti un vaso ed una patera di argento di squisito lavorio, aventi la superficie di aurei rilievi bellamente ornati. Poi solennemente sul monistero Aragona celebrò il dì di san Benedetto : di amministrati negozii non trovo alcuno, se non quello di ampliare non so qual peschiera appo il suo palagio in San Germano per conservare le trote; ed al solito Giovanni se ne andò in Napoli.
Tornava nel mese di ottobre alla Badia, e del suo arrivo io mi terrò per le lunghe, perchè chi mi legge conosca i tempi ed i costumi di quell'età. Quel Rodrigo Borgia, già cardinale e vice cancelliere della santa Sede, che poi fu papa col nome di Alessandro VI, accompagnava il giovine abate, che toccava appena il diciottesimo anno di sua età. Ben venti due vescovi eransi messi a seguire il commendatario d'Aragona, e una turba di baroni de' quali non soffrì mai penuria il paese napolitano, e cinquecento cavalieri formavano il badiale corteo. Venivano alla Badia. Corrieri l'un dopo l'altro prenunziavano a Ludovico de Borzis, amministratore dell'amministrata Badia, stanziante in San Germano, e già creato vescovo di Aquila, l'avvicinare di quel formidabile convoglio ; e, quando soppesi di poche miglia distare, il de Borzis si compose a festa, ingioiellata mitera adattò al capo, in isplendide vesti pontifìcali si ravvolse; tutta la cheresia, e i maggiorenti della città lo stesso fecero, e, gravemente procedenti, presero le mosse fuori la città, e ad un tempietto di Santa Maria detta della Strada riposarono, aspettando quell'illustre vegnente.
Giunto Borgia ed Aragona, vi furono inchini, baciamani, e poi così gli aspettanti e i venuti si annodarono in bella ordinanza. Precedeva tutti una frotta di contadini, che addestravano ben cento bestie tra cavalli e muli portanti le masserizie Borgiane e Aragonesi, con sopra coperture di seriche stoffe. A questi teneva dietro una mano di soldati bene affilati, che davano nelle trombe, e alle spalle seguiva una squadra di duecento cavalieri con in mano sguainate spade: ricco n'era il vestire, e ricca la bardatura. Veniva poscia tutto il presbiterale collegio: maestosa vista faceva. Are portatili con sopra reliquie di santi su gli omeri clericali vedevansi, alle quali ad ora ad ora grave appressavasi il sacro ministro, che incenso e peregrini aromi vi poneva, che in odorosa nube di fumo scioglievansi: ordinati intorno a queste are andavano i preti, e con grave melodia cantavano inni e salmi. Poi i ventidue vescovi mitrati cavalcavano bianche rozze, ai fianchi delle quali purpuree gualdrappe, di peculiari stemini trapunte, in aurei fiocchi finivano. Tenevano nella destra gli argentei bacoli che andavano in acconcio sito nella staffa ad imbroccare, e discorrenti tra loro, bellamente andavano. Buon tratto di via sgombero rimaneva, come per rispetto de' due vegnenti Giovanni e Rodrigo, uno di prelatizie vestimenta di oro trapunte ed ingemmate rivestito, ricoperta la testa di verde cappello, che gli mandava quindi e quinci sul petto varii ordini di fiocchi, l'altro in cappa di porpora s'avvolgea, e di porpora era il cappello di che si copriva. Ambi a pari passo su bianche mule andavano, e un pallio di finissimo broccato retto da quattro maggiorenti della città per aste aurate, sul capo di Borgia e di Aragona in aria campava.
Al destro lato de' due personaggi incedeva, grave della persona, indossando toga, un Barnaba nobile uomo, prefetto di giustizia in tutta la Badia, e, come quegli che si teneva punitore di delitti, nuda spada teneva nella destra; al manco lato poi era Tommaso de Judicibus Fregellano, vicario nelle cose spirituali. Ultimi venivano i baroni, e tutta la compagnia tre squadre di cavalieri chiudevano. Facile è lo immaginare la pressa del popolo, e lo accorrere dalle vicine terre, che strano e splendido spettacolo si era quello. Per la porta del Rapido entrava la compagnia, in Chiesa recavasi, poi nel badial palagio toglieva stanza, e per la città sparsesi la turba de' baroni, e a questo e a quel cittadino si appigliavano per averne ospizio. Sorto il giorno, si mossero i venuti, e a nuova ordinanza ponevansi per salire al monistero, ove i monaci, non iscomodati di sorta, aspettavano quell'orrevole ma formidabile appulso di cardinale e abate, e di tutti quei magnati. Giunto al cenobio Rodrigo Borgia, cantò messa solenne all'ara massima della Basilica, durante la quale sacrò diacono Giovanni d'Aragona. Ecco la cagione della venuta del commendatario.

D. Luigi Tosti,
benedettino cassinese,
«Storia della Badia di Montecassino»,
Volume III,
Roma, L. Pasqualucci, Editore, 1889,
pagg. 155-157

Fregellæ

Fregellæ era una città al confine fra il territorio dei Volsci e quello degli Aurunci, alla sinistra del Liri, di cui formava un'importante testa di ponte. Fu distrutta dal pretore Lucio Opimio nel 125 a.C. e da allora non risorse più. Si pensa che sorgesse al 69° miglio della via Latina, su una piccola collina detta l'Opio (Oppidum) a Sud-Ovest dell'odierna Ceprano.

Secondo alcuni storici moderni, probabilmente è proprio a Ceprano che fanno riferimento le antiche carte quando qualificano come fregellano un certo personaggio, dato che anticamente questa città era detta Fregellanum. Altri invece sostengono che potrebbe trattarsi dell'odierna Pontecorvo. In effetti la città di Pontecorvo reca sui vessilli e sugli stemmi cittadini l'acronimo S.P.Q.F., ossia Senatus Popolusque Fregellanus.

[N.d.A.] Il fatto che il vicario dell'Abbazia di Montecassino Tommaso de Iudicibus venga detto negli atti del 1456 “di Pontecorvo” e nella cronaca della visita del 1473 “Fregellano” farebbe propendere per questa seconda ipotesi.

Corso del fiume Liri da Ceprano a Pontecorvo
Corso del fiume Liri da Ceprano a Pontecorvo

Alcuni storici posizionano Fregellæ nel territorio a nord-ovest del Lago di San Giovanni Incarico, dove c'è il Parco Archeologico di Fregellæ, altri affermano che lì si trovi solo il Diversorium Fregellanum, un borgo fondato dai fregellesi scampati alla distruzione della città da parte dei romani, e che la vera Fregellæ si trovi dove oggi è sita Pontecorvo.