Introduzione

I Giudici siciliani

Non sappiamo quando esattamente dei de Judicibus ventimigliesi siano migrati in Sicilia. È possibile fin dal XII secolo. Sappiamo di certo che un ramo si formò a Palermo nel XVI secolo, a seguito di Michele Iudex, ma è probabile che ve ne siano stati anche in precedenza.

[N.d.A.] Da tener presente che sull'isola erano presenti anche dei Judice amalfitani, quindi non è facile capire quale personaggio appartenga a quale famiglia. Vincenzo Palizzolo Gravina, che basa molto del sup studio sul Mugnos, riporta due famiglie Giudice con discendenza in Sicilia: i Giudice o del Giudice e i Giudice di Genova. Lo studioso afferma che le due famiglie siano imparentate, ma questa affermazione va presa “cum grano salis”. Noi sappiamo che a Napoli c'erano due distinte famiglie del Giudice. Una è quella di origine genovese, l'altra di origine amalfitana. Per quanto ne sappiamo, non esiste alcun legame di sangue fra le due. Inoltre il Gravina afferma che la prima famiglia avesse sede in Milano, Genova, Arezzo, Napoli, ecc. Al momento non abbiamo evidenza che i Giudice milanesi avessero una qualche relazione con quelli genovesi o quelli aretini. Quello che possiamo dire è che probabilmente i Giudice messinesi sono di origine amalfitana e quelli palermitani di origine napoletano-genovese, ovvero della nostra famiglia.

Il ramo palermitano

Il ramo palermitano ha come capostipite Michele Giudice, figlio di Battista, che nel 1528 giunse a Palermo da Genova. Battista, figlio di Giorgio, era uno dei Del Giudice albergati presso gli Usodimare.

Vincenzo Palizzolo Gravina,
"Il Blasone di Sicilia"
Forni Editore, Bologna, 1871-1875

I de Judicibus palermitani derivano quindi direttamente da quelli liguri. Il nome è stato italianizzato quasi subito. Esistono altre famiglie Del Giudice nell'isola, ma sono legate ai Del Giudice di Amalfi.

I Ventimiglia siciliani

Fin dall'XI secolo si hanno notizie di insediamenti di nobili liguri e piemontesi in Sicilia. Fra questi, nel XII e XIII secolo, anche di esponenti del casato di Ventimiglia, dei quali i de Judicibus erano vassalli. Si può quindi ipotizzare che fin da quell'epoca dei Giudici ventimigliesi siano migrati verso quell'isola.

L’insediamento dei conti di Ventimiglia in Sicilia è uno dei fatti politici maggiori del Duecento nell’isola; si inserisce su un lungo e vasto movimento di immigrazione di marchesi e di cavalieri appartenenti alle case più antiche, ma anche divise in molti e povere di castelli e di feudi, dell’Alta Italia. Trovano in Sicilia le ricchezze, i feudi, un ordine feudale che dà poco spazio alle tradizioni lombarde di divisione del feudo e di costituzione di consorterie e garantisce la trasmissione dell’eredità e del cognome; la Sicilia dà anche l’occasione di esercitare un’autorità naturale a questi specialisti della guerra, della colonizzazione e della gestione dei beni feudali e delle chiese. La loro avventura si presenta come una storia di individui, insediati con felici matrimoni, capi di casate che conservano, ma non sempre, con orgoglio i cognomi e le armi delle famiglie di Lombardia e di Liguria. I marchesi Lancia e i loro parenti, Canelli, Semplice, hanno però una figura diversa: alleati del potere fino alla battaglia di Benevento, accompagnano Costanza, erede di Manfredi, nell’esilio catalano e tornano al servizio della nuova dinastia nata dal Vespro. È probabile che i conti di Ventimiglia siano stati inseriti in questa parentela, come in quella di famiglie di marchesi di Lombardia (come i del Bosco) di cui riprendono anche i cognomi.

…[omissis]…

La generazione di Guglielmo Peire, primo dei conti ad insediarsi a Tenda, è anche quella che stabilisce alleanze e felici matrimoni in Italia del Sud; si può ipotizzare che abbia avuto contatto con i Lascaris tramite i marchesi Lancia, esuli a Nicea nel 1253; il conte Filippo è il primo dei conti a cercare l’insediamento nel regno svevo nell’Italia del Sud, non sappiamo se attraverso un’unione matrimoniale. La sua traccia non si riscontra in Sicilia, e si può pensare che Filippo abbia cercato fortuna presso la corte imperiale o quella di Manfredi. Si avverte che il ramo di Enrico non è l’unico ad aver tentato l’avventura nel regno svevo: un altro gruppo di Ventimiglia si insedia a Trapani, e prende il cognome del Bosco, concretato poi in uno stemma parlante.

Henri Bresc,
«I primi Ventimiglia in Sicilia»,
Intemelion, n. 1 (1995),
pagg. 5, 8

Il Mugnos

Giudice di Palermo

DELLA FAMIGLIA

GIUDICE DERIVATA DI GENOVA.

LA famiglia Giudice, che viue hoggi in Palermo, hebbe origine dalla famiglia Vſodemari, la quale non fù puoco chiara ne’tempi antichi in quella Repubblica; percioche nel 1122 Guglielmo Giudice fù vno de’quattro Conſoli, e 1128, e 1129, e nel 1165 Henrico Giudice, e Giouanni Giudice furono due de’ dodici Conſoli, che gouernarono la città di Genoua con Simone Doria, Ottobone degl’Alèri, Guglielmo Cicala, Amico Grifo, Vberto Malucello, Pagano della Volta, Henrico Malona, Guglielmo Buffino, Filippo di Bonifatio, ed Vberto Demecotta; parimente (ſecondo il Caffaro) Guglielmo Giudice con Rubaldo Biſazza anche nobile Genoueſe, e d’autorità tolſero nel 1170 molte ſeditioni ſuſcitate all'ora nella Rep.

La famiglia Biſazza viſſe con ſplendore d’antica nobiltà in Genoua, e concorſe ne’primi uffici, e carichi di quella Rep. ed à guiſa defl’altri Genoueſi paſsò pure indi in Sicilia, hauendoſi ſempre congiunto in parẽtela non ſolo con la famiglia Giudice, mà etiamdio con altre nobili di Genoua.

Mi pare ſouerchio di raccontare gl’uffici, e l’attioni illustri della famiglia Giudice della Liguria, mentre Pantaleone Giuſtiniani, e Pietro Bizzaro ſoura le Hiſtorie di Genoua nè fanno ampia mentione. Dico dunque, che lei fù diſtinta in tre rami, vno de’quali s’aggregò nell'albergo de’Viualdi, e portò per arme una Banda azzurra con tre Gigli d’oro dentro in campo d’oro, queſti, diceſi, eſſere il più antico ramo, che vẽne in Genoua; l’altro ſi congiunſe con la famiglia de’Calui, e tolſe per arme vna Banda d’argento dentro un campo diuiſo, ſotto azzurro, e ſopra roſſo; e l’altro, come ſi diſſe, con la famiglia Vſodemari, il quale fece per arme mezzo ſcudo di ſotto diuiſo in due campi, il deſtro tutto roſſo, ed il ſiniſtro azzurro con vna Banda d’argẽto attrauerſata, il mezzo ſcudo di ſopra tutto d’oro con mezz’Aquila nera coronata. Però s’è lecito preſumere differenza d’origine tra di loro per la diverſità dell’arme, direi, che il primo aggregato a’Viualdi, quale hoggi è eſtinto, differiſca dagl’altri due, mà non già nell’origine i due aggregati a’Calui, ed Vſodemari, quali hoggi ſono in piedi; poiche di quello congiunto a’Calui nè viue in Napoli il Corriero maggiore, e maeſtro generale delle Poſte di Napoli Principe di Cellamare, detto Nicolò Giudice: però di quello congiũto à gl’Vſodemari, nõ ſolo vi è queſto ramo di Palermo, mà anche nè viue in Genoua Battiſta Giudice. E coſa certa, che quella famiglia nõ per cercar nobiltà s’aggregò alle famiglie de’Viualdi, Calui, ed Vſodemari, mẽtre trouaſi tra le cinquanta antiche famiglie, inſieme con le ſuddette tre, alle quali ſi aggregò; bẽſi fù cauſa il nõ hauerſi ritrouato nel 1528 molto numeroſa, nel qual tempo, per chetar le diſſentioni tra la nobiltà vecchia, e nuoua, ſi fè Decreto, che delle nobili reſtaſſero viue ſolamente quelle, che haueſſero ſei caſe aperte, che furono 18, alle quali s’aggregaſſero le altre meno numeroſe cõ ordine della Rep. di eſtinguerſi, mutandoſi ancora, nell’iſteſſo tempo il Magiſtrato con creare il Duce, che duraſſe per due anni. Riferiſce il predetto Vberto Foglietta nel dialogo fra Anſaldo, e Princiuavalle, prouando, che l’eſtintione delle famiglie nel 1528 non fu per mancamento di nobiltà, ed adduce l’hauerſi eſtinta queſta de’Giudici, così anche come Michele Vſodemari de’Giudici, e più delle volte Michele Giudice Vſodemari infino all’ãno 1576, nel quale tempo per i Decreti d’ordine del Sõmo Pontefice, dell’Imperatore, ed anche del Rè Filippo II, s’abolirono dette aggregationi, ripigliando ciaſcheduna famiglia il ſuo primo cognome, e naturale inſegna, laſciando affatto la famiglia con chi s’haueua congiunta. Pertanto aggregãdosi parte di queſto cognome a’Viualdi e parte a’Cauli, de’ quali fu Paolo Battiſsta Caluo de’Giudice, che nel 1565 fù, e morì Duce; ed altri, come fu Battiſta Giudice, figlio di Giorgio, che ſi congiunſe con gl’Vsodemari, caſandoſi con la figlia di Gio:Agoſtino Vsodemari, la qual famiglia è anche chiariſſima, come negl’ãnali, ed antiche Hiſtorie di Genova ſi legge; poiche, oltre d’eſſere delle prime fra le 50 caſe, gl’huomini d’eſſa l’han reſo tale, particolarmẽte del tẽpo de’Guelfi, e Ghibellini fù fatto Generale dell’armata nauale de’Guelfi Lanfranco Vſodemari.

Però tornãdo alla famiglia Giudice aggregata per il detto Battiſta à gl’Vſodemari nel 1528, vogliono, ch’ella deriuaſſe da Diano, d’õde ancora dicono, che deriua il ramo aggregato a’Calui, e detta famiglia eſſere ſtata portata in Genoua dal detto Guglielmo Giudice nel 1120, il quale nel 1122, e 1129 fù vno de’Conſoli, che reggeuano all'hora quella Rep. e l’iſteſſo moſtrò gran valore nel Porto di Meſſina contra i Piſani. Buonhuomo Giudice inſieme con Andrea Cafaro andò Ambaſciatore al Rè d’Aragona per la loro Rep. nel 1230. Guareno Giudice, e Guglielmo Viſconte Ambaſciatori all’Imperator paleologo; e molt’altri ſe nè leggono promoſſi ne’ ſupremi Magiſtrati di Genoua. Mà il predetto Battiſta paſsò in Palermo con due figli, l’uno chiamato Auguſtino, e l’altro Michele; e tornatoſene in Genoua, iui ſi morì: queſti due fratelli hebbero molte liti fra di loro, perloche Michele reſtatoſi in Palermo procreò con Anna Giudice ſua moglie molti figliuoli, cioè, Gio:Battiſta, e Giorgio hoggi Geſuita, Pellegrina, Saluagina, e Leonora. Però Gio.Battiſta primogenito Dottor di legge ſi casò con donna Dorothea, figlia di don Attilio Opezinghi, e di donna Sigſmunda Bologna, con chi procreò don Gioſeffo Sacerdote, Dottor in Theologia, profeſſor di belle lettere, e Poeta, don Ceſare Dottor di legge caſato con donn’Anna della Montagna, il P. Gio:Battiſta de’Chierici minori, don Antonino Dottor di legge, che preſe per moglie donna Roſolea Sortino, che gli hà generato fin adeſſo vna ſola figlia chiamata Dorothea: anche donna Sigiſmunda, donn’Anna, dõna Maria, e dõna Eliſabetta. Don Ceſare hà procreato dõ Battiſta, (ſecondo Pietro Bizzaro ſopra l’Hiſtorie di Genoua) ſi ritroua notato nel Conſiglio maggior de’400 nobili nel 1576; queſti generò Gio:Maria, e Franceſco, da chi nè nacque Gio:Battiſta, che viue nella città di Genoua.

Filadelfo Mugnos,
«Teatro Genologico delle Famiglie
Nobili Titolate Fevdatarie ed Antiche Nobili
del Fidelissimo Regno di Sicilia
Viventi ed Estinte.»
Parte Prima,
Palermo, 1647,
pagg. 394-396.