Territorio


LuoghiLombardiaOggiVareseOggiViggiùOggiStoriaTainoOggiStoriaCheglioOggiStoriaAngeraOggiStoria

Luoghi

Contenuti della sezione

Regioni, città e paesi relativi alla famiglia o al ramo familiare qui trattato.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Regione Lombardia
OggiRegione LombardiaLa Lombardia oggi
Varese (VA)
OggiVareseVarese oggi
Viggiù (VA)
OggiViggiùViggiù oggi
StoriaViggiùLa Storia del paese
Taino (VA)
OggiTainoTaino oggi
StoriaTainoLa Storia del paese
Cheglio (VA)
OggiCheglioCheglio oggi
StoriaCheglioLa Storia del paese
Angera (VA)
OggiAngeraAngera oggi
StoriaAngeraLa Storia del paese

Regione Lombardia

La Lombardia oggi

Stemma del comune di Lombardia
Stemma del comune di Lombardia

La Lombardia è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia nord-occidentale, prefigurata nel 1948 e istituita nel 1970. Gli abitanti sono 10.060.574 ed è la regione con il maggior numero di comuni su tutto il territorio nazionale, ben 1.507, distribuiti in 11 province e 1 città metropolitana, quella di Milano. La regione si posiziona prima in Italia per popolazione e per numero di enti locali, seconda per densità, dopo la Campania, e quarta per superficie[7], dopo Sicilia, Piemonte e Sardegna. Ha il suo capoluogo nella città di Milano e confina a nord con la Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni), a ovest con il Piemonte, a est con il Veneto e il Trentino-Alto Adige e a sud con l'Emilia-Romagna.

Panorama della Lombardia (Vista aerea di Peschiera-del-Garda)
Panorama della Lombardia (Vista aerea di Peschiera-del-Garda)

Lo stemma ufficiale della Lombardia è costituito da una rosa camuna, antico simbolo solare comune ad alcuni popoli protoceltici, presente in 94 delle circa 140.000 incisioni rupestri della Val Camonica, in provincia di Brescia. Queste incisioni sono state realizzate dal Mesolitico (VIII-VI millennio a.C. circa) all'Età del ferro (I millennio a.C.) da diversi antichi popoli, tra cui i Camuni. Le incisioni realizzate da questi ultimi, tra cui figura l'omonima rosa, sono state eseguite durante l'Età del ferro.

Contributori di Wikipedia.
Lombardia [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
13 set 2019, 21:28 UTC [in data 2019 set 20].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Lombardia&oldid=107698208.
CC BY-SA

Varese

Varese oggi

Stemma del comune di Varese
Stemma del comune di Varese

Varese è un comune italiano di 80.559 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia. È l'ottavo comune della regione per popolazione, e secondo dell'omonima provincia, dopo Busto Arsizio. Il caratteristico appellativo di “Città giardino” deriva dai numerosi parchi e giardini che si trovano nell'ambito del comune, in gran parte pertinenze di ville ivi edificate tra il XVIII secolo e l'inizio del XX secolo, prima da famiglie di nobili e più recentemente da industriali e rappresentanti dell'alta borghesia, originari soprattutto di Milano. Varese fa parte della “Regione Agraria n° 4 - Colline di Varese”, del Parco regionale Campo dei Fiori, e della Rete delle Città Strategiche (RECS).

Panorama di Varese
Panorama di Varese

Gli abitanti della città sono chiamati “varesini”, mentre gli abitanti dell'hinterland sono detti “varesotti”. Analogamente buona parte del territorio della provincia oltre i confini della città viene chiamato Varesotto. Il documento più antico che riporta il nome di Varese è una pergamena datata 8 giugno 922 conservata presso l'Archivio di Stato di Milano. Il toponimo Varese sembra derivare dal celtico vara (acqua), connesso alla vicinanza dell'omonimo lago. Il nome sarebbe venuto al luogo, non tanto per la presenza del torrente Vellone, ma dall'essere un tempo il fondovalle, dove sorge il borgo, acquitrinoso per le acque defluenti dai colli circostanti. Una volta la falda si trovava infatti pochi metri sotto il suolo, e in tempo di piogge insistenti le cantine si riempivano d'acqua e nelle piazze, anche per il terreno argilloso, le pozzanghere stagnavano a lungo. È ipotizzata anche la derivazione dai nomi gentilizi romani Varia e Varius, nonché dal pretore Publio Quintilio Varo. Non è esclusa neppure l'origine da Vallexitum o Vallesium, da cui Varisium per la mutazione della “l” in “r” comune da lontani tempi nella parlata della zona e ciò per essere la località allo sbocco delle valli. La vicinanza dei numerosi boschi fa propendere anche per il termine virens, equivalente appunto a verdeggiante.

Contributori di Wikipedia.
Varese [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
29 nov 2019, 10:23 UTC [in data 2019 dic 4].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Varese&oldid=109158379.
CC BY-SA

Viggiù

Viggiù oggi

Stemma del comune di Viggiù
Stemma del comune di Viggiù

Viggiù è un comune di 5.270 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Numerosi sono i tesori artistici di Viggiù. Fra di essi da ricordare il centro storico, unico nel suo genere. Arrivando a Viggiù lo si riconosce immediatamente per l'aggregazione dei cortili aperti o a volte grandi; in origine non erano altro che le officine, dove veniva tagliata e plasmata la pietra. Viggiù è anche detto il paese dei picasass, poiché un tempo, transitando fra le sue vie, si udivano solo degli scampanellii di martelli che picchiavano sulla pietra.

Viggiù - Panorama
Viggiù - Panorama

Contributori di Wikipedia.
Viggiù [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
1 ago 2019, 15:28 UTC [in data 2019 set 20].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Viggi%C3%B9&oldid=106915126.
CC BY-SA

Viggiù

La Storia del paese

Le indagini storiografiche su Viggiù fanno pensare a due ipotesi circa la sua origine. L'una lo vedrebbe affondare le proprie radici nelle popolazioni orobiche dell'età protostorica, l'altra riterrebbe il paese fondato, probabilmente, da Giulio Cesare, da cui il nome romano Vicus Juli, vale a dire “paese di Giulio”. In seguito il nome si trasformò in Vicluvium, quindi Vigloeno, Vigue e alla fine Viggiù.

A sostegno della seconda tesi vi sono alcuni reperti archeologici, tra cui alcune lapidi e un coperchio di sarcofago risalenti all'epoca romana, ritrovati sul colle San Martino, ed una tradizione orale, secondo la quale, la località Cascina Vidisello sarebbe stata costruita attorno alle rovine di un accampamento romano.

Viggiù (VA) - Panorama
Viggiù (VA) - Panorama
Viggiù (VA) - La Taverna del Pompiere
Viggiù (VA) - La Taverna del Pompiere

A caratterizzare la storia del paese, è stato soprattutto la presenza sul territorio di giacimenti di pietre e marmi di estrema facilità di lavorazione. La famosa “Pietra di Viggiù” era una delle tante pietre estratte dalle colline limitrofe. Essa veniva utilizzata come materiale da costruzione e da decorazione ed in passato portò il territorio ad essere un luogo di grande importanza artistica. Sullo sfruttamento delle cave si organizzò l'intera economia locale, fin dal Medioevo. Alcune conseguenze sarebbero state, in estrema sintesi, da un punto di vista sociale la formazione su base familiare di maestranze specializzate nell'estrazione e nella lavorazione dei materiali lapidei e, sotto il profilo geografico, la strutturazione del territorio in terrazzamenti, onde conciliare l'attività estrattiva con quella agricola.

Artigiani prima, poi anche abili artisti e creatori, i viggiutesi, anche utilizzando la loro pietra locale, si fecero presto conoscere in tutta la penisola. Si pensi che già dal XII secolo, gli artisti viggiutesi facevano parte della Confraternita dei Maestri Comacini. Dal 1500 sino alla metà del Seicento, vere e proprie colonie di “artieri” viggiutesi erano presenti a Roma per pregevoli esecuzioni artistiche ed architettoniche.

[N.d.A.] Fra questi vi erano anche i de Judicibus.

Viggiù (VA) - Panorama
Viggiù (VA) - Panorama
Viggiù (VA) - Hotel Milano
Viggiù (VA) - Hotel Milano

Fra i principali artisti si ricordano i Butti, i Giudici, i Longhi, i Piatti, gli Argenti e i Galli. Una vera e propria schiera di personaggi che diedero fama a Viggiù come Paese degli Artisti. Il primo Consiglio comunale fu eletto nel 1823. I borghi di Clivio e Saltrio gli furono temporaneamente annessi da Napoleone e Mussolini.

Contributori di Wikipedia.
Viggiù [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
1 ago 2019, 15:28 UTC [in data 2019 set 20].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Viggi%C3%B9&oldid=106915126.
CC BY-SA

Taino

Taino oggi

Stemma del comune di Taino
Stemma del comune di Taino

Taino è un comune italiano di 3.692 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Taino insieme alla frazione di Cheglio si sviluppa lungo le prime alture o colline delle Prealpi Lombarde li dove termina la grande Pianura Padana e gradatamente il territorio si fa collinare e, a mano a mano che sale verso Nord, contribuisce a formare le Alpi.

Taino - Panorama
Taino - Panorama

Il paese si trova nel Basso Verbano, sulla sponda sud-orientale del Lago Maggiore, da cui dista pochi chilometri, in particolare dove il Lago, che inizia a mutare la sua morfologia, termina e sfocia nel Ticino. Il suo territorio è circondato completamente solo da due comuni: Sesto Calende e Angera. Taino può essere definito una splendida terrazza naturale sul Lago Maggiore.

Contributori di Wikipedia.
Taino (Italia) [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
16 giu 2019, 15:52 UTC [in data 2019 set 20].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Taino_(Italia)&oldid=105719857.
CC BY-SA

Taino

La Storia del paese

Il nome Taino deriva forse dal celtico Ta (buono) e Vyn (vino), cioè terra del buon vino, o dal nome gentilizio romano Taginus. Gli insediamenti più antichi risalgono al neolitico, fu poi residenza di popolazioni galliche ed infine romane. Il ritrovamento avvenuto anni addietro di alcuni sarcofaghi in granito e di altri oggetti provenienti da tombe a cremazione testimoniano la presenza a Taino di un insediamento di epoca romana.

Nel medioevo faceva parte della Pieve di Angera e proprietà della Mensa Arcivescovile di Milano. Nel XVI secolo, dopo una lunga diatriba con la curia milanese, divenne feudo della nobile famiglia Serbelloni.

Nel 1821 Taino aveva 592 abitanti, in maggioranza contadini affittuari o mezzadri del conte Serbelloni che era il maggior “estimato”, cioè possessore fondiario iscritto nei registri catastali del Comune e come tale fu uno dei due “Anziani” eletto insieme ad un altro importante proprietario terriero, tale Aycardo Castiglioni di Angera, nel primo “Convocato generale degli estimati” (22 ottobre 1815) ripristinato al ritorno degli austriaci al posto del consiglio comunale napoleonico. Questa assemblea comprendeva 25 persone tra le più ricche e notabili del Comune e si riuniva due volte all’anno per approvare i bilanci ed eleggere ogni tre anni una Deputazione destinata a sostenere l’azienda comunale. Nel 1815 fu confermato sindaco Antonio Boniforti, agente di casa Serbelloni.

Tra i fatti di maggior rilevanza occorsi nell’epoca della restaurazione è innanzitutto da segnalare l’unione tra i comuni di Cheglio e Taino, proposta nella seduta del Convocato generale del 31 ottobre 1821 e che avvenne nel 1822. Questa unione fu di vantaggio per entrambe le due comunità di fatto già unite dalla vicinanza e dai legami tra le famiglie. Successivamente nel 1824 la Delegazione Provinciale propose di concentrare con Taino anche Lisanza e Lentate, ma questa volta il Convocato rispose negativamente perchè Gheglio e Taino, è detto nel verbale, preferivano “stare da soli”

L’inizio del ventesimo secolo, cioè dell’età moderna, a Taino, ha una data precisa: 10 maggio 1905. In questo giorno i Serbelloni, che per quasi trecento anni erano stati i grandi proprietari terrieri, iniziarono la vendita del loro feudo a cui fece seguito il loro definitivo abbandono del paese il 28 giugno dell’anno successivo con la cessazione del palazzo avito al marchese Gaspare Corti. I tainesi, per secoli coloni e massari dei Serbelloni, divennero, nell’arco di pochi anni, proprietari delle terre che i loro avi avevano lavorato, una generazione dopo l’altra, per conto e alle dipendenze della nobile famiglia milanese.

Taino, Varese, Italia
http://www.taino-va.it

Cheglio

Cheglio oggi

Cheglio è una frazione del comune di Taino, posta quasi senza soluzione di continuità a nordovest del centro abitato, verso Angera. Insieme al comune di Taino, Cheglio si sviluppa sulle prime zone collinari delle Prealpi lombarde. La frazione si trova nella zona sud-orientale del Lago Maggiore, dal quale dista pochi chilometri.

A Cheglio troviamo piccoli ruscelli, canali di scorrimento per lo più, come la Vepra e il torrente Riale (Rià), popolati da granchi d'acqua dolce. Parte del territorio circostante è ricoperto da boschi di castagni e robinia. Cheglio, come anche Taino, era conosciuto nel secolo scorso come il paese delle vigne. In ricordo è stata dedicata una via chiamata appunto “della Vigna”.

Contributori di Wikipedia.
Cheglio [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
30 apr 2018, 01:24 UTC [in data 2019 dic 4].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Cheglio&oldid=96548669.
CC BY-SA

Cheglio

La Storia del paese

Nel periodo dal 650 a.C. al 600 a.C., scacciando o assorbendo popolazioni locali arrivano qui Celti ed Etruschi. Di interesse diretto è la cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.) che si sviluppò a partire dall'età del bronzo finale, nella pianura padana e che prende il nome dalla località di Golasecca, presso il fiume Ticino. Furono proprio i Celti a dare a Cheglio e Taino la fisionomia di un villaggio. I primi Celti apparsi furono probabilmente esploratori scesi dai passi alpini. Sono infatti di origine celtica i nomi terminanti in -ate (Cadrezzate, Osmate, Lentate), in -ago (Mornago) e anche in -ano (Oriano Ticino, Varano).

Verso il 30-31 d.C. i Chegliesi erano cittadini romani con pieni diritti a loro conferiti nel 49 a.C. con la Lex Julia emanata da Giulio Cesare. Nel 60 d.C. Cheglio si trovava nella XI regione della Gallia Transpadana. Gli abitanti erano di religione pagana nonostante la diffusione del cristianesimo iniziata soltanto nel 311 ai tempi dell'editto di tolleranza che emanò l'imperatore Galerio e quello del 313 di Costantino. A Cheglio la costruzione della nuova Chiesa iniziò nel 1581, forse sulla base di un preesistente modestissimo oratorio dedicato già ai Santi Cosima e Damiano, due fratelli arabi martiri che attorno al 300 d.C. furono decapitati a Cipro.

Nel 1500 Cheglio si trovava sotto il dominio della famiglia angerese Avogadro. Nel 1572 Ottavia Balbi porta in dote al marito, il conte Giovanni Battista Serbelloni, notevoli proprietà a Taino e Cheglio. Durante la Guerra dei Trent'Anni Cheglio venne distrutta e saccheggiata. Passò sotto il dominio spagnolo a seguito della Pace dei Pirenei del 1659 e successivamente sotto quello austriaco con il Trattato di Utrecht del 1713. Al censimento del 1751 Cheglio risultò abitata da 120 persone.

Passò poi al Regno d'Italia (1805-1814) con i suoi 129 abitanti. Fu in questo periodo che il Comune di Cheglio fu abolito e aggregato per la prima volta a quello di Taino con decreto del 1809 del Governo Bonaparte. Nel 1815 fu parte del neo costituito Regno Lombardo-Veneto. Per motivi prettamente ideologici gli austriaci nel 1815 annullarono il decreto di aggregazione ristabilendo l'autonomia comunale di Cheglio ma, nel caso specifico, dovettero presto ricredersi e convincersi di un'unione che era nella natura dello sviluppo urbanistico della zona: nel 1822 emanarono quindi l'ordinanza di una nuova unificazione dei due comuni, con decorrenza dal 1º gennaio 1823.

Oggi Cheglio rappresenta una frazione di Taino. È conosciuta negli ultimi anni per essere diventata la zona industriale del paese. Sono presenti numerose fabbriche presso il confine col comune di Angera.

Contributori di Wikipedia.
Cheglio [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
1 mag 2021, 15:21 UTC [in data 2021 giu 17].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Cheglio&oldid=120358984.
CC BY-SA

Angera

Angera oggi

Stemma del comune di Angera
Stemma del comune di Angera

Angera è una città italiana di 5.455 abitanti in provincia di Varese in Lombardia. Il comune si trova sulla sponda sud-orientale del Lago Maggiore.

Panorama di Angera
Panorama di Angera

La Rocca Borromea di Angera è uno dei principali punti di interesse di Angera. Si può visitare e ospita il Museo della bambola e del giocattolo, una collezione di oltre mille pezzi tra le più ricche d'Europa, completata di recente dall'acquisizione di preziosi automi francesi, tutti funzionanti. In un'altra ala del castello si trova il Museo dell'Abbigliamento infantile con capi raccolti tra l'Ottocento e la metà del Novecento. La Rocca fu fortificata dapprima dagli arcivescovi di Milano e successivamente dai Visconti e dai Borromeo. Lungo la strada di accesso alla Rocca, si trova una spelonca, già abitata in tempi preistorici e attribuita forse arbitrariamente al culto di Mitra.

Contributori di Wikipedia.
Angera [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
21 nov 2019, 14:14 UTC [in data 2019 dic 4].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Angera&oldid=109014995.
CC BY-SA

Angera

La Storia del paese

La presenza umana nel territorio è testimoniata fin dal Paleolitico Superiore grazie ai rinvenimenti risalenti all'Epigravettiano finale rintracciati nella Grotta di Angera, importanti reperti del neolitico provengono inoltre da località Baranzini (“Baranzitt” in dialetto varesotto) e dall'area dell'attuale cimitero. Non sono stati ad oggi rinvenuti reperti significativi e sufficientemente abbondanti da testimoniare un insediamento nell'età del bronzo e del primo ferro, ossia all'epoca della famosa cultura di Golasecca, che pure fu tanto importante per tutto il Basso Verbano. Reperti ceramici insubri tardo celtici testimoniano invece una continuità di insediamento a partire almeno dal II secolo a.C. Tra II e I secolo a.C. iniziano a diffondersi nella zona sempre più numerosi reperti romani che testimoniano l'avvenuta romanizzazione dell'area. Nel 49 a.C. anche gli abitanti Angera, come tutte le popolazioni che abitavano il territorio a Nord del Po, divennero cittadini romani a pieno diritto. In seguito il borgo conobbe un forte sviluppo commerciale con lo sfruttamento dell'insenatura naturale di Angera come porto lacuale di scambio per le merci trasportate via acqua lungo Po, Ticino e Verbano, e i prodotti che vi giungevano via terra grazie alla via Severiana Augusta: da qui si potevano raggiungere i passi alpini della Novena, del Lucomagno, del San Gottardo, dello Spluga e del San Bernardino. Angera era infatti, in epoca romana, un importante porto fluviale che metteva in collegamento la Gallia Cisalpina con la Rezia.

Dal villaggio iniziarono a partire dall'età romana i blocchi di pietra di Angera e il legname dei boschi dell'Alto Verbano, utilizzati sicuramente per la costruzione di importanti edifici milanesi e del territorio. Non vi è certezza sul nome del villaggio di età romana; l'identificazione con il villaggio Sebuinus citato su un basamento scultoreo ospitato nel lapidario della Rocca, è solo una ipotesi, anche perché non si conosce l'esatta provenienza di tale basamento nell'ambito delle estese proprietà borromaiche. Il nome più antico, testimoniato da fonti del X secolo, è quello di Statio, che sembra indicare il ruolo di porto e stazione commerciale svolto da Angera in epoca antica. Il nome muterà nel primo medio evo in Angleria, di non sicura etimologia, ma molto probabilmente derivante dalla contrazione di Ad Glaream ovvero “presso la ghiaia”, presente abbondantemente nel terreno alluvionale dove sorgeva il nucleo principale.

Nel Medioevo Angera era a capo di una Pieve che comprendeva paesi delle due sponde del lago. Sul suo territorio, nel 1300, si contavano 20 edifici religiosi. La storia di Angera va però letta anche in chiave militare. Almeno dall'XI secolo al posto dell'attuale Rocca di Angera si trovava una struttura fortificata che poi divenne proprietà degli arcivescovi di Milano. Nel Duecento la struttura passò in mano alla famiglia Visconti, che la trasformò in una maestosa fortezza, in posizione dominante su tutto il paese. Nel 1449 fu acquistata dalla famiglia Borromeo, attuale proprietaria. Angera assunse titolo di Città nel 1497, per nomina di Ludovico il Moro. Il fascismo annesse al comune Barzola e Capronno. Nell'aprile del 1954, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Angera venne ufficialmente denominata città. Nel settembre 2014 sono stati celebrati i 60 anni della città, con una festa che ha coinvolto la Protezione Civile nazionale, regionale, provinciale e locale.

Con decreto del Presidente della Repubblica del 23 febbraio 2016, Angera può adottare la sua bandiera, dai colori blu e rosso con al centro lo stemma araldico.

Contributori di Wikipedia.
Angera [Internet].
Wikipedia, L'enciclopedia libera;
11 mag 2021, 11:34 UTC [in data 2021 giu 17].
Reperibile su: //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Angera&oldid=120570569.
CC BY-SA