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Data di nascita 13 maggio 1892 |
Periodo di riferimento 1892-1966 |
Data della morte 25 aprile 1966 |
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Cosa si sa
Eugenio Scipione de Judicibus, nasce a Martina Franca (TA) il 13 maggio 1892 da Giuseppe e Silvia Semeraroa. Secondo di sette figli: Corrado, Eugenio Scipione, Maria Anna Rosaria, Sergio, Giovanni, Isabella e Paolo Francesco. Eugenio Scipione è iscritto alle liste di leva di Martina Franca come classe 1892, volume 17, numero d'ordine 237. Intraprende la carriera militare e combatte sia nella Grande Guerra che nella Seconda Guerra Mondiale. Negli anni '20 sposa Giuseppina De Pasquali; poi, rimasto vedovo, si sposa con Lina Semeraro. Dalla prima moglie ha un figlio:
- Giuseppe (❀1921-2014✟).
che diventerà poi un noto avvocato del foro di Lecce.
Muore il 25 aprile 1966 a Taranto (TA) per un colpo apoplettico, presumibilmente senza soffrire, in piedi, mentre bardato di tutto punto all'alba apriva il portone di casa per andare a caccia.
Archivio di Stato,
Stato Civile Italiano,
a Atto di nascita n. 323.
I Guerra Mondiale
Giovane volontario nel 1915, venne assegnato come semplice caporale alla specialità mitraglieri della Fanteria, portandosi così bene e tanto valorosamente, da terminare la guerra con il grado di capitano e passare negli anni '20 al servizio permanente effettivo. Più volte ferito in combattimento sull'Isonzo e sul Carso, rimane per mesi in coma dopo che gli austriaci fanno saltare in aria la cima del Monte Grappa letteralmente sotto i suoi piedi. L'esplosione di quella che verrà ricordata come la più potente mina fatta esplodere durante tutto il grande conflitto europeo lo scaraventa a centinaia di metri di distanza, mandandolo ad impigliarsi per una caviglia al filo d'acciaio di una teleferica militare tesa tra le due coste di una valle. Ritenuto un cadavere insanguinato, rimane a testa in giù per ore prima che qualcuno si accorga che è invece vivo e gli venga finalmente portato soccorso. La madre Silvia gli rimane accanto e lo accudisce per mesi nell'ospedale, sino al suo oramai insperato risveglio.
Arma di Fanteria, Ruolo Comando, Maggiori
DE JUDICIBUS Eugenio, 3 f. per XII btg mitraglieri autocarrato di corpo d'armata.
(Det. M. 13-8-1939-XVII).
«Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni
negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e
nel personale dell'amministrazione militare»
Dispensa 39a 1939 - Anno XVII 14 luglio
II Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale Eugenio comanda con il grado di Colonnello una delle cinque colonne del gen. Roatta dedicate alla repressione del banditismo in Jugoslavia. Eugenio ha in Slovenia, Croazia e Bosnia delle dure e tristi esperienze. Combatterà infatti duramente e a lungo con il suo reggimento in Jugoslavia contro le forze partigiane di Tito.
Eugenio era alto un metro e ottantadue, segaligno, aveva un passo estenuante, lungo, rapido e costante, ed era dotato di un'intelligenza vivace e contadinesca così come di un'impressionante cultura naturalistica. Era inoltre alquanto brusco e severo ma anche affettuosissimo e comprensivo. Come i suoi fratelli, anch'egli era un appassionato cacciatore.
«Mille Anni della casata italiana de Judicibus»,
Antologia Storica attorno a Memorie Familiari
che vanno dalle Origini ai Giorni Nostri
A cura di Danilo & Dario de Judicibus,
Roma, 2a edizione Primavera 2002
Dopoguerra
Del nonno Eugenio che è morto quando ero ancora una bambina e che aveva sposato in seconde nozze la cugina Lina Semeraro, ricordo la figura magnetica, il sorriso che gli faceva arricciare gli angoli degli occhi, i quadri e l'odore di pittura ad olio nel suo studio a Taranto, i fucili da caccia tenuti lucidi e agibili nella “fuciliera” e, soprattutto, ricordo una giornata di sole sul lungomare quando io pronunciai non so a che proposito — ero una bambinetta e mi teneva per mano parlando di cose fatue — la frase «Te lo giuro». Lui si fermò, si piegò sulle ginocchia per guardarmi dritto negli occhi e, serissimo, disse: «Maria Gabriella non devi dire mai LO GIURO per queste sciocchezze. Dì solo TE LO GARANTISCO, NONNO. Sarà sufficiente». La cosa mi lasciò perplessa e senza parole. Mi aveva sconvolta il cambiamento brusco di atteggiamento, l'improvvisa severità e i silenzi successivi. Ne parlai a mio padre. Lui mi raccontò che il nonno, di ritorno dalla prigionia, non aveva voluto giurare alla repubblica perchè, aveva detto, «io ho già giurato» ed era stato “punito”, rimanendo senza pensione e senza l'avanzamento in grado che lo avrebbe fatto andare in pensione da generale.
Dai ricordi di
Maria Gabriella de Judicibus
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