Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1519-1522

Data della morte

?

Cosa si sa

Martino de Judicibus nasce verso la fine del XV secolo in una località vicina a Savona da Pietro e Bianca Xerel.

Martino partecipò alla famosa spedizione di Ferdinando Magellano, il portoghese Fernâo de Magalhaes, al servizio del re di Spagna Carlo I, che nel 1519 fu imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo V. Martino fu uno dei soli 18 sopravvissuti che, tre anni dopo la partenza, con la nave "Victoria" rientrarono in Spagna dopo aver effettuato la prima circumnavigazione della Terra. Altri tredici dell'equipaggio sopravvissero perché arrestati nelle Isole di Capo Verde, mentre quattro tornarono in Spagna molti anni dopo Martino.

Martin de Judicibus ... que fue meriño en la Armada de Hernando de Magallanes, durante la navegación de discubrimiento de lo Estrecho Patagonico y las islas y Tierra Firme del Océano Pacífico, y que die la primera vuelta al Mundo ... qui omnibus rebus interfuit.

La nave “Victoria”
La nave “Victoria”

Martino viene inizialmente assegnato alla caravella "Concepcion"1, dove si imbarca tra i sobresalientes con il grado di meriño, ovvero subalterno di fanteria, equivalente ad "alfiere" o a "sergente maggiore".

La spedizione salpa il 10 agosto 1519 da San Lucar, il porto di Siviglia, per un viaggio che si conclude il 6 settembre del 1522, quando la “Victoria”, sola nave superstite, rientra al porto di partenza dopo aver completato la prima circumnavigazione del globo in 2 anni, 11 mesi e 3 giorni. A bordo della piccola nave di sole 85 tonnellate, che imbarca acqua come un colabrodo e ha una velatura di fortuna, vi sono soltanto 18 uomini dei 235 partiti con l'Armada, tra marinai e soldati.

Tra i superstiti, tre soli sono gli italiani: Antonio Lombardo e Martino de Judicibus, tornati in Spagna con la “Victoria”, e Lucas Pancaldo, uno dei quattro della "Trinidad" che ritornarono solo molti anni dopo. Antonio Lombardo non è altri che Pigafetta, già segretario di Magellano, colui che scriverà, dopo il rientro in Italia, il famoso resoconto della spedizione.

A. Pigafetta, "Il viaggio di Magellano intorno al mondo"
revisione di James Alexander ROBERTSON, Cleveland USA, 1906, Ed. Arthur Clark, 365 copie
"Roteiro", nella revisione di Andrea da Mosto de
"Il primo viaggio intorno al globo" di A. Pigafetta, Roma 1894
A. Pigafetta, "Relazione del primo viaggio intorno al mondo"
revisione di C. Manfroni, ed. Cassa di risp. di Verona, Vicenza e Belluno
A. Pigafetta, "Il primo viaggio intorno al mondo", edizione a cura di Mario Pozzi
Vicenza, Neri Pozza, 1994
"Nuovo Mondo: gli italiani", per A. Pigafetta a cura di P. Collo e per G. B. da Poncevera
a cura di P.L. Cro-vetto, Torino, G. Einaudi ed., 1991/94

Non conosciamo il luogo e la data della morte.


1 La "Concepcion" è una delle cinque navi della piccola flotta spagnola di Magellano che, su commissione di Carlo V di Spagna e di ricchi banchieri liguri e castigliani, ha il compito di circumnavigare la Terra dopo aver scoperto un passaggio a sud ovest che colleghi l'Atlantico al Pacifico. Di tale passaggio si favoleggia da quando una delle spedizioni alle quali aveva partecipato Amerigo Vespucci, ha prospettato l'esistenza di un grande continente australe, ma della cui esistenza Magellano è in qualche modo certo.

In realtà lo scopo strategico della spedizione è quello di scoprire una nuova via marittima diretta alle Isole delle Spezie, ovvero all'arcipelago Indonesiano delle Molucche, evitando il periplo dell'Africa i cui porti al di sotto dell'Equatore sono tutti in mano ai portoghesi, ovviamente assai ostili a imprese del genere. Se possibile, si dovrà anche provare con certezza che le Molucche si trovano a Est e non ad Ovest dell'antimeridiano della linea di demarcazione che, secondo i vigenti trattati, divide il globo terrestre in due zone di influenza e di conquista coloniale tra spagnoli e portoghesi. Naturalmente, non meno importante sarà l'eventuale scoperta di nuove terre da annettere al già immenso impero del re di Spagna.

I genitori

Martino viene spesso definito genovese nei vari documenti relativi alla spedizione, ma nei registri nominativi di arruolamento nell'Armada di Magellano conservati presso l'Archivo General de las Indias a Siviglia e nei verbali degli interrogatori effettuati dalle autorità spagnole dopo il ritorno a Siviglia, è specificato che Martino era savonese, o meglio, di una località vicino a Savona. In effetti il termine “genovese”. all'epoca, non indicava l'origine o la nascita ma l'appartenenza alla Compagna Communis Ianuensis.

Judicibus, Mtn de, n Saona, sobresaliente en La Concepcion y La Victoria,
regresa a Esp (Medina, v 3, 399) [P de J, Blanca Jerel]

Lista de abreviaturas

Mtn = Martin
n = nacido, natural de
Esp = Espana
v = vecino, -a
P = Pedro o Pero (nunca 'Padre')
Medina, v 3, 399 = José Toribio Medina
    "El descubrimiento del Oceano Pacifico:
    Vasco Nunez de Balboa, Hernando de Magallanes y sus companeros"
    Tomo III, Santiago del Cile, 1920

Boyd-Bowman, Peter
"Indice geobiografico de mas de 56 mil pobladores
de la America hispanica I. 1493-1519"
Messico, 1985, p.268

José Toribio Medina
José Toribio Medina

Sembra quindi che il padre di Martino si chiamasse Pedro de Judicibus e la madre Blanca Jerel. Solo quest'ultima tuttavia potrebbe essere spagnola. Il padre, infatti, essendo Martino riportato come savonese, era probabilmente anch'esso ligure, e quindi Pedro dovrebbe corrispondere in realtà a Pietro. Un'altro testo, tuttavia, presente nell'Archivio Veneto, riporta entrambi i genitori come "genovesi", per cui anche la madre potrebbe essere tale. Ciò tuttavia non è in conflitto col fatto che potesse essere di origine spagnola.

Martin de Judicibus
Martin de Judicibus, come da “Deputazione di storia patria per le Venezie”

Martin de Judicibus, merino (sorvegliante) de la nao Concebcion, hijo de Pedro de Iudicibus e de Blanca Xeres, ginoveses, vecinos de Saona.

pag. 192,
Di Rinaldo Fulin, Riccardo Predelli,
“Deputazione di storia patria per le Venezie”
Pubblicato da A spese della R. Deputazione, 1922
Archivio veneto

e ancora:

Sueldo que se pagó á los sobresalientes que van en la nao Conceptión. …[omissis]… Martin de Judicibus, merino del la nao Conceptión, hijo de Pedro de Judicibus e de Blanca Jerel, ginoveses, vecinos de Saona: ha de haber de sueldo a mill maravedis1 por mes; recibió por el sueldo de cuatro meses adelantados, quatro mill maravedis.

1 Il maravedí è una moneta usata in Spagna dal XII al XIX secolo. Il nome viene da marabotino, una moneta araba d'oro emessa dai Mori in al-Andalus. Inizialmente d'oro, divenne di bronzo nel 1497. Secondo le stime, nel marzo del 1518 Carlo I di Spagna finanziò il viaggio di Ferdinando Magellano intorno alla terra con 8.751.125 maravedí. In seguito divenne di rame e quindi una moneta di scarso valore.

José Toribio Medina,
«El descubrimiento del Océano Pacífico:
Hernando de Magallanes y sus compañeros»,
Documentos (Anexo a la Memoria Universitaria)
Santiago de Chile, Imprenta Elzeviriana, 1920
pagg. 97-98

e più avanti:

Martin de Judicibus, merino, que fué por merino en la nao Conceptión, que se deshizo, y entró en el mesmo cargo de merino en la nao Victoria: venció de sueldo tres años e veinte e ocho dias.

Ibidem, pag. 209

Cronologia del viaggio intorno al Mondo

La rotta
La rotta del viaggio attorno al mondo
10 Ago 1519Partenza da Siviglia
20 Set 1519Partenza da St. Lucar
14 Dic 1519Arrivo alla Baia di Rio de Janeiro
 La Santiago naufraga
21 Ott 1520Passaggio attraverso lo Stretto di Magellano
 La San Antonio diserta e torna in Spagna
18 Dic 1520Ingresso nell'Oceano Pacifico
6 Mar 1521Arrivo a Guam, nelle Marianas
27 Apr 1521Magellano è ucciso nell'Isola Mactan
 Juan Sebastian del Cano assume il comando
 La Concepcion è abbandonata
 La Trinidad torna indietro nelle Molucche
6 Set 1522Arrivo a St. Lucar
8 Set 1522Arrivo a Siviglia

Mappa di Ortelio con l’Oceano Pacifico
Mappa di Abramo Ortelio che mostra l'Oceano Pacifico.
La nave “Victoria” dalla mappa di Ortelio
Particolare della mappa raffigurante la nave Victoria.

Diario del Viaggio

In quest sezione sono riportate tutte le fonti che parlano del viaggio in relazione a Martino.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
AvontoMartino de Judicibus1519-1522
DelportL’agguato di Cebu27 aprile 1521
FiskeI sopravvissuti al viaggio6 settembre 1522
PeragalloMatteo de Judicibus1519-1522

Martino de Judicibus

1519-1522

2) MARTIN de JUDICIBUS, “sobresaliente”, con qualifica di “merino” (ufficiale di polizia) della Concepción.

Annotazione del ruolo di bordo relativa a Martino de Judicibus
Annotazione del ruolo di bordo relativa a Martino de Judicibus

“Martin de Judicibus merino de la nao Concepción, hijo de Pedro de Judicibus y de Bianca Xerel ginoveses vecinos de Saona, ha de aver de sueldo a mill mrs. por mes. Recibió por el sueldo de quatro meses adelantados 4000 mrs.” (404).

AGI, Siviglia, Contratación 5090, f.55v.

Come Alfonso Coto, anche Martino de Judicibus, o Martino de’ Giudici, fu arruolato in qualità di “sobresaliente” della Concepción.

Dall'annotazione del ruolo di bordo sopra citato, si apprende che egli era il “merino” della nave, ossia l'ufficiale di polizia, e che era figlio di Pietro de Judicibus e Bianca Xerel, genovesi, residenti a Savona.

É però quasi certo che la designazione di genovesi, riferita ai genitori di Martino, voglia semplicemente indicare che essi erano liguri, poiché a quel tempo, soprattutto all'estero, questi ultimi venivano genericamente designati come genovesi. Basti pensare, a questo riguardo, che il mozzo della San Antonio Juan [Giovanni Gravallo], pur essendo indicato nel ruolo di bordo inequivocabilmente come “nativo di Savona”, viene genericamente registrato come Juan Ginovés (405).

Nella sua qualità di “merino”, Martino percepiva una paga di l000 maravedí al mese e ricevette quattro mensilità anticipate, pari a 4000 maravedí.

In alcuni documenti della spedizione, questo “sobresaliente” savonese viene talora semplicemente elencato come Martín Ginovés (406), ma non dobbiamo per questo confonderlo con un altro Martín Ginovés, marinaio della Trinidad, nativo di Sestri Ponente e di cognome Forte, del quale ho avuto modo di trattare nella scheda biografica a lui appositamente dedicata.

Fatta questa precisazione, è ora parimenti necessario mettere in guardia il lettore contro un'ipotesi formulata in passato dal Manfroni, e da qualche altro autore che ne seguì acriticamente le orme, circa l'origine spagnola della madre di Martino de Judicibus (407). Desidero a questo proposito osservare che l'ipotesi del suddetto studioso si basa essenzialmente sull·errata lettura del cognome della madre di Martino, Xeres, anziché Xerel, che lo indusse di conseguenza a ritenere che la donna fosse originaria della città andalusa di Jerez, il cui nome si trova di nonna registrato sotto la fonna Xeres in innumerevoli documenti antichi.

Se però teniamo presente il fatto che il cognome della madre di Martino è sempre indicato, senza possibilità di equivoci, come Xerel in tutti i documenti della spedizione, mentre la forma Xeres non compare in nessun caso (408), e a ciò aggiungiamo che tutte le fonti documentarie concordano nel definire entrambi i genitori del “sobresaliente” come genovesi e “vecinos de Saona”, risulterà subito evidente la completa infondatezza dell'ipotesi avanzata dal Manfroni.

Sulla base di questi dati di fatto assolutamente incontrovertibili, viene pertanto a cadere anche un'altra ipotesi formulata dallo stesso Manfroni, il quale, supponendo spagnola la madre di Martino de Judicibus, giunse addirittura a dubitare che il “sobresaliente” – in tutti i documenti spagnoli sempre indicato come genovese – fosse nato in Italia e precisamente in terra ligure (409).

Alla luce di queste considerazioni, risultano pertanto parimenti infondate anche le congetture dello storico savonese Filippo Noberasco, il quale, evidentemente accogliendo l'ipotesi del Manfroni circa l'origine spagnola della madre del de Judicibus senza preoccuparsi di verificarla mediante l'attento controllo delle fonti documentarie disponibili, non ritenne arrischiato “supporre che Pietro [padre di Martino] potesse tor moglie in quella Spagna, dove i nostri negozianti e le nostre navi usavano con tanta frequenza” (410), per condurla quindi con sé a Savona.

La questione, che, come si è visto poc'anzi, trae origine esclusivamente dall'errata lettura del cognome della madre di Martino, non dovrebbe neppure porsi, poiché la forma Xerel, con cui questo è registrato nei documenti della spedizione, è certamente un adattamento grafico spagnolo del cognome italiano della donna. Tale adattamento rende estremamente arduo stabilire l'esatta grafia italiana del cognome di Bianca, ma nulla ha comunque a che vedere con la città di Jerez.

Rimane semmai in piedi soltanto la questione, alla quale già ho accennato, se i genitori di Martino fossero genovesi in senso stretto o savonesi, ma vi sono indizi che inducono a supporre, con alto grado di probabilità, che la designazione di “genovesi” con cui essi figurano nell'annotazione del ruolo di bordo che si riferisce al “merino” della Concepción vada interpretata in senso lato, e cioè soltanto nel senso di “liguri”, come già ho precisato, dal momento che la famiglia de’ Giudici, de’ Giudice, o de Judicibus, “risulta spesso dai documenti savonesi del tempo e appare negli obituari dei Disciplinanti dei SS. Pietro e Caterina” (411), nonchè negli elenchi degli artigiani di Savona attivi in questa città durante il XVI secolo (412).

Passando ora alle vicende nelle quali fu coinvolto Martino de Judicibus nel corso della spedizione, dobbiamo anzitutto osservare che egli rimase assegnato alla Concepción, con l'incarico di ufficiale di polizia, fino a quando, durante la navigazione dalle Filippine alle Molucche, questa nave dovette essere distrutta per difetto di equipaggi. In tale circostanza Martino fu trasferito, con lo stesso incarico che aveva sulla Concepción, a bordo della Vìctoria.

La notizia è fornita dalla relazione degli stipendi maturati dai membri della spedizione dal momento della partenza (10 agosto 1519), fino alla data del loro ritorno in Spagna o della loro morte durante il viaggio, relazione che contiene la seguente annotazione relativa al de Judicibus: “Martin de Judicibus, merino, que fue por merino en la nao Concebición, que se deshizo, y entró en el mesmo cargo de merino en la nao Vitoria, venció de sueldo tres años e veinte e ocho días” (413).

La precisazione contenuta in questo documento che Martino maturò tre anni e ventotto giorni di stipendi, rende inoltre certi che egli fu uno dei 18 superstiti della spedizione che riuscirono a ritornare in Spagna a bordo della Victoria comandata da Juan Sebastián de Elcano. La suddetta relazione degli stipendi maturati dai membri della spedizione precisa infatti che le paghe di coloro che avevano fatto ritorno a bordo della Victoria dovevano essere calcolate “desde el dia que partieron de Sevilla, que fue a diez de agosto de mill e quinientos e diez e nueve años, hasta ocho de septiembre de quinientos e veinte e dos años, que la dicha nao Victoria tornó a Sevilla, de manera que se les debe tres años y veinte e ocho días” (414).

Il ritorno in Spagna del de Judicibus è comunque pienamente confermato, oltre che da altre fonti alle quali dovrò fra poco accennare, da un importante documento riferito dal Navarrete (415), in cui egli viene esplicitamente elencato fra gli eroici 18 superstiti rientrati a Siviglia a bordo della Victoria comandata da Elcano.

Con Antonio Pigafetta, Martino de Judicibus fu pertanto uno dei due compagni italiani di Magellano che fecero il primo viaggio completo intorno al mondo.

A proposito del viaggio di ritorno della Victoria, è inoltre di un certo interesse ricordare un episodio nel quale si trovò coinvolto il “merino” savonese. Allorché la nave giunse all'isola di Santiago, nell'arcipelago portoghese del Capo Verde, ed il capitano Elcano decise di inviare a terra alcuni uomini per acquistare provviste per l'equipaggio e schiavi da utilizzare alle pompe, il de Judicibus, insieme allo scrivano Martin Méndez e all'“indio” Manuel, un indigeno delle Molucche preso a bordo al momento della partenza da Tidore, fu tra i primi a sbarcare nel possedimento portoghese. Di questa circostanza approfittò poi certo Simón de Burgos, portoghese ed anch'egli “sobresaliente” della Vìctoria (416), quando fu accusato di aver denunciato gli spagnoli alle autorità dell'isola di Santiago facendo arrestare 13 marinai scesi a terra nei giorni successivi. Da un documento del 22 aprile 1523 (417), risulta infatti che Simón de Burgos, una volta rientrato a Siviglia, cercò di sottrarsi all'accusa di aver denunciato i suoi compagni, fondando la propria difesa sul fatto che egli era sceso a terra due giorni dopo che il de Judicibus, il Méndez e l'“indio” Manuel già si trovavano nell'isola. In maniera indiretta, egli tentava evidentemente di attribuire a questi ultimi la colpa della cattura dei 13 spagnoli da parte del governatore portoghese dell'isola di Santiago, ma il suo meschino intento risultò vano poiché non riuscì ad eliminare i pesanti indizi ed i gravi sospetti che si erano accumulati sulla sua persona. Come giustamente sottolineò il Medina a questo riguardo, la cattura dei compagni di Simón de Burgos avvenne infatti precisamente quando Burgos scese a terra, vale a dire dopo tre giorni che la Victoria si trovava alla fonda nel porto dell'isola di Santiago (418).

Dalla testimonianza di Pietro Martire d'Anghiera riceviamo infme ulteriore conferma che il de Judicibus fu uno dei 18 superstiti della Victoria rientrati in Spagna dopo aver circumnavigato il globo. Nel capitolo VII della V Decade de De Orbe Novo, il celebre umanista scrive infatti di aver interrogato a lungo, fra i superstiti di quella nave, “un giovane genovese, di nome Martino” (419), il quale assistette a tutto e gli forni preziose informazioni sulla spedizione, da lui utilizzate per la stesura della sua relazione del grande viaggio. Fra le notizie di particolare interesse fornitegli dal de Judicibus, Pietro Martire d'Anghiera si sofferma sulla spiegazione della causa del massacro degli spagnoli perpetrato dagli indigeni di Cebu, massacro che, secondo quanto gli riferi Martino, era stato causato dagli stupri commessi dai marinai ai danni delle donne del luogo (420).

Dopo questa testimonianza di Pietro Martire d'Anghiera circa la presenza in Spagna del de Judicibus dopo l'arrivo della Vìctoria, si perde ogni sua traccia in quel paese. Come giustamente mise in rilievo il Medina, il fatto di non trovare il “merino” savonese fra coloro che furono chiamati in due occasioni a deporre sugli avvenimenti occorsi durante la spedizione, è indizio evidente che questo personaggio poco dopo il suo arrivo in Spagna decise di fare rientro in patria, così come fece anche Pigafetta (421).


(404) AGI, Contratación, 5090, f. 55 v (“Martino de Judicibus, ufficiale di polizia della nave Concepción, figlio di Pietro de Judicibus e di Bianca Xerel, genovesi, residenti a Savona, deve avere una paga di 1000 mara vedi al mese. Ricevette, come stipendio di quattro mesi anticipati, 4000 maravedì”).
(405) Cfr. scheda di Juan Ginovés, mozzo della San Antonio.
(406) Ad esempio in un elenco edito in J. T. MEDINA, Anexo, doc. LXIV, p. 172, ove però egli è facilmente identificabile poiché viene ricordato con l'indicazione dell'incarico che ricopriva a bordo: “Martín Ginovés, merino”.
(407) Cfr. in proposito C. MANFRONI, Magellano, p. 140.
(408) ll cognome della madre di Martino viene trascritto come Xeres soltanto nell'estratto del ruolo di bordo dei partecipanti alla spedizione pubblicato da P. PASTELLS, Op. cit., I, doc. n°. 3, p. 227, ma si tratta di una storpiatura dovuta esclusivamente ad errata trascrizione da parte dello stesso Pastells, come ho potuto appunto verificare mediante l'attenta rilettura, nella sua integrità, del documento originale esistente presso l'Archivo General de Indias di Siviglia, nel quale è scritto chiaramente Xerel e non Xeres.
(409) Cfr. C. MANFRONI, Magellano, cit., p. 140.
(410) F. NOBERASCO, Op.cit., p. 32.
(411) Ibid., p. 32.
(412) Cfr. in proposito G. ABATE, Cronache savonesi dal 1500 al 1570, Savona 1897, p. 247.
(413) In J. T. MEDINA, Anexo, cit., doc. LXVIII, p. 209 (“Martino de Judicibus, ufficiale di polizia, il quale si imbarcò come tale sulla nave Concepción, che fu distrutta, e trasbordò con lo stesso incarico di ufficiale di polizia sulla nave Victoria, ha maturato tre anni e ventotto giorni di stipendio”).
(414) In J. T. MEDINA, Anexo, cit., doc. LXVIII, p. 208 (“dal giorno in cui partirono da Siviglia, che fu il 10 agosto 1519, fino all'8 settembre 1522, quando la suddetta nave Victoria rientrò a Siviglia, cosicché si devono loro tre anni e ventotto giorni”).
(415) Cfr. M. F. de NAVARRETE, Op. cit., IV, pp. 90-91.
(416) Questo personaggio era portoghese, ma nascose la sua vera nazionalità, dicendosi nativo di Burgos, al fine di essere ammesso a partecipare alla spedizione. Si arruolò come “sobresaliente” in qualità di “criado” del capitano Luis de Mendoza e fu assegnato alla Victoria. Le sue vicende biografiche ed il comportamento da lui tenuto durante la spedizione rivelano, come scrisse giustamente il Medina, un uomo “meschino ed estremamente antipatico” per la sua vigliaccheria e la tendenza all'intrigo e al sotterfugio. Per ulteriori notizie su di lui, cfr. J. T. MEDINA, El descubrimiento del Océano Pacífico, cit., pp. CCCL VII-CCCL VIII.
(417) In J. T. MEDINA, El descubrimiento del Océano Pacífico, cit., doc. IX, pp. 95-99.
(418) Ibid., n. 6, p. CCCLVIII.
(419) Traduco la citazione dalla versione spagnola del De Orbe Novo di Pietro Martire d'Anghiera dal titolo Décadas del Nuevo Mundo, a cura di J. Torres Asensio, rivista e corretta da J. Martinez Mesanza, Madrid 1989, p. 356.
(420) Ibid., p. 356.
(421) Cfr. J. T. MEDINA, El descubrimiento del Océano Pacífico, cit., n. 2, p. CCCXCIX.

Luigi Avonto,
«I Compagni Italiani di Magellano»,
V centenario colombiano,
Ediciones “El Galeón”, 1992,
pagg. 135-139.

L’agguato di Cebu

27 aprile 1521

Nel «Roteiro» di Leon Pancaldo ci sono alcuni passaggi che potrebbero chiarire alcuni punti oscuri dell'agguato di Cebu in cui morì Magellano. La questione è molto delicata perché portoghesi e spagnoli ancora oggi dibattono se sia corretto affermare che fu il portoghese Ferdinando Magellano a compiere il giro del mondo, dato che di fatto non lo completò, piuttosto che lo spagnolo Juan Sebastián Elcano, che tornò in Spagna il 6 settembre 1522 al comando della Victoria. La versione ufficiale degli Spagnoli, è che a seguito della conversione del re dell'isola di Cebu, Ragià Humabon, di sua moglie la regina e di ottocento dei suoi sudditi al Cristianesimo e della sottomissione da parte del re in questione a Carlo V di Spagna, scoppiò una rivolta sulla vicina isola di Mactan, allora governata da due datu locali, Lapu-Lapu e Zula. Magellano decise di usare la forza per sedare la ribellione e la mattina del 27 aprile 1521 sbarcò a Mactan dove tuttavia venne ucciso dagli abitanti dell'isola capitanati da Lapu-Lapu. Dopo la morte di Magellano, sempre secondo gli Spagnoli, Henrique, il servo malese di Magellano, fu trattato male dai nuovi capi delle caravelle e per tale motivo si vendicò, facendo cadere comandanti e ufficiali in un agguato a Cebu, ad opera del re dell'isola Humaubon.

Il Roteiro, tuttavia, ci dice altro. Intanto che Henrique cadde a fianco del suo ammiraglio nella battaglia di Mactan, e che quindi non poteva essere responsabile dell'agguato di Cebu. Inoltre riporta la testimonianza di un “marinario savonese”, Martino de Judicibus, il quale affermò che la ragione del massacro in cui perirono ventisei uomini, tra i quali Juan Serrano, Duarte Barbosa, parente dello stesso Magellano, Francisco de la Mazquita e Andres De San Martin, fu lo stupro di alcune donne dell'isola.

[N.d.A.] Martino rilasciò questa dichiarazione durante gli interrogatori che l'Inquisizione Spagnola svolse per appurare cosa fosse effettivamente successo, una dichiarazione che faceva a pugni con la versione ufficiale degli Spagnoli che volevano prendersi il merito della circumnavigazione. Probabilmente è per questo motivo che di Martino, al contrario di altri suoi compagni di viaggio, non sappiamo più nulla dopo il suo rientro in Spagna. Probabilmente fu messo a tacere.

Come riportato da Christine Delport nel suo saggio, «Il Roteiro di Leon Pancaldo»,

…[omissis]… i motivi del massacro, durante una specie di ultima cena offerta agli equipaggi, quasi in memoria della scomparsa del loro comandante supremo fu dovuta in realtà — asserisce Martino De Judicibus — a questa esauriente e definitiva spiegazione:

Feminarum stupra causam perturbationis dedisse arbitrantum.

Insomma, come direbbero in Belgio ed in Francia ed in tutti i paesi francofoni, conclude l'autrice: “Cherchez la femme…”. Anche nel caso di Magellano e dei suoi naviganti. Un detto che vale per risolvere i “gialli” della storia anche in Italia ed in genere in tutti i paesi latini. Come non essere d'accordo da buoni italiani con quel detto conosciuto in tutto il mondo ? A proposito, gli italiani di Magellano erano ventisei in tutto, di cui diciotto “genovesi”. Ma spagnoli e portoghesi chiamavano “genovesi” tutti i liguri anche se erano nati a Savona, a Varazze, ad Albenga oppure a Sestri o Ventimiglia.

Ad esempio, sulla caravella Santiago c'era il savonese Agustin (Agostino Bone). Il bravo Agustin, naufragata la Santiago venne preso a bordo della Sant'Antonio, i cui comandanti, proprio nello stretto di Magellano, mentre avveniva la scoperta, decisero di ammutinarsi di invertire la rotta e di tornarsene a Siviglia il 6 maggio del 1521. Non prima di avere scoperto le Isole Malvine. Agustin era con loro.

Martino de Judicibus (altro possibile nome modernizzato: Martino Giudici) se ne rientrò, assieme ad Antonio Pigafetta, sulla Victoria a San Lucar De Barrameda (Siviglia) il 6 settembre 1522. Erano gli unici due italiani sopravvissuti sulla Victoria. In tutto diciannove uomini.

Christine Delport,
«Il Roteiro di Leon Pancaldo»,
Monografia biografica, e-book.

I sopravvissuti al viaggio

6 settembre 1522

Questa è la lista dei diciotto sopravvissuti che approdarono a Siviglia con la "Vittoria".

Juan Sebastian Elcano, capitano generale
Miguel de Rodas, nostromo della Victoria
Francisco Albo, di Axio, nostromo della Trinidad
Juan de Acurio, di Bermeo, nostromo della Concepcion
Maartin de Judicibus, di Genova, sovraintendente della Concepcion
Hernando de Bustamante, di Alcantara, barbiere della Concepcion
Juan de Zuvileta, di Baracaldo, page della Victoria
Miguel Sanchez, di Rodas, marinaio esperto della Victoria
Nicholas the Greek, di Napoli, marinaio della Victoria
Diego Gallego, di Bayonne, marinaio della Victoria
Juan Rodriguez, di Siviglia, marinaio della Trinidad
Antonio Rodriguez, di Huelva, marinaio della Trinidad
Francisco Rodriguez, di Siviglia, portoghese, marinaio della Concepcion
Juan de Arratia, di Bilbao, marinaio semplice della Victoria
Vasco Gomez Gallego, portoghese, marinaio semplice della Trinidad
Juan de Santandres, di Cueto, marinaio semplice della Trinidad
Martin de Isaurraga, di Bermeo, marinaio semplice della Concepcion
il Cavaliere Antonio Pigafetta, di Vicenza, passegero.

"I Viaggi di Magellano" da "The Discovery Of America" di John Fiske, 1892

Questa è la lista dei tredici sopravissuti che furono arrestati nelle Isole di Capo Verde.

Pedro de Indarchi, di Tenerife, primo ufficiale della Santiago
Richard, della Normandia, carpentiere della Santiago
Simon de Burgos, portoghese, servitore di Mendoza, il capitano traditore della Victoria
Juan Martin, di Aguilar de Campo, servitore di Mendoza
Rooldan de Argote, di Bruges, sottoufficiale d'artiglieria della Concepcion
Martin Mendez, di Siviglia, contabile della Victoria
Juan Ortiz de Gopega, di Bilbao, cambusiere della San Antonio
Pedro Gasco, di Bordeaux, marinaio della Santiago
Ocacio Alonso, di Bollullos, marinaio della Santiago
Gomez Hernandez, di Huelva, marinaio della Concepcion
Felippe de Rodas, di Rodas, marinaio della Victoria
Pedro de Tolsa, da Guipuzcoa, marinaio semplice della Victoria

"I Viaggi di Magellano" da "The Discovery Of America" di John Fiske, 1892

Questa è la lista dei quattro sopravissuti della "Trinidad", che tornarono in Spagna molto dopo i loro compagni.

Gonzalo Gomez de Espinosa, conestabile della flotta
Juan Rodriguez, di Siviglia, detto "il sordo", marinaio della Concepcion
Ginez de Mafra, di Xeres, marinaio
Leon Pancaldo, di Savona, marinaio

«I Viaggi di Magellano»
da «The Discovery Of America»
di John Fiske, 1892

Matteo de Judicibus

1519-1522

Da notare che Prospero Peragallo, nell'appendice al suo trattato «Cristoforo Colombo e la sua famiglia», parlando di Leone Pancaldo di Savona, nomina anche un altro de Judicibus, probabilmente non sopravvissuto alla spedizione, ovvero Matteo de Judicibus, mentre Martino non è nominato, o meglio, è nominato un Martino di Sestri che potrebbe come non potrebbe essere lo stesso sopravvissuto al viaggio. Tuttavia questo Matteo non compare in nessun'altra lista, per cui è difficile stabilire se sia mai esistito o sia un errore di quell'autore.

APPENDICE: Di Leone Pancaldo di Savona

Fra i molti liguri che con Magalhães fecero il primo viaggio intorno al globo, quale Antonio Demari, Nicolao, Baldassarre della riviera di Genova, Giovanni Garcia di Genova, Agostino di Savona, Francersco Priore di Savona, Matteo de Judicibus della riviera di Genova, Filippo di Recco, Martino di Sestri, Tommaso Natin di Sestri, Giovanni di S. Remo, Alfoinso Cota (Cotta?) genovese, vanno distinti Battista di Pulcevera, che fu maestro, nonché Leone Pancaldo che fu piloto d'una delle navi di quella spedizione.

Cristoforo Colombo e la sua famiglia
Rivista Generale degli Errori del Sig. E. Harisse
Studi Storico-Critici di Prospero Peragallo
Lisboa, Typographia Portuense, 1888
pag.323