❀ |
Data di nascita 14?? |
Periodo di riferimento 1475-1490 |
Data della morte |
✟ |
Cosa si sa
Gaspare de Judicibus, probabilmente di Ventimiglia, è capitano di una galea. Probabilmente fa la spola con le colonie genovesi di Pera e Caffa perché viene nominato in alcuni atti ivi rogati. Inoltre partecipa alla riconquista di Otranto che era stata presa nel 1480 dai Turchi. Di lui non sappiamo moltro altro, tranne che era sposato, anche se non conosciamo il nome della moglie.
Non conosciamo il luogo e la data della morte.
[N.d.A.] Potrebbe essere lo stesso Gaspare che fu vice governatore per conto di Agostino Adorno. A tal proposito si riporta qui il un'atto del 29 settembre 1498.
Otranto
Nel 1480 i Turchi conquistano Otranto. La maggior parte della popolazione della città viene massacrata. Pochissimi degli abitanti riescono a fuggire nell'entroterra salentino: mentre ottocento di essi vengono cerimonialmente decapitati per aver rifiutato l'abiura, i rimanenti vecchi, donne e bambini vengono deportati come schiavi. Nel 1481 Papa Sisto IV riuscì a formare una coalizione per riconquistare la città. Durante lo sbarco per la riconquista di Otranto, al comando di una delle due galee ventimigliesi facenti parte della squadra messa a disposizione dalla repubblica di Genova, c'era il capitano di mare Gaspare de Judicibus.
Nel 1495, per la legge emanata da Simon Boccanegra, i nobili di Genova vengono esclusi dalla possibilità del dogato. Molto irritati, questi si dividono nelle due fazioni degli Adorno, ghibellina, e dei Fregoso, guelfa, a seconda delle personali e contingenti convenienze. Queste sono così variegate che a Genova e nelle città liguri ove tali fazioni si rispecchiano, si vedono i Grimaldi e i Fieschi, già guelfi, combattere contro i ghibellini, e i D'Oria e gli Spinola, da sempre ghibellini, parteggiare invece per i guelfi. Il caos politico e storiografico è totale e spesso indecifrabile. Infatti, a Ventimiglia, a rappresentare costantemente gli Adorno è proprio il guelfissimo capitano Gaspare de Judicibus, mentre Giovanni Spinola, ghibellino, vi rappresenta la fazione dei Fregoso, guelfi.
Capitano de mar e sempre partigiano della fazione Adorno, il 4 settembre 1498 Gaspare de Judicibus viene alle mani in piazza dell'Oliveto con la fazione dei Fregoso, capitanata da Giovanni Spinola. Ne nasce una orribile mischia con morti e feriti da ambo le parti. Dopo qualche tempo, sotto la pressione della cittadinanza, si fa pubblica pace nella chiesa di San Francesco, con i partigiani che giurano solennemente sui santi Vangeli, ma ben presto gli Adorno torneranno a prevaricare.
G. Rossi,
«Storia di Ventimiglia»,
pag. 160.
Fonti
Atti, documenti e riferimenti relativi a Gaspare de Judicibus.
Medico | Sull'accordo con il medico Pietro Antonio Fenoglio | 17 marzo 1488 |
Procura | Su un mandato procuratorio | 6 giugno 1475 |
Debito | Sull'annullamento di un debito | 1° febbraio 1490 |
Credito | Sulla cessione di un credito | 13 gennaio 1497 |
Commercio | Sul commercio del legname | 1491-1493 |
Alleanza | Su un'alleanza con gli uomini di San Biagio | 29 settembre 1498 |
Pensione | Sulla pensione da parte del re di Francia |
Sull'accordo con il medico Pietro Antonio Fenoglio
17 marzo 1488
Sindaco
Riteniamo che questo Gaspare sia lo stesso che il 17 marzo 1488, assieme ad Agostino Darzaigo, entrambi sindaci di Ventimiglia, si accorda con il medico Pietro Antonio Fenoglio affinché questi presti il suo servizio alla comunità per un anno dietro compenso di 60 fiorini.
Pacta comunitatis cum domino Petro Antonio.
In nomine et cetera. Anno Domini M°CCCCLXXXVIII, indictione sexta, die vero decima septima mensis marcii. Augustinus Darzaigus ac Gaspar Iudex, scindici et scindicatorio nomine universsitatis Vintimilii, habentes potestatem ac bailiam vigore deliberacionis scripte per me notarium infrascriptum de anno presenti et die in ea contenta ad infrascripta peragenda ex parte una, et spectabilis dominus Petrus Antonius Fenogius, medicus Vintimilii, ex parte altera, ad infrascripta pacta, promissiones, stipulaciones ac obligationes pervenerunt et pervenisse confessi fuerunt ut infra, videlicet quia dictus dominus Petrus Antonius per se et suos se obligavit servire comunitati Vintimilii more solito prout in aliis instrumentis alias sumptis per Ambroxium a Rolandum et Antonium Mallavenam sub illis modis, formis et conditionibus in eis contentis, pro uno anno proxime futuro iam incepto die tercia decima mensis ianuarii proxime elapsi et ulterius se obligavit non recedere de civitate Vintimilii sine licentia scindicorum et prioris consilii civitatis Vintimilii, qui dicto domino Petro Antonio concedere possint licentiam standi extra civitatem per diem et noctem unam dumtaxat et hoc quando non essent infirmi in dicta civitate qui eo indigerent et quandocumque maneret ultra statutum tempus predictum voluit idem dominus Petrus Antonius sine b licentia supradictorum voluit quod sibi diminuantur libre viginti sex de salario infrascripto sibi promisso.
…[omissis]…
Actum Vintimilii, in logia comunis et ad banchum iuris, presentibus testibus Iohanne Molinario et Dominico Gino, ambobus de Vintimilio, vocatis et rogatis.
Archivio Storico di Genova,
Notai ignoti,
n. 355/3,
Bernardo Aprosio,
cc. 30 v.-31 r
Su un mandato procuratorio
6 giugno 1475
Pera e Caffa
Gaspare Iudex è nominato in un atto del 1475, rogato a Pera.
post 1475, giugno 6, Pera1.
Pelegro De Franchi del fu [*]2, già cittadino di Caffa, procuratore della moglie Argentina, figlia del fu Silvestro De Franchi di Pagana, trasferisce il mandato procuratorio ai fratelli Lodisio e Pietro De Franchi, cittadini genovesi, per la cura dei negozi, la riscossione dei crediti e le liti relative all'eredità spettante alla moglie dai beni della madre Catarineta.
[a] +In nomine Domini, amen. Pelegrus de Franchis, olim civis Caffe, quondam [*]2, tanquam procurator et procuratorio nomine Argentine, eius uxoris et filie quondam Silvestri de Franchis de Pagana et quondam Catarinete, primo loco uxoris dicti quondam Silvestri et que quondam Catarineta fuit ultimo loco uxor Gasparis Iudicis, tanquam heres et hereditario nomine pro una tercia parte ditte quondam Catarinete, eius matris, vigore et ex forma testamenti et ultime voluntatis ac codicillorum, scripti et scriptorum manu Francischi de Pastino notarii, anno de MºCCCCLXXII, diebus in eisdem testamento et codicillis contentis et quam quidem hereditatem ditte quondam Catarinete, pro dicta tercia parte, dicta Argentina adhivit, agnovit et aprehendidit solo animo, …[omissis]…
et ad quecumque instrumenta vendicionis, quitacionis et iurium cessionis, liberacionis et absolucionis ac pactum de ulterius quidauam non petendo faciendum et confici mandandum cum solemnitatibus de bitis et opportunis, nec non ad dividendum et dividi faciendum dictam hereditatem ditte quondam Catarinete, matris ditte Argentine, spettante et pertinente ut supra ditte Argentine principalis pro una tercia parte cum Mariola, uxore olin quondam Marci Gentilis et nunc Ambrosii Iudicis, et Gaspare Iudice, ultimo viro ditte Catarinete, heredibus pro reliquis duabus terciis partibus ditte quondam Catarinete, ex forma dictorum testamenti et codicillorum ditte quondam Catarinete, dicteque partes divisionis predicte dicte hereditatis, spectantes et pertinentes eisdem ut sopra, …[omissis]…
Atto Nº92, pagg. 206-209
"Collana Storica di Fonti e Studi" diretta da Geo Pistarino
Ausilia Roccatagliata
"Notai Genovesi in Oltremare - Atti Rogati a Pera e Mitilene"
Tomo I, Pera, 1408-1490
Genova, 1982
1 Rogito privo di escatocollo, con formule ceterate nel corpo del testo, seguite da spazi bianchi. In mancanza di precise indicazioni cronologiche si è riferito il documento al periodo posteriore al 6 giugno 1475, data della caduta di Caffa, poiché l'autore del negozio giuridico si qualifica come olim civis Caffe.
2 Lasciato in bianco nel testo.
Sull'annullamento di un debito
1° febbraio 1490
Gaspare Iudice è nominato in qualità di testimone in un atto del 1490, rogato a Pera.
124
1490, febbraio 1, Pera.
Primofiore, figlia del fu Demetrio de Telicha e nipote del fu Theodoroca de Telicha, già abitante di Soldaia, vedova di Giovanni Battista Campofregoso e moglie di Luciano Squarsafico del fu Giuliano, in virtù dei diritti contro i debitori che il nonno paterno le ha ceduto per il pagamento della dote di 400 sommi d'argento di Caffa, disobbliga il notaio Nicola di Torriglia, già abitante di Caffa ed ora a Chio, per la precaria situazione economica in cui si è venuto a trovare dopo la caduta di Caffa, dai debiti contratti con l'avo Theodoroca eccetto 160 lire di genovini da pagare in tre rate, entro il 1 gennaio 1492. Anche la madre di Primofiore, Catimyhia, figlia del fu Geronimo de Alegro e vedova del fu Dimitri, rinuncia ai diritti che vanta contro i debitori del fu Theodoroca.
[a] + In nomine Domini, amen. Primaflos, filia condam Demetrii de Telicha, filii condam sereni domini Theodoroca de Telicha, olin habitatoris Soldaie, primo uxor condam Iohannis Baptiste de Campofregoso, nunc vero uxor Luciani Squarsafici condam Iuliani, in presentia, consensu, auctoritate et voluntate dicti Luciani, eius viri, presentis, autor<iz>antis et consencientis omnibus et singulis infrascriptis in presenti instrumento contentis, cui Primeflori debentur per dictum dominum Theodoroca, …[omissis]…
Acta sunt hec Pere, iuxta hostium domus habitacionis domine Limbanie, olin uxoris condam Octaviani Adurni, anno dominice Nativitatis millessimo/ quadringintessimo nonagessimo, indicione septima secundum Ianuensem cursum, die lune prima mensis februarii, hora circa vigessima, presentibus testibus Gaspare Iudice condam Nicolai et Anthonio Tacessio, vocatis et rogatis.
Extractum est ut supra, scriptum manu mei notarii infrascripti etc.
(S.) Dominicus de Alsario notarius.
«Collana Storica di Fonti e Studi», diretta da Geo Pistarino
Ausilia Roccatagliata
«Notai Genovesi in Oltremare - Atti Rogati a Pera e Mitilene»
Tomo I, Pera, 1408-1490
Genova, 1982,
pagg. 273-278.
Sulla cessione di un credito
13 gennaio 1497
1487 gennaio 13, Ventimiglia - Giorgio Amalberti di Soldano debitore di L. 21 nei confronti di Gaspare de Giudici di Ventimiglia in pagamento del debito gli cede un credito che ha verso Battista Maccario q. Giuliano e i suoi fratelli.
Archivio di Stato di Genova,
«Notai ignoti»,
n. 355/2, not. Bernardo Aprosio, c. 105r
Sul commercio del legname
1491-1493
Fausto Amalberti, nel suo «L’architettura e l’edilizia a Ventimiglia tra ’400 e ’500», Intemelion, n. 18 (2012), pagg. 44-46, riporta quanto segue:
Il commercio del legname era gestito dai negozianti ventimigliesi …[omissis]… Per trasportare le travi più corte si usavano anche i muli ed il cammino non doveva essere privo di imprevisti, il legname viaggiava a rischio del fornitore che però talvolta non riusciva a portare a termine la consegna. …[omissis]… Oltre alle pene pecuniarie erano previste sanzioni molto severe che potevano arrivare fino al sequestro delle bestie da soma o all’incarcerazione dei boscaioli inadempienti. Pena nella quale incorre ripetutamente Francesco Boero di Isolabona: nel 1491 viene fatto incarcerare da Gaspare de Giudici di Ventimiglia per non aver consegnato un certo numero di travi. In tale occasione gli viene in soccorso il suo socio Giovanni Tibaudo che, per farlo rilasciare, si impegna a consegnare a Gaspare le travi promessea. Ma nel 1493 i due sono di nuovo inadempienti nei confronti di Gaspare de Giudici il quale, questa volta, gli fa sequestrare un mulob.
Archivio di Stato di Genova,
«Notai ignoti»,
a Bernardo Aprosio, n. 355/4, inserto a c. 124 v.
b Bernardo Aprosio, n. 355/4, inserto a c. 226 v.
Su un'alleanza con gli uomini di San Biagio
29 settembre 1498
Nel 29 settembre 1498 Gaspare de Giudici, vice governatore per conto di Agostino Adorno, si accorda con 30 uomini di San Biagio promettendo di considerarli amici e partigiani del governatore e della casa Spinola a Ventimiglia e nei territori a lui sottoposti, e gli uomini di San Biagio si impegnano ad appoggiare e difendere lui e la casa Spinola come veri amici e partigiani.
In nomine Domini amen. Nobilis dominus Gaspar de Iudicibus de Vintimilio, vice gerens pro illustrissimo domino domino Augustino Adurno, ducalis Ianue gubernatore, et etiam vice gerens pro magnifica et exselsa domus a et arbergo de Spinolis et nomine ac vice illustrissimi domini domini Augustini predicti et magnifice domus et arbergo , ut supra, parte una, et infrascripti omnes de villa Sancti Blaxii districtus Vintimilii, parte ex altera, quorum nomina et cognomina sequntur ut infra — et primo Dominicus Macharius Iacobi, Pellegrus Macharius Antoni(i), Benedictus Macharius q. Stephani, Pelegrus Macharius q. Iuliani, Iacobus Macharius q. Petri, Iacobus Macharius q. Guillelmi, …[omissis]… et pro maiori efficatione iuraverunt omnes, unum post alium, in manibus mei, notarii infrascripti, ad sancta Dei evangelia, corporaliter per eosdem tactis Scripturis etc., renunciantes (etc.).
De quibus (etc.).
Actum Vintimilii, in aula domus Antoni(i) et Iohannis de Aprosiis condam Honorati, in qua habitat ipse nobilis Gaspar. Anno Domini M°CCCCLXXXXVIII, indicione prima, die XXVIIII septembris, presentibus testibus Antonio Martino notario de Sospitello, Antonio Palancha q. Francisci de Vallebona ac Iohanne Iancherio de Burgeto, vocatis et rogatis.
Archivio di Stato di Genova,
«Notai di Ventimiglia»,
Giovanni Ballauco, n. 61, c. 269 s.-d.
Sulla pensione da parte del re di Francia
Grazie all'intercessione del conte Carlo, viene fatta richiesta al re di Francia, Carlo VIII, di assegnare una pensione al principe Giovanni II Grimaldi e ai ventimigliesi Paolo Battista Fregoso e Gaspare de Iudicibus. Il re, tuttavia, non ha le finanze per poter rispondere positivamente alla richiesta e, anche se promette un trattamento di favore nei confronti dei tre nobili, nella speranza che lo aiutino in futuro a riconquistare il Regbo di Napoli, deve declinare l'offerta.
DCCXCIV.
A LUDOVIC SFORZA.
Vienne, 5 août 1494.
L'état de ses fìnances ne lui permet pas de donner une pension aux seigneurs de Monaco, ainsi que le comte Carlo en avait manifesté le désir; promesse de les bien traiter néanmoins. - (Orig. Arch. de Milan.)
Trés cher et trés amé cousin, le conte Carlo nous a dit et remonstré de vostre part qu'il seroit bon de donner quelque pension au seigneur de Monac1, Paolo Baptiste Fregoise2 et Gaspar de Iudicibus3, car, eo ce faisant, ce nous pourroit grandement proufiter ao recouvrement de nostre royaume de Napples; laquelle chose eussions fait trés voulentiers et de bon cueur, ne fust la grant despence qu'il nous convient presentemeot faire, tant à cause dudict recouvrement que pour l'entretenement de nostre maison et autrea graos charges, comme povez assez savoir; mais tant y a que nous avons deliberé tellement traicter lesdits seigneurs de Monac et autres dessusdicts qo'ilz auront en brief cause de eulx contenter. Et, touchant les gallées que nous avez fait demander pour eulx, nous croyons qu'estes assez adverty que ja pieça avons pourvueu au nombre qui nous est neceessaire pour ledict reoouvrement et à ceulx qui en doivent avoir la conduicte, par quoy, pour ceste heure, possible ne seroit de leur en bailler aucune charge; mais des autres qu'on pourra cy aprés mettre sus, leur ferez savoir de par nous que les aurons sur tous autres pour recommandez. Car, en faveur et pour amour de vous et des biens et vertuz que l'en dit estre en leurs personnes, en cela et plus grant chose leur vouldrions complaire, vous priant que de ce et du bon vouloir que avons envers eulx les vueillez advertir et admonester qu'ilz vueillent perseverer et contiouer, et nous mectrons peine avant peu de temps de leur donner à congnoistre que nous avons bonne et grande affection de leur faire plaisir, aidant Nostre Seigneur, trés cher et trés amé cousin, qui vous ait en sa saincte garde. Escript à Vienne, le V° jour d'aoust.
CHARLES.
ROBERTET.
A nostre trés cher et trés amé cousin le seigneur Ludovic, duc de Bar.
1 Jean II Grimaldi, qui avait succédé, comme seigneur de Monaco, à Lambert, son père, en 1494.
2 Paul-Baptiste Frégose, de Génes, depuis longtemps réfugié à Menton.
3 Gaspar de Judicibus, autrement dit del Judice ou Giudici, citoyen de Vintimille. — Communication de M. G. Saige, archiviste à Monaco.
Charles, Paul Pélicier, Bernard Édouard de Mandrot,
«Lettres de Charles VIII, roi de France», vol. IV,
Librairie Renouard, H. Laurens, 1905,
pag. 81.
TRADUZIONE: Lo stato delle sue finanze non gli consente di dare una pensione ai signori di Monaco, come aveva espresso il desiderio il Conte Carlo; ma promette di trattarli comunque bene.
Carissimo e amatissimo cugino, il conte Carlo ci ha raccontato e dimostrato da parte vostra che sarebbe bene dare una pensione al signore di Monaco, a Paolo Battista Fregoso e a Gaspare de Iudicibus, perché così facendo questo potrebbe essere di grande aiuto per noi nel tentativo di recuperare il nostro regno di Napoli; la qual cosa sarebbe stata fatta molto volentieri e di cuore, non tanto per la grande dispensa che a noi conviene effettivamente fare, sia per il suddetto recupero sia per il mantenimento della nostra casa e di altre gravi responsabilità, come forse saprete abbastanza; ma alla fine abbiamo deliberato di trattare bene i suddetti signori di Monaco e gli altri superdetti che saranno informati riguardo la nostra soddisfazione. E, riguardo le galere che ci hanno fatto chiedere loro, crediamo che sia sufficiente povertà che ja pieça ci abbia fornito il numero che ci è necessario per il reintervento e per quelli che devono averela condotta, da quoy, per questo ora, non sarebbe possibile dar loro alcun addebito; ma degli altri che possono essere aggiunti in seguito, li faremo sapere da noi che li avremo su tutti gli altri da consigliare. Per favore e per amore tuo e dei beni e della virtù che si dice è nelle loro persone, in questa e più importante cosa per loro, vorremmo accontentarli, chiedendoti quello di questo e della buona volontà che abbiamo verso di loro, guardali e ammonisci che li hanno visti perseverare e continuare, e difficilmente aspetteremo di darli al Congnoister che abbiamo un grande e grande affetto per accontentarli, aiutando Nostro Signore, carissimo e amatissimo cugino, che ti ha nella sua santa vista. Scritto a Vienna, il 5 agosto.
Al nostro carissimo e amatissimo cugino il Signor Ludovico, Duca di Bar.