Data di nascita

𝓅.1220

Periodo di riferimento

1257-1264

Data della morte

?
  DVP 3

Cosa si sa

Raimondo Iudex nasce a Ventimiglia dopo il 1220 da Ottone e Margherita. Non conosciamo il cognome della madre. Uno di almeno quattro figli: Raimondo, Ardizzone, Guglielmo e Obertino. Sposa Alasina (o Alasia) prima del 1260. Non conosciamo il cognome della moglie e non sappiamo se abbiano avuto figli. Nel 1264, tuttavia, risulta essere sposato ad Astruga1.

Non conosciamo il luogo e la data della morte.


1 Anche qui (γ616) è difficile dire se si tratti dello stesso Raimondo o di un altro, ma in questo caso è possibile che nel frattempo la moglie Alasina sia morta e che Raimondo si sia risposato. Ad ogni modo il Rossi, in un manoscritto inedito presente nella Biblioteca Bicknell di Bordighera, attribuisce a Raimondo una sola moglie, ovvero Astruga. In effetti un Raimondo che ha sposato un'Alasia c'è, ma è uno zio di questo Raimondo, padre di Oberto, Giovanni e Marineto, ma in questo periodo risulta essere già morto.

Lista degli Atti dell'Amandolesio

Raimondo Iudex viene nominato nei seguenti atti rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio, raccolti e custoditi a Genova, secondo quanto stabilito nelle clausole di pace dopo l'assedio del 1220.

Clicca qui a sinistrasopra sulle singole voci per vederne il contenuto.
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum I: serie α (cart. 56)
Atti dal 1256 al 1258, Cartolarius Instrumentorum II: serie β (cart. 56)
Atti dal 1259 al 1264: serie γ (cart. 57)
Repertorio delle notizie inserite nei Cartolari I & II (cart. 56): serie κ
Repertorio delle notizie inserite nel cartolario 57: serie ν

Nell'Archivio di Stato di Genova si conservano due cartolai notarili nei quali si contengono quasi un migliaio di atti per la massima parte rogati in Ventimiglia dal notaio Giovanni di Amandolesio fra il 1256 ed il 1264. Si tratta del cartolare 56, che comprende rogiti fra il I° dicembre 1256 e il 23 dicembre 1258, e del cartolare 57, che contiene rogiti fra il 28 dicembre 1258 e il 7 dicembre 1264.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1255 al 1258”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1985.

Laura Balletto,
“Atti rogati a Ventimiglia da Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264”,
Istituto Internazionale di Studi Liguri,
Istituto Studi Liguri, 1993.

MILLESIMO CCLVIIII INDICTIONE PRIMA

In nomine Domini, amen. Cartularius instrumentorum factorum per me Iohannem de Mandolexio notarium in Vintimilio et Rappali, ut infra continetur. Et sunt in isto cartulario instrumenta sex annorum, videlicet de millesimo cclviiii, millesimo cclx, millesimo cclxi, millesimo cclxii, millesimo cclxiii et millesimo cclxiiii, ut inferius per ordinem annotantur, et est signum meum quod appono in instrumentis tale: (S.T.) Iohannes de Mandolexio, notarius Sacri Imperii, rogatus scripsi.

Una menzione particolare merita la professoressa e ricercatrice Laura Balletto, come riportato nei ringraziamenti.

Atto n.31 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

3 agosto 1257, Ventimiglia.
Oberto Saonese s'impegna verso Raimondo Giudice ad amministrare i beni mobili ed immobili del proprio nipote Guglielmino del fu Raimondo Saonese, di cui Raimondo Giudice è tutore ed al quale egli à stato affiancato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia.

Raimundi Iudicis.
Ego Obertus Sagonensis confiteor tibi Raimundo Iudici me, voluntate tua et mandato, administrare et gerere hinc inde omnia bona mobilia et immobilia Guillelmini, filii quondam Raimundi Saonensis, fratris mei, cuius tutor es, et ego modo adiunetus tibi per dominum Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, promittens tibi dicta bona omnia mobilia et immobilia utiliter gerere et tacere et te conservare indempnem hinc inde ab ipsa administratione quam gerere tenebaris …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Paerno et Ottone Bellaver. Anno Domini millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die iii augusti, inter nonam et vesperas.

Atto n. 31
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.37 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 agosto 1257, Ventimiglia.
Mario Alvernia nomina un procuratore per la riscossione della somma di 40 soldi di genovini da Pagano di Pinasca.

Ɑ Procurationis.
Ego Marinus Alvemia …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Raimundo Iudice, Conrado Guarachio et Bartholoto de Sancto Donato. Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die xviii augusti, inter terciam et nonam.

Atto n. 37
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.43 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 agosto 1257, Ventimiglia.
Lanfranchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, ed alcuni consiglieri, esplicitamente elencati, a nome del Comune, nominano Guglielmo Enrico ed Ottone Bonebella loro procuratori per la cura degli interessi del Comune stesso.

Ɑ Carta comunis Vintimili, sindacatus.
Nos Lafranchinus Pignolus, potestas civitatis Vintimilii, auctoritate et voluntate et beneplacito consiliariorum infrascriptorum, vel maioris partis, ad consilium comunis Vintimilii in capitulo ciusdem comunis per campanam et vocem preconis more solito congregatorum, nomine nostro, dictorum consiliariorum et comunis Vintimilii ac universitatis ipsius, et nos dicti et infrascripti consiliarii, nomine et vice nostro et dicti comunis atque universitatis ipsius, facimus, constituimus, ordinamus et creamus vos Guillelmum Henricum et Ottonem Bonebellam, ambos simul presentes et recipientes, nomine disti comunis et universitatis, generales sindicos, …[omissis]…
Nomina predictorum consiliariorum, qui interfuerunt predicto consilio, sunt hec: Obertus Iudex, Guillelmus Calcia, Ardiçonus Iudex, Rainaldus Bulfelius, Imbertus Capa, Guillelmus Bonebella, Obertus Gengana, Obertus Sagonensis, Ilionus Conradus, Maurus de Mauris, Otto Robertus, Fulco Curlus, Guillelminus Curlus, Manuel Stallanellus, Obertus Magullus, Otto Bulferius, Fulco de Castel, Raimundus Gengana, Guillelmus Dulbecus, Iacobinus Valloria, Iacobus Prior, Obertinus Peregrin[us, Rai]mundus Gangerra, Guillelmus Franciscus, Raimundus Audebertus, Raimundus Rebufatus, Raimundus Iud[ex], …[omissis]…
Sardena, Guillelmus Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanatus, Guillelmus Rustigus, Cunradus …[omissis]…
[N]icola Dulbecus, Guillelmus …[omissis]…
fius et predicti sindici.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus t[estibus A]braino et Raviolo, [executoribu]s, et Bartoloto de Sancto Donato, notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo septimo, indictione [xi]iii, [die] xxv, augusti, ante terciam.

Atto n. 43
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Documento ufficiale del comune di Ventimiglia riguardante la nomina dei sindaci.
Noi Lafranchino Pignolo, potestà della città di Vintimiglia, per autorità, volontà e gradimento dei consiglieri sottoscritti o della maggioranza di essi, convocati per l'assemblea del comune di Ventimiglia mediante la campana e la voce del proclamatore, a nome nostro, dei suddetti consiglieri, del comune di Ventimiglia e della sua università, e noi, i suddetti consiglieri sottoscritti, a nome e in vece nostra e del suddetto comune e della sua università, vi facciamo, costituiamo, ordiniamo e nominiamo Guglielmo Enrico Enrico e Ottone Bonebella, entrambi presenti e accettanti, a nome del suddetto comune e dell'università, sindaci generali …[omissis]… I nomi dei suddetti consiglieri, che hanno partecipato al suddetto consiglio, sono i seguenti: Oberto Giudice, Guglielmo Calcia, Ardizzone Giudice, Rinaldo Bulfelio, Umberto Capa, Guglielmo Bonebella, Oberto Gengana, Oberto Sagonense, Iliono Conrado, Mauro de Mauris, Otto Roberto, Fulco Curlo, Guglielmino Curlo, Manuel Stallanello, Oberto Magullo, Otto Bulferio, Fulco de Castel, Raimondo Gengana, Guglielmo Dulbecco, Iacobino Valloria, Iacopo Priore, Obertino Peregrino, Raimondo Gangerra, Guglielmo Francisco, Raimondo Audaberto, Raimondo Rebufato, Raimondo Giudice, …[omissis]… Sardena, Guglielmo Tortella, Nicola de Tabia, Ugo Bonanato, Guglielmo Rustigo, Corrado …[omissis]… Nicola Dulbecco, Guglielmo …[omissis]…. Figli e i suddetti sindaci. Redatto nell'assemblea di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Abraino e Raviolo, esecutori, e di Bartoloto di Santo Donato, notaio. Nell'anno del Natale del Signore duemilacinquecentosettantasette, indizione tredici, il giorno venticinque di agosto, prima della terza ora.

Atto n.70 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

9-12 ottobre 1257, Ventimiglia).
Facio Giovanni dichiara di avere ricevuto una certa somma in pagamento della dote della moglie Verdilia Albina.

[Ɑ Verdilie] Albine, dotium.
Ego Facius Iohannes confiteor habuisse et re[cepisse, et in veritate habui] et recepi, nomine [dotis, a] te Verdilia Albina, uxore mea, libras quinqu …[omissis]…
Unde et p[ro quibus omnibus supradictis attendendis et observandis universa] bona mea, habita et haben[d]a, [tibi pigneri obligo.
Actum]
…[omissis]…
Guillelmi Henrici …[omissis]…
et Raimundo Iudice …[omissis]…

Atto n. 70
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.75 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 ottobre 1257, Ventimiglia.
Iacopa, vedova di Gugliemo Guercio, vende a Vivaldo Capello la terza parte di una pezza di terra, in parte tenuta a fichi e viti ed in parte incolta, sita a Nervia, per una certa somma di lire, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Vivaldi Capelli.
Ego Iacoba, uxor quondam Willelmi Guercii, vendo, cedo et trado tibi Vivaldo Capello terciam partem unius pecie terre, partim arborate ficuum et vitium et partim vacue, pro indiviso tecum, que posita est [ad] Nerviam, …[omissis]…
et sorte et dupla evictione et ad sic observandum universa et singula supradicta omnia bona mea, habita et habenda, tibi pigneri obligo, renuntians legi iulie, senatus consulto velleiano et omni iuri legis et capituli quo me contra predieta tueri possem, faciens hee omnia consilio Guillelmi Marosi et Raimundi Iudicis, quos meos propinquos et consiliatores in hoe casu eligo et appello.
Actum in civitate Vintimilii, in domo dicti Raimundi Iudicis, presentibus testibus rogatis Abraino esecutore et predictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indicitione xiiii, die xxiii octubris, inter nonam et vesperas.

Atto n. 75
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.82 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1257, Ventimiglia.
Azzone, vescovo di Ventimiglia, secondo il mandato di frate Rufino, penitenziario e cappellano del papa, assolve Bartolomeo Ferrario, cittadino genovese e giudice del comune di Ventimiglia, dalla scomunica in cui è incorso per la cattura e la detenzione di Iacopo, clerico e canonico di Ventimiglia, che era accusato di avere ferito gravemente Raimonda Bonebella, sorella di Guglielmo Bonebella.

Ɑ Bartholomei Ferrarii.
Nos Ago, Dei gratia episcopus Vintimilii, auctoritate nobis concessa a fratre Rufino, domini pape penitenciario et capellano, absolvimus et absolutum pronunciamus te Bartholomeum Ferrarium, civem Ianue et comunis Vintimilii iudicem, ab excomunicatione, si quam incurristi, occasione captionis et detentionis quam fecisti vel fieri fecisti …[omissis]…
Actum in palacio domini episcopi, presentibus testibus Oberto Iudice, Willelmo Enrico et Raimundo Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xv, die xxviiii octubris, inter nonam et vesperas.

Atto n. 82
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.83 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 ottobre 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, giura di osservare i mandati di Azzone, vescovo di Ventimiglia, in merito alla questione relativa a Iacopo clerico, canonico di Ventimiglia.

Ɑ Domini Açonis, episcopi Vintimilii.
Die eodem, hora, loco et presentibus. Dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, iuravit et promisit observare mandata domini Agonis, Dei gratia episcopi Vintimilii, …[omissis]…
quod dicebatur dictum Iacobum intrasse domum Willelmi Bonebelle et ibi sororem suam graviter vulnerasse.
Pro quo iudice fideiussor Raimundus Iudex.

Atto n. 83
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.97 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15-25 novembre 1257, Ventimiglia).
Milano executor, da una parte, e Gaudioso Pastel, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Raimondo Buonsignore notaio e di Raimondo Giudice le questioni tra loro vertenti fino a quella data, con specifico riferimento alla questione riguardante il lodo conseguito da Milano contro Gaudioso in occasione di un incendio.

Ɑ Compromissum.
Nos Milanus executor, ex una parte, et Gaudiosus Pastel, ex altera, cornpromittimus in vos Raimundum Bonumsegnorium notarium et Raimundum Iudicem tamquam in arbitros, arbitratores, amicabiles compositores, largas potestates et comunes amicos a nobis electos de omnibus litibus, controversiis seu discordiis quas, usque in hodiernum diem, inter nos habuissemus, …[omissis]…
Actum in ecclesia …[omissis]…
et domino Rainaldo …[omissis]…
inter nonam et vesperas.

Atto n. 97
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.112 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 gennaio 1258, Ventimiglia.
Desiderato Visconte, gabelliere di Ventimiglia, su mandato del capitano del popolo e del podestà di Genova, ingiunge ai consiglieri del comune di Ventimiglia di non trattenere né fare trattenere il sale che egli ha nella gabella di Ventimiglia e che dichiara di avere già venduto.

Ɑ Desideratis Vicecomitis.
[In presente testium subscriptorum, Desideratus Vicecomes] cabellotus Vintimilii, denunciavit hominibus infrascriptis, …[omissis]…
Guillelmus Curlus, …[omissis]…
Guillelmus Bonebella, …[omissis]…
Fulco Curlus, Obertus Gengana, Iacobus Valloria, Guillelmus Henricus, Guillelmus Marosus, Maurus de Mauris, Otto Robertus, Obertus Magullus, Willelmus Paernus, Oto Navarrus, Raimundus Gengana, Iohannes Bonsegnorius, Oto Bulferius, Gandus Nasus, Iacobus Prior, Raimundus Audebertus, Raimundus Rebufatus, Guillemus Franciscus, Guillelmus Curlus Boetus, Guillelmus Bellaver, Obertus Peregrina, Balduinus Bursa, Willelmus Dulbecus, Raimundus Iudex, Guido Prior, Nicolaus Barla, Nicolaus de Tabia, Willelmus Sardena, Fulco de Castel, Rubaldus Galiana, Conradus Nata, Guillelmus Turtella et Ugo Bonanatus.
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Bartholomeo Ferrario, iudice comunis eiusdem, et Bartholoto de Sancto Donato notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xvi ianuarii, ante terciam.

Atto n. 112
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.115 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

Questo è l'atto dove risulta che Ottone abbia partecipato alla battaglia di Damietta, dove è stato catturato e tenuto prigioniero fino al pagamento di un riscatto. Per poter pagare il riscatto, i familiari dovettero prima farlo dichiarare morto, pur sapendo fosse ancora vivo, altrimenti non avrebbero potuto ereditare e mettere in vendita i beni; quindi vendere i beni, raccogliere la somma richiesta e infine pagare i saraceni per far liberare Ottone. Al suo ritorno, lui confermò che essi avevano agito per il suo bene e non per interessi personali.

15 gennaio 1258, Ventimiglia.
Raimondo Giudice, a nome di Ottone del fu Oberto Giudice, del quale è procuratore, dà licenza a Rainaldo Bulferio maiori, dietro pagamento della somma di 40 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza, di costruire dove vorrà, tra la città di Ventimiglia, la terra di San Michele e la rocca in Pascherio, un edificio della grandezza da lui voluta per farvi mulini e paratoria.

Ɑ Rainaldi Bulferii maioris.
Ego Raimundus I[udex, nuncius et procurator Ottonis Iudicis, filii quondam] Oberti Iudicis, ut …[omissis]… tenor talis est: [Ego Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, con]stituo te Raimundum Iudicem, consanguineum meum, presentem et recipientem, meum certum nuncium et procuratorem et loco mei generalem, specialem et singularem super omnibus tam mobilibus quam immobilibus, tam divisis quam Ąndivisis rebus, que michi perveniunt vel pervenire possent de hereditate quondam patris mei, Oberti Iudicis, et quod tu de predictis rebus possis agere et a quolibet postulare, vendere, dividere, alienare et omnia demum tacere que egomet tacere possem, promittens me ratum et firmum habere et tenere quicquid de dictis rebus et circa predicta feceris vel per me actum fuerit et ordinatum, sub ypotheca et obligatione omnium bonorum meorum. Actum in flumine Damiate, super tenda dicti Ottonis, in exercitu domina regis Francie. Testes Petrus, filius Anselmi Melagini de Vintimilio, Otto Mainardus de Diano.
Anno dominice Nativitatis millesimo ccxlviiii, indictione vi, xxii septembris, pro soldis quadraginta ianuinorum, quos a te dicto Rainaldo, nomine dicti Ottonis, confiteor habuisse et recepisse, renuntians exceptioni non numerate pecunie, nomine ipsius Ottonis, do licenciam et auctoritatem …[omissis]…
Pro predictis namque et singulis attendendis et observandis universa bona dicti Ottonis, habita et habenda, tibi pigneri obligo.
Actum in civitate [Vintimilii, in do]mo Raimundi Bonisegnorii notarii, presentibus testibus Petro de Podio Rainaldo iudice, Ful[cone Curlo], Guillelmo Dulbeco, Rainaldino Bulferio et dicto Raimundo Bonosegnorio notario.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xv ianuarii, inter nonam et vesperas.

Atto n. 115
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Rinaldo Bulferio maggiore.
Io, Raimondo Giudice, ora messaggero e procuratore di Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, come segue …[omissis]… il tenore è il seguente: Io, Ottone Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, costituisco te, Raimondo Giudice, mio parente, presente e ricevente, come mio fidato messaggero e procuratore e mio rappresentante generale, speciale e unico su tutti i beni mobili e immobili, divisi o indivisi, che mi pervengono o potrebbero pervenire dall'eredità del mio defunto padre Oberto Giudice, e che tu possa agire e richiedere sui predetti beni da chiunque, vendere, dividere, alienare e in fine fare tutto ciò che potrei fare io stesso, promettendo di ritenere valido e fermo tutto ciò che avrai fatto riguardo ai suddetti beni e alle predette questioni o che sarà stato fatto o ordinato per me, sotto pegno e obbligo di tutti i miei beni. Redatto presso il fiume di Damietta, nella tenda del suddetto Ottone, nell'esercito di Sua Maestà il re di Francia. Testimoni Pietro, figlio di Anselmo Melagini di Ventimiglia, Ottone Mainardo di Diano.
Nell'anno della natività del Signore 1248, nell'indizione sesta, il 22 settembre, per quaranta soldi in gennaio che ammetto di avere ricevuto da te, detto Rinaldo, in nome del suddetto Ottone, rinunciando all'eccezione di denaro non contato, autorizzo e concedo …[omissis]… Per quanto riguarda ciò che precede e per ogni singola cosa che deve essere osservata e rispettata, riguardo tutti i beni del suddetto Ottone, già posseduti e da possedere, passo in pegno a te. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa del notaio Raimondo Bonsignore, con la presenza dei testimoni Pietro di Podio, Rinaldo Giudice, Fulcone Curlo, Guglielmo Dulbecco, Rinaldino Bulferio e del suddetto notaio Raimondo Bonsignore.
Nell'anno della natività del Signore 1258, nell'indizione quindicesima, il 15 gennaio, tra la nona e il vespro.

Atto n.116 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

15-23 gennaio 1258, Ventimiglia.)
Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico nominano loro procuratori Iacopo de Volta e Ianella Avvocato.

Oberti Iudicis de Vintimilio.
[Nos Ober]tus Iudex, Raimundus [Iu]d[ex], Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex et Guillelmus Henricus, quilibet …[omissis]…
vel plures se in solidum obligaverint quod quisque …[omissis]…
te Iacobum de Volta, presentem, et Ianellam Advocatum …[omissis]…
Actum in …[omissis]…
et [O]berto Lupo de Sancto …[omissis]…

Atto n. 116
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice di Ventimiglia.
Noi Oberto Giudice, Raimondo Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice e Guglielmo Enrico, ciascuno …[omissis]… siamo obbligati solidalmente affinché ciascuno …[omissis]… tu Giacomo di Volta, presente, e l'Avvocato Janella …[omissis]… Redatto in …[omissis]… e Oberto Lupo di Santo …[omissis]…

Atto n.139 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 febbraio 1258, Ventimiglia.
Rainaldino Bulferio del fu Raimondo Bulferio riceve in mutuo da Lanfianchino Pignolo, podestà di Ventimiglia, la somma di 20 lire di genovini, che promette di restituire entro la successiva festa di San Michele.

Ɑ Lafrachini Pignoli.
Ego Rainaldinus Bulferius, filius quondam Raimundi Bulferii, confiteor me habuisse et recepisse mutuo gratis et amore a te Lanfranchino Pignolo, potestate Vintimilii, libras viginti denariorum ianuinorum, renuntians exceptioni non numerate vel non recepte pecunie; …[omissis]…
Actum in portario Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis Oberto Iudice, Guillelmo Iudice et Raimundo Iudice.
Anno dominice Nativitatis millesimo CC quinquagesimo octavo, indictione xv, die xvi februarii, ante terciam.

Atto n. 139
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.177 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1258, Ventimiglia.
Catelina, vedova di Ottone Canossi, vende ad Oberto Gaia di Bordighera una pezza di terra sita nel territorio di Ventimiglia, in località Vallebona, per il prezzo di 5 lire e 10 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Oberti Gaie de Burdigueta.
Ego Catelina, uxor quondam Ottonis Canossi, vendo, cedo et trado tibi Oberto Gaie de Burdigueta peciam unam terre site in territorio Vintimilii, ubi dicitur Vallis Bona, cui coheret superius terra Oberti Iudicis et fratrum suorum, inferius fossatus de Valle Bona, ab uno latere terra dicti Oberti Iudicis et suorum fratrum et ab alio latere terra Conradi Speroni, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, …[omissis]…
abrenuntians iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de prediis et omni iuri, faciens hec omnia consilio Oberti Iudicis et Ubaldi de Valle Bona, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello.
Actum in civitate Vintimilii, in domo Raimundi Iudicis, presentibus testibus rogatis Iohanne Iudice et dictis consiliatoribus.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo oetavo, indictione xv, die xxi marcii, ante nonam.

Atto n. 177
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.185 della serie α

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 marzo 1258, Ventimiglia.
Corrado Nata del fu Buonsignore Nata rilascia quietanza al suocero Corrado Audeberto ed ai di lui figli della somma di 70 lire di genovini (ivi comprese la somma di 30 lire in contanti ed una vigna, sita in Orignana, del valore di 25 lire), costituente la dote della moglie Raimonda.

Ɑ Conradi Audeberti.
Ego Conradus Nata, filius quondam Bonisegnorii Nate, confiteor habuisse et recepisse a te Conrado Audeberto, socero meo, et filiis tuis, quamvis absentibus, integram solutionem et satisfationem de libris septuanginta ianuinorum pro dote Raimunde, uxoris mee et filie tue, …[omissis]…
Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Henrico, Raimundo Iudice et Vivaldo Murro.
Anno dominice Nativitatis millesimo cclviii, indictione xv, die xxvii marcii, ante …[omissis]…

Atto n. 185
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum I (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.4 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 agosto 1257, Ventimiglia.
Oberto Giudice, tutore assegnato da Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, ad Aidelina del fu Giovanni Converso, fa redigere l'inventario dei beni del defunto.

Ego Obertus Iudex, tutor hodie datus per dominum Bartholomeum Ferrarium, iudicem comunis Vintimilii, Aideline, filie quondam Iohannis Conversi, volens apprehendere tutelam ipsius cum beneficio inventarii, antequam aliquid attingam de bonis inventis in ipsa tutela vel me intromittam, in presente supradicti iudicis et notariorum infrascriptorum, videlicet Bartholoti de Sancto Donato et Raimundi Bonisegnorii, atque testium subscriptorum fidedignorum et ydoneam substanciam possidencium, premisso venerabili si[gno crucis] ac manu propria impresso, de bonis predictis, inventis in eadem tutela, inventarium seu reper[torium] facere inchoavi. Primo in ipsa tutela inveni domun unam positam in Burgo, cui coheret superius et inferius via publica, ab uno latere domus Rubei Marchexani [et] ab alio latere domus Guillelmi Alinerii. Item recepi a Raimundo Iudice quos hab …[omissis]…
denariis libras …[omissis]…
or ianuinorum. Spacium superius relictum est [ut], si quid memorie occurrerit, pariter conscribatur. Actum in capitulo Vintimilii. Inceptum est anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indietione quarta decima, die xxi augusti, inter nonam et vesperas, presentibus testibus Guillelmo Calcia, Bernardo de Gavio et Laurencio Peregrino.

Atto n. 4
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.5 della serie β

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 agosto 1257, Ventimiglia.
Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, sentenzia che Simona, moglie di Guglielmo Turtella, riceva in pagamento della sua dote, anunontante alla somma di 45 lire di genovini, una serie di beni mobili ed immobili, stimati dai publici extimatores del comune di Ventimiglia.

Ɑ Simone, uxoris Willelmi Turtelle.
In capitulo Vintimilii, ubi curia regitur, dominus Bartholomeus Ferrarius, iudex comunis Vintimilii, sedens pro tribunali, auctoritate publica et officio magistratus, laudavit, statuit et decrevit quod Simona, uxor Guillelmi Turtelle, habeat, teneat et quiete possideat iure proprietatis et titulo pro soluto, pro parte suarum dotium, que dotes sunt libre xlv ianuinorum, ut patet per publicum instrumentum inde factum manu Raimundi Bonisegnorii notarii in mcclii, indictione x, die xvii intrante februario, sine contradictione disti Cunradi, viri sui, omniumque personarum pro eo, terras et res infrascriptas. …[omissis]…
Forma cuius extimi talis est: Guillelmus Iudex, Raimundus Gengana [et Raimun]dus Aventurerius, publici extimatores comunis Vintimilii, de mandato vel di …[omissis]…
Item, in eodem loco, terciam partem cuiusdam casalis, pro indiviso cum predictis, cui coheret superius et inferius Rocha, a lateribus Raimundus Iudex et Obertus Bonifacius, pro libra i. Item culcitram unam cum cossino, pro soldis xxv. …[omissis]…
Computatis in predictis rebus expensis extimatorum et laudis ad rationem de duobus tria, secundum formam capituli, que sunt super totum soldi xvii et denarii vi. Quare prefatus iudex, recepta relazione predictorum extimatorum et volens cuilibet de suo iure providere, laudavit, statuit et decrevit ut supra. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus Rainaldo Bulferio, Iohanne Fomario notario, Guillelmo de Vultabio et Bartholoto scriba.
Anno dominice Nativitatis millesimo cc quinquagesimo septimo, indictione xiiii, die xxvii augusti, ante terciam.

Atto n. 5
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1256 al 1258,
Cartolarius Instrumentorum II (56)
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.17 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

16 gennaio 1259, V entimiglia.
Prete Ugo Melagino, canonico della chiesa di Ventimiglia, su mandato papale, ratifica l’assegnazione a Iacopo Vache di Oneglia della prebenda della medesima chiesa (cfr. atto n. 6).

Ɑ Iacobi Vache.
Die xvii ianuarii, ante vesperas, Ego presbiter Ugo Melaginus, canonicus ecclesie Vintimiliensis, recepto mandato et obedientia Sedis Apostolice, ratifico et aprobo atque confirmo tibi Iacobo Vache de Unelia confirmationem et assignationem prebende diete ecclesie Vintimiliensis quam tibi fecerunt dominus Rainaldus, prepositus eiusdem ecclesie, cum domino Nicolao archidiacono et suis canonicis, secundum quod in instrumento inde facto manu lohannis de Mandolexio notarii, die xiiii huius mensis, circa nonam, continetur. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Raimundo Iudice, Ardiçono Boso converso palacii, Petro de Alexandria et Iohanne filio quondam Iohannis Bastoni. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 17
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Iacobo Vache.
Il 17 gennaio, prima del vespro. Io, il presbitero Ugo Melagino, canonico della Chiesa di Ventimiglia, in seguito a un mandato e all'obbedienza della Sede Apostolica, confermo, approvo e ratifico a te, Iacobo Vache di Unelia, la conferma e l'assegnazione della prebenda della suddetta Chiesa di Ventimiglia che ti sono state concesse dal signor Rinaldo, prevosto della stessa Chiesa, insieme al signor Nicola, arcidiacono, e ai loro canonici, come è contenuto nel documento redatto per mano del notaio Giovanni de Amandolesio, il 14 di questo mese, intorno alla nona ora. Fatto nella piazza di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Raimondo Giudice, Ardizzone Boso, converso del palazzo, Pietro di Alessandria e Giovanni, figlio del defunto Giovanni Bastoni. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.25 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 febbraio 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice cede a Raimondo Giudice una pezza di terra, in parte incolta e in parte tenuta a viti, fichi e altre colture arboree, sita ubi dicitur Rivoira, in cambio di una pezza di terra incolta, sita in Felegueto.

[Ɑ Gui]llelmi Calde et [Guillel]mi Iudicis.
Die xxii februarii, ante terciam. Cambium et permutationem fecerunt ad invicem inter se Guillelmus Iudex, ex una parte, et Raimundus Iudex, ex altera, videlicet quod dictus Guillelmus dedit et cessit dicto Raimundo peciam unam terre, partim vacue et partim arborate ficuum, vitium et aliarum arborum, quam visus est habere ubi didtur Rivoira, cui coheret superius sumitas sive cacumen montis, inferius terra Guillelmi Dulbechi, ab uno latere terra heredum Raimundi Mauri et ab alio latere terra Nicole de Tabia. Cambio cuius dictus Raimundus dedit et cessit di[ct]o Guillelmo quamdam peciam terre vacue quam visus est habere in Felegueto, cui coheret superius et ab uno latere via, inferius et ab alio latere terra ipsius Guillelmi. Quas terras, ut supra dictum est, unus alteri ad invicem, nomine cambii sive permutationis, cum omnibus suis rationibus, actionibus et iure atque possessione ipsarum, tradiderunt, promittentes ad invicem inter se dictam permutationem in perpetuum et omni tempore ratam et firmam habere et tenere et nullo modo revocare et ipsas terras unus alteri ab omni persona legittime defendere, auctoricare et disbrigare, quisque suis expensis, promiserunt. Alioquin, si contrafìeret et ut supra per singula a quoque ipsorum non foret observatum, penam dupli de quanto ipse terre nunc valent vel pro tempore valuerint unus alteri dare et solvere spoponderunt, rata semper manente permutatione. Et inde pro predictis et singulis attendendis et observandis omnia bona sua habita et habenda inter se ad invicem pigneri obligaverunt, volentes et iubentes de predictis fore duo instrumenta unius tenoris, videlicet utrique parti unum. Actum in portario ecclesie Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus convocatis Guillelmo Calcia, presbitero Ugone Melagino et Obertino filio Ottonis Iudicis. Anno et indictione ut supra.
Ɑ Factum est pro dicto Guillelmo.

Atto n. 25
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Guglielmo Caldo e Guglielmo Giudice.
Il 22 febbraio, prima della terza. Hanno fatto uno scambio e una permuta tra loro Guglielmo Giudice, da una parte, e Raimondo Giudice, dall'altra, ovvero che il suddetto Guglielmo ha dato e ceduto al suddetto Raimondo un pezzo di terra, in parte vuota e in parte piantata di alberi di fico, vite e altre piante, che sembra di avere dove si chiama Rivoira, che confina superiormente con la cima o la vetta della montagna, inferiormente con la terra di Guglielmo Dulbecco, da un lato con la terra degli eredi di Raimondo Mauri e dall'altro con la terra di Nicola de Tabia. In cambio, il suddetto Raimondo ha dato e ceduto al suddetto Guglielmo un pezzo di terra vuota che sembra di avere a Felegueto, che confina superiormente e da un lato con una strada, inferiormente e dall'altro lato con la terra del suddetto Guglielmo. Questi terreni, come sopra detto, si sono scambiati uno con l'altro, per nome di scambio o permuta, con tutte le loro ragioni, azioni e diritti e possesso degli stessi, promettendo reciprocamente di avere e mantenere tale permuta in perpetuo e in ogni tempo e in nessun modo revocarla e difendere questi terreni l'uno per l'altro da ogni persona legalmente autorizzata, ciascuno a proprie spese: così hanno promesso. In caso contrario, se venisse violato e quanto sopra da ciascuno di loro non fosse osservato, hanno promesso di pagare una sanzione pari al doppio di quanto valgono o varranno in futuro questi terreni uno all'altro, mantenendo sempre valida la permuta. E per tali e singoli aspetti, si sono impegnati a impegnare tutti i loro beni tra loro in pegno, volendo e ordinando che riguardo a quanto sopra ci fossero due documenti di uno stesso tenore, uno per ciascuna parte. Redatto nella porta della chiesa di Santa Maria di Vintimiglia, con i testimoni convocati Guglielmo Calcia, il presbitero Ugone Melagino e Obertino, figlio di Ottone Giudice. Nell'anno e nell'indizione come sopra.
È stato fatto per il suddetto Guglielmo.

Atto n.36 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

7 marzo 1259, Ventimiglia.
Floria della fu Flandina de Baugo vende a Manfredo di Cosseria una casa, situata nella città di Ventimiglia, in Ripario, per il prezzo di 8 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Manfredi de Cruceferrea.
Die vii marcii, post nonam. Ego Floria, filia quondam Flandine de Baugo, vendo, cedo et trado tibi Manfredo de Cruceferrea domum unam. sitam in civitate Vintimilii, in Ripario, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere domus Oberti Bonifadi et ab alio latere domus Iacobi Rainerii, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum superpositis et interpositis suis atque pertinenciis, nichil ex his in me retento, finito precio librarum octo denariorum ianuinorum, de quibus me bene quietam et solutam voco, abrenuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie, doli mali et conditioni sine causa. Quod si dicta domus cum suis pertinendis ultra dictum precium valet, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem tibi fado et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo ve! ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec de ipsa requisitionem facere, set potius ipsam tibi et heredibus [t]uis et cui dederis vel babere statueris per me meosque heredes legittime defendere, auctorigare et disbrigare meis expensis. [Et] specialiter promitto et convenio tibi sumptus litis agnoscere et tibi restituere, si quos faceres pro dicta domo rationabiliter defendenda, sive ob[ti]nueris in lite sive succubueris, remissa tibi necessitate denuntiandi. Quod si non fecero vel in aliquo de predictis per me vel heredes meos vel aliquam aliam personam, mea occasione, fuerit contrafactum, penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel meliorata valebit tibi stipulanti dare et solvere promitto, ratis semper manentibus omnibus et singulis supradictis, Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, abrenuntians in predictis iuri ypotecharum, senatus consulto velleiano et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur, nisi manifeste probetur pecuniam fore versarti in utilitatem ipsius mulieris ”. Et iuro insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et in aliquo de predictis non contrafacere vel venire, faciens hec omnia et singula supradicta in presentía, consensu et volúntate Seestri clerici et consilio Raimundi Iudicis et Oberti de Papia, vicinorum meorum. Insuper ego dictus Raimundus Iudex promitto tibi iam dicto Manfredo me facturum et curaturum ita et taliter quod dicta Floria attendet, complebit et observabit omnia et singula supradicta, constituens me pro ipsa de predictis principalem, abrenuntians iuri de principali. Quod, si in aliquo de predictis contrafìeret, penam dupli de quanto contrafieret tibi stipulanti dare et solvere spondeo, rato manente pacto. Et pro his observandis et attendendis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis Guillelmo Freudo et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 36
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.63 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 giugno 1259, Ventimiglia.
Raimondo Curlo del fu Ugo Curlo ingiunge ad Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice di compiere e far compiere per lui gli atti dovutigli entro otto giorni dacché ne sia richiesto, come da documento del 10 maggio 1259.

Die viiii iunii, ante terciam. In presentia testium subscriptorum, Raimundus Curlus, filius quondam Ugonis Curli, denuntiavit Oberto Iudici, filio quondam Raimundi Iudicis, quod ipse debeat ei attendere, compiere et observare et attendi, compleri et observari facere fieri omnia et singula que tenetur ei attendere et facere attendi et observari infra dies octo postquam fuerit eidem Oberto denunciatum, ut apparet in instrumento inde facto manu Mathei de Predono notarii, millesimo cclviiii, indictione prima, die x madii, inter nonam et vesperas. De predictis quidem rogavit me notarium subscriptum quod deberem ei facere publicum instrumentum. Admissa igitur eius rogatione ut supra in publicam formam taliter compilavi. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Raimundo Bonosegnorio notano, Ottone Roberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.
[S. dr.] vi.

Atto n. 63
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il giorno 8 giugno, prima della terza. In presenza dei testimoni sottoscritti, Raimondo Curlo, figlio del defunto Ugone Curlo, ha reso noto a Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, che egli deve eseguire, adempiere e osservare e fare eseguire, adempiere e osservare tutto ciò che gli era tenuto di eseguire e fare attuare entro otto giorni dopo che lo stesso Oberto glielo avesse notificato, come risulta dall'atto fatto dalla mano del notaio Matteo de Predono, nell'anno 1259, nella prima in║dizione, il giorno 10 maggio, tra la nona e il vespro. Riguardo a ciò, al sottoscritto notaio è stato chiesto di redarre un atto pubblico a sua richiesta. Quindi, accettata la sua richiesta, ho redatto il presente atto in forma pubblica. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Raimondo Bonosegnorio, notaio, Ottone Roberto e Guglielmo Curlo maggiore. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di sei denari.

Atto n.68 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

14 giugno 1259, Ventimiglia.
I fratelli Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, figli del fu Raimondo Giudice, da una parte, e Ottone Giudice del fu Oberto Giudice, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice le questioni fra loro vertenti in occasione della successione del fu Oberto Giudice, padre di Ottone e nonno di Oberto, Giovanni e Marineto, in occasione della successione del fu Obertino Giudice, fratello di Ottone e zio dei predetti Oberto, Giovanni e Marineto e in occasione della dote della defunta madre di Ottone, nonna di Oberto, Giovanni e Marineto.

Oberti Iudicis et fratrum, ex una parte, et Ottonis Iudicis, ex altera.
Die xiiii iunii, ante terciam. Nos Obertus Iudex, Iohannes et Marinetus, fratres et filii quondam Raimundi Iudicis, ex una parte, et Otto Iudex, filius quondam Oberti Iudicis, ex altera, compromittimus in vobis, Raimundum Iudicem et Guillelmum Iudicem, presentes, de omni lite et controversia que inter nos vertitur vel verti posset occasione successionis Oberti Iudicis quondam, patris mei dicti Ottonis et avi nostrorum dicti Oberti et fratrum, et occasione successionis Obertini quondam Iudicis, fratris met dicti Ottonis et patrui nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et occasione dotium matris quondam mei Ottonis et avie nostrorum predictorum Oberti et fratrum, et generale compromissum facimus in vobis tamquam in arbitros, arbitratores et amicabiles compositores et largas potestates a nobis super predictis sponte electos, dantes vobis, quilibet nostrum, liberam facultatem et bailiam ut super predictis possitis dicere, iure vel acordio, amicabili compositione, semel et pluries, die feriata vel non feriata, dato pignore bandi vel non dato, presentibus partibus vel absentibus, vel una presente et altera absente, dum tamen citata de iure vel amicabiliter, servato iuris ordine vel non servato, libello porrecto vel non porrecto, ita tamen quod super predictis debeatis pronuntiasse et sentenciasse, de iure vel acordio, usque ad proximas lialendas augusti, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis dixeritis, statueritis, sentenciaveritis seu pronunciaveritis, in scriptis vel sine scriptis. Alioquin, si per aliquem nostrum in predictis seu in aliquo predictorum fuerit contrafactum, libras centum denariorum ianuinorum, nomine pene, una pars alteri ad invicem dare et solvere promittimus, et quicquid dixeritis seu statueritis vel pronunciaveritis nichilominus in suo robore perseveret. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda ad invicem unus alteri pigneri obligamus, iurantes insuper [n]os dicti Iohannes et Marinetus, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere [et] observare et in aliquo predictorum non contrafacere vel venire, facientes hec omnia consilio Mau[ri] de Mauris et Conradi Mauri, quos nostros propinquos et consiliatores in hoc casu eligimus et appellamus, [co]nfitentes nos esse maiores. Insuper ego dictus Obertus promitto me facturum et curaturum quod dictus Iohannes firma et rata habebit omnia et singula supradicta et quicquid vos dicti arbitri super predictis pronunciaveritis et in aliquo predictorum non contraveniet aliqua occasione, sub dicta pena librarum centum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus convocatis Guillelmo fornario, Guillelmo Rafa, Iohanne Fornario, Oberto Sagonensi, Raimundo Audeberto et Guillelmo Curlo maiore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 68
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Oberto Giudice e fratelli, da una parte, e Ottone Giudice, dall'altra.
Il giorno 14 giugno, prima della terza, noi Oberto Giudice, Giovanni e Marineto, fratelli e figli del defunto Raimondo Giudice, da una parte, e Otto Giudice, figlio del defunto Oberto Giudice, dall'altra, ci affidiamo a voi, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice, presenti, per qualsiasi controversia o disputa che sorge o potrebbe sorgere in relazione alla successione del defunto Oberto Giudice, padre di mio padre detto Otto e nonno dei nostri detti Oberto e fratelli, e in relazione alla successione di Obertino Giudice, fratello di mio padre detto Otto e zio dei nostri predetti Oberto e fratelli, e in relazione alla dote della madre del mio defunto padre Otto e nonna dei nostri predetti Oberto e fratelli, e facciamo un compromesso generale con voi come arbitri, conciliatori e pacificatori scelti spontaneamente da noi con ampi poteri sui suddetti, concedendovi, ciascuno di noi, la libertà e l'autorità di giudicare su tali questioni, secondo il diritto o l'accordo, la composizione amichevole, una o più volte, in un giorno festivo o non festivo, con la promessa di osservare reciprocamente la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente, fino alla fine del mese di agosto prossimo venturo, rispettando l'ordine giuridico o non rispettandolo, mediante la presentazione di un ricorso o non, a condizione che siate tenuti a pronunciare e a sentenziare su tali questioni. In caso contrario, se qualcuno di noi viola quanto concordato, promettiamo di pagare una multa di cento lire genovine, una parte all'altra, come penale, e ci impegniamo a far rispettare e a mantenere in vigore la vostra decisione, sentenza o accordo su tali questioni, sia che sia pronunciato o deciso per iscritto o verbalmente. Inoltre, come garanzia per l'osservanza di tutte le suddette clausole, impegniamo tutti i nostri beni, presenti e futuri, come pegno reciproco, e giuriamo, toccando corporalmente le Sacre Scritture, di rispettare, osservare e non violare in alcun modo quanto concordato, avvalendoci del consiglio di Mauri de Mauris e di Conrado Mauri, nostri parenti e consiglieri in questo caso, riconoscendoci come adulti. Inoltre, io, il suddetto Oberto, prometto di fare in modo che il suddetto Giovanni abbia conferma e ratifica di tutto quanto sopra menzionato e di qualsiasi cosa gli arbitri sopra menzionati pronuncino riguardo alle questioni in oggetto e di non contravvenire in alcun modo a ciò, sotto la pena di cento lire. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni convocati Guillelmo Fornario, Guillelmo Rafa, Giovanni Fornario, Oberto Sagonese, Raimondo Audeberto e Guillelmo Curlo maggiore. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.

Atto n.72 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 giugno 1259, Ventimiglia.
Restagno Sardena protesta presso Guglielmo Malocetto, podestà, e Iacopo de Burgaro, capitano di Ventimiglia, per il furto di 7 marche d’argento subito da Enrico di Gavi presso La Turbie ad opera di uomini di Diano; richiede a nome del conte dì Provenza che detti uomini siano inviati a La Turbie per l’inchiesta e l’eventuale punizione. Il podestà e il capitano dichiarano che i medesimi non rientrano nella loro giurisdizione, si dicono pronti a fare l’inchiesta voluta da Restagno ed a ricevere garanzìa dai suddetti di Diano circa la loro comparsa in giudizio a Diano.

Ɑ Restagni Sardene.
Die xxvi iunii, ante vesperas. In presentia testium subscriptorum, Restagnus Sardena protestatus fuit coram domino Willelmo Malocetto, potestate Vintimilii, et domino Iacobo de Burgaro, capitaneo in eodem loco, quod Enrico de Gavio, ut assent, fuerunt ablate marche septem argenti aput Turbitam per aliquos homines de Diano; unde requirit predictus Restagnus, ex parte domini comitis Provincie, quod ipsos homines transmittant ad Turbitam, ut possit fieri de dicto furto inquisitio, et, facta inquisitone, ipsos punire, prout iuris ratio postulabit. Ad que responderunt dicti potestas et capitaneus quod parati sunt facere ei omnia quecumque iuris ratio postulabit, et protestantur dictos homines non esse de ipsorum iurisditione, nec etiam in litteris transmissis per dominum de Turbita continetur quod predicti homines ad Turbitam remitta(n)tur, nec eos petit, nec etiam de maleficio constat quare propterea remittendi sint, et parati sunt facere omnem inquìsitionem quam dictus Restagnus voluerit, etiam parati sunt recipere securitates a dictis hominibus peregrinis, qui dicunt se de Diano, quod comparebunt coram eorum iusticia de Diano et ibi facient ius, si requisiti fuerint de predictis. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu beredum quondam Guillelmi Sagonensis, presentibus testibus Ottone Iudice, Oberto Iudice et Raimundo Iudice. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 72
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Restagno Sardena.
Il giorno 26 giugno, prima dei vespri. In presenza dei testimoni sottoscritti, Restagno Sardena ha sollevato una protesta davanti al signor Guglielmo Malocetto, potestà di Ventimiglia, e al signor Iacopo de Burgaro, capitano nello stesso luogo, affermando che a Enrico di Gavi, come da lui testimoniato, sono state rubate sette marche d'argento a La Turbie da parte di alcuni uomini di Diano. Di conseguenza, il predetto Restagno chiede, a nome del signore conte di Provenza, che quegli uomini vengano trasferiti a La Turbie per poter condurre un'indagine sul furto e, una volta conclusa l'indagine, punirli secondo quanto richiesto dalla legge. In risposta, il potestà e il capitano hanno affermato di essere pronti a fare tutto ciò che richiede la legge e obiettato che quegli uomini non sono sotto la loro giurisdizione, né è incluso nelle lettere inviate dal signore di La Turbie che quegli uomini vengano inviati a La Turbie, né si chiede la loro cattura, né è provato che siano colpevoli di un crimine per cui debbano essere trasferiti, e sono pronti a effettuare qualsiasi indagine richiesta dal predetto Restagno, sono anche pronti a ricevere garanzie da parte di quegli uomini stranieri, che affermano di essere di Diano, affinché si presentino di fronte alla giustizia di Diano e facciano valere i loro diritti, se richiesto riguardo a quanto sopra menzionato. Fatto nella città di Ventimiglia, sotto il portico dei verdi alberi di Guglielmo Sagona, in presenza dei testimoni Ottone Giudice, Oberto Giudice e Raimondo Giudice. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.
Versata una somma di un soldo.

[N.d.A.] Questo atto fa pensare che Raimondo, Ottone e Oberto siano i tre primogeniti della terza generazione che parte dall'Oberto del 1180. Ovvero:

Primogeniti della 3ª generazione

Atto n.79 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

9 luglio 1259, Ventimiglia.
I coniugi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra vendono a Marino Giudice una casa, situata nella città di Ventimiglia, in Curritorio, il prezzo di 14 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Mari]ni, [Iudici]s.
Die viiii iulii, inter nonam et vesperas. Nos Iohannes Bellinus et Raimunda Navarra, iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo fore conveniendo et omni alii iuri, vendimus, cedimus et tradimus tibi Marino Iudici domum unam, positam in civitate Vintimilii, in Curritorio, cui coheret superius et inferius via, ab uno latere domus [R]aimundi Iudicis et ab alio domus Iohannis Passarmi, ad habendum, tenendum, possidendum et de cetero [qui]cquid volueris faciendum, sine omni nostra omniumque pro nobis contraditione, iure proprietario et titulo [em]ptionis, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum superpositis, interpositis atque suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum quatuordecim denariorum ianuinorum, quas a te habuisse et recepisse confitemur et de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie et precii non soluti, doli mali et conditioni sine causa. Quod, si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos1 donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete domus tibi corporaliter confitemur tradidisse, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem, sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui dederis vel habere statueris ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis promittimus. Quod si non fecerimus et ut supra per singula non observaverimus, penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valuerit tibi dare et restituere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, abrenuntiantes in predictis beneficio nove constitutionis de duobus reis2, epistule divi Adriani et omni iuri. Et maxime ego dicta Raimunda abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano3, legi iulie de fondo dotali et legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substanciam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur quod pecunia illa sit versa in utilitate ipsius mulieris ”, faciens hec omnia in presentia, consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Ardiçoni Iudicis et Ottonis Mauri, quos in hoc casu meo(s) propinquos et vicinos appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo Manfredi de Langasco, presentibus testibus rogatis Raimundo Nata et Oberto Gaia de Burdigueta. Anno et indictìone ut supra.

Millesimo eodem, die nona decembris, cassata est de voluntate partium, presentibus testibus Oberto Iudice, Iacobo Laurencio et Oberto Intraversato.

Atto n. 79
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1 La donazione inter vivos è una donazione fatta da una persona vivente ad un'altra persona vivente. È quindi una donazione tra “vivi”, che si contrappone alla donazione mortis causa, ovvero la donazione fatta in previsione della morte del donatore. Nella donazione inter vivos, il donatore trasferisce il possesso di un bene o di una somma di denaro al donatario senza attendere la propria morte. Si tratta di una forma di trasferimento di proprietà che non prevede il passaggio del bene o del denaro attraverso l'eredità, ma avviene immediatamente.
2Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

3 Il Senatus Consultum Velleianum era una legge romana emessa dal Senato Romano durante il regno dell'imperatore Augusto, intorno al 9 d.C. Questa legge stabiliva che le donne non potessero stipulare contratti di fideiussione, vale a dire che non potessero garantire il debito di un'altra persona. Questa legge fu poi abolita dall'imperatore Giustiniano I nel VI secolo d.C., quando venne emanato il Corpus Iuris Civilis, che riformò l'intero sistema giuridico romano.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Marino dei Giudici.
Il 9 luglio, tra la nona e il vespro, noi Giovanni Bellino e Raimonda Navarra, marito e moglie, ciascuno per intero, rinunciando al diritto di proprietà e ad ogni altro diritto di cui ci si potrebbe avvalere, vendiamo, cediamo e trasferiamo a te Marino Giudici una casa situata nella città di Ventimiglia, nel Curritorio, adiacente da un lato alla casa di Raimondo Giudici e dall'altro alla casa di Giovanni Passarmi, per avere, tenere, possedere e fare tutto ciò che vorrai senza alcuna opposizione da parte nostra o di chiunque per nostro conto, con il diritto di proprietà e il titolo di acquisto, insieme a tutti i suoi diritti, ragioni, azioni reali e personali, vantaggi e benefici e ogni altra cosa ad essa pertinente, senza che noi conserviamo alcun diritto, al prezzo di 14 lire genovesi che riconosciamo di aver ricevuto da te e di cui ci dichiariamo pienamente soddisfatti e liberi da ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando al diritto di eccezione per mancata consegna della somma pattuita, a eventuali accordi fraudolenti e a condizioni senza alcun fondamento. Se la suddetta casa vale più del prezzo pattuito, conoscendo il suo vero valore, doniamo la differenza a te con pura donazione inter vivos e rinunciamo a ogni richiesta di pagamento supplementare, rinunciando anche alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio. ║ Inoltre, ti riconosciamo la piena proprietà e consegna fisica della suddetta casa, e ci obblighiamo a possederla e utilizzarla in regime di comodato, promettendo di non promuovere alcuna disputa, azione legale o controversia in merito alla casa, ma anzi di difenderla e garantirla legittimamente a te, ai tuoi eredi e a chiunque tu avessi deciso di trasferirla, assumendoci anche le spese necessarie per farlo. Nel caso in cui non dovessimo rispettare gli accordi pattuiti, ci impegniamo a rimborsarti la pena pari al doppio del valore della casa al momento della sua vendita. Inoltre, impegniamo tutti i nostri beni presenti e futuri come garanzia per l'osservanza di questi accordi, rinunciando a qualsiasi beneficio derivante da nuove leggi o norme giuridiche. In particolare, io Raimonda rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum, alla legge di Giulio sul fondo dotale e alla legge che afferma: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna». Tutto ciò viene fatto alla presenza, col consenso e la volontà del mio detto marito e del consiglio di Ardizzone Giudice e Ottone Maura, che in questo caso chiamo vicini e parenti. Redatto nella città di Ventimiglia, nella casa di Manfredi de Langasco, con i testimoni richiesti Raimondo Nata e Oberto Gaia di Burdigueta. Nell'anno e nella data sopracitata.
Nello stesso anno, il nove di dicembre, (N.d.T.: questo atto) viene revocato su richiesta delle parti, con i testimoni presenti Oberto Giudice, Giacomo Laurencio e Oberto Intraversato.

Atto n.80 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

12 luglio 1259, Ventimiglia.
Raimondo Giudice di Ventimiglia nomina Ianella Avvocato suo procuratore affinché possa richiedere le 10 mine di orzo, o l'equivalente del loro valore, dovutegli dal defunto Giraudo Travaca.

Ɑ Ianelle Advocati.
Die xii iulii, post vesperas. Ego Raimundus Iudex de Vintimilio facio, constituo et ordino Ianellam Advocatum, absentem, meum certum nuncium et procuratorem ad petendum et recipiendum in bonis et de bonis quondam Giraudi Travache minas decem ordei vel extimationem ipsarum, promittens tibi notario subscripto, nomine quorum interest vel intererit, quicquid per dictum procuratorem fuerit factum in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habiturum, sub ypotbeca et obligatione bonorum meorum. De dictis minis decem ordei constai per quamdam apodisiam in cartulario comunis Vintimilii per manum Ugonis Botarii notarii, currente millesimo ccxliiii, die xi marcii. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Raimundo Bonosegnorio notario et Ugone Calcia. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 80
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giannello Avvocato.
Il giorno 12 luglio, dopo i vespri. Io, Raimondo Giudice di Ventimiglia, faccio, costituisco e ordino Giannello Avvocato, assente, il mio certo messaggero e procuratore per richiedere e ricevere, nei beni e dai beni del defunto Giraudo Travache, dieci mine di orzo o la stima delle stesse, promettendo a te, notaio sottoscritto, a nome di chiunque sia interessato o sarà interessato, che tutto ciò che sarà fatto dal suddetto procuratore nei suddetti affari e riguardo agli stessi, e in relazione ai suddetti motivi, sarà valido e vincolante, sotto l'ipoteca e l'obbligo dei miei beni. Riguardo alle suddette dieci mine di orzo, risulta da un determinato documento nel registro comune di Ventimiglia, redatto dalla mano del notaio Ugo Botari, nell'anno 1243, il giorno 11 marzo. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza dei testimoni Raimondo Bonosegnorio notaio e Ugo Calcia. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.88 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 agosto 1259, Ventimiglia.
Iacopo de Volta presenta a Giovanni Giudice del fu Raimondo Giudice una lettera dell'arcivescovo di Genova che gli intima di presentarsi al proprio cospetto per la questione relativa all'annullamento del suo matrimonio con Lorenzina del fu Oberto de Volta. Iacopo dichiara di non essere tenuto a presentarsi in Genova avendo contratto matrimonio in Ventimiglia ed essendo la moglie costretta a seguire il foro del marito.

Ɑ Laurencine, filie quondam Bertholoti de Volta.
Die v augusti, post nonam. Iacobus de Volta obtulit sive representavit Iohanni Iudici, fìlio quondam Raimundi Iudicis, litteras infrascriptas, sigillatas sigillo cere viridis, cuius sigilli superscriptio talis erat: « Sigillum curie archiepiscopi Ianuensis »; in medio dicti sigilli erat ymago episcopalis tenens in manibus pastoralem. Tenor dictarum litterarum talis erat: « Magister Henricus, vicarius domini archiepiscopi Ianuensis, discreto viro Iohanni Iudici, fìlio quondam Raimundi Iudicis de Vìntimilio, salutem et omnem bonum. Ex parte Laurencine, filie quondam Oberti de Volta, fuit piopositum coram nobis quod vos, eo tempore quo erat minor annis duodecim, contraxistis matrimonium de furto et sponsalia cum eadem; unde, cum ipsa in curia dicti domini archiepiscopi iam dudum solempniter iam renuntiaverit dictis sponsalibus et matrimonio et cum instancia a nobis petat dicta sponsalia et matrimonium non tenere et sibi dari licencia cum alio contrahendi, mandamus vobis quatenus, die quarta post harum presentationem, veniatis coram nobis, si vultis aliquid proponere contra earn seu in negotio supradicto; et si tunc non veneritis, ab inde aliorum dierum quatuor vobis secundum terminum constituimu[s]; et si in secundo termino non veneritis, ab inde aliorum dierum quatuor vobis tercium et peremptorium terminu[m] assignamus. Alioquin ex tunc in prefato negocio mediante iusticia procedemus, vestra absentia [non] obstante ». Ɑ Lectis quidem predictis litteris predicto Iohanni, respondit dicens quod non tenetur predicte Laure[n]cine in Ianua respondere cum dictum matrimonium fuerit contractum in Vìntimilio et mulier te[neatur] sequi forum mariti; et hoc similiter cavetur per conventionem habitam inter comune Ianue et comun[e] Vintimilii. Actum in platea Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Enrico, Raimundo Iudice et Guillelmo Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 88
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Lorenzina, figlia del defunto Bertolotto di Volta.
Il 5 agosto, dopo la nona ora. Giacomo di Volta ha presentato o rappresentato a Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, la seguente lettera sigillata con il sigillo verde, il cui titolo era: “Sigillo del tribunale dell'arcivescovo di Genova”; al centro del sigillo c'era l'immagine di un vescovo che teneva un pastorale nelle mani. Il tenore della lettera era il seguente: “Maestro Enrico, vicario del signore arcivescovo di Genova, a Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice di Ventimiglia, saluti e ogni bene. Da parte di Lorenzina, figlia del defunto Oberto di Volta, è stato presentato davanti a noi che voi, quando era minorenne di dodici anni, avete contratto matrimonio forzato e successivamente avete celebrato le nozze con lei; pertanto, poiché lei ha già da tempo rinunciato solennemente a tale sposalizio e matrimonio davanti al tribunale del suddetto signore arcivescovo e chiede con insistenza che tale sposalizio e matrimonio non siano validi e che le sia data la licenza di contrarre matrimonio con un altro, vi ordiniamo che, il quarto giorno dopo la presentazione di questa lettera, veniate da noi se volete proporre qualcosa contro di lei o in relazione alla questione suddetta; e se non verrete in quel giorno, vi concediamo un altro termine di quattro giorni; e se non verrete neanche al secondo termine, vi assegniamo un terzo e definitivo termine di quattro giorni. Altrimenti, in caso contrario, procederemo con la giustizia in relazione a questa questione, nonostante la vostra assenza”. Dopo aver letto la lettera, il suddetto Giovanni ha risposto dicendo che Lorenzina non è tenuta a rispondere a Genova poiché il matrimonio è stato contratto a Ventimiglia e la donna è tenuta a seguire il tribunale del marito; questo è anche stabilito in una convenzione tra il comune di Genova e il comune di Ventimiglia. Redatto in piazza a Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice e Guglielmo Giudice. Anno e indizione come sopra.

Atto n.123 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia, Iacopo Valloria, Raimondo Giudice e Guglielmo Arzeleto maior dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Lanfranco Bulbonino de Turcha la somma di 10 lire di genovini, che s'impegnano a restituire entro il prossimo Natale.

[Die] v novembris, post vesperas. [Nos] Guillelmus Calcia, Iacobus Valloria, Raimundus Iudex et Guillelmus Argeletus maior, quisque [nostrum] pro rata, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Lanfranco Bulbonino [de T]urcha libras decem denariorum ianuinorum, renuntiantes exceptioni non numerate pecunie, doli mali et con [diti]oni sine causa, quas libras decem vel totidem in earum vice tibi vel tuo certo misso per nos [vel] nostros missos, quisque nostrum pro rata, usque ad Nativitatem Domini proxime venturam dare et solvere promitti[m]us. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare [et] restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de expensis et dampnis tuo solo [verbo], sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus; iurans insuper ego dictus Guillelmus Calcia, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire et facere et curare ita quod predictì attendent, complebunt et observabunt omnia et singula supradicta, sub dicta pena, nisi iusto Dei impedimento aut licencia tui forsitan remaneret. Actum [in] ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Ardiçono Iudice, Rainaldino Bulferio et Iacobo de Recho. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 123
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il cinque di novembre, dopo il vespro. Noi Guglielmo Calcia, Iacopo Valloria, Raimondo Giudice e Guiglielmo Arzeleto maggiore, ognuno di noi proporzionalmente, dichiariamo di aver avuto e ricevuto in prestito, gratuitamente e per amore da te Lanfranco Bulbonino di Turca dieci lire di denari genovesi, rinunciando all'eccezione di denaro non contato, frode e condizioni senza motivo, e promettiamo di restituire tali dieci lire o lo stesso importo a te o al tuo fidato rappresentente, per mezzo nostro o dei nostri delegati, ognuno proporzionalmente, entro la prossima Natività del Signore. Altrimenti ci impegniamo a pagare una penale del doppio, con tutti i danni e le spese sostenute a tal riguardo, a te che stipulante, promettiamo di dare e restituire, fermo restando l'accordo, che si fa fede delle tue sole dichiarazioni per le spese e i danni subiti, senza testimoni, giuramento o altre prove finali. Come garanzia di questa pena e di tutti i suddetti impegni, impegniamo tutti i nostri beni attuali e futuri a te. Inoltre, giuro io, il suddetto Guglielmo Calcia, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di osservare, compiere e rispettare tutto ciò che è stato detto sopra, senza violarlo e fare in modo che tutti gli impegni sopra menzionati vengano rispettati, compiuti e osservati singolarmente, sotto la pena sopra menzionata, a meno che non vi sia un impedimento divino o una tua autorizzazione. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, alla presenza dei testimoni Ardizzone Giudice, Rinaldino Bulferio e Iacopo de Recho. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.130 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

12 novembre 1259, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia dichiara che Iacopo Valloria e Raimondo Giudice si sono obbligati con lui e con Guglielmo Arzeleto a pagare entro un determinato tempo la somma di 10 lire di genovini a Lanfranco Bulbonino e promette di serbarli indenni dall'obbligo assunto.

Iacobi Vallorie et Raimundi Iudicis.
Die xii novembris, ante nonam. Ego Guillelmus Calda confìteor vobis Iacobo Vallorie et Raimundo Iudici quod, meis precibus et voluntate atque meo facto, vos una mecum et Guillelmo Argeleto de libris decem ianuinorum pro rata solvendis ad certum terminimi Lanfranco Bulbonino promisistis et inde bona vestra eidem pigneri obligastis; unde, volens vos ambos servare indempnes a dicta promissione et obligatione, de qua factum est instrumentum, manu Iohannis de Mandolexio notarii, die quinta huius mensis, promitto et convenio vobis et cuilibet vestrum dictum debitum pro vobis dicto Lanfranco solvere ad terminum constitutum, sic quod nullum dampnum neque lesionem inde habebitis. Alioquin penam dupli de quanto vobis contrafieret vel inde dampnum baberetis vobis stipulantibus dare et restituere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis omnibus attendendis universa bona mea babita et habenda vobis pigneri obligo. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Oberto Iudice, Nicolao Barla et Iacobo de Recho. Anno et indictione ut supra.
S.d.v. Factum est pro dicto [Ia]co[bo].

Atto n. 130
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.169 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 gennaio 1260, Ventimiglia.
Rainaldo Bulferio maior richiede a Guglielmo Rubeo, giudice di Ventimiglia, che Raimondo Stattanello e Guido Bonebella, o uno dei due, vengano assegnati come curatori a Raimondino, figlio di Ottone Marchisio, soprattutto per la questione vertente tra esso Rainaldo e Raimondino. Il giudice risponde che farà ciò che è di diritto.

Ɑ Rainaldi Bulferii.
Die xviiii ianuarii, ante nonam. In presenda testium subscriptorum, Rainaldus Bulf[eri]us maior denunciavit domino Guillelmo Rubeo, iudici comunis Vintimilii, et obtulit peticionem subscriptam, que talis est: “ S[u]pplicat et petit a vobis, domine iudex, Rainaldus Bulferius maior quatenus Raimundino, filio Ottonis Marchisii, curatores Raimundum Stallanellum et Guidonem Bonebellam vel alterum eorum, quos dictus Rainaldus a vobis, domine iudex, petiit dari, eidem f[il]io predicti Ottonis dari faciatis, cum nullam iustam causam habeant recusandi curam ipsius Raimundini [siv]e excusationem legittimam ”. Predicta petit dictus Rainaldus cum sua intersit dictum Raimundinum habere curatorem, ma[x]ime propter litteras missas per dominum capitaneum domino potestati Vintimilii super questione que vertitur inter dictum Otton[em] Bonebellam, nomine dicti Raimundini, ex una parte, et dictum Rainaldum, ex altera. Qui dictus iudex respondit quod (quod) paratus est ei facere quicquid de iure faciendum fuerit. De predictis quidem voluit dictus Rainaldus per me notarium subscritum fieri publicum instrumentum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Petro de Clavica notarlo, Raimundo Litardo et Raimundo Iudice. Anno dominice Nativitatis millesimo cclx, indictione secunda, die et hora ut supra.

Atto n. 169
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.176 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

27 gennaio 1260, Ventimiglia.
Giovanni de Volta, che agisce a nome di Elia, vedova di Raimondo Sasso, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, dall'altra, compromettono all'arbitrato di Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice la questione fra loro vertente per la somma di 40 lire di genovini rectamata da Elia.

[Die xx]cii ianuarii, post nonam. [Ego] Iohannes de Volta, ex una parte, et Raimundus Iudex, tutor Guillelmini, filii quondam Raimundi Sagonensis, [tutor] ipsius minoris, ex altera, compromittimus et generale compromissum facimus in te Obertum Iudicem, filium Rai[mundi] quondam Iudicis, tamquam in arbitrum, arbitratorem et amicabilem compositorem, a nobis sponte electum [stipulantem et] recipientem super causa seu lite quam ego dictus Iohannes movere spero tibi dicto Raimundo, nomine predicti [mi]noris, que talis est: “ Agii Iohannes de Volta, iure sibi cesso ab Helia, uxore quondam Raimundi Saxi, contra [Guill]elminum Sagonensem, heredem pro tercia quondam Willelmi Sagonensis, proavi sui, auctoritate Raimundi Iudicis, tutoris dicti Gui[llel]mini, et contra dictum Raimundum, nomine ipsius Guillelmini, et petit ab eo, dicto nomine, libras quadraginta [ianuinorum] pro dotibus diete Helie, que restant eidem Helie habende et solvende pro parte ipsi Guillelmino contingenti, ex libris tres[centis] ianuinorum dotium suarum. Hoc ideo quia dictus quondam Rainiundus Saxus et Guillelmus Sagonensis quondam confessi fuerunt [habuisse] et recepisse, et in veritate habuerunt et receperunt, a Manuele quondam comite pro dotibus Helie, filie sue [et uxoris tunc future] dicti Raimundi Saxi quondam, libras trescentas denariorum ianuinorum, quam dotem dicti Raimundus et Willelmus [promis]erunt quisque [ip]sorum in solidum, per se suosque heredes reddere et restituere, adveniente conditione diete dotis resti[tuen]de, Quar[e], cum inter dictos iugales matrimonium sit solutum, morte dicti quondam Raimundi, iam sunt anni decem et plus, et conditio [d]icte dotis restituende advene[rit], et dictus Guillelminus sit beres pro tercia quondam dicti Guillelmi Sagonensis, proavi sui, et diete libre quadragin[ta] restent habende et solvende diete Helie pro parte ipsi Guillelmino contingenti, quas reddere et restituere iniuste contradicit, et dictus Iohannes habet iura cessa a dicta Helia, socru [su]a, ideo dictus [Iohann]es agit et petit ut supra et omni iure quo melius potest, salvo iure adde[n]di et minue[ndi] et alterius peticionis faciende ”, dantes tibi liberam et generalem potestatem et bailiam super predicti[s] dicendi, statuendi, ordinandi et pronunciandi de iure vel amicabiliter, dato vel non dato pignore bandi, partibus presentibus vel absentibus, die feriato vel non feriato, stando vel sedendo, servato iuris ordine vel non servato, ita quod usque ad secundam diem dominicam proxime venientem per totam diem super predictis debeas quicquid volueris pronunciasse et statuisse, promittentes ad invicem inter nos vestrum servare arbitrium, sentenciam vel acordium quodcumque super predictis pronunciaveris sive statueris, sub pena librarum viginti quinque ianuinorum; qua commissa vel etiam exacta, que super predictis statueris nichilominus in suo robore perseverent. Pro predictis attendendis et observandis universa bona mei dicti Iohannis et bona dicti Guillelmini habita et habenda una pars alteri ad invicem inter nos pigneri obligamus. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus domino Guilìelmino Rubeo, iudice dicti comunis, Aldebrando executore et Guidone Priore. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 176
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il ventidue gennaio, dopo la nona. Io, Giovanni de Volta, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino, figlio del defunto Raimondo di Saone, suo tutelato, dall'altra parte, ci impegniamo e stipuliamo un compromesso generale con te, Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, come arbitro, giudice e pacificatore amichevole, da noi scelto volontariamente, come parte che stipula e riceve, riguardo alla causa o lite che io, il suddetto Giovanni, spero di sollevare contro di te, detto Raimondo, in nome del suddetto minore, la quale è la seguente: “Io, Giovanni de Volta, in base al diritto che mi è stato ceduto da Elia, la defunta moglie di Raimondo di Saone, agisco contro Guglielmino di Saone, erede per la terza parte del defunto Guglielmino di Saone, suo bisnonno, con l'autorità di Raimondo Giudice, tutore del suddetto Guglielmino, e contro il suddetto Raimondo, in nome di Guglielmino, e gli chiedo, in tale nome, quaranta lire genovesi per la dote della suddetta Elia, che spettano ancora ad Elia e devono essere pagate a lei per la parte che spetta a Guglielmino, dalle trecento lire genovesi delle sue doti. Questo perché il suddetto Raimondo di Saone e il defunto Guglielmino di Saone hanno confessato di aver ricevuto e effettivamente avuto, e in verità hanno avuto e ricevuto, dalle mani di Manuele, il defunto conte, per le doti di Elia, sua figlia e futura moglie del suddetto Raimondo di Saone, trecento lire genovesi, che sia Raimondo che Guglielmino hanno promesso di restituire, ciascuno di loro per intero, per sé e per i loro eredi, al verificarsi della condizione di restituzione della suddetta dote. Poiché il matrimonio tra i suddetti coniugi è stato sciolto con la morte del suddetto Raimondo, sono già passati più di dieci anni e la condizione di restituzione della suddetta dote è giunta, e il suddetto Guglielmino è l'erede per la terza parte del defunto Guglielmino di Saone, suo bisnonno, e le suddette quaranta lire restano ancora da dare e pagare alla suddetta Elia per la parte che spetta a Guglielmino, che ingiustamente rifiuta di restituire. E il suddetto Giovanni ha diritti ceduti dalla suddetta Elia, sua suocera, quindi il suddetto Giovanni agisce e chiede come sopra e con ogni diritto che può vantare, salvo il diritto di aggiungere e diminuire e di avanzare altre richieste”, dandoti piena e generale potestà e autorità di parlare, stabilire, ordinare e pronunciare in base al diritto o amichevolmente, con o senza l'impegno di garanzia pubblica, in presenza o assenza delle parti, in giorno festivo o non festivo, stando o sedendo, osservando l'ordine giuridico o non osservandolo, in modo che entro il secondo giorno domenicale successivo tu possa pronunciare e stabilire su quanto desideri per l'intera giornata, promettendo reciprocamente di rispettare il tuo arbitrato, sentenza o accordo su tutto quanto pronuncerai o stabilirai riguardo a quanto sopra, sotto pena di venticinque lire genovesi; una volta emanata o anche richiesta, le disposizioni che stabilisci su quanto sopra devono comunque rimanere valide nella loro piena efficacia. Per quanto riguarda l'osservanza e l'adempimento delle suddette disposizioni, impegniamo reciprocamente tutti i nostri beni, sia io, il suddetto Giovanni, che i beni del suddetto Guglielmino. Fatto nel capitolo di Ventimiglia, in presenza del signor Guglielmino Rubino, giudice del suddetto comune, Aldobrando esecutore e Guidone priore. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.179 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 gennaio 1260, Ventimiglia.
Marino Alvernia, in seguito ai danni subiti ed alle inimicizie procuratesi a causa degli sparvieri che aveva avuto e nutrito per sé e per altri, giura che non comprerà più alcuno sparviero e provvederà solamente al nutrimento di quelli attualmente in suo possesso.

[Die ultima] ianuarii, ante terciam. [In presen]cia testium subscriptorum, Marinus Alvernia, cum plura dampna et plures inimidcias habuerit et passus [fuerit] propter sparverios quos habuit et nutrivit hinc retro pro se et aliis, volens se a predictis deinceps pre[cavere], iuravit, corporaliter tactis Sacris Scripturis, quod deinceps non emet pro se aliquem sparverium atque nutriet nisi illos quos nunc habet neque canem quem nunc habet alicui persone tradet usque ad annos . Predicta quidem fecit ad indicationem Raimundi Iudicis, cui stipulanti libras viginti quinque ianuinorum nomine [pene, si in] predictis contrafaceret, dare et solvere promisit. Et pro predictis attendendis et observandis universa [bona] sua habita [et] habenda dicto Raimundo pigneri obligavit. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Guillelmo Rub[eo], iudice dicti comunis Vintimilii, Petro de Clavica, scriba eiusdem, et Guillelmo Terdonensi. Anno et [indi]ctione ut su[pra].

Atto n. 179
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.180 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

1 febbraio 1260, Ventimiglia.
Simona, vedova di Guglielmo Capello, con il figlio Vivaldo, per i due terzi, e Marchisia, vedova di Fulcone Abbi, per un terzo, vendono a Rubaldo Guario un casale, situato nella città dì Ventimiglia, ubi dicitur Castellum, per il prezzo di 55 soldi di genovini, dì cui rilasciano quietanza.

Ɑ Rubaldi Guarii.
Die prima februarii, ante vesperas. Nos Simona, uxor quondam Willelmi Capelli, et Vivaldus, eius filius, pro du[abu]s partibus, et Marchisia, uxor quondam Fulconis Abbi, pro tercia, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ru[b]aldo Guario casale [u]num, positum in civitate Vintimilii, ubi dicitur Castellum, cui coheret superius et inferius via, ab uno Iatere, [ver]susa mare, quintagn[a] et ab alio latere domus que fuit quondam Bonisegnoris Çabaldi, ad habendum, tenendum, possidendum et [de] cetero quicquid vol[ueri]s iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, u[tili] et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex bis in nobis retento, finito predo s[o]ldorum quinquaginta quinque denariorum ianuinorum, quos a te integre habuisse et recepisse confìtemur et de quibus nos bene quietos et [s]olutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si ultra dictum precium valet, sdentes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione infer vivos donamus et finem tibi facimus et refutacionem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi dicti casalis tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsum tuo nomine tenere et precario possedere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicto casali nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsum tibi et beredibus tuis vel cui babere statueris per nos nostrosque beredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare nostris expensis, quilibet nostrum pro parte sibi contingenti, promittimus. Quod si non fecerimus seu quovis ingenio eum tibi subtrahere quesiverimus et ut supra non observaverimus, tunc in duplum sicut nunc valet vel pro tempore valuerit sive melioratum fuerit tibi, nomine pene, stipulanti dare et solvere spondemus, rata manente semper venditione. Pro dupla quoque evictione et pena et ad observationem omnium supradictorum universa bona nostra habita et babenda tibi pigneri obligamus, abrenuntians quelibet nostrum senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali, iuri ypotbecarum et omni iuri, et maxime legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consenciat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se [ipsam] obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam illam fore versam in utilitatem ipsius mulie[ris] ”, facientes hec omnia consilio Raimundi Iudicis et Raimundi ferrarti, vicinorum nostrorum, quos nostros consiliatores [in hoc] casu eligimus et appellamus. Insuper nos dicti Raimundus Iudex, pro duabus partibus dictorum Simone et Viva[ldi, et] Raimundus ferrarius, pro tercia parte diete Marchisie, de omnibus et singulis supradictis nos constituimus defensores [et ob]servatores principals, renuntiantes iuri de prindpali et omni iuri versus te dictum Rubaldum, obligantes inde tibi pigneri bona nostra habita et habenda. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Ottone Bulferio, Ia[cobo] Malaboto et Raimundo Pigato. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 180
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.182 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

4 febbraio 1260, Ventimiglia.
Oberto Giudice del fu Raimondo Giudice, arbitro nella qustione vertente fra Giovanni de Volta, che agisce a nome di Elia, vedova di Raimondo Sasso, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, dall'altra, sentenzia che Raimondo Giudice paghi a Giovanni la somma di 6 lire di genovini e che Giovanni non rechi più molestia a Raimondo o a Guglielmino.

Ɑ Iohannis de Volta et Raimundi Iudicis.
Die iiii februarii, ante vesperas. Super questione que vertitur seu verti sperabatur in [ter] Iohannem de Volta, ex [u]na parte, et Raimundum Iudicem, tutorem Guillelmini, fitti quondam Raimundi Sagonensis, nomine [ip]sius minoris, ex altera, super petidone tali: “ Agit Iohannes de Volta, iure sibi cesso ab Helia, uxore quondam Raimundi Sax[i], contra Guillelminum Sag[onensem], heredem pro tercia quondam GuiUelmi Sagonensis, proavi sui, auctoritate Raimundi Iudicis, tutoris dicti Guillelmini, [et contra] dictum Raimun[du]m, nomine ipsius Guillelmini, et petit ab eo, dicto nomine, libras quadraginta ianuinorum pro dotibus diete Helie, [que] restant eidem [H]elie habende et solvende pro parte ipsi Guillelmino contingenti, ex libris trecentis ianuinorum dotìum suarum. Hoc ideo quia [d]ictus quondam Raimundus Saxus et Guillelmus Sagonensis quondam confessi fuerunt se habuisse et recepisse, et in [v]eritate habu[erun]t et receperunt, a Manuele quondam comite pro dotibus Helie, filie sue et uxoris tunc future dicti R[a]imundi Saxi quondam, libras trecentas denariorum ianuinorum, quam dotem dicti Raimundus et Guillelmus promiserunt, quisque eorum in solidum, per se suosque heredes recidere et restituere, adveniente conditione diete dotis restituende. Quare, cum inter dictos iugales matrimonium sit solutum, morte dicti quondam Raimundi, iam sunt anni decem et plus, et conditio diete dotis restituende advenerit, et dictus Guillelminus sit beres pro tercia quondam dicti Guillelmi Sagonensis, proavi sui, et diete libre quadraginta restent habende et solvende diete Helie pro parte ipsi Willelmino contingenti, quas reddere et restituere iniuste contradicit, et dictus Iobannes habet iura cessa a dicta Helia, socru sua, ideo dictus Iohannes agit et petit ut supra et omni iure quo melius (potest), salvo iure addendi et minuendi et alterius peticionis faciende ”, ego Obertus Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis, arbiter super dicta questione a dictis partibus sponte electus, ut in compromisso inde facto manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, die xxvii ianuarii proxime preteriti continetur, volens ipsas partes pocius in amicicia quam in lite permanere, dico et pronuncio in scriptis quod ipse Raimundus dicto nomine solvat et solvere teneatur dicto Iohanni, occasione prescritta, libras sex ad presens et dictus Iohannes, occasione predicta, deinceps, nec aliqua alia occasione hucusque acta, dicto Raimundo, nomine dicti Guillelmini, seu dicto Guillelmino petere [non] debeat aliquid nec ipsum molestare, sub pena in compromisso apposita. Item quod dictus Raimundus, nomine dicti ‘Willelmini, [nec] ipse Guillelminus, occasione predicta nec aliqua alia occasione hucusque acta, deinceps non debeat ipsi petere aliquid nec ipsum [I]ohannem seu aliquam aliam personam pro eo molestare. Et sic iubeo a dictis partibus inviolabiliter observari, sub dicta pena. [Actum in] ecclesia Sancte Marie de Ventimilio, presentibus testibus presbitero Ottone, Guiranno Tenda et Seestro clerico. Anno et indictione [ut] supra.
Ɑ Facta est pro dicto Raimundo. S. quisque s. ii.

Atto n. 182
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Giovanni de Volta e Raimondo Giudice.
Il giorno 4 febbraio, prima del vespro. Sulla questione in discussione o che si sperava riguardasse Giovanni de Volta da una parte e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino, figlio del defunto Raimondo di Sagona, dall'altra, sulla seguente richiesta: “Giovanni de Volta agisce, in virtù di un diritto che gli è stato ceduto da Elia, moglie del defunto Raimondo di Sasso, contro Guglielmino di Sagona, erede di un terzo del defunto Guglielmino di Sagona, suo avo, con l'autorità di Raimondo Giudice, tutore del suddetto Guglielmino, e contro il suddetto Raimondo, in nome del suddetto Guglielmino, e chiede a lui, in detto nome, 40 lire genovini per la dote della suddetta Elia, che spettano ancora alla stessa Elia da ricevere e pagare per la parte che spetta a Guglielmino, dalle 300 lire genovine della sua dote. Questo perché il suddetto Raimondo di Sasso e Guglielmino di Sagona hanno confessato di aver ricevuto e incassato, e in verità hanno avuto e incassato, da Manuele, defunto conte, per la dote di Elia, sua figlia e futura moglie del suddetto Raimondo di Sasso, 300 lire denari genovesi, che il suddetto Raimondo e Guglielmino hanno promesso, ciascuno per intero, di restituire e rimborsare, in caso di restituzione della suddetta dote. Pertanto, dato che il matrimonio tra i suddetti coniugi è stato sciolto con la morte del defunto Raimondo, sono passati oltre dieci anni e la condizione di restituzione della suddetta dote è maturata, e il suddetto Guglielmino è erede di un terzo del defunto Guglielmino di Sagona, suo avo, e le suddette 40 lire restano da ricevere e pagare alla suddetta Elia per la parte che spetta al suddetto Guglielmino, che ingiustamente rifiuta di restituire e rimborsare, e il suddetto Giovanni ha diritti ceduti dalla suddetta Elia, sua suocera, pertanto il suddetto Giovanni agisce e chiede come sopra e con ogni diritto che meglio può, salvo il diritto di aggiungere e ridurre e fare altre richieste”, io Oberto Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, arbitro sulla suddetta questione scelto di comune accordo dalle suddette parti, come indicato nell'accordo scritto fatto dalla mano di Giovanni di Amandolesio, notaio sottoscritto, datato il 27 gennaio scorso, desiderando che le stesse parti rimangano piuttosto in amicizia che in lite, dico e pronuncio per iscritto che il suddetto Raimondo in detto nome deve pagare e sarà obbligato a pagare al suddetto Giovanni, per la ragione indicata, sei lire al momento presente e il suddetto Giovanni, per la suddetta ragione e nessun'altra ragione fino ad oggi presentata, non deve richiedere nulla al suddetto Raimondo in nome del suddetto Guglielmino né disturbarlo in alcun modo, sotto la pena indicata nell'accordo. Inoltre, il suddetto Raimondo in nome del suddetto Guglielmino né il suddetto Guglielmino, per la suddetta ragione e nessun'altra ragione fino ad oggi presentata, non devono richiedere nulla a lui né disturbare il suddetto Giovanni o qualsiasi altra persona per conto suo. E così ordino che sia osservato inviolabilmente dalle suddette parti, sotto la suddetta pena. Redatto nella chiesa di Santa Maria di Venntimiglia, con la presenza dei testimoni il prete Ottone, Guiranno Tenda e il chierico Seestro. Anno e indizione come sopra.
Redatto per il suddetto Raimondo. Ciascuno ha pagato due soldi.

Atto n.186 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

10 febbraio 1260, Ventimiglia.
Raimondo Giudice, tutore di Gaglielmino del fu Raimondo Saonese, a nome del minore, concede in locazione per due anni, a partire dalla prossima quaresima, ad Iliono Curlo una casa, situata nella città di Ventimiglia, in carrubio Merçarie, dietro corresponsione di 3 lire e 10 soldi di genovini, che egli dichiara di aver percepito e versato a Giovanni de Volta, creditore di Guglielmino. Raimondo si impegna inoltre a consegnare al medesimo Iliono, entro la festa di San Michele, 5 mezzarole e mezza di mosto al prezzo di 9 soldi alla mezzarola, che egli ugualmente dichiara di aver riscosso e versato a Giovanni de Volta.

[Ɑ Ilionis Curli]
Die x februarii, ante terciam. Ego Raimundus Iudex, tutor Guillemini, ftlii quondam Raimundi Sagonensis, nomine ipsius minoris, loco et titulo locationis concedo [tibi] Iliono Curlo domum unam, positam in civitate Vintimilii, in carrubio Mergarie, cui coheret superius via, inferius [domu]s Petri de Podio Rainaldo, ab uno latere domus Oberti Sagonensis et ab alio latere domus Conradi de Podio Rainaldo [et eius] fratris, a carniprivio primo proxime venturo usque ad annos duos proxime venturos et completos, ad habendum, tenendum [et quicquid] volueris usque ad dictum terminum titulo locationis faciendum. Quam domum promitto tibi dimittere usque ad [dictum] terminum et non auferre neque pensionem augere, sub pena dupli de quanto contrafieret, rato manente pacto et [obligat]ione bonorum dicti minoris habitorum et habendorum. Hanc autem locationem tibi facio pro libris tribus et soldis decem ianuinorum, [ad solu] tionem soldorum triginta quinque per annum, quos a te proinde habuisse et recepisse confiteor, et ipsos solvi lohanni [de Volta], debenti eos recipere a dicto minore, renuntians exceptioni non habitorum seu receptorum denariorum. [Promitto] insuper tibi, nomine dicti minoris, et pro ipso minore, dare et consignare megarolias quinque et dimidiam, usque [ad] proximum festum sancti Michaelis, musti, de ilio quod procedet ex vinea dicti minoris, quam habet ad Pinetam, sub pena dupli de quanto contrafieret, predo soldorum novem per quamlibet megaroliam, quos a te habui et rece [pi]et, ut supra, dicta occasione pro dicto minore eos solvi, renuntians exceptioni non habite seu recepte pecunie. Insuper [ego] Guirannus Tenda promitto et convenio tibi dicto Iliono quod dictus Raimundus, nomine dicti minoris, in omnibus [et per] omnia, ut supra dictum est, attender, complebit et observabit et in nullo contrafaciet, sub dicta pena, constitu[ens] me pro ipso [de] omnibus et singulis predictis pro ipso Raimundo principalem, renuntians iuri de principali et omni iuri. [Ad] hec nos Guillel[m]us Rubeus, iudex comunis Vintimilii, admissa supplicatone predicti Raimundi, cum ipse minor teneretur solvere predicto Iohanni de Vol[ta] libras sex ianuinorum et [n]on esset in suis bonis unde posset ei satisfieri et timeret ne inciderei in pe[nam] cuiusdam compromissi, [pro]pterea supplicando ut in predictis nostram interponeremus auctoritatem, habito consilio propinquorum [dic]ti minoris, intelli[g]endo per ipsos quod predicta potius fiebant ad utilitatem dicti minoris quam ad dampnum ne[c] aliunde i[n]ven[ir]et[ur] unde predicta comodius solvi possent, ob hoc omnia predicta confirmamus et concedimus et [nost]ram interpo[ni]mus auctoritatem pariter et decretum. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Petro de Clavica [n]otario, Guillelmo Paerno, Iacobo Valloria et Guillelmo ferrario. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 186
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.192 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 febbraio 1260, (Ventimiglia).
I coniugi Ardizzono Giudice e Raimonda dichiarano di aver ricevuto in mutuo da Ingeto Burono la somma di 20 lire di genovini, che s’impegnano a restituire entro un anno. N.d.A.: In seguito l'atto viene revocato.

[Die] xxi februarii, post nonam. [Ego] Ardiçonus Iudex et Raimunda iugales, quisque nostrum in solidum, renuntiantes iuri solidi, iuri de principali primo [conveni]endo et omni iuri, confitemur habuisse et recepisse mutuo, gratis et amore a te Ingeto Burono libras [viginti] denariorum ianuinorum, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, quas libras viginti [vel tot]idem in earum vice tibi vel tuo certo nuncio per me vel meum nuncium usque ad annum unum proxime venturum [dare et] solvere pro[m]itto. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis [et] habitis tibi dare [et] restituere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis et expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus et singulis observandis universa bona nostra habita et habend[a] tibi pigneri obligam[us], abrenuntiantes epistule divi Adriani, beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi1, [pri]vilegio fori et conv[en]tioni habite inter comune Ianue et comune Vintimilii, quod ubique terrarum et sub quolibet iudice pro dicto debito exigend[o]2 possis convenire. Et specialiter ego dicta Raimunda abrenuntio iuri ypothecarum, senatus [c]onsulto ve[l]leiano et [legi] dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro au[t] scribat propri[am] substantiam aut se ípsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur p[ec]uniam illam fo[r]e versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia consensu et volúntate dicti viri mei et consilio presbiteri Ugonis Melagini et Iacobi Vallorie, propinquorum et vicinorum meorum. Actum in domo dictorum iugalium, presentibus testibus rogatis Mauro Bonifacio et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
Millesimo cclxi, indictione tercia, die v aprilis, cassata voluntate parcium, presentibus testibus Raimundo Iudice et Matbeo scriba.

Atto n. 192
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1Duobus reis debendi” è una locuzione latina che significa «debito verso due persone», ovvero duplice obbligazione debitoria. All'epoca, questo termine si riferiva alla situazione in cui un debitore aveva contratto un debito con due o più creditori e doveva restituire la somma a entrambi. In questo caso, ogni creditore aveva diritto a richiedere una parte proporzionale del debito. La regola generale era che, in assenza di una specifica pattuizione tra i creditori e il debitore, questi ultimi avevano uguali diritti sulla somma debita.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Il 21 febbraio, dopo la nona. Io, Ardizzone Giudice e mia moglie Raimonda, entrambi in solido, rinunciando al diritto solido, al diritto principale primo, convenendo e a ogni diritto, dichiariamo di aver avuto e ricevuto reciprocamente, gratuitamente e per amore da te Ingeto Burono, venti lire di denari genovesi, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto e a qualsiasi altra eccezione. Promettiamo di darti e pagare venti lire o lo stesso importo in loro vece a te o al tuo fidato messaggero per me o per il mio messaggero entro l'anno prossimo futuro. Altrimenti ci impegniamo a darti e rimborsarti una penale doppia dell'importo contrattuale, con tutti i danni e le spese sostenute. Mantenendo l'accordo, ci fidiamo di te per i danni e le spese, con la tua sola parola, senza testimoni, giuramento o altre prove. Per la penale e per quanto sopra indicato, impegniamo tutti i nostri beni a garanzia per te, rinunciando alla lettera di San Adriano, alla legge che prevede il riconoscimento di un duplice risarcimento debitorio, al privilegio del foro e alla convenzione tra il Comune di Genova e il Comune di Ventimiglia, in modo che ovunque nel mondo e davanti a qualsiasi giudice tu possa esigere il debito indicato. In particolare, io, la suddetta Raimonda, rinuncio al diritto di ipoteca, al senatus consultum velleianum e alla legge che dice: «Se una donna acconsente a un contratto di prestito col proprio marito o scrive una propria sostanza o si obbliga personalmente, essa non è obbligata a meno che non sia chiaramente dimostrato che il denaro sarà utilizzato per il beneficio della stessa donna», facendo tutto questo con il consenso e la volontà del mio marito e con il consiglio del prete Ugoni Melagini e Jacopo Vallorio, miei parenti e vicini. Redatto nella casa degli sposi sopra citati, alla presenza dei testimoni richiesti Mauro Bonifacio e dei consiglieri sopra citati. Nell'anno e nell'indizione sopra indicati.
Milleduecntosessantuno, terza indizione, il quinto giorno di aprile, revocata con la volontà delle parti, alla presenza dei testimoni Raimondo Giudice e Matteo scrivano.

Atto n.193 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

23 febbraio 1260, Ventimiglia.
Ottone Giudice, Raimondo del fu Pietro Giudice, Ardizzono Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice rilasciano procura a Raimondo Giudice del fu Ottone Giudice di Rocchetta perché difenda i loro diritti sul castello di Rocchetta.

[R]aimundi [Iu]dicis de Rocheta.
Die xxiii februarii, post nonam. Nos Otto Iudex, Raimundus, filius quondam Petri Iudicis, Ardiçonus Iudex, Guillelmus Iudex, Obertus Iudex et Marinetus Iudex facimus, constituimus et ordinamus, presentem, nostrum certum nuncium et procuratorem Raimundum Iudicem, filium quondam Ottonis Iudicis de Rocheta, ad agendum, petendum, causandum, defendendum, insudicio et extra, a qualibet persona et contra quamlibet personam, omnia iura et rationes que et quas habemus et visi sumus habere in castro Rochete et in iurisdictione hominum dicti loci et in territorio ipsius, dantes, quilibet nostrum in solidum, tibi liberam et plenam potestatem et bailiam quod predicta possis defendere, agere, petere, in iudicio et extra, et omnia demum in predictis et circa predicta facere que fuerint facienda, sicut merita causarum postulant et requirunt, et que nosmet ipsi facere possemus, si essemus presentes, promittentes quicquid per te dictum procuratorem fuerit [factum] in predictis et circa predicta et occasione predictorum ratum et firmum habituros, sub ypotheca et obligatione bonorum nost[rorum], relevantes te pro predictis a qualibet satisdatione. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo E[nrico], Roberto Papono et Iohanne Bastono. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 193
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Raimondo Giudice di Rocchetta.
Il 23 febbraio, dopo la nona. Noi Otto Giudice, Raimondo figlio del defunto Pietro Giudice, Ardizzone Giudice, Guglielmo Giudice, Oberto Giudice e Marineto Giudice, facciamo, costituiamo e ordiniamo il nostro fidato messaggero e procuratore presente, Raimondo Giudice figlio del defunto Otto Giudice di Rocchetta, ad agire, richiedere, causare, difendere, sia in giudizio che fuori, contro chiunque persona e contro chiunque persona, tutti i diritti e le ragioni che abbiamo e che abbiamo visto avere nel castello di Rocchetta e nella giurisdizione degli uomini del luogo e nel territorio stesso, dando a te, ogniuno di noi per intero, libero e pieno potere e commissione che tu possa difendere, agire, richiedere, in giudizio e fuori, e fare tutto ciò che deve essere fatto nei predetti e circa i predetti, come i meriti delle cause esigono e necessitano, e che noi stessi potremmo fare se fossimo presenti, promettendo di ratificare e confermare tutto ciò che il suddetto procuratore dirà o farà nei predetti e circa i predetti e in occasione dei predetti, sotto ipoteca e obbligo dei nostri beni, sollevandoti per i predetti da qualsiasi soddisfazione. Redatto nel capitolo a Ventimiglia, in presenza dei testimoni Guglielmo Enrico, Roberto Papone e Giovanni Bastono. Nell'anno e nell'indizione sopra menzionati.

Atto n.197 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

28 febbraio 1260, Ventimiglia.
Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, da una parte, e i fratelli Ottone Sicardo e Raimondo, dall'altra, dividono fra loro una pezza di terra, coltivata a fichi, sita nel territorio di Ventimiglia, ubi dicitur Monscucu.

Ɑ Ottonis et Raimundi Sicardi, fratrum, et Guillelmi Sagonensis.
Die xxviii februarii, ante terciam. Divisionem inter se fecerunt Raimundus Iudex, tutor Guillelmini, filii quondam Raimundi Sagonensis, ex una parte, et Otto Sicardus et Raimundus, eius frater, ex altera, cuiusdam pecie terre iacentis in territorio Vintimilii, ubi dicitur Monscucu, arborate ficuum, cui toti coheret superius terra dictorum Ottonis et Raimundi, inferius terra Bruni de Valle Bona et terra de Venturis, ab uno latere, versus mare, terra dictorum Ventutorum et ab alio latere, versus montaneas, terra dictorum Ottonis et Raimundi; in qua pecia terre dicti Otto et Raimundus habebant quinque partes et dictus Raimundus, nomine dicti minoris, sextam partem; que sexta pars pervenit in parte dicto Raimundo, nomine dicti minoris, deversus mare, et diete partes quinque dictorum Ottonis et Raimundi pervenerunt eisdem in parte, deversus montaneas, sicut terminata est. Quam divisionem firmam et ratam perpetuo esse volunt et ipsam promittunt non revocare. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret unus alteri stipulan[ti] dare et sol vere promisit, rata manente divisione. Pro pena et predictis attendendis universa bona sua, dictorum frat[rum] et dicti minoris, habita et habenda, ad invicem inter se pigneri obligaverunt. Ad hec nos Guillelmus Rubeus, iu[dex comunis] Vintimilii, cognoscentes predictam divisionem fore [ad] utilitatem dicti minoris, nostram interponimus auctoritatem pariter et decre[tum. Actum] in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Guillelmo Enrico, Raimundo Curlo, Ottone Bulferio et Guillelmo Rafa. [Anno et in]dictione ut supra.
Ɑ Facta est pro dictis fratribus. S. [s.] i.

Atto n. 197
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.235 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

5 maggio 1260, (Ventimiglia).
I coniugi Iacopo Valloria ed Aiana vendono a Corrado di Perinaldo un campo situato nel territorio di Ventimiglia, in Cabanolis, per il prezzo di 6 lire dì genovinì, dì cui rilasciano quietanza.

Die v madii, ante vesperas. Nos Iacobus Valloria et Aiana iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Conrado de [Podio] Rainaldo campum unum positum in territorio Vintimili, in Cabanolis, cui coberet superius terra Frugherii ……, inferius terra Raimundi Iudicis et terra Oberti Bonifacii, ab uno latere terra Guillelmini Rubaldi et eius fratris Oberti, sive alíe sint coberentie, ad habendum, tenendum, possidendum et de [c]etero quicquid volueris iure proprietario et titulo emptionis faciendum, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in nobis retento, finito precio librarum sex ianuinorum, de quib[u]s nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni iuri. Quod si ultra valet, seientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium vel quasi diete terre tibi tradidisse conlitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore valuerit sive melíorata fuerit tibi stipulanti dare et solvere promittimus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observances universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, abrenuntians quisque nostrum iuri solidi, ita quod quisque in solidum teneatur, iuri de principali primo convellendo, epistole divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reís debendi. Et specialiter ego dicta Aiana abrenuntio iuri ypothecarum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et omni iuri et maxime legi dicenti: “ Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consentiat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa mulier non tenetur nisi manifeste probetur pecuniam ipsam fore versam in utilitatem ipsius mulieris ”, faciens hec omnia consensu et volúntate dicti viri mei et auctoritate Guillelmi Calde, curatoris mei, ut dico, et consilio Iohannis Guercii et Oberti Gençane, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello; iurans ego dictus Iacobus in anima et volúntate dicte Aiane, uxoris mee, tactís corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire. Insuper ego Obertus Germana de omnibus et singulis supradictis, pro dictis iugalibus volentibus, versus te dictum Conradum constituo me principalem defensorem et observatorem, renuntians iuri de principali. [Et] pro his observandis universa bona mea habita et habenda tibi dicto Conrado pigneri obligo. Actum in domo [di]ctorum iugalium, presentibus testibus Guillelmo Rubaldo, filio quondam Raimundi Rubaldì, et dictis consiliatoribus, Anno et indictione ut supra.

Atto n. 235
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.273 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 luglio 1260, Ventimiglia.
Vivaldo Murro di Ventimiglia richiede agli Anziani dì Ventimiglia che facciano osservare ai macellai di Ventimiglia le disposizioni statutarie sulla carne e gli impegni presi per l’appalto della gabella del macello.

[Ɑ] Vivaldi Murri.
Die xxv iulii, post nonam. In presentia testium subscriptorum, Vivaldus Murrus de Vintimilio denunrìavit Oberto Gengane, Guillelmo Calde, Willelmo Caude Rubee, Oberto Merlo, Guillelmo Rubaldo et Raimundo ferrario, Ancianis Vintimilii, quod ipsi debeant facere fieri per macellarios Vintimilii carnes secundum formam capituli et facere sibi observari in toto secundum quod cabella macelli ddem vendita fuit; alioquin ipsam cabellam debeant recuperare. Actum in capitulo Vintimilii, presentibus testibus Precivali Calvo, Raimundo Iudice et Rollando Fiorentino. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 273
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.278 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 luglio 1260, Ventimiglia.
Giovanni de Volta dichiara di aver ricevuto da Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, la somma di 8 lire di genovini a saldo di quanto gli era dovuto dallo stesso Guglielmino per una causa deferita all'arbitrato di Oberto Giudice.

Die ultima iulii, ante vesperas. Ego Iohannes de Volta confiteor me habuisse et recepisse a te Raimundo Iudice, tutore Guillellmi[ni, filii] quondam Raimundi Sagonensis, nomine ipsius minoris, libras octo denariorum ianuinorum, quas sentenciavit Obertus Iu[dex] te mihi debere solverenomine dicti minoris, per quandam causam ad certum terminum licet elapsum. Qui [Obertus] super dicta causa a nobis arbiter sub certa pena sponte fuit electus, ut in compromisso inde fac[to ma]nu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur. Quas dictas libras octo ad dictum term[inum] iuxta dictam sentenciam confiteor bene habuisse et recepisse et de his me voco bene quietum et s[olu]tum, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie, promittens de dictis libris octo vel [totidem] ípsarum nullam deinceps movere litem, actionem seu controversíam nec requisitionem, sub pena dupli, [rato] manente pacto, et obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, ante domum qua habitat Manfredus de Cru[ceferrea], presentibus testibus Raimundo Audeberto et Raimundo Rebufato.
Anno et indictione ut supra.

Atto n. 278
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.282 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

11 agosto 1260, Ventimiglia.
Lanfranco Bulbonino de Turca concede in locazione per un anno, a partire dal precedente 1° agosto, a Iacopo macellarlo una casa, situata nella città di Ventimiglia, in burgo, ed una terra, situata a Siestro, dietro corresponsione di 12 lire di genovini da pagarsi il prossimo 1° gennaio. Iacopo dà in pegno i frutti prodotti dalla terra di Siestro.

Die xi augusti, post terciam. Ego Lanfrancus Bulboninus de Turca loco et titulo locationis concedo tibi Iacobo macellano, a halendis [au]gusti proxi[me] preteritis usque ad annum unum proxime venturum, domum et terram infrascriptas, dando mihi ad halendas ianua[rii] proxime [ven]turas, nomine conditionis sive pensionis, libras duodecim ianuinorum. Quam do[m]um et terram promitto tibi [usque] ad di[ctum] terminum non auferre nec pensionem3 augere, sub pena dupli de quanto contrafieret et obli[gatione] bonorum meorum. Versa vice ego dictus Iacobus promitto et convenio tibi dicto Lanfranco dictas domum et terram usque ad dictum terminum tenere et ipsas meliorare et non deteriorare et fodere et omnia ne[ces]saria facere in dicta terra et arborem aliquam viridem non incidere et pensionerei predictam nomine conditionis, silicei libras duodecim ianuinorum, tibi solvere vel tuo certo misso in termino memorato, sub pena dupli et obligatione bonorum meorum et specialiter fructuum terre predicte. Dieta domus posita est in civitate Vintimilii, in burgo, cui coheret superius via, inferius aqua Rodorie, ab uno latere domus Guillelmi Oliverii et ab alio latere domus Iohannis de Portu. Terra posita est in Seestro, cui coheret superius terra Ottonis Bertere, inferius terra Raimundini Dancige, ab uno latere Rocha et ab alio terra Ardiçonis de domino episcopo. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Raimundo Iudice, Guillemo Iudice et Maneserio Caravello. Anno ut supra.

Atto n. 282
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.297 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 ottobre 1260, Ventimiglia.
I coniugi Raimondo Giudice e Alasina vendono ad Ingeto Burono una casa, situata nella città di Ventimiglia, in Curritorio, per il prezzo di 13 lire di genovini, di cui rilasciano quietanza.

[Ɑ Inge]ti Bu[roni].
Die XXV Octubris, ante terciam. Nos Raimundus Iudex et Alasina iugales, quisque nostrum in solidum, vendimus, cedimus et tradimus tibi Ingeto Burono domum nostram quam visi sumus habere in civitate Vintimilii, in Curritorio, cui coberet superius et inferius carrubium, ab uno latere domus Iacobi Gençane et ab alio latere domus heredum quondam Ugonis Marnelli, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in nobis retento, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid de cetero volueris faciendum, finito predo librarum tresdecim denariorum ianuinorum, de quibus nos bene quietos et solutos vocamus, renuntiantes exceptioni non numerate seu recepte pecunie. Quod si dicta domus ultra dictum precium valet, scientes ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos donamus et finem inde tibi facimus et refutationem atque pactum de non petendo, renuntiantes legi deceptionis dupli et ultra. Possessi[on]em insuper et dominium dicte domus tibi tradidisse confitemur, constituentes nos ipsam tuo nomine tenere et pre[car]io possidere dum possidebimus vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittentes de dicta domo [nu]llam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, set potius ipsam tibi et heredibus tuis et cui habere statueris per nos nostrosque heredes ab omni persona legittime defendere et auctorigare nostris expensis. Alioquin penam dupli de quanto dicta domus nunc valet vel pro tempore valuerit tibi dare et restituere spondemus, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, et quisque nostrum de omnibus supradictis tibi in solidum teneatur, renuntiantes iuri solidi, iure de principali primo conveniendo, epistule divi Adriani et beneficio nove constitutionis de duobus reis debendi. Et specialiter ego dicta Alasina abrenuntio iuri ypothecatum, senatus consulto velleiano, legi iulie de fondo dotali et legi dicenti: “Si qua mulier in aliquo crediti instrumento consenciat proprio viro aut scribat propriam substantiam aut se ipsam obligatam faciat, quod ipsa non tenetur nisi manifeste probetur ipsam pecuniam fore versam in utilitatem ipsius mulieris”, faciens hec omnia consensu et voluntate dicti viri mei et consilio Willelmi Dulbeci et Petri Dulbeci, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. [Ac]tum in dicta domo, presentibus testibus presbitero Ugone Melagino, Petro Lamberto et dictis consiliatoribus.
Anno et indictione ut supra.
[m]cclxii, die xx octubris, cassata est voluntate partium, in presentia Gilii Capelleti, Enrici Guerci et Lanfranci [de] Langasco, quia restituta est, ut tenebatur.

Atto n. 297
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.298 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 ottobre 1260, Ventimiglia.
Burono promette di restituire ai coniugi Raimondo Giudice e Alasina la casa da essi vendutagli e il relativo atto, di cui al documento precedente, in qualsiasi momento essi, entro un anno, gli verseranno la somma di 13 lire di genovini, prezzo della casa medesima.

Raimundi Iudicis.
Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Ingetus Buronus promitto et convenio vobis Raimundo Iudici et Alasine iugalibus stipulantibus reddere et restituere vobis domum unam, quam mihi, interque vestrum in solidum, hodie vendidistis, et cartam illius venditionis similiter, scriptam manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, quandocumque mihi vel alteri pro me, usque ad annum unum proximum, pro predo ipsius, solveritis libras tresdecim, volens tunc dictam domum inemptam manere si mihi dictos denarios solveritis ad terminum supradictum. Alioquin penam dupli de quanto contrafieret cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis vobis dare et restituere spondeo, rato manente contractu. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda vobis pigneri obligo. Dicta domus posita est in civitate Vintimilii, in Curritorio, cui coheret superius et inferius carrubium, ab uno latere domus Iacobi Gençane et ab alio latere domus heredum quondam Ugonis Marnelli. Actum ut supra.
mcclxii, die xx octubris, cassata est, quia restituta.

Atto n. 298
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.346 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 gennaio 1261, Ventimiglia.
Giovanni Giudice del fu Raimondo Giudice vende al fratello Oberto Giudice la metà di un orto situato in Pascherio, che i due fratelli possedevano pro indiviso, per il prezzo di 30 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Die eodem, hora, loco et testibus. Ego Iohannes Iudex, filius quondam Raimundi Iudicis vendo, cedo et trado tibi Oberto Iudici, fratri meo, meam medietatem orti positi in Pascherio, quam tecum habebam comune pro indiviso, cui toti coberet superius ortus Marineti, frattis nostri, inferius ortus Ugonis Calcie, ab uno latere via et ab alio latere ortus Guiranni Tende, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo, introitibus et exitibus suis omnibusque demum suis pertinenciis, nichil ex his in me retento, ad habendum, tenendum, possidendum [et] de cetero quicquid volueris iure proprietario et [ti]tulo emptionis faciendum, finito precio soldorum triginta ianuinorum, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et refutationem atque pactum de non petendo, renuntians legi deceptionis dupli et ultra. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confìteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possedere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis vel cui habere statueris per me et heredes meos ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare promitto. Alioquim penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti date et restituere promitto, rato manente pacto. Pro pena et predictis ofnnibus attendendis et observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, iurans insuper, tactis corporaliter Sacris Scripturis, ut supra dictum est attendere, compiere et observare et non contravenire, sub dicta pena, faciens hec omnia et singula supradicta consilio Raimundi Iudicis et Guiranni Tende, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos et consiliatores eligo et appello. Actum, in capitulo Vintimilii, presentibus testibus rogatis Iliono Conrado, Guillelmo Arnaldo et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 346
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Nello stesso giorno, ora, luogo e con gli stessi testimoni. Io, Giovanni Giudice, figlio del defunto Raimondo Giudice, vendo, cedo e trasferisco a te, Oberto Giudice, mio fratello, la mia metà dell'orto situato a Pascherio, che avevamo in comproprietà indivisa, adiacente superiormente all'orto di Marineto, nostro fratello, inferiormente all'orto di Ugo Calcio, da un lato la strada e dall'altro il campo di Guglielmo di Tenda, con tutti i suoi diritti, cause, azioni reali e personali, benefici e diretti, entrate e uscite e tutte le relative pertinenze, senza trattenere nulla di ciò in me, per avere, tenere, possedere e fare in futuro tutto ciò che vorrai con un diritto di proprietà e titolo di acquisto, al prezzo stabilito di trenta lire genovesi, delle quali dichiaro di essere debitamente quietanzato e soddisfatto, rinunciando all'eccezione di denaro non conteggiato o ricevuto e a ogni altra eccezione. Se la suddetta terra vale più del suddetto prezzo, conoscendo la sua vera valutazione, ciò che vale in più te lo dono con una pura e semplice donazione tra vivi e ti do atto che ne faccio conclusione e rinuncia e un accordo di non richiesta, rinunciando alla legge dell'inganno doppio e oltre. Inoltre, dichiaro di averti consegnato il possesso e il dominio della suddetta terra, stabilendo che la detenga e la possieda per tuo nome in precario finché la possiederò o ne assumerai tu stesso il reale possesso, promettendo di non sollevare più alcuna lite, azione o controversia riguardante la suddetta terra, ma piuttosto di difenderla, autorizzarla e liberartene da qualsiasi persona legittimamente, da parte mia e dei miei eredi, prometto. In caso contrario, prometto di pagarti e restituirti una pena pari al doppio del valore attuale o del valore migliorato nel tempo della suddetta terra, con l'accordo rimanente valido. Come pena e per l'osservanza di tutto quanto sopra, impegnando tutti i miei beni presenti e futuri come pegno a te, giuro inoltre, toccando fisicamente le Sacre Scritture, di attenermi, compiere e osservare quanto sopra detto e di non andare contro, sotto la suddetta pena, facendo tutto ciò e ogni singola cosa sopra menzionata con il consiglio di Raimondo Giudice e Guglielmo di Tenda, i miei vicini, che in questa situazione scelgo e chiamo come miei parenti e consiglieri. Redatto nel capitolo di Ventimiglia, con i testimoni Ilione Conrado, Guglielmo Arnaldo e i suddetti consiglieri, come richiesto. Nell'anno e nell'indizione come sopra.

Atto n.354 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Guglielmo Arzeleto maior dichiarano di aver ricevuto da Iacopo di Recco 8 cantari di carni salate e 7 rotoli di carni nostratarum, per cui promettono di pagare, entro la prossima festa di San Martino, la somma di 16 lire e 3 soldi di genovini.

Ɑ Iacobi [de] Recho.
Die xxi marcii, ante terciam. Nos Guillelmus Iudex, Guillelmus Enricus, Raimundus Iudex, Rainaldinus Bulferius filius quondam Raimundi et Guillelmus Arçeletus maior, quisque nostrum in solidum, confitemur habuisse et recepisse a te Iacobo de Recho cantaria octo carnium salitarum et rotolos septem nostratarum, renuntiantes exceptioni non traditarum carnium et non habitarum et omni alii exceptioni nobis competenti et competiture; unde et pro quibus, quilibet nostrum in solidum, promittimus tibi dicto Iacobo dare et solvere libras sexdecim et soldos tres ianuinorum hinc ad festum proximum sancii Martini. Alioquin penam dupli de quanto et quotiens contrafìeret cum omnibus dampnis, missionibus et expensis propterea factis et habitis tibi stipulanti dare et solvere spondemus, rato manente pacto, te credito de dampnis, missionibus et expensis tuo solo verbo, sine testibus, iuramento et alia demum probatione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona nostra habita et habenda tibi pigneri obligamus, renuntiantes iuri solidi, nove constitutioni de duobus reis debendi, epistule divi Adriani et omni alii iuri; hoc acto expressim inter te dictum Iacobum et nos predictos quod possis nos et nostra et quemlibet nostrum in solidum Ianue coram quolibet magistratu pro dicto debito convenire, renuntiantes privilegio fori et conventio[ni] habite inter comune Ianue et comune Vintimilii et omni alii legum et capitulorum auxilio quibus in predictis nos iuvare possemus. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus Iohanne Fornario notario, Fulcone Gançerra, Guillelmo Paerno et Gaialdo de Monteleone iudice, qui ditavit presens instrumentum. Anno et indictione ut supra.
mcclxii, die xxii octu[bris], cassum voluntate partium, quia satisfac[tum] dicto Iacobo, presentibus Oberto Iudice [et]

Atto n. 354
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.355 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

21 marzo 1261, Ventimiglia.
Guglielmo Calcia e il figlio Oberitino dichiarano che Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio e Guglielmo Arzeleto maior hanno stipulato, su loro mandato, il contratto di cui al documento precedente e si impegnano a mantenerli indenni da eventuali danni loro derivanti dagli obbligbi assunti nel contratto stesso.

Die eodem, hora, loco et testibus. Nos Guillelmus Calcia et Obertinus, filius dicti Guillelmi, voluntate, iussu, auctoritate et consensu dicti patris mei, uterque nostrum in solidum, confitemur vobis Guillelmo Iudici, Guillelmo Enrico, Raimundo Iudici, Rainaldino Bulferio et Guillelmo Arçeleto maiori quod vos, nostris precibus et mandato, et pro nobis et utilitate nostra, obligastis versus Iacobum de Recho, quisque vestrum in solidum, de libris sexdecim et soldis tribus eidem dandis et solvendis usque ad proximum festum sancti Martini pro cantariis octo et rotolis septem carnium salitarum, secundum quod in instrumento inde facto hodie manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, continetur. Quare vos promittimus et convenimus conservare a dicta obligatione, pena et sorte et expensis, dampnis vel interesse, indempnes et vobis solvere et restituere predictum debitum, si contingent vos eidem Iacobo predictum debitum vel partem usque ad dictum terminum persolvisse, infra dies octo a solutione predicti debiti facta. Alioquim penam dupli de quanto et quotiens contrafactum fuerit cum omnibus dampnis et expensis propterea factis et habitis vobis stipulantibus dare et solvere promittimus, rato manente pacto. Et pro his observandis universa bona nostra habita et habenda vobis pigneri obligamus, renuntiantes iuri solidi, epistule divi Adriani, beneficio nove constitutions de duobus reis debendi et omni alii iuri, iurans insuper ego dictus Obertinus ut supra, corporaliter tactis Sacris Scriptum, attendere, compiere et observare, faciens hec omnia consilio Iohannis Fornarii notarii et Willelmi Paerni, vicinorum meorum. Actum anno et indictione ut supra.

Atto n. 355
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.399 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 luglio 1261, Ventìmiglia.
Bonifacio Piper, cittadino genovese, dichiara di aver ricevuto da Guglielmo Priore di Taggia una certa quantità di mosto, per un valore complessivo di 6 lire di genovini, a parziale copertura di un suo credito di 23 lire nei confronti del medesimo Guglielmo, di Oberto Beldisnario, di Fulcone Restagno, di Baamonte Aurigallo di Taggia e di Ianella Avvocato.

Die ultima iulii, ante nonam. Ego Bonifacius Piper, civis Ianue, confiteor me habuisse et recepisse a te Guillelmo Priore de Tabia libras sex ianuinorum ex debito librarum viginti trium ianuinorum, de quibus una cum Oberto Beldisnario, Fulcone Restagno, Baamunte Aurigallo de Tabia et Ianella Advocato tenebaris in solidum, ut patet per instrumentum inde factum manu Iacobi de Castelieto notarii, currente millesimo cclv, indictione xiii, die xxi octubris, circa terciam; quas libras sex habui in musto, de quibus me bene quietum et solutum voco, renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni exceptioni, promittens de dictis libris sex nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sub pena dupli, rato manente pacto, et obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, sub porticu heredum Willelmi Sagonenins, presentibus testibus Raimundo Iudice et …… Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 399
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.400 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

31 luglio 1261, Ventimiglia.
Oberto Giudice di Ventimiglia promette a Bonifacio Piperi, che riceve a nome di Giovannino e Antonino, figli del fu Guglielmo de Cruce, di fare sì che Ermegina, figlia del detto fu Guglielmo e futura moglie di Ughetto, figlio del fu Raimondo Curlo Viridis di Ventimiglia, quando raggiungerà l'eta di 15 anni e potrà impegnarsi, e Ughetto, quando ugualmente raggiungerà l'età necessaria per impegnarsi, rimetteranno ai predetti Giovannino e Antonino tutto quanto Ermegina potrebbe richiedere loro, particolarmente in occasione della somma di 80 lire di genovini, che doveva far parte delle 200 lire da assegnarsi per sua dote, e che Ermegina cederà ad esso Bonifacio Piperi, a nome di Giovannino e Antonino, i diritti a lei spettanti per le predette 80 lire.

Bonifacii Piperis.
Die ultima iulii, ante vesperas. Ego Obertus Iudex de Vintimilio promitto et convenio tibi Bonifacio Piperi, recipienti nomine Iohannini et Antonini, filiorum quondam Guillelmi de Cruce, me facturum [et] curaturum ita quod Ermegina, filia dicti quondam Willelmi, sponsa et uxor futura Ugueti, filii quondam Raimundi Curli Viridis de Vintimilio, cum ipsa pervenerit ad etatem annorum quindecim vel ad eam etatem quod se obligare possit, et dictus Uguetus, cum pervenerit similiter ad etatem quod se obligare possit, facient finem et remissionem dictis Iohannino et Antonino de omni et toto eo quod ab ipsis dicta Ermegina petere potest, et specialiter occasione librarum octuaginta ianuinorum que remanserunt ex illis libris ducentis ianuinorum que conservari et converti debebani in dotem dicte Ermegine, secundum formam cuiusdam instrumenti facti manu Guillielmi Vegii notarii, ut dico, et quod dicta Ermegina omnia iura, rationes et actiones sibi competentes occasione dictarum librarum octuaginta cedet et mandabit tibi, nomine dictorum Iohannini et Antonini, sive ipsis Iohannino et Antonino, et instrumentum cessionis et remissionis cum omni solempnitate debita tibi, nomine dictorum Iohannini et Antonini, sive ipsis Iohannino et Antonino, facient, in laude sapientis eorum, infra mensem postquam ad dictam etatem pervenerint et ego vel dicti Ermegina et Uguetus inde fuerimus requisiti. Predicta omnia et singula promitto et convenio attendere, compiere et attendi et compleri facere a predictis Ugueto et Ermegina et contra in aliquo non venire. Alioquin penam librarum centum tibi dicto nomine stipulanti promitto, ratis manentibus supradictis. Pro qua pena et ad sic observandum omnia bona mea habita et babenda tibi dicto nomine pigneri obligo. Actum in civitate Vintimilii, in terracia Willelmi Paerni, presentibus testibus Guillelmo Bonavia de Portu notario, Oberto Gençana, Guillelmo Curlo maiore, Raimundo Iudice et Raimundo Curlo. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 400
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.430 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

6 novembre 1261, Ventimiglia.
Ingone Burono promette nuovamente dì restituire a Raimondo Giudice la casa da lui vendutagli ed il relativo atto, di cui al documento n. 297, in qualsiasi momento egli, entro il prossimo 25 ottobre, gli verserà la somma di 13 lire di genovini, prezzo della casa medesima.

Raimundi Iudicis.
Die vi novembris, ante vesperas. Ego Ingo Buronus promitto et convenio iterum tibi Raimundo Iudici reddere et restituere domum de Curritorio, quam mihi vendidisti, cum carta illius venditionis, scripta manu Iohannis de Mandolexio, notarii subscripti, currente millesimo cclx, indictione tercia, die xxv octubris, ante terciam, quandocumque mihi vel alteri pro me, usque ad dies xxv octubris proxime venturi, solves, pro precio ipsius, libras tresderìm ianuinorum, volens tunc dictam domum esse inemptam si mihi solveris ut supra; et interim ipsam dimitto tibi gaudere et usufructare. Et sic ut supra dictum est promitto attendere, sub pena dupli, rato manente pacto, et sub obligatione bonorum meorum. Actum in civitate Vintimilii, in platea, presentibus testibus Petro de Alexandria et Petro Iudice. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 430
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.443 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

18 gennaio 1262, V entimiglia.
Verdaina Lreniamoggìa, moglie di Enrico Contardo, nomina il notaio Giovanni Fornario suo procuratore per la sentenza di appello nella sua causa di divorcium dal marito Enrico.

[Ɑ Verda]ine Tren[tam]odie.
Ego Verdaina Trentamodia, uxor Enrici Contardi, facio, constituo et ordino meum certum nuncium et procuratorem, presentem, Iohannem Fornarium notarium ad audiendum sentenciam seu appellacionem missam a domino papa, quam ad eundem appellavit dictus Enricus, vir meus, occasione divorcii seu questionis, dicta occasione, inter me et ipsum Enricum vertentis, et ad repellandum ipsam, si necesse fuerit, et ad omnia in predictis et circa predicta faciendum que necesse fuerint facienda et que egomet facere possem, si essem presens, promittens me ratum et firmum habere et tenere quicquid per dictum procuratorem fuerit factum in predictis et circa predicta et occasione predictorum, sub [y]potheca et obligatione bo[norum] meorum, abrenuntians in presenti instrumento omni iuris legis et capituli quo me contra presens instrumentum tueri possem, faciens h[ec] omnia consilio Ottonis Iudicis et Raimundi Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos eligo consiliatores et propinquos. Actum in [ec]clesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testi[bus] Fulcone Bellenda et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra, die xviii ianuarii, ante nonam.
[S. dr.] vi.

Atto n. 443
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.460 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

26 marzo 1262, (Ventimiglia).
Iacopo di Recco dichiara di aver ricevuto da Riccadonna, moglie di Guglielmo Calcia, la somma di 7 lire e 17 soldi di genovini, parte di un credito, ammontante a 16 lire e 3 soldi, che egli vantava nei confronti di Rainaldino Bulferio, Raimondo Giudice, il fu Guglielmo Arzeleto e Guglielmo Enrico (cfr. atti 354 e 355).

Ɑ Willelmi Calde.
Die xxvi marcii, circa vesperas. [E]go Iacobus de Recho confiteor me habuisse et recepisse a te Richadonna, uxore Guillelmi Calde, libras septem et soldos decem et septem ianuinorum, que sunt ex debito librarum sexdecim et soldorum trium, de quibus teneba(n)tur mihi Rainaldinus Bulferius, Raimundus Iudex, Guillelmus quondam Argeletus et Guillelmus Enricus una in solidum, ut in carta inde facta manu Iohannis de Mandolexio notarii continetur, renuntians exceptioni non numerate pecunie seu recepti debiti, promittens de dictis libris septem et soldis decem et septem nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sub pena dupli de eo quod contrafieret et obligatione bonorum meorum. Actum in domo Ugonis Curli, presentibus testibus Oberto Gengana, Iohanne Bonosegnorio et Fulcone Bellensegna. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 460
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.492 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

29 agosto 1262, Dolceacqua.
Lanfranco Bulbonìno, cittadino genovese, ratifica, per la parte di sua competenza nel castello e nel territorio di Dolceacqua, il patto intervenuto fra Manuele, già conte di Ventimiglia, da una parte, e i consoli di Dolceacqua, dall’altra, in data 28 marzo 1232.

Ɑ Comunis Dulcís Aque.
Die xxviiii augusti, circa terciam. Dominus L[an]francus Bulboninus, civis Ianue, pro ea parte quam tenet in castro Dulcís Aque et [ter]ritorio eiusdem, ratificavit [et] approbavit pactum et concordium olim factum inter dominum Manuelem, olim comitem [V]intimilii, ex una p[a]rte, et Raim[un]dum molinarium, Obertum Bonanatum, Enricum ferrarium et Bonipar de Villa, tunc consules Dulcis Aque, ex altera, scriptum m[a]nu Guillelmi de Stanarne notarti, in millesimo ccxxxii, indictione quarta, die xxviii marcii, et quod inci[p]it: « In nomine Domi[ni], a[men. T]ale pactum et concordium fecerunt inter se dominus comes Manuel, ex una parte, et Raim[u]ndus molina[rius] et cet. », promittens dictus dominus Lanfrancus Enrico Conrado, Guillelmo de Codulo et Ort[ig]uerio Galusio, consulibus [eius] loci, stipulantibus et recipientibus nomine et vice hominum universitatis dicti loci, [pac]tum predictum quant[um] pro ea parte quam tenet in dicto loco, ut dictum est, firmum et ratum babere et tenere, si bomines d[icti] loci ei observav[e]rint ea que in dicto pacto per dictos homines dicto quondam domino Manueli fuit promissum. Actum [i]n Dulci Aqua, in ter[ritor]io heredum Guillelmi Bonanati, presentibus testibus Ardiçone Iudice, Raimundo Iudice, Ugo[ne] Curlo filio quon[dam] R[aimun]di Curli Viridis, Guillelmo Bonavia notario, qui ditavit, et Ottone Plantanascha, executore [Vi]ntimilii. Anno et indictione ut supra.
S. s. iii.

Atto n. 492
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.


1

Traduzione (di Dario de Judicibus):
Al Comune di Dolceacqua.
Il giorno 29 agosto, intorno alla terza. Il signor Lanfranco Bulbonino, cittadino di Genova, per quella parte che possiede nel castello di Dolceacqua e nel territorio dello stesso, ha ratificato e approvato l'accordo e la convenzione fatta in precedenza tra il signore Manuele, ex conte di Ventimiglia, da una parte, e Raimondo il mugnaio, Oberto Bonanato, Enrico il fabbro e Boniparo di Villa, allora consoli di Dolceacqua, dall'altra, scritto a mano dal notaio Guglielmo di Stanaro nel 1232, quarta indizione, 28 marzo, e che inizia con «In nome del Signore, amen. Tale accordo e concordia sono stati fatti tra il signore conte Manuele, da una parte, e Raimondo il mugnaio e gli altri», promettendo il detto signor Lanfranco, ai consoli Enrico, Corrado, Guglielmo di Codulo e Ortiguerio Galusio, stipulanti e riceventi a nome e per conto degli uomini del comune di detto luogo, di mantenere e tenere ferma l'accordo predetto, per quella parte che possiede in detto luogo, come è stato detto, se gli uomini del detto luogo osserveranno ciò che è stato promesso al detto signor Manuele dai detti uomini. Redatto a Dolceacqua, nel territorio degli eredi di Guglielmo Bonanato, presenti i testimoni Ardizzone Giudice, Raimondo Giudice, Ugone Curlo, figlio del defunto Raimondo Curlo Viridis, Guglielmo Bonavia notaio, che lo ha trascritto, e Ottone Plantanasca, esecutore di Ventimiglia. Anno e indizione come sopra.
Versata una somma di tre soldi.

Atto n.515 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

25 novembre 1262, (Ventimiglia).
Iacopa, moglie di Guglielmo Maroso, vende ad Ingone furon o una pezza di terra, coltivata a -fichi e mandorle, situata nel territorio dì Ventimiglia, a Portiola, per il prezzo di 3 lire e 18 soldi di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Ingonis Buroni.
Die xxv novembris, post nonam. Ego Iacoba, uxor Guillelmi Marosi, vendo, cedo et trado tibi Ingoni Burono peciam unam terre, agregate ficuum et amindolarum, positam in territorio Vintimilii, ad Portiloriam, cui coheret superius et ab uno latere terra Mauri de Mauris, inferius et ab alio latere via, cum omni suo iure, ratione, actione reali et personali, utili et directo omnibusque demum pertinenciis suis, nichil ex his in me retento, ad habendum, tenendum, possidendum et quicquid ex ipsa deinceps iure proprietario et titulo emptionis volueris faciendum, finito precio librarum trium et soldorum decem et octo ianuinorum, de quibus me bene solutam et quietarti voc[o], renuntians exceptioni non numerate seu recepte pecunie et omni iuri. Quod si dicta terra ultra dictum precium valet, sciens ipsius veram extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono et finem inde tibi facio et requisitionem atque pactum de non petendo, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti precii subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tr[a]didisse confiteor, constituens me ipsam tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens tibi de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sed potius ipsam tibi et heredibus tuis per me meosque heredes ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare. Alioquin penam dupli de quanto dicta terra nunc valet vel pro tempore meliorata valebit tibi stipulanti promitto, rata manente venditione. Pro pena et predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo, faciens bec omnia et singula supradicta consilio Nicolai Barle et Oberti filii Ottonis Iudicis, vicinorum meorum, quos in hoc casu meos eligo consiliatores et propinquos. Insuper ego Raimundus Iudex, iussu et voluntate atque mandato diete Iacobe, de omnibus et singulis supradictis pro ipsa Iacoba versus te predictum Ingonem me constituo principalem defensorem et observatorem, renuntians iuri de principali et omni alii iuri. Et pro predictis omnibus observandis universa bona mea habita et habenda tibi dicto Ingoni pigneri obligo. Actum in domo dicti Raimundi, presentibus testibus Raímundino clerico et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 515
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Traduzione (di Dario de Judicibus):
A Ingone Burione.
Il 25 novembre, dopo la nona, io Jacoba, moglie di Guglielmo Marosi, vendo, cedo e trasferisco a te Ingoni Buroni un pezzo di terra, con annessi alberi di fico e mandorlo, situato nel territorio di Ventimiglia, presso Portigliola, confinante da un lato con la terra di Mauro de Mauris e dall'altro con la strada, con tutti i diritti, le azioni reali e personali, le utilità e le pertinenze, rinunciando a qualsiasi diritto su di essa, per il prezzo di tre lire e diciotto soldi genovesi, che dichiaro di aver ricevuto, rinunciando all'eccezione di denaro non contato o ricevuto e a qualsiasi altro diritto. Se la terra vale più del prezzo pagato, conoscendo il suo vero valore, ti concedo in donazione pura e semplice ciò che eccede, rinunciando a qualsiasi pretesa o richiesta legale. Inoltre, riconosco di averti consegnato il possesso e la proprietà della suddetta terra, e mi obbligo a non sollevare alcuna questione o controversia al riguardo e a difenderla contro chiunque, autorizzandoti ad agire a mio nome. Altrimenti, prometto una sanzione pari al doppio del valore della terra al momento della stipula del contratto, mantenendo la vendita come valida. Come garanzia per l'osservanza di tutto ciò, ho impegnato tutti i miei beni presenti e futuri. Tutto ciò è stato fatto con il consiglio di Nicolò Barle e Oberto, figlio di Ottone Giudice, miei vicini, che ho scelto come miei consiglieri in questo caso. Inoltre, io Raimondo Giudice, su richiesta e volontà di Jacoba, mi costituisco suo principale difensore e osservatore in tutto ciò che sopra descritto è rivolto a Ingoni, rinunciando a ogni altro diritto di priorità. Come garanzia per l'osservanza di tutto ciò, ho impegnato tutti i miei beni presenti e futuri a favore di Ingoni. Fatto nella casa di detto Raimondo, con la presenza dei testimoni Raimondino, chierico, e i suddetti consiglieri. Anno e indizione come sopra.

Atto n.567 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

I giugno 1263, Ventimiglia.
Rainaldo Buiferto del fu Rainaldo Bulferio di Ventimiglia dichiara di aver ricevuto dal suocero Iacopo Pignolo la somma di 75 lire di genovini a saldo di quanto il medesimo era tenuto a corrispondergli.

Ɑ Iacobi Pignoli.
Die prima iunii, post nonam. Ego Rainaidus Bulferius, filius quondam Rainaldi Bulferii de Vintimilio, confiteor me Imbuisse et recepisse [a te] Iacobo Pignolo, socero meo, licet sis absens, libras septuaginta quinque ianuinorum, quas mihi dare tenebatur, ut dico, per instrumentum inde factum manu Ricoboni Coxani notarii, quod instrumentum per hoc presens iubeo et volo cassari et nullius valoris esse, renuntians exceptioni non numerate pecunie seu receptarum librarum septuaginta quinque, promittens tibi notario subscripto, stipulanti nomine cuius vel quorum intererit, de predictis libris septuaginta quinque vel occasione ipsarum nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam nec requisitionem facere, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret et reffectione dampnorum atque expensarum ob hoc factarum et obligatione bonorum meorum, ratis manentibus supradictis. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus rogatis Raimundo Iudice, Conrado Audeberto et Mauro Bonifacio. Anno et indictione ut supra.

Atto n. 567
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.615 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

19 aprile 1264, Ventimiglia.
Guglielmo Saonese, con il consenso di Iacopo Saonese, suo zio e procuratore, dichiara di aver ricevuto da Raimondo Giudice piena ragione dell’amministrazione tenuta per sei anni da Raimondo quale suo tutore ed amministratore.

Raimundi Iudicis.
[Di]e [x]viiii aprilis, post nonam. Ego [Gui]llelmus Sagonensis, auctoritate Iacobi Sagonensis, patrui et curatoris mei, presentis et auctorantis, confiteor et in veritate recognosco sponte, non coactus nec circumventus ab aliquo, recepisse a te Raimundo Iudice, tutore meo olim, integram et plenam rationem et satisfactionem de omni administratione sex annorum quam gessisti tútelam meam administrando et gerendo, et de predicta ratione et administratione et satisfactione me bene quietum et solutum voco, renuntians ex certa sciencia exceptioni non habite et non recepte rationis et satisfactions vel administrations tutele sex annorum et spei future numerationis et receptionis, doli mali et in factum, conditioni sine causa et ob causam et omni demum exceptioni mihi nunc competenti vel in posterum competiture, promittens tibi Raimundo ludici predicto, dudum tutori meo, de predicta administratione et ratione tutele a te gesta et administrata me de cetero nullam controversiam vel actionem moturum vel facturum adversus te vel heredes tuos, in iudicio vel extra, per me vel interpositam personam; et de predicta admiriistratione et gestione tutele facio tibi finem et refutationem et omnimodam remissionem et pactum de non petendo, sub pena dupli de quanto et quotiens contrafieret vel actio moveretur adversus te vel heredes per me vel interpositam personam, ita quod, pena commissa vel etiam exacta, predicta omnia et singula nichilominus in suo robore perseverent. Pro pena et predictis omnibus observandis, singulariter singulis et universaliter universis, omnia bona mea habita et habenda tibi pigneri obligo. Et insuper iuro, tactis corporaliter Sacrosanctis Scripturis, sponte predicta omnia attendere et observare et in aliquo non contravenire. Preterea ego dictus Iacobus Sagonensis predictis omnibus interfui et dicto Guillelmino in suprascriptis auctoritatem meam interpono. Actum in ecclesia Sancte Marie de Vintimilio, presentibus testibus convocatis et rogatis Raimundo Barreria iuris[perito], qui ditavit presens instrumentum, Nicola Amadeo et Rufino Piteto de Ast. Anno dominice [Nativitatis et ] indictione ut supra.

Atto n. 615
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Atto n.616 della serie γ

Notaio Giovanni de Amandolesio

22 aprile 1264, Ventimiglia.
Astruga, moglie di Raimondo Giudice di Rocchetta, secondo la volontà e con il consenso del marito, vende ad Aicardo Fantina una pezza di terra, tenuta a fichi, viti ed altre colture arboree, situata in Vallecrosia, e la metà di uno zerbido, contiguo ad essa, per il prezzo complessivo di 8 lire di genovini, di cui rilascia quietanza.

Ɑ Aicardi Fantine.
Die xxii aprilis, post terciam. Ego Astruga, uxor Raimundi Iudicis de Roche[ta], voluntate et consensu dicti viri mei, vendo, cedo et trado tibi Aicardo Fantine pedam una terre, arbo[rate] ficuum, vitium et aliarum arborum, posite in Vervono, cui coheret superius terra heredum Oberti Laurencii, inferius fossatus, a[b u]no latere heredes Oberti Bonavie et ab alio terra Benecase, uxoris quondam Ugonis Vicedomini, et via; item ibi[dem] medietatem pecie unius gerbi, contigue predicte terre, pro indiviso cum dicta Benecasa, cui toti coheret superius te[rra] Bonisegnoris Planfrognini, inferius heredes Oberti Bonavie et dicta terra superius nominata et terra Gaudiosi Castiloni, ab uno latere terra heredum Gandulfi Nasi et ab alio latere Rocha, ad habendum et quicquid deinceps iure proprietario et titulo e[mp]tionis volueris faciendum, cum omni suo iure, introitibus et exitibus suis omnibusque demum pertinendis s[ui]s, nichil ex his in me rete[nto], finito precio librarum octo ianuinorum, de quibus me bene quietam et solutam voco, renuntians e[xc]eptioni non numerate seu recepte [p]ecun[ie]. Quod si ultra dictum precium valet, sciens ipsius extimationem, id quod ultra valet tibi mera et pura donatione inter vivos dono, renuntians legi per quam deceptis ultra dimidiam iusti predi subvenitur. Possessionem insuper et dominium diete terre tibi tradidisse confiteor, constituens me ipsam interim tuo nomine tenere et precario possidere dum possidebo vel ipsius possessionem sumpseris corporalem, promittens de dicta terra nullam deinceps movere litem, actionem seu controversiam, sed potius eam tibi ab omni persona legittime defendere, auctorigare et disbrigare, sub pena dupli de quanto nunc valet vel pro tempore maluerit et obligatione bonorum meorum, rata semper manente venditione, faciens hec omnia et singula supradicta consensu dicti viri mei presentis et consilio Guillelmi Calcie et Mathei scribe, vidnorum meorum, quos in hoc casu meos propinquos eligo et appello. Actum in civitate Vintimilii, in domo quam habitat dictus Matheus, presentibus testibus Raimundino Enrico, Iacobo de Bisanne et dictis consiliatoribus. Anno et indictione ut supra.
S. s. i.

Atto n. 616
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.35 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

XXXV

s. d. (ante 27 gennaio 1260).
Giovanni de Volta, per il diritto a lui ceduto da Elia, vedova di Raimondo Sasso, agisce contro Guglielmino Saonese, erede per un terzo del defunto Guglielmo Saonese, suo proavo, e contro Raimondo Giudice, tutore di detto Guglielmino.

Inserto negli atti n. 176 e 182.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.57 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

LVII

s. d. (ante 31 luglio 1260).
Giovanni de Volta e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, compromettono all’arbitrato di Oberto Giudice la soluzione di una loro vertenza.

Notaio Giovanni de Mandolexio.
Notizia nell'atto n. 278.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.58 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

LVIII

s. d. (ante 31 luglio 1260).
Sentenza arbitrale di Oberto Giudice in questione vertente fra Giovanni de Volta, da una parte, e Raimondo Giudice, tutore di Guglielmino del fu Raimondo Saonese, che agisce a nome del minore, dall'altra.

Notizia nell'atto n. 278.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.217 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXVII

20 ottobre 1262.
Per volontà delle partì viene cassato l’atto rogato il 25 ottobre 1260, in quanto Ingeto Burono restituisce ai coniugi Raimondo Giudice ed Alasina la casa, situata nella città di Ventimiglia, in Curritorio, che essi gli avevano venduto.

Notizia negli atti n. 297 e 298.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.

Notizia n.218 della serie ν

Notaio Giovanni de Amandolesio

CCXVIII

22 ottobre 1262.
Per volontà delle parti viene cassato l’atto rogato il 21 marzo 1261, in quanto Guglielmo Giudice, Guglielmo Enrico, Raimondo Giudice, Rainaldino Bulferio del fu Raimondo e Guglielmo Arzeleto maior hanno provveduto a saldare il loro debito verso Iacopa di Recco.

Notizia nell'atto n. 354.
Atti rogati in Ventimiglia dal notaio
Giovanni di Amandolesio dal 1258 al 1264.
Cartolare 57,
in Laura Balletto, op. cit.