Data di nascita

7 dicembre 1647

Periodo di riferimento

1647-1725

Data della morte

10 ottobre 1725
  DNP 3
  Cellamare
  Giovinazzo

Cosa si sa

Francesco Del Giudice nasce a Napoli il 7 dicembre 1647 da Nicola, primo Principe di Cellamare, e Ippolita Palagano. Nono di quattordici figli: Cornelia, Zenobia, Teresa, Chiara, Giovanni Battista, Paolo, Giovanna, Aurelia, Maria, Isabella, Eleonora, BNR & Domenico, Francesco BNR 495 & Geronima 495. Intraprende la carriera ecclesiastica e diventa arcivescovo di Monreale e cardinale.

Muore a Roma il 10 ottobre 1725.

La vita (sintesi)

Francesco Del Giudice nacque a Napoli nel 1648, come scrive il Moroni, da nobile famiglia napoletana, essendo figlio dei duchi di Giovinazzo e principi di Cellamare. Il duca di York ritiene fosse di origine genovese e dello stesso parere sono il cronista incognito e il Moroni. In effetti noi sappiamo tale ramo derivare dai de Judicibus di Ventimiglia arrivati a Benevento con Giovanni Battista de Judicibus, e a Napoli con Marc’Antonio de Judicibus, come dimostra anche lo stemma cardinalizio.

Danilo de Judicibus,
«Memorie Storico Genealogiche dell'Antichissima e Nobile Famiglia de Judicibus,
stese, ordinate e integrate da Danilo de Judicibus,
Roma, Inverno 1995, rev. Autunno ’97

Fin dall'inizio della sua carriera ecclesiastica ha vari incarichi, tutti svolti lodevolmente: Protonotario Apostolico de numero partecipantium nel 1669; vice legato di Bologna fra il 1669 e il 1671; Governatore di Fano fra il 1671 e il 1673; Referendario del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica; Chierico della Camera Apostolica nel 1673; Governatore di Roma e Vice Camerlengo.

Opera così bene che, il 13 febbraio 1690, Alessandro VIII (1689-91) lo eleva alla porpora con il titolo presbiteriale di S. Maria del Popolo. Francesco diviene così Cardinale Diacono il 13 febbraio 1690, con la facoltà di dire messa insieme al Papa, con il titolo di Santa Maria del Popolo il 10 aprile 1690 e di Santa Sabina il 30 marzo 1700. Alla notizia dell'innalzamento di Francesco alla porpora cardinalizia, il municipio di Ventimiglia si affretta ad inviare un messaggio di congratulazioni “al nobile concittadino”, cui prontamente e gentilmente il neo cardinale risponde ringraziando.

Nel 1698/99 viene incaricato degli affari spagnoli presso la Santa Sede, quindi nominato Protettore della Corona nel 1698; Viceré e Capitano Generale del Regno di Sicilia il 15 dicembre 1701, titolo che esercita dal 1702 al 1705; infine Arcivescovo di Monreale, titolo che mantiene dal 14 gennaio 1704 al 15 febbraio 1725. Nella sua breve residenza in Monreale si mostra generoso, sollecito e magnanimo, e favorisce il nuovo Istituto dei Padri Conviventi. Il 30 marzo 1700 occupa la sede di Sabina.

Il 2 giugno 1711, Francesco diventa Inquisitore Generale di Spagna e l'anno successivo entra nell'Ordine dei Vescovi e, il 12 luglio 1712, diventa Cardinale Vescovo di Palestrina. Il 12 luglio 1717 occupa la sede di Palestrina che tiene fino al 2 maggio 1721, quando passa a quella di Frascati. L'11 luglio 1719 viene nominato Ministro dell’Austria presso la Santa Sede.

Francesco de Judicibus ordina il restauro del monastero della Croce in Lucca nel quale erano monache cinque sue sorelle, spendendo la somma di 120.000 scudi, e fa ornare di marmi la tribuna della chiesa del Carmine in Napoli, nella quale i Del Giudice hanno in giuspatronato la cappella e il sepolcro di famiglia. A lui si deve la costruzione dell'imponente e bellissimo palazzo ancora oggi esistente a Napoli in via Chiaia, nei pressi di piazza dei Martiri, detto appunto palazzo Cellamare.

Divenuto Cardinal Decano il 13 giugno 1723, opta poi per la chiesa di Ostia e Velletri il 12 giugno 1724. Fatta riserva di 20.000 scudi rinunzia all'Arcivescovato nel 1725. Biasotti-Tomassetti indicano il periodo fra il 1721 e il 1724 il cardinale Francesco Pignatelli e quello fra il 1724 e il 1725 il cardinale Del Giudice. Con ogni probabilità si tratta di un errore tipografico con posposizione dei due cardinali.

Muore il 10 ottobre 1725 e inizialmente viene deposto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva per essere trasportato poi a Napoli nella tomba di famiglia.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Francesco Del Giudice.

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VarieInformazioni genealogiche da fonti varie1673
BiografiaBiografia dettagliata1647-1725
VisitaLa visita alla Diocesi di Frascati1721
GenealogiaGenealogia dei Del Giudice di Napoli1451-1733
RagusaSulla forzata riunificazione di Ragusa1703-1705

Informazioni genealogiche da fonti varie

1673

Nicolo

I.mo Francesco

Arcivesco. di Monreale
ammo. 1673.

Antonio Maria Buonarroti,
«Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti
con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti,
sacerdote professo del Sagr’Ordine Gerosolimitano in Genova,
distribuita in tre tomi»,
manoscritto cartaceo del 1750,
I-V, segnatura m.r. VIII. 2. 28-30,
Sezione di Conservazione, Biblioteca Civica Berio, Genova.
pagg. 80-81

Nicolò

Franco

 

Archivio di Stato di Genova,
Fondo Manoscritti,
MS 494, pag. 113.

Il manoscritto 495 495, foglio 378, riporta questo personaggio come appartenente a un sottoramo dei Giudice di Genova albergati presso la famiglia Calvi.

Nicolò

Francesco

Em͠o Cardinale

Archivio di Stato di Genova,
Fondo Manoscritti,
MS 495, f. 379.

Biografia dettagliata

1647-1725

Nel 1721 Francesco de Judicibus effettuò una visita accurata alla Diocesi Tuscolana della quale fece una dettagliata relazione. Grazie ad essa siamo venuti a conoscenza di molti dettagli riguardanti la Diocesi in questione, come ad esempio le distribuzioni dei singoli altari.

Di quello del Gonfalone spetta alla omonima confraternita la manutenzione dell'altare, del S.mo Crocifisso spetta la manutenzione alla omonima confraternita, di quello del S.mo Rosario spetta alla omonima confraternita unitamente alla raccolta delle elemosine, di quello di S. Isidoro e Omobono spetta la manutenzione all'università dei Bovattieri; di quello di S. Antonio abate la manutenzione spetta all'università dei Cavalieri e Somarari; dell'altare di S. Giuseppe e S. Carlo Borromeo la manutenzione spetta all'università dei Falegnami. In armadi posti in sacrestia sono contenuti reliquie e documenti d'autenticità oltre a paramenti, arredi, messali e corali.

La visita alla cattedrale avvenne dal 7 all'8 dicembre. In tale occasione il cardinale celebrò un pontificale e provvide a far dorare una pisside, a far riparare il coperchio del fonte battesimale, il cancello nonché il muro che lo delimitava, a far costruire e posizionare il cancello che chiudeva l'altare di S. Carlo Borromeo e a far restaurare l'altare di S. Isidoro e Omobono, un confessionale e due pianete tessute d'oro, una bianca e una violacea. Visitò inoltre anche la chiesa della Madonna del Vivaro.

La manutenzione dell'altare maggiore di questa chiesa spetta alla confraternita della Buona Morte, mentre quella dell'altare del Crocefisso spetta all'omonima confraternita.

Francesco de Judicibus provvide inoltre alla riparazione di alcune parti in muratura e al drappo che ricopriva il crocefisso. Nella chiesa non parrocchiale di S. Gregorio Magno c'erano tre altari: il maggiore dedicato a S. Gregorio Magno, quello a sinistra a S. Agata e S. Lucia e quello a destra alla Beata Vergine Maria dell'Orazione e Morte. Il cardinale visitò questa chiesa il 3 maggio 1722 e provvide che fosse dipinta in 8 giorni una croce presso l'altare dell'Orazione e Morte e che al confessionale fossero affissi i fogli dei casi di coscienza.

Sempre il 3 maggio 1722 il cardinale visitò i conventi, ispezionò il monastero di Santa Flavia Domitilla e constatò che l'altare era provvisto di arredi e paramenti sufficienti. Constatatato che gli oli santi erano conservati in idonei vasi argentei, stabilì una certa somma per dorare la parte inferiore di una pisside, per far riparare il convento, la chiesa, i locali per la conservazione del grano, del frumento e della legna.

Sappiamo inoltre che la chiesa di S. Rocco e S. Sebastiano aveva un curato con lo stipendio avuto solo nel 1660, che esisteva una sacrestia arredata, un organo, una torre campanaria con campane e orologio, e che la comunità provvide alla manutenzione sia delle campane che dell'orologio. Venne inoltre annotata la devozione ai due santi apparsi nel 1656 da una screpolatura del muro, e provvide a una nuova patena e a un nuovo calice, nonché a far riparare tutte le porte. All'epoca la chiesetta della Madonna della Neve era stata da poco riedificata e ampliata da Francesco Belli. Egli rilevò che all'ospedale il muro di cinta che dava sulla strada era da terminare e anche qui fece dipingere sull'altar maggiore un crocifisso. All'oratorio del S. Sacramento, che aveva un altare dedicato a S. Lorenzo, il cardinale ordinò che sul confessionale venissero affissi sia i fogli dei casi di coscienza, sia le copie della Bolla in Cena Domini.

Francesco de Judicibus visitò inoltre il Seminario il 22 maggio 1722. Gli alunni, data la ristrettezza della casa, furono trasferiti dall'Orsini presso i Gesuiti, ai quali era affidato l'insegnamento. Il pubblico erario, in seguito ad un accordo del 1701, concorse al mantenimento del seminario con 250 scudi. Il costo mensile di due alunni si aggirava intorno ai 34 scudi e i seminaristi indossavano veste violacea e durante le funzioni servivano in cattedrale.

Sempre durante la visita alla Diocesi il cardinale rilevo che esisteva una Scuola di Grammatica letteraria o retorica, una Scuola di Teologia morale, una Scuola di Filosofia. Il 2 maggio 1722 visitò il Rifugio eretto dalla carità del card. Sfrondati, ove erano raccolte le fanciulle povere sotto la guida di una priora e di un economo di scelta del cardinale. Il sostentamento era tratto dalle elemosine e dal ricavato della vendita dei lavori delle fanciulle. Nelle uscite le ragazze indossavano una veste bianca di lana.

I confratelli dell'Orazione e Morte invece indossavano un saio nero e ogni terza domenica si raccolglievano in ora d'adorazione. I confratelli del S.mo Sacramento indossavano saio bianco, recitavano l'ufficio nei giorni festivi e distribuivano sussidi dotali alle fanciulle bisognose. L'ospedale si componeva di tre locali rispettivamente per maschi, per femmine e per i medicinali. Il cardinale provvide a far esaminare i libri contabili del Monte di Pietà e anche quelli del Monte Frumentario, che sarebbero stati restituiti entro un mese. Per Monteporzio il cardinale rilevò che per la chiesa non era ben definito il nome: se a S. Gregorio Magno, o a S. Maria. Appuntò inoltre che la manutenzione dell'orologio della torre era affidata ad un operaio pagato dalla casa Borghese. Per Rocca Priora ritenne definitivo per la chiesa il nome della S.ma Assunzione e rilevò la necessità di costruzione di un armadio per arredi, paramenti sacri e reliquie; la necessità di dorare due calici, rilegare un messale, riparare il pavimento e il tetto della chiesa parrocchiale entro tre mesi. Stabilì inoltre uno stipendio per l'arciprete e anche per il cappellano conduttore, nonché di far riparare entro due mesi i muri e le scale dell'oratorio del S.mo Sacramento.

Per Montecompatri, invece, non ebbe nulla da eccepire ad eccezione del rinnovo della copertura bianca del tabernacolo. Ordinò tuttavia di rifare il soffitto alla cappella del S.mo Sacramento da parte della confraternita omonima, notò l'esistenza di un ospedale con due stanze, una per le donne e una per gli uomini e constatò che, non esistendo l'ospedale nelle precedenti visite, esso era privo di fondi.

Per la chiesa di Lunghezza stabilì la costruzione di un muro annesso al cimitero con relativo cancello da poter chiudere. Inviò inoltre il vicario a Rocca di Papa affinché ordinasse il restauro del fonte battesimale, degli oli e di far riparare le finestre della sacrestia, far sostituire il messale, fissare meglio il marmo dell'altare e rifare il pavimento della chiesa della Madonna delle Grazie.

Per la Madonna del Tufo ordinò la pittura di una croce sull'altare maggiore nonché il restauro del quadro della Madonna con il Bambino in braccio. Per la prima volta, in tale occasione, si parla di un ospedale con due stanze, una per l'alloggio di pellegrini e una che funge da ospedale vero e proprio. Il Guarnacci ne parla infatti al vol. I pag. 349.

Danilo de Judicibus,
«Memorie Storico Genealogiche dell'Antichissima e Nobile Famiglia de Judicibus,
stese, ordinate e integrate da Danilo de Judicibus,
Roma, Inverno 1995, rev. Autunno ’97

La visita alla Diocesi di Frascati

1721

Il "Dictionnaire de la Noblesse" (Paris 1866) riporta una genealogia quasi completa dei Giudice (Del Giudice) di Napoli dal 1451 al 1733. Fra gli altri è menzionato:

François Giudice, Cardinal, Archevêque de Montréal, Evêque d'Oſtie & de Velletri, qui eſt mort Doyen du Sacré-Collège le 10 Octobre 1725.

La Chenaye-Desbois et Badier
"Dictionnaire de la Noblesse"
Troisième Édition, Tome 9 [Paris: Schlesinger, 1866]

Francesco è figlio di Nicola e fratello di Domenico.

Genealogia dei Del Giudice di Napoli

1451-1733

Il "Dictionnaire de la Noblesse" (Paris 1866) riporta una genealogia quasi completa dei Giudice (Del Giudice) di Napoli dal 1451 al 1733. Fra gli altri è menzionato:

François Giudice, Cardinal, Archevêque de Montréal, Evêque d'Oſtie & de Velletri, qui eſt mort Doyen du Sacré-Collège le 10 Octobre 1725.

La Chenaye-Desbois et Badier
"Dictionnaire de la Noblesse"
Troisième Édition, Tome 9 [Paris: Schlesinger, 1866]

Francesco è figlio di Nicola e fratello di Domenico.

Sulla forzata riunificazione di Ragusa

1703-1705

5. La “forzata” riunificazione

Il destino della nova Ragusa fu però assai presto segnato dall’improvvisa crisi internazionale innescata dalla guerra di successione spagnola, in seguito alla morte di Carlo II senza eredi nel 1700 ed alla contestata incoronazione a Madrid di Filippo d’Angiò nipote di Luigi XIV. …[omissis]… Ad otto anni dalla clamorosa sconfitta i sangiorgiari tornavano vincitori grazie ai mutati equilibri internazionali ed all’abile alleanza con gli abitanti del quartiere degli Archi restiì a trasferirsi al Patro. E con la stessa rapidità con cui era stata decretata la separazione si procedette ora alla riunificazione, dopo che nel febbraio del 1703 il vicere cardinale Giudice inviò a Ragusa come suo commissario Pietro La Grua per riferire al riguardo. …[omissis]… La decisione del vicere Giudice e del Real Patrimonio rappresentò una cocente sconfitta per il gruppo sangiovannaro più radicale, che con la riunificazione amministrativa e con la ripristinata libertà di riedificare nel vecchio sito registrava il temporaneo fallimento della ricostruzione sul Patro.

Giuseppe Barone,
«La Città dei Devoti»,
Per una storia civile e religiosa di Ragusa,
(1607-1744),
pagg. 37-41.

Ritratti e Stemma

Una serie di ritratti di Francesco e il suo stemma da cardinale.

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RitrattiRitratti di Francesco Del Giudice
StemmaStemma da Cardinale di Francesco Del Giudice

Ritratti di Francesco Del Giudice

Francesco del Giudice (1648-1725)
Francesco del Giudice (1648-1725)
Lastra tombale di Joh. Christ. Kolb
Francesco del Giudice (1648-1725)
Francesco del Giudice (1648-1725)
Dipinto a olio
Francesco del Giudice (1648-1725)
Francesco del Giudice (1648-1725)
Incisione

Stemma da Cardinale di Francesco Del Giudice

Stemma di Mons. Francesco Del Giudice
Stemma di Mons. Francesco Del Giudice