Motti ed Epigrafi
Questa sezione riporta una serie di motti ed epigrafi così come sono state riportate da storici e studiosi di varie epoche. La maggior parte erano incise su lapidi o su lastre di pietra poste all'interno di chiese o palazzi. Alcune sono tuttora esistenti, altre furono distrutte nel corso dei secoli.
Motti
Contenuti della sezione
Questa sezione riporta i motti relativi a questo ramo della famiglia.
XII | Motto del XII secolo | HIC MANEBVNT IVDICES DONEC IVDICENTVR |
XVI 1 | Motto del XVI secolo - 1 | DONEC JVDEX ADVENIAT |
XVI 2 | Motto del XVI secolo - 2 | DONEC JVDEX ADVENIAT |
Motto del XII secolo
HIC MANEBVNT IVDICES DONEC IVDICENTVR
Numerose fonti riportano il testo dell'epigrafe posta sull'antichissimo sepolcro della famiglia de Judicibus, originariamente situato nella cappella dell'Assunta alla quale la cattedrale di Ventimiglia, sin da prima del X sec., era dedicata.
Tra il XVI ed il XX sec., la cappella di giuspatronato dei de Judicibus venne trasferita al piano superiore del battistero. Questo edificio, sicuramente il più antico tra quelli religiosi della città e originariamente a volume interno unico, era stato deturpato nel XVI sec. da un solaio che lo tagliava orizzontalmente in due locali sovrapposti. L'ambiente inferiore così ottenuto, contenente ancora l'antichissima e dismessa vasca per il battesimo ad immersione, veniva a trovarsi ad un livello più basso del pavimento della cattedrale. Poiché era stato degradato a sacrestia e a ripostiglio, si può dire che tutto il battistero fosse diventato la cappella gentilizia della più importante famiglia della città. Quando alla fine del secolo scorso l'edificio venne restaurato con la demolizione del solaio per riportarlo alla volumetria originaria la cappella venne assegnata ad altro gruppo familiare.
La cappella dell'Assunta è sempre stata la più importante della cattedrale e sotto il suo pavimento dovrebbero ancora trovarsi le ossa degli avi della famiglia, anche se il sacello fu profanato nel 1793 dalle truppe rivoluzionarie francesi.
L'epigrafe suonava così (G. Rossi):
SISTE VIATOR ET LEGE
HIC MANEBVNT IVDICES
DONEC IVDICENTVR
Sosta viaggiatore e leggi,
qui riposeranno i giudici
sinché non saranno giudicati
Nota: il Rossi riporta che la lapide sul sepolcro di famiglia dei de'Giudici sia stata posta nello stesso periodo di quella murata sugli spalti di porta Nizza. Non vi è invece alcuna prova documentale che il motto della famiglia sia nato durante il periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini e non fosse in realtà più antico e risalisse agli albori della cavalleria e dell'araldica, cioè alla fine del primo millennio. La famiglia de Judicibus è presente infatti in Ventimiglia almeno dal X sec., coeva di quella dei Conti di Ventimiglia, e non è quindi possibile che venga descritta come «antichissima, nobile, ricca e potente» alla fine del XII sec., senza che avesse già da prima del 1198 un sepolcro di famiglia in cattedrale o a San Michele (il famedio dei conti), con tanto di insegna e di epigrafe col motto conglobato.
In realtà, il Rossi ignora se i de' Giudici di Ventimiglia avessero un motto e quale fosse. Noi però sappiamo da altre fonti che esso è espresso proprio nelle due ultime righe dell'epigrafe ventimigliese:
HIC MANEBVNT JVDICES
DONEC JVDICENTVR
Infatti questo è anche il motto dei de' Giudici Cellamare di Napoli: una fonte riporta per uno dei rami napoletani, JVDICANTUR invece di JVDICENTVR, ma si tratta quasi certamente di un errore di trascrizione.
Motto del XVI secolo - 1
DONEC JVDEX ADVENIAT
In una lapide del XVI secolo, già esistente nella cattedrale di Ventimiglia, che conferma l'assegnazione in giuspatronato, ovvero l'assegnazione in uso e il mantenimento a spese proprie, della cappella dell'Assunta, a Giovan Battista de Judicibus, alla moglie Bianca e alla sua progenie, è riportata nell'ultima riga lo stesso motto di famiglia inciso su una pietra tombale di famiglia che era posta nella stessa cappella. Da notare come questo motto sia posteriore a quello originale citato dal Rossi.
JOANNES BAPTISTA JVDEX Q. BERNARDI
ET BLANCA EIVS VXOR
SIBI ET SVCCESSORIBVS SVIS
SEMPER VIVENS ELEGIT
DONEC JVDEX ADVENIAT
Giovan Battista de Judicibus di Bernardo
con sua moglie Bianca
assegna in perpetuo a sé e ai propri successori viventi
(il giuspatronato di questa cappella)
sinché non verrà il Giudice

L'incisione sulla pietra tombale
riportata per intero nella scheda successiva.
Motto del XVI secolo - 2
DONEC JVDEX ADVENIAT
Nell'atrio della Biblioteca Aprosiana, a Ventimiglia, sulla destra per chi entra, è riportata una grossa lastra funebre relativa alla famiglia de'Giudici. Sulla lastra, oltre che allo stemma della famiglia, in particolare quello con la banda sormontata da tre gigli, è riportato anche il motto
DONEC IUDEX
ADVENIAT
già citato nella scheda precedente.

Epigrafi
Contenuti della sezione
Questa sezione riporta le epigrafi relative a questo ramo della famiglia.
1327 | Epigrafe del 1327 | Bartolomeo de’ Giudici |
1447 | Epigrafe del 1447 | Giovan Battista de Judicibus |
1484 | Epigrafe del 1484 | Giovan Battista de Judicibus |
1715 | Epigrafe del 1715 | Giovan Battista de Judicibus |
1742 | Epigrafe del 1742 | Antonio Filippo de Laurentis de Judicibus |
Epigrafe del 1327
Bartolomeo de’ Giudici
Epigrafe del 22 ottobre 1327, posta nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma sulla tomba di Bartolomeo de' Giudici di Ventimiglia, canonico maggiore della basilica romana.
HIC REQVIESCIT DNVS BARTHOLOMEVS
DE IVDICE CANONICVS HVIVS BASILICE
QVI OBIT ANNO DNI MILLESIMO TRE
CENTESIMO VIGESIMO SETTIMO IND.E
XII DIE XXII MENS OTTOBRIS CVIVS
ANIMA REQVIESCAT IN PACE AMEN
Qui riposa don Bartolomeo
de' Giudici canonico di questa basilica
che morì l'anno del Signore
1327, il 22 ottobre, la cui
anima riposi in pace
Vincenzo Forcella
"Iscrizioni delle Chiese e d'Altri Edificii di Roma dal Secolo XI fino ai Giorni Nostri"
Vol XI, pag 16, iscr. n°20
Roma: Tipografia delle Scienze, Matematiche e Fisiche, 1869-1884
Epigrafe del 1447
Giovan Battista de Judicibus
Epigrafe marmorea del 10 settembre 1447 già posta sulle mura di Benevento, non più esistente.
SEDENTE SIXTO PONTIFICE MAXIMO
BAPTISTA EPISCOPO VINTIMILIEN. GVBERNATORE
OCTO CONSVLIBVS EX PVBLICIS OFFICIALIBVS SVMPTVM FACIENTIBVS
HÆC TVRRIS CVM PORTA A FVNDAMENTIS
ÆDIFICATA EST VETERE PRIORE DEJECTA 1475
AN. 1477 X KAL. SEPTEMB.
Sotto il pontificato di Papa Sisto (IV)
il governatore Battista (de Judicibus) vescovo di Ventimiglia
e otto consoli in rappresentanza dei pubblici ufficiali
questa torre con porta è edificata ex-novo,
già confiscata al vecchio proprietario nel 1475,
(posta il) 10 settembre 1477)
Vincenzo Forcella
"Iscrizioni delle Chiese e d'Altri Edificii di Roma dal Secolo XI fino ai Giorni Nostri"
Vol I, pag 428
Roma: Tipografia delle Scienze, Matematiche e Fisiche, 1869-1884
Epigrafe del 1484
Giovan Battista de Judicibus
Epigrafe posta nella parte inferiore della lastra marmorea che nel 1484 il cardinale di San Pietro in Vincoli Giuliano della Rovere, in seguito Giulio II, fece erigere nella basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, in memoria del vescovo di Ventimiglia e governatore di Benevento, il domenicano Giovan Battista de Judicibus.
BAPTISTAE EX IVDICIS HVMANAE
DIVINAEQ. DOCTRINAE P.FESSORI
PONTIFICI INTIMILIENSI POST. PA
TRACENSI Q. VIX. AN. LV
IVLIANVS CARD. S. P. AD VINCVLA
FAMILIARI OPT. ET B.M.
A Battista de Judicibus
professore in lettere e teologia
vescovo di Ventimiglia e poi di Patrasso
che visse cinquantacinque anni, amico e buon maestro
di Giuliano, Cardinale di S. Pietro in Vincoli.
Vincenzo Forcella
"Iscrizioni delle Chiese e d'Altri Edificii di Roma dal Secolo XI fino ai Giorni Nostri"
Vol I, pag. 428, iscr. n°1642
Roma: Tipografia delle Scienze, Matematiche e Fisiche, 1869-1884
Epigrafe del 1715
Giovan Battista de Judicibus
Epigrafe del 1543 che si trova su una lapide nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, a Roma. Questa lapide venne posta da Porzia a Judicibus, moglie di un tal Antonio Viccaro e sua esecutrice testamentaria.
D. O. M.
ANTONIO VICCARO ... PICCINIO
VIRO SUMMA TU MOR
INTELLIGENTIA INGENII DEXTERI
TATE INCREDIBILI ATQVE ME
RENDI SIBI PRINCIPV VIROR. FA
VORIS GRATIÆQUE COCILIANDI
... PERITISS. QVI AN
AGENS XXXVI . M . D .XLIII
NO SINE OIVM DOLORE OBIIT.
PORCIA A IVDICIB. CONIVX
MÆSTISS. COIVGI CHARISS.
ET EXECVT. EX TEST. POSVERE
Vincenzo Forcella
"Iscrizioni delle Chiese e d'Altri Edificii di Roma dal Secolo XI fino ai Giorni Nostri"
Vol V, pag. 175, iscr. n°492
Roma: Tipografia delle Scienze, Matematiche e Fisiche, 1869-1884
Epigrafe del 1742
Antonio Filippo de Laurentis de Judicibus
Epigrafe del 1570 che si trova nella basilica dei S.S. XII Apostoli, a Roma.
HERMINIÆ ET MAVRITIÆ DIONISIIS
SOR. VIRG. QVI VNO ET EO ANNO
PRESENTI M.D.LXX. OBIERUNT
VIXERUNT H. AN. XVII MAV. XV
IVSTINA DE IVDICIBVS MAT.
MERENS NON SINE LACHR. POS.
A Erminia e Mauritia Dionisi
sorelle vergini, che in questo stesso
anno 1570 morirono
Vissero rispettivamente 17 e 15 anni.
La madre Giustina de Judicibus
che non meritava tanto, senza più lacrime pose.
Vincenzo Forcella
"Iscrizioni delle Chiese e d'Altri Edificii di Roma dal Secolo XI fino ai Giorni Nostri"
Vol. II, pag. 246, iscr. n°743
Roma: Tipografia delle Scienze, Matematiche e Fisiche, 1869-1884
Nota: si tratta probabilmente delle giovani vittime di una delle tante epidemie, peste o colera, che hanno ripetutamente afflitto l'Italia sino al XX secolo.