Data di nascita

?

Periodo di riferimento

1252-1288

Data della morte

?
  DVP 3

Cosa si sa

Oberto Iudex nasce prima del 1233 a Ventimiglia da Raimondo e Sibilla1. Non conosciamo il cognome della madre. Uno di almeno cinque figli: Oberto, Marineto, Giovanni, Rinaldo e Aldina. Sposa prima del 1261 Adalasina2, figlia di Lanfranco Bulbonino de Turca. Non sappiamo se abbiano avuto figli.

Oberto è un mercante e un armatore. Infatti possiede almeno una galea che fa spola fra Genova e la Romania, probabilmente con il porto di Costanza, oggi nota come Constanța (RO-CT). Nel 1253 viene eletto sindaco di Perinaldo. Nel 1257 è podestà di Pigna.

Padroni di Pigna nel 1257.
Riforma degli Statuti nel 1288.

«Albero Genealogico dei Giudici», in
«Alberi genealogici di Famiglie ventimigliesi e liguri,
raccolti per cura del cav. prof. Girolamo Rossi»,
Ventimiglia, 1869.
Biblioteca Bicknell di Bordighera.

Non conosciamo il luogo e la data della morte.


1 Secondo diversi atti, Oberto è nel 1258 curatore dei fratelli Giovanni e Marineto, minorenni; quindi ha chiaramente più di 25 anni.
2 In diversi atti la moglie di Oberto è riportata come Alasina invece che Adalasina. Tuttavia nell'atto γ380, è esplicitamente detto che si tratta appunto di Adalasina Bulbonino.

Lista degli Atti dell'Amandolesio

Oberto Iudex viene nominato nei seguenti atti rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio, raccolti e custoditi a Genova, secondo quanto stabilito nelle clausole di pace dopo l'assedio del 1220.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum I: serie α (cart. 56)
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum II: serie β (cart. 56)
Atti dal 1259 al 1264: serie γ (cart. 57)
Repertorio delle notizie inserite nei Cartolari I & II (cart. 56): serie κ
Repertorio delle notizie inserite nel cartolario 57: serie ν

Nell'Archivio di Stato di Genova si conservano due cartolai notarili nei quali si contengono quasi un migliaio di atti per la massima parte rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio fra il 1256 ed il 1264. Si tratta del cartolare 56, che comprende rogiti fra il I° dicembre 1256 e il 23 dicembre 1258, e del cartolare 57, che contiene rogiti fra il 28 dicembre 1258 e il 7 dicembre 1264.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1255 al 1258”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1985.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1993.

MILLESIMO CCLVIIII INDICTIONE PRIMA

In nomine Domini, amen. Cartularius instrumentorum factorum per me Iohannem de Mandolexio notarium in Vintimilio et Rappali, ut infra continetur. Et sunt in isto cartulario instrumenta sex annorum, videlicet de millesimo cclviiii, millesimo cclx, millesimo cclxi, millesimo cclxii, millesimo cclxiii et millesimo cclxiiii, ut inferius per ordinem annotantur, et est signum meum quod appono in instrumentis tale: (S.T.) Iohannes de Mandolexio, notarius Sacri Imperii, rogatus scripsi.

Una menzione particolare merita la professoressa e ricercatrice Laura Balletto, come riportato nei ringraziamenti.

Atto n.25 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

8-15) luglio 1257, Ventimiglia.
Oberto Giudice, podestà di Pigna, nomina Guglielmo Buxo di Pigna tutore della propria nipote, figlia della defunta Floria.

[Ɑ Willel]mi Buxi [de] Pigna.
Obertus Iudex, potestas Pigne, dedit et constituit Willelmum Buxum de Pigna tu[torem] …[omissis]…
filie quondain Floiie et nepti sue, ad agendum, petendum et recipiendum et defenden[dum] …[omissis]…
diete minoris contra quamlibet personam et in quolibet iudicio et qualibet …[omissis]…
Qui genere et inutilia pretermitere, sub y[potheca et obligatione omnium bonorum suorum, habitorum et habendorum.
Actum in ca]
pitulo Vintimilii, presentibus testibus …[omissis]…
inter terciam et nonam.

Atto n. 25
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.39 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 agosto 1257, Ventimiglia.
Marino Alvernia presenta a Desiderato Visconte una lettera di Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo di Genova, del 18 agosto 1257.

Ɑ Marini Alvernie.
In presencia testium subscriptorum, Marinus Alvernia optulit Desiderato Vicecomiti litteras domini capitani, sigillatas sigillo cere, in quo scurptus erat agnus ferens vexillum cum cruce super asta vexilli; circumscriptio disti sigilli talis erat: «Plebs Iani magnos reprimens est agnus in agnos». …[omissis]…
Actum in portario ecclesie Sancte Marie de Vintimilio, presentibus domino Lafranchino Pignolo, potestate Vintimilii, Oberto Iudice, Iliono Curlo et Fulcone de Castello.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die xxi augusti, inter terciam et nonam.

Atto n. 39
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.43 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 agosto 1257, Ventimiglia.
Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, ed alcuni consiglieri, esplicitamente elencati, a nome del Comune, nominano Guglielmo Enrico ed Ottone Bonebella loro procuratori per la cura degli interessi del Comune stesso.

Ɑ Carta comunis Vintimili, sindacatus.
Nos Lafranchinus Pignolus, potestas civitatis Vintimilii, auctoritate et voluntate et beneplacito consiliariorum infrascriptorum, vel maioris partis, ad consilium comunis Vintimilii in capitulo ciusdem comunis per campanam et vocem preconis more solito congregatorum, nomine nostro, dictorum consiliariorum et comunis Vintimilii ac universitatis ipsius, et nos dicti et infrascripti consiliarii, nomine et vice nostro et dicti comunis atque universitatis ipsius, facimus, constituimus, ordinamus et creamus vos Guillelmum Henricum et Ottonem Bonebellam, ambos simul presentes et recipientes, nomine disti comunis et universitatis, generales sindicos, …[omissis]…
Nomina predictorum consiliariorum, qui interfuerunt predicto consilio, sunt hec: Obertus Iudex, Guillelmus Calcia, Ardiçonus Iudex, Rainaldus Bulfelius, Imbertus Capa, Guillelmus Bonebella, Obertus Gengana, Obertus Sagonensis, Ilionus Conradus, Maurus de Mauris, Otto Robertus, Fulco Curlus, Guillelminus Curlus, Manuel Stallanellus, Obertus Magullus, Otto Bulferius, Fulco de Castel, Raimundus Gengana, Guillelmus Dulbecus, Iacobinus Valloria, Iacobus Prior, Obertinus Peregrin[us, Rai]mundus Gangerra, Guillelmus Franciscus, Raimundus Audebertus, Raimundus Rebufatus, Raimundus Iud[ex], …[omissis]…
Sardena, Guillelmus Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanatus, Guillelmus Rustigus, Cunradus …[omissis]…
[N]icola Dulbecus, Guillelmus …[omissis]…
fius et predicti sindici.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus t[estibus A]braino et Raviolo, [executoribu]s, et Bartoloto de Sancto Donato, notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione [xi]iii, [die] xxv, augusti, ante terciam.

Atto n. 43
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Documento ufficiale del comune di Ventimiglia riguardante la nomina dei sindaci.
Noi Lafranchino Pignolo, potestà della città di Vintimiglia, per autorità, volontà e gradimento dei consiglieri sottoscritti o della maggioranza di essi, convocati per l'assemblea del comune di Ventimiglia mediante la campana e la voce del proclamatore, a nome nostro, dei suddetti consiglieri, del comune di Ventimiglia e della sua università, e noi, i suddetti consiglieri sottoscritti, a nome e in vece nostra e del suddetto comune e della sua università, vi facciamo, costituiamo, ordiniamo e nominiamo Guglielmo Enrico Enrico e Ottone Bonebella, entrambi presenti e accettanti, a nome del suddetto comune e dell'università, sindaci generali …[omissis]… I nomi dei suddetti consiglieri, che hanno partecipato al suddetto consiglio, sono i seguenti: Oberto Giudice, Guglielmo Calcia, Ardizzone Giudice, Rinaldo Bulfelio, Umberto Capa, Guglielmo Bonebella, Oberto Gengana, Oberto Sagonense, Iliono Conrado, Mauro de Mauris, Otto Roberto, Fulco Curlo, Guglielmino Curlo, Manuel Stallanello, Oberto Magullo, Otto Bulferio, Fulco de Castel, Raimondo Gengana, Guglielmo Dulbecco, Iacobino Valloria, Iacopo Priore, Obertino Peregrino, Raimondo Gangerra, Guglielmo Francisco, Raimondo Audaberto, Raimondo Rebufato, Raimondo Giudice, …[omissis]… Sardena, Guglielmo Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanato, Guglielmo Rustigo, Corrado …[omissis]… Nicola Dulbecco, Guglielmo …[omissis]…. Figli e i suddetti sindaci. Redatto nell'assemblea di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Abraino e Raviolo, esecutori, e di Bartoloto di Santo Donato, notaio. Nell'anno del Natale del Signore duemilacinquecentosettantasette, indizione tredici, il giorno venticinque di agosto, prima della terza ora.

Atto n.46 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 agosto 1257, Ventimiglia.
Alcune persone di Roccabruna nominano Oberto Giudice di Ventimiglia loro procuratore per la difesa dei loro diritti ed interessi in Genova ed altrove.

Ɑ Carta procurationis hominum de Rochabruna.
Nos Iacobus Isoardus, Ugonus Isoardus et Petrinus Isoardus, fratres, et Beatrix, uxor Fulconis de Grassa, et Biatrix, uxor dicti Iacobi Isoardi, omnes de Rochabruna, constituimus, facimus et creamus te Obertum Iudicem de Vintimilio, presentem et mandatum recipientem, nostrum certum nuicium et procuratorem ad defendendum in Ianua vel alibi, si oportuerit, coram consule foritanorum vel alio quocumque magistratu, iura nostra et rationes, et ca exigenda a qualibet persona contra quamlibet personam, que et quas habemus, vel alter nostrum habet in bonis vel rebus extimatis vel in solutum datis Fulconi Sarre de Monaco, vel eius filio Taliaferro, contra Guillelmum Isoardum de Rochabrruna et contra Fulconem de Grassa, habitatorem dicti loci, et contra Iohannem presbiterum de eodem loco, …[omissis]…
Et facimus predicta omnia consensu et voluntate dictorum virorum nostrorum, presencium, et consilio Giraudi Travache et Guillelmi Calcie de Vintimilio, quos in hoc casu nostros consiliatores eligimus et appellamus.
Actum in civitate Vintimilii, in quodam vacuo iuxta turrim quondam Raimundi …[omissis]…
presentibus testibus Lamberto fomario, Iohanne Iudice et dictis consiliatoribus. Anno dominice Nativitatis millesimo cc [quin]quagesimo [septim]o, indictione quarta decima, die xxvii augusti, inter terciam et nonam.

Atto n. 46
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.50 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

12 settembre 1257, Ventimiglia.
Ottone Bonebella e Guglielmo Bonebella, cittadini di Ventimiglia, su mandato del capitano del popolo di Genova e di Lanfranco Pignolo, podestà di Ventimiglia, ingiungono a Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, di detenere Iacopo clerico, figlio di Gandolfo de Gandulfis, secondo le prescrizioni di legge e di osservare quanto stabilito dagli statuti di Ventimiglia a proposito degli omicidi.

ⱭOttonis et Guillelmi Bonebellorum, cuiusdam denuntiationis.
In presencia infrascriptorum testium, Otto Bonebella et Guillelmus Bonebella, cives Vintimilii, denunciaverunt domino Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, in publico consilio, per campanam et vocem preconis more solito coadunato, …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Bartholoto, scriba comunis eiusdem, Guillelmo Francisco, Oberto Iudice et aliis qui interfuerunt predicto consilio. Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die xii septembris, ante terciam.

Atto n. 50
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.55 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 settembre 1257, Ventimiglia.
Petizione nella causa relativa a Iacopo clerico, affinché sia revocata la scomunica contro Bartolomeo giudice e coloro che con lui hanno provveduto alla detenzione del suddetto Iacopo, essendo Bartolomeo disposto a restituire tutte le cauzioni prestate da Iacopo.

…[omissis]…
cum omnibus qui interfuerunt predicte captioni, dignetur extrahere de excomunicatione sive interdicto occasione predieta, et ipse dictus Bartholomeus iudex paratus est relaxare et absorvere omnes cauptiones i et securitates quas dictus Iacobus predicto Bartholomeo occasione predicta seu alio occasione dedit.
Actum in palacio predicti episcopi, presentibus testibus Isnardo Travacha, Rainaldino Bulferio et Oberto Iudice.
Anno dominice Nativitatis mcc quinquagesimo septimo, indictione xv, die xxiiii septembris, ante terciam.

Atto n. 55
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.68 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 ottobre 1257, Ventimiglia.
Marino Alvernia, vicegerente di Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, su mandato del capitano del popolo e del podestà di Genova, manda a Iacopo Contardo, castellano del castello della Rocca, che Guglielmo di Voltri, suo servente, ferito, sia tenuto lontano dalle taverne e sia esonerato dalle fatiche del servizio. Ordina a Guglielmo di riguardarsi come si conviene ad un ferito al capo.

Ɑ Comunis.
In presencia testium subscriptorum, dominus Marinus Alvernia, gerens vicem domini Bartholomei Ferrarii, iudicis comunis Vintimilii, denunciat domino Iacobo Contardo, castellano castri Roche, et Guillelmo de Vulture, vulnerato, …[omissis]…
Actum in capitolo Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Rainaldo Bulferio et Iohanne Fomario notario. Anno ut supra, die VIIII octubris, ante terciam.

Atto n. 68
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.82 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1257, Ventimiglia.
Azzone, vescovo di Ventimiglia, secondo il mandato di frate Rufino, penitenziario e cappellano del papa, assolve Bartolomeo Ferrario, cittadino genovese e giudice del comune di Ventimiglia, dalla scomunica in cui è incorso per la cattura e la detenzione di Iacopo, clerico e canonico di Ventimiglia, che era accusato di avere ferito gravemente Raimonda Bonebella, sorella di Guglielmo Bonebella.

Ɑ Bartholomei Ferrarii.
Nos Ago, Dei gratia episcopus Vintimilii, auctoritate nobis concessa a fratre Rufino, domini pape penitenciario et capellano, absolvimus et absolutum pronunciamus te Bartholomeum Ferrarium, civem Ianue et comunis Vintimilii iudicem, ab excomunicatione, si quam incurristi, occasione captionis et detentionis quam fecisti vel fieri fecisti …[omissis]…
Actum in palacio domini episcopi, presentibus testibus Oberto Iudice, Willelmo Enrico et Raimundo Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xv, die xxviiii octubris, inter nonam et vesperas.

Atto n. 82
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.111 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 gennaio 1258, Ventimiglia.
Desiderato Visconte, gabelliere di Ventimiglia, su mandato del capitano del popolo e del podestà di Genova, ingiunge a Guglielmo Enrico e ad Ottone Bonebella, sindaci del comune di Ventimiglia, di non trattenere o fare trattenere il sale che egli ha nella gabella di Ventimiglia e, in particolare, il sale già da lui venduto, sotto pena ad arbitrio dello stesso capitano.

Ɑ Desiderati Vicecomitis.
In presente testium subscriptorum, Desideratus Vicecomes, cabellotus Vintimilii, denuntiavit Guillelmo Henrico et Ottoni Bonebelle, sindicis comunis Vintimilii, ex parte domini capitani et potestatis Ianue, quod ispi non debeant detinere …[omissis]…
Actum in capitolo Vintimilii, presentibus Oberto Iudice, Guillelmo …[omissis]…
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xv ianuarii, …[omissis]…

Atto n. 111
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.116 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15-23 gennaio 1258, Ventimiglia.)
Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico nominano loro procuratori Iacopo de Volta e Ianella Avvocato.

Oberti Iudicis de Vintimilio.
[Nos Ober]tus Iudex, Raimundus [Iu]d[ex], Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex et Guillelmus Henricus, quilibet …[omissis]…
vel plures se in solidum obligaverint quod quisque …[omissis]…
te Iacobum de Volta, presentem, et Ianellam Advocatum …[omissis]…
Actum in …[omissis]…
et [O]berto Lupo de Sancto …[omissis]…

Atto n. 116
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice di Ventimiglia.
Noi Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico, ciascuno …[omissis]… siamo obbligati solidalmente affinché ciascuno …[omissis]… tu Giacomo di Volta, presente, e l'Avvocato Janella …[omissis]… Redatto in …[omissis]… e Oberto Lupo di Santo …[omissis]…

Atto n.124 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

30 gennaio 1258, Ventimiglia.
Giraudo Travaca, Oberto Giudice e Aldisia, sorella di Giraudo, dichiarano di avere ricevuto da Guglielmo Giudice del fu Giraudo Giudice di Ventimiglia la somma di 10 lire di genovini, che s'impegnano a restituire a data stabilita. Giraudo e Audisia inoltre, dichiarando che Oberto Giudice si è obbligato nei confronti di Guglielmo Giudice per loro volontà, lo liberano da ogni eventuale conseguenza.

Guillelmi Iudicis de Vintimilio.
[Nos Giraudus Travacha et Obertus Iudex et] Aldisia, soror dicti Giraudi, quilibet nostrum [in solidum renuntians iuri solidi et iuri de] principali primo fore conveniendum, confite[mur habuisse et recepisse a te Guillelmo Iudice, fi]lio quondam Giraudi Iudicis, de Vintimilio [libras decem ianuinorum] …[omissis]… Insuper nos predicti Giraudus et Audisia confitemur tibi Oberto Iudici predieto tu, ad preces nostras et nostro mandato et voluntate, istam obligationem et promissionem versus dictum Guillelmum fecisse et te et bona tua illesum et indempnem servare promitimus, faciens ego Aldisia omnia et singula predicta consilio Guillelmi Henrici et Raimundi Bonisegnorii notarii, quos meos propinquos et consiliatores in hoe casu eligo et appello, renuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fundo dotali et omni iuri legis et capituli quo me in hoc casu tueri possem.
Actum in ecclesia Sancti Iohannis de Vintimilio, presentibus supradictis consiliatoribus. Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xxx ianuarii, inter terciam et nonam.

Atto n. 124
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

[N.d.A.] Da notare come in questo atto il nome della sorella di Giraudo Travaca sia a volte Aldisia, a volte Audisia. In altri atti si trovano entrambe le forme.

Atto n.125 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

30 gennaio 1258, Ventimiglia.
Giraudo Travaca, Oberto Giudice e Audisia, sorella di Giraudo, dichiarano di avere ricevuto da Guglielmo Giudice del fu Girardo Giudice di Ventimiglia un quantitativo di beni, per cui promettono di consegnargli in Genova, entro la successiva festa di San Martino, venti quartini di avena o di spelta. Giraudo e Audisia inoltre, dichiarando che Oberto Giudice si è obbligato nei confronti di Guglielmo Giudice su loro richiesta, lo liberano da ogni eventuale conseguenza.

Guillelmi Iudicis de Vintimilio.
Die codem, hora, loco et testibus. Nos Giraudus Travacha et Obertus Iudex et Audisia, soror dicti Giraudi, quilibet nostrum in solidum renuntians iuri solidi et iuri de principali primo fore conveniendum, confitemur habuisse et recepisse a te Guillelmo Iudice, filio quondam Girardi Iudicis de Vintimilio, tantum de tuis rebus, renuntiantes exceptioni non habitarum vel non receptarum rerum, unde et pro quibus tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum certum missum quilibet nostrum in solidum, …[omissis]…
[Insuper nos pre]dicti Giraudus et Audis[ia confitemur tibi Oberto Iudici predicto te, ad preces nostras et] nostro mandato atque vol[untate, istam obligationem et promissionem versus dictum Guillelmum fecisse] …[omissis]…
legi iulie de fundo dotali et omni iuri legis et capituli quo me in hoc casu tueri possem.
Actum et cetera ut supra.

Atto n. 125
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.128 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

1 febbraio 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia, curatore di Aiana, moglie di Iacopo Valloria, da una parte, e Guiranno Tenda, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Oberto Genzana, Oberto Giudice e Giovanni Iofredo di Tenda le questioni fra loro vertenti fino a quella data.

Ɑ Comproniissum Willelmi Calcie, curatoris Aiane, et Guiranni Tende.
[Ego Willelmus Calcia, curator Aian]e, [uxoris] Iacobi Vallorie, nomine ipsius Aiane, ex una parte, et Guirannus [Tenda] …[omissis]… [compromiti]mus in vos Obertum Gençanam, Obertum Iudi[cem et Iohannem Iofredum de Tenda] …[omissis]…
Actum in platea, ante portaiium Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Oberto Sagonensi, Richermo Tenda et Gavioso Corso. Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die prima februarii, inter terciam et nonam.
S. quilibet dr. vi.
Factum est pro dicto Willelmo.
Item pro dicto Guiranno.

Atto n. 128
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.131 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, Guglielmo Calcia, che agisce a nome dei minori Giovanni e Marineto, fratelli di Oberto, dei quali è curatore, ed i medesimi Giovanni e Marineto mettono in comune i loro beni ereditari, mobili ed immobili.

Oberti Iudicis et fratrum suorum.
Nos Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, et Guillelmus Calcia, curator Iohannis et Marineti, fratrum dicti Oberti, nomine ipsorum minorum, et nos dicti Iohannes et Marinetus, auctoritate dicti Guilielmi, curatoris nostri, adeomunicamus inter nos vicissim et comune seu comunia habere volumus simul omnia bona patema et materna, …[omissis]…
Pro pena et predietis omnibus et singulis observandis et attendendis universa bona nostra, habita et habenda, unus alteri stipulanti ad invicem pigneri obligat, iurando insuper nos predicti Iohannes et Marinetus, auctorietate et in presentia predicti nostri curatoris, tactis corporaliter Sanctis Dei Evvangeliis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, sub predieta pena.
Actum in capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, presentibus testibus rogatis Ottone Roberto, [Capa Bo]nifacio et Raimundo Bonosegnorio notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione [quinta deci]ma, die vii februarii, ante terciam.

Atto n. 131
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e ai suoi fratelli.
Noi Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, e Guglielmo Calcia, tutore di Giovanni e Marineto, fratelli di detto Oberto, in nome dei loro minori, e noi detti Giovanni e Marineto, per autorità del detto Guglielmo, nostro tutore, dichiariamo reciprocamente di voler possedere in comune o in comunione tutti i nostri beni paterni e materni, …[omissis]… Per la pena e la suddetta osservanza di tutti e singoli i nostri beni presenti e futuri, ognuno dei contraenti si impegna a vicenda come pegno, e giurando noi predetti Giovanni e Marineto, per autorità e in presenza del nostro predetto tutore, ponendo la mano sui Santi Vangeli di Dio, come sopra detto, di osservare, compiere e rispettare tutto quanto detto, e di non contravvenire o fare il contrario di quanto sopra detto, sotto la predetta pena. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, dove si amministra la giustizia, con i testimoni richiesti Ottone Roberto, Cappa Bonifacio e Raimondo Bonsignore, notaio.
Nell'anno del Signore 1258, nell'indizione quindicesima, il 7 febbraio, prima della terza.

Atto n.133 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

8 febbraio 1258, Ventimiglia.
Lanfranco Burbonino de Turca ordina a Pietro Steca di Roccabruna, suo gastaldo, di fargli avere entro tre giorni in Ventimiglia i proventi di Roccabruna per l'anno in corso. Ordina inoltre al medesimo Pietro ed a Bertramo fabro di presentarsi davanti a lui, in Genova, entro otto giorni dal suo arrivo colà, e di trasmettere il medesimo ordine agli uomini di Roccabruna che gli hanno giurato fedeltà.

In presente testium subscriptorum, dominus Lan)francus Burboninus de Turca denuntiavit et precepit Petro Steche de Rocabruna, castaldiono suo, …[omissis]…
Actum in domo Oberti Sagonensis et consortum, in Vintimilio, presentibus testibus Oberto Iudice, Lanfranco Pignolo et Guillelmo Henrico.
Anno dominice) Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die viii februarii, post nonam.

Atto n. 133
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.137 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice ed i suoi fratelli, Giovanni e Marineto, i quali agiscono alla presenza e con il consenso del loro curatore Guglielmo Calcia, addivengono ad una divisione dei beni di loro pertinenza, compresi quelli a loro pervenuti per eredità materna e paterna.

Oberti Iudicis et suoruin fratrum.
Nos Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, et Iohannes et Marinetus, fratres dicti Oberti, auctoritate Guillelmi Calcie, curatoris nostri, presentis et consentientis, confitemur ad invicem inter nos celebrasse divisionem omnium bonorum nostrorum paternorum et maternorum, tam mobilium quam immobilium, et omnium aliorum bonorum nobis aliqua occasione pertinentium. In qua divisione michi Oberto obvenit in parte libre decem ianuinorum, quas recipere debemus et recipimus annuatim pro feudo a comuni Ianue sive in ipso comuni. Item obvenit michi in parte tercia ars1 unius vinee posite ad Pinetam, cui coheret superius via, inferius litus maris, ab uno latere terra Guillelmi Marosi et ab alio latere terra tui Marineti, fratris mei, sicut terminata est. …[omissis]…
Item tercia pars molendini siti in Pascherio, cum 'eius pertinenciis et cum tercia parte unius orti positi in Pascherio, cui orto coheret superius terra Guillelmi barberii, inferius terra Guillelmi Marosi et ab uno latere terra tui Iohannis, fratris mei, sicut terminata est. …[omissis]…
Confitemur insuper nos predicti Obertus, Iohannes et Marinetus habere comune simul extimationem cuiusdam domus site subtus castrum Roche Vintimilii, dirupte per comune Ianue et extimate per ipsum comune in libris trescentis denariorum ianuinorum, et casale unum situm ad Sanctum Nicolaum, cum alio casali sito subtus castrum Roche Vintimilii. …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Ardiçone Iudice, Capa Bonifacio et Iacobo Valloria. Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xv februarii, inter vesperas et completorium.
Factum est pro dicto Oberto.

Atto n. 137
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.


1 Non è chiaro cosa significhi qui “ars”. Si sta investigando.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e i suoi fratelli.
Noi, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, e i fratelli di detto Oberto, Giovanni e Marineto, per autorizzazione di Guglielmo Calcie, nostro tutore, presente e consenziente, confessiamo reciprocamente di aver celebrato la divisione di tutti i nostri beni paterni e materni, sia mobili che immobili, e di tutti gli altri beni che ci appartengono per qualche motivo. In questa divisione, a me Oberto è toccata in parte la decima delle rendite libere, che annualmente dobbiamo e riceviamo come feudo dal Comune di Genova o nella stessa città. Inoltre, mi è toccata in parte un terzo di un'ara (?) di una vigna situata a Pineta, confinante da un lato con la terra di Guglielmo Marosi e dall'altro lato con la tua terra, Marineto, fratello moo, come stabilito dai confini …[omissis]… Inoltre, mi è toccata in parte un terzo di un mulino situato a Pascherio, con i relativi accessori, e un terzo di un orto situato a Pascherio, confinante da un lato con la terra di Guglielmo Barberii, dall'altro lato con la terra di Guglielmo Marosi e da un lato con la terra di tuo fratello Giovanni, come stabilito dai confini…[omissis]… Dichiariamo inoltre che noi, i suddetti Oberto, Giovanni e Marineto, abbiamo in comune la stima di una casa situata sotto il castello di Roche a Ventimiglia, demolita dal Comune di Genova e valutata da esso in 300 denari genovesi, e una casa colonica situata a San Nicola, insieme ad un'altra casa colonica situata sotto il castello di Roche a Ventimiglia…[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Ardizzone Giudice, Capo Bonifacio e Jacopo Valloria. Nell'anno del Signore Natività 1258, nell'indizione quindicesima, il quindicesimo giorno di febbraio, tra le ore del vespro e della compieta.
Redatto per il suddetto Oberto.

Atto n.138 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice rilascia quietanza ai fratelli Giovanni e Marineto per la somma di 95 lire di genovini, dovutagli per sentenza di Bartolomeo Ferrario, giudice di Ventimiglia.

Iohannis [Iudicis et] Marineti.
Eodem die, hora, loco et presentibus. [Ego] Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, confiteor me habuisse et recepisse a [vobis Iohanni et M]arineto, fratribus meis, auctoritate Guillelmi Calcie, vestri curatoris, integram solu[tionem et satisfactio]nem de libris nonaginta …[omissis]…
Pro pena et predictis omnibus] et singulis observandis universa [bona mea, habita et habenda, vobis pigneri obligo]

Atto n. 138
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giovanni e Marineto Giudice.
Nello stesso giorno, ora, luogo e presenti io Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, riconosco di aver ricevuto e accettato da voi Giovanni e Marineto, miei fratelli, per autorità di Guglielmo Calcia, vostro tutore, il pagamento completo e la soddisfazione di novanta lire …[omissis]… Per la pena e la suddetta osservanza di tutti e singoli i miei beni presenti e futuri, io mi impegno a impegnarmi nei vostri confronti.

Atto n.139 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 febbraio 1258, Ventimiglia.
Rainaldino Bulferio del fu Raimondo Bulferio riceve in mutuo da Lanfianchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, la somma di 20 lire di genovini, che promette di restituire entro la successiva festa di San Michele.

Ɑ Lafrachini Pignoli.
Ego Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi Bulferii, confiteor me habuisse et recepisse mutuo gratis et amore a te Lanfranchino Pignolo, potestate Vintimilii, libras viginti denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate vel non recepte pecunie; …[omissis]…
Actum in portario Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Guillelmo Iudice et Raimundo Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, indictione xv, die xvi februarii, ante terciam.

Atto n. 139
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.140 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice, tutore di Raimondeta del fu Ottone Canossi, a nome della medesima, e Catelina, vedova dello stesso Ottone, vendono a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo Bulferio una pezza di terra situata ad Pinetam per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza. La vendita viene effettuata per fare fronte ai debiti che Raimondeta deve pagare sull'eredità paterna.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
Nos Obertus Iudex, tutor, ut dico, Raimundete, filie quondam Ottonis Canossi, nomine ipsius minoris, et Catelina, uxor quondam dicti Ottonis, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi Bulferii, peciam unam terre site ad Pinetam, cui coheret superius terra heredum quondam Nicolai Miloti, inferius litus maris, ab uno latere terra Rainaldini Bulferii et Nicole de Tabia et ab alio terra heredum quondam Raimundi Iudicis, sive alie sint coherencie, …[omissis]…
Et specialiter ego dicta Catelina abrenuntio legi iulie de fondo dotali, iuri ypothecarum et senatus consulto velleiano, quarum beneficio me confiteor non ignorare, faciens predieta consilio Raimundi Iudicis et Guillelmi baraterii, quos meos propinquos et consiliatores in hoc casu eligo et appello. …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Conrado de Podio Rainaldo, Oberto Barbaxora et predictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione quinta decima, die xvi februarii, inter nonam et vesperas.

Atto n. 140
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio.
Noi Oberto Giudice, tutore, come dico, di Raimondetta, figlia del defunto Ottone Canossa, in nome della stessa minore, e Caterina, moglie del suddetto Ottone, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e consegniamo a te Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo Bulferio, un pezzo di terra situato a Pineta, confinante superiormente con la terra degli eredi del defunto Nicolò Miloti, inferiormente con la riva del mare, da un lato con la terra di Rinaldino Bulferio e Nicola di Tabia e dall'altro con la terra degli eredi del defunto Raimondo Giudice, o di altre eventuali contigue, …[omissis]… E in particolare io, la suddetta Caterina, rinuncio alla legge di giugno sul fondo patrimoniale, al diritto ipotecario e al senatoconsulto velleiano, di cui riconosco il beneficio, facendo ciò dietro consiglio di Raimondo Giudice e Guglielmo Baraterio, i quali scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri in questo caso. …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, con i testimoni richiesti di Conrad de Podio Rinaldo, Oberto Barbassora e i predetti consiglieri.
Nell'anno della natività del Signore 1258, indizione quindicesima, il 16 febbraio, tra la nona e il vespro.

Atto n.145 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 febbraio 1258, Ventimiglia.
Folco Curlo di Ventimiglia, Verda, vedova di Iacopo Golabo, e Iacopa, vedova di Iacopo Curlo, nominano loro procuratori Nicola di Voltaggio, il di lui figlio Marino, Percivalle Vento e Giorgio Conte per riscuotere dal comune di Genova e dal comune di Ventimiglia la somma di 134 lire di genovini, promessa a Folco, a nome dei soci, dal comune di Genova, e la somma di 70 lire di genovini, promessa dal comune di Genova a Iacopo Curlo, Iacopo Golabo e soci.

Ɑ Fulconis Curli, Verde et Iacobe.
Nos Fulco Curlus de Vintimilio, Verda, uxor quondam Iacobi Golabi, et Iacoba, uxor quondam Iacobi Curli, facimus, constituimus, ordinamus et creamus nostros certos nuncios et procuratores doniinos Nicolaum de Vultabio, Marinum, eius filium, Precivalem Ventum et Georgium Comitem, absentes, et quenilibet eorum in solidum, …[omissis]…
Et facimus nos prediete Verda et Iacoba hec ornnia et singula consilio Oberti Iudicis et Conradi de Podio Rainaldo, quos nostros propinquos et consiliatores in hoc casu eligimus et appellamus, rentintiantes legi iulie et omni iuri.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Conrado Mauro et predictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xviiii februarii, ante terciam.

Atto n. 145
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.146 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 febbraio 1258, Ventimiglia.
Guglielmo di Moneglia, abitante di Ventimiglia, vende a Guglielmo Calcia alcune terre ed una casa, site nel territorio di Ventimiglia, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Guillelmi Calcie.
Ego Guillelmus de Monelia, habitator Vintimilii, vendo, cedo et trado tibi Guillelmo Calcie terras infrascriptas, positas in territorio Vintimilii. …[omissis]…
Actum in canonica ecclesie Sancte Marie Vintimilii, in camera presbiteri Ugonis Melagini, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice et Iacobo Valloria.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione quinta decima, die xviiii februarii, circa terciam.

Atto n. 146
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.148 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice di Ventimiglia, curatore dei fratelli Giovanni e Marineto, cede per un periodo di dodici anni, ad plantandum, a Guglielmo Curto, che agisce anche a nome dei propri nipoti, una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, dietro la corresponsione annuale della quarta parte dei prodotti ricavati dalla terra, che Guglielmo dovrà consegnare, a sue spese, nella casa di Ventimiglia di Oberto, Giovanni e Marineto. Al termine dei dodici anni la terra verrà divisa a metà, rimanendo ad Oberto, a nome dei fratelli, la parte che egli sceglierà. Se Guglielmo vorrà vendere la propria parte, Oberto avrà diritto di opzione per 20 soldi di meno sul prezzo di acquisto da parte di altri.

Oberti Iudicis, nomine fratrum suorum, et Willelmi Curti.
Ego Obertus Iudex de Vintimilio, curator Iohannis et Marineti, fratrum meorum, do, cedo [et trado] tibi Guillelmo Curto, recipienti nomine tuo et nomine Raimundini et Guili …[omissis]…
terra dietorum Iohannis et Marineti; …[omissis]…
Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra ad invicem inter nos unus alteri pigneri obligat. Et inde duo instrumenta unius tenoris, cuilibet parti unum, fieri iubemus.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Calcia, Rainaldo Bulferio maiore et Nicolao Barla.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xxvi februarii, inter terciam et nonam.
S. Guillelmus s. i.
Factum est unum pro Willelmo Curto.
Factum est pro dicto Oberto.

Atto n. 148
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.149 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice, che agisce anche a nome dei fratelli Giovanni e Marineto, dei quali è curatore, concede a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo Bulferio piena licenza di fare mulini e paratoria nell'edificio costruito da Rainaldo in Pascherio, dietro corresponsione della somma di 5 lire di genovini, di cui rilascia quietanza e che dichiara di versare in utilitarem dei minori.

Ɑ Rainaldi Bulferii, filii quondam Rainaldi.
Ego Obertus Iudex, nomine meo et Iohannis et Marineti, fratrum meorum, quorum curator sum, [ut patet per quamdam publicam scripturam, scriptam hodie in cartulario comunis Vintimilii, per manum tui Iohann]is de Mandolexio, notarii subscripti, do tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi Bulferii, atque pure et mere donationis concedo plenam licenciam et auctoritatem …[omissis]…
Actum in capitulo [Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Calcia, Nico]lao Barla et Fulcone Bellense[gna. Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv], die xxvi februarii, inter terciam et nonam.

Atto n. 149
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.150 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 febbraio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice, che agisce anche a nome dei fratelli Giovanni e Marineto, dei quali è curatore, vende a Rainaldo Bulferio delfu Rainaldo Bulferio una pezza di terra, sita ad Pinetam, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilascia quietanza. Dichiara di procedere alla vendita per pagare i debiti paterni, ed in particolare la dote della loro sorella, Aldina.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
[Ego Obertus Iudex, nomine meo et Iohannis et Marineti], fratrum meorum, quorum cu[rator sum, vendo, cedo et trado tibi Rainaldo Bulferio, filio] quondam Rainaldi Bulferii, peciam unam terre site ad Pinetam, cui coheret superius terra Conradi Speroni et Ottonis Roberti et heredum quondam Rainaldi Sardene, inferius litus maris, ab uno latere …[omissis]…
Actum in capitulo Vin[timilii, presentibus] testibus rogatis Guillelmo Calcia, Nicolao Barla, Antonio Dulbeco et F[ulcone Bel]lensegna.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclvi[ii, indictione xv, die] xxvi [februarii, inter] terciam et nonam.

Atto n. 150
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.154 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

(1-4 marzo 1258), Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, curatore dei fratelli Giovanni e Marineto, a nome dei quali agisce, cede per un periodo di diciotto anni, ad medium plantum, ai fratelli Anselmo e Manuele Ventura una pezza di terra, sita in Vallecrosia, con l'obbligo di piantarvi alberi di fico per sette annti e contro il corrispettivo della quarta parte dei prodotti ricavati dalla terra, che Anselmo e Manuele dovranno consegnare ogni anno, a proprie spese, nella casa di Ventimiglia di Oberto, Giovanni e Marineto. Al termine dei diciotto anni la terra verrà divisa a metà, rimanendo ad Oberto, a nome dei fratelli, la parte che egli sceglierà. Se Anselmo e Manuele vorranno vendere la loro parte, Oberto avrà diritto di opzione per 20 soldi in meno sul prezzo di acquisto da parte di altri.

Ɑ Carta medii planti.
Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis et curator Iohannis et Marineti, fratrum meorum, ut patet per [quamdam publicam scripturam, scriptam in cartulario comunis Vintimilii per manum lui Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti], die xxvi fe[bruarii proxime preteriti], nomine ipsorum minorum, do et cedo vobis Anselmo Venture et Manueli Venture, fratribus, …[omissis]…
Actum in capitulo [Vintimilii, presentibus testibus rogatis]tu et Ugone Feda. Anno d[ominice] …[omissis]…
Facta est pro dictis Anselmo et Manueli.
Facta est pro dicto [Oberto].

Atto n 154
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Contratto di parzionaria1
Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice e curatore dei miei fratelli, Giovanni e Marineto, come risulta da un certo documento pubblico scritto nel registro della comunità di Ventimiglia dalla mano di Giovanni de Amandolesio, il notaio sottoscritto, il giorno 26 febbraio del mese scorso, in nome dei minori stessi, vi do e cedo a voi, Anselmo Ventura e Manuele Ventura, fratelli, …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, con testimoni richiesti da te e Ugone Feda. Anno del Signore …[omissis]… Redatta per i detti Anselmo e Manuele. Redatta per il suddetto Oberto.


1 All'epoca esistevano diversi contratti agrari. In particolare il pastinato è il contratto agrario medievale avente per oggetto la concessione di terre incolte, con l’obbligo per il concessionario, detto pastinatore, di dissodarle e di piantarvi alberi fruttiferi e viti. Nell’ambito del pastinato c'era poi la divisione a metà, fra i contraenti, dei terreni ridotti a coltura, cioè la parzionaria, spesso con il riconoscimento al concedente di un diritto di prelazione allorquando il pastinatore avesse voluto alienare la sua parte.

Atto n.163 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 marzo 1258, Ventimiglia.
Paoletto e Faciono, figli ed eredi del fu Facio Garini, per autorità di Aldebrando executoris, curatore generale della curia di Ventimiglia, a loro assegnato come curatore da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, avendo promesso a Guilia, vedova di Giovanni Burdigua, che agisce per il figlio Anselmino, a titolo di dote della loro sorella Bertraneta, moglie di Anselmino, la somma di 12 lire di genovini, le cedono la metà di una casa pro indiviso, sita nella città di Ventimiglia, in carreria Sancti Michaelis.

Ɑ Guilie, uxoris quondam Iohannis Burdigue, nomine Anselmini, eius filii.
Nos Pauletus et Facionus, filii et heredes quondam Facii Garini, auctoritate Aldebrandi executoris, curatoris generalis curie Vintimilii, nobis dati curatoris per dominum Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, confitemur tibi Guilie, uxori quondam Iohannis Burdigue, recipienti nomine fiiii tui Anselmini, …[omissis]…
compiere et osservare et in aliqulo predictorum non contrafacere vel venire, confitentes nos esse maiores annorum XII et [facientes omnia et s]ingula [su]pradicta consilio Oberti Iudicis et Guillelmi Calcie, quos in hoc casu nostros [consiliatores eligimus et appellamus]. Ad hee nos Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, nostram interponimus auc[toritatem atque decretum.
Actum]
in capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, presentibus testibus rogatis Raimun[do] …[omissis]…
[et predictis consilia]toribus. Anno dominice Nativitatis, millesimo cc quinquagesimo octavo, [indictione xv, die xiiii marcii]

Atto n. 163
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.164 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 marzo 1258, Ventimiglia.
Disposizioni per il pagamento di terre, situate nell'area di Ventimiglia, con i denari versati da Marino Alvernia e per il rilascio della relativa quietanza da inserire nel registro del comune di Ventimiglia.

Ɑ Marini Alvernie
Die et loco eodem, post vesperas. Noverint universi presentem cedulam inspecturi …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Bartholomeo Ferrario, iudice comunis diete civitatis Vintimilii, Oberto Iudice et Guillelmo de Vultabio.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione xv, die xiiii marcii, post vesperas.

Atto n. 164
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.166 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14-28) marzo 1258, Ventimiglia).
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, a nome del comune di Genova, acquista alcune terre ed un casale per il prezzo complessivo di 34 soldi di genovini, di cui la controparte gli rilascia quietanza.

[Ego] …[omissis]…
[vendo, cedo et trado tibi Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii], recipienti nomine [comunis Ianue], …[omissis]…
cavus Colle, inferius terra que fuit heredum quondam Guillelmi Iudicis, ab uno latere terra que fuit Nicolai Barle et ab alio latere via antiqua; …[omissis]…
Actum et cetera ut supra. Testes Obertus Iudex et predicti.

Atto n. 166
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.170 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

14-28) marzo 1258, Ventimiglia).
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, a nome del comune di Genova, acquista una pezza di terra per il prezzo di 10 soldi di genovini, di cui la controparte gli rilascia quietanza.

[Ego] …[omissis]…
ad hoc specialiter michi dati, [vendo, cedo et trado tibi Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, recipienti nomine comunis Ianue, p]eciam unam terre site …[omissis]…
Actum et cetera ut supra, presentibus testibus Mauro de Mauris, Oberto Iudice et Raimundo Bonosegnorio notario.

Atto n. 170
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.172 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 marzo 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Bonebella vende a Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, che acquista a nome del comune di Genova, una pezza di terra, sita sotto il castello del Colle, per il prezzo di 10 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ego Guillelmus Bonebella vendo, cedo et trado tibi Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, recipienti nomine comunis Ianue, peciam unam terre, cui coheret superius castrum Colle, inferius terra que fuit Mauri de Mauris, ab uno latere terra Raimunde Bonebelle et ab alio terra que fuit Willelmi Iudicis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis, …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Marino Alvernia et Aldebrando executore.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xxviii marcii, ante terciam.

Atto n. 172
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.174 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

(post 13 marzo) 1258 Ventimiglia.
Su mandato di Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo di Genova, e su espressa richiesta di Azzone, vescovo di Ventimiglia, Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, assolve Iacopo Gandolfo, canonico di Ventimiglia, dalla pena del bando1.

Ɑ Iacobi clerici de Gandulfis.
In presencia testium subscriptorum, Guillelmus Malleus, canonicus Vintimilii, rapresentavit, in presencia domini Agonis, Dei gratia episcopi Vintimilii, domino Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, …[omissis]…
Quarum litterarum tenor talis est: «Guillelmus Bucanigra, capitaneus populi Ianue, discreto viro potestati Vintimilii vel eius provido iudici, gaudium et salutem. …[omissis]…
Datum die xiii marcii». Unde dictus dominus episcopus dixit et precepit dicto domino Bartholomeo iudici, cum processerit de facto, dictam forestacionem debeat relaxare et dictum clericum restituere, …[omissis]…
timens contra mandata predicti domini episcopi et eclesie libertatem …[omissis]…
[Actum] in palacio supradicti domini episcopi, presentibus testibus Oberto Iudice, Guillelmo Henrico, …[omissis]…
[Ardi]çono Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, in[dictione] post vesperas.

Atto n. 174
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.


1 Non è chiaro dal testo latino di quale bando si tratti. L'atto sembra riguardare la restituzione al sacersdote di un terreno boschivo confiscato in precedenza.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Iacopo Gandolfo, sacerdote.
Di fronte ai testimoni sottoscritti, Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia, ha rappresentato, di fronte al signore Azzone, per grazia di Dio vescovo di Ventimiglia, al signor Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia …[omissis]… Il tenore di questa lettera è il seguente: «Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo di Genova, all'onorevole rappresentante della potestà di Ventimiglia o al suo saggio giudice, gioia e salute …[omissis]… Data il tredicesimo marzo. Pertanto il detto vescovo ha detto e ordinato al detto giudice Bartolomeo, quando avrà esaminato il fatto, di annullare la confisca del bosco e restituirlo al detto chierico …[omissis]… temendo di contravvenire agli ordini del predetto signore vescovo e della libertà della chiesa …[omissis]… Redatto nel palazzo del predetto signore vescovo, presenti i testimoni Oberto Giudice, Guglielmo Enrico …[omissis]… Ardizzone Giudice. Anno del Natale del Signore milleduecentocinquantotto, nell'indizione dopo il vespro.

Atto n.177 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1258, Ventimiglia.
Catelina, vedova di Ottone Canossi, vende ad Oberto Gaia di Bordighera una pezza di terra sita nel territorio di Ventimiglia, in località Vallebona, per il prezzo di 5 lire e 10 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Oberti Gaie de Burdigueta.
Ego Catelina, uxor quondam Ottonis Canossi, vendo, cedo et trado tibi Oberto Gaie de Burdigueta peciam unam terre site in territorio Vintimilii, ubi dicitur Vallis Bona, cui coheret superius terra Oberti Iudicis et fratrum suorum, inferius fossatus de Valle Bona, ab uno latere terra dicti Oberti Iudicis et suorum fratrum et ab alio latere terra Conradi Speroni, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, …[omissis]…
abrenuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de prediis et omni iuri, faciens hec omnia consilio Oberti Iudicis et Ubaldi de Valle Bona, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello.
Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Iudicis, presentibus testibus rogatis Iohanne Iudice et dictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo oetavo, indictione xv, die xxi marcii, ante nonam.

Atto n. 177
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.181 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 marzo 1258, Ventimiglia.
Diversi uomini di Ventimiglia, citati dinanzi al capitano del popolo di Genova a causa di alterchi intercorsi nella trascorsa domenica delle Palme tra Oberto Giudice e Giovanni Bellaver, dichiarano di essere fra sé concordi, rimettendosi a vicenda le eventuali ingiurie.

Ɑ Hominum Vintimilii.
Cum per dominos Ansaldum Embronum, ex Ancianis populi Ianue, et Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, ex parte domini capitani, nobis infrascriptis preceptum fuerit et iniunctum, iuxta tenorem litterarum dicti domini capitani, quod infra certam diem nos presentare debeamus coram dicto domino capitaneo sub certa pena et plus arbitrio ipsius domini capitani, et nos infrascripti credamus quod dictum preceptum nobis factum fuerit et iniunctum occasione altercationum que fuerunt die dominico, festo Ramis Parmarum, inter me Obertum Iudicem et Iohannem Bellaver, cum verba solummodo fuerint inter eos, idcirco nos infrascripti, …[omissis]…
Bulferius, Guillelmus Calcia, Obertus Iudex, Maurus de Mauris, Guillelmus Henricus, Otto Speronus Robertus, Fulco Curlus, …[omissis]…
[Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione] quinta decima, die xxii marcii, post …[omissis]…

Atto n. 181
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.186 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

27-29 marzo 1258), Ventimiglia.
Ghinanno Tenda concede in mutuo la somma di 5 lire di genovini, ricevendo in pegno una casa situata in Ventimiglia, in carreria Curritoris.

Ɑ Ghinanni Tende.
[Ego] …[omissis]…
[confiteor] me habuisse et recepisse a te Ghinanno Tenda mutuo gratis et amore libras quinque denariorum ianuinorum, …[omissis]…
[Actum in capi]tulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Iacobo …[omissis]…

Atto n. 186
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.207 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 maggio 1258, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, nominato curatore dei fratelli Giovannino e Marineto da Guglielmo di Voltaggio, vicegerente di Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, cede ad laborandum per un periodo di sei anni a Guglielmo Lorenzo tutte le terre che i minori posseggono in Vallecrosia, fatta eccezione per quelle già cedute ad plantandum, dietro la corresponsione annuale della quarta parte delle biade e della metà dei fichi, che Guglielmo dovrà consegnare, a sue spese, nella casa di Ventimiglia dei minori.

Ɑ Oberti Iudicis et Willelmi Laurencii.
+ Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, curator datus Iohannino et Marineto, fratribus meis, per dominum Guillelmum de Vultabio, gerentem vicem domini Lanfranchini Pignoli, potestatis tunc Vintimilii, ut patet per quandam publicam scripturam scriptam in cartulario comunis Vintimilii per manum tui Iohannis, notarii subscripti, die xxvi februarii proxime preferiti, nomine ipsorum minorum, do, cedo et trado tibi Guillelmo Laurencio …[omissis]…
Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Richermo Laurencio et Oddone Macario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xviiii madii, inter terciam et nonam.
Factum est pro dicto Oberto.

Atto n. 207
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e Guglielmo Laurencio.
Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, nominato tutore di Giovanni e Marineto, miei fratelli, da Guglielmo de Vultabio, che agisce in nome del signor Lanfranchino Pignoli, potestà di Ventimiglia al tempo, come risulta da una scrittura pubblica scritta nel registro del comune di Ventimiglia per mano tua Giovanni, notaio sottoscritto, il ventisei febbraio scorso, a nome dei minori, do, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Laurencio …[omissis]… Redatto in piazza a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Ardizzone Giudice, Richermo Laurencio e Oddone Macario. Nell'anno del Signore Natività duemilacinquantotto, quindicesima indizione, il diciannovesimo giorno di maggio, tra la terza e la nona. REdatto per il suddetto Oberto.

Atto n.224 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 agosto 1258, Ventimiglia.
Nivelono di Diano giudice, terzo arbitro nella questione vertente fra Iacopo Valloria e Ugo Marnello per la dote della fu Francesca, figlia di Alasia Calcia, sentenzia che Ugo paghi a Iacopo la somma di 10 lire di genovini entro il successivo Natale ed altre 10 lire entro il Natale dell'anno seguente, e che Iacopo restituisca ad Ugo entro quattro giorni gli atti e le ragioni di cui è in possesso.

Ɑ Sentencia Iacobi Vallorie et Ugonis Marnell[i].
Super questione seu questionibus que vertuntur seu verti sperabantur inter Iacobum Valloriam, actorem, ex una parte, et Ugonem Mamellum, ex altera, renuntiantes generaliter super omnibus questionibus et specialiter super questione post compromissum porrecta, que quidem questio talis est: …[omissis]…
Actum in civitate Vintiniilii, ante domum qua habitat Manfredus de Cruceferrea, presentibus testibus Raimundo Rebufato, Guillelmo Iudice, Oberto Iudice et Guillelmo Sardena.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xxi augusti, ante terciam.
Facta est pro ambob[us].

Atto n. 224
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.225 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 agosto 1258, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca, volendo affermare i propri diritti in Dolceacqua contro il conte Giorgio, dichiara che con la sua azione non intende pregiudicare i diritti di Fulcone Curlo nello stesso luogo.

Ɑ Fulconis Curli.
De voluntate est domini Lanfranci Bulbonini de Turca, volentis se extimare in Dulci Aqua contra comitem Georgium, quod illud extimum non preiudicet Fulconi Curlo …[omissis]…
Actum in platea civitatis Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Bonavia notario, Aicardo Cepolla de Arbingana et Oberto Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesinmo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xxviii augusti, ante primam.

Atto n. 225
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.230 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 settembre 1258, Ventimiglia.
Convenzione fra Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, da una parte, ed Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, dall'altra, per cui Oberto promette che tutti i diritti sui beni paterni e materni che competono ad Ottone in Ventimiglia, a Genova e nei rispettivi distretti siano salvi per il medesimo Ottone ed i suoi eredi.

Ɑ Ottonis Iudici[s].
Die eodem, hora, loco et testibus. In presente testium subscriptorum talis conventio et pactum celebratum fuit inter Ottonem Iudicem, filium quondam Oberti Iudicis, ex una parte, et Obertum Iudicem, filium quondam Raimundi Iudicis, ex altera, videlicet quod dictus Obertus vult et promittit per stipulationem …[omissis]…
sint salva et illesa dicto Ottoni et suis heredibus, sine contradictione dicti Oberti et suorum heredum, nec ea iura seu actiones, quas dictus Otto habet in dietis bonis, diminuet neque ledet dictus Obertus aliqua occasione, sub obligatione et ipotheca omnium bonorum suorum, habitorum et habendorum.

Atto n. 230
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ottone Giudice.
Lo stesso giorno, ora, luogo e testimoni. In presenza dei testimoni sottoscritti è stato stipulato il seguente accordo tra Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, da una parte, e Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, dall'altra, ovvero che il suddetto Oberto vuole e promette per mezzo di una stipula …[omissis]… siano salvaguardati e mantenuti intatti per il suddetto Ottone e i suoi eredi, senza riserve da parte di Oberto e dei suoi eredi, né che i diritti o le azioni che il suddetto Ottone ha su tali beni siano ridotti o lesi in alcun modo da Oberto, sotto obbligo e ipoteca di tutti i suoi beni, posseduti e da possedere.

Atto n.3 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 agosto - 3 novembre 1257, Ventimiglia.
Oberto Saonese, tutore assegnato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, al nipote Guglielmino, figlio del suo defunto fratello Raimondo Saonese, fa redigere l'inventario dei beni del defunto.

Ego Obertus Sagonensis, tutor hodie per dominum Barth[olomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii Guillelmino] Sagonensi, filio quondam Raimundi Sagonensis, fratris mei, [volens apprehendere tutelam ipsius cum beneficio inventari, ante]quam aliquid de ipsis bonis attingam vel me [intromittam], …[omissis]… Item, in eodem loco, terciam partem unius gerbi, pro indiviso mecum et fratre meo, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere, versus montaneam, terra Oberti Iudicis et fratrum suorum. Item, loco ubi dicitur in Banchis, terciam partem unius figareti, pro indiviso mecum et fratre meo, cui coheret) superius via, ab uno latere gerbum unum dicti minoris, cui çerbo coheret superius via. …[omissis]…

Actum in capitulo Vintimilii, anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quarta decima, die xiiii augusti, ante terciam. Inceptum est presentibus testibus Ugone Bonanato, Cunrado Mauro, Oberto Iudice et Ardiçono Iudice. Expletum est eodem millesimo, indictione xv, die iii novembris, ante terciam, presentibus Iohanne Fomario notario, Guillelmo Rafa et Raimundo Bono segegnorio notario.

Atto n. 3
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Io Oberto di Sagona, tutore oggi per il signor Bartolomeo Ferro, giudice del comune di Ventimiglia, di Guglielmo di Sagona, figlio del defunto Raimondo di Sagona, mio fratello, volendo prendere in custodia il di lui interesse con il beneficio dell'inventario, prima che io tocchi qualsiasi bene o mi immischi, …[omissis]… Allo stesso modo, nello stesso luogo, un terzo di un appezzamento di terra, in comunione con me e mio fratello, che confina con una strada sopra e sotto, verso la montagna, terra di Oberto Giudice e dei suoi fratelli. Inoltre, nel luogo chiamato in Banchis, un terzo di un campo di fichi, in comunione con me e mio fratello, che confina sopra con un altro campo detto Minore, cui corrisponde alla strada sopra. …[omissis]… Redatto nel capitolo di Ventimiglia, nell'anno del Natale del Signore milleduecentocinquantasette, indizione quattordicesima, il quattordici di agosto, prima della terza. Cominciato alla presenza dei testimoni Ugone Bonanato, Conrado Mauro, Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Completato nello stesso anno, indizione quindicesima, il tre di novembre, prima della terza, alla presenza del notaio Giovanni Fomario, Guglielmo Rafa e Raimondo Bono notaio segnorio.

Atto n.4 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 agosto 1257, Ventimiglia.
Oberto Giudice, tutore assegnato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, ad Aidelina del fu Giovanni Converso, fa redigere l'inventario dei beni del defunto.

Ego Obertus Iudex, tutor hodie datus per dominum Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, Aideline, filie quondam Iohannis Conversi, volens apprehendere tutelam ipsius cum beneficio inventarii, antequam aliquid attingam de bonis inventis in ipsa tutela vel me intromittam, in presente supradicti iudicis et notariorum infrascriptorum, videlicet Bartholoti de Sancto Donato et Raimundi Bonisegnorii, atque testium subscriptorum fidedignorum et ydoneam substanciam possidencium, premisso venerabili si[gno crucis] ac manu propria impresso, de bonis predictis, inventis in eadem tutela, inventarium seu reper[torium] facere inchoavi. Primo in ipsa tutela inveni domun unam positam in Burgo, cui coheret superius et inferius via publica, ab uno latere domus Rubei Marchexani [et] ab alio latere domus Guillelmi Alinerii. Item recepi a Raimundo Iudice quos hab …[omissis]…
denariis libras …[omissis]…
or ianuinorum. Spacium superius relictum est [ut], si quid memorie occurrerit, pariter conscribatur. Actum in capitulo Vintimilii. Inceptum est anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indietione quarta decima, die xxi augusti, inter nonam et vesperas, presentibus testibus Guillelmo Calcia, Bernardo de Gavio et Laurencio Peregrino.

Atto n. 4
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.10 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

1257, Ventimìglia.
Ottone Roberto Sperono, nominato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, curatore di Marchiseta e tutore di Guglielmino, Giovannino e Paorina, figli del fu Golabi Moloti, fa redigere l'inventario dei beni del defunto.

Ɑ Ottonis Ro[berti] Speroni.
Ego Otto Robertus Speronus, curator hodie datus per dominum Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, Marchisete et tutor Guillelmino, Iohannino et Paorine, filiis quondam Golabi Moloti, volens curam et tutelam ipsorum cum beneficio inventarii apprehendere, in presente notariorum subscriptorum, videlicet Iohannis Fomarii et Raimundi Barrerii, necnon et testium fidedignorum idoncamque substantiam possidentium, premisso venerabili signo crucis ac manu propria impresso, …[omissis]…
Item peciam unam terre, posite ad Almam Antiquam, cui coheret superius via, inferius terra Oberti Iudicis, ab uno latere terra Aicar[di] …[omissis]…
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, [indictione] …[omissis]…
[in capitulo] Vintimilii.

Atto n. 10
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.14 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

12 novembre 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, sentenzia che a Beleem Cauderubee sia assegnata, in pagamento di un suo credito nei confronti del defunto Giovanni Converso, una casa, sita nella città di Ventimiglia, ubi dicitur Burgus, stimata da Guglielmo Giudice, Raimondo Genzana e Raimondo Aventurerio, publici extimatores del comune di Ventimiglia.

Laus Belee[m] Cauderube[e]
[In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis] Vintimilii, sedendo pro tribunali, auctoritate publica et offitio [magistratus, laudavit, statuit et decrevit quod Beleem Caudarubea habeat, tenea]t et de cetero quiete possideat iure proprie tat[is et titulo pro soluto] [li]bris novem expensarum, ad rationem de duobus tria, …[omissis]…
Unde dictus iudex, admissa cius supplicatione, citato etiam dicto Oberto Iudice, tutore dicte Aideline, heredis et filie dicti quondam Iohannis, si volebat contradicere dicto Beleem quin se extimaret in bonis predictis, videlicct in domo subscripta, qui respondit quod nolebat ci contradicere, misit igitur in scriptis Guillelmo Iudici, Raimundo Gençane et Raimundo Aventurerio, publicis extimatoribus comunis Vintimilii supradicti, ut dictam quantitatem predicto Beleem extimare deberent ad simplum et expensas extimatorum et laudis ad rationem de duobus tria. …[omissis]…

Actum anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quinta decima, die xii novembris, inter nonam et vesperas, presentibus testibus Iohanne Fomario notario, Guillelmo Turtella et Bartholoto de Sancto Donato notario.

Atto n. 14
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.27 della serie κ

Notaio Giovanni de Amandolesio

XXVII

s. d. (ante 15 febbraio 1258).
Sentenza di Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, in base alla quale Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice è creditore per la somma di 95 lire di genovini nei confronti dei propri fratelli, Giovanni e Marineto.

Notizia nell'atto n. 138.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.40 della serie κ

Notaio Giovanni de Amandolesio

XL

s. d. (ante 10 settembre 1258).
Raimondo Giudice del fu Pietro Giudice, a nome di Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, vende ad Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice tutti i beni mobili ed immobili ed i diritti sui beni paterni e materni, che competono ad Ottone in Ventimiglia, Genova e nei rispettivi distretti, per il prezzo di 200 lire di genovini.
Notaio Oberto.

Notizia nell'atto n. 229.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.90 della serie κ

Notaio Giovanni de Amandolesio

XC

26 febbraio 1258.
Guglielmo di Voltaggio, vicegerente di Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, nomina Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice curatore dei fratelli Giovannino e Marineto.
Notaio Giovanni di Amandolesio.

Notizia completa nell'atto n. 207;
parziale negli atti nn. 149, 154.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.29 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, concedono alla sorella Aldina una pezza di terra, tenuta a fichi, viti e altre colture arboree, situata ad Sanctum Stephanum, del valore di 60 lire di genovini, come parte della sua dote, ammontante in totale a 150 lire.

Aldine, uxoris Iacobi de Volta.
Die xxiiii februarii, ante nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filli quondam Raimundi Iudicis, damus, cedimus et tradimus tibi Aldine, sorori nostre, peciam unam terre, arborate vitium, ficuum et aliarum arborum, positam ad Sanctum Stephanum, cui coheret superius terra heredum quondam Ugonis Sagonensis et terra Verdane Trentamodie inferius via publica, ab uno latere terra diete Verdane et ab alio latere terra Conradi de Podio Rainaldo et eius fratris, pro dotibus tuis, que sunt libre centum quinquaginta ianuinorum, in solutum ipsarum pro libris sexaginta ianuinorum, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero qukquid volueris tu et heredes tui et cui dederis vel habere statueris faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in nobis retento. Quod si ultra valet, scientes eius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera puraque donatione inter vivos donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris per nos nostrosque heredes dictam terram ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non inpedire. Alioquin penam dupli de quanto ipsa terra nunc valet vel meliorata valebit tibi stipulanti dare et solvere spondemus, rata manente in solutum datione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, iurantes insuper nos dicti Iohannes et Marinetus verbotinus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venite, renuntiantes benefìcio minoris etatis et omni iuri. Et facimus omnia et singula supradicta consilio Simonis Buroni et Vassalli Capelleti, vicinorum nostrorum. Actum in castro Collis Vintimilii, presentibus testibus rogatis Pascalino de Flacono, Guillelmo magistro assie de Sancto Matheo, Oberto Nigro porterio et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 29
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Aldina, moglie di Giacomo di Volta.
Il 24 febbraio, prima della nona, noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, diamo, cediamo e trasferiamo a te Aldina, nostra sorella e moglie di Giacomo di Volta, un pezzo di terra alberata con vite, fichi e altre piante, situato presso San Stefano, confinante da un lato con la terra degli eredi del defunto Ugo di Sagona e dalla parte inferiore con la via pubblica di Trentamodia, da un lato con la terra di dieta Verdane e dall'altro con la terra di Corrado di Podio Rainaldo e di suo fratello, come tua dote, che consiste in 150 lire di genovini, pagabili in 60 lire di genovini, da possedere, tenere e usare, fare tutto ciò che vuoi tu, i tuoi eredi e chiunque tu voglia dare o nominare, con ogni suo diritto, ragione, azione reale e personale, utile e diretto e tutti i suoi accessori, senza che ne rimanga nulla in nostro possesso. Se il valore supera questa cifra, conoscendone il vero valore, ti doniamo il valore eccedente con una pura e semplice donazione tra vivi e ti concediamo una rinuncia e un accordo di non richiesta, rinunciando alla legge della duplicazione e oltre. Inoltre, riconosciamo di averti consegnato la proprietà e il possesso della suddetta terra, e ci impegniamo a possedere e detenere la stessa a tuo nome e in prestito finché possediamo o prendi possesso fisico di essa, promettendo di difendere, autorizzare, liberare e non impedire la detta terra a te, ai tuoi eredi e a chiunque tu voglia dare o nominare. In caso contrario, ci impegniamo a pagarti una multa pari al doppio del valore attuale o migliorato della terra, e ratifichiamo la donazione. Per garantire il rispetto di tutte queste condizioni e pene, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno a tuo favore. Giuriamo inoltre, io Giovanni e Marineto, di essere maggiorenni di 18 anni e di rispettare tutto ciò che è stato detto sopra, giurando su Sacre Scritture, di attenere, completare e rispettare tutto ciò che è stato detto sopra, senza oppormi in alcun modo a tutto ciò che è stato detto sopra, rinunciando al beneficio della minor età e a qualsiasi diritto. E facciamo tutto ciò che è stato detto sopra con il consiglio di Simone Buroni e Vassallo Capelleti, nostri vicini. Fatto nel castello di Colla, presente il testimone Pascalino de Flacono, il maestro Guglielmo, giudice di San Matteo, Oberto Nigro, porterio1 e i sopra citati consiglieri. Anno e indizione come sopra.


1 Un porterio era responsabile della chiusura e dell'apertura delle porte cittadine e quindi una sorta di sovraintendente, a capo di tutti coloro che si occupavano di gestire i flussi di entrata ed uscita della città.

Atto n.30 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, si dichiarano debitori verso la sorella Aldina della somma di 90 lire di genovini, residuo della di lei dote di 9O lire, e promettono di pagare, ciascuno in rate di 5 lire ogni anno, fino al saldo del debito.

[Ɑ Aldine, uxoris I]acobi de [Volta].
Die eodem, bora, loco et presentibus. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis, confitemur tibi Aldine, sorori nostre, debere dare pro dotibus tuis, que restant tibi ad solvendum, libras nonaginta denariorum ianuinorum, quas libras nonaginta tibi vel tuo certo misso per nos vel nostros missos, quilibet nostrum pro parte sua contingenti, ad términos subscriptos, videlicet libras quinqué omni anno, pro quolibet nostrum, usque ad integram totius debiti solutionem, dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis tibi stipulanti dare et solvere spondemus, te eredita de expensis et dampnis tuo solo verbo, sine testium productione, iuramento et alia demum probatione; et, pena soluta, predicta in suo robore nichilominus perseverent. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona nostra babita et habenda tibi pigneri obligamus, iurantes insuper nos dicti Iohannes et Marinetus verbotenus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, renuntiantes beneficio minoris etatis et omni iuri. Et facimus omnia et singula supradicta consilio Simonis Buroni et Vassalli Capelleti, vicinorum nostrorum. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 30
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Aldina, moglie di Giacomo di Volta.
Il giorno, ora, luogo e testimoni sopraindicati. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, riconosciamo che dobbiamo a te, Aldina, nostra sorella, per le tue doti che ti restano da pagare, novanta lire di moneta genovina. Promettiamo di darti e pagarti le suddette novanta lire, a termini sottoscritti, ovvero cinque lire ogni anno per ciascuno di noi, fino al completo pagamento dell'intero debito, inviandoti o tramite i nostri inviati. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una penale doppia con tutti i danni e le spese che ne derivano, senza bisogno di produrre testimoni, giurare o fornire altre prove; e, una volta pagata la penale, gli obblighi sopra menzionati continuano ad avere piena validità. Obblighiamo tutti i nostri beni presenti e futuri a garanzia della suddetta penale e di tutte le obbligazioni sopra menzionate, giurando inoltre che noi, Giovanni e Marineto, abbiamo raggiunto l'età di diciotto anni e che attenderemo, adempiamo e osserveremo tutto ciò che sopra è stato stabilito, senza violare o contravvenire a quanto previsto, rinunciando al beneficio di minor età e a ogni diritto. E tutte le suddette disposizioni sono state redatte con l'assistenza di Simone Buroni e Vassallo Capelleti, nostri vicini. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.31 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, vendono a Guglielmo Enrico, per una metà, e ad Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, pro indiviso, con due ruote, situato in Pascherio, cum omnibus suis aquaticiis sive aqueductibus, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza. Dichiarano di procedere alla vendita per pagare i debiti di Ottone Giudice.

[Ɑ Guillelmi Henrici], Ardi[çoni et Guillelmi Iu]dicum.
Die eodem, post nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, frattes et fìlii quondam Raimundi Iudicis, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Guillelmo Henrico, ementi pro medietate, et Ardiçono Iudici et Guillelmo Iudici, pro alia medietate, molendinum unum, pro indiviso, cum duabus rotis, quod visi sumus habere in Pascherio, cum omnibus suis aquariciis sive aqueductibus, cui coheret ante via publica, ab uno latere molendinum vestrum Ardiçoni et Guillelmi Iudicis et ab alio molendinum Guillelmi Dulbeci, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueritis iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis et superposìtis suis, nichil ex his in nobis retento, finito predo librarum quadraginta denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si dictum molendinum cum suis pertinenciis ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem vobis inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium dicti molendini cum suis pertinenciis vobis tradidisse confitemur, constituentes nos ipsum vestro nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseritis corporalem, promittentes de dicto molendino cum suis pertinenciis nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam neque requisitionem facere, set potius ipsum vobis et heredibus vestris et cui dederitis vel habere statueritis per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non impedire. Et speciali ter promittimus et convenimus vobis sumptus litis agnoscere et vobis restituere, si quos faceretis pro dicto molendino rationabiliter defendendo, sive obtinueritis in lite sive succubueritis, remissa vobis necessitate denunciandi. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dictum molendinum nunc valet vel melioratum valebit vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, et quilibet nostrum de omnibus et singulis supradictis vobis in solidum teneatur, renuntians quisque nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi1 ac iuri de principali primo conveniendo. Et speciali ter nos dicti Iohannes et Marinetus abrenuntiamus beneficio minoris etatis, iurantes verbotenus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, in omnibus et per omnia attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contraiacere vel venire; et facimus hec omnia et singula supradicta consilio Guillelmi Calcie et Raimundi Iudicis, propinquorum et vicinorum nostrorum. Predictam quoque venditionem facimus pro solvendis debitis Ottonis Iudicis. Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Raimundi Iudicis, presentibus testibus convocatis et rogatis Guidone Priore, Oberto filio Ottonis Iudicis et Guillelmo Malleo canonico Vintimiliensi. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 31
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Enrico, Ardizzone e Guglielmo Giudici.
Lo stesso giorno, dopo la nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Guillermo Enrico, come acquirente per metà, e ad Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, indiviso, con due ruote, che ║ vediamo possedere a Pascherio, con tutti i suoi canali o acquedotti, che confina con la strada pubblica da un lato e con il vostro mulino, ovvero di Ardizzone e Guglielmo Giudice, dall'altro, se ci sono altri confini, per avere, tenere, possedere e fare in seguito tutto ciò che vorrete come proprietari di diritto e per titolo d'acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti e tutte le altre pertinenze e sovrapposizioni, senza nulla trattenere da noi, con un prezzo di vendita di quaranta lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e sollevati, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o non ricevuto, al dolo e alla condizione senza causa. Se il suddetto mulino con le sue pertinenze vale più del prezzo sopra menzionato, conoscendo la sua vera stima, quanto valga in più, lo doniamo e ne poniamo fine a voi con una pura e semplice donazione tra vivi e rinunciamo alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. Confessiamo inoltre di avervi consegnato la proprietà e il possesso del detto mulino con le sue pertinenze, costituendoci come vostri titolari e possessori precari finché lo possederemo o avrete preso possesso fisico dello stesso, promettendo di non muovere alcuna lite, azione o controversia per il detto mulino con le sue pertinenze in futuro, ma piuttosto di difendere, autorizzare, liberare e non impedire a voi e ai vostri eredi, coloro a cui lo avete dato o che avete deciso di avere, da noi o dai nostri eredi, da qualsiasi persona legittimamente. Inoltre, promettiamo e concordiamo specificamente di riconoscere e restituire a voi le spese di giudizio che potreste sostenere per difendere ragionevolmente il detto mulino, se sostenute, sia che vinciate in giudizio sia che ne siate sconfitti, senza la necessità di una richiesta formale. Se non adempiamo a tutto quanto sopra indicato o non osserviamo singolarmente ogni punto di quanto sopra, promettiamo di dare e pagare una sanzione di doppio del valore attuale del detto mulino o del suo valore migliorato, stipulando con voi e confermando la vendita. In pegno e a garanzia dell'osservanza di tutto quanto sopra stabilito e di ogni singola parte, obblighiamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, e ciascuno di noi è tenuto in solido per quanto concerne tutto quanto sopra stabilito, rinunciando ciascuno di noi al diritto di divisione in solido, al beneficio delle costituzioni recenti sui due debitori e al diritto di escussione del creditore principale in primo luogo. E in particolare noi, Giovanni e Marineto, rinunciamo al beneficio dell'età minore, giurando di essere maggiorenni di diciotto anni e, come sopra detto, di attenere, eseguire e rispettare tutto in ogni dettaglio, senza violare o contraddire alcuna delle disposizioni suddette. Tutto ciò lo facciamo con il consiglio di Guglielmo di Calce e Raimondo Giudice, nostri parenti e vicini. Inoltre, effettuiamo la suddetta vendita per saldare i debiti di Ottone Giudice. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo Giudice, in presenza di testimoni convocati e richiesti, Guidone Priore, Oberto figlio di Ottone Giudice e Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.

Atto n.63 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 giugno 1259, Ventimiglia.
Raimondo Curlo del fu Ugo Curlo ingiunge ad Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice di compiere e far compiere per lui gli atti dovutigli entro otto giorni dacché ne sia richiesto, come da documento del 10 maggio 1259.

Die viiii iunii, ante terciam. In presentia testium subscriptorum, Raimundus Curlus, filius quondam Ugonis Curli, denuntiavit Oberto Iudici, filio quondam Raimundi Iudicis, quod ipse debeat ei attendere, compiere et observare et attendi, compleri et observari facere fieri omnia et singula que tenetur ei attendere et facere attendi et observari infra dies octo postquam fuerit eidem Oberto denunciatum, ut apparet in instrumento inde facto manu Mathei de Predono notarii, millesimo cclviiii, indictione prima, die x madii, inter nonam et vesperas. De predictis quidem rogavit me notarium subscriptum quod deberem ei facere publicum instrumentum. Admissa igitur eius rogatione ut supra in publicam formam taliter compilavi. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Raimundo Bonosegnorio notano, Ottone Roberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.
[S. dr.] vi.

Atto n. 63
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il giorno 8 giugno, prima della terza. In presenza dei testimoni sottoscritti, Raimondo Curlo, figlio del defunto Ugone Curlo, ha reso noto a Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, che egli deve eseguire, adempiere e osservare e fare eseguire, adempiere e osservare tutto ciò che gli era tenuto di eseguire e fare attuare entro otto giorni dopo che lo stesso Oberto glielo avesse notificato, come risulta dall'atto fatto dalla mano del notaio Matteo de Predono, nell'anno 1259, nella prima in║dizione, il giorno 10 maggio, tra la nona e il vespro. Riguardo a ciò, al sottoscritto notaio è stato chiesto di redarre un atto pubblico a sua richiesta. Quindi, accettata la sua richiesta, ho redatto il presente atto in forma pubblica. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Raimondo Bonosegnorio, notaio, Ottone Roberto e Guglielmo Curlo maggiore. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.65 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 giugno 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, insieme con le rispettive mogli, Alasina e Franceschina, e con il fratello Giovanni, vendono a Iacopo de Volta e a sua moglie Audina1 una pezza di terra, coltivata a fichi e viti, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, per il prezzo di 45 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ I[acobi de Volta].
Die xiii iunii, inter nonam et vesperas. Nos Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, et Alasina, iugales, et Iohannes, frater Oberti, et Marinetus, filius quondam dicti Raimundi, et Francischina, iugales, quilibet nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Iacobo de Volta et Audine, iugalibus, peciam unam terre, arborate ficuum et vitium, quam visi sumus babere in territorio Vintimilii, ubi dicitur Pineta, cui coheret superius via, inferius litus maris, ab uno latere terra Guillelmi Marosi et ab alio serbum unum nostrorum venditorum, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueritis iure proprietario et titulo emptionis faciendum, sine omni nostra, heredum nostrorum omniumque pro nobis contraditione, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo quod et quas in ipsa terra habemus vel habere possemus, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum quadraginta quinque denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie seu receptorum denariorum. Quod, si ultra dictum precium valet dicta terra, id quod ultra valet, scientes ipsius veram extimationem, vobis inter vivos donamus et donationem facimus atque refutationem et pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis ultra dimidiam iusti precii. Possessionem insuper et dominium diete terre vobis tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam vestro nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseritis corporalem, promittentes de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam, set potius per nos et heredes nostros vobis et heredibus vestris et cui dederitis seu habere statueritis ipsam ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis promittimus. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret vobis stipulantibus dare et solvere spondemus, ratis manentibus omnibus et singulis supradictis. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, et quisque nostrum vobis in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali et epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi et omni alii iuri, iurantes insuper nos dicti Iohannes, Marinetus et Francischina ut supra dictum est attendere, compiere et observare et contra in aliquo non venire, facientes nos predicti Iohannes, Marinetus, Francischina et Alasina consilio hec omnia Guillelmi Enrici et Ingeti Buroni, vicinorum nostrorum. Et confitemur nos omnes esse maiores, abrenuntiantes nos diete Alasina et Francischina iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri legis et capituli quo nos contra predicta tueri po[s]semus. Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus rogatis [I]ohanne clerico de Rochabruna et dictis consiliatoribus.
Anno et indictione (ut supra).

Atto n. 65
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Sappiamo che una sorella di Oberto, Giovanni e Marineto si chiamava Aldina ed è andata in sposa a un Iacopo de Volta, per cui è molto probabile che questa “Audina” sia in effetti la stessa persona, ovvero Aldina Iudex.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giacomo di Volta.
Tredici giugno, tra la nona e il vespro. Noi Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, e Alasina, coniugi, e Giovanni, fratello di Oberto, e Marineto, figlio del suddetto Raimondo, e Francischina, coniugi, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi Giacomo di Voltaa e Aldina, coniugi, un pezzo di terra con alberi di fichi e vigneti, che abbiamo visto ║ possedere nel territorio di Ventimiglia, detto Pineta, confinante da un lato con la terra di Guglielmo Marosi e dall'altro con un pezzo di terra di uno dei nostri venditori, o altri confini, per avere, tenere, possedere e fare qualsiasi cosa vorrete come proprietari e titolari di acquisto, senza alcuna opposizione da parte nostra, dei nostri eredi o di chiunque per noi, con ogni diritto, motivo, azione reale e personale, utile e diretto che abbiamo o potremmo avere sulla stessa terra, senza alcuna riserva, per un prezzo finito di quarantacinque denari genovesi, che dichiariamo di avere ricevuto, rinunciando a qualsiasi eccezione di denaro non pagato o di denaro ricevuto. Se il valore della terra va oltre il prezzo concordato, sapendo la sua vera valutazione, doniamo e facciamo una donazione tra vivi a voi ciò che va oltre, insieme alla rinuncia alla legge sulla frode oltre la metà del giusto prezzo. Inoltre, ammettiamo di avervi consegnato la proprietà e il dominio della suddetta terra, stabilendo che la deteniamo e la possediamo precariamente a nome vostro finché la possederemo o ne avrete preso il possesso fisico, promettendo di non sollevare alcuna questione legale, azione o controversia sulla terra stessa, ma piuttosto di difenderla, autorizzarla e liberarla da ogni persona a nostro carico e ai nostri eredi e promettiamo di farlo a nostre spese. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una pena doppia di qualsiasi importo contravvenuto a voi. Tutte le nostre proprietà attuali e future sono impegnate a voi come pegno per la pena e tutte le sopracitate clausole e promesse, e ciascuno di noi è tenuto in solido, rinunciando al diritto di solidarietà, al diritto di principale e all'epistola del santo Adriano e al beneficio della nuova costituzione sui debiti di due persone e a qualsiasi altro diritto, giurando inoltre che i suddetti Giovanni, Marineto e Francischina rispetteranno, adempiranno e osserveranno tutto ciò che è stato detto sopra e non contravverranno in alcun modo. I suddetti Giovanni, Marineto, Francischina e Alasina fanno tutto ciò con il consiglio dei loro vicini Guglielmo Enrico e Ingeto Buroni. E noi tutti riconosciamo di essere maggiorenni, rinunciando alla legge sull'ipoteca, al Senato consulto velleiano, alla legge di luglio sul fondo dotalizio e a ogni legge e capitolo con cui potremmo difenderci contro le predette. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa in cui vive il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni richiesti Giovanni, chierico di Roccabruna, e dei consiglieri suddetti. Anno e indizione come sopra.

Atto n.66 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 giugno 1259, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituire ai coniugi Oberto Giudice e Alasina, a Giovanni, e ai coniugi Marineto e Franceschina, la terra da essi venduta loro, di cui a un documento precedente del 13 giugno 1259, se essi venderanno loro, entro la metà del prossimo ottobre, il mulino de Pascherio, tenuto da Guglielmo Enrico, Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, o se, entro lo stesso periodo, verseranno loro 45 lire di genovini, a titolo di pagamento della terra medesima. In caso di vendita del mulino, Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituirlo ai venditori qualora i venditori medesimi versino loro la somma di 45 lire.

[Ɑ Oberti Iudi]cis.
Die xiii iunii, inter nonam et vesperas. Nos Iacobus de Volta et Aldina, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes imi solidi de principali primo conveniendo et omni alii iuri, promittimus et convenimus vobis Oberto Iudici et Alasine, iugalibus, Iohanni et Marineto atque Francischine, uxori dicti Marineti, stipulantibus, reddere et restituere vobis pedam unam terre, arborate ficuum et vitium, posite ad Pinetam, quam nobis hodie vendidistis, ut de ipsa venditione apparet per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio notarii, si nobis vel alteri nostrum, usque ad medium octubrem proxime venturum, vendideritis et venditionem feceritis in laude nostri sapientis molendini de Pascherio, quem habent et tenent atque possident Guillelmus Enricus, Ardiçonus Iudex et Guillelmus Iudex, vel si predo ipsius terre, usque ad dictum terminum, nobis solveritis libras quadraginta quinque ianuinorum, volentes dictam terram inemptam manere. Si nobis solveritis aut vendideritis, ut supra, promittimus ipsam terram vobis reddere et restituere et cartam restitutionis vobis in laude vestri sapientis facere quantum pro facto et vice nostra. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret vobis stipulantibus dare et solvere promitto, rato manente pacto. Hoc acto ínter nos et vos quod, si dictum molendinum nobis pro dicta terra rehabenda vendideritis, promittimus vobis dictum molendinum, semper et quandocumque nobis solveritis, pro precio ipsius, libras quadraginta quinqué ianuinorum, reddere et restituere atque venditionem ipsius tunc in laude vestri sapientis facere. Quod si non fecerimus, penam dupli de quanto contrafieret, rato manente pacto, vobis stipulantibus dare et solvere promitto. Pro pena et predictís omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et babenda vobis pigneri obligamus, faciens ego Aldina hec omnia consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ingeti Buroni et Guillelmi Enrici, quos in hoc casu meos propinquos et vicinos atque consiliatores eligo et appello, renuntians in predictis legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumenta consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam fore versam in utilitate ipsius mulieris ”, confitens ipsam pecuniam esse versam in sua utilitate et esse maiorem. Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus rogatis Johanne clerico de Rochabruna et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 66
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il tredici giugno, tra la nona e il vespro, noi, Giacomo di Volta e mia moglie Aldina, ciascuno di noi per intero, rinunciando al nostro primo solido del capitale e ad ogni altro diritto, promettiamo e concordiamo con voi, Oberto Giudici e Alasina, congiunti, e con Giovanni e Marineto e la moglie di quest'ultimo, Franceschina, che si stanno impegnando come stipulanti, a restituire e riconsegnare a voi un pezzo di terra, con alberi di fichi e viti, situato presso Pineta, che ci avete venduto oggi, come ║ risulta dall'atto redatto dal notaio Giovanni di Amandolesio, se non l'avrete venduto a noi o ad uno di noi entro la metà di ottobre prossimo venturo, e intendiamo mantenerci irrevocabilmente nell'acquisto della stessa terra. Se la venderete o la venderemo come sopra, ci impegniamo a restituirla e a redigere per voi un atto di restituzione in lode del nostro sapiente mulino di Pascherio, che detengono e possiedono Guglielmo Enrico, Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, oppure, se non la venderete entro il termine indicato, a pagare a noi quarantacinque libbre di gennaio come prezzo della suddetta terra, e intendiamo mantenere l'acquisto della terra non venduta. Se non la pagheremo o la venderete come sopra, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Con questo atto, noi e voi concordiamo che se ci venderete il suddetto mulino per permetterci di recuperare la terra sopra citata, ci impegniamo a restituirvi il mulino, ogni volta che ci pagherete il prezzo di quarantacinque libbre di gennaio, e intendiamo redigere per voi un atto di vendita in lode della vostra saggezza. Se non lo faremo, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Come garanzia per le suddette pene e per ogni altra cosa stabilita, impegniamo tutti i nostri beni passati e futuri a voi, facendo questo con il consenso e la volontà di mio marito e del consiglio di Ingeti Buroni e Guglielmo Enrico, che in questo caso scelgo e convoco come miei parenti, vicini e consiglieri, rinunciando alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», dichiarando che il denaro è stato speso a beneficio della donna stessa ed è maggiore. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa in cui vive il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni richiesti Giovanni chierico di Rocca Bruna e dei consiglieri sopra menzionati. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.68 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, da una parte, e Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice le questioni fra loro vertenti in occasione della successione del fu Oberto Giudice, padre di Ottone e nonno di Oberto, Giovanni e Marineto, in occasione della successione del fu Obertino Giudice, fratello di Ottone e zio dei predetti Oberto, Giovanni e Marineto e in occasione della dote della defunta madre di Ottone, nonna di Oberto, Giovanni e Marineto.

Oberti Iudicis et fratrum, ex una parte, et Ottonis Iudicis, ex altera.
Die xiiii iunii, ante terciam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ex altera, compromittimus in vobis, Raimundum Iudicem et Guillelmum Iudicem, presentes, de omni lite et controversia que inter nos vertitur vel verti posset occasione successionis Oberti Iudicis quondam, patris mei dicti Ottonis et avi nostrorum dicti Oberti et fratrum, et occasione successionis Obertini quondam Iudicis, fratris met dicti Ottonis et patrui nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et occasione dotium matris quondam mei Ottonis et avie nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et generale compromissum facimus in vobis tamquam in arbitros, arbitratores et amicabiles compositores et largas potestates a nobis super predictis sponte electos, dantes vobis, quilibet nostrum, liberam facultatem et bailiam ut super predictis possitis dicere, iure vel acordio, amicabili compositione, semel et pluries, die feriata vel non feriata, dato pignore bandi vel non dato, presentibus partibus vel absentibus, vel una presente et altera absente, dum tamen citata de iure vel amicabiliter, servato iuris ordine vel non servato, libello porrecto vel non porrecto, ita tamen quod super predictis debeatis pronuntiasse et sentenciasse, de iure vel acordio, usque ad proximas lialendas augusti, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis dixeritis, statueritis, sentenciaveritis seu pronunciaveritis, in scriptis vel sine scriptis. Alioquin, si per aliquem nostrum in predictis seu in aliquo predictorum fuerit contrafactum, libras centum denariorum ianuinorum, nomine pene, una pars alteri ad invicem dare et solvere promittimus, et quicquid dixeritis seu statueritis vel pronunciaveritis nichilominus in suo robore perseveret. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda ad invicem unus alteri pigneri obligamus, iurantes insuper [n]os dicti Iohannes et Marinetus, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere [et] observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, facientes hec omnia consilio Mau[ri] de Mauris et Conradi Mauri, quos nostros propinquos et consiliatores in hoc casu eligimus et appellamus, [co]nfitentes nos esse maiores. Insuper ego dictus Obertus promitto me facturum et curaturum quod dictus Iohannes firma et rata habebit omnia et singula supradicta et quicquid vos dicti arbitri super predictis pronunciaveritis et in aliquo predictorum non contraveniet aliqua occasione, sub dicta pena librarum centum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Guillelmo fornario, Guillelmo Rafa, Iohanne Fornario, Oberto Sagonensi, Raimundo Audeberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 68
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e fratelli, da una parte, e Ottone Giudice, dall'altra.
Il giorno 14 giugno, prima della terza, noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, dall'altra, ci affidiamo a voi, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice, presenti, per qualsiasi controversia o disputa che sorge o potrebbe sorgere in relazione alla successione del defunto Oberto Giudice, padre di mio padre detto Otto e nonno dei nostri detti Oberto e fratelli, e in relazione alla successione di Obertino Giudice, fratello di mio padre detto Otto e zio dei nostri predetti Oberto e fratelli, e in relazione alla dote della madre del mio defunto padre Otto e nonna dei nostri predetti Oberto e fratelli, e facciamo un compromesso generale con voi come arbitri, conciliatori e pacificatori scelti spontaneamente da noi con ampi poteri sui suddetti, concedendovi, ciascuno di noi, la libertà e l'autorità di giudicare su tali questioni, secondo il diritto o l'accordo, la composizione amichevole, una o più volte, in un giorno festivo o non festivo, con la promessa di osservare reciprocamente la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente, fino alla fine del mese di agosto prossimo venturo, rispettando l'ordine giuridico o non rispettandolo, mediante la presentazione di un ricorso o non, a condizione che siate tenuti a pronunciare e a sentenziare su tali questioni. In caso contrario, se qualcuno di noi viola quanto concordato, promettiamo di pagare una multa di cento lire genovine, una parte all'altra, come penale, e ci impegniamo a far rispettare e a mantenere in vigore la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente. Inoltre, come garanzia per l'osservanza di tutte le suddette clausole, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno reciproco, e giuriamo, toccando corporalmente le Sacre Scritture, di rispettare, osservare e non violare in alcun modo quanto concordato, avvalendoci del consiglio di Mauri de Mauris e di Conrado Mauri, nostri parenti e consiglieri in questo caso, riconoscendoci come adulti. Inoltre, io, il suddetto Oberto, prometto di fare in modo che il suddetto Giovanni abbia conferma e ratifica di tutto quanto sopra menzionato e di qualsiasi cosa gli arbitri sopra menzionati pronuncino riguardo alle questioni in oggetto e di non contravvenire in alcun modo a ciò, sotto la pena di cento lire. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Guillelmo Fornario, Guillelmo Rafa, Giovanni Fornario, Oberto Sagonese, Raimondo Audeberto e Guillelmo Curlo maggiore. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.72 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 giugno 1259, Ventimiglia.
Restagno Sardena protesta presso Guglielmo Malocetto, podestà, e Iacopo de Burgaro, capitano di Ventimiglia, per il furto di 7 marche d’argento subito da Enrico di Gavi presso La Turbie ad opera di uomini di Diano; richiede a nome del conte dì Provenza che detti uomini siano inviati a La Turbie per l’inchiesta e l’eventuale punizione. Il podestà e il capitano dichiarano che i medesimi non rientrano nella loro giurisdizione, si dicono pronti a fare l’inchiesta voluta da Restagno ed a ricevere garanzìa dai suddetti di Diano circa la loro comparsa in giudizio a Diano.

Ɑ Restagni Sardene.
Die xxvi iunii, ante vesperas. In presentia testium subscriptorum, Restagnus Sardena protestatus fuit coram domino Willelmo Malocetto, potestate Vintimilii, et domino Iacobo de Burgaro, capitaneo in eodem loco, quod Enrico de Gavio, ut assent, fuerunt ablate marche septem argenti aput Turbitam per aliquos homines de Diano; unde requirit predictus Restagnus, ex parte domini comitis Provincie, quod ipsos homines transmittant ad Turbitam, ut possit fieri de dicto furto inquisitio, et, facta inquisitone, ipsos punire, prout iuris ratio postulabit. Ad que responderunt dicti potestas et capitaneus quod parati sunt facere ei omnia quecumque iuris ratio postulabit, et protestantur dictos homines non esse de ipsorum iurisditione, nec etiam in litteris transmissis per dominum de Turbita continetur quod predicti homines ad Turbitam remitta(n)tur, nec eos petit, nec etiam de maleficio constat quare propterea remittendi sint, et parati sunt facere omnem inquìsitionem quam dictus Restagnus voluerit, etiam parati sunt recipere securitates a dictis hominibus peregrinis, qui dicunt se de Diano, quod comparebunt coram eorum iusticia de Diano et ibi facient ius, si requisiti fuerint de predictis. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu beredum quondam Guillelmi Sagonensis, presentibus testibus Ottone Iudice, Oberto Iudice et Raimundo Iudice. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 72
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Restagno Sardena.
Il giorno 26 giugno, prima dei vespri. In presenza dei testimoni sottoscritti, Restagno Sardena ha sollevato una protesta davanti al signor Guglielmo Malocetto, potestà di Ventimiglia, e al signor Iacopo de Burgaro, capitano nello stesso luogo, affermando che a Enrico di Gavi, come da lui testimoniato, sono state rubate sette marche d'argento a La Turbie da parte di alcuni uomini di Diano. Di conseguenza, il predetto Restagno chiede, a nome del signore conte di Provenza, che quegli uomini vengano trasferiti a La Turbie per poter condurre un'indagine sul furto e, una volta conclusa l'indagine, punirli secondo quanto richiesto dalla legge. In risposta, il potestà e il capitano hanno affermato di essere pronti a fare tutto ciò che richiede la legge e obiettato che quegli uomini non sono sotto la loro giurisdizione, né è incluso nelle lettere inviate dal signore di La Turbie che quegli uomini vengano inviati a La Turbie, né si chiede la loro cattura, né è provato che siano colpevoli di un crimine per cui debbano essere trasferiti, e sono pronti a effettuare qualsiasi indagine richiesta dal predetto Restagno, sono anche pronti a ricevere garanzie da parte di quegli uomini stranieri, che affermano di essere di Diano, affinché si presentino di fronte alla giustizia di Diano e facciano valere i loro diritti, se richiesto riguardo a quanto sopra menzionato. Fatto nella città di Ventimiglia, sotto il portico dei verdi alberi di Guglielmo Sagona, in presenza dei testimoni Ottone Giudice, Oberto Giudice e Raimondo Giudice. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.
Versata una somma di un soldo.

[N.d.A.] Questo atto fa pensare che Raimondo, Ottone e Oberto siano i tre primogeniti della terza generazione che parte dall'Oberto del 1180. Ovvero:

Primogeniti della 3ª generazione

Atto n.73 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice di Ventimiglia, nominano Guglielmo Enrico loro procuratore perché li difenda nella causa che Margherita, moglie di Ottone Giudice di Ventimiglia, intende muovere contro di loro in Genova.

Die xxvii iunii, ante nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis de Vintimilio, facimus, constituimus et ordinamus Guillelmum Enricum, absentem, nostrum certum nuncium et procuratorem ad agendum, defendendum pro nobis et nostro nomine in causam vel causas quam vel quas contra nos movet seu movere intendit Margarita, uxor Ottonis Iudicis de Vintimilio, in Ianua, si de iure ibidem ei debemus respondere, et ad alegandum privilegia et conventiones nostras et ad omnia in predictis et circa predicta facienda que fuerint oportuna et que merita causarum postulant et requirunt, promittentes quilibet nostrum ratum et firmum [hab]iturum, sub ypotbeca et obligatione bonorum nostrorum, quicquid per dictum procuratorem fuerit factum seu procuratum in predictis et circa predicta et occasione predictorum. Relevantes ipsum ab omni satisdatione, promittimus tibi notario subscripto, recipienti nomine cuius vel quorum interest vel intererit, iudicatum solvi de omni eo quod in dicta causa seu causis nomine nostro fuerit condemnatus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus domino Guillelmo Rubeo, iudice comunis eiusdem, Guillelmo Rafa et Guillelmo Maroso. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 73
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 27 giugno, prima della nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, facciamo, costituiamo e ordiniamo Guglielmo Enrico, assente, nostro fidato messaggero e procuratore per agire, difenderci per noi e in nostro nome nella causa o nelle cause che Margherita, moglie di Ottone Giudice di Ventimiglia, intende o intenderà fare contro di noi a Genova, se dobbiamo rispondere legalmente lì, e per sostenere i nostri privilegi e le nostre convenzioni e per fare tutto ciò che è necessario e richiesto dalle circostanze e dalle richieste delle cause, ciascuno di noi promettendo di ratificare e confermare saldamente, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, tutto ciò che sarà fatto o procurato dal suddetto procuratore nei suddetti casi e in relazione ai suddetti casi. Liberandolo da qualsiasi richiesta di risarcimento, promettiamo di pagare al notaio sottoscritto, in nome di chiunque possa essere interessato, il giudizio per qualsiasi condanna sia stabilita nel nostro nome nella suddetta causa o cause. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, presenti come testimoni il signor Guglielmo Rosso, giudice comune della stessa, Guglielmo Rafa e Guglielmo Maroso. Anno e indizione come sopra.

Atto n.75 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

1° luglio 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice di Ventimiglia del fu Raimondo Giudice nomina Guglielmo Calcia suo procuratore per la riscossione delle 80 lire di genovini che deve avere dal defunto Giraudo Travaca o sui beni del medesimo.

Ɑ Guillelmi Calcie.
Die prima iulii, post nonam. Ego Obertus Iudex de Vintimilio, fìlius quondam Raimundi Iudicis, fado, constituo et ordino te Guillelmum Caldani, presentem et recipientem, meum certum nundum et procuratorem ad petendum et recipiendum, in iudicio et extra, illas libras octuaginta denariorum ianuinorum, quas recipere debeo a Giraudo quondam Travacha sive in bonis ipsius, de quibus dico esse instrumentum factum manu Luce Caudelupi, et ad paciscendum de ipsis, et omnia demum facienda que tibi videbuntur melius expedire et que egomet melius possem, si essem presens, promittens quicquid feceris in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habiturum, sub ypotbeca et obligatione omnium bonorum meorum, relevans te inde ab omni satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Rubaldo Raimundo, Vultabino de Vintimilio, Iohanne Bastono et Vatacio de Rapallo. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 75
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Calce.
Primo luglio, dopo la nona. Io Oberto Giudice di Ventimiglia, figlio del defunto Raimondo Giudice, dichiaro, istituisco e nomino te Guglielmo Caldani, presente e ricevente, mio fidato negoziatore e procuratore per chiedere e ricevere, in giudizio e fuori, quelle ottanta lire di denari genovesi che devo ricevere da Giraudo fu Travacha o dai suoi beni, di cui dico che esiste un atto redatto dalla mano di Luca Caudelupi, e per contrattare in merito e infine fare tutto ciò che ti sembrerà più opportuno e che io stesso potrei fare se fossi presente, promettendo che qualsiasi cosa tu faccia in merito a quanto sopra e in relazione ad esso e in occasione di esso, sarà considerato valido e confermato, sotto pegno e obbligo di tutti i miei beni, liberandoti da qualsiasi risarcimento. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Rubaldo Raimondo, Vultabino di Ventimiglia, Giovanni Bastono e Vatacio di Rapallo. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.79 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 luglio 1259, Ventimiglia.
I coniugi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra vendono a Marino Giudice una casa, situata nella città di Ventimiglia, in Curritorio, il prezzo di 14 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Mari]ni, [Iudici]s.
Die viiii iulii, inter nonam et vesperas. Nos Iohannes Bellinus et Raimunda Navarra, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo fore conveniendo et omni alii iuri, vendimus, cedimus et tradimus tibi Marino Iudici domum unam, positam in civitate Vintimilii, in Curritorio, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere domus [R]aimundi Iudicis et ab alio domus Iohannis Passarmi, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero [qui]cquid volueris faciendum, sine omni nostra omniumque pro nobis contraditione, iure proprietario et titulo [em]ptionis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum superpositis, interpositis atque suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum quatuordecim denariorum ianuinorum, quas a te habuisse et recepisse confitemur et de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et precii non soluti, doli mali et conditioni sine causa. Quod, si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos1 donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi corporaliter confitemur tradidisse, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem, sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis promittimus. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valuerit tibi dare et restituere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, abrenuntiantes in predictis beneficio nove constitutionis de duobus reis2, epistule divi Adriani et omni iuri. Et maxime ego dicta Raimunda abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano3, legi iulie de fondo dotali et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substanciam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur quod pecunia illa sit versa in utilitate ipsius mulieris ”, faciens hec omnia in presentia, consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ardiçoni Iudicis et Ottonis Mauri, quos in hoc casu meo(s) propinquos et vicinos appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo Manfredi de Langasco, presentibus testibus rogatis Raimundo Nata et Oberto Gaia de Burdigueta. Anno et indictìone ut supra.

Millesimo eodem, die nona decembris, cassata est de voluntate partium, presentibus testibus Oberto Iudice, Iacobo Laurencio et Oberto Intraversato.

Atto n. 79
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 La donazione inter vivos è una donazione fatta da una persona vivente ad un'altra persona vivente. È quindi una donazione tra “vivi”, che si contrappone alla donazione mortis causa, ovvero la donazione fatta in previsione della morte del donatore. Nella donazione inter vivos, il donatore trasferisce il possesso di un bene o di una somma di denaro al donatario senza attendere la propria morte. Si tratta di una forma di trasferimento di proprietà che non prevede il passaggio del bene o del denaro attraverso l'eredità, ma avviene immediatamente.
2Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

3 Il Senatus Consultum Velleianum era una legge romana emessa dal Senato Romano durante il regno dell'imperatore Augusto, intorno al 9 d.C. Questa legge stabiliva che le donne non potessero stipulare contratti di fideiussione, vale a dire che non potessero garantire il debito di un'altra persona. Questa legge fu poi abolita dall'imperatore Giustiniano I nel VI secolo d.C., quando venne emanato il Corpus Iuris Civilis, che riformò l'intero sistema giuridico romano.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Marino dei Giudici.
Il 9 luglio, tra la nona e il vespro, noi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra, marito e moglie, ciascuno per intero, rinunciando al diritto di proprietà e ad ogni altro diritto di cui ci si potrebbe avvalere, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Marino Giudici una casa situata nella città di Ventimiglia, nel Curritorio, adiacente da un lato alla casa di Raimondo Giudici e dall'altro alla casa di Giovanni Passarmi, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vorrai senza alcuna opposizione da parte nostra o di chiunque per nostro conto, con il diritto di proprietà e il titolo di acquisto, insieme a tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, vantaggi e benefici e ogni altra cosa ad essa pertinente, senza che noi conserviamo alcun diritto, al prezzo di 14 lire genovesi che riconosciamo di aver ricevuto da te e di cui ci dichiariamo pienamente soddisfatti e liberi da ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando al diritto di eccezione per mancata consegna della somma pattuita, a eventuali accordi fraudolenti e a condizioni senza alcun fondamento. Se la suddetta casa vale più del prezzo pattuito, conoscendo il suo vero valore, doniamo la differenza a te con pura donazione inter vivos e rinunciamo a ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando anche alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. ║ Inoltre, ti riconosciamo la piena proprietà e consegna fisica della suddetta casa, e ci obblighiamo a possederla e utilizzarla in regime di comodato, promettendo di non promuovere alcuna disputa, azione legale o controversia in merito alla casa, ma anzi di difenderla e garantirla legittimamente a te, ai tuoi eredi e a chiunque tu avessi deciso di trasferirla, assumendoci anche le spese necessarie per farlo. Nel caso in cui non dovessimo rispettare gli accordi pattuiti, ci impegniamo a rimborsarti la pena pari al doppio del valore della casa al momento della sua vendita. Inoltre, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come garanzia per l'osservanza di questi accordi, rinunciando a qualsiasi beneficio derivante da nuove leggi o norme giuridiche. In particolare, io Raimonda rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum, alla legge di Giulio sul fondo dotale e alla legge che afferma: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Tutto ciò viene fatto alla presenza, col consenso e la volontà del mio detto marito e del consiglio di Ardizzone Giudice e Ottone Maura, che in questo caso chiamo vicini e parenti. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa di Manfredi de Langasco, con i testimoni richiesti Raimondo Nata e Oberto Gaia di Burdigueta. Nell'anno e nella data sopracitata.
Nello stesso anno, il nove di dicembre, (N.d.T.: questo atto) viene revocato su richiesta delle parti, con i testimoni presenti Oberto Giudice, Giacomo Laurencio e Oberto Intraversato.

Atto n.86 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 agosto 1259, Ventimiglia.
Ermelina, vedova di Girando Travaca, nomina Oberto Giudice e Guglielmo Calcia suoi procuratori per la riscossione, a suo nome, dai beni del defunto marito, della somma di 267 lire di genovini, facente parte della sua dote.

Die v augusti, post nonam. Ego Ermelina, uxor quondam Giraudi Travache, fado, constituo et ordino te Obertum Iudicem et Guillelmum Caldani, presentes et recipientes, meos certos nuncios et procurators, quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior conditio occupantis, ad petendum et recipiendum, pro me et meo nomine, in bonis et de bonis que fuerunt dicti quondam Giraudi, viri mei, pro dotibus meis, libras ducentas sexaginta septem denariorum ianuinorum, de quibus constat per instrumentum publicum inde factum manu Terii notarii, currente millesimo ccl, indictione vii, die xxi aprilis, promittens quicquid inde feceritis seu aliquis vestrum fecerit in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habiturum, sub ypotbeca et obligatione bonorum meorum, faciens bec omnia consilio Ottonis Bruginatoris et Iacobi Vallorie, quos in hoc casu meos consiliatores eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus Iohanne Bastono et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 86
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 5 agosto, dopo la nona. Io, Ermelina, ex moglie di Giraud Travache, dichiaro, costituisco e ordino te, Oberto Giudice, e Guglielmo Caldani, presenti e accettanti, come miei fidati messaggeri e procuratori, ciascuno di loro solidalmente, in modo che non vi sia un vantaggio migliore per l'occupante, di richiedere e ricevere, per me e a mio nome, i miei legittimi beni e dagli averi che appartenevano al suddetto Giraud, mio marito, come mia dote, duecentosessantasette lire di denari genovesi, come consta da un atto pubblico fatto dalla mano del notaio Terio, nel corso dell'anno 1250, nell'indizione VII, il 21 aprile, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che farete in merito a quanto sopra menzionato e in relazione ai predetti affari, sotto pegno e obbligo dei miei beni, agendo con il consiglio di Ottone Bruginatore e Giacomo Vallorie, che in questa circostanza scelgo e chiamo come miei consulenti. Fatto nella città di Ventimiglia, nella casa in cui risiede il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni Giovanni Bastono e dei predetti consulenti. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.112 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice vende a Lanfranco Bulbonino de Turca una pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata ad Sanctum Vincencium, per il prezzo di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die ii novembris, post vesperas. Ego Guillelmus Iudex vendo, cedo et trado tibi Lanfranco Bulbonino de Turca peciam unam terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra domini episcopi et ab [alio] latere terra Ardiçonis Iudicis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, omnibus demum pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito predo librarum sexdecim et soldorum sexdecim ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie, precii non soluti et doli et conditioni sine causa. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, id quod ultra est tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi tibi predicte terre confiteor tradidisse, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem, set potius ipsam tibi et heredibus tuis per me meosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare et disbrigare meis expensis promitto, remissa tibi necessitate denunciandi. Quod si non fecero vel contrafecero seu ut supra dictum est per singula non observavero, penam dupli de eo quod dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare et solvere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in domo qua habitat Manfredus de Crusferrea, in civitate Vintimilii, presentibus testibus Rainaldino Bulferio filio quondam Raimundi, Guiranno Tenda et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

mcclx, indictione tercia, die xxi decembris, cassum voluntate parcium, presentibus Oberto Iudice et Willelmo Barbaxora.

Atto n. 112
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 2 novembre, dopo i vespri. Io, il Guglielmo Giudice, vendo, cedo e consegno a te Lanfranco Bulbonino di Turca un pezzo di terra, composto di fichi e vite, situato presso San Vincenzo, coperto da una strada sia superiormente che inferiormente, da un lato la terra del signore vescovo e dall'altro la terra di Ardizzone Giudice, per avere, possedere e tenere con ogni diritto di proprietà e titolo di acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, benefici e diretti, e tutte le sue pertinenze, senza alcuna riserva da parte mia, al prezzo di sedici lire e sedici soldi genovesi, di cui mi dichiaro ben liberato e pagato, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato, prezzo non pagato, frode e condizione senza causa. Se la suddetta terra vale più del suddetto prezzo, ciò che è in eccesso ti dono liberamente e senza alcuna condizione come donazione inter vivos, e ne faccio fine e rinuncia e accordo di non richiesta, rinunciando alla legge del doppio e oltre per la frode. Inoltre, ti confermo di aver dato il possesso e il dominio o simili della suddetta terra e di stabilire che la tengo io stesso in nome tuo e in possesso precario finché la possiederò o finché ne avrai preso il possesso fisico, promettendoti di non sollevare alcuna disputa, azione o controversia sulla suddetta terra in futuro, ma piuttosto di difenderla e liberarla legalmente a te e ai tuoi eredi a spese mie e dei miei eredi, rinunciando alla necessità di notifica. Se non rispetterò o violerò quanto sopra, prometto di pagare una sanzione pari al doppio del valore attuale o temporaneo della suddetta terra a te stipulante, mantenendo fermo l'accordo. Come garanzia per la sanzione e quanto sopra, impegniamo tutti i miei beni presenti e futuri. Fatto nella casa dove abita Manfredo di Crusferrea, nella città di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, Guiranno Tenda e Ardizzone Giudice. Anno e indizione come sopra.
Il 21 dicembre, anno 1260, terza indizione, a seguito della volontà delle parti, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice e Guglielmo Barbassora.

Atto n.120 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 novembre 1259, Ventimiglia.
Vivaldo Murro dichiara di aver ricevuto in mutuo da Aldina, moglie di Iacopo de Volta, la somma di 17 lire di genovini, che s’impegna a restituire entro quattro mesi.

Die eodem et hora. Ego Vivaldus Murrus confiteor me babuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Aldin[a, uxore] Iacobi de Volta, libras decem et septem denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate seu recepte [pecunie], quas libras decem et septem vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per me vel meum [missum] usque ad menses quatuor proxime venturos dare et solvere promitto. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare et restituere promitto, rato ma[nente] pacto, te eredita de expensis et dampnis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia probatione. Pro pena et predictis attendendis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, Actum in castro [Collis Vintimilii], presentibus testibus rogatis Iacobo de Recho, Oberto Iudice et Ingeto Burono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 120
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.121 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 novembre 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice dichiara di aver ricevuto in mutuo da Vivaldo Murro la somma di 19 lire di genovini, che s'impegna a restituire entro quattro mesi.

Ɑ Vivaldi Murri.
Die vii novembris, post nonam. Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, confiteor me habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Vivaldo Murro libras decem et novem denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate pecunie, doli mali et conditione sine causa, quas libras decem et novem vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per me vel meum missum usque ad menses quatuor proxime venturos dare et solvere promitto. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare et restituere spondeo, rato manente pacto, te credito de expensis et dampnis tuo solo verbo, sine .testibus, iuramento et aliqua demum probatione. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in castro Collis Vintimilii, presentibus testibus Ingeto Burono, Iacobo de Volta et Iacobo de Recho. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 121
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Vivaldi Murri.
Il settimo giorno di novembre, dopo la nona. Io Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, ammetto di aver ricevuto da te, Vivaldo Murro, a mutuo, gratuitamente e per amore, diciannove lire di denari genovesi. Rinuncio alle eccezioni di denaro non pagato, frode e condizioni senza motivo. Prometto di dare e di pagare a te o a un tuo fidato rappresentante da te designato, le stesse diciannove lire di Genova entro i prossimi quattro mesi, o di inviarle per mezzo mio o di un mio rappresentante. In caso contrario, mi impegno a pagare una multa del doppio insieme a tutti i danni e le spese che ne derivano, senza bisogno di testimoni, giuramenti o altre prove, accettando le spese e i danni come da te dichiarati. In caso di mancato pagamento, tutte le mie proprietà attuali e future sono impegnate come garanzia per te. Redatto nel castello di Colle Ventimiglia, con la presenza dei testimoni Ingetto Burone, Giacomo de Volta e Giacomo de Recho. Anno e indizione come sopra.

Atto n.125 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 novembre 1259, Ventimiglia.
I coniugi Nicola Barla ed Aidela vendono a Lanfranco Burbonino de Turca alcune terre, situate nel territorio di Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, per il prezzo complessivo di 100 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Lanfranchi Bulbonini.
Die vi novembris, ante terciam. Nos Nicolaus Barla et Aidela iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Lanfranco Burbonino de Turca terras subscriptas, positas in territorio Vintimilii: in primis peciam unam terre, arborate ficuum et vitium et aliarum arborum, positam ad Sanctum Petrum, cui coberet superius terra Matilde de Rego, inferius et ab uno latere via et ab alio latere terra Iacobi Moirani; item aliam peciam, in eodem loco, cui coberet superius via, inferius terra Ricbelende, uxoris Gentilis, ab uno latere terra Guillelmi Iudicis et ab alio latere fossatus; item omnes alias terras, domesticas vel salvaticas, quas visi sumus habere in eadem contrata, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omnibus suis iuribus, rationibus et actionibus realibus et personalibus, utilibus et directis, que et quas in dictis terris habemus vel habere possemus et nobis competunt seu competere possent, finito predo librarum centum denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si diete terre ultra dictum precium valent, scientes ipsarum veram extimationem, id quod ultra valent tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem tibi [facimus] et refutacionem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insup[er] et dominium vel quasi dictarum terrarum tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsas tuo nomine tene[re et] precario possidere dum possidebimus vel ipsarum possessionem sumpseris corporalem, promittentes de pre[dictis] terris nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set pot[ius] ipsas tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris ab omni persona legittime defen[dere], auctoriçare et disbrigare nostris expensis promittimus, remissa tibi necessitate denunciandi. Quod si non [feceri]mus vel ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto diete terre nunc valent vel [pro tempore] valuerint tibi stipulanti dare et restituere spondemus, ratis manentibus omnibus et singulis suprad[ictis]. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum in solidum tibi teneatur, abrenuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo conveniendo, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi omnique alii iuri. Et specialiter ego dicta Aidela abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mu[li]er in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obl[i]gatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur dictam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, farìens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti Nicolai, viri mei, et consilio Rainaldini, filii quondam Raimundi Bulferii, et Oberti Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos consiliatores eligo et appello; iurando insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est in omnibus et per omnia attendere, compiere, observare et non contravenire. Actum in civitate Vintimilii, in domo Vivaldi Murri, presentibus testibus rogatis Guillelmo Calcia, Ottone iudice de Diano et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 125
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.126 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 novembre 1259, Ventimiglia.
Lanfranco Burbonino de Turcha concede in locazione per quattro anni ai coniugi Nicola Barla ed Aidela le terre, situate nel territorio di Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, da essi vendutegli (di cui all'atto n. 125) , dietro corresponsione di un canone annuo di 18 lire di genovini, da pagarsi il giorno della festa di San Martino, con eccezione della prossima.

Ɑ Lanfranci Bulbonini et Nicolai Barle.
Die eodem, bora, loco et presentibus. Ego Lanfrancus Burboninus de Turcha do, cedo et trado vobis Nicolao Barle et Aidele iugalibus pecias duas terrarum, cum omnibus terris domesticis et silvestris, iacentibus in territorio Vintimilii, ad Sanctum Petrum, quas mihi hodie vendidistis, ut continetur in instrumento inde facto manu Iohannis de Mandolexio notarii, ad habendum, tenendum, possidendum, usufructandum, meliorandum, bonificandum et non deteriorandum usque ad. annos quatuor proxime venturos et completos, reddentibus mihi vel meo certo misso, pro pensione ipsarum, quolibet anno, libras decem et octo denariorum ianuinorum in festo sancii Martini, excepto in festo proxime venturo, promittens dictas terras usque ad dictum terminum vobis dimittere et non auferre nec pensionem accrescere, vobis pro pensione ipsarum reddentibus mihi ut supra. Versa vice nos dicti Nicolaus et Aidela iugales promittimus et convenimus tibi iam dicto Lanfranco dictas terras ad dictum terminum tenere, bonificare, meliorare et non deteriorare et reddere tibi omni anno, in festo sancti Martini, excepto in presenti festo, pro pensione ipsarum, libras decem et octo denariorum ianuinorum. Et sic ut supra dictum est in omnibus et per singula nos ambe partes ad invicem unus alteri stipulanti promittimus attendere, compiere, observare et in aliquo non contravenire. Alioquin, si per aliquem nostrum in aliquo de predictis foret contrafactum et per singula ut supra dictum est non foret observatum, penam dupli de quanto et quotiens foret contrafactum una pars alteri inter nos ad invicem dare et solvere promittimus, ratis manentibus omnibus et singulis supradictis. Pro pena et supradictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda una pars alteri ad invicem pigneri obligamus, ita quod uterque nostrum iugalium tibi dicto Lanfranco de omnibus et singulis supradictis in solidum teneamur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo conveniendo, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi et omni iuri. Et maxime ego dicta Aidela abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano; legi iulie de fondo dotali et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi pecunia illa sit versa in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens omnia et singula supradicta consilio et consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Rainaldini, fìlii quondam Raimundi Bulferii, et Oberti Iudicis, vicinorum meorum, quos meos consiliatores in hoc casu eligo et appello. Anno et indicione ut supra. De predictis ambe partes duo instrumenta eiusdem tenoris fieri voluerunt.
[Factum] est pro [dicto] Lanfranco.

Atto n. 126
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.127 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 novembre 1259, Ventimiglia.
Lanfranco Burbonino de Turca, secondo quanto già stabilito, promette di restituire ai coniugi Nicola Boria ed Aidela le terre da essi vendutegli, di cui all'atto n. 125, se essi, entro quattro anni, gli verseranno la somma di 100 lire di genovini, prezzo delle terre stesse.

Ɑ Nicolai Barle et eius uxoris.
Die vi novembris, ante terciam. Ego Lanfrancus Burboni[nu]s de Turca, ex pacto habito inter me [et] vos Nicolaum Barlam et Aidelam iugales, volens terras quas mihi hodie vendidistis manere inemptas, promitto et convenio vobis ipsas reddere et restituere, si michi vel meo certo misso per vos vel vestrum missum solveritis, pro precio ipsarurn, usque ad annos quatuor proxime venturos, libras centum denariorum ianuinorum, et cartam venditionis ipsarum terrarum, scriptam manu Iohannis de Mandolexio notarli, restituere vobis cassam et incisam. Quod si non fecero vel ut supra per singula non observavero, penam dupli valimenti dictarum terrarum vobis stipulantibus dare et solvere spondeo, rato manente contractu. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona mea habita et habenda vobis pigneri obligo. Actom in civitate Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Calcia, Ottone iudice de Diano, Rainaldino filio quondam Raimundi Bulferii et Oberto Iudice. Anno et indictione ut supra. In domo Vivaldi Murri.
S. s. i.

Atto n. 127
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.139 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 novembre 1259, Ventimiglia.
Oberto Gaia di Bordighera vende a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo una pezza di terra, in parte coltivata ed in parte incólta, situata nel territorio di Ventimiglia, in Vallebona, per il prezzo di 5 lire e 10 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
Die xxvi novembris, inter terciam et nonam. Ego Obertus Gaia de Burdigueta vendo, cedo et trado tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, peciam unam terre site in territorio Vintimilii, in Valle Bona, partim aggregate et partim vacue, cui coheret superius terra Oberti Iudicis et fratrum suorum, inferius fossatus, ab uno latere terra Conradi Speroni et ab alio latere terra Rainaldeti Bulferii et Oberti predicti atque fratrum suorum, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in me retento, finito precio librarum quinque et soldorum decem ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie, precii non sol[uti], doli mali, in factum et conditioni sine causa. Quod si ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi f[acio] et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessione[m] insuper et dominium predicte terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine te[nere] et precario possidere dum possidebo et ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens [tibi] de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitio[nem fa]ceret, set potius ipsam tibi et cui dederis vel habere statueris per me meosque herede[s ab] omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare meis expensis, remissa tibi [nece]ssitate denunciandi. Quod si non fecero et ut supra per singula non observavero, [penam] dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare et reficere spon[deo], rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Insuper ego Obertus Iudex de omnibus et singulis supradictis pro dicto Oberto Gaia versus predictum Rainaldum pro dicta terra defendenda et expediendo me cons[ti]tuo principalem, renuntians iuri de principali et omni iuri. Et pro his observandis universa bona mea habita et habenda tibi dicto Rainaldo pigneri obligo. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Iacobo spedarlo, Petro Baaluco de Burdigueta et Enrico Guercio. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 139
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.151 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 dicembre 1259, Ventimiglia.
Verdilia, vedova ed erede di Bressano di Ventimiglia, nomina Guglielmo Morocio suo procuratore per la riscossione dei crediti del marito, in particolar modo per la riscossione delle 7 lire dovute dal comune di Genova per il servizio prestato da suo marito presso il castello di Cagliari.

Die xvi decembris, ante vesperas. Ego Verdilia, uxor et heres quondam Brexani de Vintimilio, facio, constituo et ordino, presentem, meum certum nuncium et procuratorem Guillelmum Morocium ad petendum et recipiendum omnia et singula debita que recipere debebat dictus quondam vir meus, et maxime ad petendum et recipiendum a comuni Ianue libras septem vel quot erunt sive sunt quas dictus quondam vir meus perservivit et recipere debebat in dicto comuni pro servicio Calari vel alia quacumque occasione, et ad omnia in predictis et circa predicta facienda que fuerint oportuna et que egomet facere possem, si essem presens, promittens me ratum et firmum habituram quicquid per dictum procuratorem fuerit factum in predictis et circa predicta et occasione predictorum, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum, faciens hec omnia consilio Oberti Iudicis et Conradi Speroni, quos in hoc casu meos consiliatores et pròpinquos eligo et appello, renuntians omni iuri quo contra predicta me tu(e)ri possem. Actum in capitolo Vintimilii, presentibus testibus Aldebrando executore et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 151
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.152 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

3 gennaio 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice dichiara di aver ricevuto in mutuo da Iacopo ferrario di Pigna la somma di 11 lire e 13 soldi di genovini, che s'impegna a restituire entro la metà della prossima quaresima.

Ɑ Iacobi ferrarii de Pigna.
Die tercia ianuarii, ante vesperas. Ego Obertus Iudex confìteor me habuisse et recepisse a te Iacobo ferrario de Pigna mutuo, gratis et amore libras undecim et soldos tresdecim denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie, quas libras undecim et soldos tresdecim vel totidem pro eis tibi vel tuo certo misso per me vel meum missum usque ad mediam quadragesimam proximam dare et solvere promitto. Alioquin penam dupli [de] quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis tibi stipulanti dare et restituere promitto, rato manente pacto, te credito de expensis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, ante domum Raimundi Bonisegnoris notarii, presentibus testibus Guillelmo baraterio, Aldebrando executore et Ottolino de Celiana. Anno et indictione ut supra.
S. S. i.

Atto n. 152
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.153 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 gennaio 1260, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, vendono a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo una pezza di terra, in parte coltivata a fichi e in parte lasciata a prato, situata nel territorio di Ventimiglia, in Vallebona, per il prezzo di 23 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ R[ainaldi] Bulferii.
Die vi ianuarii, post vesperas. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et fìlii quondam Raimundi Iudicis, quilibet nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, peciam unam terre, partim arborate ficuum et partim gerbe, que iacet in territorio Vintimilii, in Valle Bona, cui coheret superius terra dicti emptoris et heredum Raimundi Fliconis, inferius terra dicti emptoris et terra beredum Iacobi Bulferii, ab uno latere terra dicti emptoris et heredum dicti Iacobi et ab alio Iatere terra dicti emptoris et terra monasterii Sancti Ampelii et heredum Ottonis Speroni, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris faciendum iure proprietario et titillo emptionis, sine ornni nostra, heredum nostrorum omniumque personarum pro nobis contraditione, cum omni suo iure, ratione, actione [reali et] personali, utili et directo omnibusque demum superpositis et pertinenrìis suis, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum viginti trium denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos voca[mus], renuntiantes exceptioni non numerate pecunie, precii non soluti, doli et conditioni sine causa et omni exc[eptioni]. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, id quod ultra est, seientes ipsius veram extim[ationem], tibi titulo donationis inter vivos donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de [non] petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi de dicta [terra] tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere [dum] possidebimus et ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta terra nullam deince[ps] movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsam tibi et h[eredibus] tuis per nos nostrosque beredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis promittimus. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observ[a]verimus, penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulantibus dare et restituere promittimus, rata semper manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum in solidum de omnibus et singulis supradictis tibi teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo conveniendo, epistule divi Adriani, benefìcio nove constitutionis de duobus reis debendi et omni iuri, alter pro altero ad invicem de omnibus supradictis nos constituentes, iurantes insuper nos dicti Iohannes et Marinetus omnia et singula supradicta, ut supra dictum est, attendere, compiere et observare et in aliquo non contravenire, et confitemur esse maiores annorum viginti, facientes omnia et singula supradicta consilio Guillelmi Enrici et Rainaldini Bulferii, filii quondam Raimundi, vicinorum et propinquorum nostrorum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis et rogatis Fulcone Samore et dictis consiliatoribus. Anno dominice Nativitatis et indictione ut supra.

Atto n. 153
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio.
Il giorno 6 gennaio, dopo il vespro. Noi, Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, una porzione di terra, parte boschiva di fichi e parte coltivata, situata nel territorio di Ventimiglia, nella Valle Bona, confinante sopra con la terra del predetto acquirente e degli eredi di Raimondo Flicone, sotto con la terra del predetto acquirente e la terra degli eredi di Giacomo Bulferio, da un lato con la terra del predetto acquirente e degli eredi del suddetto Giacomo e dall'altro lato con la terra del monastero di Sant'Ampelio e degli eredi di Ottone Speroni, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vorrai in pieno diritto di proprietà e in virtù dell'atto di acquisto, senza alcuna obiezione da parte nostra, dei nostri eredi e di tutte le nostre persone, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utilità e diritti associati, senza trattenere nulla di tutto ciò in noi, al prezzo convenuto di ventitré lire genovesi, di cui dichiariamo di esserne liberamente e completamente soddisfatti, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato, prezzo non pagato, inganno e condizione senza causa e a ogni altra eccezione. Se la suddetta terra vale più del prezzo stabilito, tutto ciò che va oltre, essendo consapevoli del suo vero valore, te lo doniamo con atto di donazione tra vivi e poniamo fine ad ogni pretesa e accordo di non richiesta, rinunciando alla legge sul doppio inganno e oltre. Inoltre, confessiamo di averti consegnato il possesso e il dominio o quasi di detta terra, dichiarando di tenerla e possederla in nome tuo in precario finché la possederemo e di averne preso possesso fisico, promettendo che non solleveremo alcuna lite, azione o controversia né faremo richieste riguardo alla suddetta terra, ma piuttosto ti difenderemo, garantiremo e svincoleremo legalmente, a nostre spese, da ogni persona, noi e i nostri eredi. Se non adempieremo a ciò e se non osserveremo scrupolosamente quanto sopra in ogni dettaglio, promettiamo, concordando con te, di darti e restituirti una sanzione pari al ║ doppio del valore attuale o del valore futuro migliorato della suddetta terra, restando sempre valida la vendita. Come garanzia per la sanzione e tutto quanto sopra, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri a te in pegno, e ciascuno di noi in solido è obbligato nei tuoi confronti per quanto sopra menzionato, rinunciando al principio della solidarietà, al diritto di adire il principale in primo luogo, all'epistola del divino Adriano, al beneficio della nuova costituzione sui debiti a due parti e a ogni diritto, costituendoci l'uno per l'altro reciprocamente riguardo a tutto quanto sopra menzionato. Inoltre, giuriamo che noi, Giovanni e Marineto, rispetteremo, eseguiremo e osserveremo tutto quanto sopra menzionato, come precedentemente dichiarato, e in nessun modo ci opporremo ad esso. Confessiamo di essere maggiorenni di vent'anni e di svolgere tutte e singole le sopracitate azioni con il consiglio di Guglielmo Enrico e Rinaldino Bulferio, figli del defunto Raimondo, nostri vicini e parenti. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati e richiesti, Fulcone Samore e dei suddetti consulenti. Nell'anno della Natività del Signore e nella suddetta indizione.

Atto n.156 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 dicembre 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice diffida Ottone Giudice dal procedere, a nome della moglie Margherita, alla stima delle terre del fu Oberto Giudice. Ottone risponde che dette terre erano di proprietà di detto Oberto Giudice, che gli eredi del medesimo ne furono in possesso e che egli ricevette l'ordine di procedere alla stima da parte del capitano del popolo in Genova.

Die xxviiii decembris, circa vesperas. In presentia testium subscriptorum, Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, dixit et prot[estatus] fuit Ottoni Iudici quod ipse, nomine uxoris sue Margarite, non debeat se extimare in [...] terrarum venditanim, que fuerunt quondam Oberti Iudicis, sicut pronunciatum est per arbi[t]ros Guillelmum [...] Ottonem Bonebellam et dominum Iacobum de Burgaro cum eis. Qui Otto [I]udex pr dixit et respondit quod dicte terre, in qui[bu]s erat extimatus nomine dicte Margarite, sunt et fuerunt quondam dicti Oberti Iudicis et ipsas heredes ipsius tenuerunt et possiderunt, et quod in ipsis se dicto nomine extimaret habuit in mandatis a domino capitaneo populi in Ianua. Actum ante vineam Pinete que fuit Raimundi quondam Iudicis, presentibus testibus Guillelmo Francisco, Fulcone Gançerra et Pascale Clerico. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 156
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 29 dicembre, verso il vespro. In presenza dei testimoni sottoscritti, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, ha detto e contestato a Otto Giudice che egli, a nome della moglie Margarita, non doveva rappresentare …[omissis]… alla vendita di terre che un tempo appartenevano al defunto Oberto Giudice, come stabilito dagli arbitri Guglielmo …[omissis]… Otto Bonabella e il signore Iacopo de Burgaro con loro. Otto Giudice ha risposto che le terre in questione, per le quali era stato coinvolto a nome della suddetta Margarita, appartenevano ed erano appartenute al defunto Oberto Giudice e i suoi eredi le avevano tenute e possedute, e che egli era stato incaricato di rappresentare tale nome dal signore capitano del popolo a Genova. Redatto davanti alla vigna di Pineta che apparteneva al defunto Raimondo Giudice, in presenza dei testimoni Guglielmo Francisco, Fulco Ganzerra e Pascale Clerico. Anno e indizione come sopra.

Atto n.176 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 gennaio 1260, Ventimiglia.
Giovanni de Volta, che agisce a nome di Elia, vedova di Raimondo Sasso, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice la questione fra loro vertente per la somma di 40 lire di genovini rectamata da Elia.

[Die xx]cii ianuarii, post nonam. [Ego] Iohannes de Volta, ex una parte, et Raimundus Iudex, tutor Guillelmini, filii quondam Raimundi Sagonensis, [tutor] ipsius minoris, ex altera, compromittimus et generale compromissum facimus in te Obertum Iudicem, filium Rai[mundi] quondam Iudicis, tamquam in arbitrum, arbitratorem et amicabilem compositorem, a nobis sponte electum [stipulantem et] recipientem super causa seu lite quam ego dictus Iohannes movere spero tibi dicto Raimundo, nomine predicti [mi]noris, que talis est: “ Agii Iohannes de Volta, iure sibi cesso ab Helia, uxore quondam Raimundi Saxi, contra [Guill]elminum Sagonensem, heredem pro tercia quondam Willelmi Sagonensis, proavi sui, auctoritate Raimundi Iudicis, tutoris dicti Gui[llel]mini, et contra dictum Raimundum, nomine ipsius Guillelmini, et petit ab eo, dicto nomine, libras quadraginta [ianuinorum] pro dotibus diete Helie, que restant eidem Helie habende et solvende pro parte ipsi Guillelmino contingenti, ex libris tres[centis] ianuinorum dotium suarum. Hoc ideo quia dictus quondam Rainiundus Saxus et Guillelmus Sagonensis quondam confessi fuerunt [habuisse] et recepisse, et in veritate habuerunt et receperunt, a Manuele quondam comite pro dotibus Helie, filie sue [et uxoris tunc future] dicti Raimundi Saxi quondam, libras trescentas denariorum ianuinorum, quam dotem dicti Raimundus et Willelmus [promis]erunt quisque [ip]sorum in solidum, per se suosque heredes reddere et restituere, adveniente conditione diete dotis resti[tuen]de, Quar[e], cum inter dictos iugales matrimonium sit solutum, morte dicti quondam Raimundi, iam sunt anni decem et plus, et conditio [d]icte dotis restituende advene[rit], et dictus Guillelminus sit beres pro tercia quondam dicti Guillelmi Sagonensis, proavi sui, et diete libre quadragin[ta] restent habende et solvende diete Helie pro parte ipsi Guillelmino contingenti, quas reddere et restituere iniuste contradicit, et dictus Iohannes habet iura cessa a dicta Helia, socru [su]a, ideo dictus [Iohann]es agit et petit ut supra et omni iure quo melius potest, salvo iure adde[n]di et minue[ndi] et alterius peticionis faciende ”, dantes tibi liberam et generalem potestatem et bailiam super predicti[s] dicendi, statuendi, ordinandi et pronunciandi de iure vel amicabiliter, dato vel non dato pignore bandi, partibus presentibus vel absentibus, die feriato vel non feriato, stando vel sedendo, servato iuris ordine vel non servato, ita quod usque ad secundam diem dominicam proxime venientem per totam diem super predictis debeas quicquid volueris pronunciasse et statuisse, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis pronunciaveris sive statueris, sub pena librarum viginti quinque ianuinorum; qua commissa vel etiam exacta, que super predictis statueris nichilominus in suo robore perseverent. Pro predictis attendendis et observandis universa bona mei dicti Iohannis et bona dicti Guillelmini habita et habenda una pars alteri ad invicem inter nos pigneri obligamus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus domino Guilìelmino Rubeo, iudice dicti comunis, Aldebrando executore et Guidone Priore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 176
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il ventidue gennaio, dopo la nona. Io, Giovanni de Volta, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino, figlio del defunto Raimondo di Saone, suo tutelato, dall'altra parte, ci impegniamo e stipuliamo un compromesso generale con te, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, come arbitro, giudice e pacificatore amichevole, da noi scelto volontariamente, come parte che stipula e riceve, riguardo alla causa o lite che io, il suddetto Giovanni, spero di sollevare contro di te, detto Raimondo, in nome del suddetto minore, la quale è la seguente: “Io, Giovanni de Volta, in base al diritto che mi è stato ceduto da Elia, la defunta moglie di Raimondo di Saone, agisco contro Guglielmino di Saone, erede per la terza parte del defunto Guglielmino di Saone, suo bisnonno, con l'autorità di Raimondo Giudice, tutore del suddetto Guglielmino, e contro il suddetto Raimondo, in nome di Guglielmino, e gli chiedo, in tale nome, quaranta lire genovesi per la dote della suddetta Elia, che spettano ancora ad Elia e devono essere pagate a lei per la parte che spetta a Guglielmino, dalle trecento lire genovesi delle sue doti. Questo perché il suddetto Raimondo di Saone e il defunto Guglielmino di Saone hanno confessato di aver ricevuto e effettivamente avuto, e in verità hanno avuto e ricevuto, dalle mani di Manuele, il defunto conte, per le doti di Elia, sua figlia e futura moglie del suddetto Raimondo di Saone, trecento lire genovesi, che sia Raimondo che Guglielmino hanno promesso di restituire, ciascuno di loro per intero, per sé e per i loro eredi, al verificarsi della condizione di restituzione della suddetta dote. Poiché il matrimonio tra i suddetti coniugi è stato sciolto con la morte del suddetto Raimondo, sono già passati più di dieci anni e la condizione di restituzione della suddetta dote è giunta, e il suddetto Guglielmino è l'erede per la terza parte del defunto Guglielmino di Saone, suo bisnonno, e le suddette quaranta lire restano ancora da dare e pagare alla suddetta Elia per la parte che spetta a Guglielmino, che ingiustamente rifiuta di restituire. E il suddetto Giovanni ha diritti ceduti dalla suddetta Elia, sua suocera, quindi il suddetto Giovanni agisce e chiede come sopra e con ogni diritto che può vantare, salvo il diritto di aggiungere e diminuire e di avanzare altre richieste”, dandoti piena e generale potestà e autorità di parlare, stabilire, ordinare e pronunciare in base al diritto o amichevolmente, con o senza l'impegno di garanzia pubblica, in presenza o assenza delle parti, in giorno festivo o non festivo, stando o sedendo, osservando l'ordine giuridico o non osservandolo, in modo che entro il secondo giorno domenicale successivo tu possa pronunciare e stabilire su quanto desideri per l'intera giornata, promettendo reciprocamente di rispettare il tuo arbitrato, sentenza o accordo su tutto quanto pronuncerai o stabilirai riguardo a quanto sopra, sotto pena di venticinque lire genovesi; una volta emanata o anche richiesta, le disposizioni che stabilisci su quanto sopra devono comunque rimanere valide nella loro piena efficacia. Per quanto riguarda l'osservanza e l'adempimento delle suddette disposizioni, impegniamo reciprocamente tutti i nostri beni, sia io, il suddetto Giovanni, che i beni del suddetto Guglielmino. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza del signor Guglielmino Rubino, giudice del suddetto comune, Aldobrando esecutore e Guidone priore. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.177 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 gennaio 1260, Ventimiglia.
Giovanni Giudice del fu Raimondo Giudice vende al fratello Oberto tutte le terre e tutti i diritti che possiede nel territorio di Ventimiglia, pro indiviso con lo stesso Oberto e con il fratello Marineto, per il prezzo complessivo di 200 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die xxviiii ianuarii, ante vesperas. Ego Iohannes Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, vendo, cedo et trado vel quasi tibi Oberto Iudici, fratri meo, [omnes terras] et omnia iura, rationes et actiones, reales et personales, utiles et directas, mixtas et rei persecutorias, que [et] quas visus sum habere in territorio Vintimilii, pro indiviso tecum et Marineto, fratre nostro, tam in inmobilibus quam in mobilibus, et specialiter in terris et possessionibus subscriptis, agregatis et non agregatis, cultis [et in] cultis: videlicet in valle Vervoni, a molendino de Podio Rainaldo infra et a Çuncho infra et a ca vihi et Banchi usque ad fossatum Vervonis et usque ad Roccam de Alma Antiqua, et id quod visus sum [habere] ad collam Luparie et in gerbo montis Manli, cui gerbo coheret superius serrum, inferius terra Raimundi de [Briga]; item ad Guisurfos, in peda una terre, cui coheret superius terra Oberti Gençane, inferius terra Oberti Barbax[ore; item] ad Pinetam, in vinea et in gerbo atque domo, quibus coheret superius via, inferius litus maris et ab uno [latere] ; item in Pascherio, in orto, cui coheret superius via, inferius terra Guillelmi Marosi et a latere heredes quondam [Willelmi] Calcie, sive in predictis omnibus alie sint coherencie; item partem mihi contingentem in casalibus que visi sumus habere simul in Vin[timilio] et in pedagio, ripa, anchis, lombolis et in molendinis factis et faciendis in Pascherio Vintimilii; item in [feudis] quod debeo recipere et habeo in comuni Ianue, videlicet soldos quadraginta ianuinorum annuatim. Item omnia [iura que] pervenire possent vel pervenerint aliquae occasione in districtu Vintimilii et in Ianua occasione successionis patris nostri quondam Raimundi Iudicis et matris nostre quondam Sibilie et avi nostri quondam Oberti Iudicis et amite nostre Iacobe, filie dicti Oberti, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo [em]ptionis faciendum, nichil ex predictis in me retento, finito precio librarum ducentarum [ianuinorum], de quibus [me bene] Il quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non n[umera]te seu recepte pec[un]íe et omni exceptioni mihi competenti et competiture. Quod si ultra dictum precium valent, s[cie]ns ipsarum veram extim[a]tionem, id quod ultra valent tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi fa[ci]o et refutacionem a[tq]ue pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra et legi dicenti donation[em] ultra quingentos a[u]reos non valere nisi actis fuerit insinuata. Possessionem insuper et dominium vel quasi predictarum [tibi tradid]isse conf[it]eor, constituens me ipsas tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsarum possessionem sumpseris cor[po]ralem, promittens de predictis nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem f[acer]e, set potius ipsas ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare meis expensis promitto. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere promitto, rato manente pacto. Pro dupla evictione et pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Confiteor me esse maiorem annorum viginti duorum, iurans insuper, corporaliter tactis Sacris Scriptum, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire, faciens omnia consilio Ardiçonis Iudicis et Guiranni Tende1, propinquorum et vidnorum meorum. Actum in domo Manfredi de Langasco, qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus togatis Fulcone Vienna et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Ɑ Millesimo cclxi, indictione tercia, die xxi ianuarii, post terciam, in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Raimundo Iudice, Iliono Conrado et Iohanne Cavugio notario, cassata volúntate parcium.

Atto n. 177
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Da notare che Giovanni indica Guglielmo Tenda come un suo parente. Non sappiamo tutavia in che termini. Potrebbe avere sposato una Giudice ma non sappiamo quale.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 29 gennaio, prima del vespro. Io, Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, vendo, cedo e trasferisco, o quasi, a te, Oberto Giudice, mio fratello, tutte le terre e tutti i diritti, ragioni e azioni, reali e personali, utili e diretti, misti e di persecuzione, che mi risulta di possedere nel territorio di Ventimiglia, in comunione con te e nostro fratello Marineto, sia in beni immobili che mobili, e specificamente nelle seguenti terre e proprietà, aggregate e non aggregate, coltivate e non coltivate: vale a dire nella valle di Vervoni, dal mulino di Podio Rainaldo verso l'interno, da Zunchi verso l'interno, dalla ca … via e Banchi fino al fossato di Vervoni e fino alla Rocca dell'Anima Antica, e ciò che mi risulta di possedere al collo di Luparie e nel campo del monte Manli, col cui campo confina sopra con il bosco, sotto con la terra di Raimondo di Briga; allo stesso modo a Guisurfos, in una parte di terra, con cui confina sopra con la terra di Oberto Genzane, sotto con la terra di Oberto Barbasso…; allo stesso modo a Pineta, nella vigna e nel campo e nella casa, con cui confina sopra con la strada, sotto con la riva del mare e da un lato…; allo stesso modo a Pascherio, nell'orto, con cui confina sopra con la strada, sotto con la terra di Guglielmo Marosi e lateralmente con gli eredi del defunto Guglielmo Calcie, o in tutto ciò che riguarda le predette proprietà; allo stesso modo la mia parte che mi spetta nelle case che ci risulta possedere insieme a Ventimiglia e nel pedaggio, lungo la riva, negli annessi, nelle spese e nei mulini costruiti e da costruire a Pascherio di Ventimiglia; allo stesso modo nei feudi che devo ricevere e ho nel comune di Genova, vale a dire quaranta soldi genovesi all'anno. Inoltre, cedo a te tutti i diritti che potrebbero pervenirmi o siano pervenuti nel distretto di Ventimiglia e a Genova a seguito dell'eredità del nostro defunto padre Raimondo Giudice, della nostra defunta madre Sibilla e del nostro defunto nonno Oberto Giudice, nonché della nostra zia Iacopa, figlia del suddetto Oberto, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che desideri secondo diritto di proprietà e titolo di acquisto, senza trattenere nulla di quanto sopra, previo pagamento del prezzo di duecento lire genovesi, di cui mi dichiaro ben quieto e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto e a ogni eccezione che mi spetti o possa spettarmi. Se il valore supera il suddetto prezzo, essendo a conoscenza della reale stima di esso, ciò che supera ti dono con pura e semplice donazione tra vivi e ne pongo fine e rinuncia, nonché patto di non richiesta, rinunciando alla legge della duplicazione nell'atto di donazione e alla legge che afferma che la donazione superiore a cinquecento aurei non è valida se non è stata sottoscritta. Inoltre, riconosco di averti consegnato il possesso e la proprietà o quasi delle suddette cose, nominando te a tenerle e possederle precariamente nel tuo nome finché le possiederò o tu ne avrai preso possesso fisicamente, promettendo di non sollevare ulteriori controversie, azioni o questioni in merito a quanto sopra, ma piuttosto di difendere, autorizzare e liberare legittimamente da ogni altra persona a mie spese. Altrimenti, prometto di pagare e restituire a te la pena del doppio di qualsiasi violazione commessa, insieme a tutti i danni e le spese ad essa correlati, mantenendo fermo il patto. Per la doppia evizione e la pena e per l'osservanza di tutto quanto sopra, impego come pegno tutti i miei beni presenti e futuri a te. Confesso di avere più di ventidue anni, giuro inoltre, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di attenersi, compiere e osservare quanto sopra e di non andare contro, facendo tutto sotto il consiglio di Ardizzone Giudice e di Guglielmo Tenda, miei parenti e testimoni. Fatto nella casa di Manfredo de Langasco, dove risiede il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni in abito togato Fulcone Vienna e dei suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra indicati.
Nell'anno 1261, terza indizione, il 21 gennaio, dopo terza, nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Raimondo Giudice, Ilione Corrado e Giovanni Cavugio, con il consenso delle parti revocato.

Atto n.178 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 gennaio 1260, (Ventimiglia).
Notificazione del giuramento prestato da Enrico Musso nel decorso mese di maggio per il sequimentum di Guglielmo Malocello, podestà di Ventimiglia, con dichiarazione testimoniale sulla residenza di Enrico nel comune di Ventimiglia da quattro anni e più.

Ɑ Enrici Mu[ssi].
Die eodem, circa vesperas. Noverint universi presens instrumentum inspecturi quod Enricus Mussus iuravit et fecit sequimentum sive sequelam, in mense madii proxime preteriti, domini Guillelmi Malocelli, potestatis Vintimilii, sicut alii cives Vintimilii fecerunt, et scriptus fuit in manuali sive cartulario, cum omnibus aliis sue potestacie qui fecerunt illud idem, per manum mei Iohannis de Mandolexio, scribe dicte potestacie; et, ut de predictis cuilibet fieri debeat plena fìdes, dictus potestas michi infrascripto suo notario iussit ut inde componerem publicum instrumentum. Admisso igitur eius precepto, ad postulationem [et rog]ationem predicti Enrici, ut supra in publicam formam taliter compilavi. Super quibus enim infrascripti testes [cita]ti fuerunt in presencia dicti domini potestatis quod sunt anni quatuor et ultra elapsi quod dictus Enricus est [habitator] dicti comunis Vintimilii et ibidem habet domum et possessionem, sicut alii cives, et avarias ipsius comunis facit, sicut alii [cives]. Actum in platea Vintimilii, presentibus dictis testibus Guillelmo fornario, Oberto Vitali, Raviolo executore, Willelmo Paerno, Iacobo macellarlo et Oberto Iudice. Anno et indictione ut supra.
[S.] s. i.

Atto n. 178
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.182 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 febbraio 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, arbitro nella qustione vertente fra Giovanni de Volta, che agisce a nome di Elia, vedova di Raimondo Sasso, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, dall'altra, sentenzia che Raimondo Giudice paghi a Giovanni la somma di 6 lire di genovini e che Giovanni non rechi più molestia a Raimondo o a Guglielmino.

Ɑ Iohannis de Volta et Raimundi Iudicis.
Die iiii februarii, ante vesperas. Super questione que vertitur seu verti sperabatur in [ter] Iohannem de Volta, ex [u]na parte, et Raimundum Iudicem, tutorem Guillelmini, fitti quondam Raimundi Sagonensis, nomine [ip]sius minoris, ex altera, super petidone tali: “ Agit Iohannes de Volta, iure sibi cesso ab Helia, uxore quondam Raimundi Sax[i], contra Guillelminum Sag[onensem], heredem pro tercia quondam GuiUelmi Sagonensis, proavi sui, auctoritate Raimundi Iudicis, tutoris dicti Guillelmini, [et contra] dictum Raimun[du]m, nomine ipsius Guillelmini, et petit ab eo, dicto nomine, libras quadraginta ianuinorum pro dotibus diete Helie, [que] restant eidem [H]elie habende et solvende pro parte ipsi Guillelmino contingenti, ex libris trecentis ianuinorum dotìum suarum. Hoc ideo quia [d]ictus quondam Raimundus Saxus et Guillelmus Sagonensis quondam confessi fuerunt se habuisse et recepisse, et in [v]eritate habu[erun]t et receperunt, a Manuele quondam comite pro dotibus Helie, filie sue et uxoris tunc future dicti R[a]imundi Saxi quondam, libras trecentas denariorum ianuinorum, quam dotem dicti Raimundus et Guillelmus promiserunt, quisque eorum in solidum, per se suosque heredes recidere et restituere, adveniente conditione diete dotis restituende. Quare, cum inter dictos iugales matrimonium sit solutum, morte dicti quondam Raimundi, iam sunt anni decem et plus, et conditio diete dotis restituende advenerit, et dictus Guillelminus sit beres pro tercia quondam dicti Guillelmi Sagonensis, proavi sui, et diete libre quadraginta restent habende et solvende diete Helie pro parte ipsi Willelmino contingenti, quas reddere et restituere iniuste contradicit, et dictus Iobannes habet iura cessa a dicta Helia, socru sua, ideo dictus Iohannes agit et petit ut supra et omni iure quo melius (potest), salvo iure addendi et minuendi et alterius peticionis faciende ”, ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, arbiter super dicta questione a dictis partibus sponte electus, ut in compromisso inde facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, die xxvii ianuarii proxime preteriti continetur, volens ipsas partes pocius in amicicia quam in lite permanere, dico et pronuncio in scriptis quod ipse Raimundus dicto nomine solvat et solvere teneatur dicto Iohanni, occasione prescritta, libras sex ad presens et dictus Iohannes, occasione predicta, deinceps, nec aliqua alia occasione hucusque acta, dicto Raimundo, nomine dicti Guillelmini, seu dicto Guillelmino petere [non] debeat aliquid nec ipsum molestare, sub pena in compromisso apposita. Item quod dictus Raimundus, nomine dicti ‘Willelmini, [nec] ipse Guillelminus, occasione predicta nec aliqua alia occasione hucusque acta, deinceps non debeat ipsi petere aliquid nec ipsum [I]ohannem seu aliquam aliam personam pro eo molestare. Et sic iubeo a dictis partibus inviolabiliter observari, sub dicta pena. [Actum in] ecclesia Sancte Marie de Ventimilio, presentibus testibus presbitero Ottone, Guiranno Tenda et Seestro clerico. Anno et indictione [ut] supra.
Ɑ Facta est pro dicto Raimundo. S. quisque s. ii.

Atto n. 182
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giovanni de Volta e Raimondo Giudice.
Il giorno 4 febbraio, prima del vespro. Sulla questione in discussione o che si sperava riguardasse Giovanni de Volta da una parte e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino, figlio del defunto Raimondo di Sagona, dall'altra, sulla seguente richiesta: “Giovanni de Volta agisce, in virtù di un diritto che gli è stato ceduto da Elia, moglie del defunto Raimondo di Sasso, contro Guglielmino di Sagona, erede di un terzo del defunto Guglielmino di Sagona, suo avo, con l'autorità di Raimondo Giudice, tutore del suddetto Guglielmino, e contro il suddetto Raimondo, in nome del suddetto Guglielmino, e chiede a lui, in detto nome, 40 lire genovini per la dote della suddetta Elia, che spettano ancora alla stessa Elia da ricevere e pagare per la parte che spetta a Guglielmino, dalle 300 lire genovine della sua dote. Questo perché il suddetto Raimondo di Sasso e Guglielmino di Sagona hanno confessato di aver ricevuto e incassato, e in verità hanno avuto e incassato, da Manuele, defunto conte, per la dote di Elia, sua figlia e futura moglie del suddetto Raimondo di Sasso, 300 lire denari genovesi, che il suddetto Raimondo e Guglielmino hanno promesso, ciascuno per intero, di restituire e rimborsare, in caso di restituzione della suddetta dote. Pertanto, dato che il matrimonio tra i suddetti coniugi è stato sciolto con la morte del defunto Raimondo, sono passati oltre dieci anni e la condizione di restituzione della suddetta dote è maturata, e il suddetto Guglielmino è erede di un terzo del defunto Guglielmino di Sagona, suo avo, e le suddette 40 lire restano da ricevere e pagare alla suddetta Elia per la parte che spetta al suddetto Guglielmino, che ingiustamente rifiuta di restituire e rimborsare, e il suddetto Giovanni ha diritti ceduti dalla suddetta Elia, sua suocera, pertanto il suddetto Giovanni agisce e chiede come sopra e con ogni diritto che meglio può, salvo il diritto di aggiungere e ridurre e fare altre richieste”, io Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, arbitro sulla suddetta questione scelto di comune accordo dalle suddette parti, come indicato nell'accordo scritto fatto dalla mano di Giovanni di Amandolesio, notaio sottoscritto, datato il 27 gennaio scorso, desiderando che le stesse parti rimangano piuttosto in amicizia che in lite, dico e pronuncio per iscritto che il suddetto Raimondo in detto nome deve pagare e sarà obbligato a pagare al suddetto Giovanni, per la ragione indicata, sei lire al momento presente e il suddetto Giovanni, per la suddetta ragione e nessun'altra ragione fino ad oggi presentata, non deve richiedere nulla al suddetto Raimondo in nome del suddetto Guglielmino né disturbarlo in alcun modo, sotto la pena indicata nell'accordo. Inoltre, il suddetto Raimondo in nome del suddetto Guglielmino né il suddetto Guglielmino, per la suddetta ragione e nessun'altra ragione fino ad oggi presentata, non devono richiedere nulla a lui né disturbare il suddetto Giovanni o qualsiasi altra persona per conto suo. E così ordino che sia osservato inviolabilmente dalle suddette parti, sotto la suddetta pena. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Venntimiglia, con la presenza dei testimoni il prete Ottone, Guiranno Tenda e il chierico Seestro. Anno e indizione come sopra.
Redatto per il suddetto Raimondo. Ciascuno ha pagato due soldi.

Atto n.193 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 febbraio 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice, Raimondo del fu Pietro Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice rilasciano procura a Raimondo Giudice del fu Ottone Giudice di Rocchetta perché difenda i loro diritti sul castello di Rocchetta.

[R]aimundi [Iu]dicis de Rocheta.
Die xxiii februarii, post nonam. Nos Otto Iudex, Raimundus, filius quondam Petri Iudicis, Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex, Obertus Iudex et Marinetus Iudex facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Raimundum Iudicem, filium quondam Ottonis Iudicis de Rocheta, ad agendum, petendum, causandum, defendendum, insudicio et extra, a qualibet persona et contra quamlibet personam, omnia iura et rationes que et quas habemus et visi sumus habere in castro Rochete et in iurisdictione hominum dicti loci et in territorio ipsius, dantes, quilibet nostrum in solidum, tibi liberam et plenam potestatem et bailiam quod predicta possis defendere, agere, petere, in iudicio et extra, et omnia demum in predictis et circa predicta facere que fuerint facienda, sicut merita causarum postulant et requirunt, et que nosmet ipsi facere possemus, si essemus presentes, promittentes quicquid per te dictum procuratorem fuerit [factum] in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habituros, sub ypotheca et obligatione bonorum nost[rorum], relevantes te pro predictis a qualibet satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo E[nrico], Roberto Papono et Iohanne Bastono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 193
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Giudice di Rocchetta.
Il 23 febbraio, dopo la nona. Noi Otto Giudice, Raimondo figlio del defunto Pietro Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice, facciamo, costituiamo e ordiniamo il nostro fidato messaggero e procuratore presente, Raimondo Giudice figlio del defunto Otto Giudice di Rocchetta, ad agire, richiedere, causare, difendere, sia in giudizio che fuori, contro chiunque persona e contro chiunque persona, tutti i diritti e le ragioni che abbiamo e che abbiamo visto avere nel castello di Rocchetta e nella giurisdizione degli uomini del luogo e nel territorio stesso, dando a te, ogniuno di noi per intero, libero e pieno potere e commissione che tu possa difendere, agire, richiedere, in giudizio e fuori, e fare tutto ciò che deve essere fatto nei predetti e circa i predetti, come i meriti delle cause esigono e necessitano, e che noi stessi potremmo fare se fossimo presenti, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che il suddetto procuratore dirà o farà nei predetti e circa i predetti e in occasione dei predetti, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, sollevandoti per i predetti da qualsiasi soddisfazione. Redatto nel capitolo a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Roberto Papone e Giovanni Bastono. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.199 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 febbraio 1260, Ventimiglia.
Lanfranco Burbonino de Turca dichiara di aver ricevuto dai fratelli Mauro Bonifacio e Capa il pagamento dei debiti da loro finora contratti con lui, ed, in particolar modo, della somma di 30 lire di genovini, di cui allo strumento in data 12 luglio 1259.

Die eodem et hora. Ego Lanfrancus Burboninus de Turca confiteor me babuisse et recepisse a vobis Mauro Bonifacio et [Capa] fra[tribus], integram solutionem et satisdationem de omni eo quod usque in hanc diem a vobis recipere deberem aliqua occasione, et specia[liter] de libro triginta, de quibus est instrumentum factum manu Enrici de Braia notarti, die xii iulii proxime preteriti, indietione [prima], quod instrumentum casso et evacuo nulliusque valoris esse volo, promittens vobis de predictis nullam deinceps movere litem, [actionem] seu controversial» nec requisitionem facere, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret, ra[to] manente pacto et obligatione bonorum meorum. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Willelmo Enrico, Guillelmo Dulbeco, Oberto [Iudice et] Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 199
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
In questo stesso giorno e ora, io Lanfranco Burbonino di Turca, confesso di aver ricevuto da voi Mauro e Capa Bonifacio, fratelli, il completo pagamento e la soddisfazione di tutto ciò che fino ad oggi avrei dovuto ricevere da voi per qualsiasi ragione, e in particolare trenta lire (N.d.T.: genovesi), per il quale fu redatto uno strumento scritto dall'atto del notaio Enrico di Braia il giorno dodici luglio del passato anno, in prima indizione, lo strumento che io annullerò e dichiaro privo di valore alcuno, promettendovi che in merito a ciò non solleverò alcuna disputa, azione o controversia né farò alcuna richiesta, sotto pena del doppio di qualsiasi cosa che infrangerò, e mantenendo l'accordo e l'obbligo dei miei beni. Redatto in piazza a Ventimiglia, presenti come testimoni Guglielmo Enrico, Guglielmo Dulbecco, Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Nello stesso anno e indizione.

Atto n.207 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 marzo 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice dichiara di aver avuto da Raimondo Curlo l'atto relativo alla somma di 100 lire di genovini, che il Curlo gli doveva consegnare entro il precedente 1° marzo.

Ɑ Raimun[di] Curli.
Die xiiii marcii, post nonam. Ego Obertus Iudex, filius quondam Raim[un]di Iudicis, confiteor tibi [R]aimundo Curlo habuisse et recepisse a te instrumentum illud librarum centum quod mi[hi] dare et consigna[re] tenebaris usque ad halendas marcii proxime preteritas, ut per instrumentum inde factum manu M[at]hei de Predono, cu[rrente] millesimo cclviiii, indictione prima, die x madii, inter nonam et vesperas; quod inst[rumentu]m librarum cen[t]um factum fuit manu Iacobi Trabuci, currente millesimo cclvii, die iiii aprilis, indictione quin[ta] decima. Et ip[sum] ad dictum terminum halendarum marcii confiteor integre habuisse, promittens de ipso vel occasione [i]psius adversus te vel aliquam aliam personam pro te nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum meorum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Petro de Clavica notario, Oberto Vitale et Aldebrando executore.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 207
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Curlo.
Il giorno 14 marzo, dopo la nona. Io Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, riconosco che tu, Raimondo Curlo, hai avuto e ricevuto da me la somma di cento lire, che eri tenuto a darmi e consegnarmi entro la fine di marzo scorso, come indicato nell'atto fatto dalla mano di Matteo di Predono, nell'anno 1259 dell'era corrente, nella prima indizione, il giorno 10 maggio, tra la nona e il vespro; che tale atto delle cento lire fu fatto dalla mano di Giacomo Trabuci, nell'anno 1257 dell'era corrente, il giorno 4 aprile, nella quindicesima indizione. E riconosco di averlo ricevuto integralmente entro la suddetta scadenza di fine marzo, promettendo che non solleverò alcuna controversia, azione o richiesta nei confronti tuoi o di qualsiasi altra persona per tuo conto, né in relazione ad esso o a causa di esso, sotto la pena del doppio di quanto infrangerei e con l'obbligo dei miei beni. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, con la presenza dei testimoni Pietro di Clavica notaio, Oberto Vitale e Aldebrando esecutore.
Anno e indizione come sopra.

Atto n.211 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 marzo 1260, Ventimiglia.
Pietro della Chiavica notaio rilascia procura a Buonvassallo de Maiote notaio per la riscossione dì quanto a lui dovuto dal comune di Genova occasione mutui scribanie portus.

Die eodem et hora. Ego Petrus de Clavica notarius facio, constituo et ordino Bonumvassallum de Maiore notarium, licet absentem, meum certum nuncium et procuratorem et loco mei ad petendum et recipiendum, pro me et nomine meo, ab octo nòbilibus comunis lanue totam illam pecuniam quam ab ipso comuni recipere debeo et habere occasione mutui scribanie portus, dans et mandans ipsi procuratori meam licenciam et potestatem petendi et recipiendi ipsam pecuniam, sicut egomet possem, si presens [essem], promittens tibi notario infrascripto, nomine cuius intererit, me ratum et firmum perpetuo habiturum quicquid fe[cer]it et solutionem sibi factam ratam habere, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum. Actum in capitulo Vintimilii, presen[ti]bus testibus Oberto Iudice et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 211
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Lo stesso giorno e ora. Io, Pietro di Clavica notaio, faccio, costituisco e ordino Bonavassallo di Maiore notaio, sebbene assente, il mio fidato messo e procuratore e il mio rappresentante per chiedere e ricevere, per me e in mio nome, da otto nobili del comune di Lavagna, tutta quella somma di denaro che devo ricevere dal comune e che ho occasione di prendere in prestito presso lo scrivano del porto, dandogli al procuratore la mia licenza e il potere di chiedere e ricevere quel denaro, come se fossi presente, promettendo al notaio sottoscritto, a nome di chi è presente, che ratificherò e confermerò per sempre tutto ciò che farà e che accetterò il pagamento che gli sarà fatto, sotto pegno e obbligo dei miei beni. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Oberto Giudice e Ardizzone Giudice. Anno e indizione come sopra.

Atto n.219 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 aprile 1260, Ventimiglia.
Testamento di Aldina del fu Raimondo Giudice.

Die xxii aprilis, post sonum campanarum. † Ego Aldina, filia quondam Raimundi Iudicis, sane mentis, eger tamen corporis, timens iudicum Dei et ne decedam intestate, de bonis meis mobilibus et immobilibus talem facio dispositionem. In primis, si me contingerit de hac egretudine mori, iubeo corpus meum sepeliri apud ecclesiam Sancti Francischi Fratrum Minorum, cui ecclesie lego, pro sepultura mea, soldos viginti. Item ecclesie Sancte Marie, pro missis canendis, soldos viginti. Item operi pont[is] Vintimilii soldos quinque. Item operi ecclesie Sancti [Mi]chaelis soldos quinque. Item confiteor me habuisse a Vivaldo Murro de non recto lucro soldos decem, quos volo eidem dari et restitui, et ultra omne id quod ab eo recipere debeam ultra libras quatuor[de]cim et soldos quindecim. Item volo et iubeo quod non petatur nec possit peti aliquid ab aliqua persona Oberto [Iu]dici, fratri meo, quod ab eo recipere deberem, set volo quod ei debeat remanere pro parte sua, hoc est pro suo tercio. [Rel]liquorum bonorum meorum mihi heredem instituo Iacobum virum meum. Et hec est mea ultima voluntas que, si non valet iure testamenti, saltem iure codicilli vel alterius ultime voluntatis obtineat fimitatem. Actum in castro Collis Vintimilii, presetibus testibus rogatis Nicolao Vicecomite, Ianono calegario, Guillelmo de Vultabio, Iacobo de Recho, Lanfranco Malocello, Enrico Guercio, Lanfranco de Langasco et Guillelmo barberio de Clavaro.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 219
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il giorno 22 aprile, dopo il suono delle campane. † Io Aldina, figlia del defunto Raimondo Giudice, sana di mente, sebbene malata di corpo, temendo il giudizio di Dio e di morire intestata, faccio la seguente disposizione dei miei beni mobili e immobili. In primo luogo, se mi capitasse di morire a causa di questa malattia, ordino che il mio corpo venga sepolto presso la chiesa di San Francesco dei Frati Minori, alla quale lascio, per la mia sepoltura, venti soldi. Allo stesso modo, alla chiesa di Santa Maria, per la celebrazione di messe, venti soldi. ║ All'opera del ponte di Ventimiglia, cinque soldi. All'opera della chiesa di San Michele, cinque soldi. Riconosco di aver ricevuto da Vivaldo Murro un importo di dieci soldi, che desidero siano dati e restituiti a lui, oltre a tutto ciò che dovrei ricevere da lui oltre quattordici lire e quindici soldi. Inoltre, desidero e ordino che nulla possa essere richiesto o reclamato a Oberto Giudice, mio fratello, che dovrebbe ricevere da lui, ma desidero che rimanga a lui per la sua parte, ovvero per un terzo. Designo mio marito Giacomo come erede dei miei rimanenti beni. Questa è la mia ultima volontà che, se non è valida come testamento, almeno ottenga validità come codicillo o qualsiasi altra ultima volontà. Fatto nel castello di Colla di Ventimiglia, con la presenza dei testimoni chiamati Nicolò Vicecomite, Giano calegario, Guglielmo di Voltaggio, Giacomo di Recco, Lanfranco Malocello, Enrico Guercio, Lanfranco di Langasco e Guglielmo barbiere di Clavaro.
Anno e indizione come sopra.

Atto n.233 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

3 maggio 1260, Ventimiglia.
Guglielmo Malocetto, podestà di Dolceacqua, sentenzia che Benvenuta, vedova di Guglielmo Bonanato, abbia una casa, sita in Dolceacqua, alcune terre ed alcuni beni mobili, stimati dai pubblici estimatori di Dolceacqua per ordine dei rettori di Dolceacqua, quale pagamento della sua dote del valore di 30 lire di genovini.

Die tercia madii, ante terciam. [D]ominus Guillelmus Malocellus, potestas Dulcis Aque, laudavit, statuit et decrevit quod Benevenuta, uxor quondam Guillelmi Bonanati, et quelibet persona pro ea de cetero habeat, teneat et quiete possideat, iure proprietario et titulo pro soluto librarum triginta ianuinorum dotium suarum, de quibus constat per publicum instrumentum inde factum manu Petri Barocii notarii, [cur]rente millesimo ccxliiii, indictione secunda, die xxx ianuarii, inter terciam et nonam, domum cum rebus et possessionibus [in]frascriptis, sine contradictione heredum dicti Guillelmi omniumque personarum pro ipsis. Quod ideo factum est quoniam, cum [dic]ta Benevenuta coram dicto potestate accederet ostendens dictum instrumentum dotale, cum instancia supplicavit po[stu]lando quod ipsum in bonis dicti Guillelmi deberet mandare executioni. Qui potestas, recepta eius supplicatione et postu[la]tione, precepit Preposito et Iohanni Baardo, rectoribus Dulcis Aque, quod facerent diete Benevenute extimari [in] dictis bonis quondam viri sui pro dotibus suis quantitatem prescriptam. Qui rectores, recepto precepto dicti potestatis, cum Enrico Berno, alio rectore, fecerunt preconari per Dulcem Aquam, si quis vellet esse curator bonorum dicti quondam Willelmi vel aliquid petere in ipsis bonis, quod ad tercium terminum sibi peremptorie assignatum cotam ipsis deberet comparere; et cum aliquis non comparuerit, preceperunt Rollando Montaltino et Guillelmo Pinello, publicis extimatoribus dicti comunis Dulcis Aque, quod dictam quantitatem in dictis bonis extimare deberent. Qui extimatores, recepto eorum mandato, ut infra de dictis bonis predicte Benevenute extimarunt, cum possessione tradentes, secundum quod dicto potestati retulerunt. Unde prefatus potestas, recepta relatione ipsorum extimatorum, volens cuilibet de iure suo providere, laudavit, statuit et decrevit ut supra. Primo extimarunt domum unam positam in Dulci Aqua, cui coheret superius et inferius et ante via, ab uno latere domus Durantis Caravelli, cum his rebus, una mastra, una tina, duabus vegetibus, uno c[o]reo, tribus tabulis nucum, una cathena, quartariis tribus grani, uno magalio, uno runcilio, una fiola olei, una sauma, una capa arbaxii, tribus aciis filati, una lancea, uno scuto, uno lebete, uno pairolio, uno mantello brunete lombarde, uno bialdo de tela, duobus ramialis, duobus fustis de thoro, scutellis quatuor cum uno taliatore, pro libris undecim. Item peciam unam terre orti, ubi dicitur Clapa, cui coheret a tribus partibus via et ab alio latere terra Iohannis Frenguelli et Rainerii, eius fratris, pro soldis quatuordecim. Item in Prael peciam unam terre arborate vitium et ficuum et aliarum arborum, cui coheret superius Rocha, inferius aqua Nervie, ab uno latere terra Oberti Rubaldi et ab alio latere terra Berni Satalee et Oberti, eius fratris, pro libris quinque. Item in podio Oliverii peciam unam terre arborate ficuum et vitium, cui coheret superius terra Petri Maloni, inferius terra heredum Oberti Aroge, ab uno latere terra Dalfine, uxoris quondam Carlevarii, et ab alio via, pro libris novem. Item in plano Dulcis Aque ortum unum, cui coheret superius via, inferius terra Buxii Vermilii, ab uno latere terra Guillelmi de Cogo et ab . alio latere terra Ortiguerii, pro soldis duodecim. Item in valle Baudete campum unum aggregatum ficuum et vitium, cui coheret superius terra Peiralli de Rocheta, inferius fossatus, ab uno latere terra heredum Guillelmi Manfredi et ab alio latere terra Prevosti, cum biava que super est, pro soldis viginti. Item speltam que est in campo de Celsa, cui campo coheret superius via, inferius terra Verdiliorum et ab uno latere vallonus, pro soldis tresdecim. Item blavam que est in campo Iacobi Matilde, ubi dicitur in Ulmo, prc soldis sex. Item peciam terre, agregatam ficuum, in Ubalga per contra Dulcem Aquam, cui coheret superius terra heredum Enrici Pictavine, inferius vallonus, ab uno latere terra heredum Rainaldl Pictavine, pro soldis d[uobus]. Item peciam unam terre, arborate ficuum et olivarum, ubi dicitur in Costa, cui coheret superius via, inferius terra O[berti] Rubaldi, ab uno latere terra Ugonis Matilde, pro soldis triginta. Item linum quod est in terra Praell[i pro soldis] tribus, salvo iure in bonis predicti Guillelmi ipsi Benevenute, si aliquid poterit plus reperiri ad complementum [expen]sarum extimatorum, que fuerunt soldi triginta, et scribe pro laude, que fuerunt soldi quinque. Actum in ecc[lesia Sancte] Marie de Vintimilio, presentibus testibus Rainaldo Bulferio maiore, Oberto Iudice, Guillelmo Calcia, Prevos[to de] Dulci Aqua et Guillelmo Reentia atque predictis extimatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 233
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.234 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

3 maggio 1260, Ventimiglia.
Guglielmo Malocello, podestà di Volceacqua, nomina in sua vece podestà e rettore di Uolceacqua Guglielmo Calcia.

Die eodem, ante nonam. Dominus Guillelmus Malocellus, potestas Dulcis Aque, fecit, constituit et dimisit, loco et vice sua, Guillelmum C[alciam] , presentem, per potestatem et rectorem tocius universitatis hominum Dulcis Aque ad regendum curiam et omnia facien[dum] tam de preteritis quam de futuris, sicut ipsemet facere posset, si presens esset, promittens ratum et fìrmum ha[bere] et tenere, sub obligatione bonorum suorum. Actum in platea Vintimilii presentibus testibus Oberto Iudice, Raina[ldo] Bulferio maiore et Fulcone Lanfredo. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 234
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.238 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 maggio 1260, Ventimiglia.
Corradino de Castro del fu Fulchino, anche a nome dei fratelli, dei quali è procuratore, cede ad Oberto Giudice del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia tutti i diritti che gli competono sui beni del defunto Guglielmo Saonese del fu Guglielmo Saonese, in ragione della somma di 6 lire di genovini, che il detto Guglielmo, insieme a Rubaldo Balbo, doveva versare a Fulchino.

Ɑ Oberti Iud[icis]
Die vi madii, ante nonam. Ego Conradinus de Castro, filius quondam Fulchini, nomine meo et nomine fratrum meorum quorum sum procurator, ut dico, do, cedo et trado tibi Oberti Iudici, filio quondam Raimundi Iudicis de Vintimilio, et in te omnia iura et actiones que et quas habeo, cum dictis fratribus meis et visi sumus habere in bonis quondam Guillelmi Sagonensis, filii quondam Guillelmi Sagonensis, occasione librarum sex ianuinorum, quas dictus quondam Guillelmus dare tenebatur, una in solidum cum Rubaldo Balbo, dicto Fulchino, patri meo, secundum quod patet per publicum instrumentum inde factum manu Balduini de Predono notarli, currente millesimo ccxxxv, die vii marcii, post nonam, dans et concedens tibi, nomine meo et dictorum fratrum meorum, quod de predictis iuribus et actionibus tamquam dominus illarum, in iudicio et extra, possis agere et petere et experiri et omnia demum facere sicut egomet cum dictis fratribus meis melius unquam potui, co[nsti]tuens te in predictis ut in rem tuam procuratorem. Predictam quidem cessionem tibi facio quia de predictis [libris] sex mihi post hanc cessionem a te confìteor integre fore satisfactum, renuntians exceptioni non habite [seu] recepte satisfactionis et omni iuri. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Rainaldo Bulferio mai[ori] et Marsiliensi.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 238
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il giorno 6 maggio, prima della nona. Io Corradino del Castello, figlio del defunto Folco, in mio nome e in nome dei miei fratelli di cui sono procuratore, do, cedo e trasferisco a te Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, tutti i diritti e le azioni che ho, insieme ai suddetti miei fratelli e che siamo stati visti avere sui beni del defunto Guglielmo Sagonense, figlio del defunto Guglielmo Sagonense, a causa delle sei lire genovesi che il suddetto defunto Guglielmo doveva dare, in solido con Rubaldo Balbo, detto Folco, mio padre, come risulta da un atto pubblico fatto per mano di Baldovino de Predono, notaio, nel corso dell'anno 1235, il giorno 7 marzo, dopo la nona, dandoti e concedendoti, in mio nome e in nome dei suddetti miei fratelli, il potere di agire, richiedere e perseguire nei suddetti diritti e azioni come loro legittimo possessore, in giudizio e al di fuori di esso, e infine di fare tutto ciò che io stesso, insieme ai suddetti miei fratelli, avrei potuto fare al meglio, costituendoti in tali questioni come il mio procuratore. Effettuo questa cessione a te in quanto dichiaro di essere completamente soddisfatto delle suddette sei lire da parte tua dopo questa cessione, rinunciando a qualsiasi eccezione di mancata o ricevuta soddisfazione e a qualsiasi diritto. Redatto nella piazza di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Rinaldo Bulferio, sindaco, e Marsilio.
Anno e indizione come sopra.

Atto n.269 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

12 luglio 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice di Ventimiglia, tutore di Aidelina del fu Giovanni Conversi di Bobbio, a nome della stessa Aidelina, rilascia procura a Bernardo di Bobbio, fratello di Giovanni, per la riscossione dei crediti del fu Giovanni e per la vendita di tutto quanto Giovanni possedeva nella città e nel distretto di Bobbio.

Die xii iulii, ante terciam. Ego Obertus Iudex de Vintimilio, tutor Aideline, filie quondam Iohannis Conversi de Bobio, nomine ipsius Aideline, facio, constituo et ordino te Bernardum de Bobio, fratrem dicti Iohannis, presentem, meum certum nuncium et procuratorem ad petendum et recipiendum, in iudido et extra, omnia et singula debita que ipse quondam Iohannes recipere debebat ab aliqua persona, et ad vendendum et alienandum omnia bona ipsius que visus erat habere in civitate Bobii et districtu, et ad fadendum in omnibus supradictis omnia que fuerint facienda et que egomet pro dicta minore facere possem, si essem presens, promittens, nomine diete minoris, quicquid feceris in predictis et circa predicta ratum et firmum habere et tenere, sub ypotheca et obligatione bonorum diete minoris. Actum in civitate Vintimilii, ante turrim Curlorum, presentibus, testibus Conrado Nata et Iohanne Bellino. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 269
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.272 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 luglio 1260, Ventimiglia.
I coniugi Ottone Giudice del fu Oberto Giudice e Margherita, confermando a Fulcone Raimondo di Seborga la vendita di una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, in podio Oculi, ubi dicitur Crispus, fattagli da Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, rimettono al medesimo Fulcone ogni diritto a loro competente sulla terra suddetta per la somma di 10 lire di genovini, annullando lo strumento di cessione della terra, fatta da Fulcone a Ottone il precedente 24 febbraio.

Die xxiii iulii, post terciam. Nos Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, et Margarita iugales, confirmantes et approbantes v[endi]tionem quam tibi Fulconi Raimundo de Seburc[a]ro fecit Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, scriptam [ma]nu quondam Dogue notarii, cuiusdam pecie terre, çerbe et culte, posite, in territorio Vintmilii, in podio Oculi, ubi [dicitur] Crispus, cui coheret superius terra Iacobi Serre et mei dicti Ottonis, inferius terra Raimundi Milie [et mei] dicti Ottonis, ab uno latere, versus montaneas, terra dicti Iacobi Serre et mei dicti Ottonis, [ab] alio latere terra Albini gastaldi, sive alie sint coherencie, finimus et remittimus tibi dicto Fulco [ni Ra]imundo quicquid iuris habemus vel babere possemus in dicta terra occasione aliqua et inde finem et refuta[tionem], datum et cessionem omnimodamque remissionem et pactum de non petendo tibi facimus. Cedimus insuper tibi [omne] ius, utile et directum quodeumque habemus vel habere possemus in dicta terra aliqua de causa ut ipso iure [uti] possis, in iudicio et extra, utiliter et directe, tamquam dominus illius iuris, et procuratorem ut in rem tuam te consti[tu]imus, promittentes per nos nostrosque heredes tibi tuisque heredibus et cui et quibus dederis dictam venditionem seu terram predictam et cartam inde factam et omnia que in ipsa venditione continentur firma et rata h[abere] et tenere et nullam de cetero adversus te vel bona tua seu heredes tuos vel a te dictam causam [habentem] de predicta terra, seu eius occasione, requisitionem vel actionem movere. Quod, si contrafecerimus seu in aliquo de predictis per nos vel nostros heredes fuerit contrafactum, duplum de quanto et quotiens contrafieret, nomine pene, tibi stipulanti dare promittimus, rato manente pacto. Pro pena vero et ad sic observandum omnia et singula supradicta universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus. Hec autem tibi facimus pro libris decem ianuinorum, quas a te post hanc finem et remissionem confitemur habuisse et recepisse, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et quantitatis non recepte, insuper cassantes et irritantes instrumentum cessionis diete terre, quod mihi dicto Ottoni feristi, scriptum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscript, die xxiiii februarii proxime preteriti, nulliusque valloris ipsum fore iubentes, faciens hec omnia et singula supradicta ego dicta Margarita consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Oberti Iudicis et Guillelmi Enrici, vicinorum et propinquorum meorum, abrenuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri. Actum in civitate Vintimilii, in domo quondam Ugonis Marnelli, presentibus testibus rogatis Guilielmo Calcia, Albino de Seburc(a)ro et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supta.

Atto n. 272
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 23 luglio, dopo la terza, Noi Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, e Margherita, convalidando e approvando la vendita scritta a mano dal defunto notaio Dogo, fatta da Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, a te Fulcone Raimondo di Seburcaro, di un certo pezzo di terra, seminato e coltivato, situato nel territorio di Ventimiglia, nel podere dell'Occhio, che si dice Crispo, confinante da un lato con la terra di Giacomo Serre e dal me detto Ottone, in basso con la terra di Raimondo Milie e dal me detto Ottone, da un lato verso le montagne, la terra del detto Giacomo Serre e dal me detto Ottone, e dall'altro lato la terra del gastaldo Albino, o altre siano le confinanze, finiamo e ti rimettiamo, a te detto Fulcone Raimondo, tutto il diritto che abbiamo o potremmo avere in detta terra per qualsiasi ragione, e di ciò dichiariamo conclusione e rinuncia, e ti concediamo e cediamo ogni tipo di remissione e concordiamo di non richiederti nulla. Inoltre, cediamo a te ogni diritto di proprietà, di utilizzo e di godimento che abbiamo o potremmo avere in detta terra per qualsiasi ragione, affinché tu possa usarlo come diritto tuo, in tribunale e fuori, in modo utile e diretto, come padrone di tale diritto, e ti costituiamo come tuo procuratore, promettendo a te, ai tuoi eredi e a chi e a quelli ai quali avrai dato la suddetta vendita o la terra predetta e la carta fatta per essa, di avere e mantenere ferme e valide tutte le cose contenute nella suddetta vendita, e di non muovere alcuna richiesta o azione contro di te o i tuoi beni o i tuoi eredi o chiunque abbia motivo ║ in merito alla suddetta terra o alla sua occasione. Se violassimo o se i nostri eredi violassero quanto sopra, promettiamo di pagare il doppio di qualsiasi importo per quante volte venga violato, come pena, a te che stipuli, mantenendo fermo l'accordo. Come garanzia per l'osservanza di tutto quanto sopra, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, a te. Tutto ciò lo facciamo in cambio di dieci lire genovesi che ammettiamo di aver ricevuto da te dopo la conclusione e la rinuncia, rinunciando all'eccezione del denaro non conteggiato e della quantità non ricevuta, inoltre annulliamo e dichiariamo nullo lo strumento di cessione di tale terra che ci hai consegnato, scritto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio, il 24 febbraio scorso, dichiarando che non ha alcun valore, faccio tutte queste cose e ciascuna di esse, io, la sopracitata Margarita con il consenso e la volontà di mio marito e con il consiglio di Oberto Giudice e Guglielmo Enrico, miei vicini e parenti, rinunciando al diritto di pegno, al senatoconsulto Velleiano e a qualsiasi altro diritto. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del defunto Ugo Marnelli, con testimoni rogati Guglielmo Calcia, Albino de Seburcaro e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.

Atto n.278 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 luglio 1260, Ventimiglia.
Giovanni de Volta dichiara di aver ricevuto da Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, la somma di 8 lire di genovini a saldo di quanto gli era dovuto dallo stesso Guglielmino per una causa deferita all'arbitrato di Oberto Giudice.

Die ultima iulii, ante vesperas. Ego Iohannes de Volta confiteor me habuisse et recepisse a te Raimundo Iudice, tutore Guillellmi[ni, filii] quondam Raimundi Sagonensis, nomine ipsius minoris, libras octo denariorum ianuinorum, quas sentenciavit Obertus Iu[dex] te mihi debere solverenomine dicti minoris, per quandam causam ad certum terminum licet elapsum. Qui [Obertus] super dicta causa a nobis arbiter sub certa pena sponte fuit electus, ut in compromisso inde fac[to ma]nu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur. Quas dictas libras octo ad dictum term[inum] iuxta dictam sentenciam confiteor bene habuisse et recepisse et de his me voco bene quietum et s[olu]tum, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie, promittens de dictis libris octo vel [totidem] ípsarum nullam deinceps movere litem, actionem seu controversíam nec requisitionem, sub pena dupli, [rato] manente pacto, et obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, ante domum qua habitat Manfredus de Cru[ceferrea], presentibus testibus Raimundo Audeberto et Raimundo Rebufato.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 278
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.288 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 agosto 1260, Ventimiglia.
Guiranno Tenda vende ad Ingeto Burono un orto, situato in Pascherio, per il prezzo di 4 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

[Ɑ Ingeti Bu]roni.
Die xxviii augusti, in mane. Ego Guirannus Tenda vendo, cedo et trado tibi Ingeto Burono ortum unum quem visus sum habere in Pascherio, cui coheret superius terra heredum Oberti Iudicis et terra Ugonis Calde, inferius via, ab uno latere terra Guillelmi Ruspaldi et ab alio latere terra Guillelmi Prioris, sive alie sint coherentie, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque superpositis et pertinenciis suis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris tu et heredes tui et cui habere statueris faciendum, finito precio librarum quatuor ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exception! non numerate seu recepte pecunie et omni iuri. Quod si dictus ortus ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi facio et refutacionem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium dicti orti tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsum tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promitens de dicto orto nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsum tibi et heredibus tuis et cui babere statueris ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare promitto. Alioquin penam dupli de quanto dictus ortus nunc valet vel pro tempore valuerit seu melioratus fuerit tibi dare et restituere spondeo, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in Colle Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice et Iuncta de Carro. Anno ut supra.

Atto n. 288
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.289 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

1° settembre 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, per i due terzi, da una parte, e Marineto, suo fratello, per un terzo, dall'altra, dividono fra loro i beni mobili e immobili che furono di proprietà dei loro genitori e del nonno e tutti gli altri beni che possiedono in comune.

Oberti Iudicis et Marineti.
Die prima septembris, circa terciam. Divisionem ad invicem fecerunt inter s[e] Obertus Iudex, fìlius quondam Raimundi Iudicis, pro duabus partibus, ex una parte, et Marinetus, eius frater, ex altera, [pro] alia tercia parte, de bonis mobilibus et immobilibus parentum suorum, videlicet patris et matris eorum, et avi, et aliorum bonorum suorum que simul comunia habebant. In primis de possessionibus venit in parte dicto Marineto pecia una terre posite in valle Vervoni, quam tene(n)t Anselmus Ventura et frater eius ad medium plantum. Item eidem alia pecia terre in eadem valle, arborate ficuum, cui coheret superius terra Oddonis Crastatoris, inferius fossatus Vervonis, ab uno latere fossatus Sancti Feliani et ab alio latere terra dicti Oddonis. Item, in eadem valle, alia pecia terre, arborate ficuum, cui coheret superius et inferius via et ab uno latere terra episcopalis Vintimilii. Item alia pecia terre vacue posite ad Pinetam, cui coheret superius via, inferius litus maris, ab uno latere fossatus Vallis Bone et ab alio latere via qua tenditur ad domum que fuit quondam dicti Raimundi Iudicis. Item tercia pars casalium que visi sunt habere in civitate Vintimilii pro indiviso. Item tercia pars terre vacue quam visi sunt habere dicti fratres pro indiviso in monte Malo. Item tercia pars pro indiviso terrarum quas visi sunt habere prope Sanctum Blasium, a fossato Vervonis versus Vintimilium, quas terras tenent Guillelmus Rafa, Martinus et Anfussus de Sancto Biasio. Item tercia pars pro indiviso rationum quas visi sunt habere dicti fratres in ripa Vintimilii. Item, de mobili, soldi triginta ex libris quatuor et dimidia quas dicti fratres consueti sunt recipere annuatim a comuni Ianue pro feudo. In parte vero dicti Oberti veniunt, pro duabus partibus, omnes terre quas visi erant habere ultra fossatum Vervonis usque in Banchi, versus mare, et versus Podium Rainaldum, que fuerunt quondam Oberti Iudicis, avi eorum. Item una pecia terre posite in Felegueto, arborate ficuum, cui (coheret) superius terra Oberti Gençane ìnrerius terra Oberti Barbaxore et terra dicti Oberti Gençane, ab uno latere terra episcopalis Vintimilii et ab alio terra Isnardi Travache Item domus cum çerbo, positis ad Pinetam. Item duas partes pro indiviso gerbi montis Mali. Item libre tres ex illis libris quatuor et soldis decem quas recipere consueverunt et recipiunt annuatim a comuni Ianue pro feudo. Item due partes omnium casalium que visi erant habere pro indiviso in civitate Vintimilii. Item due partes pro indiviso omnium terrarum que sunt eorum prope Sanctum Blasium, ultra fossatum Vervonis, versus Vintimilium, quas tenent Guillelmus Rafa, Martinus et Anfussus de Sancto Biasio. Quam divisionem ambe partes nrmam et ratam habere et non revocare perpetuo promiserunt, sub pena librarum centum ianuinorum a qualibet parte [sti]pulata et promissa, rata semper manente divisione, iurantes, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra attendere, compiere et [obser]vare et non revocare, sub dicta pena, dans dictus Obertus dicto Marineto et concedens omnia iura que habet vel habere possit (de) parte que venit dicto Marineto et dictus Marinetus dicto Oberto similiter, faciens dictus Marinetus predicta consilio Otto[nis] Iudicis et Willelmi Dulbeci, vicinorum suorum, quos suos propinquos in hoc casu eligit et appellat, confitens se maiorem annis xviii. [In]super nos Adalasina, uxor dicti Oberti, et Francischina, uxor predicti Marineti, ratificantes et aprobantes dictam divisionem, facimus [finem] et refutacionem omnimodamque remissionem pro dictis partibus de omni eo quod aliqua nostrum petere possit, occasione dotium nostrarum vel aliqua occasione, in parte alterius, iurantes ambe, tactis corporaliter Sacris Scripturis, predicta omnia et singula rata babere in perpetuum et non re[vocare], facientes omnia et singula consensu et voluntate dictorum virorum nostrorum et consilio Ottonis Iudicis et Willelmi Dulbeci, vicinorum nostrorum, q[uos] nostros propinquos in hoc casu eligimus et appellamus, renuntiantes iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie et omni iuri. Actum in civitate [Vintimilii], presentibus testibus presbitero Ugone Melagino et dictis consiliatoribus, sub capitulo Vintimilii, et Willelmo Enrico atque Petro Bertera.
Ɑ F[ac]ta est pro dicto Oberto.

Atto n. 289
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e Marineto.
Il primo settembre, verso la terza. Hanno effettuato una divisione tra di loro Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, per due parti, da una parte, e Marineto, suo fratello, per un'altra terza parte, riguardante i beni mobili e immobili dei loro genitori, cioè del padre, della madre e del nonno, nonché di altri beni che possedevano in comune. Innanzitutto, per quanto riguarda le proprietà, a Marineto spetta una porzione di terra situata nella valle di Vervoni, attualmente occupata da Anselmo Ventura e suo fratello, a metà della pianta. Allo stesso modo, spetta anche un'altra porzione di terra nella stessa valle, con alberi di fichi, adiacente alla terra di Oddone Crastatore nella parte superiore, al fossato di Vervoni nella parte inferiore, da un lato al fossato di San Feliano e dall'altro lato alla terra di Oddone stesso. Inoltre, nella stessa valle, spetta anche un'altra porzione di terra con alberi di fichi, con la strada sopra e sotto e da un lato al territorio del vescovado di Ventimiglia. Altro pezzo di terra vuota situato presso Pineta, con la strada sopra, il mare sotto, da un lato il fossato della Valle Bone e dall'altro lato la strada che conduce alla casa del defunto Raimondo Giudice. Inoltre, un terzo delle cascine che sembrano possedere nella città di Ventimiglia in comproprietà. Un terzo anche delle terre vuote che sembrano possedere i suddetti fratelli in comproprietà sul Monte Malo. Infine, un terzo delle terre che sembrano possedere in prossimità di San Biagio, dal fossato di Vervoni verso Ventimiglia, che attualmente sono in possesso di Guglielmo Rafa, Martino e Anfusso di San Biagio. Inoltre, un terzo delle ragioni che sembrano possedere i suddetti fratelli lungo la riva di Ventimiglia. Altra parte riguarda i beni mobili, che consistono in trenta lire provenienti dalle quattro lire e mezza che i suddetti fratelli solitamente ricevono annualmente dal Comune di Genova come feudo. Per quanto riguarda la parte di Oberto, spettano a lui, per due parti, tutte le terre che sembrano possedere oltre il fossato di Vervoni fino ai Banchi, verso il mare e verso Podium Rainaldum, che un tempo appartenevano a Oberto Giudice, loro nonno. Allo stesso modo, una porzione di terra situata a Felegueto, con alberi di fichi, adiacente alla terra di Oberto Genzane nella parte superiore, alla terra di Oberto Barbassore e alla terra dello stesso Oberto Genzane nella parte inferiore, da un lato al territorio del vescovado di Ventimiglia e dall'altro alla terra di Isnardi Travache. Inoltre, una casa con annesso, situata presso Pineta. Due parti indivise del pascolo sul Monte Malo. Tre lire di quelle quattro e dieci soldi che solitamente ricevevano e ricevono annualmente dal Comune di Genova come feudo. Due parti indivise di tutte le cascine che sembrano possedere in comproprietà nella città di Ventimiglia. Due parti indivise di tutte le terre che sono di loro proprietà in prossimità di San Biagio, oltre il fossato di Vervoni, verso Ventimiglia, attualmente in possesso di Guglielmo Rafa, Martino e Anfusso di San Biagio. Questa divisione è stata promessa da entrambe le parti essere valida e irrevocabile in modo perpetuo, sotto pena di centocinquanta lire genovine da ciascuna parte coinvolta e impegnata, con la divisione che rimane sempre valida. Giurano, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di rispettare, compiere e osservare quanto sopra e di non revocarlo, sotto la suddetta pena. Oberto concede a Marinetus tutti i diritti che possiede o potrebbe avere sulla parte che spetta a Marineto, e Marineto fa lo stesso con Oberto, agendo sotto il consiglio di Otto Giudice e Guglielmo Dulbeco, loro vicini, che hanno scelto e nominato come loro parenti in questa situazione. Marineto riconosce di essere maggiorenne di diciotto anni. Inoltre, noi, Adalasina, moglie di Oberto, e Francischina, moglie di Marineto, ratifichiamo e approviamo la suddetta divisione, poniamo fine e rinunciamo a ogni tipo di rivendicazione per le rispettive parti e giuriamo, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di considerare tutto quanto sopra come valido in modo perpetuo e di non revocarlo, facendo tutto ciò con il consenso e la volontà dei nostri rispettivi mariti e con il consiglio di Otto Giudice e Guglielmo Dulbeco, nostri vicini, che abbiamo scelto e nominato come nostri parenti in questa situazione, rinunciando a qualsiasi diritto di ipoteca, al Senatus consulto Velleiano, alla legge di Giulio e a qualsiasi altro diritto. Redatto nella città di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni il sacerdote Ugo Melagino e i suddetti consiglieri, nel capitolo di Ventimiglia, insieme a Guglielmo Enrico e Pietro Bertera.
Redatto per detto Oberto.

Atto n.304 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, da una parte, e Guglielmo Rubaldo, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Guglielmo Calcia e Corrado di Perinaldo tutte le questioni fra loro vertenti.

Die xxviiii octubris, ante nonam. Nos Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Guillelmus Rubaldus, ex altera, compromittim[us] et generale compromissum facimus in te Guillelmum Calciam, presentem, et Conradum de Podio Rainaldo, absentem, de omni lite et controversia que simul habemus vel habere possemus vel etiam habuissemus usque in hanc diem ali[qua] occasione, ita quod super hoc ambo simul possint de iure vel amicabiliter sentenciare et statuere quicquid vo[lue]rint, die feriato vel non feriate, presentibus partibus vel absentibus, vel una presente et altera absente, du[m] tamen citata, una sentencia vel pluribus, ita quod usque ad Nativitatem Domini proximam debeant pronunciasse, prom[itten]tes ad invicem inter nos eorum arbitrium, sentenciam vel accordium servare quodeumque dixer[int], statuerint vel ordinaverint, sub pena librarum decem ianuinorum; et nichilominus eorum arbitrium, sentencia vel accordium in suo robore perseveret. Et pro his observandis universa bona nostra habita et habenda unus alteri ad invicem pigneri obligamus. Actum in portario Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Guillelmo Paerno, Ottone Alamano et Raimundo Rebufato. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 304
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 29 ottobre, prima della nona. Noi, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Guglielmo Rubaldo, dall'altra, ci impegniamo e stipuliamo un accordo generale con te, Guglielmo Calcio, presente, e Corrado del Podio Rainaldo, assente, per ogni lite e controversia che abbiamo avuto, potremmo avere o abbiamo avuto fino a oggi per qualsiasi motivo, in modo che entrambi possano giudicare e decidere sia legalmente che amichevolmente su questo, qualunque cosa desiderino, in un giorno festivo o non festivo, con le parti presenti o assenti, o una presente e l'altra assente, purché siano citate, una o più sentenze, in modo che debbano pronunciarsi entro la prossima Natività del Signore, promettendo reciprocamente di rispettare il loro arbitrio, sentenza o accordo, qualunque cosa dicano, stabiliscano o ordinino, sotto pena di dieci lire genovine; e tuttavia, il loro arbitrio, sentenza o accordo deve rimanere valido. E per osservare tali accordi, impegniamo reciprocamente tutti i nostri beni presenti e futuri a garanzia l'uno dell'altro. Redatto nel portale di Santa Maria di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Paerno, Ottone Alamano e Raimondo Rebufato. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.305 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1260, Ventimiglia.
Alberto de Pastino del fu Giovanni de Bodano di Chiavari dichiara di aver acquistato da Vivaldo Murro una certa quantità di vino, per il quale promette di pagare, entro quindici giorni, la somma di 12 lire di genovini.

[Ɑ] Vivaldi Murri.
Die xxviiii octubris, post vesperas. Ego Albertus de Pastino, filius quondam Iohannis de Bodano de Clavaro, confiteor me habuisse tantum vinum ex empto a te Vivaldo Murro, renuntians exceptioni non habiti seu recepti vini et omni exceptioni; unde et pro quo vino tibi vel tuo certo misso per me vel meum certum missum libras duodecim ianuinorum, usque ad dies quindecim proximos, dare et solvere promitto. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere spondeo, rato manente pacto, te credito de expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Ottone Sperono et Guillelmo Bonaviade Portu notario. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 305
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.307 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 ottobre 1260, Ventimiglia.
Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Manfredo di Cosseria, procuratori di Lanfranco Bulbonìno de Turca, dichiarano di aver ricevuto da Nicola Barla la somma di 18 lire di genovini a saldo di quanto Nicola doveva a Lanfranco per il canone di locazione delle terre nel territorio di Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, per l’anno in corso (cfr. atto n. 126).

Die eodem, ante nonam. Nos Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi, et Manfredus de Cruceferrea, procuratores, ut dicimus, Lanfranci Bulbonini de Turca, confitemur habuisse et recepisse a te Nicolao Barla libras decem et octo ianuinorum, quas ei dare tenebaris pro pensione terrarum quas habet in territorio Vintimilii, ad Sanctum Petrum, pro presenti primo anno, ut in instrumento inde facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, promittentes facere et curare ita quod de predicts libris decem et octo, quantum pro pensione primi anni, nulla deinceps fiet requisicio neque movebitur actio seu controversia et quod dictus Lanfrancus de predicts libris decem et octo vocabit se quietum et solutum, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum nostrorum. Actum in domo quam habitat dictus Manfredus, presentibus testibus, in civitate Vintimilii, Guillelmo Iudice et Oberto Iudice.

Atto n. 307
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.323 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 dicembre 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice nomina Lanfranco Bulbonino de Turca e Iacopo de Volta suoi procuratori perché difendano lui e i suoi beni contro Vivaldo Murro.

Die v decembris, ante nonam. Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, facio, constituo et ordino Lanfrancum Bulboninum de Turca et Iacobum [de] Volta, absentes, meos certos nuncios et procuratores, quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior occupantis [conditio], ad agendum, petendum et defendendum me et mea contra Vivaldum Murrum in qualibet causa et sub quolibet ma[gi]stratu, sicut egomet facere possem, si essem presens, promittens tibi notario subscripto, nomine cuius vel quorum int[erest] vel intererit, quicquid factum fuerit per dictos procuratores seu per unum eorum ratum et firmum habiturum, sub yp[otheca] et obligatione bonorum meorum. Actum in porta ecclesie Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Guillelmo Enrico et [Con]rado Mauro. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 323
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 5 dicembre, prima della nona. Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, nomino, costituisco e ordino Lanfranco Bulbonino di Turca e Giacomo di Volta, assenti, come i miei fidati messaggeri e procuratori, ciascuno di loro in solido, in modo che la condizione dell'occupante non sia migliore, per agire, richiedere e difendere me e i miei interessi contro Vivaldo Murro in qualsiasi causa e sotto qualsiasi autorità, come farei personalmente se fossi presente, promettendo a te, il notaio sottoscritto, a nome di chiunque abbia o avrà interesse, che tutto ciò che viene fatto dai suddetti procuratori o da uno di loro sarà considerato valido e vincolante, sotto ipoteca e obbligo dei miei beni. Redatto nella porta della chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico e Corrado Mauro. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.325 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 dicembre 1260, Ventimilia.
Lanfranco Bulbonino de Turca cede a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono su una pezza di terra, coltivata a fichi e a viti, situata ad Sanctum Vincencium, per la somma di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza. Ordina inoltre che sia cassato l'atto di vendita della terra medesima in data 2 novembre 1259.

Willelmi Iudicis.
Die eodem, post vesperas. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfero omnia iura, rationes et actiones reales et personales, utiles et directas, que et quas habeo et mini competunt seu competere possent in quadam pecia terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra episcopalis et ab alio latere terra Ardiçoni Iudicis; quam donationem et cessionem promitto ratam et fìrmam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Predictam cessionem tibi facio pro libris sexdecim et soldis sexdecim, quas a te post hanc cessionem confiteor habuisse et recepisse, renuntians exceptioni. Insuper volo et iubeo cassari instrumentum venditionis dicte terre, quam mihi fecisti, scriptum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, mcclviiii, indictione secunda, die secunda novembris, post vesperas, et ipsum instrumentum post dictam cessione nullis valoris esse iubeo. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Ingeto Burono et Guillelmo Barbaxora. Anno et indicdone ut supra.

Atto n. 325
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Oggi, dopo il vespro. Io Lanfranco Bulbonino di Torca, cedo e trasferisco a te Guglielmo Giudice, tutti i miei diritti, ragioni e azioni reali e personali, utili e dirette, che ho o potrei avere in futuro, su una particella di terra con alberi di fichi e vite situata presso San Vincenzo, coperta da una strada sopra e sotto, da un lato della terra dell'episcopato e dall'altro lato della terra di Ardizzone Giudice. Prometto di rendere valida e irrevocabile questa donazione e cessione, sotto pena del doppio e sotto la responsabilità dei miei beni, a condizione che il patto sia mantenuto. Faccio questa cessione a te per sedici libbre e sedici soldi, che riconosco di aver ricevuto da te dopo questa cessione, rinunciando a qualsiasi eccezione. Inoltre, ordino la cancellazione dello strumento di vendita di questa terra che mi hai fatto, scritto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio nell'anno 1259, il secondo novembre, dopo il vespro, e ordino che tale strumento non abbia alcun valore dopo la cessione. Redatto nella piazza di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice, Ingeto Burono e Guglielmo Barbasora. Nell'anno e nell'indicazione sopra citati.

Atto n.332 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 dicembre 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice di Ventimiglia cede, per la somma di 25 lire di genovini, a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono contro Astraldo di Seborga sulle terre, poste nel territorio di Ventimiglia, oggetto della vertenza per cui, il precedente 27 agosto, i medesimi Ottone e Astraldo si erano rimessi all'arbitrato di Ottone Alamano.

Willelmi Iudicis.
[Di]e xiiii decembris, ante [tercia]m. Ego Otto Iudex de Vintimilio do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfers omnia iura, rationes et actiones reales et personages, que et quas habeo vel habere possem et mihi competunt seu competere possent contra Astraldum de Seburcaro in terris et occasione terrarum quarundam positarum in territorio Vintimilii, pro quarum discordia ego et dictus Astraldus compromisimus unanimiter in Ottonem Alamanum, ut in compromisso inde facto manu Iohannis Gavugii notarii, millesimo cclx, indictione secunda, die xxvii augusti, continetur, dans et concedens tibi quod dictis iuribus uti possis et experiri et omnia demum facere que egomet facere possem in omnibus supradictis, constituens te ut in rem tuam in predictis procuratorem, promittens tibi dictam cessionem firmam et ratam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Hanc autem cessionem tibi facio pro libris viginti quinque ianuinorum, quas post hanc cessionem a te confiteor habuisse et recepisse et de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Oberto Iudice, Simone Podisio, Iacobo clerico de Unelia et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 332
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Il 14 dicembre, prima della terza. Io, Otto Giudice di Ventimiglia, do, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Giudice, tutti i diritti, le ragioni e le azioni reali e personali che ho o potrei avere e che mi competono o potrebbero competere contro Astraldo di Seborcaro per le terre e le questioni di terre situate nel territorio di Ventimiglia, per le quali io e il suddetto Astraldo abbiamo unanimemente compromesso in Ottone Alamanno, come è contenuto nel compromesso fatto dalla mano del notaio Giovanni Gavugio, nel 1260, seconda indizione, il 27 agosto, dando e concedendoti il diritto di utilizzare tali diritti e di sperimentare e fare tutto ciò che potrei fare in tutte le questioni di cui sopra, nominandoti il mio procuratore in queste cose. Prometto di mantenere ferma e valida in perpetuo questa cessione a tuo favore e di non revocarla, sotto pena del doppio di quanto fosse contravvenuto e l'obbligo dei miei beni, restando fermo l'accordo. Questa cessione ti viene fatta per venticinque lire genovesi, che riconosco di avere ricevuto da te dopo questa cessione, e di cui ti dichiaro liberato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di mancato pagamento o di pagamento effettuato e a ogni altra eccezione. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, presenti come testimoni Oberto Giudice, Simone Podisio, il chierico di Unelia Giacomo e Ardizzone Giudice. Nell'anno e nell'indizione suddetti.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.344 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 gennaio 1261, Ventimiglia.
I coniugi Oberto Giudice e Adalasina dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Bonifacio Pipere la somma di 12 lire e 10 soldi di genovini, che s'impegnano a restituire entro la prossima Pasqua.

Ɑ B[onifacii Piperis]
Die xi ianuarii, post nonam. Nos Obertus Iudex et Adalasina iugales, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Bonifacio Pipere libras duodecim et soldos decem ianuinorum, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, quas libras duodecim et soldos decem tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum missum usque ad proximum festum Pasche Resurrectionis Domini dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testi[bus], iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri ob[li]gamus, et quisque nostrum de omnibus supradictis tibi in solidum teneatur, abrenuntiantes iuri solidi, epistole divi Adriani et beneficio nove constitotionis de duobus reis debendi et omni iuri. Et maxime ego dicta Adalaxina abre[nuntio] iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consen[tiat] proprio viro auto scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris Promittimus insuper nos ambo iugales tibi (tibi) dicto Bonifacio te facere securum de omnibus supradictis, ad voluntatem tuam, quando reversus fueris de Ianua in Vintimilium, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum nostrorum, faciens ego dicta Adalasina hec omnia et singula supradicta in presencia, consensu et volúntate dicti viri mei et consilio Imberti, filii quon[dam] Imberti Curli, et Guillelmi baraterii, vicinorum meorum, quos in boc casu meos propinquos et consiliato[res] eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo quam habitant predicti iugales, presentibus testibus [rogatis] Obertino de Celiana et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 344
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.345 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 gennaio 1261, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Gudice, da una parte, e Giovanni Giudice, suo fratello, dall'altra, dividono fra loro i beni mobili e immobili che furono di proprietà dei loro genitori, del nonno e della zia Iacopa e tutti gli altri beni che possiedono in comune.

Oberti et Iohannis Iudicis.
Die xxi ianuarii, ante nonam. Divisionem fecerunt ad invicem inter se Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Iohannes Iudex, eius frater, ex altera, de bonis mobilibus et inmobilibus parentum suorum, videlicet patris et matris eorum, et avi et amite sue, domine Iacobe, et aliorum bonorum suorum que simul comunia habebant. In primis, de possessionibus, venit in parte dicto Iohanni pecia una terre arborate ficuum posite in valle Vervoni, quam tenet Raimundus Balneatus. Item in dicta valle alia pecia terre arborate ficuum, quam tenet Refreidatus, in qua pecia terre Aldina soror dictorum fratrum et uxor Iacobi de Volta, est extimata, ut dicunt, de libris viginti. Item in dicta valle alia peda terre vacue, ubi dicitur Sanctus Felianus, in qua similiter dicunt dictam Aldinam esse extimatam de libris duodecim. Item in dicta valle alia peda terre vacue iuxta terrain episcopalem. Item terda pars, pro indiviso simul et cum Marineto, eorum fratre, de omni eo quod visi sunt habere in territorio Vintimilii, loco ubi dicitur mons Malus. Item in dicta valle Vervonis, ubi dicitur Fulberta, pecia una terre arborate ficuum, cui coheret superius et inferius via. Item in territorio Vintimilii loco ubi dicitur Pineta, medietas pro indiviso unius pecie terre vacue, cum medietate murorum superpositorum unius domus. Item, ubi didtur Pascherium, medietas unius pecie terre, similiter pro indiviso, cui toti coheret superius ortus dicti Marineti, inferius ortus Ugonis Calde, ab uno latere via et ab alio latere ortus Guiranni Tende. Item terda pars pro indiviso omnium rationum quas visi sunt habere dicti fratres in ripa Vititimilii. Item, de mobili, venit in parte dicto Iohanni soldi triginta ex libris quatuor et dimidia quas dicti fratres consueti sunt recipere annuatim a comuni Ianue pro feudo, tali modo quod (pro) dicto feudo non possit petere aliquid usque ad annos decem proxime venturos. In parte vero dicti Oberti evenit in valle Vervonis, de possessionibus, omnes terre quas tenet Guillelmus Laurencius, tam arborate quam vacue. Item medietas unius pecie terre vacue posite ad Pinetam, cum medietate murorum superpositorum unius domus, pro indiviso. Item in territorio Vintimilii, ubi dicitur mons Malus, terda pars, pro indiviso simul et cum dicto Marineto, de omni eo quod ibi visi sunt habere. Item in Pascherio Vintimilii medietas unius orti pro indiviso, cui toti coheret superius ortus dicti Marineti, inferius ortus Ugonis Calcie, ab uno latere via et ab alio latere ortus Guiranni Tende. Item pecia una terre posite in Felegucto, arborata ficuum, cui coheret superius terra Oberti Gençane, inferius terra Oberti Barbaxore et terra dicti Oberti Gençane, ab uno latere terra episcopalis Vintimilii et ab alio latere terra Isnardi Travache. Item, de mobili, tercia pars pro indiviso omnium rationum quas visi sunt habere dicti fratres in ripa Vintimilii. Item soldi triginta ex illis libris quatuor et dimidia quas dicti fratres consueti sunt recipere annuatim pro feudo a comuni Ianue. Quam divisionem ambe partes firmarti et ratam habere et non revocare perpetuo promiserunt, sub pena librarum centum ianuinorum a qualibet parte stipulata et promissa, rata semper manente divisione, iurantes insuper ambo dicti fratres, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non revocare, sub dicta pena, dans dictus Obertus et concedens dicto Iohanni, pro dicta parte sua, omnia iura que habet vel habere posset in parte que venit dicto Iohanni et dictus Iohannes dans et concedens dicto Oberto, pro dicta parte sua, omnia iura que habet vel habere posset aliqua occasione in parte predicti Oberti, faciens ego dictus Iohannes hec omnia et singula supradicta consilio Raimundi Iudicis et Guiranni Tende, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos eligo et appello, et confiteor me maiorem esse annorum viginti. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Iliono Conrado, Guillelmo Arnaldo et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 345
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto e Giovanni Giudice.
Il ventuno gennaio, prima delle nove. Hanno fatto una divisione tra di loro Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Giovanni Giudice, suo fratello, dall'altra, riguardo ai beni mobili e immobili dei loro genitori, cioè del padre e della madre, e del nonno e della zia loro, signora Iacoba, nonché di altri loro beni che possedevano in comune. Innanzitutto, per quanto riguarda le proprietà, a Giovanni è andato in parte un pezzo di terra piantata ad alberi di fichi situato nella valle di Vervoni, che tiene Raimondo Balneatore. Altri pezzi di terra piantati ad alberi di fichi sono situati nella suddetta valle, uno dei quali è tenuto da Refreidato, e in quel pezzo di terra viene stimata la presenza di Aldina, sorella dei suddetti fratelli e moglie di Giacomo di Volta, per un valore di venti lire, si dice. Inoltre, nella suddetta valle c'è un altro pezzo di terra vuota chiamato San Feliano, dove si dice che anch'essa la suddetta Aldina sia stimata per un valore di dodici lire. Nella stessa valle c'è un altro pezzo di terra vuota accanto al terreno vescovile. Inoltre, un terzo in comproprietà insieme a Marineto, loro fratello, di tutto ciò che si presume di avere nel territorio di Ventimiglia, nella località chiamata Monte Malo. Nella suddetta valle di Vervoni, chiamata Fulberta, c'è un pezzo di terra piantata ad alberi di fichi, adiacente a una strada sia superiormente che inferiormente. Nel territorio di Ventimiglia, nella località chiamata Pineta, c'è metà in comproprietà di un pezzo di terra vuota, con metà dei muri sovrapposti di una casa. Inoltre, nella località chiamata Pascherio, c'è metà di un pezzo di terra, anch'essa in comproprietà, adiacente al lato orientale del suddetto Marineto, al lato occidentale del suddetto Ugo Caldo, da un lato la strada e dall'altro il campo di Guglielmo di Tenda. Un terzo in comproprietà di tutti i redditi che i suddetti fratelli si presume di avere sulla riva di Ventimiglia. Inoltre, per quanto riguarda i beni mobili, a Giovanni è andato in parte trenta soldi, su una somma di quattro lire e mezza, che i suddetti fratelli sono soliti ricevere annualmente dal comune di Genova come feudo, con la condizione che non possa richiedere alcunché per il suddetto feudo fino ai prossimi dieci anni. A Oberto, invece, è andata in parte nella valle di Vervoni, per quanto riguarda le proprietà, tutte le terre che tiene Guglielmo Lorenzo, sia piantate ad alberi che vuote. Inoltre, metà di un pezzo di terra vuota situato a Pineta, con metà dei muri sovrapposti di una casa, in comproprietà. Nella località di Ventimiglia, nella zona chiamata Monte Malo, un terzo in comproprietà insieme al suddetto Marineto, di tutto ciò che si presume di avere lì. Inoltre, a Pascherio di Ventimiglia, metà di un orto in comproprietà, adiacente al lato orientale del suddetto Marineto, al lato occidentale del suddetto Ugo Calcio, da un lato la strada e dall'altro il campo di Guglielmo di Tenda. Un pezzo di terra situato a Felegucto, piantato ad alberi di fichi, adiacente superiormente alla terra di Oberto Gencane, inferiormente alla terra di Oberto Barbassore e alla terra del suddetto Oberto Genzane, da un lato la terra vescovile di Ventimiglia e dall'altro la terra di Isnardi Travache. Per quanto riguarda i beni mobili, un terzo in comproprietà di tutti i redditi che i suddetti fratelli si presume avere sulla riva di Ventimiglia. Inoltre, trenta soldi di quelle quattro lire e mezza che i suddetti fratelli sono soliti ricevere annualmente come feudo dal comune di Genova. Tale divisione è stata confermata e ratificata da entrambe le parti e promettono di non revocarla in eterno, sotto la pena di cento lire genovesi per ciascuna parte, pattuita e promessa, con la divisione che rimane sempre valida, giurando entrambi i suddetti fratelli, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di attenersi, osservare e non revocare quanto sopra detto, sotto la suddetta pena. A tal fine, il suddetto Oberto concede al suddetto Giovanni, per la sua parte, tutti i diritti che ha o potrebbe avere nella parte che spetta al suddetto Giovanni, e il suddetto Giovanni concede e cede al suddetto Oberto, per la sua parte, tutti i diritti che ha o potrebbe avere per qualche ragione nella parte del suddetto Oberto. Io, il suddetto Giovanni, faccio tutto ciò e ogni singola cosa sopra menzionata con il consiglio di Raimondo Giudice e Guglielmo di Tenda, i miei vicini, che in questa situazione scelgo e chiamo come miei parenti, e dichiaro di avere più di vent'anni. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, con i testimoni Ilione Conrado, Guglielmo Arnaldo e i suddetti consiglieri, come richiesto. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.346 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 gennaio 1261, Ventimiglia.
Giovanni Giudice del fu Raimondo Giudice vende al fratello Oberto Giudice la metà di un orto situato in Pascherio, che i due fratelli possedevano pro indiviso, per il prezzo di 30 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Iohannes Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis vendo, cedo et trado tibi Oberto Iudici, fratri meo, meam medietatem orti positi in Pascherio, quam tecum habebam comune pro indiviso, cui toti coberet superius ortus Marineti, frattis nostri, inferius ortus Ugonis Calcie, ab uno latere via et ab alio latere ortus Guiranni Tende, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in me retento, ad habendum, tenendum, possidendum [et] de cetero quicquid volueris iure proprietario et [ti]tulo emptionis faciendum, finito precio soldorum triginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confìteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possedere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis vel cui habere statueris per me et heredes meos ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare promitto. Alioquim penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti date et restituere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis ofnnibus attendendis et observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, iurans insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire, sub dicta pena, faciens hec omnia et singula supradicta consilio Raimundi Iudicis et Guiranni Tende, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum, in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Iliono Conrado, Guillelmo Arnaldo et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 346
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Nello stesso giorno, ora, luogo e con gli stessi testimoni. Io, Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, vendo, cedo e trasferisco a te, Oberto Giudice, mio fratello, la mia metà dell'orto situato a Pascherio, che avevamo in comproprietà indivisa, adiacente superiormente all'orto di Marineto, nostro fratello, inferiormente all'orto di Ugo Calcio, da un lato la strada e dall'altro il campo di Guglielmo di Tenda, con tutti i suoi diritti, cause, azioni reali e personali, benefici e diretti, entrate e uscite e tutte le relative pertinenze, senza trattenere nulla di ciò in me, per avere, tenere, possedere e fare in futuro tutto ciò che vorrai con un diritto di proprietà e titolo di acquisto, al prezzo stabilito di trenta lire genovesi, delle quali dichiaro di essere debitamente quietanzato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato o ricevuto e a ogni altra eccezione. Se la suddetta terra vale più del suddetto prezzo, conoscendo la sua vera valutazione, ciò che vale in più te lo dono con una pura e semplice donazione tra vivi e ti do atto che ne faccio conclusione e rinuncia e un accordo di non richiesta, rinunciando alla legge dell'inganno doppio e oltre. Inoltre, dichiaro di averti consegnato il possesso e il dominio della suddetta terra, stabilendo che la detenga e la possieda per tuo nome in precario finché la possiederò o ne assumerai tu stesso il reale possesso, promettendo di non sollevare più alcuna lite, azione o controversia riguardante la suddetta terra, ma piuttosto di difenderla, autorizzarla e liberartene da qualsiasi persona legittimamente, da parte mia e dei miei eredi, prometto. In caso contrario, prometto di pagarti e restituirti una pena pari al doppio del valore attuale o del valore migliorato nel tempo della suddetta terra, con l'accordo rimanente valido. Come pena e per l'osservanza di tutto quanto sopra, impegnando tutti i miei beni presenti e futuri come pegno a te, giuro inoltre, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di attenermi, compiere e osservare quanto sopra detto e di non andare contro, sotto la suddetta pena, facendo tutto ciò e ogni singola cosa sopra menzionata con il consiglio di Raimondo Giudice e Guglielmo di Tenda, i miei vicini, che in questa situazione scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, con i testimoni Ilione Conrado, Guglielmo Arnaldo e i suddetti consiglieri, come richiesto. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.354 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Guglielmo Arzeleto maior dichiarano di aver ricevuto da Iacopo di Recco 8 cantari di carni salate e 7 rotoli di carni nostratarum, per cui promettono di pagare, entro la prossima festa di San Martino, la somma di 16 lire e 3 soldi di genovini.

Ɑ Iacobi [de] Recho.
Die xxi marcii, ante terciam. Nos Guillelmus Iudex, Guillelmus Enricus, Raimundus Iudex, Rainaldinus Bulferius filius quondam Raimundi et Guillelmus Arçeletus maior, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse a te Iacobo de Recho cantaria octo carnium salitarum et rotolos septem nostratarum, renuntiantes exceptioni non traditarum carnium et non habitarum et omni alii exceptioni nobis competenti et competiture; unde et pro quibus, quilibet nostrum in solidum, promittimus tibi dicto Iacobo dare et solvere libras sexdecim et soldos tres ianuinorum hinc ad festum proximum sancii Martini. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafìeret cum omnibus dampnis, missionibus et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare et solvere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis, missionibus et expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, renuntiantes iuri solidi, nove constitutioni de duobus reis debendi, epistule divi Adriani et omni alii iuri; hoc acto expressim inter te dictum Iacobum et nos predictos quod possis nos et nostra et quemlibet nostrum in solidum Ianue coram quolibet magistratu pro dicto debito convenire, renuntiantes privilegio fori et conventio[ni] habite inter comune Ianue et comune Vintimilii et omni alii legum et capitulorum auxilio quibus in predictis nos iuvare possemus. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Iohanne Fornario notario, Fulcone Gançerra, Guillelmo Paerno et Gaialdo de Monteleone iudice, qui ditavit presens instrumentum. Anno et indictione ut supra.
mcclxii, die xxii octu[bris], cassum voluntate partium, quia satisfac[tum] dicto Iacobo, presentibus Oberto Iudice [et]

Atto n. 354
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.380 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 maggio 1261, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice di Ventimiglia dichiara di aver ricevuto da Lanfranco Bulbonino, a nome della propria moglie Adalasina, la somma di 150 lire di genovini per la dote della medesima e di averle fatto donazione di 100 lire a titolo di antefatto: per la dote suddetta cede ad Adalasina, per il sostentamento della medesima, dei suoi e di esso Oberto, diversi beni mobili e immobili del valore complessivo di 120 lire.

Ɑ Alasine, uxoris Oberti Iudicis.
Die xvii madii, post terciam. Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis de Vintimilio, confiteor me habuisse et recepisse a Lanfranco Bulbonino, ab[s]enti, nomine Adalasine, uxoris mee, pro dotibus sive patrimonio suo, libras centum quinquaginta ianuinorum et ei feci donationem librarum centum propter nupcias sive nomine antefacti, sicut constat per instrumentum inde factum manu Iacobi de Castelleto notarii, millesimo ccl, indictione viii, die xxv octobris, inter nonam et vesperas; pro quibus et nomine dictarum dotium, non illectus nec abractus, sed spontanea voluntate, et pro bono et utilitate tua diete Adalasine, te volente et petente, do, cedo et trado tibi in solutum, pro libris centum viginti, ut te et tuos alas et de cetero alere debeas et ut me virum tuum egentem substinere debeas, terras infrascriptas, cum omnibus superpositis, iuribus, rationibus, actionibus, ingressibus et exitibus et cum omni comodo et utilitate et aliis rebus infrascriptis terris debentibus et pertinentibus et uti optime maximeque sunt. In primis, ortum unum positum in Pascberio, cui coberet superius ortus Petri Lamberti, inferius ortus Ugonis Calcie, ab uno latere via et ab alio ortus Guiranni Tende. Item plures pecias terre contiguas positas in territorio Vintimilii, in Vervono, que fuerunt quondam domini Oberti Iudicis, quibus omnibus coheret superius via, inferius vallonus Sancti Feliani, ab uno latere terra Guillelmi Calcie et ab alio latere terra Marineti et Iohannis Iudicis. Item totum mobile quod habeo in domo in qua maneo, et specialiter totum meum fornitum et sospitale unum et unum bancarium et omnia alia massaricia minuta, ad faciendum de cetero quicquid volueris. Quas terras et res promitto tibi de cetero defendere et disbrigare ab omni persona, colegio et universitate meis expensis, remissa tibi necessitate denunciando; sciens veram extimationem ipsarum terrarum et rerum, si ultra valent, tibi dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Dominium quoque et possessionem de predictis tibi confìteor corporaliter tradidisse. Et pro predictis omnibus et singulis attendendis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Et ego dicta Adalasina, mea pura volúntate et me a te petente et volente, confiteor me habuisse et recepisse a te dicto viro meo prefatas terras et mobile in solutum pro dicta quantitate ut me et meos alani de cetero et te virum meum egentem debeam substinere, renuntians exceptioni non habitarum terrarum et rerum et generaliter omni alii exceptioni mihi competenti et competiture in predictis dotibus quantum pro dictis libris centum viginti petendis, promittendo tibi per me et heredes meos de cetero nullam, in iudicio vel extra, requisitionem de predictis libris centum viginti facere, sed de ipsis stabo in posterum tacita et contenta in predictis terris et mobile et te nec aliquam personam pro te, in iudicio vel extra, quantum pm dictis libris centum viginti aliqua actione molestare coram aliquo magistratu. Alioquin penam dupli de quanto contraiactum fuerit et quotiens tibi stipulanti promitto dare et solvere. Et pro predictis omnibus attendendis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, renuntians legi ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni alii iuri, faciens hec omnia consilio Willelmi baratemi et Fulconis Prioris, quos meos propinquos in hoc casu eligo et appello. Actum in domo Manfredis de Langasco, quam habitant dicti iugales, in Vintimilio, presentibus testibus [rogatis] Guillelmo Dulbeco et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 380
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Alasina, moglie di Oberto Giudice.
Il diciassettesimo giorno di maggio, dopo la terza. Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, riconosco di aver ricevuto da Lanfranco Bulbonino, assente, in nome di Adalasina, mia moglie, come dote o patrimonio suo, centocinquanta lire genovesi, e le ho donato cento lire a causa del matrimonio o a titolo di anticipo, come risulta dallo strumento redatto per mano del notaio Giacomo di Castelleto, nell'anno 1250, all'ottava indizione, il venticinque ottobre, tra la nona e il vespro; per le quali e in nome delle suddette doti, non indotto né costretto, ma spontaneamente e per il tuo bene e utilità, cara Adalasina, volendo e chiedendo tu stessa, do, cedo e trasferisco a te in pieno possesso, al prezzo di centoventi lire, affinché possa mantenere te e i tuoi bisogni e sostenere me, tuo marito in difficoltà, le terre di seguito descritte, con tutti gli edifici, diritti, cause, azioni, entrate e uscite, e con ogni comodità, utilità e altre cose collegate a tali terre e ritenute pertinenti e che sono nel miglior stato possibile. Innanzitutto, un orto situato a Pascherio, adiacente superiormente all'orto di Pietro Lamberti, inferiormente all'orto di Ugo Calcio, da un lato la strada e dall'altro l'orto di Guglielmo di Tenda. Inoltre, diverse porzioni di terreno adiacenti, situate nel territorio di Ventimiglia, a Vervono, che un tempo erano di proprietà del signor Oberto Giudice, adiacenti tutti alla strada superiormente, inferiormente alla valle di San Feliano, da un lato la terra di Guglielmo Calcio e dall'altro la terra di Marineto e Giovanni Giudice. Inoltre, tutti i mobili che ho nella casa in cui risiedo, e in particolare tutto il mio arredamento e una cassapanca e tutti gli altri piccoli oggetti di valore, li do a te per fare in futuro ciò che desideri. Le suddette terre e beni prometto di difendere e liberare da ogni persona, collegio e università, a mie spese, rinunciando al bisogno di notificarti; conoscendo la vera valutazione di tali terre e beni, se eccedono il valore, te li dono, rinunciando alla legge che prevede una compensazione oltre la metà del valore effettivo. Inoltre, riconosco di averti consegnato personalmente il dominio e il possesso dei suddetti. E per tutti e ciascuno dei suddetti punti, impegno tutti i miei beni presenti e futuri come pegno a te. E io, la suddetta Adalasina, con mia volontà pura e a tua richiesta e volontà, riconosco di aver ricevuto da te, mio marito, le predette terre e beni come pagamento completo per la suddetta quantità, affinché possa sostenere me stessa, i miei cani e te, mio marito in difficoltà, rinunciando all'eccezione di terre e beni non assegnati e generalmente a ogni altra eccezione a me competente o che potrebbe competere nei suddetti beni per il valore dei centoventi lire richieste, promettendo a te, per me e i miei eredi, di non fare più alcuna richiesta, in tribunale o al di fuori di esso, per le suddette centoventi lire, ma mi attengo in futuro in silenzio e soddisfatta nei suddetti terreni e beni e non molesto te né alcuna persona per conto tuo, in tribunale o altrove, con alcuna azione per i suddetti centoventi lire di fronte a qualsiasi autorità. Altrimenti, prometto di pagare e soddisfare una pena doppia rispetto all'accordo e quante volte richiedi. E per tutti i suddetti punti, impego tutti i miei beni presenti e futuri come pegno a te, rinunciando alla legge sulle ipoteche, al senatus consulto velleiano, alla legge giulia sul fondo patrimoniale e a ogni altro diritto, facendo tutto ciò con il consiglio di Guglielmo Baratemi e Fulcone Priore, che scelgo come miei parenti in questo caso. Fatto nella casa di Manfredo di Langasco, dove risiedono i suddetti coniugi, a Ventimiglia, in presenza dei testimoni richiesti, Guglielmo Dulbecco e dei consiglieri suddetti. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.397 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 luglio 1261, Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice di Ventimiglia nomina Oberto Giudice suo procuratore per la riscossione della somma di 40 soldi di genovini, dovuta ad entrambi dal comune di Genova nomine feudi.

Oberti Iudicis.
Die xvi iulii, in vesperis. Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis de Vintimilio, facio, constituo et ordino te Obertum Iudicem, presentem, meum certum nuncium et procuratorem ad petendum et recipiendum soldos quadraginta ianuinorum quos simul recipere debemus a comuni Ianue nomine feudi, et ad vendendum seu alienandum ipsos, et ad omnia in predictis faciendum que fuerint oportuna et que egomet facere possem, si essem presens, promittens quicquid feceris in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum babere et tenere, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, ante palacium episcopate, presentibus testibus Iohanne Columberio et magistro Iohanne calegario.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 397
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il 16 luglio, al vespro. Io Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice di Ventimiglia, faccio, costituisco e ordino te Oberto Giudice, presente, mio fidato messaggero e procuratore per richiedere e ricevere i salari di quaranta soldi genovesi che dobbiamo ricevere insieme dal comune di Genova in nome del feudo, e per venderli o alienarli, e per fare tutto ciò che sia necessario nei suddetti affari e che potrei fare io stesso se fossi presente, promettendo che tutto ciò che farai nei suddetti affari e riguardo agli stessi, e in occasione degli stessi, sarà valido e vincolante, sotto pegno e obbligo dei miei beni. Redatto nella città di Ventimiglia, di fronte al palazzo dell'episcopato, in presenza dei testimoni Giovanni Columberio e maestro Giovanni Calegario.
Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.422 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 ottobre 1261, Ventimiglia.
Aldina1, moglie di Iacopo de Volta, concede in locazione per quattro anni a Oberto Michele alcune pezze di terra, situate nel territorio di Ventimiglia, in Vallecrosia, in parte coltivate ed in parte incolte, dietro corresponsione di un canone annuo della metà dei fichi e della quarta parte della biada e del frumento prodotti dalle terre stesse.

[Oberti Michaelis].
Die eodem, post nonam. Ego Aldina, uxor Iacobi de Volta, loco et titillo locationis concedo, usque ad annos quatuor proxime venturos et completos, tibi Oberto Michaeli terras infrascriptas positas in territorio Vintimilii, in valle Vervoni, partim agregatas et partim vacuas: in primis peciam unam, cui coheret superius terra Odonis Crastatoris et vallonus Sancti Feliani, inferius fossatus Vervoni et terra Pigati, ab uno latere terra dicti Odonis et ab alio vallonus Sancti Feliani; item aliam peciam, cui coheret superius terra Fulconis Saxi, inferius terra ecclesie Sancti Blaxii, ab uno latere vallonus et ab alio terra Pigati; item aliam peciam, cui coheret superius terra episcopalis, inferius via, ab aliis lateribus terra Oberti Iudicis, te mihi reddente, omni anno, usque ad dictum terminum, pro pensione dictarum terrarum, medietatem fìcuum et quartam partem omnium blavarum que procedent ex ipsis terris et frumenti similiter, ita quod dictas terras debeas laborare et colere bene et legaliter et non deteriorare. Quas terras tibi promitto dimittere usque ad dictum terminum et non auferre nec pensionem augere, sub pena dupli de eo quod foret contrafactum et obligatione bonorum meorum, rata manente locatione, faciens hec omnia et singula supradicta consilio Oberti Iudicis, fratris mei, et Fulconis Prioris, vicini mei, abrenuntians in predictis omni iuri quo me contra predicta tueri possem. Versa vice ego dictus Obertus Michael promitto et convenio tibi diete Aldine predictas terras usque ad dictum terminum tenere et bonificare ipsas et non deteriorare et reddere tibi vel tuo certo misso, pro pensione ipsarum, omni anno, usque ad dictum terminum, medietatem ficuum et quartam partem blavarum et frumenti quod procedei ex ipsis. Alioquin, si in aliquo de predictis foret per me contrafactum, penam dupli de quanto et quotiens contrafieret tibi stipulanti promitto, rato manente pacto. Pro predictis attendendis et observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in domo Vivaldi Murri, presentibus testibus Guillelmo barberio de Burdigueta, Beleem Cauda Rubea et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 422
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Aldina era una de Judicibus, figlia di Raimondo e Alasina.

Atto n.441 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 gennaio 1262, Ventimiglia.
Nicola Barla del fu Ugo Barla vende a Guglielmo Enrico una pezza di terra zerbida, situata nel distretto di Ventimiglia, nella valle di Latte, per il prezzo di 2 lire dì genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Guìllelmi En[rici].
Ego Nicolaus Barla, filius quondam Ugonis Barle, vendo, cedo et trado tibi Guillelmo Enrico peciam unam terre serbe posite in districtu Vintimilii, in valle Lactis, cui coheret superius terra tui emptoris, inferius fossatus et ab aliis lateribus terra tui emptoris, cum omni suo iure, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, ad habendum, tenendum et quicquid deinceps volueris faciendum, finito predo librarum duarum ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numer[a]te s[eu] recep[te] pecunie. Quod si ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod [ultra] valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibí facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium dicte terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris per me et heredes meos ab omni persona legittime defendere et auctoriçare. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare et restituere promitto, rata semper manente venditione. Pro pena et predicts omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Insuper ego Aidelina, uxor dicti Nicolai, predicte venditioni consentio et omni iuri quod in ipsa habere possem tibi dicto Guillelmo finio et dimitto, faciens hec omnia consensu et voluntate predicti viri mei et consilio Oberti Iudicis et Willelmi Caude Rubee, vicinorum meorum, renuntians omni iuri quo contra predicta me tueri possem. Actum in ecclesia Sancti Iohannis de Vintimilio, presentibus testibus Raimundo Rubaldo et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra, die xvii ianuarii, ante nonam.

Atto n. 441
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.476 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 luglio 1262, Ventimiglia.
Giovanni botarius di Roccabruna nomina Oberto Giudice di Ventimiglia suo procuratore perché difenda lui ed i suoi beni davanti al podestà di Genova contro la petizione che Luchetto Gattilusio intende presentare circa i beni della fu Raimondetta del fu Oberto Sigaldi di Roccabruna.

Ɑ Oberti [Iudicis].
Die xxviii, iulii, ante nonam. Ego Iohannes botarius de Rochabruna facio, constituo et ordino te Obertum Iudicem de Vintimilio, presentem, meum certum nuncium et procuratorem ad defendendum me et mea Ianue corata domino potestate a peticione Lucheti Gatilusii, quam facit vel facere intendit in bonis quondam Raimundete, filie quondam Oberti Sigaldi de Rochabruna, et ad omnia in predicts et circa predicta facienda que fuerint oportuna et que egomet facere possem, si essem presens, promittens quicquid feceris in predicts ratum et firmum habiturum, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum, et etiam promitto de iudacatum solvendo. Actum in civitate Vintimilii, ante domum Vivaldi Murri, presentibus testibus Ingone Burono, Oberto Gengana et Petro Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 476
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.477 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 luglio 1262, Ventimiglia.
Ingone Burono, cittadino genovese, promette di restituire ad Oberto Genzana la casa posta nella città di Ventimiglia, ed il relativo atto dì vendita, se Oberto gli verserà, entro la prossima festa di San Martino, la somma di 7 lire e 10 soldi di genovini.

Ɑ Oberti Gençane.
Die xxviii iulii, post nonam. Ego Ingo Buronus, civis Ianue, promitto et convenio tibi Oberto Gengane, civi Vintimilii, vendere et restituire domum quamdam positam in civitate Vintimilii, cui coheret a tribus partibus via et ab alio latere domus Vivaldi Murri, quam michi, una cum uxore, vendidisti, et cartam illius venditionis, scriptam manu Iobannis de Mandolexio notarii, usque ad proximum festum sancti Martini, si mihi vel meo certo misso per te vel tuum missum solveris usque ad dictum terminum, pro predo ipsius, libras septem et soldos decem ianuinorum. Alioquin penam dupli de eo quod valet tibi stipulanti promitto, rato manente pacto. Et pro his observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, ante domum Vivaldi Murri, presentbus testibus Oberto Iudice et Petro Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 477
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.478 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 luglio 1262, Ventimiglia.
Vivaldo Murro di Ventimiglia vende ad Ingone Burono una casa, situata .nella città di Ventimiglia, per il prezzo di 26 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ingonis Buroni.
Die xxviiii iulii, ante nonam. Ego Vivaldus Murrus de Vintimìlio vendo, cedo et trado tibi Ingoni Burono domum unam [po]sitam in civitate Vintimilii, cui coheret superius et inferius carrubium, ab uno latere domus Oberti Gençane et ab alio latere c[a]sale dicti Oberti, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid ex ipsa deinceps iure proprietario et titulo emptionis vol[ue]ris faciendum, cum omni suo [i]ure, ratione, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in [m]e retento, finito pre[c]io librarum viginti sex ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians except[ioni] non numerate seu rece[pt]e [pe]cunie et omni exceptioni. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scien[s] ipsius ver[am] extimatio[nem], id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono, re[nuntians] legi per [q]uam decept[is] ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi tradi[di]sse confiteor, const[i]tuens me interim tuo nomine eam tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possess[ion]em sumpseris corporalem, promittens de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controvetsiam nec requisì[tion]em facere, sed potius eam tibi et heredibus tuis vel cui dederis per me et heredes meos ab omni persona legittime [d]efendere, auctoriçare [et] disbr[igare]. Alioquin penam dupli de eo quod nunc val[et] dicta domus vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti promitto, rata semper manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Insuper ego Guillelmus Curlus Bovetus de dicta domo et omnibus et singulis supradictis versus te dictum Ingonem pro dicto Vivaldo Murro me constituo proprium et principalem defensorem et observatorem, renuntians iuri de principali et omni alii iuri. Et pro his omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, ante murum novum castrorum Vintimili, presentibus testibus Oberto Iudice, Matteo de Calati et Nicolao de Aldone. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 478
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.520 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 dicembre 1262, Ventimiglia.
Ingone Burono promette di restituire a Barbarina, moglie di Oberto Saonese, la terra che essa, insieme con il marito, gli aveva venduto il 27 ottobre 1260, ed il relativo atto, di cui al documento n. 300, se essa, entro il 27 ottobre prossimo, gli verserà la somma di 15 lire e 12 soldi di genovini, prezzo della terra medesima.

Ɑ Barbarme, uxoris Oberti Saonensis.
Die xxviiii decembris, in vesperis. Ego Ingo Buronus promitto et convenio tibi Barbarme, uxori Oberti Sagonensis, reddere et restituere, usque ad dies viginti septem octubris proximi, peciam unam terre vineate et vacue posite ad Pinetam, cui coheret superius terra vacua Rainaldi Bulferii, inferius via, ab uno latere terra Iacobi Sagonensis et ab alio latere terra Guillelmi Enrici, quam mihi in solidum cum viro tuo vendidisti, sicut patet per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, millesimo cclx, indictione iii, die xxvii octubris, post nonam, si mihi vel meo certo misso per te vel tuum missum solveris, usque ad dictum terminum, pro precio ipsius, libras quindecim et soldos duodecim ianuinorum. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti promitto, rato manente pacto, ita tamen et pacto habito inter me et te quod pro evictione ipsius tibi non tenear nisi quantum fuerit pro facto meo. Et pro predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pignerí obligo. Actum in civitate Vintimilii, in domo Vivaldi Murri, quam habitat Obertus Iudex, presentibus testibus Oberto Gengana et Oberto Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 520
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.557 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 maggio 1263, Ventimiglia.
Eliono Curlo del fu Raimondo Curlo Nigri vende a Guglielmo Miloto una vigna, situata nel territorio di Ventimiglia, ad Orìgnana, già a lui venduta dai coniugi Oberto Mazullo e Audisia, per il prezzo di 15 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

[Guillelmi] Milotì.
Die iiii madii, ante terciam, Ego Elionus Curlus, fìlius quondam Raimundi Curli Nigri, vendo, cedo et trado tibi Guillelmo Miloto vineam quandam iacentem in territorio Vintimilii, in Orignana, quam mihi vendiderant Obertus quondam Magullus et Audisia iugales, cui coheret superius terra Mauri Cape, inferius via, ab uno latere terra de Marcellis et ab alio terra Guillelmi de Saurgio, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps ex ipsa volueris faciendum, cum omni suo iure, introitibus et exitibus suis omnibusque demum superpositis et pertinenciis suis, finito precio librarum quindecim ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod si ultra dictum precium valet, id quod ultra valet tibi pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem et dominium diete terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine [tenere et] precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu c[o]ntroversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi ab omni persona, que [pro] me vel facto meo impedirei, legittime defendere, autoritäre et disbrigare. Alio[qui]n penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti promitto, rata manente venditione. Pro pena et predicts omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in dom[o] domini Petri de Podio Rainaldo, presentibus testibus Oberto Iudice, Egidio Capelleto et Iohanne de Predis notario. Anno, indictione et die ut supra.

Atto n. 557
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.558 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 maggio 1263, Ventimiglia.
Guglielmo Miloto dichiara di aver ricevuto da Oberto Giudice e Gilio Capelleto, comiti della galea che sta per partire per la Romania, la somma di 15 lire di genovini quale mercede del lavoro che svolgerà al loro servìzio in un anno, accompagnandoli nel viaggio.

Oberti Iudicis et Gilii Capelleti.
Die eodem, hora et loco. Ego Guillelmus Milotus confiteor me habuisse et recepisse a vobis Oberto Iudice et Gilio Capelleto, comitibus galee iture, Deo dante, in Romania(m), libras quindecim ianuinorum pro mercede laboris persone mee, quod debeo venire vobiscum in dicta galea et stare per annum unum pro mercede dictarum librarum quindecim, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod, si contrafacerem, penam dupli de eo quod contrafieret vobis stipulantibus promitto, rato manente pacto. Hoc acto et [expressi]m habito et dicto inter me et vos quod, si forte decederem in dicto viagio, quod absit, et non perservissem vobis dicta[s] Iibras quindecim, quod possitis reducere ad solutionem vobis faciendam in vinea, quam mihi hodie vendidit Elionus Curlu[s], iacente in Orignana, que fuit empta ex dictis libris quindecim, quantum pro illa quantitate quam vobis non perservissem, quam vobis specialiter volo fore pigneri obligatam. Et sic ut supra promitto attendere, compiere et observare, sub pena dupli de eo quod contrafieret et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Actum ut supra, presentibus testibus Eliono Curlo, Iohanne de Predis et Raimundo Audeberto. Anno, indictione et die ut supra.

Atto n. 558
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.559 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 maggio 1263, Ventimiglia.
Oberto Giudice nomina suo procuratore Guglielmo Enrico per riscuotere da Ianono di Monaco e Nigro ioculatore le somme relative alla fideiussione da loro prestata a favore di Michele di La Turbie, non presentatosi all’imbarco sulla galea di esso Oberto Giudice, alla partenza per la Romania.

Ɑ Willelmi Enrici [procurations].
Die iiii madii, post vesperas. Ego Obertus Iudex facio, constituo et ordino meum certum nunrium et procuratorem Guillelmum Enricum, absentem, ad petendum et recipiendum a Ianono de Monacho libras sex et soldos duodecim ianuinorum, fideiussore Michaelis de Turbila, qui debebat venire mecum in galea Romanie, et non venit sed aufugit, et a Nigro ioculatore, eadem ratione, soldos quadraginta, et ad omnia in predictis facienda que egomet facere possem, si essem presens, promittens quicquid dictus procurator fecerit in predictis ratum et firmum habere et tenere, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum. Actum in Vintimilio, in litore maris aput Cardonam, presentibus testibus Ingone Burono, Iacobo de Recbo et Amico Buferio. Anno, indictione et die ut supra.

Atto n. 559
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.622 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 maggio 1264, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, procuratore e sindaco degli uomini di Perinaldo, cede a Simone, figlio di Zaccaria de Castro, che agisce a nome del padre, tutti i diritti che competono all’universitas di Perinaldo sul territorio di Giunco.

Ɑ Simonis Iacarie.
Die viiii madii, ante terciam. Ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, procurator et sindicus universitatis hominum Podii Rainaldi1, ut continetur in instrumento publico facto manu Guillelmi Rafie notarii, mccliii, die tercia iulii, nomine dicte universitatis et singularium personarum, de quibus fit mentio in predicto instrumento, do et concedo et remitto tibi Simoni, filio Iacarie de Castro, recipienti nomine dicti Iacarie, omnia et singula iura que dicta universitas seu homines dicte universitatis habent et [eisdem] competunt vel competere possunt seu umquam competierunt, de iure vel de facto, in territorio Iunci et in [pascuis], nemoribus et aquariciis, fodris, bandis, iurisditionibus dicti territorii et ville et dominium dicti lo[ci Iunci et omnes] donnicatus dicte ville Iunci et eius territorii et omnes donnicatus et iurisditiones quos et quas quondam Fulchinus de Castro habebat et habere debebat et habere solitus erat [in] dicta villa et territorio et pascuis et nemoribus, aquariciis, fodris, bandis, drictis et iurisditionibus dicte ville [et] territorii atque hominum eiusdem et quemadmodum dictum comune Podii Rainaldi seu universitas eiusdem habebat, faciens [tibi], recipienti nomine dicti patris tui, datum, cessionem et concessionem de predictis iuribus et drictis et de omni iure quod dictum comune habet in predicta villa Iunci et territorio, promittens, nomine dicte universitatis, tibi, recipienti nomine dicti patris tui, quod predictum comune sive universitas predicta, occasione predicte ville Iunci seu eius territorii seu iurisditionis ipsius, vel occasione predictorum vel occasione eorum, nullam contra dictum Iacariam vel eius beredes faciet requisitionem seu questionem movebit, Alioquin penam dupli [de] quanto requisitio fieret seu questio moveretur, nomine dicte universitatis, tibi dare et solvere promitto, ratis nichil[om]inus manentibus supradictis. Pro [pen]a et omnibus observandis omnia bona dicte universitatis tibi pro dicto patre t[uo] pigneri obligo et predicta tibi [fa]ciu et [fe]cisse confiteor quoniam predictus lacarias alias non emisset predictam villam Iunci nisi predicta unive[r]sitas fecisset sive eidem facere debuisset predictam finem et refutationem et concessionem et cessionem de predictis iuribus et drictis. Et hoc confiteor fuisse actum in predicta venditione et quia interesse confiteor dicti patris tui quod predicta fieri deberent et etiam universitatis predicte. Actum in castro Collis Vintimilii, presentibus testibus rogatis Ingone Burono et Philippo de Scaleta Messane. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 622
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Poggio Rinaldo è l'odierno Perinaldo, mentre il Iunco è il Giungo, ovvero una frazione del comune di Perinaldo, costituita da poche abitazioni sparse collegate alla chiesa campestre di Santa Giusta.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Simone Iacario.
Il giorno 9 maggio, prima della terza. Io, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, procuratore e difensore dell'università degli uomini di Poggio Rinaldo, come stabilito nell'atto pubblico redatto dalla mano del notaio Guglielmo Rafie nel 1253, il 3 luglio, agendo a nome dell'università menzionata e delle singole persone indicate nel suddetto atto, do, concedo e cedo a te Simone, figlio di Iacaria del Castello, in qualità di ricevente a nome di detto Iacaria, tutti e ogni singolo diritto che l'università o gli uomini dell'università possiedono o possono possedere o hanno mai posseduto, di diritto o di fatto, nel territorio di Iunco e nei pascoli, boschi, corsi d'acqua, fossi, bandite, giurisdizioni di detto territorio e borgo e il dominio del luogo di Iunco e tutti i diritti di signoria di detto borgo di Iunco e del suo territorio e tutti i diritti di signoria e giurisdizioni che in passato Fulchino del Castello aveva e doveva avere e di cui era solito godere nel suddetto borgo e territorio e pascoli e boschi, corsi d'acqua, fossi, bandite, diritti e giurisdizioni del suddetto borgo e territorio e degli uomini dello stesso, e come l'omonima comunità di Poggio Rinaldo o l'università dello stesso aveva, facendo a te, come ricevente a nome di tuo padre, la consegna, la cessione e la concessione dei suddetti diritti e signorie e di ogni diritto che la suddetta comunità ha nel suddetto borgo di Iunco e territorio, promettendo, a nome dell'università menzionata, di non avanzare alcuna richiesta o questione contro detto Iacaria o i suoi eredi in relazione al suddetto borgo di Iunco o al suo territorio o alle sue giurisdizioni, né in relazione ai suddetti diritti o per qualsiasi altra ragione, altrimenti prometto, a nome dell'università menzionata, di darti e pagarti una pena doppia rispetto a qualsiasi richiesta o questione fosse stata avanzata, confermando comunque tutto quanto sopra. Come garanzia e per l'osservanza di tutto, impiego tutti i beni dell'università menzionata a te in pegno per conto di tuo padre, e riconosco di averti dato e di aver fatto quanto sopra menzionato, in quanto il suddetto Iacaria non avrebbe acquisito detto borgo di Iunco se non fosse stata fatta o avrebbe dovuto essere fatta dall'università menzionata la suddetta conclusione, rinuncia, concessione e cessione dei suddetti diritti e signorie. E riconosco che ciò è stato fatto nella suddetta vendita e che l'interesse del tuo padre richiedeva che ciò fosse fatto, nonché dell'università menzionata. Redatto nel castello di Colle di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Ingone Burono e Filippo de Scaleta di Messina, interrogati. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.628 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 giugno 1264, Ventimiglia.
Giovanni de Volta del fu Ingone ed Elia, vedova di Raimondo Sasso, vendono ad Ingone Burono, cittadino genovese, una pezza di terra coltivata a vite, situata nel territorio di Ventimiglia, nella piana di Latte, per il prezzo di 10 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die xxi iunii, ante terciam. Nos Iohannes de Volta, filius quondam Ingonis, et Elia, uxor quondam Raimundi Saxi, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono, civi Ianue, peciam unam terre vineate iacentis in territorio Vintimilii, in plano Lactis, cui coheret superius terra heredum Willelmi Dulbechi et terra Guillelmi Rubaldi et Fulconis Audeberti, inferius via [et terra] Bertrame, uxoris quondam Anfussi Capitis Mallei, ab uno latere Oberti Sagonensis et ab alio latere via, precio [librarum] decem ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et non accepti precii vel non soluti, doli mali et conditioni sine causa et in factum. Quam terram tibi vendimus, cedimus et tradimus cum omni suo iure, utilitate et comodo superque positis pro dicto precio. Et si plus valet, scientes eam plus valere, illud plus pura et mera donatione ad presens inter viv[os] facta tibi donamus, renuntiantes iuri dicenti donationem non valere ultra quingentos aureos nisi actis insinuetur et [i]uri dicenti: “ Si venditor deceptus fuerit in re vendita ultra dimidiam iusti precii, quod potest agere ad venditionem resindendum vel ad iustum precium consequendum ”, promittentes per nos nostrosque heredes tibi tuisque heredibus et cui dederis vel babere statueris dictam terram defendere et auctorigare, nostris expensis, expedire et non impedire, sub pena dupli de eo quod valet venditio predicta vel deinceps valebit et bonorum nostrorum habitorum et haben[do]rum obligatione. Sumptus quoque litis promittimus et convenimus nos agnosce[re] et tibi re[sti]tuere, si quos fecetis pro dicta ter[ra] rationabiliter defendenda, sive obtinueris in lite sive succubueris. Possessionem [et] domi[niu]m dicte terre tibi tradidisse c[on]fitemur et earn tuo nomine precario possidere donee earn possidebimus, dantes tibi licentiam et plenariam potestatem ut ei[us] possessionem, quandocumque volueris, tua auctoritate, ingredi et apprehendere possis, renuntians quilibet nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, nove constitutionis de duobus reis debendi et iuri de principali primo conveniendo, alter pro altero nos invicem principaliter constituentes. Et specialiter ego dicta Elia abrenuntio senatus consulto velleiano et omni alii iuri quo me tueri vel contra predicta venire possem, faciens hec omnia consilio Raimundi Stallanelli et Oberti Iudicis, propinquorum et vicinorum meorum. Preterea ego Guillelmus Iudex de Vintimilio de predicti[s] omnibus et singulis pro dictis Iobanne et Helia me constituo principaliter et principalem defensorem, ita ut de pe[n]a et sorte et evictione et omnibus singulis supradictis tenear ut principalis, renuntians iuri de principali primo conveniendo et omni iuri, civili et municipali, presenti et futuro, quo me tueri vel contravenire possem. Actum in civitate Vintimilii, in domo Bertrami quondam Petri Curli, presentibus testibus Willelmo Bonavia notario, qui ditavit, e dictis consiliatoribus. Anno ut supra.
[S. s. i].

Atto n. 628
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.640 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 agosto 1264, Ventimiglia.
Rainaldo Malaspina di Cremona, procuratore di Franceschina del fu Rainaldo Archanti, vedova di Marineto Giudice dì Ventimiglia, rilascia atto liberatorio ad Oberto Giudice, fratello ed erede del fu Marineto, di quanto compete a Franceschina sui beni di Marineto stesso per ragione della sua dote, essendo stato soddisfatto dagli estimatori e dal podestà del comune di Ventimiglia nella somma di 5 lire di genovini.

Oberti Iudicis.
Die xxiii augusti, post nonam. Ego Rainaldus Malaspina de Cremona, procurator Francescane, filie quondam Rainaldi Archanti, uxoris quondam Marineti Iudicis de Vintimilio, ut de procuratione constat per instrumentum f[ac]tum manu Nicolai Spaeriì notarii, die xiii iulii proxime preteriti, post nonam, cuius instrumenti tenor inferius subnota[tur], finio et remitto, nomine dicte Franceschine, tibi Oberto Iudici, fratri et heredi quondam dicti Marineti, quicquid iur[i]s dicta Francescana habet vel ha[bere posset] aut sibi competunt in bonis et rebus tui vel dicti quondam Marineti, aut contra te vel bona predicta, occasione dotis et antifacti seu alimentorum, aut aliqua alia de causa, usque in hodiernum diem; de quo iure et omni iure, quod dicta Franceschina habet vel habere posset adversus te vel bona tua seu bona que fuerunt dicti quondam Marineti, facio tibi finem et refutationem, nomine predicto, datum et cessionem omnimodamque remissionem et pactum de non petendo, promittens tibi quod dicta Franceschina per se vel submissam personam, occasionibus predictis vel etiam aliqua alia occasione que evenerit usque in hodiernum diem, nullam movebit de cetero actionem vel requisitionem, causam vel questionem seu molestiam adversus te vel heredes tuos sed bona tua aut bona que fuerunt dicti quondam Marineti, et ab omni persona, colegio et universitate, que pro ea vel eius facto seu occasione requisitionem faceret seu moveret actionem, te defendit et liberabit et servabit indempnem. Quod si non fecerit aut in aliquo contrafecerit, penam dupli de quanto et quotiens contrafieret vel actio moveretur et dampni quod inde haberes tu vel alia persona pro te nomine dicte Franceschine et in eius bonis tibi stipulanti promitto, rato manente pacto. Et pro predictis omnibus et singulis observandis universa bona predicte Franceschine habita et habenda tibi pigneri obligo. Omne quoque instrumentum et scriptum, unde te vel bona tua seu bona que fuerunt dicti quondam Marineti dicta Franceschina convenire posset, et nominatim et expresse instrumentum dotis et antefati, nomine dicte Franceschine et pro ea, casso penitus et evacuo et omnibus viribus enervo et nullius valoris vel momenti quo ad ipsam deinceps esse volo. Et hec facio quia de dotibus dicte Franceschine in bonis dicti Marineti mihi, nomine predicto, confiteor solutionem fore factam per extimatores comunis Vintimilii et per potestatem quod extimatum fuit Iaudatum; antifatum vero, quia non invenitur in dictis bonis predicti quondam Marineti unde in toto vel parte exigi pos[sit] vel haberi, ideo soli solutioni dotis contentus finio et remitto ut supra, et habitis post hanc re[missionem] a te pro predictis libris quinque ianuinorum, de quibus me voco bene quietum et solutum, renuntians exceptioni non numerate pecunie et quantitatis non recepte et omni alii exceptioni quo dicta Franceschina se tueri vel contra predicta venire posset. Actum in civitate Vintimilii, ante ecclesiam Sancti Iohannis, presentibus testibus rogatis Guillelmo Curlo maiore, Nicolino, eius filio, et Ottone Plantanasca. Anno dominice Nativítatis millesimo ducentesimo sexagesimo quarto, indictione sexta, die xxiii augusti, post nonam. Ɑ Tenor dicte procurations: « Ɑ In nomine Domini, amen. Ego Franceschina, filia quondam Rainaldi Arcanti et uxor quondam Marineti Iudicis de Vintimilio, facio, constituo et ordino meum certum nunrium et procuratorem te Rainaldum Malaspinam de Cremona, presentem et recipientem, ad petendum, recipiendum et exigendum, in iudicio et extra, quicquid petere, recipere et exigere possum seu debeo in bonis dicti quondam Marineti, viri mei, seu ab heredibus eius, occasione dot[iu]m et rationum mearum, vel alia occasione, et (a) quacumque alia persona, quacumque occasione, et ad causam vel causas, lites et questiones quam vel quas movere spero seu intendo contra heredes dicti quondam Marineti seu quamcumque personam defendentem bona ipsius quondam et contra quamcumque aliam personam, collegium et universitatem, quacumque occasione, et ad me defendendum in omni et super omni causa et questione que contra me moveretur seu moveri speratur seu fieri posset per aliquam personam, collegium et universitatem, quacumque occasione, et ad vendendum et alienandum omnia bona mea et res mobilia et immobilia que et quas habeo in Vintimilio et aquisiero et consecuta fuero in bonis et de bonis dicti quondam Marineti, mariti mei, occasione dotium et rationum mearum, vel alia de causa, et ad paciscendum cum quacumque persona, pro me et meo nomine, de dictis bonis et rebus, et ad promittendum et obligandum me et bona mea cum instrumento et promissione pene, dans et concedens tibi liberam potestatem et generalem administrationem ut pro me et meo nomine possis petere, recipere, exigere, agere, intendere, excipere et replicare, litem consteri, petitionibus respondere, de calumpniis iurare, testes producere, sentenciam et sentencias audire et appellare et appellationis causas prosequi, me defendere et pro me securitatem prestare, si opus fuerit, et omnia demum facere que in predictis et circa predicta fuerìnt necessaria et que merita causarum postulant et requirunt et que ego facere possem, si essem presens, tam in agendo quam in defendendo et excipiendo, promittens tibi, recipienti nomine tuo et nomine eius cuius intererit, me ratum et firmum habere et tenere quicquid per te in predictis et circa predicta actum factumque fuerit, gestum seu promissum, sub ypotheca et obligatione bonorum meorum, faciens hec omnia consilio Nicolai Guarachii et Willelmi Ricii, quos meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Qui procurator promisit mihi notario infrascripto, nomine [eius cuius] intererit, solempniter iudicatum solvi et solvere quicquid in quo fuerit condempnatus; et pro eo intercessit [Luchetus] Gatilusius, renuntians iuri de principali et omni iuri. Actum Ianue, in domo Lucheti Gatil[uxii et consortum]. Testes dicti consiliatores ».

Atto n. 640
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.642 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

30 agosto 1264, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo de Volta e Aldina1 vendono a Guglielmo Calcia la quarta parte pro indiviso di una pezza di terra, coltivata a fichi, situata nella valle di Vallecrosia, a Pubertà, per il prezzo di 5 lire di genovini, dì cui rilasciano quietanza.

Ɑ Guillelm[i] Calde.
Die xxx augusti, in mane. Nos Iacobus de Volta et Aldina iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Guillelmo Calcie quartam partem unius pecie terre posite in valle Vervoni, ad Fulbertams, pro indiviso, arborate ficuum, quam plantaverunt Guillelmus Curtus et eius nepotes, cui toti coheret superius via, inferius terra Durantis Aproxii et Ottonis Marie, ab uno latere terra hospitalis de Arena et ab alio terra Oberti Iudicis, ad habendum et possidendum et quicquid deinceps ex ea iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinenciis suis, finito precio librarum quinque ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, id tibi donatione inter vivos donamus, renuntiantes legi per quatti deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi confitemur tradidisse, promittentes de ipsa nullam deinceps movere litem nec controversiam, sed potius ab omni persona legittime defendere et disbrigare, sub pena dupli de quanto dicta terra nunc valet vel deinceps valebit et obligatione bonorum nosttorum, rata manente venditione, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutions de duobus reis debendi. Et spedaliter ego dicta Aldina abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consenciat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris”, faciens hec omnia et singula predicta consensu dicti viri mei et consilio Oberti Iudicis, fratris mei, et Fulchini [Iudi]cis, propinquorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, in domo heredum Vivaldi Murri. Testes Iacobus de Savignono et dicti consiliatores. Anno [et indictione ut supra].

Atto n. 642
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 Aldina era una de Judicibus, figlia di Raimondo e Alasina.

Atto n.649 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 ottobre 1264, Ventimiglia.
Ingone Burono vende e restituisce ad Oira, vedova di Vivaldo Murro e tutrice di Gabriele, figlio del defunto Vivaldo e di Oira medesima, la quale riceve a nome del minore, una casa, situata nella città di Ventimiglia, già vendutagli dallo stesso Vivaldo il 29 luglio 1262 (cfr. atto n. 478), per il prezzo di 26 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Gabrielis, filii quondam Vivaldi Murri.
Die xxiii octubris, ante nonam. Ego Ingo Buronus vendo et restituo tibi Oire, uxori quondam Vivaldi Murri, tutrici Gabrielis, filii tui et dicti quondam Vivaldi, nomine ipsius minoris, domum quamdam positam in civitate Vintimilii, cum possessione ipsius, quam mihi vendidit dictus quondam Vivaldus, iuxta formam cuiusdam instrumenti dicte venditionis facti manu Iohannis de Mandolexio notarti, mcclxii, indictione quarta, die xxviiii iulii, cui coheret superius et inferius carrubium et ab aliis lateribus domus Oberti Gengane. Quam domum tibi (dicto) nomine restituo pro libris viginti sex, quas a te precio ipsius habui et recepi, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Possessionem diete domus tibi tradidisse confiteor, promittens de ipsa nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec facere requisitionem, sed potius eam tibi dicto nomine ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare, que pro me vel facto meo impedirei. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valebit tibi stipulanti dicto nomine promitto, rato manente pacto. Et pro his omnibus observances universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Gabrielis, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Raimundo Audeberto et Petro Iudice. Anno et indictione ut supra.
[S.] dr. vi.

Atto n. 649
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.13 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

XIII

s. d. (ante 1 luglio 1259).
Girando Travaca è debitore verso Oberto Giudice di Ventimiglia della somma di 80 lire di genovini.

Notaio Luca Caudelupi.
Notizia nell'atto n. 75.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.56 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

LVI

s. d. (ante 27 luglio 1260).
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice vende a Fulcone Raimondo di Seborga una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, in Podio Oculi, ubi dicitur Crispus.

Notaio Dogua.
Notizia nell'atto n. 272.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.57 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

LVII

s. d. (ante 31 luglio 1260).
Giovanni de Volta e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, compromettono all’arbitrato di Oberto Giudice la soluzione di una loro vertenza.

Notaio Giovanni de Mandolexio.
Notizia nell'atto n. 278.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.58 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

LVIII

s. d. (ante 31 luglio 1260).
Sentenza arbitrale di Oberto Giudice in questione vertente fra Giovanni de Volta, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, dall'altra.

Notizia nell'atto n. 278.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.101 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CI

s. d. (ante 4 maggio 1263).
Michele di La Turbie s’impegna con Oberto Giudice ad imbarcarsi per un viaggio in Romania. Prestano fideiussione Ianono di Monaco e Nigro ioculator.

Notizia nell'atto n. 559.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.127 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CXXVII

25 ottobre 1250.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice di Ventimiglia, ricevendo in dote dalla moglie Adalasina la somma di 150 lire di genovini, le dona propter nuptias la somma di 100 lire.

Notaio Iacopo de Castelleto.
Notizia nell'atto n. 380.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.130 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CXXX

3 luglio 1253.
Gli uomini di Perinaldo nominano loro procuratore e sindaco Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice.

Notaio Guglielmo Rafa.
Notizia nell'atto n. 622.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.142 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CXLII

4 aprile 1257.
Raimondo Curlo deve a Oberto Giudice, figlio di Raimondo Giudice, la somma di 100 lire di genovini.

Notaio Iacopo Trabuci.
Notizia nell'atto n. 207.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.166 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CLXVI

10 maggio 1259.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice assume determinati impegni verso Raimondo Curlo del fu Ugo Curlo con l’obbligo di attendervi entro otto giorni da quando ne verrà richiesto.

Notaio Matteo de Predono.
Notizia nell'atto n. 63.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.167 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CLXVII

10 maggio 1259.
Raimondo Curlo promette di consegnare entro il 1° marzo 1260 a Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice lo strumento relativo alla somma di 100 lire di genovini, di cui al rogito in data 4 aprile 1257 (cfr. n. CXLII).

Notaio Matteo de Predono.
Notizia nell'atto n. 207.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Fonti

Atti, documenti e riferimenti relativi a Oberto Iudex.

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1252 ESulla vendita di una casa in Ventimiglia2 settembre 1252

Sulla vendita di una casa in Ventimiglia

2 settembre 1252

Guglielmino e Oberto Iudex compaiono un atto del 2 settembre 1252 per la vendita di una casa in Ventimiglia di proprietà dello stesso Guglielmino. Da notare che l'atto è rogato a Genova perché questo imponeva il trattato di pace e di sottomissione dopo la sconfitta del 1238. L'altro testimone è un certo Oberto Barbaxora anch'esso di Ventimiglia.

1044.

1252, settembre 2, Ventimiglia

Guglielmino, a nome della madre Adalasia Calcia, rilascia quietanza al comune di Genova, rappresentato da Bartolomeo Ferrario, di 3 lire, 6 soldi e 4 denari, corrispondenti a un terzo del prezzo di una casa, posta in Ventimiglia, che possiede in comune con Richelmo di Tenda e Verdana, moglie di Giranni di Tenda, destinata alla canonica della città.

In nomine Domini amen. Confitetur Guillelminus, filius Adalaxie Calcie, nomine dicte matris sue, se habuisse et recepisse a Bertholomeo Ferrario iudice, operario canonice Vinctimilii pro comuni Ianue, libras tres et soldos sex et denarios quatuor ianuinorum, de precio domus posite in Vinctimilio et extimate per comune Ianue, in qua dicta Adalaxia habet terciam partem pro indiviso cum Richelmo de Tenda et cum Verdana, uxore Granni de Tenda, abrenuncians exceptioni non numerate pecunie et omni exceptioni, promittens dictus Willelminus et Obertus Iudex, quilibet eorum in solidum, se facturos et curaturos ita quod dicta Adalaxia dictam solutionem ipsi Guillelmino factam ratam et firmam habebit sub pena dupli et obligacione bonorum suorum. Actum in capitulo Victimilii, anno dominice M°CC°LII°, indictione VIIII, die II septembris.

(S.T.) Ego Iohannes Fornarius, notarius sacri palacii, rogatus scripsi.

(S.T.) Ego magister Nicolaus da Sancto Laurentio, sacri palacii notarius, transcripsi et exemplificavi septem suprascripta instrumenta ab autenticis et originalibus factis per manum Iohannis Fornarii notarii, nichil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba, titulo seu puncto plus minusve, sentencia in aliquo non mutata, precepto tamen domini Baxani Pacalodi, iudicis et assessoris domini Martini de Summaripa, potestatis Ianue, pre- sentibus Willelmo de Varagine, scriba comunis, et Nicolao de Porta notario, M°CC°LV°, indic(tione) XII, die XXVIII marcii.

(S.T.) Ego Rollandinus de Ricardo, sacri palacii notarius, suprascripta exempla extraxi et exemplificavi ex registro comunis Ianue scripto manu magistri Nicolosi de Sancto Laurentio, ab illis videlicet que idem magister Nicolaus exemplavit ab instrumentis publicis scriptis manu Iohannis Fornarii notarii, sicut in eis vidi et legi, nichil addito vel diminuto nisi forte littera, sillaba, titulo seu puncto causa abreviacionis, sententia non mutata, de mandato tamen domini Dannii de Osnaigo, civitatis Ianue potestatis, presentibus testibus Iohanne Bonihominis et Loysio Calvo, cancellariis comunis Ianue, et Iacobo de Albario notario, M°CCC° primo, indictione XIII, die XX iunii.

Società Ligure di Storia Patria,
«I Libri Iurium della Repubblica di Genova»,
Vol I/6, a cura di Maria Bibolini,
Genova 2000,
pagg. 190-.