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Data di nascita ? |
Periodo di riferimento 23 aprile 1630 |
Data della morte 1630 |
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Cosa si sa
Giovan Battista de Judicibus1, Magnifico ventimigliese senza prole2, con il consenso della moglie Bianca, fa testamento nelle mani del notaio Marco Maria Sapia, lasciando tutti i suoi beni al comune di Ventimiglia e al capitolo della cattedrale per la restaurazione del battistero e il mantenimento della cappella dell'Annunciata, sino allora di giuspatronato dei de Judicibus e comprendente il sepolcro familiare.
…[omissis]… item vuole et ordina che fra dieci anni prossimimi a venire, debbano li heredi haver fatto accomodare il sito che resta sotto la cappella di N.S. Assunta, nel quale è il battisterio antiquo di questa cattedrale, in modo che possa servire per battisterio dell'istessa cattedrale come già serviva.
Dai «Rogiti di Marco Maria Sapia, notaio in Ventimiglia».
Note:
1 non è probabile che questo Giovan Battista sia uno di quelli visti in precedenza, in quanto quelli erano ecclesiastici e questo no.
2 è probabile che si intenda qui "eredi maschi" dato che da altra fonte, inedita, riportata più avanti, si sa che Giovanni Battista aveva due figlie.
Con questo ennesimo Giovan Battista, si estingue a Ventimiglia la famiglia de Judicibus.
Fonti
In un testo di padre Agostino Galleani della Compagnia di Gesù, messo gentilmente a disposizione da Giorgio Galleani di Ventimiglia, si legge:
…[omissis]…
La De Giudici di cui habbiamo parlato nel Ristretto delle memorie, ella si è estinta in Vintimiglia nella persona del Sig. Gio Batta Giudici, morto nel 1630. Lasciò questi due sole figlie, l'una delle quali fu maritata con il M. Guido Ascanio Galliani con un Fidei-Commisso che essa gode la Città; e l'altra fu maritata con il M. Nicolò de Lorenzi; con un altro Fidei Commisso. Il medesimo lasciò lire quaranta milla per comperare grano che si vende allo stesso prezzo di allora, a beneficio dei poverelli. Per queste et altre insigni opere da lui fatte e dagli Avi suoi, fu decretato dalla Citta che la sua statua in marmo si erigesse nella gran sala della Loggia, quale ancora si vede; con sotto il suo nome e cognome; non esponendosi in essa Inscrizione le gloriose sue gesta.
…[omissis]…
Pag.203 delle
«Memorie Universali della Città di Ventimiglia
raccolte dal P. Agostino Galleani della Compagnia di Gesù,
e dedicata alla stessa Magnifica et Illustrissima Città di Ventimiglia
Signora di Airole nell'anno MDCCLIV»
Riguardo i beni di Giovanni Battista, finiti al comune di Ventimiglia, risulta quanto segue:
Ma i problemi di endogamia si facevano sentire tra gli stessi De Giudici, con un Giovanni Battista morto a metà Seicento senza eredi e il cui patrimonio, affidato a un fedecommesso riservato ai discendenti legittimi primogeniti, finì perciò per via delle sostituzioni ereditarie al Comune di Ventimiglia. Si trattava di beni per i quali c’era una causa ancora nel 1758 avanti a un giudice delegato dal Senato di Genova promossa da un Orengo, un Olignano e un Porro; quindi sono i beni che dovrebbero aver motivato l’elezione del magistrato delle Braie di cui parlano i Capitoli del ’59, laddove parlano degli ufficiali che dovevano appunto « invigilare alla loro manutenzione e coltivazione e procurare che vengano piuttosto migliorati che deteriorati » (cap. 1). Ebbene, ciò avveniva per le terre e la casa lasciati appunto per via di fedecommesso al Comune e vincolati a beneficio della comunità. Ma pare che si estinguessero allora anche famiglie come quella dei De Mari, Genzano, Massa e Ruscone.
Mario Ascheri,
«Ventimiglia dall’Antico Regime alla Repubblica ligure: il problema politico-istituzionale»,
Intemelion, n. 12 (2006)
pagg. 128-129
Timbro a secco
Timbro a secco di Giovan Battista de Judicibus. Si trova sulla busta dell'atto di compromesso del 15 ottobre 1630.
Archivio di stato d’Imperia
Sezione di Ventimiglia
Notaio 48, filza 510