La dispensa papale

Michele Arcangelo e Lucia sono in effetti fratello e sorella, figli di Giustiniano Giliberti. Per questo motivo le nozze si ebbero solo dopo un lungo processo volto a ottenere la dispensa della Santa Romana Chiesa dall'impossibilità di contrarre matrimonio fra Uriele ed Immacolata, in quanto cugini. Al processo intervennero quali testimoni: Gabriele Giliberti, figlio di Saverio, il Teologo Curato Antonio Giliberti, il Primicerio Giuseppe Fasano, il Reverendo Antonio Rubino, il Reverendo Alberto Grassi e il Parroco Geremia Scarano. Dagli atti si apprende che:

Immacolata Giliberti e Uriele Quaranta avevano generato sospetto e mirazione in tutto il vicinato, per aver trattato sin da piccoli con “eccessiva familiarità” e che per questo motivo, e anche perché Immacolata già contava 36 anni, la gentildonna difficilmente avrebbe trovato un altro uomo di pari condizione disposto a sposarla al di fuori dello stesso cugino.

Archivio Privato di Casa Quaranta di Fusara.

Lo sposo era domiciliato dal 1852 in Atripalda come dimostra il certificato all'uopo rilasciato dal Vescovo di Avellino Francesco Gallo conte di Quintodecimo. La dispensa con la benedizione del Pontefice Pio IX fu concessa il 14 dicembre 1867. Agli sposi fu intimata la penitenza di recitare ogni giorno congiuntamente la terza parte del Santissimo Rosario, di confessarsi almeno una volta a settimana ed in fine di assistere a due messe nei giorni festivi, il tutto per un periodo di due mesi.

Archivio Privato di Casa Quaranta di Fusara.

Lettera di supplica

Lettera di supplica all'arcivescovo di Salerno per procurare la dispensa del Papa affinchè i due cugini Uriele Quaranta e Immacolata Giliberti si possano sposare.