Data di nascita

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Periodo di riferimento

1270

Data della morte

-

Cosa si sa

Riporta il Rostan:

Le terre rimaste a Genova vennero integrate nel distretto della Riviera di Ponente, che mutò nome e confini nel corso dei secoli. L'acquisto provenzale, invece, ebbe fisionomia a sè e costituì il Bailaggio della «Contea di Ventimiglia e Val Lantosca», con capoluogo Sospello. …[omissis]… Circa le fazioni, nel Bailaggio esse scomparvero: qui non più lotte, ma un partito solo, o meglio, una sola volontà quella del sovrano. Tenda, in opposizione alla guelfa Provenza, fu ghibellina. E ghibellini perché, stante la loro posizione, naturalmente chiamati alla difesa della Repubblica, furono gli altri Comuni delle valli del Nervia e Argentina. Solo in Ventimiglia, città a vita complessa, le due fazioni, trasformazione dei vecchi partiti, continuarono a fronteggiarsi. Qui il partito dei Saonese-Curlo, che s'era sempre appoggiato all'Imperatore, si disse ghibellino, e quello dei De Giudici guelfo.

Ma la nuova situazione ne modificò le aspirazioni i Saonese-Curlo, da antigenovesi si trovarono ad essere, come i ghibellini delle vallate, antiprovenzali e difensori delle Repubblica; i De Giudici invece, da filo-genovesi, propugnatori del passaggio di tutta la Contea alla Provenza, e ciò in contrasto con gli stessi guelfi della capitale. Questo loro atteggiamento separatista non era dovuto certamente al solo desiderio di ottenere il potere in perpetuo, ma anche, crediamo, a quello di inquadrare la libera strada di Tenda, allora per la prima volta tagliata, nello stato provenzale-piemontese di Carlo d'Angiò.

Tali tendenze, separatista dei De Giudici e lealista dei Saonese-Curlo, provocarono per la Repubblica e per le stesse fazioni, una particolare e intricata politica di frontiera, politica che si concretò, come vedremo, con il sorgere sulla periferia di Ventimiglia, di due nuove Signorie: quella ghibellina di Dolceacqua, nella testa di ponte orientale, con i Doria, e quella guelfa di Monaco, in quella occidentale, con Grimaldi.

Filippo Rostan
«Storia della Contea di Ventimiglia»
Collana Storico-Archeologica della Liguria Occidentale
Vol. XI (Seconda Edizione)
Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 1971
pag. 33


Riporta il Peitavino:

…[omissis]…
anche nella nostra città vi furono a quei tempi due partiti, guidati da due famiglie nobili, potenti e ricche; l'una, ghibellina, dei Curlo, l'altra, guelfa, dei De-Giudici. Esse tenevano Ventimiglia divisa in due campi trincerati: quello dei Curlo, chiamato dei Bombelli, quello dei De-Giudici detto dei Bolferii.

I Ghibellini avevano per emblema l'aquila nera in campo rosso; i guelfi portavano nello scudo una banda azzurra intrecciata di gigli di Francia.
…[omissis]…
Dopo varie e lacrimevoli vicende, in cui ora i Curlo, ora i De-Giudici avevano il predominio della nostra città, si potè finalmente addivenire alla conclusione della pace, quando il Papa Innocenzo V° si fece mediatore tra il re Carlo D'Angiò e il Comune Genovese.

Nicolò Peitavino, Intemelio
«Conversazioni storiche, geologiche e geografiche
sulla città e sul distretto Intemeliese»
Savona, Stab. Tipografico Ricci, 1923,
pagg.144-146.