Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1344

Data della morte

𝒸𝒶.1344
  Caffa

Cosa si sa

Nicolino Giudice risulta abitare a Caffa. Non sappiamo se vi fosse anche nato o se vi si fosse trasferito da Genova. Non conosciamo i nomi dei genitori. Sposa Pietrina, figlia di Filippo Gratace e Specia. Non conosciamo il cognome della madre. La coppia ha un figlio che nascerà dopo la morte del padre:

  • Nicolò (❀𝒸𝒶.1344-13??✟).

Muore probabilmente a Caffa prima del 1344. Non sappiamo esattamente quando ma probabilmente quello stesso anno o il precedente, dato che la vedova è in attesa di un figlio suo.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Nicolino Giudice.

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L1344 ASu una quietanza rilasciata da Pietrina, vedova di Nicolino Giudice31 marzo 1344
L1344 BSu una somma ricevuta da Luisa, erede di Nicolino Giudice31 marzo 1344
L1344 CSu una dichiarazione di Paride Taliapietra3 agosto 1344

Su una quietanza rilasciata da Pietrina, vedova di Nicolino Giudice

31 marzo 1344

Nicolino Giudice è citato in un atto del 1344 rogato a Caffa dalla vedova.

31 marzo 1344, Caffa.
Pietrina del fu Filippo Gratace di Milano, moglie del fu Nicolino Giudice, rilascia a Simone Maihardo di Nervi, esecutore testamentario del fu Nicolino, quietanza della somma di 5160 aspri dei 10.000 aspri, legati in suo favore dal marito, detratto quanto spettante al nascituro, figlio suo e di Nicolino. Presta fideiussione la madre Specia.

[c. 168r.] In nomine Domini, amen.
Petrina, uxor quondam Nicolini Iudicis et filia quondam Philipi Gratace de1 Millano, confitetur et confessa fuit Symoni Maihardo de Nervio, fideycommissario et executori testamenti seu ultime voluntatis quondam Nicolini predicti de quo testamento seu ultima voluntate constat publico instrumento scripto manu Oberti Carreti notarii, .MCCCXXXXIIII., die .xii. ianuarii, nec non michi, Nicolao Beltramis notario infrascripto, tanquam persone publice of licio publico stipulanti et recipienti nomine et vice quorumcumque heredum et sucessorum dicti quondam Nicolini, se a dicto Symone, dicto fideycommissario nomine, habuisse et recepisse asperos quinque milia centum sexaginta ex quodam legato asperorum decem milium, legatorum dicte Petrine pro anima dicti Nicolini, in testamento dicti quondam Nicolini per ipsum quondam Nicolinum, facta defalcatione dicti legati occasione et racione debiti iure nature et lure institucionis facte per dictum quondam Nicolinum in dicto suo testamento de ventre sive postumo dicte Petrine, gravide sive pregnantis, secundum et prout a iure conceditur;
…[omissis]…
Actum in Caffa, in domo Lanfranci de Orto, qua habitant predicte Specia et Petrina, anno dominice nativitatis .MCCCXXXXIIII., indicione .xi. secundum cursunt Ianue, die ultima marcii, circa Advemariam. Testes Raffus dc Orto, Andalo de Orto et Parix Taliapetra.

#39, pag. 81 di
Giovanna Balbi,
«Atti Rogati a Caffa da Nicolò Beltrame (1343-44)»,
in
Giovanna Balbi e Silvana Raiteri
«Notai Genovesi in Oltremare - Atti Rogati a Caffa e a Licostomo (Sec. XIV)»,
Collana Storica di Fonti e Studi Diretta da Geo Pistarino,
Vol. 14, Genova 1973.

Su una somma ricevuta da Luisa, erede di Nicolino Giudice

31 marzo 1344

Nicolino Giudice è citato in un atto del 1344 rogato a Caffa da Luisa, vedova di Bartolomeo Fine.

31 marzo 1344, Caffa.
Luisa del fu Bartolorneo Fine, burgense1 e abitante di Caffa, dichiara di aver ricevuto da Simone Maihardo di Nervi, esecutore testamentario del fu Nicolino Giudice, la somma di 1032 aspri di Caffa dei 2000 aspri legati in suo favore dal fu Nicolino, detratto quanto spettante al figlio nascituro di Nicolino.

In nomine Domini, amen.
Loyseta, filia quondam Bartolomei Fine, burgensis et habitatoris de Caffa1, confessa fuit Symoni Mahiardo de Nervio, fideycommissario et executori testamenti seu ultime voluntatis quondam Nicolini Iudicis, habuisse et recepisse asperos mille triginta duos, bonos et expendibiles de Caffa, ex legato asperorum duorum milium legatorum dicte Loysete per dictum quondam Nicolinum in testamento seu ultima voluntate dicti quondam Nicolini, facta defalcatione dicti legati occasione et racione debiti iure nature et iure institucionis facte per dictum quondam Nicolinum in eius testamento seu ultima voluntate, scripto seu scripta manu Oberti Carreti notarii, hoc anno die .xu. ianuarii, de ventre seu postumo Petrine, uxoris dicti quondam Nicolini, nunc pregnantis et gravide, secundum et prout a lure conceditur in reservato dicte Loysete, iure dicti legati, facta dicta defalcatione de reliquis sibi restantibus in aliis bonis non venditis,
…[omissis]…
Actum in Caffa, in domo Lanfranci de Orto, qua habitat dicta Lodisia, anno dominice nativitatis .MCCCXXXXIIII., indicione undecima secundum cursum Ianue, die ultima marcii, circa Advemariam. Testes Raffus de Orto, Andalo de Orto et Parix Taliapetra.

#40, pag. 84 di
Giovanna Balbi,
«Atti Rogati a Caffa da Nicolò Beltrame (1343-44)»,
in
Giovanna Balbi e Silvana Raiteri
«Notai Genovesi in Oltremare - Atti Rogati a Caffa e a Licostomo (Sec. XIV)»,
Collana Storica di Fonti e Studi Diretta da Geo Pistarino,
Vol. 14, Genova 1973.


1 Nel Medioevo, venivano detti burgensi quei cittadini che partecipano al privilegio di franchigia concesso alla loro città. Da questo termine deriva il moderno termine borghesia. L'estensione di tale diritto variava con l'ampiezza delle franchigie: di solito, i burgensi erano liberati da aggravi feudali e da speciali tasse ecclesiastiche, potevano portare armi, non potevano essere citati se non davanti al tribunale della città. In prativa una condizione assai vicina a quella dei nobili. Vi era solo differenza nell'indole delle pene in materia criminale.

[N.d.A.] Non sappiamo chi sia questa Luisa, ma dato che riceve una somma considerevole dell'eredità di Nicolino, è possibile sia una sua parente, probabilmente una sorella.

Su una dichiarazione di Paride Taliapietra

3 agosto 1344

Nicolino Giudice è citato in un atto del 1344 rogato a Caffa da Paride Taliapietra, già testimone di due atti precedenti.

3 agosto 1344, Caffa.
Paride Taliapietra, burgense1 e abitante di Caffa, dichiara a Specia, moglie del fu Filippo di Milano, tutrice di Nicolò, figlio ed erede del fu Nicolino Giudice, di avere in deposito presso di sé 30 sommi e 40 saggi d'argento ad pondus de Caffa e 3479 aspri nuovi di Caffa del fu Nicolino, che si impegna a restituire a volontà di detta Specia. Presta fideiussione Simone di Nervi, burgense di Caffa.

In nomine Domini, amen.
Paris Taliapetra, burgensis et habitator Caffe, confitetur et confessus fuit Specie, uxori quondam Philippi de Mediolano, tutrici et tutorio nomine Nicolai, filii et heredis quondam Nicollini Iudicis, habere in custodia ct deposito de bonis dicti quondam Nicolal, sive dicte tutelle, in una pante sommos triginta et sagios quadraginta argenti ad pondus de Caffa, et in una alia parte asperos triamilia quadringentos septuaginta novem, bonos, novos de Caffa, renuncians exceptioni non habitorum et non receptorum dictorum sommorum triginta et sagiorum quadraginta argenti et dictorum asperorum .ĪĪĪCCCCLXXVIIII., rei ut supra et infra sic non esse et omni iuri.
…[omissis]…
Actum in Caffa || [c. 185r.] in domo habitacionis dicte Specie, anno dominice nativitatis .MCCCXXXXIIII., indicione .xi. secundum cursum Ianue, die tercia augusti. Testes Raffus de Onto et Francischus de Cavio, burgenses Caffe.

#78, pag. 138 di
Giovanna Balbi,
«Atti Rogati a Caffa da Nicolò Beltrame (1343-44)»,
in
Giovanna Balbi e Silvana Raiteri
«Notai Genovesi in Oltremare - Atti Rogati a Caffa e a Licostomo (Sec. XIV)»,
Collana Storica di Fonti e Studi Diretta da Geo Pistarino,
Vol. 14, Genova 1973.


1 Nel Medioevo, venivano detti burgensi quei cittadini che partecipano al privilegio di franchigia concesso alla loro città. Da questo termine deriva il moderno termine borghesia. L'estensione di tale diritto variava con l'ampiezza delle franchigie: di solito, i burgensi erano liberati da aggravi feudali e da speciali tasse ecclesiastiche, potevano portare armi, non potevano essere citati se non davanti al tribunale della città. In prativa una condizione assai vicina a quella dei nobili. Vi era solo differenza nell'indole delle pene in materia criminale.

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