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Regioni, città e paesi relativi alla famiglia o al ramo familiare qui trattato.

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Regione Puglia
OggiRegione PugliaLa Puglia oggi
PreistoriaRegione PugliaLa Puglia nella Preistoria
DauniRegione PugliaDauni, Peuceti e Messapi
RomaniRegione PugliaLa Puglia nel periodo Romano
BizantiniRegione PugliaOstrogoti, Bizantini e Longobardi
SaraceniRegione PugliaSaraceni e Bizantini
NormanniRegione PugliaI Normanni e la Contea di Puglia
RegnoRegione PugliaIl Regno di Sicilia
SveviRegione PugliaLa Puglia e gli Svevi
AragonesiRegione PugliaAragonesi, Veneziani e Spagnoli
NovecentoRegione PugliaIl Novecento e le Guerre Mondiali
DopoguerraRegione PugliaLa Puglia nel Dopoguerra
Casarano (LE)
OggiCasaranoCasarano oggi
PalazzoCasaranoIl Palazzo de Judicibus a Casarano
Morciano di Leuca (LE)
OggiMorciano di LeucaMorciano di Leuca oggi
StoriaMorciano di LeucaStoria di Morciano di Leuca
Castelnuovo Magra (SP)
OggiCastelnuovo MagraCastelnuovo Magra oggi
StoriaCastelnuovo MagraLa Storia di Castelnuovo Magra

Regione Puglia

La Puglia oggi

Stemma della Regione Puglia
Stemma della Regione Puglia

La Puglia è la regione più a oriente d'Italia, è bagnata a nord-est dal Mar Adriatico e a sud dal Mar Ionio, confina a sud-sudovest con la Basilicata, a ovest-sudovest con la Campania e ad ovest con il Molise. La Puglia è divisa in cinque province: Foggia, Bari, Taranto, Brindisi, Lecce. Bari è il capoluogo di regione. Nel giugno del 2004 è stata istituita una sesta provincia, quella di Barletta-Andria-Trani, detta anche «dell'Ofanto».

Puglia
Puglia

Popolosa regione dell'Italia meridionale (19.357 km² e 4.049.372 ab.), la Puglia è seconda solo al Veneto per l'estensione delle aree pianeggianti: 53% del territorio contro il 56% del Veneto. I centri abitati accolgono il 97% dei residenti, mentre solo il 3% è distribuito in nuclei e case sparse sul territorio.

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La Puglia nella Preistoria

Grotta Paglicci, nei pressi di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, ad oggi, è uno dei più importanti siti paleolitici d'Europa. Ha restituito in quarant'anni di scavi oltre 45.000 reperti databili tra i 500.000 e gli 11.000 anni da oggi (Paleolitico Inferiore, Medio e Superiore). Sempre sul Gargano, sul letto e la foce del torrente Romandato, vicino Ischitella, sono stati ritrovati resti di Homo erectus. Il numeroso materiale rinvenuto in questa zona, racconta storie di pietra in bifacciali amigdaloidi e manufatti su scheggia, indispensabili per la caccia e la preparazione del cibo. E l'uomo qui, e in tante altre località soprattutto del Gargano settentrionale, si insedia e progredisce nel dominio del mondo circostante, fino al Paleolitico medio, in cui appare l'Homo neanderthalensis.

Altri studi e ricerche effettuati negli ultimi anni hanno rivelato che il Salento fosse abitato già nel Paleolitico medio (circa 80.000 anni fa). Nelle tante grotte naturali dovute alla natura calcarea del territorio, sono stati rinvenuti utensili di selce. Un'importante scoperta archeologica riguarda alcune statue ossee rinvenute nella Grotta delle Veneri presso Parabita, le quali dimostrano l'esistenza già 20.000 anni fa di culti riguardanti la fertilità; quelle della Grotta delle Mura a Monopoli che dimostrano la presenza di abitanti già nel Musteriano (Paleolitico Medio); la Grotta Spognoli ed ancora Grotta Paglicci, nella quale sono stati ritrovati diversi reperti risalenti al Paleolitico Medio e Superiore. Probabilmente si trattava di ominidi appartenenti alla specie uomo di Neanderthal, mentre quella dell'homo Sapiens Sapiens si sarebbe diffusa nel Paleolitico superiore (Periodo risalente a circa 35.000 anni fa).

Un'altra importante testimonianza dei “primi pugliesi” è rappresentata da un ominide donna vissuta 25.000 anni fa scoperta ad Ostuni la cui importanza sta nel fatto che essa conservava in grembo i resti di un feto in fase terminale, diventando quindi la più antica madre della storia. In località Passo di Corvo, alle porte di Foggia, troviamo il sito archeologico del Neolitico più grande e tra i più datati d'Europa (dal VI al IV millennio a.C.). In questa area, dal Medioriente, giunse in Italia la pratica dell'agricoltura, favorita dalla fertilità del tavoliere di Puglia. Sempre nel capoluogo Dauno, sono stati trovati altri importanti siti del neolitico, nell'area della villa comunale, dell'ex ippodromo ed in località Pantano, tra i quartieri Ordona Sud, San Lorenzo e Salice Nuovo. Durante il calcolitico si afferma l'importante cultura di Laterza

Numerosi nella regione i graffiti come quelli della Grotta Romanelli, presso Castro, e della Grotta dei Cervi, presso Porto Badisco. Recenti scavi effettuati a Roca Vecchia hanno inoltre evidenziato un imponente sistema di fortificazioni risalente all'età del bronzo (XV-XI secolo a.C.). Nella stessa area si trova un altro sito archeologico importante: la grotta della Posia piccola, riscoperta dagli archeologi nel 1983; essa si sviluppa circolarmente su una superficie di 600 m² e reca numerosissime iscrizioni votive, talvolta sovrapposte, di epoche e civiltà differenti, che risalgono all'VIII-II secolo a.C. Altre importanti testimonianze ancestrali sono rappresentate da alcune costruzioni megalitiche, soprattutto nel Salento, come i dolmen, menhir e specchie, che nei secoli successivi furono adibite al culto del Cristianesimo.

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Dauni, Peuceti e Messapi

L'antica Japigia, popolata in origine da genti sia illiriche che greche, comprendeva i territori della Daunia (la Puglia settentrionale), della Peucezia (Puglia centrale) e la Messapia (penisola salentina). Di contro, i monti della Daunia erano saldamente in mano ai Sanniti e agli Irpini; il più rilevante tra i loro numerosi oppida dovette essere Vescellium, citato da Livio e da Plinio.

I Dauni svilupparono una ricca cultura peculiare, non priva però di contatti con altre popolazioni vicine sia greche che indigene, seppur mantenne una sua precisa “indipendenza” culturale. Tra i reperti più significativi di questa civiltà spiccano senz'altro le famose steli daunie, blocchi lapidei scolpiti risalenti al VI secolo a.C., trovate nella piana sud di Siponto, presso Manfredonia, e oggi conservate nel Museo nazionale di quella città. Rappresentano figure umane maschili e femminili fortemente stilizzate ed erano infisse verticalmente nel terreno, in corrispondenza delle sepolture di coloro che raffiguravano. I principali centri dauni erano Tiati (presso San Paolo di Civitate), Casone (presso San Severo), Luceria (Lucera), Merinum (Vieste), Monte Saraceno (presso Mattinata), Siponto, Coppa Nevigata, Cupola, Salapia (parzialmente in agro di Cerignola), Arpi (presso Foggia), Aecae (presso Troia), Vibinum (Bovino), Castelluccio dei Sauri, Herdonia (Ordona), Ausculum (Ascoli Satriano), Ripalta (presso Cerignola), Canosa e Venosa, quest'ultima nell'attuale Basilicata.

I Peuceti abitavano il territorio che occupava la parte centrale dell'Apulia, corrispondente più o meno all'attuale provincia di Bari, in un'epoca in cui l'attuale capoluogo pugliese era ancora un centro minore, soprattutto rispetto alle fiorenti città di Canosa, Silvium (l'odierna Gravina in Puglia), Ruvo di Puglia, Bitonto, Azetium (l'odierna Rutigliano), Norba e Trani.

La penisola salentina, dai greci anticamente chiamata Messapia (cioè “Terra fra due mari”), era abitata dai Messapi, popolazione di origine illirica o egeo-anatolica. Le città principali, oggi ricordate come dodecapoli messapica per assimilazione con la dodecapoli etrusca, erano in realtà almeno 13: Alytia (Alezio), Ozan (Ugento), Brention/Brentesion (Brindisi), Hyretum/Veretum (Vereto), Hodrum/Idruntum (Otranto), Kaìlia (Ceglie Messapica), Manduria, Mesania (Mesagne), Neriton (Nardò), Orra (Oria), Cavallino (non si hanno notizie certe del nome antico), Thuria Sallentina (Roca Vecchia) e, ai limiti settentrionali della penisola, l'importante città di Egnazia.

La fondazione della città di Taranto, importantissimo porto della Magna Grecia, è datata tradizionalmente al 706 a.C., in seguito al trasferimento di alcuni coloni Spartani in questa zona per necessità di espansione o per ragioni legate al commercio. La colonia tarantina Taras intrattenne lunghi rapporti conflittuali con le popolazioni messapiche. Ad esempio, Erodoto narra dello sterminio degli eserciti di Tarentini e Reggini avvenuto nel 473 a.C. ad opera dell'alleanza stipulata tra Messapi e Lucani. Nel V secolo a.C. Taras si allineò alla politica di Sparta, e visse il periodo di maggiore floridezza durante il governo settennale di Archita, che segnò l'apice dello sviluppo e il riconoscimento di una superiorità politica sulle altre colonie dell'Italia meridionale. Risale a quel periodo l'occupazione dell'isola su cui sorgerà la futura Gallipoli, che i Tarantini utilizzarono come scalo commerciale. Dal 343 a.C. al 338 a.C. i Tarantini si scontrarono nuovamente con i Messapi, rimediando una sconfitta che culminerà con la morte del Re spartano Archidamo III, accorso in aiuto della città magno-greca.

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La Puglia nel periodo Romano

I Romani conquistarono la regione nel corso delle guerre contro i Sanniti e contro Pirro tra il IV e il III secolo a.C. Per tutte le città della Puglia si preparava la conquista dei Romani, conclusasi intorno al 260 a.C., i quali ben presto si accorsero della posizione strategica della regione che, con il porto di Brindisi, rappresentava la via per la conquista dei Balcani e della Grecia.

La Puglia centro-settentrionale fu attraversata durante il periodo imperiale dalla via Traiana, che univa Benevento a Brindisi passando per Herdonia; di tale città rimangono i resti del fiorente centro romano, in particolar modo del macellum, del foro, delle terme oltre che della stessa via Traiana, che successivamente attraversava anche la città romana di Canusium. Testimonianze documentate da Strabone e Plinio il Vecchio indicano inoltre la presenza sul Gargano di una città, Yria (o Uria), che probabilmente svolgeva un ruolo importante nel periodo romano dato che aveva il permesso di coniare moneta.

Bari, una volta conquistata, godette della qualifica di municipium cum suffragio, status che offriva la possibilità di legiferare e creare delle proprie istituzioni, pur dipendendo di fatto da Roma. Il capoluogo poté creare una zecca e realizzò un pantheon, dedicato alle sue divinità pagane.

Nel III secolo a.C. Taranto, orgogliosa della sua origine greca, cercò di ostacolare le mire espansionistiche di Roma nell'Italia meridionale e strinse un'alleanza con Pirro, Re dell'Epiro e nipote di Alessandro Magno. Gli scontri tra Epiroti e Romani cominciarono nel 280 a.C., e furono sempre durissimi e costosi in termini di vite umane. Con il ritiro epirota determinato dalla sconfitta di Maleventum, i Tarantini chiamarono allora una flotta cartaginese a sostegno, affinché li aiutasse a liberarsi del presidio lasciato da Pirro. Per tutta risposta la città fu consegnata al console romano Lucio Papirio Cursore, e così Taranto cadde in potere dei Romani nel 272 a.C. Diventato presidio romano, la città fu citata da numerosi autori classici come luogo di divertimento della gioventù romana.

Brindisi, intorno al 240 a.C., venne elevata al rango di municipio e ai brindisini fu riconosciuta la prestigiosa cittadinanza romana. La città adriatica divenne un porto trafficatissimo e caposcalo per l'Oriente e la Grecia, infatti molti romani illustri transitarono da Brindisi, diretti in Grecia. Cicerone scrisse le “Lettere Brindisine” e Marco Pacuvio realizzò alcune sue tragedie; a Brindisi morì Virgilio, mentre tornava da un viaggio in Grecia.

Con la conquista romana, avvenuta tra il 269 a.C. e il 267 a.C., Lecce latinizzò il suo nome in Lupiae, passando da statio militum (stazione militare) a municipium (comunità cittadina affiliata a Roma). La città conobbe un periodo di notevole magnificenza sotto la guida dell'Imperatore Marco Aurelio. Il nucleo cittadino si spostò poi di circa 3 km a nord-est e prese il nome di Licea o Litium. La nuova città fiorì in epoca adrianea e venne arricchita di un teatro e di un anfiteatro e collegata al Porto Adriano (oggi San Cataldo).

La Puglia si latinizzò a tal punto da contribuire alla nascita della letteratura latina con figure di spicco quali Livio Andronico, Quinto Ennio e Marco Pacuvio. Il dominio romano favorì la realizzazione di importanti infrastrutture e opere pubbliche. Fu costruita la via Appia che, passando da Taranto e Oria terminava di fronte al porto di Brindisi: la fine della Regina Viarum è segnata ancora oggi da due imponenti colonne. Da Brindisi partiva anche la via Traiana, la quale passava da Egnazia (città che segnava il confine del territorio messapico e l'inizio di quello peuceta), Bitonto, Ruvo, Canosa ed Herdonia, per poi ricollegarsi alla via Appia nei pressi di Benevento.

A dimostrazione delle differenze presenti attualmente tra la Puglia del nord e la Puglia del sud, i Romani distinsero nella Regio II Apulia et Calabria l'Apulia dalla Calabria (l'attuale Salento), cioè due realtà contigue e simili ma con delle opportune differenze politico-culturali.

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Ostrogoti, Bizantini e Longobardi

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la Puglia fu sconvolta da una serie di guerre che interessarono Bizantini, Ostrogoti, Longobardi e Saraceni. Dapprima l'Italia fu conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico che ne detennero il controllo fino alla prima colonizzazione bizantina, quando a seguito della guerra bizantino-gotica (535 - 553) voluta da Giustiniano I per riconquistare le terre occidentali un tempo appartenute a Roma, Belisario prima e poi Narsete procedettero alla conquista dell'intera penisola. Durante le guerre furono distrutte e depredate città come Arpi ed Herdonia, mentre Totila, re degli Ostrogoti, creò successivamente un forte presidio a Taranto. Il generale bizantino Narsete, successore di Belisario, sconfisse Totila e completò la conquista della penisola.

Nel 568 ci fu una seconda invasione dell'Italia ad opera dei Longobardi di Alboino che conquistarono pian piano gran parte dell'Italia. Nella primavera del 663 il Basileus Costante II Eraclio sbarcò a Taranto con una flotta, e strappò ai Longobardi la città, le Murge, il Salento e il Gargano. Tornato l'Imperatore a Costantinopoli, i Longobardi ripresero la lotta, prima col duca Grimoaldo, e poi con il di lui figlio Garibaldo, che nel 686 riconquistò Taranto e Brindisi. Intanto i Longobardi, sebbene ad oggi non si conoscano i modi e i tempi, conquistarono la Puglia e il Bruttium settentrionali con incursioni anche più a sud. Brindisi era stata distrutta nel 674 dai Longobardi di Benevento guidati da Romualdo, e nel IX secolo fu sede, nel sito di Torre Guaceto, di un campo trincerato saraceno. Ripresa dai Bizantini, ne restò in possesso sino alla conquista normanna nel 1070.

Nella prima metà del VII secolo, i Longobardi erano giunti poco più a sud dell'Ofanto. L'ulteriore avanzata fino alla soglia messapica sarebbe avvenuta successivamente con Romualdo I. La penisola salentina divenne una terra di confine fra Longobardi e Bizantini. Questi ultimi, intorno al VII secolo, fondarono il Ducato di Calabria, aggregando la regione del Bruzio (l'attuale Calabria) alle terre che già possedevano nel Salento. Fu in questa occasione che il nome Calabria finì per designare l'odierna regione calabrese, mentre il Salento venne progressivamente conquistato dai Longobardi che finirono per prendere anche la capitale del ducato, Otranto. Nel 757, nel periodo in cui Longobardi e Bizantini stipularono la pace e si spartirono il territorio, la città idruntina venne restituita all'Impero insieme alla parte meridionale del Salento, ma ormai la trasmigrazione del nome Calabria era compiuta.

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Saraceni e Bizantini

L'inizio del IX secolo fu caratterizzato invece dalle lotte interne che indebolirono il potere longobardo. Già dall'VIII secolo iniziarono inoltre le scorrerie dei Saraceni, che dureranno fino all'anno 1000. Nell'840 Taranto fu conquistata dai Saraceni che divenne la principale base delle scorrerie nell'alto Adriatico. Nell'847 fu la volta di Bari che divenne un vero e proprio emirato. Bari fu conquistata nell'871 dai Longobardi e nell'876 dai Bizantini e divenne il maggior centro politico, militare e commerciale dell'Impero romano d'Oriente, in Italia. Nell'871, e successivamente nell'875, Taranto accolse le truppe musulmane destinate al saccheggio della Campania e della Puglia. Nell'880 l'Imperatore Basilio I il Macedone, deciso a sottrarre ai Saraceni le terre pugliesi, inviò due eserciti guidati dai generali Procopio e Leone Apostyppes ed una flotta navale al comando dell'ammiraglio Nasar: bloccata la via del mare dalla flotta bizantina, i musulmani, al comando di ‘Othman, vennero sconfitti, e così Taranto fu sottratta al loro dominio. Nel 975 il catapano bizantino Zaccaria sconfisse presso Bitonto i Saraceni e uccise il loro capo, Ismaele. Bari dall'anno 1000 subì i tremendi assalti dei Saraceni: il più grave di questi avvenne nell'anno 1002, un lungo assedio da cui Bari venne liberata grazie all'intervento della flotta veneziana, guidata dal doge Pietro II Orseolo. In seguito venne costruita la chiesa di Chiesa di San Marco dei veneziani .

Nella seconda metà del IX secolo si venne concretizzando quella che rappresenta la seconda colonizzazione bizantina: gran parte del sud Italia venne cioè riconquistato dai bizantini e fu diviso in tre themi: Calabria, Lucania, Langobardia. La vecchia “Calabria”, ossia l'odierno Salento, sarà parte del thema di Langobardia. Nome, questo, che, al contrario di quanto era accaduto nella regione calabrese, non si affermò mai. L'impero bizantino, favorì l'immigrazione di bizantini, in particolare nel sud del Salento, per ripopolare una zona considerata strategica. Le tracce di quell'antica migrazione sopravvivono tutt'oggi nell'isola linguistica della Grecìa salentina, dove si parla una lingua direttamente imparentata al greco. Nella Daunia, che assunse nel frattempo il nome di Capitanata (per via della presenza costante del catapano) Basilio Boiannes creò una cinta di città sul subappenino Dauno a difesa del confine occidentale, esposto a diverse invasioni. La stabilità politica, infine, portò alle città, soprattutto costiere, della Puglia centrale, un grande sviluppo commerciale, grazie al quale crebbero gli scambi con la Repubblica di Venezia che stava assumendo un ruolo sempre più importante. In questo periodo Bari diventa capoluogo regionale.

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I Normanni e la Contea di Puglia

Nel 1010 ci fu una rivolta guidata da Melo di Bari, nobile longobardo di cultura greca, a cui parteciparono le città Bari, Bitonto, Bitetto. La rivolta fu sedata ma segnò l'inizio della decadenza del dominio bizantino in Puglia. Con l'arrivo dei Normanni, il territorio al confine tra la Capitanata ed il Vulture è il luogo ove si combattono nel 1041 tre battaglie decisive: la battaglia di Montemaggiore, la battaglia di Olivento e la battaglia di Montepeloso (Irsina). I normanni e i longobardi alleati battono i Bizantini e si impossessano di gran parte del territorio del Catepanato d'Italia.

La Contea di Puglia è fondata da Guglielmo I d'Altavilla, nel settembre del 1042 a Melfi. Egli a Guaimario V, principe Longobardo di Salerno ed a Rainulfo Drengot, conte di Aversa, propone un'alleanza. Guaimario con Rainulfo e Guglielmo, si reca a Melfi e riunisce un'assemblea dei baroni Longobardi e Normanni, che termina al principio del 1043. Tutti offrono un omaggio come Vassalli a Guaimario, che riconosce a Guglielmo I d'Altavilla il primo titolo di conte di Puglia. Per legarlo a sé gli offre in moglie la nipote Guida, figlia del duca Guido di Sorrento. Nasce, così, la Contea di Puglia.

La Contea è un territorio non ancora omogeneo, acquisito a “macchia di leopardo”. L'intera regione, ad eccezione di Melfi, è suddivisa in dodici baronie, costituite a beneficio dei capi Normanni ed assegnate nei territori di Capitanata, Apulia e Irpinia, fino al Vulture dove Melfi ne è la capitale. I Normanni dividono in dodici Contee le terre conquistate o da conquistare. Il Sovrano attribuisce i feudi secondo il rango ed il merito ed ognuno dei condottieri si dedicherà alla conquista di quanto concessogli.

In Capitanata, Guglielmo ha la signoria di Ascoli; Rodolfo ha Canne; a Gualtiero tocca Civitate. Nel Gargano, a Rodolfo di Babena è assegnata Monte Sant'Angelo. Nel Vulture, a Drogone d'Altavilla è affidata la Signoria di Venosa; a Tristaino Montepeloso (Irsina), a Asclettino I Drengot Acerenza e ad Attolino Lavello. In Apulia la Contea raggiunge due uniche località sul mare: Ugo Tuboeuf riceve Monopoli; Pietro ha Trani ed a Ramfredo va Minervino, sulla Murgia. In Irpinia ad Erveo è affidata, infine, Frigento.

Nel 1042 i Normanni, guidati da Guglielmo d’Altavilla, più noto come Braccio di Ferro, si stabiliscono a Melfi, nominato poi nel 1046 Conte di Puglia dall’Imperatore Enrico IV. La Contea di Puglia è dunque il primo Stato normanno dal 1043 al 1059. La nuova contea è costituita da un territorio non ancora omogeneo, acquisito dal clan Altavilla a “macchia di leopardo”. È difficile, pertanto, disegnarne i confini effettivi. L’intera regione, a eccezione di Melfi, viene poi suddivisa in dodici baronie, costituite a beneficio dei capi Normanni e assegnate nei territori di Capitanata, Gargano, Apulia e Campania, fino al Vulture, di cui Melfi è la capitale. Giungono così in Italia molti altri conterranei e membri degli Altavilla, tra cui Roberto il Guiscardo e Gilbert Quarrel Drengot, capostipite dei Giliberti, il ramo materno di chi scrive.

La Contea di Puglia
La Contea di Puglia

Il Principe Guaimario V vanta i diritti su Melfi e nel 1044 impone ad Argiro (figlio di Melo da Bari) di ritornarsene a Costantinopoli: il condottiero s'imbarca alla volta della Capitale Imperiale. Nel 1046 muore Guglielmo I d'Altavilla, e gli succede il fratello minore Drogone, che media tra i Longobardi di Salerno ed il Clan Drengot, e ripristina l'alleanza. Guaimario V gli concede in sposa la sorella Gaitelgrima. Enrico III nel 1047 a Capua legittima i possessi acquisiti: a Drogone d'Altavilla conferisce l'investitura e lo rende suo Vassallo e Conte di tutti i Normanni di Apulia e Calabria. L'Imperatore riconosce in tal modo la Contea di Puglia.

Il papa Leone IX nel 1051 dichiara decaduta la Stirpe Longobarda in Benevento, affida ad un Rettore il governo della Città e convoca Drogone d'Altavilla e Guaimario V, affinché ne garantiscano la sicurezza ed impone il giuramento di sottomissione a Guaimario ed al genero, Drogone, il secondo Conte di Puglia. Guaimario V nel 1052 viene assassinato a Salerno da una congiura organizzata dai cognati insieme ai Bizantini di Amalfi. Essi rapiscono Gisulfo II, figlio dello stesso Principe. Sfugge alla cattura il fratello di Guaimario, Guido di Sorrento, che si rivolge a Melfi dalla sorella e dal marito di lei, Umfredo I d'Altavilla. L'esercito dei Normanni accorre a Salerno e permette a Gisulfo di succedere al padre.

Le conquiste normanne turbano Leone IX e nel 1053 le sue forze subiscono una sconfitta nella Battaglia di Civitate ad opera degli eserciti degli alleati Altavilla e Drengot. Essi imprigionano il Pontefice a Benevento; la sua liberazione è subordinata alla pace e al riconoscimento delle due Casate. Il Papa riconosce la Contea di Puglia, si reca a Melfi e crea Umfredo suo Vassallo; consacra il Vassallaggio alla Chiesa del Guiscardo, che in cambio offre al Papa la Signoria su Benevento. È la svolta decisiva nella conquista nel Sud: diventa il braccio armato della Cristianità.

Ad agosto 1057 i Normanni si riuniscono a Melfi e Roberto il Guiscardo assume la tutela del giovane Abelardo, figlio di Umfredo I, ma presto disereda i nipoti e pretende il riconoscimento del titolo di (quarto) Conte di Puglia. Nel 1058 Roberto ripudia la prima unione con Alberada di Buonalbergo, madre di Boemondo e di Emma, e fa annullare le nozze, perché avvenute tra consanguinei. Per rinforzare l'alleanza con i Longobardi, si celebrano le nozze tra il guerriero Normanno e Sichelgaita. Questo evento apre alla Casa Altavilla le porte dell'aristocrazia e dall'unione nasce Ruggero chiamato Borsa, che tenterà di togliere a Boemondo la successione.

Nell'estate 1059 la Contea di Apulia è trasformata in Ducato: al Concilio di Melfi I il Pontefice Niccolò II, eleva la Contea a Ducato di Puglia e l'affida alla Casata Altavilla. Il Papa nomina Roberto il Guiscardo Duca di Puglia e Calabria, mediante accordi presi con il Trattato di Melfi e perfezionati con il Concordato di Melfi.

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Il Regno di Sicilia

Il dominio bizantino cessò nel 1071, anno in cui prese il potere Roberto il Guiscardo dando inizio alla dominazione normanna. Conquistata dai Normanni con Roberto il Guiscardo, Taranto si accinse a diventare nel 1088 la capitale di uno dei più vasti e più potenti domini feudali del Regno di Sicilia: il Principato di Taranto. Sempre in seguito alla conquista normanna, furono fondati intorno al 1055 la Contea di Lecce, che diede i natali al re normanno Tancredi d'Altavilla. I Normanni attuarono numerose riforme politiche, organizzando un efficace stato feudale, e si occuparono della fortificazione del territorio attraverso la costruzione di motte, ossia di terrapieni aventi sulla sommità una torre di avvistamento e difesa[6]. Nel territorio di Nardò sono ancora oggi presenti i resti della cosiddetta motta di Specchia Torricella. Un'altra motta di cui si conserva memoria è quella di Modugno (BA), ancora riconoscibile come una zona tondeggiante del centro storico.

Nella Capitanata, accanto a Lucera assunsero rapidamente importanza centri di nuova formazione come San Severo e, dai resti di Arpi, Foggia, nati dopo l'anno 1000 in seguito alla conquista normanna. Foggia vivrà una prima fase di prosperità quando, bonificato il suo agro acquitrinoso tra l'XI e il XII secolo, ricevette un notevole impulso economico e sociale da Roberto il Guiscardo (che tra l'altro fece erigere un castello nei pressi di Herdonia) e Guglielmo il Buono.

Il 9 maggio 1087, arrivarono a Bari le reliquie di San Nicola, vescovo di Myra, trafugate da marinai baresi. Papa Urbano II, nel 1089, raggiunse la città per consacrare la cripta della basilica e per deporre le reliquie del santo. Incominciò così l'afflusso di pellegrini da ogni parte del mondo. Nello stesso anno, cominciò la costruzione della Basilica di San Nicola che verrà portata a termine nel 1197. Nel luglio del 1127 Guglielmo, duca di Puglia, morì senza figli, Ruggero II di Sicilia reclamò tutti i possedimenti degli Altavilla e la Signoria di Capua. Nell'agosto 1128 fu proclamato nella città di Benevento duca di Puglia. Ruggero nel 1130 riunI tutti i possedimenti nel regno di Sicilia e la notte di Natale di quell'anno fu incoronato re di Sicilia.

Nel 1155 l'esercito siciliano di Guglielmo I di Sicilia fu sconfitto nei pressi di Andria[9] dall'esercito bizantino di Manuele I Comneno. In quella battaglia perse la vita, il conte di Andria Riccardo de Lingèvres, che fu ucciso sotto le mura della città. Il dominio normanno su Bari fu in seguito funestato da ribellioni e da lotte che raggiunsero il culmine nel 1156, quando Guglielmo I, detto il Malo, assalì e rase al suolo la città, salvando solamente la basilica di San Nicola.

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La Puglia e gli Svevi

La regina Costanza fu l'ultima Altavilla sul trono del regno di Sicilia e, sposatasi con l'imperatore Enrico VI, portò all'avvento degli Svevi, sotto i quali la Puglia conobbe un'importante ristrutturazione delle fortificazioni, di cui castel del Monte costituisce un esempio. Bari fu ricostruita e trascorse sotto il figlio Federico II uno dei periodi più splendidi della sua storia. L'avvento di Federico II fu fondamentale anche per lo sviluppo di Foggia, dove fece costruire tre edifici (nel centro storico, in località Pantano e in località Borgo Incoronata), di Lucera, roccaforte difensiva che ospitava una numerosissima comunità saracena (la campagna del foggiano fu una meta prediletta del sovrano, in cui fece costruire e recuperare numerosi borghi agricoli: Castel fiorentino ed Herdonia su tutti), e di Andria chiamata dallo stesso imperatore Fidelis in quanto al ritorno dalla sesta crociata le si dimostrò fedele consegnandogli le chiavi della città. Federico II liberò la città di Andria dal peso delle tasse e ivi vi costruì Castel del Monte dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO. Ad Andria nacque suo figlio Corrado IV nel 1228, avuto con la moglie Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, che morì appena sedicenne in seguito al parto. A Bitonto durante la crociata del 1227 papa Gregorio IX scomunicò Federico II accusandolo di essere sceso a patti con il sultano Al Kamil.

Sin dalle prime Crociate, la Puglia, e in particolare il porto di Brindisi, divenne il luogo principale di imbarco verso l'Oriente per i numerosi cavalieri e pellegrini diretti in Terra Santa. Durante il dominio degli Svevi, il sovrano Federico II, che morì a Fiorentino di Puglia nel 1250, nominò Principe di Taranto suo figlio Manfredi. Nel 1266 Manfredi fu sconfitto nel corso della Battaglia di Benevento da Carlo I d'Angiò e la città fu affidata al Principe Filippo I d'Angiò.

Intorno al 1380, Raimondo Orsini Del Balzo ritornò dall'Oriente ed occupò alcune terre appartenenti al padre Nicola Orsini. Alleandosi con Luigi I d'Angiò, riuscì a ottenere i beni che gli spettavano per eredità e, sempre su consiglio dell'angioino, sposò nel 1384 la Contessa di Lecce Maria d'Enghien. Con questo matrimonio, diventò uno dei più potenti feudatari del Mezzogiorno. Nel frattempo gli Angioini erano stati definitivamente sconfitti nel 1399. Dopo la morte di Raimondello nel 1406, suo figlio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo diviene Principe di Taranto nel 1414. Nel 1465 il Principato di Taranto viene annesso al Regno di Napoli, entrando così a far parte del regno aragonese.

L'evento centrale nella storia della Puglia settentrionale, il cui capoluogo fu fissato prima a Lucera e poi a San Severo, è invece legato alla transumanza. Per meglio controllarla e ricavarne delle rendite, nel 1447 gli Aragonesi sfruttarono la collocazione geografica di Foggia imponendo, mediante la dogana delle pecore istituita dapprima in Lucera e presto trasferita a Foggia, il pagamento di una tassa a tutti i pastori che recavano le proprie greggi nel Tavoliere. Ciò non toglie che, per tutto lo scorcio del Medioevo e in età moderna, come centri del potere istituzionale, dell'economia e della cultura in Capitanata, s'imposero Lucera e San Severo, le città più popolose della provincia e suoi capoluoghi (la prima fino al XV secolo, la seconda fino al 1579, e di nuovo la prima dal 1579 al 1806). Solo nel periodo napoleonico, col riordino dell'amministrazione nel Regno, Foggia, pur non essendo il centro principale del territorio, erediterà il loro ruolo politico divenendo capoluogo e dando avvio alla crescita demografica e sociale che la farà diventare una delle più popolose città del Mezzogiorno.

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Aragonesi, Veneziani e Spagnoli

A partire dal XV secolo ebbero particolare fortuna le attività commerciali: la Puglia ospitava influenti comunità di mercanti Veneziani, Genovesi, Ragusei, ecc. Nel 1480, durante la dominazione Aragonese, Otranto fu assediata e invasa dai Turchi guidati da Ahmet Pascià, che provocò l'eccidio di 800 persone che rifiutarono la conversione all'Islam. Fu questo l'episodio più eclatante di una lunga serie di assalti turchi e corsari, che si fecero particolarmente intensi nel XVI secolo. Nello stesso periodo si diede il via alla costruzione di moltissime strutture religiose. Iniziò così una fiorente attività artistica fra XVI e XVIII secolo, che fece di Lecce uno dei centri più significativi del barocco.

Nel 1529 in seguito alla Guerra della Lega di Cognac con l'Assedio di Monopoli, la Repubblica di Venezia prende possesso di Monopoli (25 anni), Trani (19 anni), Brindisi (13 anni), Otranto (13 anni), Mola (14anni) e Gallipoli (1 anno). In questo periodo fioriscono i commerci e alle città pugliesi vengono garantiti diversi privilegi. La Puglia rientra nello Stato da Mar nell'organizzazione dei reggimenti veneziani. Agli inizi del XVII secolo la situazione economica di Taranto si aggravò inesorabilmente: la città ionica non costituì più una base militare importante e le stagnanti attività della pesca e della mitilicoltura, nonché l'attività agricola nelle mani della nobiltà e del clero, determinarono una grave crisi economica che culminò nell'insurrezione popolare del 1647. Nel frattempo la Capitanata era stata devastata dal disastroso sisma del 1627 e dal successivo terremoto del Gargano del 1646, con migliaia di vittime oltre agli immensi danni materiali. La tremenda epidemia di peste del 1656 funestò poi l'intero Regno di Napoli.

Dalla seconda metà del secolo, la Spagna cominciò ad interessarsi maggiormente alle sue colonie dell'America centro-meridionale dalle quali ricavava oro e argento, tralasciando invece quelle del Mediterraneo. In concomitanza con i moti di Napoli, il Re Filippo IV pretese l'arruolamento dei giovani di circa 18 anni. Scoppiò allora anche a Taranto una rivolta popolare guidata da Giandonato Altamura, sedata grazie all'intervento del Duca Francesco II Caracciolo di Martina Franca.

Nel 1734 la Puglia, con la famosa battaglia di Bitonto, passò, insieme al resto del Regno di Napoli, dagli Asburgo ai Borboni. Con la dominazione borbonica durante il XVIII secolo, si ebbe un periodo di crescita economica attraverso la costruzione di nuove strade e lo sviluppo dei porti. Ma il rilancio dell'economia avvenne principalmente durante il periodo napoleonico (1806-1815) grazie a importanti provvedimenti come l'abolizione del feudalesimo, la ristrutturazione dei latifondi e una più adeguata distribuzione delle terre pubbliche. Nel XVIII secolo, la Puglia partecipò attivamente alla rivoluzione napoletana. Dopo l'occupazione militare del cardinale Ruffo, le riforme del decennio francese migliorarono le condizioni di vita in Puglia. Con la Restaurazione e il ritorno dei Borboni, anche la Puglia fu interessata dal diffondersi delle idee risorgimentali che si tradussero nella costituzione di diverse società segrete come la Carboneria. Quando nel 1860 il re Francesco II delle Due Sicilie cadde sotto l'impeto garibaldino, la Puglia fu annessa al regno d'Italia. Circa 100 uomini di Andria, guidati da Federico Priorelli e da Niccolò Montenegro, parteciparono alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi eletto in seguito Deputato del Regno presso il collegio elettorale di Andria.

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Il Novecento e le Guerre Mondiali

Con il Governo di Giovanni Giolitti fu realizzato il mastodontico Acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto d'Europa, che permise all'intera Puglia di rimediare allo storico problema della penuria di acqua. I lavori iniziarono nel 1906, dopo che alcuni deputati pugliesi ebbero ottenuto la creazione di una commissione di studio, cui seguirono il finanziamento e l'affidamento dei lavori in concessione, mediante una gara internazionale. La realizzazione dell'opera fu possibile grazie all'utilizzo di ingenti mezzi finanziari (125 milioni di lire dell'epoca) e di materiali, nonostante non mancasse chi pronosticasse l'irrealizzabilità della stessa. Venne inaugurata nel 1914, ma fu effettivamente completato solo nel 1939.

Nel 1913, il 1º maggio, ad Andria viene indetta dalle classi operaie la Festa del lavoro. Da segnalare che il produttore cinematografico Cataldo Balducci presenta il documentario “Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria" (indetta dalle classi operaie) che riprende la festa in 7 quadri, e si può - così - vedere il corteo che percorre via Cavour, via Ettore Fieramosca, piazza Vittorio Emanuele, raggiunge via Garibaldi, la piazza ed il palazzo Municipale, Porta Sant'Andrea. Nel filmato appaiono il monumento a Federico II e il panorama della Città visto dal campanile di Via Carmine.

Durante la Grande Guerra Brindisi contribuì in modo significativo all'evolversi degli eventi bellici, grazie all'ampiezza e alla sicurezza del suo porto. Le industrie meccaniche presenti sul territorio insieme all'Arsenale Militare Marittimo di Taranto lavorarono a ritmi frenetici.

Con l'avvento del fascismo, furono istituite le due nuove province, la provincia di Taranto con decreto del 2 settembre 1923 n.1911, e quella di Brindisi nel 1927[22]. Sempre durante il ventennio, nonostante il rovinoso epilogo del regime, in Puglia furono realizzati insediamenti rurali per migliorare la resa della terra, furono costruite scuole, formati gli insegnanti, realizzati alcuni palazzi istituzionali ed altre importanti infrastrutture. Risale a questo periodo la costruzione del porto di Bari, la realizzazione della Fiera del Levante e furono intensificati e sostenuti traffici commerciali.

Nel corso della seconda guerra mondiale, il porto di Taranto fu teatro della tristemente nota "notte di Taranto". Dopo la destituzione di Mussolini e l'armistizio, la famiglia reale e il governo Badoglio si trasferirono a Brindisi, che quindi divenne capitale del Regno d'Italia a partire dal 10 settembre 1943 fino all'11 febbraio 1944 (data in cui la capitale provvisoria fu trasferita a Salerno). Bisogna ricordare i bombardamenti tra maggio ed agosto del 1943 su Foggia, che causarono più di 20.000 vittime, circa un terzo della popolazione dell'epoca. Dopo l'occupazione anglo-americana, il 1º ottobre, Foggia divenne il caposaldo dell'offensiva alleata nell'Adriatico e nei Balcani. La città è stata poi ricostruita sulle rovine del centro antico e della struttura urbana ottocentesca, secondo i dettami di uno stile post fascista. In seguito alle bonifiche nel Tavoliere la città ha visto accrescere la sua importanza economica e il suo sviluppo urbanistico e demografico. La città ha avuto le medaglie d'oro al valor civile, il 22 novembre 1959, ed al valor militare, il 2 maggio 2006, per i bombardamenti del 1943.

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La Puglia nel Dopoguerra

Le drammatiche condizioni economiche del secondo dopoguerra provocarono sia una ripresa delle lotte del movimento contadino, sia una massiccia emigrazione verso le città industriali del Nord Italia. Nel marzo del 1946, il rifiuto di una ditta locale di Andria di assumere quattro reduci, scoppiò in una rivolta contadina, che vide il sequestro di alcuni proprietari terrieri e l'erezione di barricate. Ci furono scontri cruenti con le forze dell'ordine e sembrò che fosse stato trovato un accordo: ma al momento del discorso che doveva tenere il celebre sindacalista Giuseppe Di Vittorio fu sparato un colpo d'arma da fuoco, facendo rinascere i disordini: fu assaltato il palazzo della famiglia Porro, grandi proprietari terrieri della città e vennero linciate due anziane sorelle (Carolina e Luisa Porro). In seguito a tali fatti fu inviato l'esercito che riuscì a sedare la rivolta con una dura repressione.

Nei primi anni sessanta la regione si dotò di importanti impianti industriali. A Brindisi fu realizzata una grande industria petrolchimica che andava ad aggiungersi alle imprese meccaniche e aeronavali, garantendo opportunità di lavoro a tecnici e operai provenienti dal territorio e dalle province e regioni limitrofe. A Taranto nel 1965 venne inaugurato il “IV Centro Siderurgico Italsider”, uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell'acciaio in Europa. Notevole fu anche la crescita economica del Salento, soprattutto grazie alla crescita esponenziale del numero di piccole e medie imprese. Ad oggi, la Puglia è considerata la regione più ricca ed evoluta del mezzogiorno d'Italia, tanto da meritarsi l'appellativo di “California del Sud”.

Il 31 ottobre 2002 e il 1º novembre 2002 due scosse sismiche dell'ottavo grado della scala Mercalli scuotono i monti della Daunia, nel nord della regione, e i vicini monti Frentani in Molise con ingenti danni e 28 vittime. I comuni pugliesi più colpiti sono stati Carlantino e Casalnuovo Monterotaro.

Attualmente la Puglia mantiene un ruolo molto importante nell'agricoltura italiana, con il grande Tavoliere delle Puglie. Importante è anche l'approccio commerciale e industriale, soprattutto nella zona di Bari, Taranto e Brindisi, ma conosce un processo di terziarizzazione dell'economia. L'economia sembra puntare molto anche sulle peculiarità del territorio in funzione del turismo, soprattutto nella zona salentina, in quella garganica e in valle d'Itria oltreché nei centri religiosi di San Giovanni Rotondo, Monte Sant'Angelo e Bari.

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Casarano

Casarano oggi

Stemma del Comune di Casarano
Stemma del Comune di Casarano

Casarano è un comune italiano della provincia di Lecce in Puglia, situato nel Salento sud-occidentale. Le origini della città di Casarano sono incerte. Leggenda e storia fanno risalire la sua nascita al periodo romano, quando, attorno al I secolo a.C., alcune terre furono assegnate probabilmente ad un soldato romano Caesar in pagamento delle sue prestazioni come legionario. Le origini romane sono confermate dal rinvenimento di due epigrafi, scoperte durante i lavori di restauro della chiesa di Santa Maria della Croce in Casaranello.

Panorama di Casarano
Panorama di Casarano

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Casarano

Il Palazzo de Judicibus a Casarano

Palazzo De Judicibus, situato in Piazzetta D'Elia a Casarano (LE), fu edificato nel Seicento, ma nel corso dei secoli fu soggetto a rilevanti rifacimenti e l’attuale aspetto è dovuto agli interventi del XVIII secolo. Il palazzo è un autentico gioiello d'architettura. La facciata si impone per l'equilibrato disegno e per la finezza delle decorazioni. Il prospetto, infatti, è caratterizzato da un portale stile barocco sormontato da una loggia con due finestroni a forma di cuore e da un’elegante balaustra. Altrettanto bello è il portale a volute e, al primo piano, la bella loggia con finestroni a cuore e un elegante balaustra che imprimono al palazzo il carattere di una sobria eleganza.

Palazzo de Judicibus a Casarano, foto d’epoca
Palazzo “de Judicibus” a Casarano
(foto d’epoca)
Palazzo de Judicibus a Casarano, foto di Raimondo Rodia
Palazzo “de Judicibus” a Casarano
(foto di Raimondo Rodia)

Le due finestre a primo piano, simmetricamente disposte ai lati estremi, allargano, all'occhio, la breve balconata serrata dalle arcate. Vi è poi all'interno, il bel cortile reso ancor più suggestivo dalla presenza di palme secolari. L’interno del palazzo presenta il giardino in stile “all’italiana” impreziosito da palme secolari. Il palazzo è stato abitato fino ad alcuni anni fa dalla facoltosa famiglia de Judicibus, originaria di Molfetta, giunta a Casarano a cavallo tra l'800 e il 900 insieme ai Capozza a cui era imparentata. Attualmente l'edificio, bisognoso di restauro, è di proprietà comunale.

Giardino del palazzo de Judicibus
Giardino del Palazzo “de Judicibus”
Il Palazzo de Judicibus di notte
Il Palazzo “de Judicibus” di notte

Estratto dal Calendario 1996
Scuola Media Statale "G. Galilei"
2° nucleo - Casarano - Classe 2 C
www.tuttocasarano.it

Morciano di Leuca

Morciano di Leuca oggi

Stemma del comune di Morciano
Stemma del comune di Morciano

Morciano di Leuca è un comune italiano di 3 237 abitanti della provincia di Lecce in Puglia. Situato nell'estremo lembo meridionale della penisola salentina, a 63 km dal capoluogo provinciale, comprende anche la frazione di Barbarano del Capo e la marina di Torre Vado, località della costa ionica.

Morciano - Panorama
Morciano - Panorama

Il nome potrebbe derivare con molta probabilità dal termine latino murex con riferimento al tipo di terreno di natura rocciosa e collinare sul quale sorge l'abitato. Altre ipotesi suggeriscono una derivazione dal nome latino di persona Murcius o al fatto che in passato fosse un luogo per il deposito della merce.

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Morciano di Leuca

Storia di Morciano di Leuca

Morciano di Leuca, come tutta l'area della provincia, ha origini legate alla preistoria, perché l'intera Puglia presenta insediamenti umani sin dal periodo paleolitico. La nascita del primo insediamento abitativo di Morciano di Leuca risale al IX secolo ad opera dei profughi della vicina città di Vereto distrutta dai Saraceni. Con l'avvento dei Normanni, il feudo venne donato nel 1190 da Tancredi d'Altavilla a Sinibaldo Sambiasi, i cui discendenti ne detennero il possesso fino al XIII secolo. In epoca angioina il casale passò a Riccardus Murchano al quale subentrò nel 1316 Guiscardo Sangiorgio che lo cedette nel 1335 a Gualtieri VI di Brienne.

Nel 1486 Giacomo Antoglietta di Natoli, barone di Fragagnano, Ruffano, Altavilla, Casalecchio, Santa Digna, Casavecchia, Francavilla e Monteiasi, marito di Margherita Ruffo, figlia del Conte di Sinopoli, cedette il feudo di Morciano a Ruggero Sambiasi in cambio di Vaste. Ai Simbiasi succedettero i Capece, i D'Enghien e i Castromediano (1642). Nonostante l'abolizione della feudalità fosse stata decretata nel 1806, il casale venne acquistato nel 1848 da Giuseppe Valentini.

Aggregato in un primo momento al comune di Patù, ottenne l'autonomia amministrativa il 1º agosto 1838. Nel 1894 guadagna la frazione di Barbarano del Capo amministrata fino a quel momento dal comune di Salve.

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Castelnuovo Magra

Castelnuovo Magra oggi

Stemma del comune di Castelnuovo Magra
Stemma del comune di Castelnuovo Magra

Castelnuovo Magra è un comune della provincia della Spezia, in Liguria. L'antico borgo situato sul monte Bastione, un colle che digrada verso la piana del fiume Magra. La posizione consente al centro abitato una panoramica a 360° sulla vallata, tale da consentire una splendida visuale che va dalla costa tirrenica alla val di Vara. Nelle giornate particolarmente limpide si possono scorgere le isole della Gorgona e della Capraia, fino alla sagoma della Corsica.

Panorama di Castelnuovo Magra
Panorama di Castelnuovo Magra

L'altitudine massima del territorio è di 698 m s.l.m. presso la zona a nord, ai confini con Fosdinovo e quindi con la Toscana, dove è ubicata la frazione di Vallecchia. Il centro storico e le frazioni-località di Marciano e Colombiera si trovano nella zona più centrale, in posizione collinare e pianeggiante. A sud, sul confine con la frazione sarzanese di San Lazzaro, c'è Molicciara, la cui area è attraversata dal torrente Bettigna e dall'ottocentesco canale Lunense.

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Castelnuovo Magra

La Storia di Castelnuovo Magra

Il territorio di Castelnuovo Magra è stato sempre legato storicamente e culturalmente alla zona della bassa Lunigiana, area a cavallo delle odierne province della Spezia e di Massa-Carrara.

Nell'epoca imperiale romana era parte della giurisdizione di Luni (II secolo a.C.), importante città commerciale dell'impero. Tracce di insediamenti in epoca romana vi sono testimoniate, oltre a diverse sepolture in terra castelnovese — appartenenti all'area occidentale della necropoli di Luni — anche da alcuni rinvenimenti edilizi di una domus agricola imperiale nella zona delle Colline del Sole.

Alla caduta dell'impero di Roma tutto il territorio venne assoggettato al forte controllo dei conti-vescovi di Luni che fecero del borgo una delle loro sedi vescovili. In questo periodo medievale sorsero nell'odierno territorio castelnovese i primi villaggi e borghi fortificati; tra questi il castrum de monte Leonis, ubicato tra le frazioni di Marciano e Vallecchia, citato in un documento del 4 marzo 1096 (Codice Pelavicino).

La nascita del primitivo borgo di Castelnuovo è presumibilmente collocata in un periodo compreso tra il 1187 e il 1203, anno in cui in un atto ufficiale compare per la prima volta il nome del borgo. Fu infatti la guerra tra il vescovo di Luni Gualtiero II e i marchesi Malaspina, grandi feudatari della Lunigiana, sul finire del XII secolo, che portò lo stesso vescovo alla decisione di edificare, tra Fosdinovo e Carrara, un presidio per la difesa ed il controllo delle principali vie di comunicazione del feudo, tra cui la celebre via Francigena percorsa dai pellegrini.

Con la costruzione del castello di Santa Maria, oggi non più esistente e il cui nome era derivato dall'omonima cattedrale di Luni, nacque il primo nucleo abitato di Castelnuovo, probabilmente quello che viene storicamente menzionato come “Borghetto”, caratterizzato dalla tipica predisposizione circolare delle case con una tecnica costruttiva similare a quella di altri “borghi fortificati” dello spezzino e della Lunigiana.

Nel XIII secolo aumentarono le lotte tra i Malaspina e il potere vescovile lunense. Nel 1219, Castelnuovo paese prestò giuramento di fedeltà al vescovo Marzucco e, con il suo successore Guglielmo, il borgo sorto intorno al castello di Santa Maria venne cintato da nuove mura (1229) e venne costruito il palazzo vescovile, poi trasformato in fortilizio. È datato al 1253 la firma di un apposito patto tra le comunità di Castelnuovo e Sarzana dove, in sostanza, si sanciva un ufficiale e reciproco rispetto delle due comunità e dei loro abitanti.

Nel corso del XIV secolo il nome di Castelnuovo fu legato per sempre alla figura del poeta Dante Alighieri, che fu ospitato nel locale castello-palazzo Vescovile, e che il 6 ottobre del 1306, nella veste di procuratore del marchese Franceschino Malaspina di Mulazzo, giunse alla pace di Castelnuovo con il conte-vescovo di Luni Antonio Nuvolone da Camilla; con questo atto, di fatto, fu sancita la fine del potere temporale della curia lunense.

Nel 1316 anche il territorio di Castelnuovo passò sotto il potere del condottiero Castruccio Castracani di Lucca, chiamato nei territori della diocesi lunense dal vescovo Gherardino Malaspina, in lotta con l'imperatore Arrigo VII del Sacro Romano Impero, con la nomina di visconte di un territorio che andrà, con il tempo, ad estendersi dalla Cisa alla foce del fiume Magra e tra Liguria e Toscana.

Alla morte del Castracani, il 3 settembre 1328, il panorama politico mutò d'improvviso con l'accrescere e il rafforzamento di Pisa, che riuscì ad impadronirsi della vicina cittadella di Sarzana nel 1343, e della signoria viscontea dominante. Castelnuovo entrò invece nell'orbita del neonato Marchesato di Fosdinovo (1355), che nel 1359, alla morte di Gabriele Malaspina, venne spartito tra i fratelli di questi, Guglielmo e Galeotto Malaspina. In particolare, Castelnuovo spettò a Guglielmo, la cui discendenza si estinse ben presto, nel 1374. Così i suoi possedimenti, tra cui Castelnuovo, tornarono nelle mani dei discendenti di Galeotto, Spinetta e Leonardo Malaspina. In particolare a Spinetta, che, col nome di Spinetta II Malaspina, diventò nel 1393 Marchese di Fosdinovo.

Fu proprio il figlio illegittimo di Gian Galeazzo Visconti, Gabriele Maria, signore di Pisa dopo la morte del padre nel 1402, a trattare la resa dell'area sarzanese, e quindi anche di Castelnuovo, al nuovo governatore francese della Repubblica di Genova Jean II Le Meingre.

Dopo la rivolta genovese nel 1411 contro la “dedizione francese”, Castelnuovo venne assoggettato alla repubblica genovese che, tra il 1411 e il 1418, rimise mano alle fortificazioni e alle mura difensive del borgo. Nel 1421 passò sotto la signoria sarzanese del già doge Tomaso Fregoso e quindi ai Fiorentini con la vendita delle terre effettuato dal nipote Lodovico Fregoso; saranno i toscani a ristrutturare il mastio del palazzo vescovile.

Ritornata dal 1494 nelle mani genovesi del Banco di San Giorgio la comunità di Castelnuovo dovette affrontare per più di 60 anni una forte pressione economica e giudiziaria tanto che, nel 1560, per far fronte alle spese di gestione e di ristrutturazione delle mura medievali si dovettero chiedere addebiti e diminuzioni di salario del locale podestà. Nel 1562 il territorio, nuovamente gestito direttamente dalla Repubblica di Genova, venne inserito nel neo istituito Capitaneato di Sarzana seguendone le sorti fino alla dominazione napoleonica di fine XVIII secolo.

Con la caduta della Repubblica di Genova (1797), sull'onda della rivoluzione francese e a seguito della prima campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, Castelnuovo rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Golfo di Venere, con capoluogo La Spezia, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798 il territorio castelnovese rientrò nel I cantone, capoluogo Sarzana, della Giurisdizione di Lunigiana e dal 1803 centro principale del I cantone della Lunigiana nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini.

Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Levante del Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel V mandamento di Sarzana del circondario di Levante facente parte della provincia di Genova prima e, con l'istituzione nel 1923, della provincia della Spezia poi.

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