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Regioni, città e paesi relativi alla famiglia o al ramo familiare qui trattato.

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Regione Lombardia
OggiRegione LombardiaLa Lombardia oggi
Sondrio (SO)
OggiSondrioSondrio oggi
ProvinciaSondrioLa Provincia di Sondrio
ValtellinaValtellinaLa Regione Alpina della Valtellina
Isola Comacina (CO)
OggiIsola ComacinaL'Isola Comacina oggi
OriginiIsola ComacinaDalle origini al VI secolo
VI-VIIIIsola ComacinaDal VI al VIII secolo
X-XIIIsola ComacinaDal X secolo alla distruzione del 1169
XIX-XXIIsola ComacinaEra moderna
Tirano (SO)
OggiTiranoTirano oggi
1900TiranoI Primi del Novecento
CastelloTiranoCastel del Dosso
ContradaTiranoContrada dei Giudici
FortiTiranoLe Fortificazioni
Lovero (SO)
OggiLoveroLovero oggi
XIV-1797LoveroDal secolo XIV al 1797

Regione Lombardia

La Lombardia oggi

Stemma del comune di Lombardia
Stemma del comune di Lombardia

La Lombardia è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia nord-occidentale, prefigurata nel 1948 e istituita nel 1970. Gli abitanti sono 10.060.574 ed è la regione con il maggior numero di comuni su tutto il territorio nazionale, ben 1.507, distribuiti in 11 province e 1 città metropolitana, quella di Milano. La regione si posiziona prima in Italia per popolazione e per numero di enti locali, seconda per densità, dopo la Campania, e quarta per superficie[7], dopo Sicilia, Piemonte e Sardegna. Ha il suo capoluogo nella città di Milano e confina a nord con la Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni), a ovest con il Piemonte, a est con il Veneto e il Trentino-Alto Adige e a sud con l'Emilia-Romagna.

Panorama della Lombardia (Vista aerea di Peschiera-del-Garda)
Panorama della Lombardia (Vista aerea di Peschiera-del-Garda)

Lo stemma ufficiale della Lombardia è costituito da una rosa camuna, antico simbolo solare comune ad alcuni popoli protoceltici, presente in 94 delle circa 140.000 incisioni rupestri della Val Camonica, in provincia di Brescia. Queste incisioni sono state realizzate dal Mesolitico (VIII-VI millennio a.C. circa) all'Età del ferro (I millennio a.C.) da diversi antichi popoli, tra cui i Camuni. Le incisioni realizzate da questi ultimi, tra cui figura l'omonima rosa, sono state eseguite durante l'Età del ferro.

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13 set 2019, 21:28 UTC [in data 2019 set 20].
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Sondrio

Sondrio oggi

Stemma del comune di Sondrio
Stemma del comune di Sondrio

Sondrio è un comune italiano di 21.562 abitanti, capoluogo della provincia omonima e della Valtellina. Con un territorio comunale di 20 km² circa è il meno esteso fra i 117 capoluoghi di provincia italiani. Sorge nella media Valtellina alla confluenza del torrente Mallero con l'Adda, alle porte della Valmalenco, sotto il massiccio della Corna Mara. La città è il centro principale della zona.

Panorama di Sondrio
Panorama di Sondrio

Sondrio

La Provincia di Sondrio

Stemma della provincia di Sondrio
Stemma della provincia di Sondrio

La provincia di Sondrio è composta da un territorio prevalentemente montuoso solcato da valli che si estendono principalmente per via longitudinale; le principali sono la Valtellina e la Valchiavenna.

Mappa della provincia di Sondrio
Mappa della provincia di Sondrio

Valtellina

La Regione Alpina della Valtellina

La Valtellina è una valle molto estesa che corre dal Lago di Como fino alle sorgenti dell'Adda. Posta a cavallo fra Lombardia e Centro Europa, occupa un territorio interamente montuoso per tutta la sua estensione di 3212 kmq, con un'altitudine che varia dai 200 m del Trivio di Fuentes ai 4021 m della punta Perrucchetti del monte Bernina.

Valtellina
Valtellina

Il mandamento di Tirano

Il mandamento di Tirano comprende il comune di Tirano e la zona di Lovero.

Valtellina: comuni di Tirano e Lovero
Valtellina: comuni di Tirano e Lovero

Isola Comacina

L'Isola Comacina oggi

L'Isola Comacina è l'unica isola del lago di Como. A causa della sua posizione strategica diventò una fortezza militare a partire almeno dal tardo Impero Romano, passando poi ai Bizantini, ai Goti e ai Longobardi. L'isola vanta infatti un passato storico glorioso e tragico.

Isola Comacina
Isola Comacina

Nel Medio Evo fu un centro politico e religioso di notevole importanza, alleata con Milano. Per questa ragione fu completamente distrutta da Como nel 1169. Fu allora che i de Judicibus dovettero migrare verso la Valtellina e forse, alcuni, verso il varesino e verso Milano.

Mappa dell’Isola Comacina
Mappa dell’Isola Comacina

Isola Comacina

Dalle origini al VI secolo

Secondo il Ballarini le prime fortificazioni sarebbero state costruite dai Galli e successivamente dai Romani. Non risultano al momento attuale testimonianze archeologiche preromane, pochi frammenti architettonici romani possono fare pensare ad una piccola costruzione (un tempietto votivo forse) se non addirittura a ruderi provenienti da altrove e riutilizzati in loco. Non si esclude però che il toponimo castell possa richiamare un utilizzo anche in epoca preromana dell'isola come castrum o ultimo rifugio in caso di pericolo dell'adiacente comunità vicana degli Ausuciates (gli antichi abitanti dell'attuale Ossuccio).

Dalla lettera di Ennodio a Fausto del 501 l'isola sembra disabitata, priva di fortificazioni e adibita come isolamento dell'area adiacente, a Spurano (oggi frazione di Ossuccio), utilizzata come lebbrosario per la cura degli spurii, appunto. Una errata interpretazione della lettera scritta nel 550 da Floriano a Nicezio, Vescovo di Treviri ha fatto credere che l'isola Comacina venisse chiamata Cristopoli o Cresopoli e risultasse sotto influenza franca. Si è ormai assodato che l'isola oggetto della lettera cui Floriano si riferisce è l'isola di Lerino presso Cannes in Provenza.

Numerose iscrizioni epigrafiche trovate sull'isola oltre che a Lenno e a Como ci indicano l'incastellamento dell'isola Comacina e ci attestano che tutta la regione lariana alla caduta del regno gotico rimase sotto il governo di Bisanzio. Le iscrizioni infatti riportano la datazione dell'impero e l'indicazione consiliare di Basilio, di Paolino e di Giovanni. Ma la fonte principale della fortificazione dell'isola nel VI secolo sotto dominio bizantino, è il noto passo di Paolo Diacono (III, 27) secondo cui in Insula Amacina, Francionem magistrum militum per vent'anni rimase incontestato padrone e per sei mesi resistette all'assedio longobardo.

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Isola Comacina

Dal VI al VIII secolo

I Longobardi, invasa l'Italia, conquistarono Milano nel 569 e costrinsero la classe dirigente ed i possessores alla fuga ed alla ricerca di protezione. Non è ancora ben chiara la territorialità e i confini di questa tenace e ultima propaggine di Impero bizantino in terra longobarda anche quando le comunicazioni con Bisanzio erano oramai impossibili.

I baluardi di Francione non si limitavano alla sola isola. Il suddiacono della chiesa milanese nel castello di Laino, Marcellino, sorvegliava la Val d'Intelvi. A sud poteva contare sul Castel Baradello e la città di Como, Castelmarte col Buco del piombo presidiavano la Valassina, mentre le fortificazioni di Lecco-Civate controllavano l'oriente lariano. A nord i valichi alpini erano ben presidiati dai Franchi coi quali si era stretta una alleanza. Rimane ancora la disputa tra gli storici sul Burgus Francionis situato nel Pian di Spagna, se cioè le terre in cima al lago siano state sotto il diretto controllo di Francione o dei Franchi (Burgus Francorum).

La resistenza di Francione terminò nel 588 quando l'esercito longobardo di Autari, eletto nel 584, espugnò le fortificazioni. Francione poté ritornare a Ravenna cum uxore et suppellectili. Paolo Diacono aggiunge che

…[omissis]…sull'isola vennero scoperte molte ricchezze, evidentemente ivi portate da tutte le città vicine.

Pietro Pensa,
«L'anomalia diocesana tra Lario e Ceresio
nel quadro delle vicende storiche dei corridoi
menaggino ed intelvese,
in Communitas, 1983, pag. 10.

Il territorio del Lario cadde dunque pur esso nelle mani dei Longobardi, non come gli altri; probabilmente non esposto al saccheggio, ma conquistato in guerra regolare.

Ma l'isola Comacina, nel VI secolo, non è stata solo il centro di vicende politiche e militari, ma anche religiose. La tradizione ci tramanda la notizia della presenza stabile di sant'Abbondio, forse già presente alla fondazione della basilica di sant'Eufemia, nel 1031, da parte del vescovo Litigerio. Ma questa presenza non è altrimenti confermata. Sia perché l'isola nel 501 non era abitata, come ci riferisce Ennodio, sia perché l'azione missionaria di sant'Abbondio era ancora concentrata nell'ambito cittadino di Como.

Agrippino scelse invece come centro della sua attività l'isola Comacina, dove volle pure essere sepolto. Il vescovo Agrippino, che viene annoverato tra i santi benché coinvolto nello scisma dei tre capitoli, scisma a cui la chiesa di Como aderirà fino alla sua ricomposizione nel 698, fece costruire e consacrò un opus, probabilmente la chiesa che dedicò a sant'Eufemia. Questa santa era considerata come una bandiera dai tricapitolini perché in una chiesa a lei consacrata si tenne il IV concilio di Calcedonia dove proprio Abbondio fu protagonista. Non si può quindi escludere che la leggenda della presenza di Abbondio sull'isola sia nata proprio qui, forse perché Agrippino dotò la chiesa di reliquie del santo vescovo suo predecessore.

Passata nelle mani dei Longobardi, l'isola Comacina diventò caposaldo della loro occupazione militare, accanto alla loro sede amministrativa testimoniata dal toponimo di Sala, che suggerisce il luogo di raccolta delle contribuzioni dovute ai conquistatori. Il territorio lariano fu posto sotto la giurisdizione del duca di Bergamo. Ciò ci induce a supporre che la disfatta dei Bizantini di Francione doveva essere avvenuta per opera dei Longobardi di quel ducato. La città di Como, già municipium romanum, venne aggregata a Milano, probabilmente perché i Longobardi milanesi erano stati quelli che avevano compiuto l'azione di attacco dal meridione conquistando la città. Como rimase all'ombra di Milano per i secoli seguenti, fino al fiorire della potenza temporale dei vescovi.

Nel 591 Agilulfo, neoeletto successore di Autari, iniziò il suo regno con l'epurazione dei duchi che avevano tradito. Minulfo, probabilmente duca di San Giulio, che si era rifugiato sull'isola d'Orta venne stanato ed ucciso. Il duca di Bergamo Gaidulfo si rifugiò sull'isola Comacina che venne attaccata di nuovo ed espugnata. Gaidulfo ottenne il perdono. Nel 690 Cuniberto vi trovò rifugio dopo la ribellione del duca di Trento Alachis. Con l'aiuto dei fratelli Aldo e Grauso di Brescia riconquistò il regno a Coronate d'Adda, oggi Cornate d'Adda. Nel 701 Ansprando, tutore del giovane Liutberto, figlio successore di Cuniberto, vi si fortificò. Riuscì a fuggire alla vendetta di Ariperto II duca di Torino prendendo la strada per Chiavenna e per la Baviera sotto la protezione dei Franchi, mentre Liutberto veniva catturato ed il duca di Bergamo Rotarit sconfitto. L'isola Comacina subì di nuovo l'invasione e la distruzione.

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Isola Comacina

Dal X secolo alla distruzione del 1169

Alla fine del primo millennio, di nuovo l'isola Comacina fu al centro di vicende internazionali. Nelle sue fortificazioni si erano rifugiati i partigiani di Berengario II, il figlio Guido, il conte di Castelseprio Nantelmo e il conte di Lecco Attone. Vennero attaccati dal Vescovo di Como Waldone, alleato di Ottone I di Sassonia e di nuovo l'isola venne rasa al suolo. Como ottenne giurisdizione su tutto il lago di Como e su quello di Mezzola. Privilegi confermati da Ottone II nel 977, da Arduino nel 1002 e da Corrado II nel 1026.

Nell'XI secolo, il vescovo Litigerio, nel riassetto della diocesi, rifondò la nuova basilica di Sant'Eufemia, di cui ci restano i ruderi, facendola chiesa plebana.

La rivalità tra Como e Milano per l'egemonia ed il controllo delle principali vie di comunicazione e dei passi alpini portò nel 1118 ad un conflitto decennale, chiamato per l'appunto guerra decennale. Nel conflitto vennero coinvolte non solo le due città, ma anche quasi tutte le terre del Lario che si schierarono contro Como. Le vicende della guerra, per l'isola, furono alterne negli scontri. Per ben due volte subì il peggio dai comaschi: nel 1119 ebbe distrutta la flotta e l'abitato di Campo, oggi frazione di Lenno, sulla terraferma, nel 1124 si vide occupata l'isola stessa.

Il conflitto terminò nel 1127 con la vittoria dei milanesi e la distruzione completa della città lariana. Dopo la sconfitta, Como risorse dalle sue rovine e, grazie anche all'alleanza con Federico Barbarossa, preparò la rivincita che sfociò nel 1169 nella vendetta, aiutata dalle tre pievi (Dongo, Gravedona e Sorico), contro le terre ribelli. L'isola in particolare venne distrutta dalle fondamenta e rasa al suolo; tutti i presìdi, le abitazioni, le chiese e le mura vennero abbattute e i sassi dispersi nel lago affinché non potesse essere ricostruita. Il vescovo di Como Vidulfo la scomunicò. Con un decreto imperiale del 1175, Federico Barbarossa confermò il divieto alla ricostruzione:

Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta.

I fuggiaschi scampati fuggirono a Varenna, sulla sponda opposta del lago, che di conseguenza venne per un certo tempo chiamata Insula nova. Fra essi anche membri della famiglia de Judicibus.

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Isola Comacina

Era moderna

L'isola Comacina nel 1830 viene chiamata anche Isola di San Giovanni. Dalla distruzione del 1169 l'isola Comacina non fu più abitata. Solo nel XVII secolo si costruì una chiesetta dedicata a san Giovanni e che dà il nome di San Giuann all'isola stessa accanto a quello di castell.

Ancora oggi ogni anno si ricorda questo tragico avvenimento il sabato e la domenica della settimana in cui cade il 24 giugno, festa di San Giovanni. Il lago viene illuminato a giorno con migliaia di lumaghitt, lumini galleggianti abbandonati sulle acque, come a ricordare le anime derelitte che navigarono da una sponda all'altra, scappando dalle proprie case in fiamme. Uno spettacolo pirotecnico ricostruisce l'incendio e la distruzione dell'isola.

Dapprima di proprietà vescovile, l'isola successivamente passò di mano attraverso diversi proprietari. Nel 1919 venne persino lasciata in eredità al re Alberto I del Belgio e per un anno divenne un'enclave sotto sovranità belga, nel 1920 venne restituita allo Stato italiano attraverso un Ente morale con a capo il Console del Belgio e il presidente dell'Accademia di Brera con lo scopo di costruire un villaggio per artisti e un albergo. L'albergo non venne mai realizzato, vennero però costruite, oltre alla locanda nel 1964, tre villette nel 1939 su progetto dell'architetto Pietro Lingeri ben inserite nel contesto dell'isola e tuttora oggetto di ammirazione.

Secondo uno studio del 2016, l'isola Comacina le cui vicende sono narrate nella «Historia Langobardorum» di Paolo Diacono non sarebbe in realtà questa isola, ma una porzione di territorio compresa fra due fiumi confluenti, che potrebbe identificarsi con l'attuale frazione Capiate del comune di Olginate (LC). Ne consegue che gli eventi di epoca longobarda qui descritti sarebbero da trasferire in quella località. La confusione fra isola comense (questa) e isola comacina (quella di Paolo Diacono) risalirebbe agli eruditi settecenteschi, e in seguito è divenuta abituale.

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Tirano

Tirano oggi

Stemma del Comune di Tirano
Stemma del Comune di Tirano

Tirano, in provincia di Sondrio, è una cittadina posta a 449 metri sul livello del mare. La superficie del comune è di circa 32 chilometri quadrati e la popolazione nel 1997 era di 8.919 abitanti. Secondo quanto evidenziato da vari atti presenti nell'archivio storico del comune, sembra che a Tirano abbiano risieduto, per oltre cinque secoli, i componenti di una famiglia identificata in vari documenti con il patronimico latino de Judicibus.

Panorama di Tirano
Panorama di Tirano

Tirano

I Primi del Novecento

Una veduta di Tirano verso i primi del Novecento.

Una veduta di Tirano ai primi del ‘900
Una veduta di Tirano ai primi del ‘900

La Basilica, ovvero il Santuario dell'Apparizione della Madonna di Tirano com'era verso la fine dell'Ottocento. Solo nel 1958 fu realizzata la pavimentazione in pietra del sagrato.

La basilica fra la fine dell’800 e i primi del ‘900
La basilica fra la fine dell’800 e i primi del ‘900

Tirano

Castel del Dosso

In Tirano i de Judicibus avevano un castello, poi distrutto, del quale rimane solo una torre, come riportato nel "Bollettino della Società Storica Valtellinese".

Torre de Iudicis
La torre del Castello dei de Judicibus

È ricordato in una pergamena del 1073 sul pendio del monte Trivigno più a ovest del successivo castello di Santa Maria. Apparteneva ai vescovi di Como, di cui erano feudatari i De Judicibus, che furono scacciati dai Capitanei di Sondrio. Comprendeva anche una chiesa dedicata a San Vigilio. Nel 1624 fu bruciato dalle truppe papali per fermare l’avanzata francese. Oggi rimangono resti della torre (aveva circa 6 metri di lato e un’altezza più che doppia) e di alcuni muri con feritoie

Guido Scaramellini
«Le fortificazioni in Valtellina, Valchiavenna e Grigioni»
Ottobre 2004, Museo Masegra

IL CASTELLO DEL DOSSO.
Tirano è detta castellum fin dal 1073. Se non murata doveva essere difesa da qualche opera militare, una rocca per lo meno, sin d'allora. …[omissis]… Il Castello del Dosso si nasconde, mi sembra, più a ponente, nella località montana, alle falde del monte Trivigno, su uno sperone che fronteggia la Valle di Poschiavo ed ha ai piedi l'antica strada che da Porta Milanese conduceva a Stazzona, incrociandosi colla via che, pegando verso nord, si dirigeva verso la Svizzera, interrotta, quando colle nuove arginature del 1830, si diede un nuovo corso al fiume Adda.
…[omissis]…

Altro documento importante che ricorda in modo esatto il Castello Medioevale di Tirano è un testamento consegnatomi dal Prevosto di Tirano Dottor Don Pietro Angelini che risale al 6 aprile 1324; e ugualmente lo dò intero per l'alto suo significato. In esso si dice che un certo Pietro de Iudicibus de1 fu Alberto fra molti altri legati lasciava ai fratelli Anselmo e Matteo, che tenevano ed abitavano il castello di Tirano, l'obbligo di mantenere in perpetuo un sacerdote nel castello per servizio della Chiesa del castello medesimo, dedicato a S. Vigilio, coll'obbligo di un censo annuo di lire 20 imperiali. Tutte le messe, le ufficiature, le preghiere dovevano andare a suffragio dell'anima del testatore Pietro de Giudici e pei suoi parenti vivi e defunti. Ancora oggigiorno gli abitanti della frazione del Dosso in Tirano, ricordano la chiesa distrutta di S. Vigilio col nome di gesascia.

Il documento fu redatto in una casa di Tirano, ma i fratelli dimoravano ancora nel castello. La nobile famiglia ricordata dei de Iudicibus fiorì anzi tutto in Como, ma ebbe presto propaggine in Valtellina dove la parentela sussiste ancora oggigiorno.

Finalmente un ultimo ricordo del Castello di Tirano assurge dai registri delle Imbreviature feudali dell'Archivio Vescovile di Como, vol. 4°, pag. 41 dove si dice che il 22 maggio 1335 il vescovo di Como Benedetto de Asinago investì Antoniolo de Capitani di Stazzona, figlio di Giacomolo di «homnes honores et omnia sedimina... sue contigentis partis in castro de Stazzona et in castro de Tirano». Se questa investitura si riferisce al caste11o propriamente detto noi vedremmo nel breve spazio di 20 anni circa il feudo del Castello del Dosso passato alla famiglia de' Capitanei, meglio forse che per qualche matrimonio, a titolo di locazione della famiglia de Iudicibus. Lo fa sospettare il verbo tenere il quale indica piuttosto uno ius in re aliena che uno ius dominii.
…[omissis]…

Il Castello del Dosso fu distrutto nel 1624, quando per salvarsi dall'esercito francese, che stava per occupare la Valtellina al comando del Marchese de Couevres i Valtellinesi ed i Papalini lo abbruciarono colle case circostanti, per impedire che fosse occupato dai nemici che ne avrebbero fatto centro di offesa contro il castello e le mura di Tirano.

…[omissis]…

"Bollettino della Società Storica Valtellinese", supplemento al n. 28, pagg. 6-9
Volumi 1-6 (1921-1944), ristampa anastatica, Sondrio
Tipografia Mevio Washington & Figlio, 1976

Tirano

Contrada dei Giudici

Anche a Tirano, così come a Lovero, esisteva nel XVI secolo una "Contrada dei Giudici", come riportato nelle

"Mappe della contrada de giudici e del Tognolatto e del monte del sig. conte Salice in Trivigno"(1).
1769
Foglio di mappa costituente porzione del catasto descrittivo di tutti i beni situati nel territorio della Comunità di Tirano con notizie dal 1570 al 1763. || Indicazione grafica di case e della chiesa di San Gaetano in Trivigno.

Mappa cart. #600, mm 630x1490 (originale)
Classificazione: 1.5.4 - Segnatura: s. 5, sts. 4, n. 44
Archivio storico del Comune di Tirano
Estimi e taglie (Serie) Mappe (Sottoserie)

(1) Segnata n. 4, titolo posteriore Gerre di Trivino.

Tirano

Le Fortificazioni

Le fortificazioni e le mura di Tirano nel XVI secolo in una mappa disegnata da un ingegnere militare del primo Seicento. La cinta muraria e un castello con doppia murata furono costruiti nel 1492 per volere di Ludovico il Moro, Duca di Milano, nel Quattrocento, a difesa della città dalle incursioni dei Grigioni che nel 1512 conquistarono la Valtellina e la Valchiavenna.

Le fortificazioni e le mura di Tirano nel XVI secolo
Le fortificazioni e le mura di Tirano nel XVI secolo

La città murata con il castello
Disegno del Seicento,
Fondo Belgioso,
Biblioteca Trivulziana, Milano

Nella mappa è facile identificare l'antica chiesetta di S. Maria, a valle del castello e la chiesa di S. Martino col campanile svettante sull'abitato. Si vede anche un tratto della via Valeriana per Milano con la relativa porta di accesso al borgo.

Lovero

Lovero oggi

Stemma di Lovero
Stemma di Lovero

Lovero, in provincia di Sondrio, è un piccolo paese posto a 515 metri sul livello del mare. La superficie del comune è di circa 13 chilometri quadrati e la popolazione nel 1997 era di appena 686 abitanti. Secondo quanto evidenziato da due atti presenti nell'archivio storico del comune, sembra che a Lovero abbiano risieduto, per almeno 150 anni, i componenti di una famiglia identificata in vari documenti con il patronimico latino de Judicibus.

Panorama di Lovero
Panorama di Lovero

Lovero

Dal secolo XIV al 1797

Comune del terziere superiore della Valtellina, appartenne alla pieve di Mazzo. Il toponimo si trova citato in una bolla del 21 marzo 1178 con cui il papa Alessandro III conferiva al monastero di San Simpliciano di Milano i privilegi e le donazioni ricevuti dall'imperatore Enrico IV nel 1081, da Lotario II nel 1137 e da Federico I nel 1152 in Lombardia, tra cui decime dei distretti di Lugario (Lovero), Sudri (Sondrio), Pristino (Tovo), Grosio, e Veddo di Dubino. Nel XIII secolo, Lovero fu sotto la signoria dei Venosta; è ipotizzabile che le strutture del comune, sorto verosimilmente verso la fine del XIII secolo, si siano consolidate nei primi decenni del XIV secolo: nel 1350 un console di Lovero, Berto di Santa Maria, partecipava ad un sindacato a Tirano per l’elezione di un procuratore (Pedrotti 1957, n. 561); nel 1335 (Statuti di Como) figurava come “comune de Loari’.

In una riunione di vicinanza del 1500 comparvero 96 capifamiglia di Lovero e alcuni deputati per la nomina di messi e procuratori. Nel 1520 il comune, la cui prima vicinia si sviluppò probabilmente attorno alla contrada di Santa Maria Maddalena, era suddiviso in contrade delle quali le principali erano Santa Maria Maddalena, de Carate, de Iudicibus, de Venosta, de Castellazio, de Nova, de Beccaria.

Nel XVII secolo, la struttura del comune era meglio precisata: Lovero era diviso in sei contrade o colondelli: 1. colondello di sotto, o Castellaccio; 2. colondello di mezzo, comprendente de Carate, Giudice, Beccaria, sede del comune; 3. colondello Venosta; 4. colondello superiore, presso la chiesa di Sant’Alessandro; 5. colondello di fuori, a valle della chiesa di Santa Maria Maddalena; 6. colondello di Santa Maria Maddalena (Sosio 1988).

"Le Istituzioni Storiche del Territorio Lombardo (XIV-XIX secolo)"
Progetto Civita di Sondrio, Milano, aprile 1999