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Regioni, città e paesi relativi alla famiglia o al ramo familiare qui trattato.
Regione Liguria | ||
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Oggi | Regione Liguria | La Liguria oggi |
Preistoria | Regione Liguria | La Liguria nella Preistoria |
Romani | Regione Liguria | La Liguria all'epoca dei Romani |
Medioevo | Regione Liguria | La Liguria nell'Alto Medioevo |
Repubblica | Regione Liguria | La Repubblica di San Giorgio |
Spagna | Regione Liguria | Dagli Spagnoli a Napoleone |
Savoia | Regione Liguria | La Liguria sotto i Savoia |
Moderna | Regione Liguria | La Liguria nell'era moderna |
Diano Castello (IM) | ||
Oggi | Diano Castello | Diano Castello oggi |
Storia | Diano Castello | Storia di Diano Castello |
Diano Marina (IM) | ||
Oggi | Diano Marina | Diano Marina oggi |
Storia | Diano Marina | Storia di Diano Marina |
Regione Liguria
La Liguria oggi
Affacciata sul mar Ligure a sud e confinante con la Francia a ovest, con il Piemonte a nord-ovest, con l'Emilia-Romagna a nord-est e con la Toscana a est, la Liguria è suddivisa in quattro province: Genova, Imperia, La Spezia e Savona. Il capoluogo della regione è Genova. Il nome deriva dall'antico popolo dei liguri, la cui presenza è storicamente attestata sin dagli inizi del I millennio a.C.
La Liguria si estende per 5421 km² e ha una popolazione di 1.645.272 abitanti (1997). È quindi una fra le più piccole regioni d'Italia dato che solo la Valle d'Aosta e il Molise hanno una superficie minore. Tuttavia è anche una delle più densamente popolate, dato che ha una densità di 303 abitanti per km², ovvero una volta e mezza la media nazionale (191 abitanti per km²).
La Liguria ha confini fisici molto ben delineati dato che la regione è interamente chiusa tra il mare, a sud, e i rilievi delle Alpi Marittime e dell'Appennino ligure, a nord.
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La Liguria nella Preistoria
Le testimonianze della presenza dell'uomo in Liguria sono da ricercarsi fin dalla preistoria. Presso il porto di Nizza, a Terra Amata, sono state ritrovate le tracce delle più antiche capanne costruite da cacciatori nomadi, circa 300.000 anni fa. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghiali, tartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionali, uri, uccelli vari. Vicino a Loano sono state trovate tracce dell'Uomo di Neandertal. Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili alla fine del Paleolitico Superiore. Nella grotta dei Balzi Rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l'Uomo di Cro-Magnon. Alle Arene Candide si trovano testimonianze del Neolitico e strati epigravettiani databili tra i 20.000 e i 18.700 anni fa, mentre nelle grotte lungo il torrente Pennavaira, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7.000 a.C.
A partire dal II millennio a.C., ovvero dal neolitico, si ha notizia della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale. Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno, spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso sud-est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici. Successivamente le migrazioni celtiche, che parlavano il leponzio o lepontico, come pure le colonizzazioni di fenici, greci e cartaginesi, hanno rimpiazzato i Liguri a partire dal IV secolo a.C.
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Regione Liguria
La Liguria all'epoca dei Romani
Con la prima guerra punica, ovvero nel II secolo a.C., i Liguri si divisero tra alleati di Cartagine e alleati di Roma. Fu quando i Romani conquistarono questo territorio, con l'aiuto dei loro federati Genuates, che prese il nome di “Liguria”, corrispondente alla IX Regio dell'Impero romano, la quale si estendeva dalle Alpi Marittime e Cozie, al Po, al Trebbia e al Magra. La descrizione della IX regio Italiae risale a Plinio (III, 5, 49): … patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passuum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est
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Questa regione era più ridotta rispetto all'originale area occupata dai Liguri in epoca preistorica. Probabilmente in questa provincia si conservava ancora l'ethnos ligure più puro, mentre in Lunigiana e nelle regioni transalpine le popolazioni si erano ormai mischiate con altre tribù. Infatti Ecateo di Mileto nel VI secolo a.C. ci tramanda che Monaco e Marsiglia erano città liguri e gli Elisici, popolo stanziato tra Rodano e Pirenei, erano un misto di Liguri e Iberi. Nel Trecento Dante, prendendo in considerazione soprattutto l'aspetto linguistico-dialettale, parlerà della Liguria come di una regione compresa tra il Trofeo di Augusto, Lerici e lo spartiacque alpino-appenninico. Nonostante ciò la consapevolezza di una unicità etnica antica più ampia sopravvive ancora a lungo.
Nel 180 a.C. i Romani, per poter disporre della Liguria nella loro conquista della Gallia, dovettero deportare 47.000 Liguri Apuani, irriducibili ribelli, confinandoli nell'area Sannitica compresa tra Avellino e Benevento.
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La Liguria nell'Alto Medioevo
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la regione venne inclusa nei regni romano-germanici d'Italia. Dopo la guerra gotica, l'intera penisola italiana venne riconquistata dall'Impero romano d'Oriente e nell'area che va dal mare all'Appennino venne istituita la provincia di Liguria, parte della Prefettura del pretorio d'Italia. Dopo la nascita del Regno longobardo, la regione perse i contatti con l'oltregiogo, restringendosi alla sua fascia costiera, quindi “obbligata” a rivolgersi verso il mare.
Nel 641 la provincia di Liguria fu conquistata dal re longobardo Rotari, autore dell'omonimo editto del 643, che istituì il Ducato di Liguria, con Genova. Successivamente, vi sorsero fondazioni monastiche provenienti dall'abbazia di Bobbio e si rianimarono i commerci con l'interno, creando le basi per lo sviluppo dell'agricoltura, con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi e dei terrazzamenti. Si aprirono nuove vie commerciali con la Pianura padana attraverso le future e varie vie commerciali e di comunicazione: olio, sale, spezie, legname, carne, ecc. Il porto di Genova divenne un porto franco, dove potevano attraccare tutte le navi.
Con i Franchi nel IX secolo la Liguria venne suddivisa in tre marche: la marca aleramica, la marca arduinica e la marca obertenga, che fecero in seguito parte della Marca marittima, nata con compiti di contenimento e vigilanza sull'alto Mar Tirreno contro i Saraceni.
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La Repubblica di San Giorgio
Il contatto, più spesso lo scontro, con i Saraceni fu per la Liguria e per Genova, le cui storie da ora in poi sono identificate, un evento ricchissimo di conseguenze. Certo, prima di tutto significò sangue e lacrime per le popolazioni, vittime di ripetute e terribili scorrerie ed abbandonate in prima linea. Tuttavia, con il confronto con gli arabi arrivò anche, e fu magistralmente acquisita dai genovesi, una nuova e straordinaria dimensione culturale, fatta di conoscenza, tecniche ed esperienze di navigazione e di commerci, contatti mercantili con il resto di un Mediterraneo che diventava improvvisamente piccolo, che proiettò in meno di un secolo la città dalla pigra e lontana periferia di un impero in crisi al centro delle vicende di una cristianità in espansione. Furono infatti le crociate che riconobbero di fatto a Genova il ruolo di protagonista marittima che l'accompagnerà nei secoli successivi.
Nasce così la Repubblica di San Giorgio. Questo evento porta i genovesi nel centro del mondo, dove sono decisivi nella conquista di Gerusalemme (Præpotens Genuensium præsidium), dove acquisiscono colonie e mercati e incassano ricchezze straordinarie. Dopo le vittorie della Meloria su Pisa e, successivamente, della Curzola su Venezia, il Mar Nero è un lago genovese, la Croce di San Giorgio domina sul Mar Mediterraneo, e il Banco di San Giorgio arriverà a gestire un patrimonio superiore a quello delle più importanti dinastie europee, che al Banco ricorreranno per avere credito ed appoggi.
Saldamente attestata sui valichi montani alle sue spalle e lungo le due Riviere ai suoi lati, tra Monaco e Portovenere, Genova dà al suo dominio di terra la forma della Regione che conosciamo oggi. Le sue colonie, i suoi contatti cosmopoliti, le sue rotte mercantili le danno quelle ricchezze e quelle competenze che rimarranno nella sua storia fino ad oggi. Le vicende storiche internazionali e la ricerca di nuovi sbocchi commerciali portano i genovesi fuori dai limiti casalinghi del Mediterraneo. Sono in Cina alla corte mongola, sono alle Canarie ed a Capo Verde, costeggiano l'Africa verso Sud: soprattutto sono in Spagna, da dove il più famoso di loro partirà per cercare una nuova rotta per le Indie e tornerà con la rotta per un Mondo Nuovo.
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Dagli Spagnoli a Napoleone
I rapporti fra Genova e la Penisola Iberica hanno una tradizione consolidata, che inizia con la liberazione di Tortosa dai Mori da parte dei genovesi, passa attraverso i rapporti con il Portogallo di Enrico, in particolare con la famiglia genovese Pessagno, e arriva a quello che viene definito “el siglo de los genoveses”; compreso il feroce conflitto che vide prevalere gli Aragonesi nel dominio del Mediterraneo Occidentale ed in Sardegna. Non è quindi un caso che Cristoforo Colombo fosse in Spagna, e non è un caso che i genovesi, più di un terzo dei quali aveva residenza in Spagna, da queste loro basi, da Siviglia in particolare, gestissero i ricchissimi traffici provenienti dai nuovi territori che gli spagnoli andavano conquistando.
Perduto il Mar Nero e le loro colonie nel Levante a causa dei Turchi, i genovesi capirono che era necessario spostare di 180° il loro asse commerciale, girare lo sguardo dall'oriente all'occidente come aveva fatto Colombo, sostituendo le ricchezze delle spezie con quelle dell'argento che, si diceva infatti, nascesse in America, splendesse a Siviglia ma venisse seppellito a Genova. Il simbolo di questo processo ha il nome di Andrea Doria, sorta di padre della patria genovese, uomo di fiducia di Carlo V, che giocando su questo ingente flusso economico, seppe dare alla Repubblica risorse economiche e strutture politiche che durarono fino a Napoleone Bonaparte. È in questo perdiodo che la famiglia Giudici/de Judicibus ha il massimo del suo splendore, ovvero fra il XII e il XV secolo. Già nel XVI secolo ormai di Giudici ne sono rimasti ben pochi e sarà alla fine di questo periodo, ovvero agli inizi del XVII secolo, che si forma il ramo portoghese dei de Judicibus, ovvero gli Júdice.
La Liguria, intanto, inadeguata a giocare una propria politica estera, vive inserita nell'orbita spagnola, gestendone di fatto le finanze per un lungo periodo: sostanzialmente finché c'è qualcosa da amministrare. Ma le ricchezze spagnole, come la sua potenza, vanno in esaurimento, e per l'impero iberico, sotto attacco l'inglese ed olandese, Genova diventa sempre più marginale. Così la tutela si allenta, la Repubblica Oligarchica si ritrova isolata, asfittica ed esclusa dai traffici importanti; tenterà una spedizione in Indonesia alla ricerca del proprio futuro, ma l'iniziativa verrà annientata dagli olandesi.
Nel Mediterraneo la presenza dei Barbareschi e l'incapacità di contrapporvisi efficacemente, la bassa redditività dei traffici rispetto a quelli oceanici, la povertà dei mercati partecipano a un quadro dove la presenza genovese è l'ombra del protagonismo di un tempo. In più, la Liguria deve fare i conti con gli appetiti dei francesi, ai quali è costretta a cedere la Corsica, e dei piemontesi, per i quali la Regione diventa sempre di più un irrinunciabile sbocco al mare.
La Repubblica di San Giorgio, incapace di rinnovarsi, trascorre malinconicamente gli ultimi tempi della propria storia a difendere la propria indipendenza dai Savoia, combattendo per brandelli della propria terra dai nomi altisonanti di marchesati e principati ma poveri e piccoli come fazzoletti. Poco significano gli scatti d'orgoglio che si consumano in episodi come quello di Balilla. Finché Napoleone ne formalizza la cancellazione, trasformandola prima in Repubblica Ligure, di fatto satellite francese, per poi annetterla tout court. Ironia della storia, a cancellare l'ultima delle Repubbliche Marinare italiane fu un suo figlio mancato; infatti la Corsica fu presa ai genovesi dai francesi un anno prima che il Napoleone vi nascesse francese anziché genovese.
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La Liguria sotto i Savoia
Quella che uscì dalle grandi bufere napoleoniche era un'Europa diversa, con nuovi protagonisti e senza spazi per Stati piccoli, deboli e non finalizzati agli interessi dei Grandi. Nonostante gli impegni presi e i disperati tentativi operati a Vienna dai pochi genovesi ammessi, la Repubblica inerme viene regalata ai Savoia, che la trasformano in Ducato aggregandola al Regno di Sardegna. Notiamo che la Liguria, a differenza di tutte le altre regioni italiane, non hai mai approvato l'annessione allo Stato sabaudo prima e al Regno d'Italia poi con plebisciti o altre forme di democrazia.
Chi volesse visitare i forti costruiti dai Savoia a “difesa” di Genova, potrà notare le cannoniere rivolte non verso l'esterno delle mura ma verso l'interno, verso la città. Comunque, dopo un primo periodo di profonde incomprensioni fra gli ex-nemici, culminato con gravi scontri urbani e la calata dei bersaglieri a Genova, le complementarità territoriali, sociali ed economiche danno i loro frutti, e le reciproche convenienze emergono evidenti a fondere liguri e piemontesi nella nascente prospettiva risorgimentale e in seguito nella visione unitaria. Notevole ed articolato il contributo della Liguria alla causa unitaria: solo i nomi più noti sono Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio. In seguito il Partito Socialista Italiano nascerà proprio a Genova.
Notevoli sono i vantaggi che la Liguria acquisisce nel processo, e solo il sogno della singola Genova città-stato sotto l'egida inglese, vagheggiato nella Superba a Vienna, li può mettere in discussione rispetto al pigro e decadente periodo di indipendenza repubblicana precedente. La realtà regala alla città il ruolo di “Manchester Italiana”, la sua Borsa è una delle più importanti d'Europa e il suo porto rinasce, specialmente dopo l'apertura del Canale di Suez. In questo periodo ormai la famiglia Giudici/de Judicibus si è praticamente estinta in Liguria, mentre è ancora forte e ben consolidato il ramo campano dei Del Giudice.
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Regione Liguria
La Liguria nell'era moderna
Il passaggio da Regno di Sardegna a Regno d'Italia si rivela un percorso molto difficile e complesso, al quale molte strutture neo-nazionali si rivelano inadeguate. Nelle mille problematiche amministrative e istituzionali qualcuno trova il tempo per sottrarre gli ultimi lembi di terreno alla Liguria per assegnarli al Piemonte, come se si fosse ancora nel settecento. Comunque la regione, Genova, in particolare, gode di una consistente presenza di imprenditori e di capitali esteri, inglesi prima, che fonderanno nel 1893 il Genoa, prima squadra di calcio italiana, e tedeschi poi che, combinata con le notevoli risorse proprie che la città si era costruita nel tempo, in qualche misura le danno una marcia in più rispetto ad altre zone del Paese.
Questo non la salva tuttavia dal pagare un alto tributo ai problemi del Paese con l'emigrazione, rivolta principalmente verso l'Argentina. La prima guerra mondiale porta alla Liguria, a Genova e La Spezia dove hanno sede le grandi industrie belliche pesanti, una opportunità economica molto consistente. Il dopoguerra e la profonda crisi che porta alla gestazione del fascismo non risparmia il capoluogo, che vede il suo patrimonio industriale cooptato dall'IRI, che sbarca pesantemente in città con il più grande progetto siderurgico nazionale, realizzato poi dopo la guerra. La struttura territoriale ed amministrativa della città è ormai inadeguata al peso della sua dimensione economica, e Genova si allarga inglobando nei propri confini amministrativi alcuni paesi limitrofi: il litorale urbano è ora lungo 35 km e la città cresce all'ombra delle Partecipazioni Statali.
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Diano Castello
Diano Castello oggi
Diano Castello è un comune italiano di 2.236 abitanti della provincia di Imperia in Liguria. Il territorio di Diano Castello si trova nella valle Dianese, su un colle che domina la piana compresa tra lo sbocco del torrente San Pietro e, nel fondovalle, gli abitati costieri di Diano Marina e Cervo. Diano Castello vive principalmente di produzione agricola: dalla vite e dall'olivo si ricavano Vermentino e olio di oliva.
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31 mag 2019, 23:20 UTC [in data 2019 set 20].
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Nel Medioevo il comune, insieme a Diano Marina e Diano Aretino, componeva la Communitas Diani, ovvero “la Comunità di Diano”. La prima parte riprende il nome della dea Diana, la specifica si riferisce alla residenza dei marchesi di Clavesana, citata come Castro Diani.
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Diano Castello
Storia di Diano Castello
Il borgo di Diano Castello venne edificato intorno al X secolo, con il nome di Castrum Diani, come luogo di difesa contro le incursioni dei pirati saraceni. Citato in un documento datato al 1033 quale pertinenza del Contado di Albenga, e quindi sotto l'amministrazione dei vescovi della città albenganese, all'inizio dell'XI secolo divenne dominio della famiglia Clavesana; nel 1172 si smarcò dalla giurisdizione marchionale costituendosi libero Comune.
Intorno al 1228 entrò a far parte dei domini della Repubblica di Genova e quale comunità alleata fornì uomini e mezzi (una galea) nella celebre battaglia della Meloria del 1284 che vide la disfatta pisana a vantaggio di una supremazia genovese nel mar Mediterraneo; l'aiuto prestato dalla comunità castellotta fu ricambiato da Genova con la concessione dell'appellativo di “Magnifica”.
Sempre in epoca medievale si diede vita alla costituzione della Comunitas Diani, un'unione indipendente dei principali borghi della valle Dianese, ma sempre sotto l'orbita di influenza genovese, i cui statuti del 1363 sono ancora oggi conservati. Con lo scemare degli assalti pirateschi e la conseguente crescita delle varie comunità sulla costa, tra tutte Diano Marina, il borgo di Diano Castello vide diminuire la sua importanza e il calo sempre più decrescente della popolazione castellotta.
Caduta la Repubblica di Genova nel 1797, la nuova municipalità di Diano Castello rientrò dal 2 dicembre 1797 nella Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del IV cantone, con capoluogo Diano Marina, della Giurisdizione del Capo delle Mele e dal 1803 centro principale della Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 fu inserito nel Dipartimento di Montenotte.
Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel II mandamento di Diano Marina del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio, divenuta poi Provincia di Imperia dal 1923. Nel 1871 la frazione di Paradisi venne distaccata da Diano Castello e aggregata al comune di Diano Marina.
In occasione del terremoto del 1887, 32 suoi abitanti persero la vita e il borgo subì notevoli danni strutturali alle case e ai monumenti artistici. Al 1923 risale la soppressione della municipalità castellotta e il conseguente accorpamento al comune di Diano Marina; nel 1925 venne ricostituito l'ente comunale di Diano Castello.
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31 mag 2019, 23:20 UTC [in data 2019 ott 5].
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Diano Marina
Diano Marina oggi
Diano Marina è un comune italiano di 5.915 abitanti della provincia di Imperia in Liguria. Il territorio di Diano Marina è situato sulla costa della Riviera di Ponente, nell'omonimo golfo delimitato dal Capo Cervo a est e dal Capo Berta sul versante opposto. Il centro storico è collocato in destra idrografica del torrente San Pietro. La principale risorsa economica del territorio comune dianese è l'attività legata al turismo, specie nel periodo estivo.
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1 ago 2019, 00:39 UTC [in data 2019 set 20].
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Nel Medioevo il comune, insieme a Diano Castello e Diano Aretino, componeva la Communitas Diani, ovvero “la Comunità di Diano”. La prima parte riprende il nome della dea Diana, la specifica si riferisce alla posizione dell'abitato vicino alla costa.
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Diano Marina
Storia di Diano Marina
Secondo alcuni studi effettuati dagli storici si è potuto apprendere che l'origine di Diano Marina è certamente assai antica: risalente al Paleolitico superiore e all'età del Ferro. Sul territorio dianese sono stati trovati vari reperti quali urne cinerarie facenti parte di una necropoli, suffragando pertanto le tesi di una probabile origine preistorica del borgo. All'età del Bronzo risalirebbe il primo insediamento stabile abitato dai Liguri Ingauni.
L'Impero romano attorno al 200 a.C., impegnato nella conquista della regione ligure, qui costituì un piccolo borgo di sosta chiamato Lucus Bormani — “radura sacra all'interno di un bosco” — originariamente dedicata al dio Bormo o Bormano. L'attuale denominazione di Diano deriverebbe, secondo alcuni, proprio dai Romani che vollero educare la popolazione locale al culto di Diana, dea della caccia, estirpando il dio preistorico Bomano precedentemente venerato; ma è ipotesi fantasiosa perché risulta invece che nel Basso Medio Evo chiamavasi “Adyanus”, probabilmente da “Vicus Adianus”, ed era infatti con tale nome che la sua comunità era tenuta a partecipare alla formazione delle armate di mare genovesi con una galea armata a sue spese, come leggiamo nel “Chronicon Estense” pubblicato dal Muratori. Dell'antica presenza romana rimangono ancora oggi costruzioni di un agglomerato urbano, scoperte durante alcuni scavi adiacenti il campo sportivo.
Ludovico Antonio Muratori
“Chronicon Estense”
“Rerum Italicarum Scriptores”
T. XV, cc. 466-467, all'anno 1341.
Milano, 1727.
Secondo alcune fonti la primitiva educazione al Cristianesimo si ebbe intorno al I secolo ad opera dei santi Nazario e Celso, ai quali la popolazione dianese dedicherà in seguito una piccola chiesa vicino al campo sportivo. Tra il IX e il X secolo subì come altri paesi costieri le invasioni dei pirati saraceni.
Un nuovo impulso all'economia del borgo, specie nel settore agricolo, si ebbe nell'XI secolo quando i monaci Benedettini, provenienti dal Piemonte, introdussero la coltivazione dell'ulivo e la conseguente produzione di olio di oliva. In questo secolo il territorio dianese divenne dominio feudale dei marchesi di Clavesana, fino al 1177 quando si eresse comune libero e autonomo. Al 1199 risale l'istituzione della Communitas Diani, l'unione di diversi centri della valle del Diano e del golfo che nel 1228 divenne parte integrante della Repubblica di Genova, stringendo con la capitale ligure una duratura alleanza che per servigi prestati esentò dazi e gabelle sulle merce importate dal territorio. Una comunità che nel 1284, nella battaglia navale della Meloria tra le vittoriose flotte genovesi contro quelle pisane, non fece mancare il suo appoggio appunto con l'armamento di una galea.
Oramai composto nel corso del XVI secolo da circa sessanta nuclei familiari, i cosiddetti “fuochi”, Diano Marina divenne la principale base commerciale per l'olio di oliva di tutta la riviera ligure ponentina; la rada dianese, per la sua conformazione naturale, costituiva un buon punto di approdo e di partenza delle merci che via mare raggiungevano i principali porti europei. Traffici che in questo secolo e in quello successivo dovettero pure far fronte alle sempre più frequenti incursioni piratesche e che costrinsero il Senato genovese a porvi rimedio erigendo sul territorio, con l'aiuto sostanzioso della popolazione locale, di torri d'avvistamento e di difesa lungo la costa e i crinali.
Caduta la Repubblica di Genova nel 1797, la nuova municipalità di Diano Marina rientrò dal 2 dicembre 1797 nella Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del IV cantone, come capoluogo, della Giurisdizione del Capo delle Mele e dal 1803 centro principale della Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 fu inserito nel Dipartimento di Montenotte. Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel II mandamento omonimo del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio, divenuta poi Provincia di Imperia, dal 1923. Nel 1871 la frazione di Paradisi venne distaccata da Diano Castello e aggregata al comune di Diano Marina.
Il terremoto e successivo tsunami del 23 febbraio 1887 fece notevoli danni strutturali alle case, ai monumenti artistici e la perdita di alcune vittime; si deve all'ingegnere piemontese Giacomo Pisani la paternità della progettazione del nuovo piano regolatore e del nuovo assetto urbanistico che interessò successivamente la cittadina. L'arrivo della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia e la conseguente apertura della locale stazione, il 25 gennaio 1872, portò ad una nuova rinascita turistica di Diano Marina che convertì un turismo prettamente d'élite, affine ad altre zone della Liguria di fine Ottocento, ad uno di massa e più “popolare”, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.
Nel 1923 al comune di Diano Marina furono aggregate le municipalità di Cervo, San Bartolomeo del Cervo, Diano Arentino, Diano Borello, Diano Calderina, Diano Castello, Diano San Pietro e Villa Faraldi; nel 1925 solo le comunità di Cervo, Diano Arentino, Diano Castello e Diano San Pietro furono ricostituite scorporando i vari territori dalla municipalità dianese.
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