Data di nascita

11 gennaio 1888

Periodo di riferimento

1888-1919

Data della morte

3 gennaio 1919
  Molfetta (BA)
  DML 5

Cosa si sa

Matteo de Judicibus nasce a Molfetta (BA) l'11 gennaio 1888 da Giovanni e Adele Paolia. Primo di otto figli: Matteo, Marianna, Giulio, Clelia, Clelia Maria Benedetta, Pia Porzia, Sergio e Pia . Si fidanza con Angela Fontana ma morirà prima di poterla sposare.

Muore a Molfetta (BA) il 3 gennaio 1919.

Archivio di Stato,
Stato Civile Italiano,
a Atto di nascita n. 153.

La vita

Matteo de Judicibus nasce in via Amedeo n°15, a Molfetta (BA). In seguito cresce e abita in via San Vincenzo n°7. Matteo frequenta il liceo classico, si diploma e quindi parte per il servizio militare obbligatorio nel biennio 1908-1909, presso il distretto militare di Barletta. Tornato dalla leva si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi di Napoli dove si laurea a pieni voti nel 1914. Il suo desiderio è quello di vincere il concorso per diventare magistrato di carriera.

Poco dopo la laurea, prende servizio presso il Tribunale di Trani continuando tuttavia gli studi di giurisprudenza. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria-Ungheria. Matteo continua il suo lavoro in quanto esentato dal servizio militare. Quando tuttavia la situazione si fa critica sul fronte italiano, Matteo si arruola e nell'ottobre del 2017, giunge al fronte con il grado di tenente, presso il 6° Reggimento Alpini, Battaglione Bassano, nella 62a Compagnia. La prima linea attraversa l'altopiano di Asiago, un tratto chiave dello scacchiere bellico.

Il 23 ottobre 1917 Matteo scrive sul suo diario:

Lo sgomento che invade chi lascia la famiglia sotto l'incubo di un pensiero che non è certo piacevole, quello di non più rivederla, non era del tutto svanito, ma sensibilmente diminuito quando il treno da Molfetta si mise in moto.

Il giorno dopo cade Caporetto. Le divisioni scelte tedesche lanciano un deciso attacco che porta allo sfondamento del fronte. La ritirata ordinata che avrebbe voluto il generale Luigi Cadorna si trasforma in una fuga precipitosa e solo la strenua resistenza dei reggimenti italiani, spesso orfani dei loro comandanti, permette di ricostruire una linea di difesa lungo il fiume Piave.

In quei giorni Matteo scrive:

Il sacro suolo della Patria calpestato! Oggi in cui sembrava ormai un'epoca leggendaria, alla distanza di 50 anni appena, quella in cui l'austriaco occupava ancora uno dei più bei lembi d'Italia! Alle ore di attesa angosciosa seguirono giorni di irreparabile sconforto.

Quando viene presa Gorizia, Matteo scrive:

Gorizia! Anche Gorizia! Era inevitabile! Gorizia conquistata a prezzo di torrenti di sangue. …[omissis]… Gli occhi umidi rimanevano fissi in quell'orizzonte luminoso, sembrava parlassero a quella terra lontana e le dicessero: mamma, fida in noi, ti salveremo!

Quest'ultimo commento si riferisce al dolore dei commilitoni friulani e veneti davanti all'invasione delle loro terre. Nel frattempo, gli austro-tedeschi, bloccati sul Piave, tentano invano di passare per il monte Grappa. È durante uno dei contrattacchi degli alpini che Matteo viene fatto prigioniero e trasportato nel campo austriaco di Hart Bei Amstetten, vicino Linz. Qui Matteo si ammala di spagnola a causa delle precarie condizioni igieniche e della dura vita del campo di prigionia.

Il 28 ottobre 2018, a seguito del successo italiano nella battaglia di Vittorio Veneto, l'Austria-Ungheria chiede agli Alleati di iniziare le trattative per l'armistizio. Il 3 novembre l'Austria firma con l'Italia l'armistizio di Villa Giusti che entra in vigore il giorno dopo, quando gli italiani entrano a Trento e la Regia Marina sbarca le truppe a Trieste.

Nonostante le precarie condizioni di salute, Matteo riesce a tornare a casa nel dicembre del 1918. A Molfetta l'aspetta la fidanzata Angela Fontana e, finalmente, una buona notizia: Matteo ha vinto il concorso per dimentare magistrato. Il suo sogno si è realizzato. La prigionia e l'influenza, tuttavia, lo hanno provato più del previsto. Matteo fa ancora in tempo a scrivere alcune poesie e a dipingere alcuni quadri quando, a poche settimane di distanza dal suo ritorno, il 3 gennaio 1919 si spegne nella sua Molfetta.

Matteo viene sepolto a Molfetta. Sulla tomba una lastra di marmo con un seplice epitaffio:

Culto di virtù e di bellezza, fu la vita ahimé breve,
a Matteo de Judicibus di Giovanni, giudice,
che la morte rapì a trent'anni, il 3 gennaio 1919,
quando sulle vinte angoscie, della guerra e della prigionia,
risfavillando il sogno, in nobiltà d'opere e di affetti,
a lui schiudeva più alta, la gioia del'avvenire.

Andrea De Gennaro
Archivio Storico Eredi della Storia
ANCR - Fondazione ANMIG

Ritratto

Matteo de Judicibus
Matteo de Judicibus