Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1617

Data della morte

𝒶.1657

          

Cosa si sa

Salvatore de Judicibus nasce a San Lorenzo, l'attuale Amaseno. Non conosciamo i nomi dei genitori. Sposa il 24 gennaio 1617, nella Chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista di Ceccano, Divitia Poti, figlia di Fabio. La coppia ha avuto i seguenti figli:

  • Federico (❀1621-1697✟),
  • Anna (❀1623-1681✟),
  • Stefano (❀1626-16??✟),
  • Vittoria (❀1630-16??✟),
  • Gregorio (❀1633-1697✟).

Muore probabilmente nel 1656, comunque prima del 17 gennaio 1657, quando la vedova stabilisce esequie e sepoltura per il marito.

La vita

Salvatore de Judicibus è Capitano dei Principi Colonna di Paliano e Viceconte di Ceccano.

Il 24 gennaio 1617, nella Chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista di Ceccano sposa Donna Divitia Poti, figlia del Nobil Uomo Fabio. Per il bacio, Salvatore attribuisce alla sua sposa ben cinquanta scudi d'oro.

Archivio della Collegiata di San Giovanni Battista in Ceccano,
Liber Matrimoniorum, carte 82.

Con atto notarile del 27 gennaio 1617, il Nobil Uomo Fabio Poti sancisce in mille scudi romani la dote della figlia.

Archivio di Stato di Frosinone,
Archivio Notarile di Ceccano,
Atti del Notaio Ambrogio Ambrosi,
Fald. 49, Prot. 134, f. 82, r et v.

Il Capitano Salvatore svolge una intensa attività pubblica come Viceconte di Ceccano, nominato il 1° settembre 1615 dal Principe Filippo I Colonna e, successivamente, come membro del Consiglio della Comunità. Negli anni 1633-1634 e 1636, Salvatore presiedeva il Consiglio in qualità di “Luogotenente” del Viceconte e in tale veste firmava il verbale delle sedute con la formula in latino “Salvator pro V. Comes” o con il nome e cognome in italiano “Salvatore de Giudici”.

Archivio Comunale di Ceccano,
Libri dei Consigli,
Pre. 2/7, f 184r, 189v, 261v e 262r;
Pre 2/5, f 133v.

Negli anni 1623 e 1638 egli è membro autorevole nella trattativa per la costruzione del Convento dei Frati Minori Conventuali attiguo alla Chiesa di San Sebastiano. Il 6 gennaio 1623 la Comunità di Ceccano provvede alla nomina di un Camerlengo che conservi tutte le entrate della Chiesa di San Sebastiano e le offerte, da utilizzare per la costruzione del Convento.

Carlo Cristofanilli,
«Storia della Chiesa di San Sebastiano di Ceccano»,
Amministrazione Comunale di Ceccano,
Assessorato alla Cultura, 1996, pagg. 67-68

Il 30 giugno 1638, dinnanzi al Notaio Ambrogio Ambrosi, la Comunità di Ceccano e i Frati Minori Francescani stipulano una Convenzione per la Chiesa ed il Convento di San Sebastiano. Primo rappresentante della Comunità è «Ill.mus D. Capitaneus Salvator de Iudicibus».

Ibidem, pagg. 69-70

Per quanto riguarda i suoi affari familiari, Salvatore procede a vari acquisti di terreni dopo il matrimonio, di cui abbiamo memoria negli atti notarili di quegli anni.

Il 17 gennaio 1657, Donna Divitia Poti, vedova del Capitano Salvatore Giudici con suo testamento stabilisce come suo luogo di sepoltura la Cappella di San Carlo Borromeo all'interno della Chiesa Arcipretale di San Giovanni e per il suo funerale l'Ufficio doppio e la Messa Cantata. Nello stesso tempo, attribuisce al figliolo Gregorio affinché egli possa accedere agli Ordini Sacri, la somma di Scudi trecento, in stabili minuziosamente specificati:

À D. Gregorio suo figliolo leg.mo, e naturale, la terza parte d'una Casetta, che sta fuori della Terra di Ceccano nella c.ta dove si dice Le noci durante, vicino gli altri beni d'essa testatrice; Lascia al d.o D. Gregorio suo figlio come sopra, acciò arriva agl'ordini Sacri in tanti stabbili scudi trecento, e con li detti stabbili s'intendano specificati e nominati primieram.te l'Arboreto d'essa Testatrice, che stà posto nel Terr. Di Ceccano nella c.ta detta La Fontana Vecchia di cap.tà circa sei tommoli, vicino li beni delli Sig.ri Angeletti, la strada pub. da tre lati et altri fini. La Casa, dove abitava, e stava il q.m m.r Fabio Poti Padre d'essa d. Testatrice, con patto, che esso D. Gregorio sia tenuto, et obligato annualmente consegnare ad un Sacerdote da messa tom. Mezzo di grano, quale sii obligato celebrare tante messe per l'Anima d'essa Testatrice, sino a tanto che non avvivarà esso D. Gregorio alla Santa Messa, e doppo, ch'esso sarà arrivato a cantare la Messa

Stefano Gizzi,
«Don Gregorio de Giudici»
«Cantore e Maestro della Cappella Pontificia nella Seconda Metà del XVII Secolo»
Editrice Frusinate srl, Frosinone. ottobre 2012
pagg. 11-15