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Data di nascita 18 gennaio 1935 |
Periodo di riferimento 1935-1956 |
Data della morte 26 luglio 1956 |
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Cosa si sa
Dario de Judicibus nasce a Pola il 18 gennaio 1935 da Sergio e Lydia Zaccaro. Secondo di tre figli: Danilo, Dario e Sonia. Non si sposa.
Muore a Taranto il 26 luglio 1956 precipitando con l'aereo che stava pilotando.
La vita, la morte
Dario era un ragazzone grande e grosso, molto affettuoso, un vero pezzo di pane. Adorava gli animali e tutti gli volevano bene. Lo chiamavano “il gigante buono”. Quando era giovane aveva costruito sulla terrazza di casa un allevamento di colombi, che adorava. Il fratello, Danilo, per procurarsi i soldi per portare fuori a cena la fidanzata, Maresa, ogni tanto gliene prendeva due e li vendeva. Dario ci stava malissimo. Aveva anche una gazza, di nome Colò, che rubava tutto quello che trovava di luccicante in casa e poi lo nascondeva nei buchi dei muri.
Dai ricordi di
Maria Teresa Giliberti in de Judicibus.
Dario è un vero atleta. Gli piace qualsiasi sport ma la sua vera passione, assieme al fratello Danilo, con il quale condivide molti interessi, è la pesca subacquea. È un ottimo nuotatore e un subacqueo esperto, tanto che nel 1955, un anno prima di morire, aveva vinto il campionato regionale di pesca subacquea. Dopo la sua morte, infatti, viene fondata a Taranto la A.S.D “Dario de Judicibus” per la pesca sportiva. Dario è anche appassionato di aeromodellismo, passione che condivide con il fratello. Tuttavia, al contrario del fratello maggiore, che aveva fatto il liceo a Taranto, frequenta la Scuola Militare Nunziatella a Napoli. Diplomatosi, entra nel 1955 nell'Accademia Navale nel corso Pegaso II1. Se l'obiettivo di Danilo era diventare pilota in Aeronautica, quello di Dario è di diventare pilota di Marina.
È il 26 luglio 1956, il giorno in cui affonda il transatlantico Andrea Doria. C'è molta tensione in casa de Judicibus perché uno dei fratelli di Lydia, la madre di Dario, è imbarcato su quella nave come direttore di macchina. Tutti sono in attesa di notizie, ma quando squilla il telefono arriva una notizia inaspettata: Dario è caduto, precipitato col suo aereo. «È caduto.», non viene detto altro, ma in realtà il giovane pilota non ce l'ha fatta. La madre si reca presso il campo di volo; non sa ancora cosa sia effettivamente successo. Era il terzo volo che Dario faceva, l'ultimo prima di prendere il brevetto. L'aereo è un Aermacchi MB.308, soprannominato “macchino” dai suoi equipaggi. Si tratta di un monomotore da turismo e addestramento ad ala alta sviluppato dall'azienda aeronautica italiana Aeronautica Macchi negli anni Quaranta. Per qualche motivo il serbatoio, che avrebbe dovuto essere pieno, era mezzo vuoto. Sul cruscotto del velivolo non c'è l'indicatore di carburante, per cui Dario decolla sicuro che sia stato fatto il pieno. A un certo punto il giovane si trova di colpo senza carburante. Un pilota più esperto forse sarebbe riuscito a planare ed effettuare un atterraggio di fortuna in quelle condizioni, ma il giovane è appunto solo al suo terzo volo ed è da solo, senza istruttore. L'aereo entra in vite e precipita sulle falde del Vesuvio, vicino a Somma Vesuviana. Per il pilota non c'è nulla da fare.
1 Il motto del corso Pegaso era Cum pennis cor.
Dai ricordi di
Sonia de Judicibus in Lo Savio.
Quattro anni dopo il fratello maggiore chiama Dario il suo primogenito. È il 1960.
Album di Dario de Judicibus
Una raccolta di foto selezionate
La galleria fotografica di Dario de Judicibus, figlio di Sergio e Lidia Zaccaro.
Giovinezza | Album di Dario de Judicibus | Gli anni della giovinezza |
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Album di Dario de Judicibus
Gli anni della giovinezza



Album di Dario de Judicibus
Foto di caccia e pesca

Dario a caccia col padre Sergio

Dario a pesca subacquea

Dario con una cernia

Dario a pesca con l’A.R.A.
Album di Dario de Judicibus
Dario da militare





Album di Dario de Judicibus
Il funerale militare di Dario

Più indietro a destra, il padre di Maresa, Filippo Giliberti, con la divisa dell’Esercito
Articoli su Dario
Articoli di giornale che parlano di Dario de Judicibus.
Coppa | Coppa “Il Giornale d’Italia” | Lido Buno (TA), 1955 |
Società | Decennale della “Dario de Judicibus” | Corriere del Giorno, 1977 |
Coppa “Il Giornale d’Italia”
Lido Buno (TA), 1955
Nel 1956 Dario de Judiicbus si classifica primo nelle gare inter-provinciali di pesca subacquea sportiva con 34.107 punti e vince la coppa messa in palio da “Il Giornale d’Italia”. Una carriera da campione che verrà stroncata l'anno successivo dall'incidente aereo che lo vedrà schiantarsi sulle falde del Vesuvio con il suo Aermacchi MB.308.

Decennale della “Dario de Judicibus”
Corriere del Giorno, 1977
Dopo l'incidente aereo in cui Dario perse la vita, il 26 luglio 1956, tre dei suoi amici più cari, Mario Tenna, Francesco Rota e Antonio Sebastio, decisero di fondare una società di pesca sportiva a Taranto e di intitolarla a suo nome. Nasce così la “Dario de Judicibus”, una società che nel corso defli anni miete parecchi successi in Italia e all'estero. Primo presidente onorario, il padre Sergio. Nell'articolo qui di seguito, viene ricordato il ventennale della società, mentre la foto riporta la coppa ricordo che il fratello di Dario, Danilo, consegna al presidente Mario Tenna e all'allora vice presidente Tommaso Piemontese, in occasione del decennale.

In memoria
Dopo la sua morte, il cugino Giuseppe de Judicibus gli dedica una poesia, ritrovata recentemente dalla figlia, Maria Gabriella.
A Dario de Judicibus
Svettasti
l’altissimo ideale artigliando
arditamente;
non ti sorressero penne malfide,
pur ti spinse l’irresistibile cuore
oltre i confini dell’impossibile.
Biancheggiarono, in alto, l’ali.
Scendesti, irridendo, precipite
sugli uomini in sudore
sulla terra arsicciata.
Or le aquile in cielo
fan corona ai tuoi sogni vissuti
e tu, nero aquilotto
del gran regno sovrano
sfrecci, inesausta cometa.
Il cugino germano
Giuseppe de Judicibus