Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1144

Data della morte

?

Cosa si sa

Guglielmo Giudice, detto “de Novaria”1, è console dei placiti nel XXIII consolato genovese. Di lui non sappiamo altro.

Non conosciamo il luogo e la data della morte.


1 Novara, territorio della repubblica, potrebbe essere qui un indicativo di origine, ma de Novaria potrebbe anche rappresentare un predicato feudale, che se nel frattempo concessogli in ragione dei suoi alti meriti in guerra, potrebbe far sì che questo Guglielmo sia lo stesso incontrato precedentemente.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Guglielmo Giudice.

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1143 DSu uno stipendio di tre lire annueGennaio 1143
1144 ASul XXIII consolato a GenovaAnno 1144
1144 BSugli eventi del 1144Anno 1144
1144 CSulla normativa relativa ai pubblici testimoniAgosto 1144

Su uno stipendio di tre lire annue

Gennaio 1143

Guglielmo Giudice riceve uno stipendio di tre lire annue dal comune di Genova.

62✓

1143, gennaio, Genova

I consoli del Comune assegnano al giudice Guglielmo lo stipendio annuo di tre lire, previo giuramento di fedeltà al Comune.

Laus Guillelmi Iudicis.

In capitulo Sancti Laurentii, consules Bonusvassallus de Tetoica, Ansaldus Mallon, Bellamutus, Oglerius de Guidone laudaverunt quod Willelmus Iudex a Ianuensi curia libras tres denariorum per singulum annum recipiat. Hoc ideo prefacti consules laudaverunt quod isdem Willelmus iuravita ab hac die in antea esse fidelem comuni Ianue et de omnibus illis negociis de quibus consul vel consules comunis Ianue pro comuni ei consilium quesierit vel quesierint aut placitare illum invitaverit aut invitaverint, bona fide, sine omni fraude in placitando et in consilio dando, comune Ianue contra omnes personas se fideliter iuvaturum, excepta ecclesia Sancti Syri et pro eadem namque ecclesia contra comune Ianue nullo modo fuerit. Credentias quas consules vel consul comunis Ianue ei dixerit vel dixerint in credentiis tenebit ita determinatim ut eas illi dixerit vel dixerint. Et isdem Willelmus hoc sacramento non tenetur ire ultra Gestam et ultra Roboretum nec ultra iugum pro placitando siquidem et consilio dando, ut supra dictum est. Nullo modo se fraudulenter deviabit quin adimpleat, ut supra determinatum est, donec usque consulatus comunis Ianue prenominatas libras tres sibi per singulum annum prestiterit. Hec omnia debet adimplere bona fide, nisi quantum iusto Dei impedimento aut oblivione remanserit. Millesimo c°xliii°, mense ianuarii, indictione v.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 103-104.

[N.d.A.] Non sappiamo con esattezza a quale Guglielmo faccia riferimento questo atto, ma dato che quello detto “di Novara” è console dei placiti nel 1144, possiamo supporre si tratti di lui. Si stanno comunque cercando eventuali riscontri.

Sul XXIII consolato a Genova

Anno 1144

Guglielmo Giudice, detto “de Novaria”1, è console de' placiti nel XXIII consolato genovese assieme a Elias, Caffarus, e Obertus Spinola.

In uicesimo tercio consulatu unius anni fuerunt consules de comuni .iiii. Tanclerius de Mauro, Philippus de Lamberto, W[illielmus] Ventus et Bellamutus; et de placitis .iiii. Elias, W[illielmus] Iudex de Nouaria, Caffarus, Obertus Spinola, in isto consulatu galea .i. Ianuensium iuit, propter predam quam faciebat comes Milgorii, frater comitis Barcilonie, supra Ianuenses; et bello incepto a comite cum galea, interfectus est comes a quodam balistario galee, iterum prefati consules miserunt Prouintiam, et fecerunt capere unam sagitteam ex predatoribus qui depredabant Ianuenses, ideoque occulos eis extraere fecerunt. et isti consules, tempore pape Lucii, miserunt legatos ad papam; qui multa petentes, tandem hoc consecuti sunt, quod dominus papa Lucius dimisit Ianuensibus libram auri unam quam pro unoquoque anno Romane curie dare debebant. insuper priuilibralegia Ianuensibus donauit, ac confirmauit omne ius quod Ianuenses in partibus Surie habuerunt uel haberc debent. mcxliiii.

Caffaro e cont.ri,
«Annales Ianuenses», Vol. I, 1099-1173,
a cura di L.T. Belgrano, Genova, Ist. dei sordomuti, 1890
pag. 32.

Sugli eventi del 1144

Anno 1144

1144. — E l'anno di mille cento quarantaquattro i consoli dello stato furono, Tanclero del Moro, Filippo di Lamberto, Guglielmo Vento, e Bellamuto; e delle cause forensi Elia senza altro cognome, Gugliemo Judice di Novara, Caffaro ed Oberto Spinola. E Papa Innocenzo passò di questa vita all'altra, e successe Papa Celestino secondo, che visse solamente cinque mesi. E venne in appresso Papa Lucio secondo, il quale non compì l'anno in la dignità pontificale. E per il tempo di questo consolato il conte di Milgorio fratello del conte di Barcellona faceva il corso contra Genovesi. Ed armò la città una galera contra di lui; e combattendo i vascelli insieme, fu morto il conte da un balestrero della galera genovese. In questo tempo eziandio fu presa una cetea di Provenzali, i quali molto iniquamente danni ficavano Genovesi; e, per scelerità loro, i consoli gli fecero cavar gli occhi a tutti. Si mandò eziandio que sto anno un ambassaria a Papa Lucio secondo, che fu di nazione belognese, il quale confirmò alla città tutti i privilegii e tutte le iurisdizioni, che avevano, o che erano dovute al popolo di Genova in tutte le parti di Soria; ed oltra di ciò gli rimise, per li benemeriti, il censo di una lira d'oro, che la città pagava alla Sede Apostolica per cagione dell'isola di Corsica. Ed in questo luogo è da notare che, non ostante la presa di Corsica fatta per Genovesi, come abbiamo detto di sopra, il Pontefice romano pretendeva aver iurisdizione sull'isola per cagione della donazione e confirmazione fatte alla Chiesa romana da Pipino, Carlo Magno, Lodovico, ed Ottone, re ed imperatori francesi: e nondimeno per li benemeriti del popolo genovese è piaciuto ai Pontefici romani di donargli la metà dell'isola, ed eziandio di rimettergli il censo. E per satisfare alle coscienze timorate ed agl'ingegni speculativi, dico, che l'altra metà dell'isola hanno acquistata Genovesi, parte da molte persone particolari, le quali gliel'hanno venduta; ed alquanti gli hanno dato le ragioni che avevano in quella, come appare da antiche scritture; e parte hanno acquistata iure belli. E se alcuno adducesse in campo l'escomunicazione, che fa ogni anno il Papa, il giovedì1 santo contra gli occupanti l'isola di Corsica, si dice, primo; che è da considerare quella parola occupanti, che vuol dire tener per forza, e contro la volontà del vero signore, la qual cosa non accade in proposito, tenendo quella Genovesi con volontà del Pontefice: secondo si dice; che le parole del processo annuale sono narrative, e non precettorie; e che l'intenzione del Pontefice non è di escomunicare coloro ai quali i suoi antecessori hanno donata, non senza legittima cagione, quella2 che era loro; ed al presente si possede giustamente da quelli ai quali i Pontefici l'hanno donata; e che la Chiesa seguita lo stile antico di fulminare quello processo, che era necessario in tutto anticamente, ma non ai tempi presenti. Ed al Papa Lucio successe Eugenio terzo pisano.


1 L'autore ha scritto il dì di Iove.
2 Nel testo Ai quali i suoi antecessori l'hanno donata non senza legittima cagione quella ecc. Pleonasmo inutile, sebbene non manchino autori del buon secolo che l'abbiano usato: abbiamo tolto l'articolo per rendere meno oscura la lezione.

Prof. Cav. G. B. Spotorno,
«Annali della repubblica di Genova»,
Genova, 1854,
pagg. 177-178.

Sulla normativa relativa ai pubblici testimoni

Agosto 1144

Guglielmo Giudice è fra i consoli ai placiti che definiscono la normativa relativa ai pubblici testimoni.

73✓

1144, agosto, <Genova>

I consoli del Comune e dei placiti definiscono la normativa relativa ai pubblici testimoni.

De contractibus firmis habendis.

Ut queque urbes proborum libertate in eis degentium moribus atque diviciis augmententur, decet igitur consules tam reipublice videlicet quam causarum civium curam gerentium locis quibus presunt que commodi sint prudentumque virorum consilio summo opere perpendere suisque quoque, edictis rationabiliter publicis actibus significatis populo in pretorium convocato patenter exhibere, idcirco Ianuensium. consules reipublice, scilicet Bellamutus, Guillelmus Ventus, Phylippus de Lamberto, Tancleus de Moro et consules causarum, videlicet Capharus, Helias, Obertus Spinola, Willelmus Iudex, unanimiter id perquirere cupientes, quosdam peritos viros, venustate atque legalitate fulgentes, publicos testes eligere, qui contractus et testamenta atque decreta manu notarii scripta, que legaliter fieri posse conspicerent eorum subscriptionibus firmarent, contra que controversia et lite remota perenniter firma persisterent. Quocirca prefati consules omnes contractus vel decreta duorum subscriptionibus firmata, precipue testamenta quinque, de cetero rata decreverunt repperiri tamquam sufficientibus testibus cernerentur probari, attamen si consules de cetero preminentes aliam institutionem palam promulgaverint, prout ex contractibus et decretis et testamentis tempore eorum et sequenti facturi iusserint, sic fieri deposuerunt. Anno millesimo centesimo xliiii°,, mense augusti.

(S.T.) Ego Guilielmus de Columba notarius, per preceptum suprascriptorum consulum, scripsi.
Ego W(illelmus) Lusius subscripsi.
Ego Oglerius de Guidone subscripsi.
Ego Obertus cancellarius subscripsi.
Ego Obertus Spinula subscripsi.
Ego Philippus Lamberti subscripsi.

(S.T.) Ego magister Nicolaus de Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, transcripsi et exemplificavi hec ut supra ex autentico scripto [manu] Guillelmi de Columba notarii cum nominibus testatorum, nichil addito vel dempto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve aut causa abreviationis litterarum, sententia in aliquo non mutata nec viciata, de precepto tamen domini Henrici Confalonerii, potestatis Ianue, millesimo ducentesimo liii°, indictione xi, die prima octubris, presentibus testibus Rufino de Ast iudice, Oberto de Langasco, scriba comunis, et Nicolao de Porta notario, in quorum presentia [statuit] et laudavit quod hoc eandem vim et forciam habeat cum [ori]ginali.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/1, a cura di Antonella Rovere,
Genova 1992,
pagg. 119-120.