Data di nascita

𝓅.1220

Periodo di riferimento

1256-1264

Data della morte

?
  DVP 3

Cosa si sa

Guglielmo Iudex nasce a Ventimiglia dopo il 1220 da Ottone e Margherita. Non conosciamo il cognome della madre. Uno di almeno quattro figli: Raimondo, Ardizzone, Guglielmo e Obertino. Sposa Giovanna. Non conosciamo il cognome della moglie. La coppia ha avuto almeno un figlio:

  • Ottone (XIII secolo).

Non conosciamo il luogo e la data della morte.

Lista degli Atti dell'Amandolesio

Guglielmo Iudex viene nominato nei seguenti atti rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio, raccolti e custoditi a Genova, secondo quanto stabilito nelle clausole di pace dopo l'assedio del 1220.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum I: serie α (cart. 56)
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum II: serie β (cart. 56)
Atti dal 1259 al 1264: serie γ (cart. 57)
Repertorio delle notizie inserite nei Cartolari I & II (cart. 56): serie κ
Repertorio delle notizie inserite nel cartolario 57: serie ν

Nell'Archivio di Stato di Genova si conservano due cartolai notarili nei quali si contengono quasi un migliaio di atti per la massima parte rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio fra il 1256 ed il 1264. Si tratta del cartolare 56, che comprende rogiti fra il I° dicembre 1256 e il 23 dicembre 1258, e del cartolare 57, che contiene rogiti fra il 28 dicembre 1258 e il 7 dicembre 1264.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1255 al 1258”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1985.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1993.

MILLESIMO CCLVIIII INDICTIONE PRIMA

In nomine Domini, amen. Cartularius instrumentorum factorum per me Iohannem de Mandolexio notarium in Vintimilio et Rappali, ut infra continetur. Et sunt in isto cartulario instrumenta sex annorum, videlicet de millesimo cclviiii, millesimo cclx, millesimo cclxi, millesimo cclxii, millesimo cclxiii et millesimo cclxiiii, ut inferius per ordinem annotantur, et est signum meum quod appono in instrumentis tale: (S.T.) Iohannes de Mandolexio, notarius Sacri Imperii, rogatus scripsi.

Una menzione particolare merita la professoressa e ricercatrice Laura Balletto, come riportato nei ringraziamenti.

Atto n.17 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 maggio 1257, Ventimiglia.
Estimo sui beni di Guglielmo Maroso nel territorio di Ventimiglia a favore di Tommaso Burbalie.

[Ɑ Gui]llelrmi Marosi [et T]home Burbalie.
Im presencia infrascriptorum testium, Guill[elmus] …[omissis]…
Volens igitur suis rogaminibus intendere quemadmodum quilibet notarius publicus hoc facere tenetur, ut supra scripsi et im publicam formam posui, presentibus testibus convocatis Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio, Guillelmo Iudice et Ottone Navarro.
Actum in Vintimiilio, ante domum predictam dicti Marosi. Millesimo et indictione ut supra, die ultima madii. Et duo instrumenta unius tenoris ambe partes rogaverunt fieri, cuilibet partium unum.
Ɑ Ambo sunt facta.

Atto n. 17
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Marosi e Tome Burbalio.
In presenza dei sottoscritti testimoni, Guglielmo …[omissis]… Volendo quindi adempiere alle loro richieste, come ogni notaio pubblico è tenuto a fare, come ho scritto sopra e ho formalizzato pubblicamente, avendo convocato i testimoni Ardizzone Giudice, Rinaldino Bulferio, Guglielmo Giudice e Ottone Navarro. Redatto a Ventimiglia, davanti alla casa del suddetto Marosi, il trentuno maggio, nell'anno e nell'indizione suddetti. E le due parti hanno chiesto che venissero fatte due copie dello stesso tenore, una per ciascuna parte.
A entrambe sono state fatte.

Atto n.19 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 giugno 1257, Ventimiglia.
Sentenza a favore di Elena, che agisce a nome della figlia Aldixeta, della quale è tutrice, sul patrimonio del fu Pietro Malete, avo paterno di Aldixeta.

Ɑ Laus Aldixete, filie Helene.
[In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius], iudex eiusdem comunis, sedens pro tribunali, [auctoritate publica et officio magistratus, laudavit, statuit] et decrevit quod Helena, mater …[omissis]…
Quare dictus iudex, dato Guillelmo Paemo curatore predictis minoribus ad faciendum solutionem predictam, misit in scriptis extimatoribus dicti comunis, videlicet Guillelmo Iudici, Raimundo Gençane et Raimundo Aventurerio, ut in ipsis bonis comunibus extimarent dicte Helene dicto nomine quantitatem predictam. …[omissis]…
Actum millesimo et indictione eodem, die quinta iunii, inter nonam et vesperas, presentibus testibus Milano esecutore, Oberto Mutina, Opigo Ardiçone et Petro de Musso notario.

Atto n. 19
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.116 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15-23 gennaio 1258, Ventimiglia.)
Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico nominano loro procuratori Iacopo de Volta e Ianella Avvocato.

Oberti Iudicis de Vintimilio.
[Nos Ober]tus Iudex, Raimundus [Iu]d[ex], Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex et Guillelmus Henricus, quilibet …[omissis]…
vel plures se in solidum obligaverint quod quisque …[omissis]…
te Iacobum de Volta, presentem, et Ianellam Advocatum …[omissis]…
Actum in …[omissis]…
et [O]berto Lupo de Sancto …[omissis]…

Atto n. 116
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice di Ventimiglia.
Noi Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico, ciascuno …[omissis]… siamo obbligati solidalmente affinché ciascuno …[omissis]… tu Giacomo di Volta, presente, e l'Avvocato Janella …[omissis]… Redatto in …[omissis]… e Oberto Lupo di Santo …[omissis]…

Atto n.139 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 febbraio 1258, Ventimiglia.
Rainaldino Bulferio del fu Raimondo Bulferio riceve in mutuo da Lanfianchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, la somma di 20 lire di genovini, che promette di restituire entro la successiva festa di San Michele.

Ɑ Lafrachini Pignoli.
Ego Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi Bulferii, confiteor me habuisse et recepisse mutuo gratis et amore a te Lanfranchino Pignolo, potestate Vintimilii, libras viginti denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate vel non recepte pecunie; …[omissis]…
Actum in portario Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Guillelmo Iudice et Raimundo Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, indictione xv, die xvi februarii, ante terciam.

Atto n. 139
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.177 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1258, Ventimiglia.
Catelina, vedova di Ottone Canossi, vende ad Oberto Gaia di Bordighera una pezza di terra sita nel territorio di Ventimiglia, in località Vallebona, per il prezzo di 5 lire e 10 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Oberti Gaie de Burdigueta.
Ego Catelina, uxor quondam Ottonis Canossi, vendo, cedo et trado tibi Oberto Gaie de Burdigueta peciam unam terre site in territorio Vintimilii, ubi dicitur Vallis Bona, cui coheret superius terra Oberti Iudicis et fratrum suorum, inferius fossatus de Valle Bona, ab uno latere terra dicti Oberti Iudicis et suorum fratrum et ab alio latere terra Conradi Speroni, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, …[omissis]…
abrenuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de prediis et omni iuri, faciens hec omnia consilio Oberti Iudicis et Ubaldi de Valle Bona, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello.
Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Iudicis, presentibus testibus rogatis Iohanne Iudice et dictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo oetavo, indictione xv, die xxi marcii, ante nonam.

Atto n. 177
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.183 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

22-26) marzo 1258, Ventimiglia.
Guglielmo Enrico, sindaco del comune di Ventimiglia, a nome del quale agisce, rilascia quietanza ad Ottone Galina, sindaco del comune di Pigna, per la somma di 48 lire di genovini, dovuta dai fratelli Bonifacio e Giorgio, conti di Ventimiglia, e che il comune di Pigna, in base alla convenzione stipulata il 30 novembre 1254 con il comune di Ventimiglia, si era impegnato a pagare per la quarta parte.

Ɑ Comunis Pigne.
Ego Guillelmus Henricus, sindicus comunis Vintimilii, auctoritate et voluntate Consilii Vintimilii seu maioris partis, ob hoe heri celebrati more solito per campanam et vocem preconis, nomine ipsius comunis, confiteor habuisse et recepisse a te Ottone Galina, sindico comunis Pigne, …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, ubi cu[ria regitur, presentibus testibus] …[omissis]…
[Vi]valdo Murro et Guillelmo Iudice.
Anno [dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die] …[omissis]…
marcii, circa nonam.

Atto n. 183
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.202 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

1° maggio 1258, Ventimiglia.
Pietro Berreta vende a Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, che acquista a nome del comune di Genova, una pezza di terra incolta, sita sotto il castello del Colle di Ventimiglia, per il prezzo di 5 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Comunis Ianue.
Ego Petrus Berreta vendo, cedo et trado tibi Bartholomeo Ferrario, iudici comunis Vintimilii, recipienti nomine et vice comunis Ianue, peciam unam terre vacue, site subtus castrum Collis Vintimilii, cui coheret superius dictum castrum, inferius terra mei dicti Petri ripa mediante et ab uno latere terra heredum Bonefemine, …[omissis]…
Actum in civitate Vintimilii, in carrubio Merçarie, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Raimundo Daciia et Oberto Barbaxora.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die prima madii, ante nonam.

Atto n. 202
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.218 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

12-31) luglio 1258, Ventimiglia.
I coniugi Giovanni Maior di Apricale e Guglielma vendono a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo Bulferio una pezza di terra sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Feleguetum, per il prezzo di 21 soldi di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii, filii quondam Rainaldi.
Nos Iohannes Maior de Abrigali et Guillelma, iugales, quisque nostrum in solidum renuntians iuri solidi et omni iuri, vendimus, cedimus et tradimus tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi Bulferii, peciam unam terre site in territorio Vintimilii, ubi dicitur Feleguetum, cui coheret superius terra Guillelmi Curli maioris, inferius litus maris, ab uno latere terra Willelmi Iudicis et ab alio latere terra heredum Oberti Prioris, ad habendum, tenendum, …[omissis]…
Anno dominice [Nativitatis millesimo cc quinquagesimo oetavo, indictione quinta decima, die] …[omissis]…
iulii, ante vesperas.

Atto n. 218
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.220 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 agosto 1258, Ventimiglia.
Iacopo Valloria e Ugo Marnello compromettono all'arbitrato di Guglielmo Calcia del fu Guglielmo e di Raimondo Buonsignore notaio le controversie fra loro vertenti fino a quella data, con particolare riguardo alla dote della fu Francesca, figlia di Alasia Calcia.

Ɑ Compromissum Iacobi Vallorie et Ugonis Mamelli.
Nos Iacobus Valloria, ex una parte, et Ugo Marnellus, ex altera, compromittimus in Guillelmum Calciam, filium quondam Guillelmi, absentem, et in te Raimundum Bonumsegnorium notarium, presentem, tamquam in arbitros, arbitratores, amicabiles compositores, largas potestates et comunes amicos a nobis sponte electos super omnibus litibus, …[omissis]…
presentibus testibus rogatis Conrado de Podio Rainaldo, Guillelmo Iudice et Rainaldino Bulferio, filio quondam Raimundi.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die quinta augusti, ante terciam.
Ɑ Factum est pro ambob[us]. …[omissis]…

Atto n. 220
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.224 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 agosto 1258, Ventimiglia.
Nivelono di Diano giudice, terzo arbitro nella questione vertente fra Iacopo Valloria e Ugo Marnello per la dote della fu Francesca, figlia di Alasia Calcia, sentenzia che Ugo paghi a Iacopo la somma di 10 lire di genovini entro il successivo Natale ed altre 10 lire entro il Natale dell'anno seguente, e che Iacopo restituisca ad Ugo entro quattro giorni gli atti e le ragioni di cui è in possesso.

Ɑ Sentencia Iacobi Vallorie et Ugonis Marnell[i].
Super questione seu questionibus que vertuntur seu verti sperabantur inter Iacobum Valloriam, actorem, ex una parte, et Ugonem Mamellum, ex altera, renuntiantes generaliter super omnibus questionibus et specialiter super questione post compromissum porrecta, que quidem questio talis est: …[omissis]…
Actum in civitate Vintiniilii, ante domum qua habitat Manfredus de Cruceferrea, presentibus testibus Raimundo Rebufato, Guillelmo Iudice, Oberto Iudice et Guillelmo Sardena.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die xxi augusti, ante terciam.
Facta est pro ambob[us].

Atto n. 224
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.229 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 settembre 1258, Ventimiglia.
Ottone Giudice del fu Oberto Giudice ratifica la vendita di tutti i suoi beni, mobili ed immobili, e di tutti i diritti, che gli competevano sui beni paterni e materni in Ventimiglia, a Genova e nei rispettivi distretti, che Raimondo Giudice del fu Pietro Giudice ha effettuato, a suo nome, ad Oberto Giudice per la somma di 200 lire di genovini, di cui rilascia quietanza a Raimondo medesimo.

Oberti Iudici[s].
Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ratifico et approbo venditionem quam tu Raimundus Iudex, filius quondam Petri Iudicis, nomine meo, fecisti Oberto Iudici, filio quondam Raimundi Iudicis, de omnibus bonis meis mobilibus et immobilibus et de omnibus iuribus, rationibus et actionibus, utilibus et directis, realibus et personalibus, mixtis et rei persecutoriis, …[omissis]…
per instrumentum inde factum manu Oberti, confitendo de dictis libris ducentis integram rationem et solutionem habuisse et recepisse a te dicto Raimundo, renuntians exceptioni non numerate pecunie scu recepte rationis, doli mali et condizioni sine causa, promittens tibi dicto Raimundo de dicta venditione et mandatione et de dietis libris ducentis seu occasione ipsarum …[omissis]…
Actum in civitate Vintimilii, in domo disti Raimundi, presentibus testibus convocatis Iacobo de Volta, presbitero Ugone Melagino, Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, Guillelmo Iudice et Nivelono de Diano iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione quinta decima, die decima septembris, post nonam.

Atto n. 229
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Io Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, ratifico e approvo la vendita che tu Raimondo Giudice, figlio del defunto Pietro Giudice, hai fatto in mio nome a Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, di tutti i miei beni mobili e immobili e di tutti i diritti, ragioni e azioni, utili e diretti, reali e personali, misti e perseguibili, …[omissis]… mediante un atto fatto dalla mano di Oberto, dichiarando di aver avuto e ricevuto piena ragione e soluzione delle suddette duecento lire da te, suddetto Raimondo, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato o di ragione ricevuta, frode e condizioni senza causa, promettendoti, suddetto Raimondo, per la detta vendita e mandato e per le suddette duecento lire o in occasione di esse …[omissis]…
Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo, in presenza dei testimoni convocati Giacomo di Volta, il sacerdote Ugone Melagino, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, Guglielmo Giudice e Nivelono, giudice di Diano.
Nell'anno della Natività del Signore 1258, nell'indizione quindicesima, il 17 settembre, dopo la nona.

Atto n.237 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 ottobre 1258, Ventimiglia.
I fratelli Guglielmo Giudice ed Ardizzono Giudice nominano loro procuratore Guglielmo del fu Oberto de Poçeto per la riscossione di quanto loro dovuto dagli eredi del conte Manuele e del conte Guglielmo.

Ɑ Guillelmi [de] Pogeto.
Nos Guillelmus Iudex et Ardiçonus Iudex, fratres, quisque nostrum in solidum, facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Guillelmum, filium quondam Oberti de Poçeto, ad petendum et recipiendum, …[omissis]…
Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Mauro Bonifacio, Iohanne de Rocabruna clerico et Simone Podisio.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo octavo, indictione prima, die xxiiii octubris, ante nonam.

Atto n. 237
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo di Pogeto.
Noi, Guglielmo Giudice e Ardizzone Giudice, fratelli, ciascuno di noi in solido, facciamo, costituiamo e ordiniamo presente il nostro fidato messaggero e procuratore Guglielmo, figlio del defunto Oberto di Pogeto, per richiedere e ricevere …[omissis]… Redatto nella piazza di Ventimiglia, presenti come testimoni Mauro Bonifacio, Giovanni di Rocabruna chierico e Simone Podisio. Nell'anno del Natale del Signore mille …[omissis]… cinquecentocinquantotto, indizione prima, il giorno ventiquattro ottobre, prima della nona.

Atto n.5 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 agosto 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, sentenzia che Simona, moglie di Guglielmo Turtella, riceva in pagamento della sua dote, anunontante alla somma di 45 lire di genovini, una serie di beni mobili ed immobili, stimati dai publici extimatores del comune di Ventimiglia.

Ɑ Simone, uxoris Willelmi Turtelle.
In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, sedens pro tribunali, auctoritate publica et officio magistratus, laudavit, statuit et decrevit quod Simona, uxor Guillelmi Turtelle, habeat, teneat et quiete possideat iure proprietatis et titulo pro soluto, pro parte suarum dotium, que dotes sunt libre xlv ianuinorum, ut patet per publicum instrumentum inde factum manu Raimundi Bonisegnorii notarii in mcclii, indictione x, die xvii intrante februario, sine contradictione disti Cunradi, viri sui, omniumque personarum pro eo, terras et res infrascriptas. …[omissis]…
Forma cuius extimi talis est: Guillelmus Iudex, Raimundus Gengana [et Raimun]dus Aventurerius, publici extimatores comunis Vintimilii, de mandato vel di …[omissis]…
Item, in eodem loco, terciam partem cuiusdam casalis, pro indiviso cum predictis, cui coheret superius et inferius Rocha, a lateribus Raimundus Iudex et Obertus Bonifacius, pro libra i. Item culcitram unam cum cossino, pro soldis xxv. …[omissis]…
Computatis in predictis rebus expensis extimatorum et laudis ad rationem de duobus tria, secundum formam capituli, que sunt super totum soldi xvii et denarii vi. Quare prefatus iudex, recepta relazione predictorum extimatorum et volens cuilibet de suo iure providere, laudavit, statuit et decrevit ut supra. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Rainaldo Bulferio, Iohanne Fomario notario, Guillelmo de Vultabio et Bartholoto scriba.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die xxvii augusti, ante terciam.

Atto n. 5
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.6 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 settembre 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, sentenzia che sia assegnata a Desiderato Visconte, in pagamento di un suo credito nei confronti dei coniugi Guglielmo Scolabote e Raimonda, una terra tenuta a fichi, viti ed altre colture arboree, sita in Camporosso, ubi dicitur Ruvora, stimata dai publici extimatores del comune di Ventimiglia.

[Ɑ Lau]s Desiderati [Vic]ecomitis. In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, auctoritate publica et officio magistratus, laudavit, statuit et decrevit quod Desideratus Vicecomes habeat, …[omissis]…
Qui iudex, admissa eius rogatione et …[omissis]…
[misit in scriptis] Guillelmo Iudici, Raimundo Gençane et Raimundo [Aventurerio, publicis extimato]ribus comunis Vintimilii, ut in bonis dictorum iugalium …[omissis]…
et nomine dicti Guillelmi, …[omissis]…

Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Raimundo Bonosegnorio notario, Bartholoto sciiba et Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi Bulferii.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quarta decima, die sexta septembris, inter nonam et vesperas.

Atto n. 6
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.12 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 ottobre 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, sentenzia che siano assegnate a Ghinanno Tenda, in pagamento di un suo credito verso Richermo Tenda, diverse terre, site nel territorio di Ventimiglia, stimate da Guglielmo Giudice, Raimondo Genzana e Raimondo Aventurerio, publici extimatores del comune di Ventimiglia.

[Ɑ] Laus Ghinanni Tende.
In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, sedens pro tribunali, auctoritate publica et offitio magistratus, laudavit, statuit et decrevit quod Ghinannus Tenda habeat, teneat et de cetero quiete possideat iure proprietatis et titulo pro soluto terras infrascriptas in solutum pro libris decem et octo et soldis sexdecim ianuinorum, …[omissis]…
contradicere quin se quantitatem predictam in eius bo nis extim eidem Ghinanno, misit igitur in scriptis Guillelmo [Iudici, Raimundo Gençane et Raimundo Aventurerio, publicis extimato]ribus comunis Vintimilii, ut predictam quanti[tatem cum expensis extimatorum et laudis in bonis predictis, ad rationem de duobus tria, exti]mare deberent et inde ei possessionem traderent …[omissis]…

Actum presentibus testibus Iohanne Fornario notario, Willelmo Turtella et Iohanne Bellaver. Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione quinta decima, die ultima octubris, ante terciam.

Atto n. 12
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.14 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 gennaio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice di Ventimiglia, a richiesta di Guglielmo de Podieto, promette a Iacopo tagliatore, figlio di Lanfranco tornatoris, di fare sì che non gli venga recata molestia, per i futuri due anni, circa la pensione della torre dei Curlo, tranne per quanto di competenza di Raimondo Curlo, abitante dì Messina, e di Mobilia, vedova di Raimondo Curlo.

[Iacobi taliatoris].
Die eodem, circa nonam. Ego Guillelmus Iudex de Vintimilio, ad postulationem et preces Guillelmi de Podieto, promitto et convenio tibi Iacobo taliatori, filio Lanfranci tornatoris, me facturum et curaturum ita et taliter quod de pensione tutris de platea Curlorum, a medio aprile proxime venturo usque ad annos duos tunc proxime venturos, nulla molestid tibi facta fuerit, nec dicta turris usque ad dictum terminum tibi levata fuerit, nec pensio tibi in ipsa plus adiùncta; salvis tamen novena parte Raimundi Curli, babitatoris Messane, et tercia parte domine Mabilie, uxoris quondam Raimundi Curli, de quibus non me intromitto. Alioquin, si contrafieret, libras quatuor denariorum ianuinorum diete pensionis tibi restituere spondeo; quod, si non fecero, penam dupli de eo quod contrafieret tibi stipulanti dare et solvere promitto. Et, pro his attendendis, universa bona mea babita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, presentibus testibus Bernardo de Gavio habitatore Vintimilii, Iohanne de Bisanne et Arnaldo Bonosegnore, in dicta turri Curlorum. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 14
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Al tagliatore Giacomo.
Nello stesso giorno, verso la nona. Io Guglielmo Giudice di Ventimiglia, su richiesta e preghiera di Guglielmo di Podio, prometto e concordo con te Giacomo, tagliatore e figlio di Lanfranco tornitore, che farò in modo e garantirò che non ti sia arrecato alcun disturbo riguardo alla rendita della torre dei Curlo, dalla metà di aprile prossimo venturo fino ai due anni successivi, né che la torre stessa ti venga tolta fino alla suddetta data, né che la rendita ti sia aumentata in quel periodo; fatta eccezione per la nona parte di Raimondo Curlo, abitante di Messina, e per un terzo della signora Mabilia, moglie del defunto Raimondo Curlo, su cui non intervengo. In caso contrario, prometto di restituirti quattro lire genovesi di pensione giornaliera. Se non lo facessi, mi impegno a darti e pagare una pena doppia di ciò che ti è stato promesso stipulando contro di te. E, per garantire l'adempimento di queste promesse, stabilisco tutti i miei beni presenti e futuri come pegno nei tuoi confronti. Redatto nella città di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Bernardo de Gavio, abitante di Ventimiglia, Giovanni de Bisanne e Arnaldo Bonosegnore, nella suddetta torre dei Curlo. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.15 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 gennaio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo de Podieto dichiara che Guglielmo Giudice di Ventimiglia si è obbligato ed ha obbligato i propri beni verso Iacopo tagliatore, figlio di Lanfranco tornatoris, in occasione della pensione relativa alla torre dei Curlo (cfr. atto n.14), e promette di serbarlo indenne dall'obbligo assunto.

Guillelmi Iudicis.
Die xvi ianuarii, circa nonam. Ego Guillelmus de Podieto confiteor tibi Guillelmo Iudici de Vintimilio quod tu, ad preces meas, mandato meo et voluntate, te et bona tua pro me versus Iacobum taliatorem, filium Lanfranci tornatoris, obligasti, occasione pensionis turris de platea Curlorum, ut in instrumento inde hodie facto manu Iohannis de Mandolexio notarii continetur. Non tamen ipsam promissionem et obligationem fecisses nisi tibi promisissem te et bona tua ob boc servare indempnem; unde, volens tibi observare promissa, promitto et convenio tibi semper et omni tempore a dicta promissione et obligatione te et bona tua servare indempnem et sine aliqua lesione. Alioquin, si contrafieret, penam dupli de eo quod inde passus fores vel dampnum seu lesionem haberes tibi stipulanti dare et solvere promitto, rato manente pacto. Pro predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in turri Curlorum de platea, presentibus testibus Bernardo de Gavio habitatore Vintimilii, Iohanne de Bisanne et Arnaldo Bonosegnore. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 15
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Il 16 gennaio, verso la nona. Io, Guglielmo de Podieto, ammetto che tu, Guglielmo Giudice di Ventimiglia, su mia richiesta e volontà, hai obbligato te stesso e i tuoi beni nei confronti di me nei confronti di Giacomo tagliatore, figlio di Lanfranco tornitore, a causa della pensione della torre della via dei Curli, come è contenuto nel documento redatto oggi per mano del notaio Giovanni de Amandolesio. Tuttavia, tu non avresti fatto tale promessa e obbligazione se non ti avessi promesso di mantenere te stesso e i tuoi beni al sicuro per questo motivo. Pertanto, desiderando mantenere le promesse verso di te, prometto e concordo che in ogni momento e in ogni circostanza sarai esente da tale promessa e obbligazione, senza subire alcun danno o lesione. In caso contrario, se venisse violato, prometto di darti e pagarti una pena doppia per il danno o la lesione che avresti subito come parte che stipula il contratto, mantenendo valido l'accordo. Come garanzia per tutto quanto sopra indicato, impego tutti i miei beni presenti e futuri nei tuoi confronti. Redatto nella città di Ventimiglia, nella torre della via dei Curli, in presenza dei testimoni Bernardo de Gavio, abitante di Ventimiglia, Giovanni de Bisanne e Arnaldo Bonosegnore. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.16 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 gennaio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo de Podieto cede a Guglielmo Giudice dì Ventimiglia tutti i diritti che gli competono contro Guglielmo Curlo maiorem ed altri membri della famiglia del medesimo in conseguenza degli impegni assunti dal suddetto Guglielmo Giudice nei confronti di Iacopo tagliatore (cfr. atto n. 14).

Guillelmi I[u]dicis.
Die eodem, hora, loco et presentibus. Ego Guillelmus de Podieto do, cedo, tradoque vel quasi tibi Guillelmo Iudici de Vintimilio omnia iura et actiones que et quas habeo contra Guillelmum Curlum maiorem, pro se et fratre suo Raimundo, Guillelmum Curlum iuniorem, Ottonem Curlum et Bertranum Curlum, fratres, pro se et nepte sua Smeragdina, et Mabiliam, matrem et tutricem Ugonis, filii quondam Raimundi Curli, ut in instrumento inde facto manu Rollandi Tauri notarii, in millesimo cc quinquagesimo quinto, indictione xii, die xxiiii augusti, inter nonam et vesperas, continetur, dans et concedens tibi liberam et generalem facultatem et potestatem quod de predictis possis agere; petere, redpere, pacisci et omnia demum facere que tibi placuerint facienda et que egomet melius unquam facere potui, constituens te ut in rem tuam in predictis procuratorem. Hanc autem cessionem tibi facio quia de predictis, a te post hanc cessionem mihi confiteor fore integre satisfactum, et maxime in obligatione et promissione, quam fecisti post hanc cessionem, de penssione ipsius turris in dicto instrumento continentis, pro me et meo rogamine, versus Iacobum taliatorem, filium Lanfranci tornatoris, ut habetur in instrumento inde hodie facto manu Iohannis de Mandolexio notarii, renuntians exceptioni non habite seu recepte satisfactionis. Actum anno et indictione ut supra.
S. [dr.] vi.

Atto n. 16
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Nello stesso giorno, ora, luogo e in presenza degli stessi. Io, Guglielmo de Podieto, do, cedo e trasferisco o quasi a te, Guglielmo Giudice di Ventimiglia, tutti i diritti e le azioni che ho contro Guglielmo Curlo maggiore, per sé e suo fratello Raimondo, Guglielmo Curlo minore, Otto Curlo e Bertrano Curlo, fratelli, per sé e Smeragdina, nipote sua, e Mabilia, madre e tutrice di Ugo, figlio del defunto Raimondo Curlo, come è contenuto nel documento redatto per mano del notaio Rolando Tauri, nell'anno 1255, indizione 12, il 24 agosto, tra la nona e il vespro, concedendo a te la facoltà e il potere libero e generale di agire su quanto sopra citato; richiedere, riprendere, negoziare e infine fare tutto ciò che ritieni necessario e che io stesso non avrei potuto fare meglio, nominandoti come mio rappresentante per tali questioni. Questa cessione la effettuo poiché riconosco che sarò completamente soddisfatto da te riguardo a quanto sopra citato, soprattutto riguardo all'obbligazione e alla promessa che hai fatto dopo questa cessione, riguardante la pensione della torre menzionata nel suddetto documento, per me e su mia richiesta, nei confronti di Giacomo tagliatore, figlio di Lanfranco tornitore, come è indicato nel documento redatto oggi per mano del notaio Giovanni de Amandolesio, rinunciando all'eccezione di mancata o insoddisfacente compensazione. Fatto nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.25 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 febbraio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice cede a Raimondo Giudice una pezza di terra, in parte incolta e in parte tenuta a viti, fichi e altre colture arboree, sita ubi dicitur Rivoira, in cambio di una pezza di terra incolta, sita in Felegueto.

[Ɑ Gui]llelmi Calde et [Guillel]mi Iudicis.
Die xxii februarii, ante terciam. Cambium et permutationem fecerunt ad invicem inter se Guillelmus Iudex, ex una parte, et Raimundus Iudex, ex altera, videlicet quod dictus Guillelmus dedit et cessit dicto Raimundo peciam unam terre, partim vacue et partim arborate ficuum, vitium et aliarum arborum, quam visus est habere ubi didtur Rivoira, cui coheret superius sumitas sive cacumen montis, inferius terra Guillelmi Dulbechi, ab uno latere terra heredum Raimundi Mauri et ab alio latere terra Nicole de Tabia. Cambio cuius dictus Raimundus dedit et cessit di[ct]o Guillelmo quamdam peciam terre vacue quam visus est habere in Felegueto, cui coheret superius et ab uno latere via, inferius et ab alio latere terra ipsius Guillelmi. Quas terras, ut supra dictum est, unus alteri ad invicem, nomine cambii sive permutationis, cum omnibus suis rationibus, actionibus et iure atque possessione ipsarum, tradiderunt, promittentes ad invicem inter se dictam permutationem in perpetuum et omni tempore ratam et firmam habere et tenere et nullo modo revocare et ipsas terras unus alteri ab omni persona legittime defendere, auctoricare et disbrigare, quisque suis expensis, promiserunt. Alioquin, si contrafìeret et ut supra per singula a quoque ipsorum non foret observatum, penam dupli de quanto ipse terre nunc valent vel pro tempore valuerint unus alteri dare et solvere spoponderunt, rata semper manente permutatione. Et inde pro predictis et singulis attendendis et observandis omnia bona sua habita et habenda inter se ad invicem pigneri obligaverunt, volentes et iubentes de predictis fore duo instrumenta unius tenoris, videlicet utrique parti unum. Actum in portario ecclesie Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus convocatis Guillelmo Calcia, presbitero Ugone Melagino et Obertino filio Ottonis Iudicis. Anno et indictione ut supra.
Ɑ Factum est pro dicto Guillelmo.

Atto n. 25
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Caldo e Guglielmo Giudice.
Il 22 febbraio, prima della terza. Hanno fatto uno scambio e una permuta tra loro Guglielmo Giudice, da una parte, e Raimondo Giudice, dall'altra, ovvero che il suddetto Guglielmo ha dato e ceduto al suddetto Raimondo un pezzo di terra, in parte vuota e in parte piantata di alberi di fico, vite e altre piante, che sembra di avere dove si chiama Rivoira, che confina superiormente con la cima o la vetta della montagna, inferiormente con la terra di Guglielmo Dulbecco, da un lato con la terra degli eredi di Raimondo Mauri e dall'altro con la terra di Nicola de Tabia. In cambio, il suddetto Raimondo ha dato e ceduto al suddetto Guglielmo un pezzo di terra vuota che sembra di avere a Felegueto, che confina superiormente e da un lato con una strada, inferiormente e dall'altro lato con la terra del suddetto Guglielmo. Questi terreni, come sopra detto, si sono scambiati uno con l'altro, per nome di scambio o permuta, con tutte le loro ragioni, azioni e diritti e possesso degli stessi, promettendo reciprocamente di avere e mantenere tale permuta in perpetuo e in ogni tempo e in nessun modo revocarla e difendere questi terreni l'uno per l'altro da ogni persona legalmente autorizzata, ciascuno a proprie spese: così hanno promesso. In caso contrario, se venisse violato e quanto sopra da ciascuno di loro non fosse osservato, hanno promesso di pagare una sanzione pari al doppio di quanto valgono o varranno in futuro questi terreni uno all'altro, mantenendo sempre valida la permuta. E per tali e singoli aspetti, si sono impegnati a impegnare tutti i loro beni tra loro in pegno, volendo e ordinando che riguardo a quanto sopra ci fossero due documenti di uno stesso tenore, uno per ciascuna parte. Redatto nella porta della chiesa di Santa Maria di Vintimiglia, con i testimoni convocati Guglielmo Calcia, il presbitero Ugone Melagino e Obertino, figlio di Ottone Giudice. Nell'anno e nell'indizione come sopra.
È stato fatto per il suddetto Guglielmo.

Atto n.26 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 febbraio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia vende a Guglielmo Giudice una pezza di terra incolta, sita ubi dicitur in Felegueto, per il prezzo di 30 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Guillelmi Iudicis.
Die eodem, hora et loco. Ego Guillelmus Calcia vendo, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici peciam unam terre vacue, posite ubi dicitur in Felegueto, cui coberet superius via, inferius et ab uno latere terra tui emptoris et ab alio latere terra Guillelmi Curli maioris, sive alie sint coherenrie, ad babendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione et actione reali et personali, utili et directo, omnibus demum superpositis et pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito precio soldorum triginta denariorum ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si ultra valet, sciens eius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium diete terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possederò vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi et heredibus tuis et cui dederis vel babere statueris, per me meosque heredes, dictam terram ab omni persona legittime defendere, auctorigare, disbrigare et non impedire, neque de ipsa litem, actionem seu controversiam deinceps movere, Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare spondeo, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum presentibus testibus Guillelmo Curlo maiore, Richermo Tenda et Guillelmo de Vultabio. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 26
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Il giorno stesso, all'ora e nello stesso luogo. Io, Guglielmo Calcia, vendo, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Giudice, una porzione di terreno libero situata nella località chiamata Felegueto, che confina da un lato con la strada superiore, dall'altro lato con la terra del compratore e da un altro lato con la terra di Guglielmo Curlo maggiore, o con altre terre adiacenti, per essere coltivata, posseduta e utilizzata come desideri, con tutti i diritti, le ragioni e le azioni reali e personali, utili e dirette, con tutte le sovrimposte e le relative pertinenze, rinunciando a tutto ciò che mi spetta, al prezzo finale di trenta lire genovesi, di cui mi ritengo debitamente quietanzato e pagato, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato o ricevuto, a frode e a condizioni senza causa. Se il valore supera tale importo, riconoscendo il suo vero valore, di ciò che va oltre te ne faccio libera e pura donazione, ponendo fine e rinuncia a qualsiasi richiesta, rinunciando alla legge sulla duplicazione e oltre. Inoltre, dichiaro di averti consegnato il possesso e la proprietà del suddetto terreno, e mi impegno a tenerlo e possederlo temporaneamente a tuo nome finché non ne prenderai possesso effettivo, promettendo di difendere, garantire, liberare e non ostacolare la suddetta terra da qualsiasi altra persona in modo legittimo, né sollevare alcuna lite, azione o controversia al riguardo. In caso contrario, mi impegno a pagare una penalità pari al doppio del valore attuale o futuro della suddetta terra, come stabilito nel contratto. Come garanzia per la pena e tutti i suddetti obblighi, impegno tutti i miei beni presenti e futuri a tuo nome. Redatto in presenza dei testimoni Guglielmo Curlo maggiore, Richermo Tenda e Guglielmo de Vultabio. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.
Versata la somma di sei denari.

Atto n.31 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

24 febbraio 1259, Ventimiglia.
Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, vendono a Guglielmo Enrico, per una metà, e ad Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, pro indiviso, con due ruote, situato in Pascherio, cum omnibus suis aquaticiis sive aqueductibus, per il prezzo di 40 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza. Dichiarano di procedere alla vendita per pagare i debiti di Ottone Giudice.

[Ɑ Guillelmi Henrici], Ardi[çoni et Guillelmi Iu]dicum.
Die eodem, post nonam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, frattes et fìlii quondam Raimundi Iudicis, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Guillelmo Henrico, ementi pro medietate, et Ardiçono Iudici et Guillelmo Iudici, pro alia medietate, molendinum unum, pro indiviso, cum duabus rotis, quod visi sumus habere in Pascherio, cum omnibus suis aquariciis sive aqueductibus, cui coheret ante via publica, ab uno latere molendinum vestrum Ardiçoni et Guillelmi Iudicis et ab alio molendinum Guillelmi Dulbeci, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueritis iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis et superposìtis suis, nichil ex his in nobis retento, finito predo librarum quadraginta denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si dictum molendinum cum suis pertinenciis ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem vobis inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem quoque et dominium dicti molendini cum suis pertinenciis vobis tradidisse confitemur, constituentes nos ipsum vestro nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseritis corporalem, promittentes de dicto molendino cum suis pertinenciis nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam neque requisitionem facere, set potius ipsum vobis et heredibus vestris et cui dederitis vel habere statueritis per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare, disbrigare et non impedire. Et speciali ter promittimus et convenimus vobis sumptus litis agnoscere et vobis restituere, si quos faceretis pro dicto molendino rationabiliter defendendo, sive obtinueritis in lite sive succubueritis, remissa vobis necessitate denunciandi. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dictum molendinum nunc valet vel melioratum valebit vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, et quilibet nostrum de omnibus et singulis supradictis vobis in solidum teneatur, renuntians quisque nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi1 ac iuri de principali primo conveniendo. Et speciali ter nos dicti Iohannes et Marinetus abrenuntiamus beneficio minoris etatis, iurantes verbotenus esse maiores annorum decem et octo et ut supra dictum est, tactis corporaliter Sacris Scripturis, in omnibus et per omnia attendere, compiere et observare et in aliquo predictorum non contraiacere vel venire; et facimus hec omnia et singula supradicta consilio Guillelmi Calcie et Raimundi Iudicis, propinquorum et vicinorum nostrorum. Predictam quoque venditionem facimus pro solvendis debitis Ottonis Iudicis. Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Raimundi Iudicis, presentibus testibus convocatis et rogatis Guidone Priore, Oberto filio Ottonis Iudicis et Guillelmo Malleo canonico Vintimiliensi. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 31
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Enrico, Ardizzone e Guglielmo Giudici.
Lo stesso giorno, dopo la nona. Noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, ciascuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Guillermo Enrico, come acquirente per metà, e ad Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, per l'altra metà, un mulino, indiviso, con due ruote, che ║ vediamo possedere a Pascherio, con tutti i suoi canali o acquedotti, che confina con la strada pubblica da un lato e con il vostro mulino, ovvero di Ardizzone e Guglielmo Giudice, dall'altro, se ci sono altri confini, per avere, tenere, possedere e fare in seguito tutto ciò che vorrete come proprietari di diritto e per titolo d'acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti e tutte le altre pertinenze e sovrapposizioni, senza nulla trattenere da noi, con un prezzo di vendita di quaranta lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e sollevati, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o non ricevuto, al dolo e alla condizione senza causa. Se il suddetto mulino con le sue pertinenze vale più del prezzo sopra menzionato, conoscendo la sua vera stima, quanto valga in più, lo doniamo e ne poniamo fine a voi con una pura e semplice donazione tra vivi e rinunciamo alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. Confessiamo inoltre di avervi consegnato la proprietà e il possesso del detto mulino con le sue pertinenze, costituendoci come vostri titolari e possessori precari finché lo possederemo o avrete preso possesso fisico dello stesso, promettendo di non muovere alcuna lite, azione o controversia per il detto mulino con le sue pertinenze in futuro, ma piuttosto di difendere, autorizzare, liberare e non impedire a voi e ai vostri eredi, coloro a cui lo avete dato o che avete deciso di avere, da noi o dai nostri eredi, da qualsiasi persona legittimamente. Inoltre, promettiamo e concordiamo specificamente di riconoscere e restituire a voi le spese di giudizio che potreste sostenere per difendere ragionevolmente il detto mulino, se sostenute, sia che vinciate in giudizio sia che ne siate sconfitti, senza la necessità di una richiesta formale. Se non adempiamo a tutto quanto sopra indicato o non osserviamo singolarmente ogni punto di quanto sopra, promettiamo di dare e pagare una sanzione di doppio del valore attuale del detto mulino o del suo valore migliorato, stipulando con voi e confermando la vendita. In pegno e a garanzia dell'osservanza di tutto quanto sopra stabilito e di ogni singola parte, obblighiamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, e ciascuno di noi è tenuto in solido per quanto concerne tutto quanto sopra stabilito, rinunciando ciascuno di noi al diritto di divisione in solido, al beneficio delle costituzioni recenti sui due debitori e al diritto di escussione del creditore principale in primo luogo. E in particolare noi, Giovanni e Marineto, rinunciamo al beneficio dell'età minore, giurando di essere maggiorenni di diciotto anni e, come sopra detto, di attenere, eseguire e rispettare tutto in ogni dettaglio, senza violare o contraddire alcuna delle disposizioni suddette. Tutto ciò lo facciamo con il consiglio di Guglielmo di Calce e Raimondo Giudice, nostri parenti e vicini. Inoltre, effettuiamo la suddetta vendita per saldare i debiti di Ottone Giudice. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del suddetto Raimondo Giudice, in presenza di testimoni convocati e richiesti, Guidone Priore, Oberto figlio di Ottone Giudice e Guglielmo Malleo, canonico di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.

Atto n.58 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

20 maggio 1259> Ventimiglia.
Iacopo di Diano promette ai suoi creditori che pagherà i suoi debiti entro il termine di quattro anni.

[Iacobi] de Di[ano] [credit]orum.
Die xx madii, ante terciam. In presentia testium subscriptorum, Maurus de Mauris, Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi, Biatrixia, uxor Willelmi Rubaldi, Ardiçonus Iudex, Manfredus de Cruceferrea, Fulco Curlus, Ugo Calcia, Guillelmus Calcia et Obertus molinarius, creditores Iacobi de Diano, ex una parte, nec non et ipse Iacobus, ex altera, pactum ad invicem inter se fecerunt ut infra, videlicet quod dictus Iacobus promisit et convenit predictis creditoribus suis, eorum nomine proprio et aliorum creditorum absentium, dare et solvere per se vel suum missum ipsis suis creditoribus vel eorum misso et cuilibet eorum id quod eis debet et in quo eis et cuilibet eorum teneretur et cuilibet aliorum creditorum suorum absentium usque ad proximos quatuor annos per hos términos, silicet usque ad proximum annum unum quartam partem et ab inde usque ad alium annum sequentem aliam quartam partem, et sic de anno in anno, usque ad integram tocius debiti solutionem. Alioquin, si contrafieret, penam dupli diete pecunie quantitatis ipsis creditoribus suis stipulantibus et cuilibet eomm, proprio nomine et nomine aliorum suorum creditorum absentium, dare promisit, rato manente pacto. Et sic ut supra dictum est iuravit dictus Iacobus attendere et observare et non contravenire, renuntians privilegio fori et omni iuri quod ubique se et sua convenire possint vel alter eorum. Et pro predìctis attendendis universa bona sua habita et habenda eisdem suis credìtoribus, eorum proprio nomine et nomine aliorum absentium, pigneri obligavit. Versa vice predicti creditores promiserunt et convenerunt ipsi Iacobo de dictis debitis vel occasione eorum, nisi elapso quolibet termino solutionis faciende, ipsum non molestare neque inpedire occasione predicta, sub pena dupli dicti debiti et quanto contrafacerent vel alter eorum et obligatione bonorum suorum, rato manente pacto. De predictis quidem ambe partes plura instrumenta unius tenoris fieri voluerunt. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Iudice, Fulcone Gançerra et Nicolao Barla. Anno et indictione ut supra.
[Factum pro] dicto … .

Atto n. 58
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A tutti i creditori di Jacopo di Diano.
Il giorno 20 maggio, prima della terza, alla presenza dei testimoni sottoscritti, Maurizio di Mauris, Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, Beatrice, moglie di Guglielmo Rubaldo, Ardizzone Giudice, Manfredo di Croceferrea, Fulco Curlus, Ugo Calcia, Guglielmo Calcia e Oberto mugnaio, creditori di Jacopo di Diano da una parte, e lo stesso Jacopo dall'altra, hanno fatto un patto reciproco come segue: il suddetto Jacopo promette e concorda con i suoi creditori, in loro nome e in nome degli altri creditori assenti, di dare e pagare per sé o per suo messo a ciascuno di loro ciò che deve loro e a ciascuno degli altri creditori assenti, entro i prossimi quattro anni, in questi termini: entro l'anno successivo, una quarta parte e da lì fino all'anno successivo un'altra quarta parte, e così di anno in anno, fino alla completa soluzione di tutto il debito. In caso contrario, se dovesse violare questo patto, promette di pagare una penale del doppio della quantità dovuta ai suoi creditori e a ciascuno di loro, in proprio nome e in nome degli altri loro creditori assenti, mantenendo il patto. E così come sopra detto ║ giura il suddetto Jacopo di attenersi e di non violare il patto, rinunciando ai privilegi di giurisdizione e a qualsiasi diritto che potrebbe convenire a lui o agli altri. E per garantire il rispetto di questi impegni, impegna a garanzia tutti i suoi beni, presenti e futuri, in favore dei suoi creditori, in loro nome e in nome degli altri creditori assenti. A loro volta, i creditori suddetti promettono e concordano con Jacopo, che per i debiti suddetti o per occasioni ad essi riferibili, a meno che non sia trascorso ciascun termine di pagamento, non lo molesteranno o impediranno, a pena del doppio dell'importo dovuto e del loro impegno dei propri beni, mantenendo il patto. Le due parti desiderano che si redigano più copie di questo patto. Redatto nel capitolo di Vintimiglia, alla presenza dei testimoni richiesti Guglielmo Giudice, Fulco Gançerra e Nicolò Barla. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Redatto per il suddetto…

Atto n.66 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

13 giugno 1259, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituire ai coniugi Oberto Giudice e Alasina, a Giovanni, e ai coniugi Marineto e Franceschina, la terra da essi venduta loro, di cui a un documento precedente del 13 giugno 1259, se essi venderanno loro, entro la metà del prossimo ottobre, il mulino de Pascherio, tenuto da Guglielmo Enrico, Ardizzono Giudice e Guglielmo Giudice, o se, entro lo stesso periodo, verseranno loro 45 lire di genovini, a titolo di pagamento della terra medesima. In caso di vendita del mulino, Iacopo de Volta e Aldina promettono di restituirlo ai venditori qualora i venditori medesimi versino loro la somma di 45 lire.

[Ɑ Oberti Iudi]cis.
Die xiii iunii, inter nonam et vesperas. Nos Iacobus de Volta et Aldina, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes imi solidi de principali primo conveniendo et omni alii iuri, promittimus et convenimus vobis Oberto Iudici et Alasine, iugalibus, Iohanni et Marineto atque Francischine, uxori dicti Marineti, stipulantibus, reddere et restituere vobis pedam unam terre, arborate ficuum et vitium, posite ad Pinetam, quam nobis hodie vendidistis, ut de ipsa venditione apparet per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio notarii, si nobis vel alteri nostrum, usque ad medium octubrem proxime venturum, vendideritis et venditionem feceritis in laude nostri sapientis molendini de Pascherio, quem habent et tenent atque possident Guillelmus Enricus, Ardiçonus Iudex et Guillelmus Iudex, vel si predo ipsius terre, usque ad dictum terminum, nobis solveritis libras quadraginta quinque ianuinorum, volentes dictam terram inemptam manere. Si nobis solveritis aut vendideritis, ut supra, promittimus ipsam terram vobis reddere et restituere et cartam restitutionis vobis in laude vestri sapientis facere quantum pro facto et vice nostra. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret vobis stipulantibus dare et solvere promitto, rato manente pacto. Hoc acto ínter nos et vos quod, si dictum molendinum nobis pro dicta terra rehabenda vendideritis, promittimus vobis dictum molendinum, semper et quandocumque nobis solveritis, pro precio ipsius, libras quadraginta quinqué ianuinorum, reddere et restituere atque venditionem ipsius tunc in laude vestri sapientis facere. Quod si non fecerimus, penam dupli de quanto contrafieret, rato manente pacto, vobis stipulantibus dare et solvere promitto. Pro pena et predictís omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et babenda vobis pigneri obligamus, faciens ego Aldina hec omnia consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ingeti Buroni et Guillelmi Enrici, quos in hoc casu meos propinquos et vicinos atque consiliatores eligo et appello, renuntians in predictis legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumenta consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam fore versam in utilitate ipsius mulieris ”, confitens ipsam pecuniam esse versam in sua utilitate et esse maiorem. Actum in civitate Vintimilii, in domo qua habitat dictus Obertus, presentibus testibus rogatis Johanne clerico de Rochabruna et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 66
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice.
Il tredici giugno, tra la nona e il vespro, noi, Giacomo di Volta e mia moglie Aldina, ciascuno di noi per intero, rinunciando al nostro primo solido del capitale e ad ogni altro diritto, promettiamo e concordiamo con voi, Oberto Giudici e Alasina, congiunti, e con Giovanni e Marineto e la moglie di quest'ultimo, Franceschina, che si stanno impegnando come stipulanti, a restituire e riconsegnare a voi un pezzo di terra, con alberi di fichi e viti, situato presso Pineta, che ci avete venduto oggi, come ║ risulta dall'atto redatto dal notaio Giovanni di Amandolesio, se non l'avrete venduto a noi o ad uno di noi entro la metà di ottobre prossimo venturo, e intendiamo mantenerci irrevocabilmente nell'acquisto della stessa terra. Se la venderete o la venderemo come sopra, ci impegniamo a restituirla e a redigere per voi un atto di restituzione in lode del nostro sapiente mulino di Pascherio, che detengono e possiedono Guglielmo Enrico, Ardizzone Giudice e Guglielmo Giudice, oppure, se non la venderete entro il termine indicato, a pagare a noi quarantacinque libbre di gennaio come prezzo della suddetta terra, e intendiamo mantenere l'acquisto della terra non venduta. Se non la pagheremo o la venderete come sopra, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Con questo atto, noi e voi concordiamo che se ci venderete il suddetto mulino per permetterci di recuperare la terra sopra citata, ci impegniamo a restituirvi il mulino, ogni volta che ci pagherete il prezzo di quarantacinque libbre di gennaio, e intendiamo redigere per voi un atto di vendita in lode della vostra saggezza. Se non lo faremo, ci impegniamo a pagare una pena pari al doppio dell'importo, ogni volta che violiamo questo accordo, mantenendo il patto. Come garanzia per le suddette pene e per ogni altra cosa stabilita, impegniamo tutti i nostri beni passati e futuri a voi, facendo questo con il consenso e la volontà di mio marito e del consiglio di Ingeti Buroni e Guglielmo Enrico, che in questo caso scelgo e convoco come miei parenti, vicini e consiglieri, rinunciando alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», dichiarando che il denaro è stato speso a beneficio della donna stessa ed è maggiore. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa in cui vive il suddetto Oberto, in presenza dei testimoni richiesti Giovanni chierico di Rocca Bruna e dei consiglieri sopra menzionati. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.68 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, da una parte, e Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice le questioni fra loro vertenti in occasione della successione del fu Oberto Giudice, padre di Ottone e nonno di Oberto, Giovanni e Marineto, in occasione della successione del fu Obertino Giudice, fratello di Ottone e zio dei predetti Oberto, Giovanni e Marineto e in occasione della dote della defunta madre di Ottone, nonna di Oberto, Giovanni e Marineto.

Oberti Iudicis et fratrum, ex una parte, et Ottonis Iudicis, ex altera.
Die xiiii iunii, ante terciam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ex altera, compromittimus in vobis, Raimundum Iudicem et Guillelmum Iudicem, presentes, de omni lite et controversia que inter nos vertitur vel verti posset occasione successionis Oberti Iudicis quondam, patris mei dicti Ottonis et avi nostrorum dicti Oberti et fratrum, et occasione successionis Obertini quondam Iudicis, fratris met dicti Ottonis et patrui nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et occasione dotium matris quondam mei Ottonis et avie nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et generale compromissum facimus in vobis tamquam in arbitros, arbitratores et amicabiles compositores et largas potestates a nobis super predictis sponte electos, dantes vobis, quilibet nostrum, liberam facultatem et bailiam ut super predictis possitis dicere, iure vel acordio, amicabili compositione, semel et pluries, die feriata vel non feriata, dato pignore bandi vel non dato, presentibus partibus vel absentibus, vel una presente et altera absente, dum tamen citata de iure vel amicabiliter, servato iuris ordine vel non servato, libello porrecto vel non porrecto, ita tamen quod super predictis debeatis pronuntiasse et sentenciasse, de iure vel acordio, usque ad proximas lialendas augusti, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis dixeritis, statueritis, sentenciaveritis seu pronunciaveritis, in scriptis vel sine scriptis. Alioquin, si per aliquem nostrum in predictis seu in aliquo predictorum fuerit contrafactum, libras centum denariorum ianuinorum, nomine pene, una pars alteri ad invicem dare et solvere promittimus, et quicquid dixeritis seu statueritis vel pronunciaveritis nichilominus in suo robore perseveret. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda ad invicem unus alteri pigneri obligamus, iurantes insuper [n]os dicti Iohannes et Marinetus, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere [et] observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, facientes hec omnia consilio Mau[ri] de Mauris et Conradi Mauri, quos nostros propinquos et consiliatores in hoc casu eligimus et appellamus, [co]nfitentes nos esse maiores. Insuper ego dictus Obertus promitto me facturum et curaturum quod dictus Iohannes firma et rata habebit omnia et singula supradicta et quicquid vos dicti arbitri super predictis pronunciaveritis et in aliquo predictorum non contraveniet aliqua occasione, sub dicta pena librarum centum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Guillelmo fornario, Guillelmo Rafa, Iohanne Fornario, Oberto Sagonensi, Raimundo Audeberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 68
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e fratelli, da una parte, e Ottone Giudice, dall'altra.
Il giorno 14 giugno, prima della terza, noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, dall'altra, ci affidiamo a voi, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice, presenti, per qualsiasi controversia o disputa che sorge o potrebbe sorgere in relazione alla successione del defunto Oberto Giudice, padre di mio padre detto Otto e nonno dei nostri detti Oberto e fratelli, e in relazione alla successione di Obertino Giudice, fratello di mio padre detto Otto e zio dei nostri predetti Oberto e fratelli, e in relazione alla dote della madre del mio defunto padre Otto e nonna dei nostri predetti Oberto e fratelli, e facciamo un compromesso generale con voi come arbitri, conciliatori e pacificatori scelti spontaneamente da noi con ampi poteri sui suddetti, concedendovi, ciascuno di noi, la libertà e l'autorità di giudicare su tali questioni, secondo il diritto o l'accordo, la composizione amichevole, una o più volte, in un giorno festivo o non festivo, con la promessa di osservare reciprocamente la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente, fino alla fine del mese di agosto prossimo venturo, rispettando l'ordine giuridico o non rispettandolo, mediante la presentazione di un ricorso o non, a condizione che siate tenuti a pronunciare e a sentenziare su tali questioni. In caso contrario, se qualcuno di noi viola quanto concordato, promettiamo di pagare una multa di cento lire genovine, una parte all'altra, come penale, e ci impegniamo a far rispettare e a mantenere in vigore la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente. Inoltre, come garanzia per l'osservanza di tutte le suddette clausole, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno reciproco, e giuriamo, toccando corporalmente le Sacre Scritture, di rispettare, osservare e non violare in alcun modo quanto concordato, avvalendoci del consiglio di Mauri de Mauris e di Conrado Mauri, nostri parenti e consiglieri in questo caso, riconoscendoci come adulti. Inoltre, io, il suddetto Oberto, prometto di fare in modo che il suddetto Giovanni abbia conferma e ratifica di tutto quanto sopra menzionato e di qualsiasi cosa gli arbitri sopra menzionati pronuncino riguardo alle questioni in oggetto e di non contravvenire in alcun modo a ciò, sotto la pena di cento lire. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Guillelmo Fornario, Guillelmo Rafa, Giovanni Fornario, Oberto Sagonese, Raimondo Audeberto e Guillelmo Curlo maggiore. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.88 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 agosto 1259, Ventimiglia.
Iacopo de Volta presenta a Giovanni Giudice del fu Raimondo Giudice una lettera dell'arcivescovo di Genova che gli intima di presentarsi al proprio cospetto per la questione relativa all'annullamento del suo matrimonio con Lorenzina del fu Oberto de Volta. Iacopo dichiara di non essere tenuto a presentarsi in Genova avendo contratto matrimonio in Ventimiglia ed essendo la moglie costretta a seguire il foro del marito.

Ɑ Laurencine, filie quondam Bertholoti de Volta.
Die v augusti, post nonam. Iacobus de Volta obtulit sive representavit Iohanni Iudici, fìlio quondam Raimundi Iudicis, litteras infrascriptas, sigillatas sigillo cere viridis, cuius sigilli superscriptio talis erat: « Sigillum curie archiepiscopi Ianuensis »; in medio dicti sigilli erat ymago episcopalis tenens in manibus pastoralem. Tenor dictarum litterarum talis erat: « Magister Henricus, vicarius domini archiepiscopi Ianuensis, discreto viro Iohanni Iudici, fìlio quondam Raimundi Iudicis de Vìntimilio, salutem et omnem bonum. Ex parte Laurencine, filie quondam Oberti de Volta, fuit piopositum coram nobis quod vos, eo tempore quo erat minor annis duodecim, contraxistis matrimonium de furto et sponsalia cum eadem; unde, cum ipsa in curia dicti domini archiepiscopi iam dudum solempniter iam renuntiaverit dictis sponsalibus et matrimonio et cum instancia a nobis petat dicta sponsalia et matrimonium non tenere et sibi dari licencia cum alio contrahendi, mandamus vobis quatenus, die quarta post harum presentationem, veniatis coram nobis, si vultis aliquid proponere contra earn seu in negotio supradicto; et si tunc non veneritis, ab inde aliorum dierum quatuor vobis secundum terminum constituimu[s]; et si in secundo termino non veneritis, ab inde aliorum dierum quatuor vobis tercium et peremptorium terminu[m] assignamus. Alioquin ex tunc in prefato negocio mediante iusticia procedemus, vestra absentia [non] obstante ». Ɑ Lectis quidem predictis litteris predicto Iohanni, respondit dicens quod non tenetur predicte Laure[n]cine in Ianua respondere cum dictum matrimonium fuerit contractum in Vìntimilio et mulier te[neatur] sequi forum mariti; et hoc similiter cavetur per conventionem habitam inter comune Ianue et comun[e] Vintimilii. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Enrico, Raimundo Iudice et Guillelmo Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 88
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Lorenzina, figlia del defunto Bertolotto di Volta.
Il 5 agosto, dopo la nona ora. Giacomo di Volta ha presentato o rappresentato a Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, la seguente lettera sigillata con il sigillo verde, il cui titolo era: “Sigillo del tribunale dell'arcivescovo di Genova”; al centro del sigillo c'era l'immagine di un vescovo che teneva un pastorale nelle mani. Il tenore della lettera era il seguente: “Maestro Enrico, vicario del signore arcivescovo di Genova, a Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, saluti e ogni bene. Da parte di Lorenzina, figlia del defunto Oberto di Volta, è stato presentato davanti a noi che voi, quando era minorenne di dodici anni, avete contratto matrimonio forzato e successivamente avete celebrato le nozze con lei; pertanto, poiché lei ha già da tempo rinunciato solennemente a tale sposalizio e matrimonio davanti al tribunale del suddetto signore arcivescovo e chiede con insistenza che tale sposalizio e matrimonio non siano validi e che le sia data la licenza di contrarre matrimonio con un altro, vi ordiniamo che, il quarto giorno dopo la presentazione di questa lettera, veniate da noi se volete proporre qualcosa contro di lei o in relazione alla questione suddetta; e se non verrete in quel giorno, vi concediamo un altro termine di quattro giorni; e se non verrete neanche al secondo termine, vi assegniamo un terzo e definitivo termine di quattro giorni. Altrimenti, in caso contrario, procederemo con la giustizia in relazione a questa questione, nonostante la vostra assenza”. Dopo aver letto la lettera, il suddetto Giovanni ha risposto dicendo che Lorenzina non è tenuta a rispondere a Genova poiché il matrimonio è stato contratto a Ventimiglia e la donna è tenuta a seguire il tribunale del marito; questo è anche stabilito in una convenzione tra il comune di Genova e il comune di Ventimiglia. Redatto in piazza a Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice. Anno e indizione come sopra.

Atto n.101 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 settembre 1259, (Ventimiglia).
Guglielmino Braesio di Voltri e Pietro Galufo di Voltri dichiarano di aver acquistato da Guido Priore una certa quantità di vino, per il quale si impegnano a pagare, entro un mese, la somma di 5 lire e 16 soldi di genovini.

Die xxv septembris, inter nonam et vesperas. Nos Guillelminus Braesius de Vulture et Petrus Galufus de eodem loco, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri [solidi] et omni iuri, confitemur Imbuisse et recepisse in venditione a te Guidone Priore tantum mustum sive vinum, r[enuntiantes] exceptioni non habiti seu recepii vini; pro quo tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum certum missum, i[nfra] mensem unum proximum, libras quinque et soldos sexdedm ianuinorum dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis tibi stipulanti dare et restituere promittimus, rato manente pacto, te credito de expensis et dampnis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et aliqua alia probatione; Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus. Actum ante ecclesiam Sancte Marie, presentibus testibus Willelmo Iudice et Guinanno Tenda. Millesimo ut supra, indictione secunda.

Atto n. 101
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.104 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 ottobre 1259, Ventimiglia.
Azzone, vescovo di Ventimiglia, ordina a Rainaldo, preposito della chiesa di Ventimiglia, e a Nicola, arcidiacono della chiesa medesima, i quali ricevono anche a nome dei loro concanonici, di non partecipare al servizio divino con il canonico Iacopo Gandolfo fino a nuovo provvedimento vescovile.

Presbiteri Iacobi canonici Saurgii.
Die xi octubris, ante nonam. In presentía testium subscriptorum, dominus Ago, Dei gratia Vintimiliensis episcopus, precepit Rainaldo, preposito ecclesie Vintimiliensis, et Nicolao, archidiacono dicte ecclesie, pro se et concanonicis suis, in virtute obedientie et sub pena interdicti, quod ipsi non participent in divinis cum Iacobo Gandulfo, canonico ecclesie memorate, quousque dictus dominus episcopus in suis factis ali ter duxerit providendum. Actum in palacio episcopali Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Bonavia, Guillelmo Iudice et Guillelmo Calcia. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 104
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.112 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice vende a Lanfranco Bulbonino de Turca una pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata ad Sanctum Vincencium, per il prezzo di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die ii novembris, post vesperas. Ego Guillelmus Iudex vendo, cedo et trado tibi Lanfranco Bulbonino de Turca peciam unam terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra domini episcopi et ab [alio] latere terra Ardiçonis Iudicis, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, omnibus demum pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito predo librarum sexdecim et soldorum sexdecim ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie, precii non soluti et doli et conditioni sine causa. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, id quod ultra est tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi tibi predicte terre confiteor tradidisse, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem, set potius ipsam tibi et heredibus tuis per me meosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctoriçare et disbrigare meis expensis promitto, remissa tibi necessitate denunciandi. Quod si non fecero vel contrafecero seu ut supra dictum est per singula non observavero, penam dupli de eo quod dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti dare et solvere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in domo qua habitat Manfredus de Crusferrea, in civitate Vintimilii, presentibus testibus Rainaldino Bulferio filio quondam Raimundi, Guiranno Tenda et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.

mcclx, indictione tercia, die xxi decembris, cassum voluntate parcium, presentibus Oberto Iudice et Willelmo Barbaxora.

Atto n. 112
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 2 novembre, dopo i vespri. Io, il Guglielmo Giudice, vendo, cedo e consegno a te Lanfranco Bulbonino di Turca un pezzo di terra, composto di fichi e vite, situato presso San Vincenzo, coperto da una strada sia superiormente che inferiormente, da un lato la terra del signore vescovo e dall'altro la terra di Ardizzone Giudice, per avere, possedere e tenere con ogni diritto di proprietà e titolo di acquisto, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, benefici e diretti, e tutte le sue pertinenze, senza alcuna riserva da parte mia, al prezzo di sedici lire e sedici soldi genovesi, di cui mi dichiaro ben liberato e pagato, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato, prezzo non pagato, frode e condizione senza causa. Se la suddetta terra vale più del suddetto prezzo, ciò che è in eccesso ti dono liberamente e senza alcuna condizione come donazione inter vivos, e ne faccio fine e rinuncia e accordo di non richiesta, rinunciando alla legge del doppio e oltre per la frode. Inoltre, ti confermo di aver dato il possesso e il dominio o simili della suddetta terra e di stabilire che la tengo io stesso in nome tuo e in possesso precario finché la possiederò o finché ne avrai preso il possesso fisico, promettendoti di non sollevare alcuna disputa, azione o controversia sulla suddetta terra in futuro, ma piuttosto di difenderla e liberarla legalmente a te e ai tuoi eredi a spese mie e dei miei eredi, rinunciando alla necessità di notifica. Se non rispetterò o violerò quanto sopra, prometto di pagare una sanzione pari al doppio del valore attuale o temporaneo della suddetta terra a te stipulante, mantenendo fermo l'accordo. Come garanzia per la sanzione e quanto sopra, impegniamo tutti i miei beni presenti e futuri. Fatto nella casa dove abita Manfredo di Crusferrea, nella città di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, Guiranno Tenda e Ardizzone Giudice. Anno e indizione come sopra.
Il 21 dicembre, anno 1260, terza indizione, a seguito della volontà delle parti, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice e Guglielmo Barbassora.

Atto n.113 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1259, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca, secondo quanto già stabilito, promette di restituire a Guglielmo Giudice la terra da lui vendutagli di cui ad altro documento dello stesso giorno, in qualsiasi momento egli, entro il termine di un anno, gli verserà la somma di 16 lire e 16 soldi di genovini, prezzo della terra stessa.

Ɑ Guillelmi Iudicis.
Die eodem, bora, loco et presentibus. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca, ex pacto habito inter me et te Guillelmum Iudicem, promitto et convenio tibi reddere et restituere peciam unam terre, agregate vitium et ficuum, que iacet ad Sanctum Vincentium, quam mihi hodie vendidisti, et cartam illius venditionis, scriptam manu Iohannis de Mandolexío notarii, quandocumque, usque ad annum unum proxime venturum, solves libras sexdecim et soldos sexdecim ianuinorum pro illis libris sexdecim et soldis sexdecim quos a me hodie babuisti precio dicte terre, volens dictam terram inemptam manere et tui iuris, sicut ante dictam venditionem fuerat, supradictis tamen denariis pro precio ipsius usque ad dictum terminum vel ante solutis. Quod si non fecero vel contrafecero, penam dupli de quanto nunc valet dicta terra vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et restituere spondeo, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona mea habita et babenda tibi pigneri obligo.

Atto n. 113
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.125 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 novembre 1259, Ventimiglia.
I coniugi Nicola Barla ed Aidela vendono a Lanfranco Burbonino de Turca alcune terre, situate nel territorio di Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, per il prezzo complessivo di 100 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Lanfranchi Bulbonini.
Die vi novembris, ante terciam. Nos Nicolaus Barla et Aidela iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Lanfranco Burbonino de Turca terras subscriptas, positas in territorio Vintimilii: in primis peciam unam terre, arborate ficuum et vitium et aliarum arborum, positam ad Sanctum Petrum, cui coberet superius terra Matilde de Rego, inferius et ab uno latere via et ab alio latere terra Iacobi Moirani; item aliam peciam, in eodem loco, cui coberet superius via, inferius terra Ricbelende, uxoris Gentilis, ab uno latere terra Guillelmi Iudicis et ab alio latere fossatus; item omnes alias terras, domesticas vel salvaticas, quas visi sumus habere in eadem contrata, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omnibus suis iuribus, rationibus et actionibus realibus et personalibus, utilibus et directis, que et quas in dictis terris habemus vel habere possemus et nobis competunt seu competere possent, finito predo librarum centum denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si diete terre ultra dictum precium valent, scientes ipsarum veram extimationem, id quod ultra valent tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem tibi [facimus] et refutacionem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insup[er] et dominium vel quasi dictarum terrarum tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsas tuo nomine tene[re et] precario possidere dum possidebimus vel ipsarum possessionem sumpseris corporalem, promittentes de pre[dictis] terris nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set pot[ius] ipsas tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris ab omni persona legittime defen[dere], auctoriçare et disbrigare nostris expensis promittimus, remissa tibi necessitate denunciandi. Quod si non [feceri]mus vel ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto diete terre nunc valent vel [pro tempore] valuerint tibi stipulanti dare et restituere spondemus, ratis manentibus omnibus et singulis suprad[ictis]. Pro pena et predictis omnibus attendendis et observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum in solidum tibi teneatur, abrenuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo conveniendo, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi omnique alii iuri. Et specialiter ego dicta Aidela abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mu[li]er in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obl[i]gatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur dictam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, farìens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti Nicolai, viri mei, et consilio Rainaldini, filii quondam Raimundi Bulferii, et Oberti Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos consiliatores eligo et appello; iurando insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est in omnibus et per omnia attendere, compiere, observare et non contravenire. Actum in civitate Vintimilii, in domo Vivaldi Murri, presentibus testibus rogatis Guillelmo Calcia, Ottone iudice de Diano et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 125
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.137 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 novembre 1259, Ventimiglia.
I coniugi Iacopo Anfosso e Bronda vendono ad Ardizzono Giudice e al di lui fratello Guglielmo tutti i diritti che loro competono in occasione dell'eredità della defunta Giovanneta, figlia della fu Alasia Berra, per il prezzo di 15 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ardiçonis et Willelmi Iudicis.
Die xi novembris, post nonam, Nos Iacobus Anfussus et Bronda iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus vobis Ardiçono Iudici et Guillelmo, fratribus, omnia iura et actiones reales vel personales, utiles vel directas seu mixtas vel quasi, que et quas habemus, vel alter nostrum, sive nobis vel alteri nostrum competunt occasione hereditatis et bonorum que fuerunt quondam Iohannete, filie quondam Alasie Berre, precio librarum quindecim denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exception! non numerate pecunie, in factum et conditioni sine causa et doli mali exceptionis; que vero iura et actiones vobis3 vendimus, ut predictum est, precio supradicto. Et si plus valent, scientes et confitentes iusto precio et ve[ra] extimatione esse venditas, id vobis mera et pura donatione inter vivos donamus et finem [vobis] inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli, [promi]ttentes per nos nostrosque heredes ipsa vobis et vestris beredibus defendere, auctorigare et expedire ab [omni] persona cum ratione, sub pena dupli et refectione sumptuum, vestro solo verbo credito de sump[tib]us, sine iuramento et aliqua probatione, remissa vobis necessitate denunciandi. Possessio[nem] quoque et dominium vel quasi dictorum iurium et actionum sive rerum hereditariarum vobis tradidisse confite[mu]r et ea pro parte et vestro nomine precario possidere si ipsarum possessio vel quasi penes nos reper[ta] fuerit, faciens ego Bronda hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate dicti [vir]i mei et consilio Guillelmi Calcie et Iohannis Felegarii, vicinorum meorum, quos in hoc casu [me]os consiliatores eligo et appello, abrenuntians uterque nostrum iugalium iuri solidi, ìuri de principali [pri]mo conveniendo, nos ad invicem alter pro altero constituendo, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi, et maxime ego dicta Bronda iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri, certoriata de omnibus iuribus supradictis. Et pro his observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus. Actum in domo predicti Ardiçoni, presentibus testibus Guillelmo Casanova et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 137
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone e Guglielmo Giudice.
L'11 novembre, dopo la nona, noi, Giacomo Anfusso e Bronda, marito e moglie, ognuno di noi in solido, vendiamo, cediamo e trasferiamo a voi, Ardizzone Giudice e Guglielmo, fratelli, tutti i diritti e le azioni reali o personali, utili o dirette o miste o quasi, che abbiamo o che spettano a uno di noi, o a noi o a uno di noi per eredità e beni che un tempo appartenevano a Giovannetta, figlia del defunto Alasia Berre, per il prezzo di quindici lire genovesi, di cui ci dichiariamo ben soddisfatti e saldati, rinunciando all'eccezione di non aver ricevuto denaro, in ragione e in condizioni senza motivo e senza eccezione di frode; ma quei diritti e quelle azioni che vi vendiamo, come sopra detto, al prezzo suddetto, se valgono di più, sapendo e dichiarando che sono state vendute per un prezzo giusto e reale, ve le doniamo con pura e semplice donazione tra vivi e poniamo fine ad esse e all'accordo di non far valere alcuna pretesa su di esse, rinunciando alla legge sulla duplicazione della frode, promettendo per noi e per i nostri eredi di difendervi, autorizzarvi ed eseguirvi contro chiunque, con ragione, a pena della duplicazione e del rimborso delle spese, avendo la vostra parola sulla spesa, senza giuramento o prova, sgravandovi dall'obbligo di denuncia. Confessiamo anche di avervi consegnato il possesso e la proprietà o quasi di quei diritti e azioni o cose ereditarie e di possederli precariamente per voi, se il possesso o quasi di essi dovesse trovarsi in nostro possesso, facendo io, Bronda, tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e il consiglio di Guglielmo Calcie e Giovanni Felegari, miei vicini, che in questo caso ho scelto come miei consiglieri, rinunciando entrambi al diritto di solidarietà tra marito e moglie, convenendo nel primo principio del diritto principale, costituendoci reciprocamente l'uno per l'altro, con la lettera del divino Adriano e il beneficio della nuova costituzione sulla duplice obbligazione debitoria, e in particolare io, Bronda, al diritto delle ipoteche, al senatus consulto velleiano e a ogni diritto, informati su tutti i diritti sopra menzionati. E per far rispettare tutto ciò, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno per voi. Redatto nella casa del sopracitato Ardizzone, alla presenza dei testimoni Guglielmo Casanova e dei suddetti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.140 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 novembre 1259, Ventimiglia.
I fratelli Guglielmo Giudice e Ardizzono promettono ai coniugi Iacopo Anfosso e Bronda di non convenirli in giudizio per i beni della fu Giovanneta, figlia della fu Alasia Berra, venduti dai detti coniugi ai suddetti fratelli.

Ɑ Iacobi Anfussi et eius uxoris.
Die xxvi novembris, post nonam. Nos Guillelmus Iudex et Ardiçonus, fratres, ex pacto habito inter nos, ex una parte, et vos, Iacobum Anfussum et Brondam iugales, ex altera, promittimus et convenimus vobis quod, si rationes seu iura hereditatis et bonorum que fuerunt quondam Iohannete, filie quondam Alasie Berre, que nobis vendidistis, uterque vestrum in solidum, ut patet de ipsa venditione per instrumentum inde factum manu Iohannis de Mandolexio notarii, die xi huius mensis, essent vobis ab aliqua persona evicta vel impedita, pro defensione vel evictione dictarum rationum, nec occasione expensarum factarum vel faciendarum pro dictis rationibus, vos nec aliquem vestrum nec etiam aliam personam nomine vestro non conveniemus nec molestabimus, set vos a dicta promissione pro dicta defensione et heredes vestros per nos et heredes nostros absolvimus. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis vobis stipulantibus dare et reficere spondemus, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis supradictis attendendis et observandis universa bona nostra habita et babenda vobis pigneri obligamus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Iacobo Laurencio, Matheo scriba, Iacobo Marchexano et Willelmo Calcia. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 140
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giacomo Anfusso e a sua moglie.
Il 26 novembre, dopo la nona. Noi, Guglielmo Giudice e Ardizzone, fratelli, in virtù dell'accordo preso tra noi da una parte e voi, Giacomo Anfusso e Bronda, coniugi, dall'altra, promettiamo e conveniamo con voi che, nel caso in cui i diritti o le azioni dell'eredità e dei beni che erano di un tempo di Giovannetta, figlia del defunto Alasia Berre, venduti a noi da entrambi voi, come risulta dalla vendita stessa per il documento fatto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio, il giorno 11 di questo mese, fossero impugnati o impediti da chiunque, per la difesa o l'evizione dei suddetti diritti, né vi molesteremo, né alcuno di voi o qualsiasi altra persona a vostro nome, ma vi assolviamo da tale promessa di difesa e i vostri eredi per noi e i nostri eredi. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una sanzione del doppio di qualsiasi volta si contravvenisse, con tutti i danni e le spese sostenute e sostenibili da voi. In cambio della sanzione e di tutto ciò sopra indicato, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri a garanzia per voi. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Giacomo Laurencio, Matteo scrivano, Giacomo Marchesano e Guglielmo Calcia. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.155 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 dicembre 1259, Ventimiglia.
Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo sì dichiara debitore verso Giovanni del fu Rubaldo Bastono della somma di 72 lire, 16 soldi e 10 denari dì genovini, residuo del prezzo dei panni che Giovanni aveva acquistato per luì in Canneto da Ambrogio Zacaria drappiere al prezzo dì 82 lire, 16 soldi e 10 denari. Promette di pagare in Genova entro i prossimi due mesi.

Ɑ Iohannis Bastoni.
Die xxvi decembris, ante nonam. Ego Rainaldus Bulferius, filius quondam Rainaldi, confiteor me debere dare tibi Iohanni, filio quondam Rubaldi Bastoni, libras septuaginta duas et soldos sexdecim et denarios decem ianuinorum, qui restant tibi ad habendum de predo pannorum quos pro me emisti ab Ambroxio lacaria draperio in Canneto pro libris octuaginta duabus et soldis sexdecim et denariis decem, quos eidem solvere promisisti usque ad cer[t]um terminum, secundum quod habetur in instrumento inde facto, ut dicis, per manum Ingonis Contardi notarii. Quas libras septuaginta duas et soldos sexdecim et denarios decem vel totidem in eorum vice tibi vel tuo certo misso per me vel meum missum usque ad menses duos proximos in lanua dare et solvere promitto. Alioquin penanti dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere promitto, rato manente pacto, te credito de expensis tuo solo verbo, [sine te]stibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis uni[versa] [bona] mea habita et habenda tibi pigneri obligo ita quod ubique terrarum et sub quolibet magistrato me [et mea] pro dicto debito exigendo possis convenire, renuntians privilegio fori et conventioni habite in[ter comune] Ianue et comune Vintimilii. Actum in capitolo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Guill[elmo] et Raimundo Bonosegnore notario. Anno millesimo cclx, indictione secunda.

Atto n. 155
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.193 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 febbraio 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice, Raimondo del fu Pietro Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice rilasciano procura a Raimondo Giudice del fu Ottone Giudice di Rocchetta perché difenda i loro diritti sul castello di Rocchetta.

[R]aimundi [Iu]dicis de Rocheta.
Die xxiii februarii, post nonam. Nos Otto Iudex, Raimundus, filius quondam Petri Iudicis, Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex, Obertus Iudex et Marinetus Iudex facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Raimundum Iudicem, filium quondam Ottonis Iudicis de Rocheta, ad agendum, petendum, causandum, defendendum, insudicio et extra, a qualibet persona et contra quamlibet personam, omnia iura et rationes que et quas habemus et visi sumus habere in castro Rochete et in iurisdictione hominum dicti loci et in territorio ipsius, dantes, quilibet nostrum in solidum, tibi liberam et plenam potestatem et bailiam quod predicta possis defendere, agere, petere, in iudicio et extra, et omnia demum in predictis et circa predicta facere que fuerint facienda, sicut merita causarum postulant et requirunt, et que nosmet ipsi facere possemus, si essemus presentes, promittentes quicquid per te dictum procuratorem fuerit [factum] in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habituros, sub ypotheca et obligatione bonorum nost[rorum], relevantes te pro predictis a qualibet satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo E[nrico], Roberto Papono et Iohanne Bastono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 193
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Giudice di Rocchetta.
Il 23 febbraio, dopo la nona. Noi Otto Giudice, Raimondo figlio del defunto Pietro Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice, facciamo, costituiamo e ordiniamo il nostro fidato messaggero e procuratore presente, Raimondo Giudice figlio del defunto Otto Giudice di Rocchetta, ad agire, richiedere, causare, difendere, sia in giudizio che fuori, contro chiunque persona e contro chiunque persona, tutti i diritti e le ragioni che abbiamo e che abbiamo visto avere nel castello di Rocchetta e nella giurisdizione degli uomini del luogo e nel territorio stesso, dando a te, ogniuno di noi per intero, libero e pieno potere e commissione che tu possa difendere, agire, richiedere, in giudizio e fuori, e fare tutto ciò che deve essere fatto nei predetti e circa i predetti, come i meriti delle cause esigono e necessitano, e che noi stessi potremmo fare se fossimo presenti, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che il suddetto procuratore dirà o farà nei predetti e circa i predetti e in occasione dei predetti, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, sollevandoti per i predetti da qualsiasi soddisfazione. Redatto nel capitolo a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Roberto Papone e Giovanni Bastono. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.195 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 febbraio 1260, Ventimiglia.
I coniugi Oberto Saonese e Barbarina vendono a Iacopo di Recco una braida, situata nel territorio di Ventimiglia, prope molendina de Gorreto, per il prezzo di 14 lire, 13 soldi e 4 denari di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Iacobi de Recho.
Die xxvi februarii, circa terdam. Nos Obertus Sagonensis et Barbarina iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes i[uri] solidi, iuri de principali primo conveniendo et omni iuri, vendimus, cedimus et tradimus tibi Iacobo de Recbo braidam, quam visi sumus habere in territorio Vintimilii, prope molendina de Gorreto, cui coheret superius via, inferius terra Rainaldi Bulferii maioris et terra ecclesie Sancti Michaelis, ab uno latere terra Guillelmini Sagonensis et ab alio latere via, sive alie sint coherencie, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in nobis retento, finito predo librarum quatuordecim et soldorum tredecim et denariorum quatuor ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocàmus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta braida ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde facimus et refutationem atque pactum de non petendo, [renuntiantes] legi deceptionis dupli et ultra et legi dicenti donationem ultra quingentos aureos non valere nisi (actis) fuerit insinuata. Possessionem insuper et dominium vel quasi predicte braide tibi tradidisse confitemur, [con]stituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possìdere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris cor[poral]em, promittentes de dicta braida nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem [facere, set] potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui habere statueris defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis, remissa [tibi nece]ssitate denunciando Quod si non fecerimus seu quovis ingenio earn tibi subtrahere quesiverimus, tunc in duplum sicut [nunc] valet vel pro tempore valuerit, nomine pene, tibi dare et restituere spondemus, rata manente venditione. Pro pena et [predictis] omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, renuntiantes epistule divi A[driani et] beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi. Et maxime ego dicta Barbarina abrenuntio iuri ypothecarum, [senatus] [consu]lto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate [dicti viri] mei et consilio Iacobi Sagonensis et Oberti Mutine, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos consiliatores eligo et a[ppello]. Actum in civitate Vintimilii, in domo dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Enrico Contardo et dictis consiliatoribus. [Anno] et indictione ut supra.

mcclx, indictione tercia, die xxvii octubris, ante vesperas, in presentia Guillelmi Iudicis et Ingeti Buroni, cassata est, volúntate parcium, quia restituit, ut tenebatur.

S. d. v[i].

Atto n. 195
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.282 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 agosto 1260, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca concede in locazione per un anno, a partire dal precedente 1° agosto, a Iacopo macellarlo una casa, situata nella città di Ventimiglia, in burgo, ed una terra, situata a Siestro, dietro corresponsione di 12 lire di genovini da pagarsi il prossimo 1° gennaio. Iacopo dà in pegno i frutti prodotti dalla terra di Siestro.

Die xi augusti, post terciam. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca loco et titulo locationis concedo tibi Iacobo macellano, a halendis [au]gusti proxi[me] preteritis usque ad annum unum proxime venturum, domum et terram infrascriptas, dando mihi ad halendas ianua[rii] proxime [ven]turas, nomine conditionis sive pensionis, libras duodecim ianuinorum. Quam do[m]um et terram promitto tibi [usque] ad di[ctum] terminum non auferre nec pensionem3 augere, sub pena dupli de quanto contrafieret et obli[gatione] bonorum meorum. Versa vice ego dictus Iacobus promitto et convenio tibi dicto Lanfranco dictas domum et terram usque ad dictum terminum tenere et ipsas meliorare et non deteriorare et fodere et omnia ne[ces]saria facere in dicta terra et arborem aliquam viridem non incidere et pensionerei predictam nomine conditionis, silicei libras duodecim ianuinorum, tibi solvere vel tuo certo misso in termino memorato, sub pena dupli et obligatione bonorum meorum et specialiter fructuum terre predicte. Dieta domus posita est in civitate Vintimilii, in burgo, cui coheret superius via, inferius aqua Rodorie, ab uno latere domus Guillelmi Oliverii et ab alio latere domus Iohannis de Portu. Terra posita est in Seestro, cui coheret superius terra Ottonis Bertere, inferius terra Raimundini Dancige, ab uno latere Rocha et ab alio terra Ardiçonis de domino episcopo. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Raimundo Iudice, Guillemo Iudice et Maneserio Caravello. Anno ut supra.

Atto n. 282
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.296 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

17 ottobre 1260, Ventimiglia.
Sentenza arbitrale di Castellano Corto in questione vertente fra Maneserio Caravello, da una parte, e Allo di Vallebona, dall’altra, per un orto sito in Vallebona, ubi dicitur Tuvus (cfr. atto n. 283).

[Ɑ] Maneserii [et] Alli.
Die x[v]n octubris, ante nonam. Super questione que vertitur inter Maneserium Caravellum, ex una parte, et Allum de Valle Bona, ex altera, occasione cuiusdam orti iacentis in Valle Bona, ubi dicìtur Tuvus, in quo orto dictus Allus deb[u]it fecìsse quamdam invasionem dicto Maneserio, prout dicebatur ab aversa, ego Castellanus Curtus, arbiter super dicta questione a dictis partibus sponte electus, ut in compromisso inde facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscript, continetur, volens dictas partes in amicicia pocius quam in lite permanere, habita super dicta questione diligenti deliberatone et cognito boc per testes, dico et pronuncio quod dictus Allus debeat facere aduci tot lapides in dicto orto quod possit fieri una maceries ubi dictus Allus fodit subtus maceriem dicti Maneserii et dictus Maneserius debeat facere medietatem diete maceries, et hoc sit factum usque ad proximum festum sancti Andree bene et convenienter. Item quod dictus Allus debeat restituere dicto Maneserio, pro expensis quas fecit pro dicta questione, usque ad dies quitìdecim proximos, soldos tres. Item quod dictus Allus debeat facere et ordinare sic et taliter quod aqua quam ducit per dictum ortum debeat decurrere sicut consuevit, et habeat dictus Allus introitum et exitum ad dictum ortum suum sine aliqua molestione. Et sic volo a dictis partibus observari, sub pena in compromisso apposita. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Iacobo Maneserio et Guillelmo Macario. Anno et indictione ut supra.

Factum est pro d[icto] Maneserio. S. s. i.

Atto n. 296
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.307 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 ottobre 1260, Ventimiglia.
Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Manfredo di Cosseria, procuratori di Lanfranco Bulbonìno de Turca, dichiarano di aver ricevuto da Nicola Barla la somma di 18 lire di genovini a saldo di quanto Nicola doveva a Lanfranco per il canone di locazione delle terre nel territorio di Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, per l’anno in corso (cfr. atto n. 126).

Die eodem, ante nonam. Nos Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi, et Manfredus de Cruceferrea, procuratores, ut dicimus, Lanfranci Bulbonini de Turca, confitemur habuisse et recepisse a te Nicolao Barla libras decem et octo ianuinorum, quas ei dare tenebaris pro pensione terrarum quas habet in territorio Vintimilii, ad Sanctum Petrum, pro presenti primo anno, ut in instrumento inde facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, promittentes facere et curare ita quod de predicts libris decem et octo, quantum pro pensione primi anni, nulla deinceps fiet requisicio neque movebitur actio seu controversia et quod dictus Lanfrancus de predicts libris decem et octo vocabit se quietum et solutum, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum nostrorum. Actum in domo quam habitat dictus Manfredus, presentibus testibus, in civitate Vintimilii, Guillelmo Iudice et Oberto Iudice.

Atto n. 307
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.325 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 dicembre 1260, Ventimilia.
Lanfranco Bulbonino de Turca cede a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono su una pezza di terra, coltivata a fichi e a viti, situata ad Sanctum Vincencium, per la somma di 16 lire e 16 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza. Ordina inoltre che sia cassato l'atto di vendita della terra medesima in data 2 novembre 1259.

Willelmi Iudicis.
Die eodem, post vesperas. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfero omnia iura, rationes et actiones reales et personales, utiles et directas, que et quas habeo et mini competunt seu competere possent in quadam pecia terre, agregate ficuum et vitium, posite ad Sanctum Vincencium, cui coberet superius et inferius via, ab uno latere terra episcopalis et ab alio latere terra Ardiçoni Iudicis; quam donationem et cessionem promitto ratam et fìrmam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Predictam cessionem tibi facio pro libris sexdecim et soldis sexdecim, quas a te post hanc cessionem confiteor habuisse et recepisse, renuntians exceptioni. Insuper volo et iubeo cassari instrumentum venditionis dicte terre, quam mihi fecisti, scriptum manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, mcclviiii, indictione secunda, die secunda novembris, post vesperas, et ipsum instrumentum post dictam cessione nullis valoris esse iubeo. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Ingeto Burono et Guillelmo Barbaxora. Anno et indicdone ut supra.

Atto n. 325
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Oggi, dopo il vespro. Io Lanfranco Bulbonino di Torca, cedo e trasferisco a te Guglielmo Giudice, tutti i miei diritti, ragioni e azioni reali e personali, utili e dirette, che ho o potrei avere in futuro, su una particella di terra con alberi di fichi e vite situata presso San Vincenzo, coperta da una strada sopra e sotto, da un lato della terra dell'episcopato e dall'altro lato della terra di Ardizzone Giudice. Prometto di rendere valida e irrevocabile questa donazione e cessione, sotto pena del doppio e sotto la responsabilità dei miei beni, a condizione che il patto sia mantenuto. Faccio questa cessione a te per sedici libbre e sedici soldi, che riconosco di aver ricevuto da te dopo questa cessione, rinunciando a qualsiasi eccezione. Inoltre, ordino la cancellazione dello strumento di vendita di questa terra che mi hai fatto, scritto dalla mano del notaio Giovanni di Amandolesio nell'anno 1259, il secondo novembre, dopo il vespro, e ordino che tale strumento non abbia alcun valore dopo la cessione. Redatto nella piazza di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Oberto Giudice, Ingeto Burono e Guglielmo Barbasora. Nell'anno e nell'indicazione sopra citati.

Atto n.332 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 dicembre 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice di Ventimiglia cede, per la somma di 25 lire di genovini, a Guglielmo Giudice tutti i diritti che gli competono contro Astraldo di Seborga sulle terre, poste nel territorio di Ventimiglia, oggetto della vertenza per cui, il precedente 27 agosto, i medesimi Ottone e Astraldo si erano rimessi all'arbitrato di Ottone Alamano.

Willelmi Iudicis.
[Di]e xiiii decembris, ante [tercia]m. Ego Otto Iudex de Vintimilio do, cedo et trado tibi Guillelmo Iudici et in te transfers omnia iura, rationes et actiones reales et personages, que et quas habeo vel habere possem et mihi competunt seu competere possent contra Astraldum de Seburcaro in terris et occasione terrarum quarundam positarum in territorio Vintimilii, pro quarum discordia ego et dictus Astraldus compromisimus unanimiter in Ottonem Alamanum, ut in compromisso inde facto manu Iohannis Gavugii notarii, millesimo cclx, indictione secunda, die xxvii augusti, continetur, dans et concedens tibi quod dictis iuribus uti possis et experiri et omnia demum facere que egomet facere possem in omnibus supradictis, constituens te ut in rem tuam in predictis procuratorem, promittens tibi dictam cessionem firmam et ratam habere in perpetuum et non revocare, sub pena dupli de quanto contrafieret et obligatione bonorum meorum, rato manente pacto. Hanc autem cessionem tibi facio pro libris viginti quinque ianuinorum, quas post hanc cessionem a te confiteor habuisse et recepisse et de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Oberto Iudice, Simone Podisio, Iacobo clerico de Unelia et Ardiçono Iudice. Anno et indictione ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 332
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Giudice.
Il 14 dicembre, prima della terza. Io, Otto Giudice di Ventimiglia, do, cedo e trasferisco a te, Guglielmo Giudice, tutti i diritti, le ragioni e le azioni reali e personali che ho o potrei avere e che mi competono o potrebbero competere contro Astraldo di Seborcaro per le terre e le questioni di terre situate nel territorio di Ventimiglia, per le quali io e il suddetto Astraldo abbiamo unanimemente compromesso in Ottone Alamanno, come è contenuto nel compromesso fatto dalla mano del notaio Giovanni Gavugio, nel 1260, seconda indizione, il 27 agosto, dando e concedendoti il diritto di utilizzare tali diritti e di sperimentare e fare tutto ciò che potrei fare in tutte le questioni di cui sopra, nominandoti il mio procuratore in queste cose. Prometto di mantenere ferma e valida in perpetuo questa cessione a tuo favore e di non revocarla, sotto pena del doppio di quanto fosse contravvenuto e l'obbligo dei miei beni, restando fermo l'accordo. Questa cessione ti viene fatta per venticinque lire genovesi, che riconosco di avere ricevuto da te dopo questa cessione, e di cui ti dichiaro liberato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di mancato pagamento o di pagamento effettuato e a ogni altra eccezione. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, presenti come testimoni Oberto Giudice, Simone Podisio, il chierico di Unelia Giacomo e Ardizzone Giudice. Nell'anno e nell'indizione suddetti.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.354 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Guglielmo Arzeleto maior dichiarano di aver ricevuto da Iacopo di Recco 8 cantari di carni salate e 7 rotoli di carni nostratarum, per cui promettono di pagare, entro la prossima festa di San Martino, la somma di 16 lire e 3 soldi di genovini.

Ɑ Iacobi [de] Recho.
Die xxi marcii, ante terciam. Nos Guillelmus Iudex, Guillelmus Enricus, Raimundus Iudex, Rainaldinus Bulferius filius quondam Raimundi et Guillelmus Arçeletus maior, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse a te Iacobo de Recho cantaria octo carnium salitarum et rotolos septem nostratarum, renuntiantes exceptioni non traditarum carnium et non habitarum et omni alii exceptioni nobis competenti et competiture; unde et pro quibus, quilibet nostrum in solidum, promittimus tibi dicto Iacobo dare et solvere libras sexdecim et soldos tres ianuinorum hinc ad festum proximum sancii Martini. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafìeret cum omnibus dampnis, missionibus et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare et solvere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis, missionibus et expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, renuntiantes iuri solidi, nove constitutioni de duobus reis debendi, epistule divi Adriani et omni alii iuri; hoc acto expressim inter te dictum Iacobum et nos predictos quod possis nos et nostra et quemlibet nostrum in solidum Ianue coram quolibet magistratu pro dicto debito convenire, renuntiantes privilegio fori et conventio[ni] habite inter comune Ianue et comune Vintimilii et omni alii legum et capitulorum auxilio quibus in predictis nos iuvare possemus. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Iohanne Fornario notario, Fulcone Gançerra, Guillelmo Paerno et Gaialdo de Monteleone iudice, qui ditavit presens instrumentum. Anno et indictione ut supra.
mcclxii, die xxii octu[bris], cassum voluntate partium, quia satisfac[tum] dicto Iacobo, presentibus Oberto Iudice [et]

Atto n. 354
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.355 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia e il figlio Oberitino dichiarano che Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio e Guglielmo Arzeleto maior hanno stipulato, su loro mandato, il contratto di cui al documento precedente e si impegnano a mantenerli indenni da eventuali danni loro derivanti dagli obbligbi assunti nel contratto stesso.

Die eodem, hora, loco et testibus. Nos Guillelmus Calcia et Obertinus, filius dicti Guillelmi, voluntate, iussu, auctoritate et consensu dicti patris mei, uterque nostrum in solidum, confitemur vobis Guillelmo Iudici, Guillelmo Enrico, Raimundo Iudici, Rainaldino Bulferio et Guillelmo Arçeleto maiori quod vos, nostris precibus et mandato, et pro nobis et utilitate nostra, obligastis versus Iacobum de Recho, quisque vestrum in solidum, de libris sexdecim et soldis tribus eidem dandis et solvendis usque ad proximum festum sancti Martini pro cantariis octo et rotolis septem carnium salitarum, secundum quod in instrumento inde facto hodie manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur. Quare vos promittimus et convenimus conservare a dicta obligatione, pena et sorte et expensis, dampnis vel interesse, indempnes et vobis solvere et restituere predictum debitum, si contingent vos eidem Iacobo predictum debitum vel partem usque ad dictum terminum persolvisse, infra dies octo a solutione predicti debiti facta. Alioquim penam dupli de quanto et quotiens contrafactum fuerit cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rato manente pacto. Et pro his observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, renuntiantes iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi et omni alii iuri, iurans insuper ego dictus Obertinus ut supra, corporaliter tactis Sacris Scriptum, attendere, compiere et observare, faciens hec omnia consilio Iohannis Fornarii notarii et Willelmi Paerni, vicinorum meorum. Actum anno et indictione ut supra.

Atto n. 355
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.356 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca dichiara a Guglielmo Giudice e a Guglielmo Enrico di aver ricevuto da Guglielmo Calcia la somma di 10 lire e 14 soldi di genovini in luogo delle 14 mine di frumento, che il medesimo Guglielmo Calcia era tenuto a versargli in pagamento del canone di locazione di una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Celia, per i due anni precedenti.

Willelemi Iudicis et Willelmi Enrici.
Die xxi marcii, post terciam. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca confiteor vobis Guillelmo Iudici et Guillelmo Enrico me habuisse et recepisse a Guillelmo Calcia libras decem et soldos quatuordecim ianuinorum pro minis quatuordecim frumenti quas mihi due tenebatur idem Guillelmus Calcia pro pensione cuiusdam pecie terre posite in territorio Vintimilii, ubi dicitur Celia, pro duobus annis proxime preteritis, pro quibus ambo, uterque pro climidia, mihi ad certum terminum tenebamini, ut in instrumento inde facto manu Angelini de Sigestro notarti, currente millesimo cclviii, indictione prima, die xvii decembris, inter vesperas et completorium, continetur, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, promittens de predictis libris decem et soldis quatuordecim pro dicta pensione duorum annorum proxime preteritorum nullam deinceps movere litem neque facere requisitionem, sub pena dupli de quanto contrafieret, rato manente pacto, et obligatione bonorum meorum. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Mauro Bonifacio et Eliono Conrado. Anno et indictione ut supra.
S. d. ii.

Atto n. 356
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.357 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 marzo 1261, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca vende a Guglielmo Maroso del fu Ottone Boni Marosi una pezza di terra, situata nel territorio di Ventimiglia, a Portiola, per il prezzo dì 8 lire e 7 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Willelmi Marosi.
Die xxv marcii, circa vesperas. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca vendo, cedo et trado tibi Guillelmo Maroso, fìlio quondam Ottonis Boni Marosi, peciam unam terre posile in territorio Vintimilii, ad Portiloriam, cui coheret superius terra Georgii Catanei, inferius aqua Nervie, ab uno latere terra Mauri de Mauris et ab alio latere terra dicti emptoris extra trolium, quod trolium et fons in dicta venditione comprehendatur, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis et exitibus, nichil ex his in me retento, finito precio librarum octo et soldorum septem ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi ab omni persona que pro me vel facto meo impedirei legittime defendere, auctoriçare et disbrigare promitto. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et restituere spondemus, rata manente semper venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, ante domum quam habitat magister Iacobus medicus, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Oberto Gengana et Conrado Audeberto. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 357
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.362 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna vendono a Ingeto Burono una casa, situata nella città di Ventimiglia, ubi dicitur in Castro, per il prezzo di 13 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ingeti Buroni].
Die iiii aprilis, ante terciam. Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingeto Burono domum unam quam visi sumus habere in civitate Vintimilii, ubi dicitur in Castro, cui coheret a tribus partibus via et ab alio latere domus Ardiçoni Iudicis, cum onim suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito predo librarum tresdecim ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis vel cui habere statueri[s] per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbriga[r]e promittimus. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et restituere spondemus, rata manente semper venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1 et omni iuri. Et maxime ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni alii iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Guillelmi Calcie et Ardiçoni Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in dicta domo, presentibus testibus rogatis Rainaldino Bulferio, filio quondam Raimundi, et dictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis et indictione ut supra.
mcclxiii, die xxx decembris, presentibus Guillelmo Bellaver et Ardiçono Iudice, cassata voluntate et iussu dicti Ingonis, quia restituit eam, ut tenebatur.

Atto n. 362
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingeto Buroni.
Il quattro aprile, prima delle tre. Noi, Guglielmo Giudice e Giovanna coniugi, ciascuno per intero, ti vendiamo, cediamo e consegniamo la casa che abbiamo in città di Ventimiglia, dove si dice in Castro, che confina da tre parti con una strada e dall'altra con la casa di Ardizzone Giudice, con tutti i suoi diritti, azioni reali e personali, vantaggi e benefici, ingressi ed uscite e, in definitiva, tutte le relative pertinenze, senza che nulla rimanga in nostro possesso, affinché tu la possieda, la tieni, la goda e ne faccia ciò che vuoi come proprietario e con un titolo di acquisto, al prezzo di tredici soldi di Genova, che dichiariamo di avere ricevuto bene e pagato, rinunciando a qualsiasi eccezione per mancato pagamento o ricevimento del denaro e ad ogni altra eccezione. Se la casa vale più del prezzo indicato, conoscendone il vero valore, doniamo a te, per mera e pura donazione tra vivi, quanto in eccesso, e poniamo fine ad ogni tuo reclamo o accordo di non farne più. Inoltre, riconosciamo di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta casa, impegnandoci a tenere la stessa a tuo nome e a possederla precariamente fino a che non l'avrai presa in possesso materialmente. Promettiamo di non intraprendere alcuna causa, azione o controversia riguardante la suddetta casa in futuro, ma, piuttosto, di difenderti, autorizzarti e liberare legalmente da ogni persona, te e i tuoi eredi, che potrebbero cercare di porre in questione i tuoi diritti sulla proprietà della casa. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una sanzione doppia rispetto al valore attuale o migliorato della casa, che confermiamo di aver venduto. Per assicurare il rispetto di tutte le clausole indicate, impegniamo tutti i nostri beni e quelli futuri, e ciascuno di noi risponde per intero di tutto quanto indicato, rinunciando a qualsiasi eccezione di non solidarietà, privilegio, epistola di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e a ogni altra norma giuridica. In particolare, io, Iohanna, rinuncio al diritto di ipoteca, al Senatus consultum Velleianum, alla legge di Giulio sul fondo dotalizio e a ogni altra legge, in particolare a quella che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutto ciò con il consenso e la volontà del mio detto marito e con il consiglio di Guglielmo Calcie e Ardizzone Giudice, miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, in detta casa, in presenza dei testimoni richiesti Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, e dei detti consiglieri.
Nell'anno della natività del Signore e nell'indizione sopra menzionata.
Anno 1263, il 30 di dicembre, in presenza di Guglielmo Bellaver e di Ardizzone Giudice, revocato il consenso e per ordine del detto Ingoni, poiché restituita (N.d.t.: la casa), come previsto.

Atto n.363 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
Ingone Burono promette di restituire ai coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna la casa da essi vendutagli e il relative atto, di cui al documento precedente, in qualsiasi memento essi, entro il prossimo 1° aprile, gli verseranno la somma di 13 lire di genovini, prezzo della casa medesima.

Willelmi Iudicis.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ingo Buronus promitto et convenio vobis Guillelmo Iudici et Iohanne iugalibus stipulantibus reddere et restituere domum quam mihi, uterque vestrum in solidum, hodie vendidistis, et cartam illius venditionis similiter, scriptam manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, quandocumque mihi vel meo certo misso solveritis, pro precio ipsius domus, usque ad halendas aprilis proxime venturas, libras tresdecim ianuinorum, volens tunc ipsam domum inemptam manere si mihi solveritis ut supra. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret vobis stipulantibus date et solvere promitto; et interim dictam domum vobis usque ad dictum terminum dimitto gaudere et usufructare. Et pro predictis omnibus attendendis universa bona mea habita et habenda vobis pigneri obligo. Actum anno et indictione ut supra. [S.] d. vi.

Atto n. 363
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.364 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 aprile 1261, Ventimiglia.
I coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda vendono a Ingone Barono una pezza di terra, coltivata a viti e a fichi, situata nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Pineta, per il prezzo di 26 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ingonis Bur]oni.
Die eodem et hora. Nos Ardiçonus Iudex et Raimunda iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono peciam unam terre, arborate vitium et ficuum, quam visi sumus habere in territorio Vintimilii, ubi dicitur Pineta, cui coheret superius et ab uno latere terra heredum Ugonis Sagonensis, inferius via et ab alio latere fossatus Vallis Bone, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et director introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito precio librarum viginti sex ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra, Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed pocius ipsam tibi et heredibus tuis et cui babere statueris per nos et beredes nostros ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare promitimus. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare et resti tu ere spondemus, rata semper manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1 et omni iuri. Et specialiter ego dicta Raimunda abrenuntio [i]uri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam ipsam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et utilitate dicti viri mei et consilio Guillelmi Calcie et Guillelmi Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in domo dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Rainaldino Bulferio, filio quondam Raimundi, et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
Millesimo cclxiii, indictione quinta, die xvii ianuarii, cassata fuit voluntate parcium, presentibus testibus Simone Podisio, Ianuino Candalupi et Petrobono de Sancta Agnete, quia dictus Ingo reddidit, ut tenebatur.

Atto n. 364
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ingoni Burono.
Nello stesso giorno e ora. Io, Ardizzone Giudice, e mia moglie Raimonda, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Ingoni Burono un pezzo di terra con alberi di vite e di fichi, che possediamo nel territorio di Ventimiglia, dove è chiamato la Pineta, confinante da un lato con la terra degli eredi di Ugone di Saona, dall'altro con la strada e in basso con la fossa della Valle Bone, con tutti i suoi diritti, azioni reali e personali, i vantaggi e le direzioni di accesso e uscita e tutte le sue appartenenze, senza alcuna riserva da parte nostra, affinché tu possa possederla, tenere e godere in pieno diritto di proprietà e di acquisto, a un prezzo di ventisei lire genovesi, che dichiariamo di aver ricevuto e di esserne soddisfatti. Rinunciamo a qualsiasi eccezione di denaro non pagato o ricevuto e a qualsiasi eccezione. Se la terra vale più di quanto abbiamo stabilito, riconosciamo la sua vera valutazione e la doniamo a te come donazione inter vivos, facendo quindi accordo di non rivendicarla, rinunciando alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e altro ancora. Riconosciamo di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta terra e ci impegniamo a tenere e possedere per te la stessa terra in modo precario finché non la possiederai fisicamente, promettendo di non sollevare alcuna disputa, azione o controversia sulla suddetta terra, ma piuttosto di difenderla, autorizzarla e liberarla legalmente a te, ai tuoi eredi o a chiunque tu voglia per mezzo nostro e dei nostri eredi. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una penale pari al doppio del valore attuale della terra o del suo valore futuro migliorato, mantenendo sempre la vendita valida. Obblighiamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno per la pena e per l'osservanza di tutto quanto sopra, ciascuno di noi è responsabile nei confronti di te per tutto ciò che è stato stabilito, rinunciando al diritto di solidarietà, al diritto principale, all'epistola di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio e a ogni altro diritto. In particolare, io, Raimonda, rinuncio al diritto di ipoteca, al senato consulto velleiano, alla legge di Giulio sulla proprietà matrimoniale e a qualsiasi altro diritto che stabilisca che: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Facciamo tutto ciò che sopra in accordo e in consulto con il mio marito e i consiglieri Guillelmo Calcie e Guglielmo Giudice, miei parenti e consiglieri in questa questione. Redatto nella casa dei detti coniugi, alla presenza dei testimoni Rinaldino Bulferio, figlio del defunto Raimondo, e dei detti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione come sopra.
Nell'anno 1263, quinta indizione, il 17 gennaio, essendo stata annullata la volontà delle parti, erano presenti i testimoni Simone Podisio, Ianuino Candalupi e Petrobono di Santa Agnete, poiché il suddetto Ingo ha adempiuto come era tenuto a fare.

Atto n.402 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

1 agosto 1261, Ventimiglia.
Ottone Mauro vende ad Oberto Aprosio una pezza di terra, situata nel territorio di Ventimiglia, in Vallebona, in parte coltivata a fichi ed in parte incolta, per il prezzo di 12 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

[Oberti Apro]sii.
Die eodem, ante vesperas. Ego Otto Maurus vendo, cedo et trado tibi Oberto Aproxio peciam unam terre posite in territorio Vintimilii, in Valle Bona, partim arborate ficuum et partim vacue, cui coheret superius terra que fuit de Balbis, inferius terra mei venditoris et terra Anseimi Aproxii, ab uno latere terra heredum Willelmi Iudicis et ab alio latere terra heredum Willelmi Guidonis, sive alie sint coherencie, que terra fuit quondam Guillelmi Mauri, patris mei, eunte via publica per medietatem diete terre, cum omni suo iure, ratione et actione reali et personali, utili et directo, introitu et exitu suo, ad habendum, tenendum et quicquid deinceps volueris titulo emptionis faciendum, finito precio librarum duodeclm ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, abrenuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si ultra dictum precium valet, sciens eius veram extimationem, id quod ultra valet tibi dono et inde finem tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere li[t]em, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam ab omni persona, que pro m[e] vel facto meo impedirei, legittime defendere, auctoriçare et disbrigare (et disbrigare) promitto. Alioquin pen[am] dupli de quanto nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare promitto, rata manente venditione. Pro pena et predicts omnibus attendendis universa bona mea habita et babenda tibi pigneri obligo. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Mauro de Mauris, Murchio tornatore et Ugone de Marsilia. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 402
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.418 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 ottobre 1261, Ventimiglia.
Oglerio di Grasse e Francesco Aicardo di Voltri dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Iacopo di Recco la somma di 12 litre di genovini, che s’impegnano a restituire entro un mese.

[Iacobi de Rec]ho.
Die xxii octubris, post vesperas. Nos Oglerius de La Grassa et Franciscus Aicardus de Vulture, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Iacobo de Recho libras duodecim ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, quas libras duodecim vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum certum missum, quisque nostrum in solidum, te tantum una solutione contento, usque ad mensem unum proximum dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et solvere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum in solidum de omnibus et singulis supradictis tibi teneatur, renuntiantes iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi et omni iuri, cassando tamen podisiam de dictis libris duodecim hodie factam in capitulo Vintimilii. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu Stallanellorum, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Facio Rubeo de Volta et Vassallo bancberio. Anno et indictione ut supra.
[S. dr.] vi.

Atto n. 418
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.505 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 novembre 1262, Ventimiglia.
I coniugi Nicola Barla del fu Ugo Barla di Ventimiglia e Aidelina vendono a Guglielmo Crispino quattro pezze di terra, situate nel territorio di Ventimiglia, per il prezzo complessivo di 100 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ɑ Gu]illelmi Crispini.
Die vii novembris, post nonam. Nos Nicolaus Barla, filius quondam Ugonis Barle de Vintimilio, et Aidelina iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Guillelmo Crispino quatuor pecias terrarum infrascriptarum positarum in territorio Vintimilii, due quarum posite sunt loco ubi dicitur ad Campum Rubeum, uni quarum duarum positarum ad Campum Rubeum coheret superius via, inferius terra quondam Iohannis Scorgi, ab uno latere terra Guillelmi Iudicis et ab alio latere pro parte via et pro parte fossatus; alteri vero pecie secunde posite loco ubi dicitur ad Campum Rubeum coheret superius terra Matilde, uxoris quondam Oberti de Rego, inferius via, ab uno latere terra heredum quondam Sicardi Moirani et ab alio latere via; alia vero tercia pecia posita est in territorio Vintimilii, ubi dicitur in Celia, cui coheret superius terra Conradi Audeberti, inferius Rocha, ab uno latere terra Iacobi Franceschi; alia vero pecia quarta posita est in dicto territorio Vintimilii, ubi dicitur in Laite, in podio Maroni, cui coberet superius et ab uno latere terra Iohannis Spallete, inferius terra Raimundi Audeberti et ab alio latere terra Butine, uxoris quondam Anfussi Capitis Mallei. Predictas itaque terras liberas et absolutas, uti optinie maximeque sunt, et specialiter ab omnibus dacitis et avariis comunis Vintimilii et cuiuslibet alterius persone sive universitatis seu collegii, cum ornili suo iure, introitu, exitu, rationibus et pertinenciis [tibi] vendimus, quisque nostrum in solidum, precio librarum centum ianuinorum, de quibus a te nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non habit[e] et n[on] recepte pecunie, exceptioni doli, in factum et sine causa et omni alii exceptioni. Et, si ultra dictum precium valent dicte terre, id [tibi] mera et pura donatione inter vivos remittimus et donamus, scientes veram exti[ma]tionem earum, renuntiantes iuri quo subve[ni]tur venditoribus deceptis ultra dimidiam iusti precii et omni alii iuri. Dominium namque et possessionem dictarum terrarum tibi corporaliter tradidisse confitemur, constituentes nos et quilibet nostrum pro te et tuo nomine pre[ca]rio dictas terras et quamlibet earum [d]e cetero tenere et possidere quam diu eas vel aliquam earum nos vel alter nostrum possederimus, dantes tibi licentiam, bailiam et potestatem d[e] [ce]tero intrandi, tua auctoritate, sine licencia vel decreto alicuius magistratus, possessionem [dictarum terr]arum et cuiuslibet earum, promittentes [tibi] dictas terras et quamlibet earum per nos et heredes nostros de cetero tibi et heredibus tuis vel h[aben]tíbus inde causam a te non impedire [n]ec inquietare nec advocare, sed potius eas et quamlibet earum nostris expensis et cui[uslib]et nostrum [defe]nderes et expedire et [a]uctoriçare a qualibet persona, collegio et universitate. remissa tibi necessitate denunciandi. Alioquin penam dupli de quanto nun[c] valent dicte terre vel pro tempore plus valuerint tibi stipulanti dare promittimus, ratis manen[tibus] supradictis. Pro predieta a[utem] pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra tibi pigneri obligamus, hoc acto [u]t [quilibet] nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneamur, renuntiantes nove constitutioni de duobus reis, iuri de prin[ci]pali et omni alii iuri. Et specialiter ego predicta Aidelina renuntio tibi predicto Guillelmo iuri ypothecarum, senatui consulto ve[lleian]o et iuri quo cavetur: “ Si mulier in eodem instrumento se obligaverit cum marito suo, quod inde non teneatur nisi probetur [p]ecuniam fore versam in eius utilitatem ”, confitens tibi dictam pecuniani fore versam in meam utilitatem et dotem meam fore sufficientem et salvam in residuo bonorum dicti viri mei. Pro predicta autem venditione damus, cedimus et tradimus et mandamus tibi omnia iura, rationes et actiones que et quas nos vel alter nostrum habemus sen habet vel habere possemus seu posset in dictis terris et qualibet earum et occasione earum, ut dictis iuribus seu rationibus de cetero possis agere, uti, experiri, excipere, replicare, transigere et pacisci et omnia demum facere que nos vel alter nostrum facere possemus vel posset aliquo tempore, constituentes inde te procuratorem de cetero ut in rem tuam, acto expressim inter nos predictos iugales et te predictum Guillelmum quod nos possis et debeas convenire in Ianua et citare, abrenuntiantes privilegio fori et omni alii iuri quo contra predicta venire possemus, faciens hec omnia ego predicta Aidelina in presencia, voluntate et auctoritate predicti Nicolai, viri mei, et consilio Iohannis Vicecomitis et Fulconis de Castello, quos meos propinquos et vicinos seu consiliatores eligo et appello, Actum in civitate Vintimilii, in domo Nicolai Vicecomitis, presentibus testibus rogatis dicto Nicolao Vicecomite et predictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 505
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.510 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

8 novembre 1262, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turcha vende e restituisce a Nicola Barla due pezze di terra, situate nel territorio dì Ventimiglia, ad Sanctum Petrum, che Nicola e la moglie gli avevano venduto, per tl prezzo di 100 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Nic[o]lai Barle.
Die viii novembris, post nonam. Ego L[a]nfrancus Bulboninus de Turcha vendo, cedo, trado et restituo tibi Nicolao Barle pecias p terrarum positarum in territor[io] Vintimilii, ad Sanctum Petrum, quas mihi cum uxore tua in solidum vendidisti, sicut patet per cartam illius venditionis, factam manu [I]ohannis de Mandolexio notarli, uni quarum coheret superius terra Matilde, uxoris quondam Oberti de Rego, inferius via, ab [u]no latere ter[ra here]dum Sicardi Moirani et ab alio latere via; alteri pecie coheret superius via, inferius terra heredum lobannis Scorci, ab uno latere terra Guillemi Iudicis et ab alio latere pro parte via et pro parte fossatus cum omm suo iure, ratione, acti[one] real[i] et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinenciis sui[s], ad habendum, tenendum, possidendum et quicqui[d] deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, finito precio librarum centum ianuinorum, de quibus me [b]ene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod [s]i dicte terre ultra dictum precium valent, sciens ipsarum extimationem, id quod ultra valent tibi dono, renuntians legi per quam decep[ti]s ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem insuper et dominium dictarum terrarum tibi tradidisse confiteor, constit[u]ens me ipsas interim tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsarum possessionem sumpseris corporalem, pro[m]ittens de dictis terris nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsas tibi ab omni persona, que pro me vel facto meo impedirei, legittime defendere, auctorigare et disbrigare. Alioquin penam dupli de eo q[uod dict]e terre nunc valent vel pro tempore meliorate valebunt tibi stipulanti promitto, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observances universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in domo que fuit quondam Rai[m]undi Saxi, presentibus testibus Rainaldino Bulferio filio quondam Raimundi, Iohanne Vicecomite et Gilio Capelleto. Anno et ind[ic]tione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 510
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.563 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 maggio 1263, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Curlo e Riccadonna vendono ad Ingone Burono una pezza di terra, coltivata a viti e fichi, situata nella piana di Nervia, per il prezzo di 5 lire e 4 soldi genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ingonis Buroni.
Die xviii madii, ante terciam. Nos Guillelmus Curlus et Richadonna iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono peciam unam terre, vineate et ficuum arborate, posite in plano Nervie, cui coheret superius via, inferius terra Guilielmi Iudicis et Rainaldi Bulferii maioris pro parte, ab uno latere terra beredum Oberti Prioris Grossi et ab alio latere terra Guilielmi Iudicis predicti, ad babendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, cum omni suo iure, ratione et actione, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex bis in nobis retento, finito predo librarum quinque et soldorum quatuor ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod si ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus, renuntiantes legi per quam deceptis ultra dìmidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confitemur, cònstituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare spondemus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, epistule divi Adrani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi. Et specialiter ego dicta Richadonna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consenciat proprio viro aut scribat pröpriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate dicti viri mei et consilio Raimundi Curli et Willelmi Bonavie notarii, vicinorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, ante domum dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Vivaldino Curlo et dictis consiliatoribus. Anno, indictione et die ut supra.
S. s. i.

Atto n. 563
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.564 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 maggio 1263, Ventimiglia.
Ingone Burono promette di restituire ai coniugi Guglielmo Curlo maiori e Riccadonna la terra da essi vendutagli, ed il relativo atto, di cui al documento precedente, se essi, entro un anno, gli verseranno la somma di 5 lire e 4 soldi di genovini, prezzo della terra medesima.

Ɑ Guillelmi Curli maioris.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ingo Buronus promitto et convenio vobis Guillelmo Curlo maiori et Richedonne iugalibus reddere et restituere peciam unam terre, cum ipsius possessione, positam in plano Nervie, cui coheret superius via, inferius terra Guillelmi Iudicis et Rainaldi Bulferii maioris pro parte, ab uno latere terra [he]redum Oberti Prioris Grossi, quam mihi hodie vendidistis, et cartam illius venditionis similiter, scriptam manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, si mihi vel m[eo] certo misso per vos vel vestrum missum solveritis, precio ipsius, libras quinque et soldos quatuor ianuinorum usque ad annum unum proxime venturum; et interim usque ad dictum terminum dimittam ususfructare. Quod, si contrafecero et ut supra per singula non observavero, penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel prò tempore valuerit vobis stipulantibus dare promitto, rato manente pacto. Pro pena et predio tis omnibus observandis universi bona mea habita et habenda vobis pigneri obligo. Actum ut supra.
S. dr. vi.

Atto n. 564
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.586 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 ottobre 1263, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna vendono ad Ingone Burono una casa, situata nella città dì Ventimiglia, ubi dicitur in Castro, per il prezzo di 13 lire dì genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Ɑ Die xv octubris, ante terdam, Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono domum unam, quam visi sumus habere in civitate Vintimilii, ubi dicitur in Castro, cui coheret a tribus partibus via et ab alia domus Ardiçoni Iudicis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, finito precio librarum tresdecim ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus, renuntiantes legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium dicte domus tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine precario tenere et possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius eam tibi et beredìbus tuis vel cui habere statueris per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti dare spondemus, rata manente semper venditione. [Pro] pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi et ornai iuri. Et maxime ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo [do]tali et omni iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio vi[ro a]ut sc[ri]bat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Iohannis Guercii et [G]uillelmi Plauçanegui, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in rivitate [V]intimilii, in dicta domo, presentibus testibus Raimundino Enrico et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 586
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Igone Burone.
Il quindici ottobre, prima della terza, noi Guglielmo Giudice e Giovanna coniugi, ciascuno per la propria parte, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Ingoni Buroni una casa che possediamo nella città di Ventimiglia, dove si trova il castello, con tre lati adiacenti a una strada e l'altro lato alla casa del giudice Ardizzone, con tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, utili e diretti, entrate e uscite e tutti i suoi accessori, senza nulla trattenere per noi stessi, affinché tu possa possederla, mantenerla e possederla in futuro a tuo piacimento come proprietario e titolare dell'acquisto, al prezzo concordato di 13 lire genovesi, di cui dichiariamo di essere ben soddisfatti e saldati, rinunciando a qualsiasi eccezione di denaro non conteggiato o ricevuto e a qualsiasi altra eccezione. Se la casa vale più del prezzo concordato, conoscendo il suo vero valore, ti doniamo ciò che vale di più a titolo gratuito, rinunciando alla legge che prevede una compensazione per l'acquisto di proprietà a un prezzo inferiore alla metà del valore reale. Inoltre, riconosciamo di averti consegnato la proprietà e il possesso della suddetta casa a titolo precario, promettendo di non intentare azioni legali, controversie o richieste relative alla casa, ma piuttosto di difendere, autorizzare e liberare tu o i tuoi eredi o chiunque tu abbia scelto di possedere la casa, legalmente, da qualsiasi persona. In caso contrario, promettiamo di pagare una penale pari al doppio del valore attuale o migliorato della casa che stipuliamo con te, fermo restando l'accordo di vendita. Inoltre, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come pegno per l'adempimento della pena e di tutti i suddetti obblighi, ║ e ciascuno di noi è tenuto per l'intero, rinunciando alla regola del debito solidale, alla regola del principale, alla lettera di San Adriano e al beneficio della nuova costituzione sulla duplice obbligazione debitoria e il diritto di ornamento. In particolare, io, la suddetta Giovanna, rinuncio al diritto dell'ipoteca, al decreto senatorio velleiano, alla legge giuliana sulla proprietà e a qualsiasi legge che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», faccio tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e con il consiglio di Giovanni Guercio e Guglielmo Plauzanegui, miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, in questa casa, in presenza dei testimoni Raimondino Enrico e dei suddetti consiglieri. Nell'anno e nell'indizione suddetti.
Versata una somma di un soldo.

Atto n.587 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

15 ottobre 1263, Ventimiglia.
Ingone Burono promette di restituire ai coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna la casa da essi vendutagli, ed il relativo atto, di cui al documento precedente, se essi, entro un anno, gli verseranno la somma di 13 lire di genovini, prezzo della casa medesima.

Guillelmi Iudicis.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ingo Buronus promitto et convenio vobis Guillelmo Iudici et Iohanne iugalibus reddere et restituere domum unam positam in civitate Vintimilii, in quarterio Castri, quam mihi hodie, uterque vestrum in solidum, vendidistis, cum carta illius venditionis, scripta manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, ita quod de evictione non tenear nisi quantum pro me vel facto meo, si mihi vel meo certo misso solveritis, vel alter vestrum solverit, usque ad annum unum proximum, pro precio ipsius, libras tresdecim ianuinorum. Quod si contrafecero et ut supra non observavero, penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valuerit tibi stipulanti promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda vobis stipulantibus pigneri obligo. Actum anno et indictione ut supra.
S. d. vi.

Atto n. 587
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.589 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

2 novembre 1263, Ventimiglia.
I coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Ingone Burono la somma di 25 lire di genovini, che s’impegnano a restituire entro un anno.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die ii novembris, post nonam. Nos Guillelmus Iudex et Iohanna iugales, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Ingone Burono libras viginti quinqué, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie, quas libras viginti quinqué vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per nos vel nostrum missum usque ad annum unum proximum dare et solvere promittimus. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi dare et restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus et iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus et singulis supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi. Et specialiter ego dicta Iohanna abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano et omni iuri et specialiter legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia et singula supradicta consensu et volúntate dicti viri mei et consilio Ardiçonis Iudicis et Guillelmi Enrici, vicinorum meorum, quos in boc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo dictorum iugalium, [presen]tibus testibus rogatis Guillelmo Ruspaldo et dictis consiliatoribus. Anno, die et in[dictione] ut supra.
S. d. vi.

Atto n. 589
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingone Burone.
Il 2 novembre, dopo la nona. Noi, Guglielmo Giudice e Giovanna, marito e moglie, ciascuno di noi interamente, riconosciamo di avere ricevuto in prestito, gratuitamente e per amore da te, Ingone Burone, la somma di venticinque lire, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto. Promettiamo di darti e di pagare le suddette venticinque lire o altrettante al tuo sicuro invio per nostro mezzo o tramite il nostro inviato entro l'anno prossimo. In caso contrario, ci impegniamo a pagare una penale pari al doppio, con tutti i danni e le spese sostenuti a tale scopo, mantenendo valido l'accordo, con la tua parola di credito sui danni e le spese sostenute, senza testimoni, giuramenti e altre prove. A garanzia della penale e di tutti i suddetti obblighi, impegniamo tutti i nostri beni attuali e futuri a te, e ciascuno di noi è tenuto a tutti i suddetti obblighi, rinunciando al diritto di solidarietà, al diritto di principale, alla lettera di San Adriano e al beneficio della nuova costituzione sui debiti di due persone. In particolare, io, Giovanna, rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum e a ogni diritto e, in particolare, alla legge che recita: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutte queste cose e le singole sopracitate con il consenso e la volontà del mio detto marito e il consiglio di Ardizzone Giudice e di Guglielmo Enrico, i miei vicini, che in questo caso scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa dei suddetti coniugi, in presenza dei testimoni Guglielmo Ruspaldo e dei detti consiglieri. Nell'anno, giorno e indizione sopra indicati.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.628 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 giugno 1264, Ventimiglia.
Giovanni de Volta del fu Ingone ed Elia, vedova di Raimondo Sasso, vendono ad Ingone Burono, cittadino genovese, una pezza di terra coltivata a vite, situata nel territorio di Ventimiglia, nella piana di Latte, per il prezzo di 10 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die xxi iunii, ante terciam. Nos Iohannes de Volta, filius quondam Ingonis, et Elia, uxor quondam Raimundi Saxi, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingoni Burono, civi Ianue, peciam unam terre vineate iacentis in territorio Vintimilii, in plano Lactis, cui coheret superius terra heredum Willelmi Dulbechi et terra Guillelmi Rubaldi et Fulconis Audeberti, inferius via [et terra] Bertrame, uxoris quondam Anfussi Capitis Mallei, ab uno latere Oberti Sagonensis et ab alio latere via, precio [librarum] decem ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et non accepti precii vel non soluti, doli mali et conditioni sine causa et in factum. Quam terram tibi vendimus, cedimus et tradimus cum omni suo iure, utilitate et comodo superque positis pro dicto precio. Et si plus valet, scientes eam plus valere, illud plus pura et mera donatione ad presens inter viv[os] facta tibi donamus, renuntiantes iuri dicenti donationem non valere ultra quingentos aureos nisi actis insinuetur et [i]uri dicenti: “ Si venditor deceptus fuerit in re vendita ultra dimidiam iusti precii, quod potest agere ad venditionem resindendum vel ad iustum precium consequendum ”, promittentes per nos nostrosque heredes tibi tuisque heredibus et cui dederis vel babere statueris dictam terram defendere et auctorigare, nostris expensis, expedire et non impedire, sub pena dupli de eo quod valet venditio predicta vel deinceps valebit et bonorum nostrorum habitorum et haben[do]rum obligatione. Sumptus quoque litis promittimus et convenimus nos agnosce[re] et tibi re[sti]tuere, si quos fecetis pro dicta ter[ra] rationabiliter defendenda, sive obtinueris in lite sive succubueris. Possessionem [et] domi[niu]m dicte terre tibi tradidisse c[on]fitemur et earn tuo nomine precario possidere donee earn possidebimus, dantes tibi licentiam et plenariam potestatem ut ei[us] possessionem, quandocumque volueris, tua auctoritate, ingredi et apprehendere possis, renuntians quilibet nostrum iuri solidi, epistule divi Adriani, nove constitutionis de duobus reis debendi et iuri de principali primo conveniendo, alter pro altero nos invicem principaliter constituentes. Et specialiter ego dicta Elia abrenuntio senatus consulto velleiano et omni alii iuri quo me tueri vel contra predicta venire possem, faciens hec omnia consilio Raimundi Stallanelli et Oberti Iudicis, propinquorum et vicinorum meorum. Preterea ego Guillelmus Iudex de Vintimilio de predicti[s] omnibus et singulis pro dictis Iobanne et Helia me constituo principaliter et principalem defensorem, ita ut de pe[n]a et sorte et evictione et omnibus singulis supradictis tenear ut principalis, renuntians iuri de principali primo conveniendo et omni iuri, civili et municipali, presenti et futuro, quo me tueri vel contravenire possem. Actum in civitate Vintimilii, in domo Bertrami quondam Petri Curli, presentibus testibus Willelmo Bonavia notario, qui ditavit, e dictis consiliatoribus. Anno ut supra.
[S. s. i].

Atto n. 628
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.630 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 giugno 1264, Ventimiglia.
Raimondo Stallanello si impegna a mantenere indenne Guglielmo Giudice dalla garanzia prestata dal medesimo a favore di Giovanni de Volta ed Elia, vedova di Raimondo Sasso, verso Ingone Burono in occasione della vendita di una vigna, fatta da Giovanni ed Elia ad Ingone (cfr. atto n. 628).

[Guillelmi Iudicis].
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Raimundus Stallanellus confiteor tibi Willelmo Iudici te hodie, meis precibus et mandato, intercessisse et principaliter te et tua obligasse versus Ingonem Buronum prò Iohanne de Volta et Elia, uxore quondam Raimundi Saxi, de evictione, defensione et [expe]ditione unius vinee quam dicto Ingoni dicti Iohannes et Elia hodie vendiderunt, ut in carta [illius venditionis], scripta manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur, a qua intercessione et obligatione promitto te liberare, ab omni dampno eripere et servare indempnem. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafieret et dampni quod inde haberes tibi stipulanti promit[to], rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona [mea] habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum anno et indictione ut supra.
[S. d. vi].

Atto n. 630
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.631 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 giugno 1264, Ventimiglia.
Giovanni de Volta del fu Ingone ed Elia, vedova di Raimondo Sasso, nominano Raimondo Stallanello loro procuratore perché riscatti, a loro nome, da Ingone Burono, cittadino di Genova, la vigna che essi gli hanno venduto (cfr. atto n. 628) e perché versi ad Ingone medesimo la somma di 10 lire di genovini, prezzo della vigna medesima, traendola dai proventi delle loro vigne.

Ɑ R[ai]mundi Stallanelli.
Die xxi iunii, ante terciam. Nos Iohannes de Volta, filius quondam Ingonis, et Elia, uxor quondam Raimundi Saxi, fadmus, constituimus et ordinamus te Raimundum Stallanellum, presentem et mandatum suscipientem, nostrum certum nundum et procuratorem ad redimendum, pro nobis et nostro nomine, ab Ingone Burono, cive Ianue, vineam quam ei hodi[e] vendidimus et ad solvendum ei illas libras decem quas pro precio dicte vinee accepimus vel accepisse fuim[us] confessi, promittentes nos et quilibet nostrum fitmum et ratum habere et tenere quicquid feceris in predictis et circa predicta et [o]ccasione predictorum et te a dicta procu[ratione] non [re]movere nec aliam ad hoc facere procurationem, sub ypotheca et obligatione bono[rum] nostrorum habitorum et habendorum, v[olentes] et statuentes quod de introitibus et proventibus vinearum et terrarum nostrarum, qui perdpiendi sunt usque ad proximum festum sancti Martini, possis tantum capere et habere quod dictum precium solvere possis, sine omni nostra omniumque pro nobis contraditione. Actum in civitate Vintimilii, in domo Bertrami quondam Petri Curli, presentibus testibus Guillelmo Bonavia notario, qui ditavit presens instrumentum, Guillelmo Iudice et Willelmo Francischo notario. Anno et indictione ut supra.
S. d. vi.

Atto n. 631
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.646 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 ottobre 1264, Ventimiglia.
Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo vende ad Ardizzono Giudice un mulino con due ruote, situato in Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, per il prezzo dì 150 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ardiçonis Iudicis.
Die vi octubris, ante vesperas. Ego Rainaldus Bulferius, filius quondam Rainaldi, vendo, cedo et trado tibi Ardiçono Iudici molendinum meum, quod visus sum habere in Pascherio, ante civitatem Vintimilii, cum duabus rotis, cui coheret ante et ab uno latere via et ab alio latere ortus mei dicti Rainaldi, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, cum omni suo iure quod in ipso habeo, nichil in me retento, finito predo librarum centum quinquaginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie. Quod si ultra valet, id quod ultra est tibi pura donatione inter vivos dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem et dominium dicti molendini tibi confiteor tradidisse, promittens de ipso nullam deinceps movere litem, sed ipsum ab omni persona tibi defendere et disbrigare, sub pena dupli de eo quod valet vel pro tempore valuerit et obligatione bonorum meorum, rata manente semper venditione. Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Bonisegnoris notarii, presentibus testibus Guillelmo Iudice, Iohanne Curto et Bernardo de Gavio Vintimiliensi. Anno dominice Nativitatis millesimo ducentesimo sexagesimo quarto, indictione septima.

Atto n. 646
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Ad Ardizzone Giudice.
Il giorno sei di ottobre, prima del vespro, io Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, vendo, cedo e consegno a te Ardizzone Giudice il mio mulino, che risulto possedere a Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, con due ruote, adiacente da un lato alla strada e dall'altro lato all'orto del suddetto Rinaldo, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vuoi legalmente come proprietario e titolare di acquisto, con tutti i diritti ad esso connessi, non trattenendo nulla per me, per il prezzo di centocinquanta lire genovesi, delle quali mi dichiaro ben quieto e saldato, rinunciando all'eccezione di denaro non contante. Se va oltre il valore di quanto pattuito, ciò che eccede lo dono liberale inter vivi a te, rinunciando alla legge per la quale si viene in aiuto degli ingannati al di sotto della metà del giusto prezzo. Confesso di averti consegnato il possesso e il dominio del suddetto mulino, promettendo di non sollevare mai questioni in merito, ma di difenderlo e liberarlo da ogni persona, sotto pena del doppio di quanto vale o varrà in futuro e con l'impegno dei miei beni, con la vendita sempre valida. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonisegnori, alla presenza dei testimoni Guglielmo Giudice, Giovanni Curto e Bernardo di Gavio di Ventimiglia. L'anno del Natale del Signore milleduecentosessantaquattro, indizione settima.

Atto n.647 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 ottobre 1264, Ventimiglia.
Ardizzono Giudice vende a Rainaldo Bulferio del fu Rainaldo un mulino con due ruote, situato in Pascherio, davanti alla città di Ventimiglia, per il prezzo di 150 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Rainaldi Bulferii maioris.
Die vii octubris, post vesperas. Ego Ardiçonus Iudex vendo, cedo et trado tibi Rainaldo Bulferio, filio quondam Rainaldi, molendinum, cum duabus rotis, quod visus sum habere in Pascherio, ante civitatem Vintimilii, cui coheret ante et ab uno latere via et ab alio ortus tui emptoris, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid deinceps ex ipso iure proprietario et titulo emptionis volüeris faciendum, cum omni suo iure, aquariciis sive aqueductu et omnibus pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, finito precio librarum centum quinquaginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate pecunie. Quod si ultra valet, id quod ultra est tibi pura donatione inter vivos dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. [Possessionem et] dominium tibi tradidisse confiteor, promittens de ipso nullam deinceps movere litem, sed ipsum ab omni persona tibi legittime de]fendere, auctorigare et disbrigare, sub pena dupli de eo quod valet vel deinceps valebit et obligatione bonorum m[eorum, rata] [semper] manente venditione. Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Bonisegnoris notarii, presentibus testibus Willelmo Iudice, [Iohanne Curto] et Bernardo de Gavio. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 647
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio maggiore.
Il settimo giorno di ottobre, dopo il vespro, io, Ardizzone Giudice, vendo, cedo e trasferisco a te, Rinaldo Bulferio, figlio del defunto Rinaldo, il mio mulino con due ruote che possiedo a Pascherio, di fronte alla città di Ventimiglia, con una strada da un lato e dal tuo lato del campo dell'acquedotto e di tutti i suoi accessori, senza riserva alcuna, per essere tenuto, posseduto e utilizzato con tutti i diritti di proprietà e titolo di acquisto che desideri esercitare in futuro, insieme a tutti i diritti che ho su di esso, senza alcuna riserva, al prezzo di centocinquanta lire genovesi, di cui dichiaro di essere stato pagato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di denaro non contato. Se il valore del mulino supera il prezzo pattuito, la differenza è da considerarsi una donazione pura e semplice a tuo favore, rinunciando alla legge secondo cui si può aiutare chi è stato ingannato pagando oltre la metà del prezzo giusto. Dichiaro di averti consegnato la proprietà e il dominio del mulino, promettendo di non avanzare alcuna pretesa su di esso in futuro, ma di difenderlo, garantirlo e liberarlo da ogni persona legittimamente, sotto pena del doppio del suo valore attuale o futuro e sotto l'obbligo dei miei beni, sempre ferma la vendita. Redatto in città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonisegnori, alla presenza dei testimoni Guglielmo Giudice, Giovanni Curto e Bernardo di Gavio. L'anno e l'indizione sono quelli sopra indicati.

Notizia n.157 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CLVII

17 dicembre 1258.
Lanfranco Bulbonino de Turca concede in locazione per due anni a Guglielmo Calcia una pezza di terra, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Celia, dietro corresponsione di 14 mine di frumento. Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico si rendono fideiussori, ciascuno per il 50%.

Notaio Angelino di Sestri Levante.
Notizia nell'atto n. 356.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.218 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXVIII

22 ottobre 1262.
Per volontà delle parti viene cassato l’atto rogato il 21 marzo 1261, in quanto Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Guglielmo Arzeleto maior hanno provveduto a saldare il loro debito verso Iacopa di Recco.

Notizia nell'atto n. 354.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.228 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXXVIII

30 dicembre 1263.
Per volontà delle parti viene cassato l'atto rogato il 4 aprile 1261, in quanto Ingone Burono restituisce ai coniugi Guglielmo Giudice e Giovanna la casa, situata nella città di Ventimiglia, ubi dicitur in Castro, da essi vendutagli.

Notizia nell'atto n. 362.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.