L'ipotesi bizantina

Una delle storie che si tramandano di padre in figlio da diversi secoli nella mia famiglia è che la nostra origine sia bizantina. Al momento non ho trovato elementi per provare o confutare questa affermazione. Parliamo di Alto Medioevo, ovvero un periodo del quale abbiamo pochissime informazioni, pochi documenti e, soprattutto, non abbiamo ancora uno sviluppo ampio del concetto di “cognome”. In pratica, è molto difficile seguire una famiglia lungo un determinato arco temporale.

Se ci concentramo tuttavia sui rami più antichi della famiglia, uno certo, quello di Ventimiglia, e uno “sotto osservazione” ovvero quello della Valtellina, possiamo fare alcune considerazioni.

La dominazione bizantina della Liguria ebbe la durata di poco più di cento anni (538-643), una sessantina circa dei quali trascorsi nel periodo del governo dell’esarco d’Italia. Nel corso del secolo bizantino l’assetto territoriale della regione fu sottoposto a ripetute modificazioni a causa del ripiegamento sotto la pressione dei Goti e successivamente dei Longobardi. I Goti, si erano tuttavia inseriti nell’organizzazione amministrativa bizantina mantenendola inalterata, mentre i Longobardi, da veri e propri conquistatori, scardinarono il quadro precedente. Lo sconvolgimento fu tale che la loro venuta determinò l’esigenza di un nuovo assetto dei territori rimasti ai Bizantini, avviando un processo di trasformazione della situazione esistente.

Alla fine del VI secolo, lo sfondamento longobardo su Piacenza e Parma (594), poi completato con l’occupazione di Brescello, Mantova, Cremona e forse Reggio (603), determinò il crollo di Tortona e dell’area limitrofa (599), probabilmente in concomitanza con il collasso delle difese del Piemonte meridionale. Iniziava l’ultima fase della Liguria bizantina, da tempo non più indicata col nome di Liguria e ora ridotta a una fascia costiera delimitata a Nord dall’Appennino, compresa tra Ventimiglia e Luni, definita provincia maritima Italorum. La perdita di alcuni nodi chiave, tra cui i castra di Suriano-Filattiera e Bismantova , tagliò i collegamenti della regione con Ravenna e il resto dei domini bizantini d’Italia.

Sguardo Sul Medioevo
Sito web di cultura medievale
«La Liguria Bizantina (VI secolo)»
http://www.sguardosulmedioevo.org/2014/02/la-liguria-bizantina-vi-secolo.html

Quindi Ventimiglia era bizantina e fu una delle ultime città a cadere.

Sappiamo che il cosiddetto ramo valtellinese ha origine dal comasco e in particolare dall'isola Comacina, come probabilmente anche quelli del varesino.

Un discorso a parte va fatto per l’Isola Comacina, sede dell’ultima disperata resistenza del magister militum Francione. Essa, contrariamente a quanto pensato da vari storici, non era il centro propulsore della difesa bizantina di tutto l’areale lariano nonostante fosse fortificata, ma semplicemente costituì l’ultima roccaforte bizantina dell’areale lariano a capitolare. L’Isola Comacina, importante come il vicino porto di Lenno (che sorge di fronte all’Isola Comacina), era fondamentale per il controllo del ramo occidentale del lago di Como, ma nulla più.

Come abbiamo già scritto nelle pagine precedenti, l’areale lariano non fu interessato dall’espansione longobardo almeno fino al 576. Questo permise ai Bizantini di approntare un efficace sistema difensivo che, sfruttando abbondantemente le fortificazioni tardo antichi esistenti in zona, resistette abbastanza a loro alla pressione longobarda. La conquista dell’areale orobico dovette avvenire a più riprese.

La prima fase iniziò nel 576 e terminò nel 585. Sebbene sia possibile che, in conseguenza dello sbandamento dello schieramento bizantino conseguito alla disfatta di Baduario (576), alcune posizioni fossero state conquistate dai Longobardi, io ritengo che sia alquanto più probabile che il primo assalto all’areale lariano sia stato portato durante i primi anni del regno di Autari (584-590). A partire dal 584, per ben tre anni, il re Autari scatenò una serie di offensive contro i territori imperiali. Il primo attacco fu portato ai danni di Brescello, il cui assedio e conquista avvennero nei mesi a cavallo fra il 584 ed il 585. Nel 585, o nel 586, il sovrano longobardo conquistò anche l’importante caposaldo di Mantova e, non si va lontani dal vero nel supporre che, anche la parte meridionale della Brianza, quella gravitante attorno al distretto del Castello di Brianza, fosse stata occupata da dei contingenti Longobardi provenienti da Milano.

Un attacco proveniente da Milano, e quindi effettuato da milizie regie, spiegherebbe il motivo per cui l’area di Castel Brianza-Brivio fosse stata aggregata poi al territorio/diocesi di Milano e non a Bergamo, come invece avvenne per il settore orientale del lago di Como e l’Isola Comacina. Perso il castello di Brianza, e forse Lecco, i Bizantini si ritirarono nel territorio a nord dei laghi Alserio e Pusiano. Fu forse in questa fase che le ingenti ricchezze, ritrovate sull’Isola Comacina al momento della sua conquista longobarda, furono colà spostate dai Bizantini, ritenendo il luogo più sicuro rispetto a Castel Marte troppo vicino alla linea dei combattimenti. La seconda fase avvenne nei mesi a cavallo fra il 587 ed il 588. Contro l’areale orobico fu scatenata un offensiva che muoveva da due direzioni: una da Milano che raggiunse e conquistò Como, l’altra da Bergamo che investì Lecco e Castel Marte. I Bizantini, di fronte a un tal dispiegamento di forze, si ritirarono nell’ultimo ricetto fortificato del distretto lariano, l’Isola Comacina, e lì resistettero per sei mesi prima di capitolare all’inizio del 588.

Italia Medievale
Sito web di cultura medievale
«I Bizantini nell’areale lariano (569-587)»
http://www.italiamedievale.org/portale/i-bizantini-nellareale-lariano-569-587/

Ventimiglia e l'isola Comacina sono i luoghi più antichi che la nostra ricerca ha identificato per due dei rami più antichi cognominati de Judicibus. Entrambi i territori sono stati fra gli ultimi, governati dai bizantini, a cadere. Entrambi nel VI secolo. Non sappiamo se questo possa essere significativo e se possa rappresentare un legame tra i due rami o avere qualcosa a che vedere con la famiglia de Judicibus. Se non fosse pre la tradizione orale, in efftti, non ci sono evidenze storiche sufficienti per fare alcuna considrazione. La tradizione orale, tuttavia, si è mostrata sempre vera fino ad oggi, per cui non va sottovalutata. raramente in una famiglia si raccontano storie che risalgono a più di 10 secoli. Sia i de Judicibus di Ventimiglia che quelli Valtellinesi, sei secoli dopo, ovvero nel XII secolo, erano guelfi. Anche questa può solo essere una coincidenza e per ora, come tale, la tratteremo. Resta il fatto che un legame tra i due rami e con la cultura bizantina potrebbe esserci e la ricerca proseguirà in tale direzione.

Inoltre al momento non ci sono evidenze di de Judicibus a Spalato, a parte Dujam, per cui non siamo sicuri che vi fosse lì un ramo della nostra famiglia. È pur vero che a Spalato sono rimasti pochi documenti dei secoli precedenti al XIV, in parte a causa delle varie guerre che si sono succedute sul territorio, in parte a causa di incendi che hanno distrutto gli archivi. Forse un giorno troveremo delle prove, o forse sono andate tutte perdute. Tutto quello che posso fare oggi è continuare la tradizione della mia famiglia e raccontare alle generazioni future quello che finora ci siamo tramandati.