Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1143-1147

Data della morte

?

Cosa si sa

Ugo Iudex è, nel XII secolo, un membro influente della famiglia Giudice a Genova. Fra il 1143 e il 1147 è più volte console de' placiti e compare in diversi documenti come testimone o firmatario.

𝒟ॱ 1143. Ugo Giudice fu Console di Genova

Archivio di Stato di Genova,
Fondo Manoscritti,
MS 521, pag. 1516.

Di lui non sappiamo altro, né la data e il luogo di nascita, né i nomi dei genitori. Spesso si trova tuttavia nominato con altri membri della famiglia, probabilmente fratelli o cugini. Non conosciamo il luogo e la data della morte.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Ugo Iudex.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
1143 ASul prelievo di denaro da parte delle mogli2 febbraio 1143
1143 CSugli eventi del 1143Anno 1143
1146 ASull'alleanza tra Ventimiglia, Genova e il conte di BarcellonaSettembre 1146
1146 BSulla conquista di Almeria1146
1146 CSul trattato fra Genova e il conte di BarcellonaSettembre 1146
1147 ASulla vittoria sui saraceni ad AlmeriaFebbraio 1147
1147 ESu vari documentiAnno 1147
1147 GSulle vittorie di Almeria e TurtoseAnno 1147
1147 HSugli eventi del 1147Anno 1147
1147 ISulla validità dei contratti di vendita e pegnoFebbraio 1147
1147 JSull'acquisto di terreni da non residentiFebbraio 1147
1147 KSull'eleggibilità di Filippo di LambertoMaggio-giugno 1147
1147 LSulla concessione ad Ottone Bonivillani5 novembre 1147
1148 ASull'atto di vendita del castello di ParodiMaggio 1148

Sul prelievo di denaro da parte delle mogli

2 febbraio 1143

Ugo Iudex è console per i placiti nel XXII consolato assieme a Bonusvassallus de Odone, Oglerius Ventus e Willielmus Lusius. Il 2 febbraio del 1143, Ugo sottoscrive il decreto che proibisce a una moglie di prelevare sino ad un terzo del patrimonio del marito, come sino allora concesso: viene ammesso soltanto un prelievo una tantum non superiore alle 100 lire genovesi.

Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. I, 1099-1173,
a cura di L.T. Belgrano, Genova, Ist. dei sordomuti, 1890
pag. 31.

«Liber Jurium Januenses»,
Vol. I, pag. 81

Berardo Candida Gonzaga,
«Memorie Storiche delle Famiglie Nobili dell'Italia Meridionale»,
Vol. IV, pag. 98

123.

1143 febbraio 2.

I consoli del Comune, riuniti ai consoli dei placiti, nel primo giorno della loro entrata in carica, decretano che nessuna donna possa, d'ora innanzi, prelevare il terzo del patrimonio del marito, e che l'antefatto, consentito dalle consuetudini, non ecceda la somma di cento lire.

Consules comunis Ianue Bonussenior Mallonus et Guillielmus de Volta et Guillielmus Porcus et Lanfrancus Piper et consules de placitis. Bonvassallus Odonis. et Ugo Iudex. et Ogeries Ventus et Guillielmus Luxius in publico parlamento palam laudaverunt pariterque affirmaverunt ut perpetuo firmum et stabile sit quod nulla femina de Ianuensi episcopatu dehinc in antea habeat tertiam per aliquam occasionem ex parte mariti, sed pro autifacto possit habere usque in libras centum. et hoc habeat secundum preteritam consuetudinem huius civitatis. femine vero que habent viros tertiam prorsus non habeant. sed antifactum firmiter obtineant sicut pactum illis fuit. et si alicui femine ab aliqua persona vel pro patto, vel pro sacramento, vel sub aliqua occasione plus fuerit factum quam hoc quod supradeterminatum est eo quod maritum accipiat nichil valeat, sed heredes possint requirere superfluum de hoc quod supradeterminatum est. mulieribus autem illis quarum mariti iam mortui sunt, irta capitula non noceant. Anno millesimo centesimo quadragesimo tertio. mense februarii, prima die eorum consulatus. indictione .v.
Ego Guillielmus de Columba notarius per preceptum istorum consulum scripsi.
Ego Guillielmus de Volta subscripsi. Ego Ansaldus de Auria subscripsi.
Ego Marinus subscripsi. Ego Guillielmus de Mauro subscripsi.
Ego Guillelmus de Sancto Georgio sacri Imperii notarius transcripsi et exemplificavi ut supra cum nominibus testatorum de registro et autentico comunis Ianue translato et exemplificato manu magistri Nicolosi de Sancto Laurentio notarlo, nichil addito vel diminuto nisi forte littera, sillaba, titulo seu puncto de mandato domini Guidoti de Rodobio potestatis lanue, presentibus testibus Rubeo de Orto, magistro Alberto de Casali, et Ianuino Osbergerio scribis comunis lanue. Millesimo ducentesimo .lxvii., die .viii. novembris, .x. indictione.

«Codice Diplomatico della Repubblica di Genova», 958-1163
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo
I.S.I per il M.E, Roma, Tip. del Senato, 1936
Doc. CXXIII

Sugli eventi del 1143

Anno 1143

1143. — Seguita l'anno di mille cento quarantatre. Nel quale furono consoli, Bonsignor Mallone, Guglielmo Porco, Guglielmo della Volta e Lanfranco Pevere; e del foro civile, Ugo Judice, Bonvassallo di Odone, Ogerio Vento e Guglielmo Lussio. E perchè era consuetudine in quel tempo, in la terra, che le donne vedove, così quelle che avevano figliuoli, come quelle che non avevano, ereditavano la terza parte dei beni del marito, fu cassata ed annullata nel tempo di questi consoli questa consuetudine: della qual cosa lamentandosene le donne, e parendosi gravate fu fatta la legge dell'antifato1 in favor loro: la quale si osserva insino a questo tempo. E si armarono in questo consolato quattro galere le quali presero la terra di Monpellieri, che era stata occupata da certi nemici del signor di quella; e Genovesi misero in casa, e rendettero la terra a Guglielmo di Monpellieri vero signor di essa: il quale per questo beneficio scrisse una lettera molto ringraziatoria all'arcivescovo (che per questi tempi l'arcivescovo era in gran riputazione dentro e di fuori) ed ai consoli; e concesse molte esenzioni e molti privilegii ai Genovesi, e gli donò due case in Mompellieri per far uno fondaco. E di tutte queste cose pare ampla scrittura nel registro della Repubblica: e si ricuperarono mille marche di argento che avevano preso quelli di Mompellieri. E ritornando le quattro galere sopraddette a Genova presero una galera di corsari.


1 Antifato; termine legale; contradote “Prese Sifonte per ragione dell'antifato, in nome di Margherita il possesso di tutti i beni così mobili, come immobili ecc.” Varchi Stor. lib. 16.

Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 176-177.

Sull'alleanza tra Ventimiglia, Genova e il conte di Barcellona

Settembre 1146

Nel settembre del 1146 Marco, Ugo e Ottone Iudex, probabilmente come capi famiglia, firmano a Genova, intercalati ad altre 166 firme, compresi alcuni D'Oria, Usodimare e Malocello, l'alleanza tra Ventimiglia, Genova e il conte di Barcellona per la conquista, dopo quella di Almeria, anche quella di Tortosa nella Spagna occupata dai Mori.

Pacta inita inter januaensis consules et barchionensis comitem pro expugnanda tortuosa … marchio iudex (12ª firma), … oto iudex (14ª firma), … ugo iudex (23ª firma) …

«Liber Iurium Ianuenses»,
Vol I, 958-1159,
pag. 122.

168.

1146 settembre ?

I Genovesi promettono al conte di Barcellona di intervenire, dopo l'impresa di Almeria, all'assedio di Tortosa, col patto che due parti di questa e di ogni altra città o castello, spettino, dopo la conquista, al conte, ed una rimanga in possesso, libero da ogni gravame, del comune di Genova ; che alle concessioni ottenute dal medesimo, corrispondano, nel campo religioso, quelle che dovranno accordarsi alla chiesa Genovese. Promettono di non imporre tasse portuarie, pedaggi o altri dazi sulle merci di spettanza del Comune, trasportate da sudditi del conte per mare o per via terrestre. Indicano la procedura da seguirsi nelle cause civili o penali vertenti fra Genovesi e sudditi del conte, ai quali non potrà essere imposto il duello giudiziario. I consoli al comando dell'esercito genovese, potranno introdurre nel presente trattato quelle modificazioni in senso più ampio o più restrittivo, che ritenessero opportuno di concordare. col conte o con i suoi ambasciatori.

Sub nomine sancte Trinitatis, Patris et Filii et Spiritus sancti.
Nos Ianuenses promittimus facere exercitum pro Comuni in primo reditu nostro post expedicionem imperatoris ante quam Ianuam redeamus. ibimus ad obsidendam et expugnandam Tortosam. et de Ibero usque ad Almariam non obsidebimus aliquam urbem vel castrum cum aliqua gente sine licentia vel parabola comitis Barchinonensis. si autem evenerit quod per nos metipsos accipiamus urbem vel castrum, et ea retineremus infra terminos prenominatos, dabimus duas partes comiti, terciam vero nobis retinebimus. et habebimus in exercitu machinas et cetera que in nostro arbitrio, scilicet consulatus comunis Ianue qui tunc fuerint, in his fuerint necessaria. et in eodem exercitu apud Tortuosam cum comite Barchinonensi vel cum suis morabimur quamdiu in exercitu fuerint, nisi iusto Dei impedimento remanserit, aut consilio comitis supradicti et nostro. et salvabimus pro posse nostro comitem et suos et omnes res suas bona fide, tali convencione habita inter nos et comitem, quod civitatum atque locorum cum eorum pertinenciis, qual vel que cum comite ceperimus, aut ipsi vel nobis se se reddiderint, duas partes comes habeat, tercia nobis retenta, quam libere et sine omni gravamine habere et possidere debemus. et non erimus in consilio neque in facto, ut omnes suas duas partes omittat et faciemus iurare eos homines, quibus partem nostram comittemus ut non sint in consilio quod comes suas duas partes omittat. et siquis voluerit sibi eas auferre, quod adiuvent eas sibi retinere et defendere bona fide sine aliqua fraude. et ecclesia nostra eandem partem habere debet in spiritualibus, quam civitas nostra habet in temporalibus. et dum in exercitu erimus, non faciemus pactum nec convenienciam aliquam de reddenda nobis aliqua civitate vel loco, vel de recipienda pecunia, neque de ulla diminucione exercitus comitis sine parabola comitis si ibi fuerit, aut suorum qui ibi aderunt, si ipse defuerit. et nullum portaticum neque pedaticum neque ribaticum dabunt homines vestri in tota terra nostra vel mari, ex his que pertinent ad comune Ianue. et in omni terra nostra vc1 miri, quam modo habemus vel in antea acquisierimus, salvi et securi erunt homines vestri districti cum rebus eorum salvis nostris vetitis. si aliqua persona Ianuensis districti vel aliqua persona, que habitet in porcione Ianuensium, aliquam reclamacionem fecerit super aliquam personam, que sit sub iurisdicione comitis, causa illa tractabitur ante iudicem comitis, et e converso, si aliqua persona de iurisdicione comitis fecerit aliquam reclamacionem super aliquam personam Ianuensis districti, causa illa tractabitur et diflinietur sub iuditio illorum quibus Ianuenses partein suam commiserint. et hoc sit tam in pecuniariis causis quam in criminalibus. preterea homines districti comitis non cogantur facere bataliam in districtu nostro. hec omnia observabimus bona fide sine fraude nisi iusto Dei impedimento aut parabola comitis aut suorum certorum remanserit missorum. In tota predicta conveniencia possit addi vel minui secundum quod consules qui in exercitu fuerint, cum comite seu cum eius missis concordati fuerint.
Isti sunt qui iuraverunt.
Lanfrancus Piper, Guillielmus Niger, Ansaldus Malonus, Marinus de Porta, Sigismundus, Boiamons, Guillielmus Piper, Obertus cancellarius, Guido de Laude, Anfosus Guercius, Tancredus de Mauro, Oto Iudex, Obertus Usus de Mari, Marchio Iudex, Ingo de Volta, Guillielmus Malusocellus, Guillielmus Picamilium, Ogerius de Guido, Ansaldus de Auria, Rodoanus Gabernia, Guillielmus Guercius, Ugo Iudex, Guillielmus Buronus, Guillielmus Stanconus, Philipus Lamberti, Obertus de Insula, Guillielmus de Nigro, Ugo de Baldizone, Iordanus de Porta, Bonefacius Lamberti, Guillielmus Porcus, Obertus de Belamuto, Ceba, Gandulfus Sardena, Rubaldus Albericus, Guillielmus de Mauro, Lambertus de Marino, Ido Gontardus, Rainaldus Gausonus, Guillielmus de Murta, Ogerius Ventus, Guillielmus Buferius, Vassallus de Campo, Opizo Lecavellum, Martinus de Mauro, Otto Bucella, Villanus de Castello, Trentavellate, Guidotus Surlus, Albericus vicecomes, Rozeron Asalite, Lanfrancus de Pallo, Guinegisus, Ido de Dactilo, Ugo de Bulgaro, Anselmus Albericus et Lanfrancus frater eius, Oto Lecavellum, Enricus Mazal, Odezon Mazal, Guillielmus Tornellus, Marabotus Iusiol, Bernizon Serra, Raimundus Crispinus, Marchio Castagna, Merlus Guaracus, Lanfrancus Mollus, Ingo Galeta, Buccafurni, Merlus Gallus, Fulco Buferius, Marchio Culierada, Lambertus Mussus, Merlus de Mari, Guillielinus Brusedus, Bertramus de Marino, Guido Almerii, Belmustus, Otto de Cafaro, Ido de Guiscardo, Obertus de Carbo, Dodo Bolfericus, Otto Ruffus, Guillielmus Filardus, Guillielmus Saccus, Guilliemmus Cigala, Iohannes Simia, Ionatas de Gaudulfo de Rubeo, Gandulfus Bucafurno, Bonvassal de Cantano, Ugo Lercar, Obertus Malusaucellus, Balduinus et Enricus, Rainaldus de Berizo, Bonefacius Mortussitis, Baldizon Ususmaris, Amicus Grillus, Guillielmus de Vivaldo, Bonefacius Roza et Bardizon frater eius, Anfossus Botericus, Belamutus, Ingo Phariseus, Anselmus Signoraldus, Ionatas de Merlo, Montexellus, Conradus Rufus, Rubaldus de Curia, Ottobon Vicecomes, Petrus Golias, Butericus, Ugo Guaracus, Bonusvicinus de Campo, Obertus Picamilium, Bonusvassallus Cima de Mar, Ido de Campo, Bonefacius Vicecomes, Conradua Botarius, Ogerius Baldealdus, Bonusvassallus de Medolico, Guillielmus de Bombello, Fredenzo Gontardus, Rolandus Advocatus, Guillielmus Bibens Aqua, Merlo de Brasil, Rubaldus de Alcherio, Ido de Campo, Ugo de Castro, Iohannes Novedela, Ansaldus Bolachese, Albertus de Volta, Rubaldus Cavaruncus, Alvernacius, Stralandus, Lanfrancus Ar4emme, Girardus Scottus, Otto Binzerrus, Ansaldus Golias, Ioel, Guillielmus Guercius de Ponte, Serrus.
Isti iuraverunt in presencia comitis Barchinonensis.
Ansaldus de Auria, Obertus Turris, Guillielmus Piccamilium, Philipus de Lamberto, Balduinus, Ansaldus Pizo, Martinus de Mauro, Bonusvassallus de Castro, Obertus Spinula, Guillielmus de Volta, Paganus de Volta, Oger de Bocheron, Rainaldus de Ceba, Otto de Bonvillano, Ido Scotus, Lanfrancus Albericus, Ido Gontardus minor, Guillielmus Polesin, Rogeron Dertone, Nicola Roza, Philipus Ansalite, Grifus Albericus.
Ego Rollandinus de Ricardo sacri palacii notarius ut supra extraxi et exemplificavi ex autentico et originali privilegio predicto scripto in pergamena, bullato duobus sigillis pendentibus, unum quorum erat cereum, cuius formam et circumscriptionem cognoscere aut discernere non potui propter eius nimiam vetustatem; aliud vero erat plumbeum sigillum antiquum comunis Ianue. sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel diminuto, nisi forte littera, vel sillaba, titulo seu puncto causa abreviacionis, sententia non mutata. Et hoc de mandato domini Danii de Osnaigo civitatis Ianue potestatis, presentibus Iohanne Bonihominis et Loysio Calvo cancellariis eamunis Ianue, Iacobo de Albano et Brancha de Isacurte notariis. .mccc. primo., indictione .xiii., die .xx. iunii.

«Codice Diplomatico della Repubblica di Genova», 958-1163
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo
I.S.I per il M.E, Roma, Tip. del Senato, 1936
Doc. CLXVIII.

Sulla conquista di Almeria

1146

Sempre nel settembre 1146, il re di Spagna Alfonso, autodenominatosi imperatore, si accorda con Genova ed altre città liguri per un aiuto in navi e soldati per la conquista di Almeria, in cambio di piccole concessioni territoriali, ma grandi facilitazioni doganali e mercantili. Ugo Iudex è uno degli oltre 100 testimoni di parte ventimigliese, e la sua è una delle prime firme.

Idephonso ispaniae imperatore pro expeditione contra moros in almeria … ugo iudex

«Liber Iurium Ianuenses»,
Vol I, 958-1159,
pag. 123.

Sul trattato fra Genova e il conte di Barcellona

Settembre 1146

Ottone, Marco e Ugo Iudex sono fra coloro che nel settembre 1146 giurano di onorare il trattato di alleanza fra Genova e il conte di Barcellona.

934.

<1146, settembre ?>

Trattato di alleanza tra il comune di Genova e Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona, nel quale si precisano gli impegni dei Genovesi.

De Tortuosa.

SuB nomine sancte Trinitatis, Patris et Filii et Spiritus Sancti. Nos Ianuenses promittimus facere exercitum pro comuni in primo redditu nostro post expedictionem imperatoris antequam Ianuam redeamus ibimus ad obsidendam et expugnandam Tortosam et de Hybero usque ad Almariam non obsidebimus aliquam urbem vel castrum cum aliqua gente sine licentia vel parabola comitis Barchinonensis. Si autem evenerit quod per nosmetipsos accipiamus urbem vel castrum et ea retineremus infra terminos prenominatos, dabimus duas partes comiti, terciam vero nobis tenebimus. Et habebimus in exercitu machinas et cetera que in nostro arbitrio, scilicet consulatus comunis Ianue qui tunc fuerint, in his fuerint neccessaria. Et in eodem exercitu apud Turtuosam cum comite Barchinonensi vel cum suis morabimur quamdiu in exercitu fuerint, nisi iusto Dei impedimento remanserit aut consilio comitis supradicti et nostro. Et salvabimus pro posse nostro comitem et omnes res suas bona fide, tali condictione habita inter nos et comitem quod civitatum atque locorum cum eorum pertinentiis, quas vel que cum comite ceperimus aut ipsi vel nobis sese reddiderint, duas partes comes habeat, tercia nobis retenta, quam libere et sine omni gravamine possidere debemus. Et non erimus in consilio neque in facto ut comes suas duas partes amittat et faciemus iurare eos homines quibus partem nostram comittemus ut non sint in consilio vel in facto quod comes suas duas partes amittat. Et si quis voluerit sibi eas auferre, quod adiuvent eas sibi retinere et defendere bona fide sine aliqua fraude. Et ecclesia nostra eandem partem habere debet in spiritualibus quam civitas nostra habet in temporalibus. Et dum in exercitu erimus, non faciemus pactum nec convenienciam aliquam de reddenda nobis aliqua civitate vel loco, vel de reccipienda pecunia, neque de ulla diminucione exercitus comitis sine parabola comitis, si ibi fuerit, aut suorum qui ibi aderunt, si ipse defuerit. Et nullum portaticum neque pedagium neque ribatum dabunt homines vestri in tota terra nostra vel mari ex his que pertinent ad comune Ianue. Et in omni terra nostra vel mari quam modo habemus vel in antea acquisierimus salvi et securi erunt homines vestri districti cum rebus eorum, salvis nostris vetitis. Si aliqua persona Ianuensis districti vel aliqua persona que habitet in porcione Ianuensium aliquam reclamacionem fecerit supra aliquam personam que sit sub iurisdictione comitis, causa illa tractabitur ante iudicem comitis, et e converso si aliqua persona de iurisdictione comitis fecerit aliquam reclamacionem super aliquam personam Ianuensis districti, causa illa tractabitur et diffinietur sub iuditio illorum quibus Ianuenses partem suam commiserint et hoc sit tam in pecuniariis causis quam in criminalibus. Preterea homines districti comitis non cogantur facere bataliam in districtu nostro. Hec omnia observabimus bona fide, sine fraude, nisi iusto Dei impedimento aut parabola comitis aut suorum certorum remanserit missorum. In tota predicta convenientia possit addi vel minui secundum quod consules qui in exercitu fuerint cum comite seu eius missis concordati fuerint. Isti ee sunt qui iuraverunt: Lanfrancus Piper, W(illelmus) Niger, Ansaldus Malon, Marinus de Porta, Sigismundus, Boiamons, // W(illelmus) Piper, Obertus cancellarius, Guido de Laude, Anfosus Guercius, Tancredus de Mauro, Oto iudex, Obertus Usus de Mari, // Marchio iudex, Ingo de Volta, W(illelmus) Malusocellus, W(illelmus) Picamilium, Ogerius de Guido, Ansaldus de Auria, Rodoanus, // Gabernia, Guillelmus Guercius, Ugo iudex, W(illelmus) Boron, W(illelmus) Stangon, Philipus Lamberti, Obertus de Insula, // W(illelmus) de Nigro, Ugo de Baldizone, Iordanus de Porta, Bonefacius Lamberti, W(illelmus) Porcus, Obertus de Belamuto, Ceba, Gandulfus Sardena, Rubaldus Albericus, W(illelmus) de Mauro, Lambertus de Marino, Ido Gontardus, Rainaldus Gauson, W(illelmus) de Murta, Ogerius Ventus, W(illelmus) Buferius, Vassallus de Campo, Opizo Lecavellum, Martinus de Mauro, Otto Bucella, Villanus de Castello, Trentavellate, Guidotus Surlus, Albericus Vicecomes, Rozeron Asalite, Lanfrancus de Pallo, Guinegisus, Ido de Datalo, // Ugo de Bulgaro, Anselmus Albericus et Lanfrancus frater eius, Oto Lecavellum, Enricus Mazal, Odezon Mastal, W(illelmus) Tornellus, Marabotus Iusiol, Bernizon Seria, Raimundus Crispin, Marchio Castagna, Merlus Guaracus, Lanfrancus Mollis, Ingo Galeta, Buccafurni, Merlus Gallus, Fulco Buferius, Marchio Culierada, Lambertus Mussus, Merlus de Mari, W(illelmus) Brusetus, Bertramus de Marino, Guido Almerii, Belmustus, Otto de Cafaro, Ido de Guiscardo, Obertus de Carbo, Dodo Bolfericus, // Otto Ruffus, W(illelmus) Filardus, W(illelmus) Saccus, W(illelmus) Cigala, Iohannes Simia, Iohatas de Gandulfo Rufo, Gandulfus Bucafuria, Bonvassal de Cantano, Ugo Leccar, Obertus Malus Avellus, Balduinus et Enricus, Rainaldus de Berizo, Bonefacius Mortussitis, Baldizon Ususmaris, Amicus Grillus, W(illelmus) de Vualdo, Bonefacius Roza et Bardinon frater eius, Anfossus Boter, Belamutus, Ingo Phariseus, Anselmus Signoraldus, Ionatas de Merlo, Montexellus, Conradus Rufus, Rubaldus de Curia, Ottobon Vicecomes, Petrus Golias, // Butericus, Ugo Guaracus, Bonusvicinus de Campo, Obertus Picamilium, Bonusvassallus Cimademar, Ido de Campo, Bonefacius Vicecomes, Conradus Botar, Ogerius Baltealdus, Bonusvassallus de Medolico, W(illelmus) de Bombello, Froenzo Gontardus, Rolandus Advocatus, W(illelmus) Bibensaqua, Merlo de Brasil, Rubaldus de Alcherio, Ugo de Castro, Iohannes Novedela, Ansaldus Bolachese, Albertus de Volta, Rubaldus Cavaruncus, Alvernacius Stralandus, Lanfrancus Argemme, Girardus Scotus, Otto Binzerrus, Ansaldus Golias, // Ioel, W(illelmus) Guercius de Ponte, Serrus. Isti iuraverunt in presencia comitis Barchinonensis: Ansaldus de Auria, Obertus Turris, W(illelmus) Picamilium, Philipus de Lamberto, Balduinus, Ansaldus Pizo, Martinus de Mauro, Bonusvassal de Castro, Obertus Spinda, Guillelmus de Volta, Paganus de Volta, Oger de Bocheron, Rainaldus de Ceba, Otto de Bonvillan, Ido Scotus, Lanfrancus Albericus, Ido Gontardus minor, W(illelmus) Polesin, Rogeron Derdone, Nicola Roza, Philipus Ansalite, Grifus Albericus.//

(S.T.) Ego Rollandinus de Ricardo, sacri palacii notarius, ut supra extrassi et exemplificavi ex autentico et originali privilegio predicto scripto in pergameno, bullato duobus sigillis pendentibus, unum quorum erat cereum cuius formam et circumscriptionem cognoscere aut discernere non potui propter eius nimiam vetustatem, aliud vero erat pumbleum sigillum antiquum comunis Ianue, sicut in eo vidi et legi, nichil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto causa abreviacionis, sententia non mutata, et hoc de mandato domini Danii de Osnaigo, civitatis Ianue potestatis, presentibus Iohanne Bonihominis et Loysio Calvo, cancellariis comunis Ianue, Iacobo de Albario et Brancha de Isacurte notariis, M°CCC° primo, indictione XIII, die XX iunii.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pagg. 8-11.

Sulla vittoria sui saraceni ad Almeria

Febbraio 1147

Nel febbraio 1147 Ugo Iudex è uno dei quattro consoli de' placiti di Genova (XXVII consolato). Marco e Ottone Iudex sottoscrivono come testimoni alcuni documenti consolari firmati da Ugo.

In uicesimo septimo consulatu unius anni fuerunt consules de comuni .vi. Philippus de Lanberto, Obertus Turris, Oglerius de Guidone, Baldoinus, Ansaldus de Auria, W|illielmus] Picamilium; et de placitis .iiii. Ugo Iudex, Ingo de Volta, Obertus cancellarius, Ansaldus Pizo. in tempore istorum consulum Ianuenses iuerunt ad Almariam cum magno stolo galearum et aliarum multarum nauium et ceperunt Almariam bellando et Sarracenos uincendo et interficiendo, sicut scriptum est in libris et in istoriis Ianuensium a sapientibus factis, qui uiderunt et interiuerunt. unde quamuis omnia scribere non possimus, particulam tamen ad presens scribamus .mcxlvii.

Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. I, 1099-1173,
a cura di L.T. Belgrano, Genova, Ist. dei sordomuti, 1890
pag. 35.

174.

1147 febbraio

In vicesimo septimo consulatu unius anni fuerunt consules de comuni .vi.: Philippus de Lamberto, Obertus Turris, Oglerius de Guidone, Baldoinus, Ansaldus de Auria, W[illielmus] Picamilium. et de placitis .iiii.: Ugo Iudex, Ingo de Volta, Obertus cancellarius, Ansaldus Pizo. in tempore istorum consulum lanuenses iverunt ad Almariam cum magno stolo galearum et aliarum multarum navium et ceperunt Almariam bellando et Sarracenos vincendo et interficiendo, sicut scriptum est in libris et in istoriis Ianuensium a sapientibus factis qui viderunt et interfuerunt.

«Codice Diplomatico della Repubblica di Genova», 958-1163
a cura di Cesare Imperiale di Sant'Angelo
I.S.I per il M.E, Roma, Tip. del Senato, 1936
Doc. CLXXIV.

In Almeriae … ianuenses … cum magno stolo galearum et aliarum multarum navium et ceperunt Almariam bellando et saracenos vincendo et interficiendo, sicut scriptum est in libris et in historiis ianuensium a sapientibus factis qui viderunt et interfuerunt … ego ugo iudex subscripsi.

«Liber Iurium Ianuenses»,
Vol I, 958-1159,
pag. 174.

Su vari documenti

Anno 1147

Per tutto l'1147, i due consoli de' placiti Ugo e Ottone Iudex emanano e firmano in Genova numerosi decreti e documenti, mentre Marco Iudex e Roberto Iudex fanno spesso da testimoni.

…ego guillelmus de columba notarius per perceptum superscriptorum consulum scripsi … ego oto iudex subscripsi, ego oberto spinola subscripsi, ego willelmus lusius subscripsi.

«Liber Iurium Ianuenses»,
Vol I, 958-1159,
pag 133.

Mentre si svolge la Seconda crociata in Terrasanta, ne parte anche una contro i Mori di Spagna per la conquista di Almeria e Tortosa, alla quale, per disposizione papale e come concordato tra Genova, altre città liguri, il conte di Barcellona e re Alfonso II, i liguri debbono fornire un rilevante supporto navale e di truppa.

Mentre Obertus Turris, Philippus Platealonga, Baldovinus e Ansaldus de Auria guidano la flotta e la truppa genovese, rimangono a governare la città, con pieni poteri, Oglione de Guidone, Wilielmus Picamillium, Obertus Cancellarius ed Ugo Iudicis.

Sulle vittorie di Almeria e Turtose

Anno 1147

Ugone Iudex è console ai placiti durante le battaglie di Almeria e Turtose.

Hic incipit ystoria captionis Almarie et Tvrtvose
qve capta fvit anno domini mcxxxxvii

Patet fere uniuerso orbi, quoniam olim per multa tempora Christiani a Sarracenis Almarie longe lateque mari et terra per multas regiones capiebantur, alii interficiebantur, et multi in carcere ponebantur et diuersis martiriis et penis cruciabantur. de quibus multi legem Dei, pro timore cruciatus, relinquebant et nomen diabolicum Machometi inuocabant. quapropter tandem tanti sanguinis effusionis uindictam inde Deus facere non dimisit. Ianuenses namque, per apostolicam sedem a Deo moniti et uocati, exercitum supra Sarracenos Almarie iurare fecerunt et parlamentum, in quo consules sex pro communi de melioribus et quattuor de placitis ciuitatis electi fuerunt, quorum sensu et ducatu ciuitas et exercitus eo tempore regeretur. quibus tanta erat gratia morum, decoris lingue eloquentie, quod eorum sensu et ducatu tocius regni posset regi patria. nomina quorum Obertus Turris, Philippus de Platealonga, Baldoinus, Ansaldus de Auria. isti quattuor cum duobus de placitis, Ingone scilicet et Ansaldo Pizo, iuerunt ad conducendam ostem. Oglerius de Guidone et W[illielmus] Picamilium cum Oberto cancellario, Ugone Iudicis de placitis, pro regimine ciuitatis steterunt. predicti uero consules post eorum electionem parlamentum statim fecerunt, in quo omnibus discordantibus pacem iurare preceperunt.

…[omissis]…

Sarraceni uero infra quattuor dies sudam et personas reddiderunt, et miliaria marabotinorum triginta milia dederunt, ut personas euaderent. consules quidem de peccunia capta pro communi utilitate ualens .lx. miliaria marabotinorum tenuerunt, et soluerunt debitum quod communis erat, scilicet ualens librarum miliaria .xvii. aliam uero peccuniam per galeas et alias naues diuidere fecerunt. et ciuitatem in guardia Otonis de Bonouillano cum mille uiris dimiserunt. et parlamento facto, preceperunt ut omnes cum galeis et nauibus a ciuitate recederent, et ita factum est. et cum gloria et triumpho incolumes usque Barchinoniam deuenerunt; ibique galeas et naues in terram posuerunt, et consulatum nouum fecerunt. et duo de consulibus, Obertus W Turris et Ansaldus de Auria, cum licentia et uoluntate sociorum, cum duabus galeis Ianuam uenerunt, et de peccunia quam duxerant, debitum communis soluerunt, et nouum consulatum Ianuam fecerunt.

Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. I, 1099-1173,
a cura di L.T. Belgrano, Genova, Ist. dei sordomuti, 1890
pagg. 79-85.

Sugli eventi del 1147

Anno 1147

1147. — Seguita l'anno di mille cento quarantasette, e per lo stato e per la signoria furono designati sei consoli, Filippo de Lamberto di Piazzalunga, Oberto dalla Torre, Ogerio di Guidone, Balduino senz'altro cognome, Ansaldo d’Oria, e Guglielmo Picamilio; ed i consoli delle cause forensi furono quattro, Ugo Judice, Ingo della Volta, Oberto Cancellero, e Ansaldo Pizo. Ed in questo luogo è da sapere che in quella parte di Spagna, che oggidì si chiama regno di Granata è una città marittima nominata Almeria, di là dal promontorio Cheridemo, secondo gli antichi; e secondo i moderni, di là dal cavo di Gatta trenta miglia in circa. Ed ha un ridutto di verso levante nominato porto Magno, e di verso ponente ha una lena marittima, cioè un spazio di piaggia piano, che si stende in mare, ed è circondato da esso da tre parti. La città è di competente grandezza, e per la maggior parte piana: e soleva aver per li passati tempi un tempio chiamato dai cittadini moschea, uno ancora ridutto alquanto eminente nominato Subda a modo di una cittadella; e vicino al mare avevano un'arzenata, che gli antichi nominavano navalia1, ed i moderni nominano darzena ossia darsina, capace di gran numero di navigli; delle quali cose ancora restano i vestigii. Per questi tempi questa città era molto potente in le cose marittime: e conciossiachè gli abitatori di quella fossero Maomettani, donavano continuamente innumerabili molestie ai Cristiani; in tanto che pareva che questi Mori di Almeria si avessino usurpato la principalità del corso marittimo, e la signoria di tutto il mare, e specialmente contra Cristiani, dimostrando non manco per seguire la religione che le facoltà e le robe. Dai quali mali, e dalla qual indegnità mosso il Papa Eugenio terzo pisano di nazione, esortando, indusse Genovesi a reprimere l'ingiurie di Almeritani, e ad opporsi alle forze loro. Il popolo di Genova, udite ed intese l'ammonizioni ed esortazioni del Sommo Pontefice, al quale per una antichissima religione ed osservanza cristiana sono sempre stati inclinati obbedire e compiacere, (poi ch'ebbero convocato il concilio grande, secondo le consuetudini loro) elessero, dei migliori della città, dieci consoli, sei per l'universale reggimento della Repubblica, e quattro per il particolare judicio delle cause civili: i quali di sopra abbiamo nominato. E perchè, come è detto, questi consoli erano dei migliori della città, e avevano eccellenza in bontà e in prudenza, poi che fu deliberato nel consiglio di ottemperare alle paterne ammonizioni del Papa, e di armare contra Mori di Almeria, prima di ogni altra cosa composero tutti i discordanti, quali erano in la città, e fecero fare universal pace, e basciare ognuno in bocca; e furono rimesse tutte le controversie in balia del reverendo arcivescovo e dei provvidi consoli: chè non era consiglio di savii andare a combattere di fuori e lassar la città in discordia. E fu tanto grata al popolo questa pace e universal riconciliazione fatta per prudenza e per opera dei consoli, che non solamente gli uomini, ma ancora le donne offerivano ai consoli denari per pagare l'esercito, e li pregavano, che li volessero accettare. I consoli vedendo tanta prontezza di animo nel popolo, subito comandarono a tutti gli uomini della dizione e del distretto di Genovesi, che si mettessero ad ordine per questa impresa contra i Mori di Almeria; e fecero preparare gran copia di vettovaglie, gran quantità di arme, molti padiglioni bene ornati, e le bandiere molto ricche e onorevoli con la materia per far mangani2, briccole, tra bocchi, gatti, vigne3, castelli e simili ingegni di legnami atti ad espugnare le terre: chè non era a questo tempo ancora trovato l'uso dell'artiglieria di metallo. E si armarono sessantatre galere e cento sessantatre altri naviglj tanto bene ad ordine, che fu stimato dai savi che per mille anni innanti non fosse uscito dal porto di Genova, nè armata, nè esercito tanto ben in punto, e tanto ben ordinata quanto questa: e ogni cosa si fece in spazio di quattro mesi. E circa la fine del quinto mese l'armata arrivò al porto Magno guidata e comandata da sei consoli, Oberto dalla Torre, Balduino, il quale, come ho detto, gli annali riferiscono senza altro cognome, Filippo Lungo, Ansaldo d’Oria, Ingone eziandio senza cognome, e Ansaldo Pizo, ancora che questi due ultimi fossero presidenti solo alle cose civili. I quali sei furono dal consiglio preposti all'armata e all'esercito; e gli altri quattro sopraddetti restarono al governo e reggimento della città. E conciossiachè l'armata aspettasse e l'esercito dell'imperatore e la gente del conte di Barcellona, che non erano ancora giunti, non volsero i consoli, che tutta l'armata si appressasse ad Almeria. E mandarono solamente quindici galere con il console Balduino alla veduta della terra, quasi come esploratore ed antiguardia, ed il restante dell'armata si detenne per spazio d'un mese al capo di Gatta, non senza gran timore, perchè non erano in porto sicuro. E fu man dato ambasciatore all'imperatore, che era in Baeza, (cioè ad Alfonso settimo re di Spagna, quello a cui maritò la figlia Ludovico re di Francia; e perchè n'ebbe maggior signoria, che alcuno altro dei suoi predecessori fu nominato imperatore) Odone di Bonvillano, acciò che l'imperatore appressasse la sua venuta secondo lo dato ordine; il quale si trovò di mala voglia intendendo che l'armata di Genovesi era arrivata. E già egli aveva licenziato il suo esercito, di modo che non aveva altro che mille pedoni e quattrocento uomini a cavallo. L'imperatore rispose all'ambasciatore, che venirebbe: e nondimeno ritardò alquanto la venuta. E fra questo mezzo i Mori di Almeria più e più volte con grande ardire uscirono dalla terra per incitare al combattere la gente delle quindici galere di Balduino, che erano, come è detto, andate innanti. La qual cosa vedendo Balduino, mandò a domandare gli altri consoli, che venissero a combattere con i Mori: i quali non approvarono il consiglio di Balduino, dicendo che non era ben fatto dar principio al combattere per insino che non fossero giunti gli uomini da cavallo. Ed assai presto arrivò il conte di Barcellona con gran numero di navigli e di soldati, fra li quali non erano più che cinquanta uomini da cavallo. Ed allora fu ordinata dai consoli la battaglia in questa forma: il conte con la sua gente si mise e si nascose in cerco al fiume, e quindici galere stettero occulte di poi la lena, e una galera in capo della lena: e Balduino nel far del giorno doveva venire con la gente delle sue quindici galere per contra e di rimpetto alla moschea, simulando di voler combattere; ed altre venticinque galere si approssimassero alla terra tanto che fossero preste ad ingrossare e ad ingagliardire la battaglia: il quale ordine fu ottimamente servato. E vedendo i Mori, che gli uomini delle quindeci galere si approssimavano alla moschea per voler combattere, ebbero sospizione delle occulte insidie, e mandarono due esploratori, un bianco, e l'altro negro su uno poggio per discoprire il paese: e non ebbero veduti i soldati, che erano ascosi. Gli esploratori fecero segno alzando le bandiere a quelli della terra, e uscirono quaranta mila uomini per combattere con la gente delle quindici galere del console Balduino: la qual gente a piano a piano, e in ordinanza si ritirò in galera con perdita di otto uomini soli. E mentre che costoro si ritiravano, il console Ansaldo D’Oria, che era sulla galera al capo della lena, fece il segno, benchè un poco tardo, e subito insieme si mossero venticinque galere e i soldati i quali erano in le insidie; e si aggiunsero alle quindici galere sopraddette. Si mossero eziandio in quell'ora Oberto della Torre e Filippo Lungo consoli, i quali con tutta l'armata erano al capo di Gatta, e vennero con dodici galere innanti, e i soldati per terra. E passarono di là delle galere, quali erano alla moschea, e vennero insino all'arsenata; e si riscontrarono la gente di Cristiani con li Mori, e furono alle mani; e con aiuto divino i Cristiani furono superiori; chè per timore delle galere i Mori diedero le spalle fuggendo verso la città. E le genti di tutte le galere sopraddette saltarono in terra, e fecero tanta uccisione de Mori, che morirono in quel giorno cinque mila Mori, oltra molti, che si annegarono in mare constretti dalle ciurme nautiche. E si commenda e lauda assai in questa battaglia la virtù di un cavaliero genovese nominato Guglielmo Pelle, che fu poi assunto al consolato: il quale, poichè con la lancia ebbe trapassato un moro da un costato all'altro, smontato da cavallo, come un feroce leone fra gli altri animali, con la spada in mano tagliò il capo a più di cento Mori. Avuta questa vittoria, i consoli per causa del vento garbino che si levò contrario a quella piaggia, fecero ridurre l'armata e l'esercito al porto della lena. E dirizzati i padiglioni ivi in terra, primo ed innanzi di ogni altra cosa con religiose cerimonie resero grazia a Dio dell'ottenuta vittoria; e, fatto consiglio, determinarono che le galere si ritirassero in terra in la piaggia di Almeria. E ridotte che furono in terra le galere, mentre si fabbricavano le macchine e gl'istrumenti lignei per oppugnare la città, i Mori tre volte fecero insulto a quelli dell'armata, e sempre furono con vergogna e danno ribattuti. E fra questo tempo giunse l'imperatore con mille pedoni e quattrocento uomini da cavallo. E l'esercito diede principio ad oppugnare la città; dalla quale per molte fiate uscirono i Mori di giorno e di notte, volendo bruciare le castella e li mangani lignei e gli altri instrumenti, che aveva fabbricato l'esercito: e furono sempre fatti ritirare con vergogna e gran danno; e furono prese da' Genovesi due torri, e gettato a terra diciotto passi di muraglia. Delle quali cose grandemente spaventati i Mori, trattarono coi legati dell'imperatore, cioè col re Garcia, e col conte di Oregi, che sua maestà si dovesse partire con la sua gente, lassando i Genovesi soli; e perciò li promisero cento mila marabottini, e li diedero ostatici. E presentendo i consoli de' Genovesi questo trattato disposero di dare senza indugio la battaglia ordinaria alla città, ed ordinarono dodici bande ossia squadre, ovvero compagnie; ciascheduna banda con la sua bandiera, ed in ciascuna banda erano mille uomini armati. E mandarono più volte a pregare all'imperatore ed al conte di Barcellona, che volessero essere ad ordine e venire con la sua gente. Il quale imperatore appena venne in tempo; e ritrovò già le dodici bande de Genovesi in campagna in ordinanza, le quali per comandamento dei consoli procedevano con sommo silenzio. E così la vigilia di S. Luca in l'uscire dell'aurora, fatte suonare le trombette, diedero valorosamente l'assalto alla città; e in spazio di tre ore con il propizio ajuto di Dio le dodici squadre con gli altri da cavallo presero la città, ed ottennero quella per insino a Subda; cioè per insino alla cittadella. E furono morti quella giornata venti mila Mori, e se ne salvarono nel corpo della terra dieci mila: ed in la fortezza di Subda se ne salvarono venti mila: del quale tutto numero ne furono menati cattivi e schiavi a Genova dieci mila di ogni sesso e di ogni età. E poi al quarto giorno, quelli di Subda riscattarono le persone loro per prezzo di trenta mila marabottini, la qual moneta era di molto maggior valore, che non sono al presente i maravedì di Spagna; perchè per opinion mia un marabottino valeva quanto un ducato d'oro. Ed oltra questa somma di denari sopraddetta, i consoli ebbero in comune della preda sessanta mila marabottini; e di questo bottino pagarono diecisette mila lire di debito fatto per la Repubblica: ed il restante divisero fra le ciurme delle navi e delle galere. E lassato in guardia dell'espugnata città Ottone di Bonvillano cittadino genovese con mille combattenti, navigarono felicemente verso Barcellona, ove tirarono in terra le galere, e parte degli altri legni, e si ritornarono a Genova con due galere due de prenominati consoli, Oberto della Torre ed Ansaldo D’Oria, i quali pagarono il debito sopraddetto del comune e della Repubblica. Delle spoglie di Almeria un sacerdote nominato Vassallo riportò due bellissime porte di bronzo, le quali per lungo tempo stettero per clausura della chiesa di S. Giorgio, come si legge ancora adesso in una pietra marmorea affissa alla scala grande di essa chiesa: e come, o per qual cagione fossero poi da indi trasportate, non mi è comperto4. Fu ancora portato delle predette spoglie un ornamento di più lampade di bellissimo e sottilissimo lavoro moresco, il quale insino a questo giorno si vede pendente in la cappella del glorioso Giovanni Battista.


1 Navalia, voce latina: Arsenale.
2 Mangano T. Mil. Macchina da guerra, di cui faceano uso gli antichi per scagliare pietre nelle città assediate, e con essa scaglia vano anche uomini che dicevansi poi cadaveri manganati.
3 Vigne. Istrumento bellico coperto di cuoio crudo per difendersi.
4 Cioè ciò non mi è noto: corrisponde al compertum est, tanto usato dai latini.

Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 180-187.

Sulla validità dei contratti di vendita e pegno

Febbraio 1147

Ugo Giudice è fra i consoli ai placiti che decretano la validità dei contratti di vendita e di pegno stipulati da coniugi di età non inferiore a 25 anni. Ottone Giudice è fra i testimoni dello stesso atto.

90✓

1147, febbraio, Genova

I consoli del Comune e dei placiti decretano la validità dei contratti di vendita e di pegno stipulati da coniugi di età non inferiore a 25 anni con parenti o amici della moglie.

Laus de vendicionibus mulierum.

In ecclesia Sancti Laurentii, in pieno parlamento, consules tam causarum quam rei publice curam gerentium, videlicet Obertus Turris, Phylippus Lamberti, Oglerius Guidonis, Balduinus, Ansaldus Aurie, Willelmus Picamilium, Ansaldus Pigo, Obertus [can]cellarius, I[ngo] de Vol[ta], Ugo [Iudex lau]daverunt et [af]firmaverunt quod [ven]diciones et cartule pignoris quas fecerit vir [cum] uxore [sua publico instrumento habentes] annos xxv [cum du]obus vel tribus uxoris parentibus, si [in Ia]nua fuerint, et si [non habuerit in Ianua, cum] duobus vel tribus amicis, perpetuo sint fir[me et stabiles]. m°c°xlvii°, mense februarii, indictione viiiiª.

(S.T.) Ego Guilielmus de Columba notarius, per preceptum suprascriptorum consulum, scripsi.
Ego Otto Iudex subscripsi.
Ego Obertus Spinula subscripsi.
Ego W(illelmus) lusius [subscripsi].

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 144-145.

Sull'acquisto di terreni da non residenti

Febbraio 1147

Ugo Giudice è fra i consoli ai placiti che decretano sull'acquisto di terreni nel distretto genovese. Ottone Giudice è fra i testimoni dello stesso atto.

91✓

1147, febbraio, Genova

I consoli del Comune e dei placiti decretano che nessun cittadino genovese possa acquistare, senza il consenso scritto dei consoli, terreni nel distretto genovese da persona che abiti o abbia contratto matrimonio fuori dal distretto medesimo.

Laus de emptionibus terrarum.

In [ecclesia] Sancti Laurentii, in pleno parlamento, consules tam causarum quam rei publice curam [gerentium, videlicet] Willelmus Pic[camilium], Ansaldus Aurie, Balduinus, Obertus Turris, Oglerius Guidonis, Phylippus Lamberti, Ugo Iudex, Ingo de Volta, Obertus cancellarius, Ansaldus Pigo laudaverunt et affirmaverunt quod nerno Ianuensis sine laude scripta consulum comunis Ianue aliquam terram emat que sit [a Ro]boreto usque ad Gestam et a iugo usque ad mare a persona que habitet vel que sit nupta ultra predictos [fines et si quis hoc fecerit, terra] illa sit comunis Ianue. m°c°xlvii°, mense februarii, indictione viiiiª.

(S.T.) E[go Guilielmus de Columba] notarius, per preceptum suprascriptorum consulum, scripsi.
Ego Otto Iudex [subscripsi].
[E]g[o] Obertus Spinula subscripsi.
Ego W(illelmus) Lusius subscripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 145-146.

Sull'eleggibilità di Filippo di Lamberto

Maggio-giugno 1147

Ugo Giudice è fra i consoli ai placiti che decretano sull'eleggibilità di Filippo di Lamberto.

93✓

1147, maggio - metà giugno, Genova

I consoli del Comune dichiarano Filippo di Lamberto eleggibile agli uffici pubblici, avendo accertato, attraverso testimonianze e il giuramento dello stesso e dei suoi parenti, la sua estraneità alla perdita di beni avvenuta in Sicilia al tempo del re Ruggero.

In ecclesia Sancti L[aure]ntii, consules Ansaldus Aurie, Balduinus, Willelmus Picamilium, Obertus Turris, Oglerius Guidonis, in pieno parlamento laudaverunt et affirmaverunt ut venturi consules et electores consulum et electores electorum et ceteri omnes qui in publico offitio erunt, pro sacramentis quos a homines qui capti fuerunt ab hominibus regis Roglerii fecerant [nec] pro sacramento quod alii homines occasione illorum ante parlamentum fecerant, Phylippum Lamberti nichilominus ipsum ad omnia publica officia eligant si sibi propter aliud congruum videbitur. Et hoc in anima populi in parlamento per cintragum iurare fecerunt et ut populus sacramentum in anima sua susciperet in eodem parlamento laudaverunt. Hanc laudem ideo fecerunt quoniam cognoverunt sacramento Oglerii Guidonis et Ansaldi Mallonis et Idonis Porcelli et Ansaldi Nigronis legatorum et maxime sacramento Phylippi et multorum parentum suorum eum in amissione vel in retentione rerum illorum vel personarum scripto, dicto, nutu, signo vel ullo alio modo peccasse. Visis a consulibus his purificationibus, ut supra sancitum est firmum esse in perpetuo laudaverunt. m°c°xlvix°, mense madii, indictione viiii.

Item laudaverunt in pontile capituli ut sicut laudaverunt de illis qui ante parlamentum sacramentum fecerant, similiter de illis qui post sacramentum iuraverunt laudaverunt. Hanc laudem fecerunt quoniam in publico parlamento vetaverunt eis ut nullo modo inde sacramentum facerent. m°c°xlvii°, medio mense iunii, indictione viiii.

(S.T.) Ego Guilielmus de Columba notarius, per preceptum suprascriptorum consulum, scripsi.
Ego Ingo de Volta subscripsi.
Ego Ugo Iudex subscripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 148-149.

Sulla concessione ad Ottone Bonivillani

5 novembre 1147

Ugo Giudice è fra i consoli ai placiti che decretano sulla concessione ad Ottone Bonivillani.

94✓

1147, novembre 5, Almeria

I consoli genovesi presenti all’impresa di Almeria la concedono in feudo ad Ottone ‘Bonivillani’ per treni’anni con l’obbligo di offrire due pallii all’anno all’altare di San Lorenzo e di versare dopo 15 anni annualmente al comune di Genova la metà delle entrate della città, al netto delle spese. Analoga investitura riguarderà i compensi territoriali che i Genovesi otterranno in futuro dal re Alfonso tra Denia e Siviglia.

Laus facta Ottoni Bonivillani de civitate Almarie.

In civitate Almarie, consules Obertus Turris, B(alduinus), F(ilippus), A(nsaldus), ad honorem Dei et comunis Ianue, laudaverunt et affirmaverunt quod Otto Bonivillani usque ad annos xxx expletos habeat et possideat nomine comunis Ianue civitatem Almarie cum eius pertinentiis ita videlicet quod per unumquemque annum tribuat altari Beati Laurentii pallia duo; completis annis xv per singulum annum det comuni Ianue medietatem tocius introitus civitatis Almarie ita quod de ea medietate nullum dispendium fiat. Et si imperator aliquam terram acquisierit a Denia usque Sibiliam de qua partem comuni Ianue tribuat, similiter eam teneat et nomine comunis Ianue eadem condicione possideat et si aliquam pecuniam ei pro comuni dederit, dabit illa<m> comuni Ianue nisi licencia consulum comunis Ianue remanserit. Hanc vero laudem isti consules fecerunt quoniam ad honorem Dei et tocius Christianitatis civitatem Almarie ceperunt et summa necessitate Christianorum eam retinere decreverunt et maxime quia cognoverunt hoc esse honorem et utilitatem comunis Ianue et pro probitate et sapientia predicti Ottonis eam sibi commiserunt. Millesimo c°xlvii°, die v intrante novembri, indictione x.

(S.T.) Ego Guilielmus de Columba notarius, per preceptum suprascriptorum consulum, scripsi.
Ego Guilielmo de Nigro subscripsi.
Ego Ugo Iudex subscripsi.

(S.T.) Ego magister Nicolaus de Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, transcripsi et exemplificavi octo laudes supra proximo scriptas ex autentico scripto manu Guillielmi de Columba notarii cum nominibus testatorum, nichil addito vel dempto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve aut causa abreviationis litterarum, sententia in aliquo non mutata, precepto tamen domini Henrici Confalonerii, potestatis Ianue, m°cc°liii°, indictione xi, die prima octubris, presentibus testibus Rufino de Ast iudice, Obertus de Langasco, scriba comunis, et Nicolao de Porta notario, in quorum presentia statuit et laudavit quod hoc eandem vim et fortiam habeat cum originali.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 149-150.

Sull'atto di vendita del castello di Parodi

Maggio 1148

Nel maggio 1148 Marco, Ugo, Ottone e Roberto Giudice, sono fra i testimoni che sottoscrivono l'atto di vendita del castello di Parodi al comune di Genova.

110✓

1148, maggio, Genova

Alberto Zueta, marchese di Parodi, e la moglie Matilde vendono al comune di Genova il castello di Parodi con metà della sua curia per lire 700.

Donatio castri Palodi.

Anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi m°c°xlviii°, mense madii, indictione x. Car(ta) vendicionis sub dupli defensione quam facimus nos Albertus marchio Zueta et Matilda comitissa, consensu et velle amicorum suorum Willelmi Malmantello et Willelmi Pipere, vobis consulibus Ansaldo Malloni et W(illelmo) Buroni et Iord[ano de] Porta et Henrico Guercio, missis comunis Ianue, nominative castrum Palodi cum medietate tocius curie eiusdem castri precium librarum septem centum et si plus valet predicto precio pro servicio <et> expensis quas fecistis pro [mar]chionis deliberatione, dono comuni Ianue et donamus. Et faciat exinde a presenti die comune Ianue aut cui ipse dederit quicquid voluerit sine omni nostra et heredum nostrorum contradictione. Quidem spondimus et promittimus nos quisque Albertus marchio et Matilda comitissa, una cum nostris heredibus, comuni Ianue aut cui ipse dederit suprascriptam vendicionem et donacionem ab omni homine defensare, quod si defendere non potuerimus aut si vobis aliquid exinde per quodvis ingenium subtrahere quesierimus, tunc in duplum eandem vendicionem et donacionem comuni Ianue restituemus sicut pro tempore fuerit meliorata aut valuerit in consimili loco. Actum in domo Willelmi Piperis. Testes Willelmus Piper, Willelmus de Mauro, Oglerius Guidonis, Ugo Iudex, Otto Iudex, Robertus Iudex, Willelmus Guercius, Obertus cancellarius, Marchio Iudex, Detesalve Malmantellus, Obertus Malocellus, Famulus Arquade, Lambertus Guercius, Cantator Montis Alti, Falcus de Campo, Conradus Cita.

(S.T.) Ego Guilielmus de Columba notarius rogatus scripsi.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 169-170.